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View Full Version : [NEWS] Quei dati sfuggono alla censura. Ma non al commercio


c.m.g
14-01-2009, 13:36
mercoledì 14 gennaio 2009

Roma - Mettono a disposizione dei cittadini della rete risorse per valicare muraglie digitali imposte dai governi, per infiltrarsi negli spiragli che consentono di aggirare censure, di informarsi e informare. Nel contempo raccolgono dati, tracciati di navigazioni, informazioni sui netizen. Per cederle in cambio di denaro.

Ad informare la rete (http://blogs.law.harvard.edu/hroberts/2009/01/09/popular-chinese-filtering-circumvention-tools-dynaweb-freegate-gpass-and-firephoenix-sell-user-data/) delle insidie tese da certi strumenti per aggirare la cortina censoria è Hal Roberts, ricercatore del Berkman Center (http://cyber.law.harvard.edu/) di Harvard: DynaWeb FreeGate (http://www.dit-inc.us/freegate), GPass (http://gpass1.com/gpass/) e FirePhoenix (http://firephoenix.edoors.com/), servizi offerti (http://www.internetfreedom.org/Products-and-Services) dal Global Internet Freedom Consortium (GIFC (http://www.internetfreedom.org/)) e segnalati da note guide anticensura (http://punto-informatico.it/2089922/PI/News/citizenlab-guida-anti-censura.aspx), racimolano informazioni sugli utenti, le pubblicano (http://ranking.edoors.com/site/ds) in forma aggregata e offrono, a pagamento, la possibilità di frugare fra dati relativi a singoli utenti.

I servizi offerti da GIFC offrono traffico cifrato, anonimato, ponti per accedere alle porzioni della rete il cui accesso viene impedito da filtri di stato. Sono numerosi i netizen che vi fanno affidamento per scavalcare le barriere digitali entro cui sono confinati da governi che non tollerano che i cittadini possano informarsi attraverso media sconvenienti. Uno spaccato delle attività condotte dagli utenti è senza dubbio interessante per rendersi conto dell'atteggiamento che i netizen assumono nei confronti di ciò che lo stato in cui vivono ritiene proibito: Live Search e Google dominano la classifica dei siti più frequentati. I netizen intendono probabilmente sfuggire alle imposizioni dei censori della rete e avvalersi di motori (http://punto-informatico.it/2473685/PI/News/yahoo-maradona-non-esiste-argentina.aspx) di ricerca (http://punto-informatico.it/2338057/PI/News/cina-motori-censurano-autonomamente.aspx) dai risultati non filtrati (http://punto-informatico.it/2522097/PI/News/cina-online-un-brand.aspx). Dai dati estrapolati dall'uso dei tre tool emerge altresì che i cittadini della rete che ne fanno uso siano per la maggior parte cinesi, e che siano affamati di informazione non inquinata dalla propaganda di stato: secretchina.com e epochtimes.com, autoproclamatisi siti che si discostano dai media ufficiali, sono fra le destinazioni più frequentate. Ma ad impugnare proxy e anonimizzazione sono anche numerosi rappresentanti della rete iraninana (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=iran+blog&t=4&o=0), alla ricerca di networking e di intrattenimento.

Per coloro che volessero scandagliare più a fondo le abitudini degli utenti, esiste la possibilità di ottenere dati più particolareggiati. I dati estratti dai log generati dai server di GIFC e gestiti dal Consortium in collaborazione con lo sviluppatore del servizio di statistiche World's Gate, vengono infatti messi a disposizione di coloro che ne facciano richiesta: "Possiamo creare report personalizzati - si spiega (http://ranking.edoors.com/site/faq/) - che scendano a diversi livelli di dettaglio sulla base delle vostre intenzioni". È possibile anche ottenere dati che consentono di identificare un individuo: GIFC li ritiene "dati confidenziali", ma verranno consegnati a coloro che si sottopongano e superino un "severo test di verifica".

Roberts, il ricercatore che ha portato alla luce la pratica, ricorda che i dati che GIFC vende vengono estratti da un database, nel quale sarebbero archiviati. Database che potrebbero essere esposti alle violazioni da parte di colui, stato o mercato che sia, che ambisce a racimolare e a mettere a frutto le informazioni sulla vita online dei netizen. Il ricercatore, a cui si accodano (http://blogs.law.harvard.edu/doc/2009/01/12/faustian-bargaining-2/) esponenti dell'intellighenzia della rete come Doc Searls, sottolinea inoltre con indignazione che questo genere di attività non si differenzia da quella condotta in maniera più o meno lecita da servizi di behavioral advertising come Phorm (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=phorm&t=4) e NebuAd (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=nebuad&t=4&o=0), che si inseriscono fra ISP e utente per ruminare dati e risputare bersagli mirati a favore della pubblicità.

Questo tipo di dati, che possono rivelare al mercato le abitudini di un netizen e che possono rappresentare per un governo autoritario le prove di una violazione delle leggi, avverte Roberts, non solo non dovrebbero essere merce di scambio: non dovrebbero proprio essere conservati. I netizen non possono fare altro che fidarsi: i ponti che consentono loro di accedere ad una rete non filtrata dispongono degli stessi poteri di cui dispongono (http://www.hyperorg.com/blogger/2009/01/12/chinese-circumvention-sites-selling-user-data/) i provider. Ma la fiducia che i netizen ripongono negli strumenti offerti da GIFC potrebbe non essere tradita: nonostante l'organizzazione non abbia ancora fornito una risposta ufficiale alle osservazioni del ricercatore, è possibile che i dati relativi ai netizen raccolti attraverso i tool anticensura vengano messi a disposizione a soli fini di ricerca. Gli attivisti di GIFC non hanno esitato a denunciare (http://punto-informatico.it/2295192/PI/News/cisco-non-voleva-sgominare-falun-gong.aspx) alla stampa e alle autorità colossi con la tecnologia come Cisco, accusato di collaborare con il governo cinese per erigere la grande muraglia digitale.

Gaia Bottà


Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2523362/PI/News/quei-dati-sfuggono-alla-censura-ma-non-al-commercio.aspx)