c.m.g
29-04-2009, 08:37
mercoledì 29 aprile 2009
Roma - Nessun database universale delle comunicazioni dei cittadini del Regno Unito: le relazioni mediate dalla tecnologia non convergeranno in un elefantiaco archivio al servizio delle forze dell'ordine. Dovrebbero essere i provider a farsi carico della conservazione delle informazioni necessarie a garantire la sicurezza nazionale.
Ad accennare al cambio di fronte delle politiche in materia del Regno Unito è l'Home Secretary Jacqui Smith, nel quadro dell'avvio di una consultazione pubblica (http://www.homeoffice.gov.uk/documents/cons-2009-communications-data?view=Binary): l'Interception Modernisation Programme (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=interception+modernisation+programme&t=4&o=0), il sistema di sorveglianza con cui il Regno Unito meditava di raccogliere e archiviare in tempo reale i dettagli e i contenuti delle comunicazioni mediate dalla tecnologia, si starebbe annacquando in una più ordinaria pratica di data retention. Ma non si rinuncerà al controllo: "gli avanzamenti nei mezzi di comunicazione vanno di pari passo con modi di comunicare sempre più sofisticati - ha spiegato (http://www.physorg.com/news160054173.html) Smith - e dobbiamo assicurare di essere aggiornati con le tecnologie usate da coloro che potrebbero provare a crearci dei problemi". La sorveglianza sarà massiva ma meno pervasiva del previsto: non verranno archiviati (http://www.pcpro.co.uk/news/251979/government-drops-database-plans.html) i contenuti delle comunicazioni, ma verranno conservati i dati relativi a tutte le conversazioni, a tutti i profili che popolano i social network (http://punto-informatico.it/2582644/PI/News/tentacoli-della-sorveglianza-francia-uk.aspx), a tutte le sessioni online.
L'ostacolo allo sviluppo di un progetto di monitoraggio massivo, ha spiegato Smith, sarebbe quello della tutela della privacy: far convergere dati personali e dettagli relativi a conversazioni intessute attraverso servizi online sarebbe una mossa quantomeno rischiosa (http://punto-informatico.it/2456295/PI/News/uk-si-temono-database-troppo-grandi.aspx). La responsabilità sarà così affidata ai fornitori di connettività, agli operatori telefonici: in luogo di un archivio globale, i record saranno disseminati presso gli archivi di privati. Certo, i dati saranno reperibili con meno immediatezza dalle autorità competenti: "con i dati conservati da un raggio sempre più ampio di fornitori di servizi di comunicazione - si spiega (http://www.theregister.co.uk/2009/04/27/imp_consultation/) - potrebbe essere necessario più tempo rispetto ad ora per aggregare le informazioni da aziende diverse relative ad una persona o al dispositivo da cui sono stati originati".
Ma le autorità dell'Isola sembrano avere una risposta. I responsabili della conservazione dei dati non dovranno semplicemente archiviare log: sarà compito loro organizzare profili e renderli facilmente accessibili, costruire ragnatele di informazioni associando i propri dati a quelli di altri fornitori di servizi.
Il costo dell'operazione? Già nel quadro del recepimento della direttiva europea che regola la data retention le perplessità (http://punto-informatico.it/2441052/PI/News/data-retention-un-lusso-pochi.aspx) riguardo ai costi ingenti sembravano spaventare fornitori di connettività e autorità. Si stima che il nuovo progetto di sicurezza mediata dal tecnocontrollo possa avere un costo di 2 miliardi di sterline, oltre 2 miliardi di euro spalmati su 10 anni. I provider hanno messo le mani avanti (http://www.theregister.co.uk/2009/04/27/isp_imp_reaction/): ISPA, l'associazione britannica dei fornitori di connettività "si aspetta che il governo si impegni per rimborsare i fornitori di servizi per le spese extra sostenute per conservare e per recuperare i dati".
Plaudono (http://www.liberty-human-rights.org.uk/news-and-events/1-press-releases/2009/27-04-09-liberty-welcomes-government-climb-down-on-centralised-communicati.shtml) al cambio di fronte della autorità del Regno coloro che combattono per la privacy del cittadino. Ma la strategia resta discutibile: "se le aziende saranno tenute a conservare ancora più informazioni di quelle che conservano ora - commenta Shami Chakrabarti, a capo di Liberty - preoccuparsi riguardo alle modalità con cui è possibile accedere e usare questi dati diventa ancora più importante". Ma l'Home Office dispensa rassicurazioni: "riconosciamo che il bilanciamento tra il diritto alla privacy e il diritto alla sicurezza sia un bilanciamento delicato, ma non è un'opzione contemplata stare con le mani in mano e non assolvere al dovere di proteggere i cittadini".
