chesim
15-07-2009, 12:08
SOLDATI, A GAZA ORDINE ERA DI NON RISPARMIARE CIVILI
http://www.agi.it/estero/notizie/200907151224-est-rt11068-m_o_soldati_choc_a_gaza_ordine_era_di_non_risparmiare_civili
(AGI) - Gerusalemme, 15 lug.- Gli ordini erano chiari: sparare per primi e non esitare a usare i palestinesi come scudi umani. E' un soldato israeliano della Brigata Golan a rivelare le disposizioni date dal comando durante dell'operazione 'Piombo fuso' nella Striscia di Gaza. Il quotidiano Haaretz pubblica alcuni stralci del rapporto messo a punto dall'organizzazione 'Rompere il silenzio' che ha raccolto le testimonianze dei soldati impegnati nell'offensiva del gennaio 2008. Il soldato, tuttavia, sottolinea di non aver mai visto palestinesi usati come scudi umani, anche se i comandanti gli riferirono che era una pratica in vigore (ovvio che non li ha mai visti, quella degli "scudi umani" è una nuova tecnica di propaganda Israeliana. E' l'evoluzione del "danni collaterali", un fine trucchetto psicologico per far cadere la colpa dei morti ammazzati sul nemico stesso). E' l'ennesimo colpo alla Israeli defense force dopo le accuse di violazioni avanzate da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch e che l'esercito si e' subito affrettato a negare. Secondo il racconto ripetuto da un sergente israeliano al reporter di Haaretz, i palestinesi venivano spesso mandati dentro le abitazioni per verificare se ci fosse qualcuno prima dell'irruzione dei militari. Una pratica - chiamata 'procedura Johnny' - gia' impiegata durante la seconda Intifada e bocciata come inumana dalla Corte suprema israeliana nel 2005. In un episodio riferito dal sergente, gli israeliani avevano localizzato tre miliziani palestinesi asserragliati in un casa. Era stato chiesto l'intervento degli elicotteri che avevano bombardato l'abitazione. Per verificare che i miliziani fossero morti, un civile era stato costretto a entrare nell'edificio pericolante. Ne era uscito dicendo che i tre erano ancora vivi e cosi' l'esercito aveva ordinato un nuovo raid aereo. Ancora il palestinese era stato costretto a entrare e ne era uscito dicendo che due erano morti ma il terzo era ancora vivo. Era stato allora chiesto l'intervento di un bulldozer che aveva iniziato a demolire la casa. Solo allora il miliziano si era deciso ad arrendersi e a consegnarsi ai soldati. L'organizzazione 'Rompere il silenzio' cita le testimonianze di una trentina di soldati secondo cui l'ordine del Comando era di minimizzare a ogni costo le perdite tra i militari per non perdere il sostegno dell'opinione pubblica. "Meglio colpire un civile che esitare a sparare su un nemico" era la direttiva, "nell'incertezza, uccidete. Nella guerriglia urbana chiunque e' tuo nemico e non ci sono innocenti". Laconico il commento dell'esercito, secondo cui "dalle testimonianze pubblicate e dalle indagini condotte dall'Idf, appare chiaro che i soldati hanno operato nel rispetto del diritto internazionale" (haha!). Secondo fonti palestinesi, tra le 1.417 vittime dell'operazione 'Piombo fuso' ci furono 926 civili; secondo l'esercito israeliano il bilancio fu di 1.166 morti tra cui 295 civili (haha!).
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Soldati israeliani: A Gaza, abbiamo usato palestinesi come scudo umano
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=15787&size=A
di Joshua Lapide
Testimonianze raccolte dall’organizzazione “Breaking the silence”. Esse sono in linea con le accuse dell’Onu, della Lega araba, di organismi umanitari.
Gerusalemme (AsiaNews) – Durante l’operazione “Piombo fuso” del dicembre-gennaio scorso, i soldati israeliani hanno usato civili palestinesi come scudi umani, spingendoli a entrare per primi in edifici dove si sospettava ci fossero bombe, o tunnel con persone armate. Questa è una delle tante testimonianze raccontate da soldati e riservisti israeliani che hanno partecipato alla guerra di Gaza e hanno pubblicato le loro rivelazioni in un libretto ad opera dell’organizzazione “Breaking the silence (rompere il silenzio, www.breakingthesilence.org.il )” .
Tutte le 54 testimonianze raccolte sono anonime. Esse mettono in luce la facilità con cui si sono distrutte case e moschee, anche se non erano obbiettivi militari; l’uso di bombe al fosforo in zone popolate da civili; l’uccisione di vittime innocenti; la distruzione di proprietà private; regole vaghe su cosa fare di fronte ai palestinesi, che ha permesso un uso spropositato delle armi da fuoco per uccidere. Mikhael Mankin di “Breaking the silence” afferma che “le testimonianze provano che il modo immorale in cui la guerra è stata condotta è dipeso dal sistema in atto, più che dagli individui”.
