easyand
26-05-2008, 08:09
Oltre all' incazzatura ha detto Akmadin giusto oggi che se siria e israele siglano una pace darà un accelerata ai finanziamenti ad Hamas.
Roma, 23 maggio (Velino) - L’Iran sorpreso e deluso per la ripresa dei colloqui di pace tra Siria e Israele. A riferirlo è la versione online del quotidiano israeliano Haaretz che cita indirettamente “fonti vicine al presidente Mahmud Ahmadinejad”. Due giorni fa il primo ministro israeliano Ehud Olmert da un lato e il ministero degli Esteri siriano dall’altro hanno annunciato l’avvio di colloqui di pace tra i due Paesi. Colloqui organizzati grazie a buoni uffici della Turchia, un Paese che intrattiene ottime relazioni con Gerusalemme e con Damasco e che si investe così del ruolo di mediatore. Le relazioni tra Siria e Israele sono tradizionalmente pessime, con lo Stato ebraico che occupa le alture del Golan dal 1967 e la Siria che dà ospitalità, sostegno e protezione ai peggiori nemici di Israele, dal capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, alla milizia sciita Hezbollah in Libano. È vero, d’altro canto, che sul complesso scacchiere mediorientale il contenzioso israelo-siriano è quello relativamente più facile da risolvere. E almeno in due occasioni in passato – l’ultima con i negoziati di pace di Camp David nel 2000 - i due Paesi sono giunti a un passo dalla pace. Una prima sessione di colloqui, hanno annunciato oggi fonti turche, israeliane e siriane, si terrà entro la prima metà di giugno. Sarà lo stesso Olmert a occuparsi del dossier, mentre il ministro degli Esteri Tzipi Livni continuerà a coordinare il tavolo negoziale con i palestinesi.
Un’eventuale intesa isolerebbe però Teheran. Da quando è salito al potere, Ahmadinejad ha fatto di Israele, definita il “regime sionista”, l’obiettivo dei suoi più virulenti attacchi, auspicandone la cancellazione dalle mappe geografiche per poi passare a profetizzarne “l’imminente fine”. E ha fatto dell’asse con la Siria, sostanziato soprattutto nel comune appoggio a Hezbollah, il canale per estendere la propria influenza sulle coste del Mediterraneo. La pace sul Golan non significherebbe l’automatica fine del supporto siriano alla battaglia ideologica prima ancora che territoriale condotta da Hamas e da Hezbollah contro lo Stato ebraico. E in effetti non mancano in Israele le voci di coloro che ritengono impraticabile la scelta di restituire le alture alla Siria a meno di un cambiamento radicale della politica mediorientale del presidente Bashar Assad. Tuttavia un accordo di pace con la Siria permetterebbe a Israele di rendere meno bollente parte del suo confine settentrionale, rendendo forse più agevole la pace con i palestinesi e certamente meno ostili le relazioni con gran parte del mondo arabo moderato. Da cui il possibile ulteriore isolamento di Ahmadinejad.
Roma, 23 maggio (Velino) - L’Iran sorpreso e deluso per la ripresa dei colloqui di pace tra Siria e Israele. A riferirlo è la versione online del quotidiano israeliano Haaretz che cita indirettamente “fonti vicine al presidente Mahmud Ahmadinejad”. Due giorni fa il primo ministro israeliano Ehud Olmert da un lato e il ministero degli Esteri siriano dall’altro hanno annunciato l’avvio di colloqui di pace tra i due Paesi. Colloqui organizzati grazie a buoni uffici della Turchia, un Paese che intrattiene ottime relazioni con Gerusalemme e con Damasco e che si investe così del ruolo di mediatore. Le relazioni tra Siria e Israele sono tradizionalmente pessime, con lo Stato ebraico che occupa le alture del Golan dal 1967 e la Siria che dà ospitalità, sostegno e protezione ai peggiori nemici di Israele, dal capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, alla milizia sciita Hezbollah in Libano. È vero, d’altro canto, che sul complesso scacchiere mediorientale il contenzioso israelo-siriano è quello relativamente più facile da risolvere. E almeno in due occasioni in passato – l’ultima con i negoziati di pace di Camp David nel 2000 - i due Paesi sono giunti a un passo dalla pace. Una prima sessione di colloqui, hanno annunciato oggi fonti turche, israeliane e siriane, si terrà entro la prima metà di giugno. Sarà lo stesso Olmert a occuparsi del dossier, mentre il ministro degli Esteri Tzipi Livni continuerà a coordinare il tavolo negoziale con i palestinesi.
Un’eventuale intesa isolerebbe però Teheran. Da quando è salito al potere, Ahmadinejad ha fatto di Israele, definita il “regime sionista”, l’obiettivo dei suoi più virulenti attacchi, auspicandone la cancellazione dalle mappe geografiche per poi passare a profetizzarne “l’imminente fine”. E ha fatto dell’asse con la Siria, sostanziato soprattutto nel comune appoggio a Hezbollah, il canale per estendere la propria influenza sulle coste del Mediterraneo. La pace sul Golan non significherebbe l’automatica fine del supporto siriano alla battaglia ideologica prima ancora che territoriale condotta da Hamas e da Hezbollah contro lo Stato ebraico. E in effetti non mancano in Israele le voci di coloro che ritengono impraticabile la scelta di restituire le alture alla Siria a meno di un cambiamento radicale della politica mediorientale del presidente Bashar Assad. Tuttavia un accordo di pace con la Siria permetterebbe a Israele di rendere meno bollente parte del suo confine settentrionale, rendendo forse più agevole la pace con i palestinesi e certamente meno ostili le relazioni con gran parte del mondo arabo moderato. Da cui il possibile ulteriore isolamento di Ahmadinejad.