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2611434/PI/News/regno-unito-tecnocontrollo-annacquato.aspx)
Roma - Nessun database universale delle comunicazioni dei cittadini del Regno Unito: le relazioni mediate dalla tecnologia non convergeranno in un elefantiaco archivio al servizio delle forze dell'ordine. Dovrebbero essere i provider a farsi carico della conservazione delle informazioni necessarie a garantire la sicurezza nazionale.
Ad accennare al cambio di fronte delle politiche in materia del Regno Unito è l'Home Secretary Jacqui Smith, nel quadro dell'avvio di una consultazione pubblica (http://www.homeoffice.gov.uk/documents/cons-2009-communications-data?view=Binary): l'Interception Modernisation Programme (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=interception+modernisation+programme&t=4&o=0), il sistema di sorveglianza con cui il Regno Unito meditava di raccogliere e archiviare in tempo reale i dettagli e i contenuti delle comunicazioni mediate dalla tecnologia, si starebbe annacquando in una più ordinaria pratica di data retention. Ma non si rinuncerà al controllo: "gli avanzamenti nei mezzi di comunicazione vanno di pari passo con modi di comunicare sempre più sofisticati - ha spiegato (http://www.physorg.com/news160054173.html) Smith - e dobbiamo assicurare di essere aggiornati con le tecnologie usate da coloro che potrebbero provare a crearci dei problemi". La sorveglianza sarà massiva ma meno pervasiva del previsto: non verranno archiviati (http://www.pcpro.co.uk/news/251979/government-drops-database-plans.html) i contenuti delle comunicazioni, ma verranno conservati i dati relativi a tutte le conversazioni, a tutti i profili che popolano i social network (http://punto-informatico.it/2582644/PI/News/tentacoli-della-sorveglianza-francia-uk.aspx), a tutte le sessioni online.
L'ostacolo allo sviluppo di un progetto di monitoraggio massivo, ha spiegato Smith, sarebbe quello della tutela della privacy: far convergere dati personali e dettagli relativi a conversazioni intessute attraverso servizi online sarebbe una mossa quantomeno rischiosa (http://punto-informatico.it/2456295/PI/News/uk-si-temono-database-troppo-grandi.aspx). La responsabilità sarà così affidata ai fornitori di connettività, agli operatori telefonici: in luogo di un archivio globale, i record saranno disseminati presso gli archivi di privati. Certo, i dati saranno reperibili con meno immediatezza dalle autorità competenti: "con i dati conservati da un raggio sempre più ampio di fornitori di servizi di comunicazione - si spiega (http://www.theregister.co.uk/2009/04/27/imp_consultation/) - potrebbe essere necessario più tempo rispetto ad ora per aggregare le informazioni da aziende diverse relative ad una persona o al dispositivo da cui sono stati originati".
Ma le autorità dell'Isola sembrano avere una risposta. I responsabili della conservazione dei dati non dovranno semplicemente archiviare log: sarà compito loro organizzare profili e renderli facilmente accessibili, costruire ragnatele di informazioni associando i propri dati a quelli di altri fornitori di servizi.
Il costo dell'operazione? Già nel quadro del recepimento della direttiva europea che regola la data retention le perplessità (http://punto-informatico.it/2441052/PI/News/data-retention-un-lusso-pochi.aspx) riguardo ai costi ingenti sembravano spaventare fornitori di connettività e autorità. Si stima che il nuovo progetto di sicurezza mediata dal tecnocontrollo possa avere un costo di 2 miliardi di sterline, oltre 2 miliardi di euro spalmati su 10 anni. I provider hanno messo le mani avanti (http://www.theregister.co.uk/2009/04/27/isp_imp_reaction/): ISPA, l'associazione britannica dei fornitori di connettività "si aspetta che il governo si impegni per rimborsare i fornitori di servizi per le spese extra sostenute per conservare e per recuperare i dati".
Plaudono (http://www.liberty-human-rights.org.uk/news-and-events/1-press-releases/2009/27-04-09-liberty-welcomes-government-climb-down-on-centralised-communicati.shtml) al cambio di fronte della autorità del Regno coloro che combattono per la privacy del cittadino. Ma la strategia resta discutibile: "se le aziende saranno tenute a conservare ancora più informazioni di quelle che conservano ora - commenta Shami Chakrabarti, a capo di Liberty - preoccuparsi riguardo alle modalità con cui è possibile accedere e usare questi dati diventa ancora più importante". Ma l'Home Office dispensa rassicurazioni: "riconosciamo che il bilanciamento tra il diritto alla privacy e il diritto alla sicurezza sia un bilanciamento delicato, ma non è un'opzione contemplata stare con le mani in mano e non assolvere al dovere di proteggere i cittadini".
Gaia Bottà
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2611434/PI/News/regno-unito-tecnocontrollo-annacquato.aspx)