Avital Leibovich, la portavoce dell’esercito israeliano si difende dicendo che il rapporto “contiene testimonianze generalizzate, anonime, senza verificare in dettaglio la loro credibilità”.
Le accuse all’esercito israeliano sono state fatte già da organizzazioni umanitarie e per i diritti umani.
Già alla fine della guerra di Gaza, messa in atto per fermare i missili lanciati da Hamas sulle cittadine israeliane del sud (NOTA MIA: in realtà la tregua venne rotta da Israele qualche settimana prima che Hamas lanciasse i missili, uccidendo una manciata di Palestinesi in un "raid", uno dei tanti, e bloccando le importazioni a Gaza, che erano parte dell'accordo), vi sono state accuse per una risposta eccessiva, documentata dal numero enorme di civili morti.
Secondo il Centro palestinese per i diritti umani, il numero totale di morti è oltre 1400, di cui più di 900 fra i civili, dei quali quasi 300 bambini (questi sono SACRIFICI UMANI che gli Israeliani dedicano al loro "Dio", secondo quanto stabilisce il Talmud).
L’Onu ha stilato un elenco delle distruzioni avvenute durante l’operazione “Piombo fuso”: più di 50 mila case distrutte; 800 proprietà industriali; 200 scuole; 39 fra moschee e chiese.
Molte proprietà dell’Onu sono state colpite, producendo vittime fra i civili che avevano trovato rifugio nelle strutture.
Un’inchiesta interna dell’esercito israeliano ha concluso che le truppe di Tsahal hanno combattuto rispettando la legge, sebbene vi siano stati “errori”.
Nelle scorse settimane una commissione Onu è stata a Gaza per verificare possibili crimini di guerra compiuti dall’esercito israeliano. Il governo israeliano non ha voluto collaborare perché ritiene la commissione troppo piena di pregiudizi. Anche una commissione d’inchiesta della Lega araba ha concluso che vi sono innumerevoli prove per accusare l’esercito israeliano di crimini di guerra. La commissione accusa anche i militanti palestinesi dello stesso reato, per il lancio indiscriminato di razzi contro la popolazione civile israeliana.
http://www.agi.it/estero/notizie/200907151224-est-rt11068-m_o_soldati_choc_a_gaza_ordine_era_di_non_risparmiare_civili
(AGI) - Gerusalemme, 15 lug.- Gli ordini erano chiari: sparare per primi e non esitare a usare i palestinesi come scudi umani. E' un soldato israeliano della Brigata Golan a rivelare le disposizioni date dal comando durante dell'operazione 'Piombo fuso' nella Striscia di Gaza. Il quotidiano Haaretz pubblica alcuni stralci del rapporto messo a punto dall'organizzazione 'Rompere il silenzio' che ha raccolto le testimonianze dei soldati impegnati nell'offensiva del gennaio 2008. Il soldato, tuttavia, sottolinea di non aver mai visto palestinesi usati come scudi umani, anche se i comandanti gli riferirono che era una pratica in vigore (ovvio che non li ha mai visti, quella degli "scudi umani" è una nuova tecnica di propaganda Israeliana. E' l'evoluzione del "danni collaterali", un fine trucchetto psicologico per far cadere la colpa dei morti ammazzati sul nemico stesso). E' l'ennesimo colpo alla Israeli defense force dopo le accuse di violazioni avanzate da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch e che l'esercito si e' subito affrettato a negare. Secondo il racconto ripetuto da un sergente israeliano al reporter di Haaretz, i palestinesi venivano spesso mandati dentro le abitazioni per verificare se ci fosse qualcuno prima dell'irruzione dei militari. Una pratica - chiamata 'procedura Johnny' - gia' impiegata durante la seconda Intifada e bocciata come inumana dalla Corte suprema israeliana nel 2005. In un episodio riferito dal sergente, gli israeliani avevano localizzato tre miliziani palestinesi asserragliati in un casa. Era stato chiesto l'intervento degli elicotteri che avevano bombardato l'abitazione. Per verificare che i miliziani fossero morti, un civile era stato costretto a entrare nell'edificio pericolante. Ne era uscito dicendo che i tre erano ancora vivi e cosi' l'esercito aveva ordinato un nuovo raid aereo. Ancora il palestinese era stato costretto a entrare e ne era uscito dicendo che due erano morti ma il terzo era ancora vivo. Era stato allora chiesto l'intervento di un bulldozer che aveva iniziato a demolire la casa. Solo allora il miliziano si era deciso ad arrendersi e a consegnarsi ai soldati. L'organizzazione 'Rompere il silenzio' cita le testimonianze di una trentina di soldati secondo cui l'ordine del Comando era di minimizzare a ogni costo le perdite tra i militari per non perdere il sostegno dell'opinione pubblica. "Meglio colpire un civile che esitare a sparare su un nemico" era la direttiva, "nell'incertezza, uccidete. Nella guerriglia urbana chiunque e' tuo nemico e non ci sono innocenti". Laconico il commento dell'esercito, secondo cui "dalle testimonianze pubblicate e dalle indagini condotte dall'Idf, appare chiaro che i soldati hanno operato nel rispetto del diritto internazionale" (haha!). Secondo fonti palestinesi, tra le 1.417 vittime dell'operazione 'Piombo fuso' ci furono 926 civili; secondo l'esercito israeliano il bilancio fu di 1.166 morti tra cui 295 civili (haha!).
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Soldati israeliani: A Gaza, abbiamo usato palestinesi come scudo umano
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=15787&size=A
di Joshua Lapide
Testimonianze raccolte dall’organizzazione “Breaking the silence”. Esse sono in linea con le accuse dell’Onu, della Lega araba, di organismi umanitari.
Gerusalemme (AsiaNews) – Durante l’operazione “Piombo fuso” del dicembre-gennaio scorso, i soldati israeliani hanno usato civili palestinesi come scudi umani, spingendoli a entrare per primi in edifici dove si sospettava ci fossero bombe, o tunnel con persone armate. Questa è una delle tante testimonianze raccontate da soldati e riservisti israeliani che hanno partecipato alla guerra di Gaza e hanno pubblicato le loro rivelazioni in un libretto ad opera dell’organizzazione “Breaking the silence (rompere il silenzio, www.breakingthesilence.org.il )” .
Tutte le 54 testimonianze raccolte sono anonime. Esse mettono in luce la facilità con cui si sono distrutte case e moschee, anche se non erano obbiettivi militari; l’uso di bombe al fosforo in zone popolate da civili; l’uccisione di vittime innocenti; la distruzione di proprietà private; regole vaghe su cosa fare di fronte ai palestinesi, che ha permesso un uso spropositato delle armi da fuoco per uccidere. Mikhael Mankin di “Breaking the silence” afferma che “le testimonianze provano che il modo immorale in cui la guerra è stata condotta è dipeso dal sistema in atto, più che dagli individui”.
Avital Leibovich, la portavoce dell’esercito israeliano si difende dicendo che il rapporto “contiene testimonianze generalizzate, anonime, senza verificare in dettaglio la loro credibilità”.
Le accuse all’esercito israeliano sono state fatte già da organizzazioni umanitarie e per i diritti umani.
Già alla fine della guerra di Gaza, messa in atto per fermare i missili lanciati da Hamas sulle cittadine israeliane del sud (NOTA MIA: in realtà la tregua venne rotta da Israele qualche settimana prima che Hamas lanciasse i missili, uccidendo una manciata di Palestinesi in un "raid", uno dei tanti, e bloccando le importazioni a Gaza, che erano parte dell'accordo), vi sono state accuse per una risposta eccessiva, documentata dal numero enorme di civili morti.
Secondo il Centro palestinese per i diritti umani, il numero totale di morti è oltre 1400, di cui più di 900 fra i civili, dei quali quasi 300 bambini (questi sono SACRIFICI UMANI che gli Israeliani dedicano al loro "Dio", secondo quanto stabilisce il Talmud).
L’Onu ha stilato un elenco delle distruzioni avvenute durante l’operazione “Piombo fuso”: più di 50 mila case distrutte; 800 proprietà industriali; 200 scuole; 39 fra moschee e chiese.
Molte proprietà dell’Onu sono state colpite, producendo vittime fra i civili che avevano trovato rifugio nelle strutture.
Un’inchiesta interna dell’esercito israeliano ha concluso che le truppe di Tsahal hanno combattuto rispettando la legge, sebbene vi siano stati “errori”.
Nelle scorse settimane una commissione Onu è stata a Gaza per verificare possibili crimini di guerra compiuti dall’esercito israeliano. Il governo israeliano non ha voluto collaborare perché ritiene la commissione troppo piena di pregiudizi. Anche una commissione d’inchiesta della Lega araba ha concluso che vi sono innumerevoli prove per accusare l’esercito israeliano di crimini di guerra. La commissione accusa anche i militanti palestinesi dello stesso reato, per il lancio indiscriminato di razzi contro la popolazione civile israeliana.