View Full Version : L'Iri e Prodi
svarionman
11-05-2008, 16:49
Un argomento di cui non si è mai parlato......:asd:
Vebbè, non ho trovato una discussione recente a riguardo........a seguito di discussioni tra amici, ho letto cose discordanti sulla vicenda, in particolare in riferimento alla vendita di Alfa Romeo, c'è chi dice "Prodi ha regalato l'Alfa alla Fiat" chi invece afferma "E' stato Craxi, sotto pressione di Agnelli, a bloccare la vendita a Ford e a consegnare l'Alfa alla Fiat, nonostante l'offerta peggiore"......insomma, vorrei sapere di chi è più informato, come sono andate le cose, se possibile supportando con articoli di giornale o documenti più o meno ufficiali.
A me sembra riduttivo addossare il "fattaccio" ad una persona sola, che sicuramente, conoscendo come andavano le cose allora, doveva sottostare agli interessi del governo e dei poteri forti e non aveva un potere decisionale totalmente autonomo.
io sapevo la prima versione, ovvero Prodi ha regalato Alfa alla Fiat. ma qua dentro ho letto della seconda.... per cui son curioso anch'io di sapere qual'è la verità.
svarionman
11-05-2008, 17:25
Intanto ho trovato questo:
Lettere al Corriere - SERGIO ROMANO
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L'ALITALIA E L'ALFA ROMEO ANALOGIE E DIFFERENZE
Ancora una volta l'Italia si divide in due, questa volta per il caso Alitalia. Le dichiarazioni, in favore o contro si sprecano. Il Governo dice una cosa, poi la ritratta a metà, poi riprende e così via. Non volendo entrare troppo nel merito (anche se una volta per tutte, mi farebbe piacere che efficienza e mercato, siano a prevalere, dando questa azienda a chi fornisce il piano industriale più sano e veritiero), le chiedo se questa vicenda non ricordi quella della Alfa Romeo di Pomigliano D'Arco quando tra la Ford e la Fiat si scelse la soluzione italiana.
Se non ricordo male, molti politici fra cui il prof. Prodi e l'on. Craxi, intervennero nella vicenda suggerendo strade anche diverse. Qual è il suo parere?
Enzo Calabrese , | calabrese.enzo@fastwebnet.it
Caro Calabrese,
Fra la vicenda dell'Alfa Romeo e quella di Alitalia esistono effettivamente parecchie analogie, ma anche, come vedrà, alcune differenze. Quando l'Iri di Romano Prodi e la Finmeccanica e di Fabiano Fabiani decisero di aprire trattative per la vendita dell'Alfa, agli inizi del 1986, l'industria aveva debiti per 1.600 miliardi di lire (su un fatturato di 2.200) e perdeva ogni anno 230 miliardi. La Ford si era dichiarata disposta ad entrare nell'azienda con una quota di minoranza e la Fiat, interpellata, era parsa indifferente. Secondo Valerio Castronovo, autore di una grande storia della Fiat apparsa nel 1999 presso Rizzoli, Gianni Agnelli, parlando all'assemblea degli azionisti nel giugno di quell'anno, disse: «È preferibile avere un concorrente come Ford, abituato alle leggi del mercato, piuttosto che avere a che fare con un'azienda, la cui sopravvivenza è legata alla beneficenza dei fondi di dotazione».
Ma non appena i negoziati con l'azienda di Detroit divennero più concreti, i dirigenti di Torino cominciarono a preoccuparsi. Temettero che l'arrivo di una grande impresa straniera sul mercato italiano avrebbe intaccato lo status di interlocutore privilegiato del governo, di cui Fiat aveva goduto sino ad allora nelle vicende dell'economia nazionale. Prevalse, in altre parole, la cultura monopolistica che l'azienda aveva acquisito nel corso dei decenni passati. Giovanni Agnelli aveva già sventato un «pericolo Ford» verso la fine degli anni Venti e Vittorio Valletta, negli anni Sessanta, aveva mobilitato tutte le sue amicizie politiche per impedire a Volkswagen di mettere piede in Italia. L'intervento della Fiat nelle trattative per l'Alfa apparteneva alle tradizionali strategie dell'azienda torinese.
Ma la sua vittoria nella disputa con Ford fu il risultato di una battaglia condotta con le armi del mercato. Ford fece un'offerta prudente: era pronta a rilevare il 18% dell'Alfa e a prendere in considerazione l'acquisto della maggioranza delle azioni, ma non «volle mai, scrive Castronovo, rendere noto quale cifra intendesse sborsare per passare dal 18 al 51% del capitale».
Fiat invece «s'impegnava ad acquisire il 100% dell'Alfa Romeo per 1.050 miliardi di lire da pagare in cinque anni a partire dal 1992» e a sostenere i debiti dell'azienda. Iri e Finmeccanica, d'altro canto, negoziarono seriamente, senza pregiudizi, con ambedue i contendenti. È probabile che la loro autonomia sia stata facilitata dalle incertezze edivisionidelmondopolitico.
L'Espresso pubblicò un'inchiesta da cui risultava che nella Dc esistevano due partiti: quello del segretario Ciriaco De Mita e del ministro delle Partecipazioni statali Clelio Darida, favorevole alla soluzione Fiat, e quello di Carlo Donat Cattin e dei parlamentari meridionali, favorevole alla soluzione Ford. Anche il Pci era diviso. Parteggiavano per Ford i milanesi e i napoletani, mentre dal-l'altra parte, ricorda Castronovo, «era schierato solo il gruppo dei "torinesi" con a capo il segretario della Federazione Piero Fassino». I piccoli partiti (liberali, repubblicani, social-democratici) erano con la Fiat, mentre Craxi, allora presidente del Consiglio, preferì, anche per evitare ricadute sui rapporti italo- americani, non prendere partito.
Come vede, caro Calabrese, tra questa vicenda e quella dell'Alitalia vi sono, insieme a molte analogie, alcune differenze. La principale è la mancanza, nel caso Alitalia, di un interlocutore nazionale capace di offrire, in misura sufficiente, denaro ed esperienza. Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa- Schioppa non ha torto quando sostiene ( Corriere del 31 dicembre): «Ho sperato che l'Alitalia venisse acquistata da un consorzio di imprenditori del Nord, soluzione che ho molto caldeggiato. Il fondo Tpg ha cercato un partner del Nord, ma senza trovarlo. È stata una delusione».
Corriere della Sera (http://www.corriere.it/romano/08-01-03/01.spm)
wildsliver
11-05-2008, 17:35
Ciò che in Prodi è insopportabile per i suoi avversari è la normalità, la sua vita privata è quella di una persona normale, civile. Non è un tycoon, non è un miliardario, non è un seduttore, un macho, e neppure un tiranno, è uno che essendo fra le persone più influenti nell'establishment dell'Iri, cioè nella concentrazione più alta della finanza e del potere pubblico, non ha rubato. C'è da far uscire pazzi di rabbia quelli che di ogni incarico pubblico fanno un affare privato.
tratto da l'espresso, ma è verità assoluta
svarionman
11-05-2008, 17:51
Questo, in inglese, arriva da QUESTA (http://www.ilgonline.com/archivenews.asp?RECORD_INDEX%5Bilgdb%5D=6) pagina.....
France/Italy
Alitalia’s board has unanimously reached the conclusion that between the two proposals presented to save the moribund airline, the best one was that put forth by AirFrance/KLM. There was an immediate uproar by nationalistic defenders, unions included, who called for a halt and forecast all kinds of doom. We hope Prime Minister Prodi will remember what happened at the time of the sale of Alfa Romeo, when he was at the head of IRI – a public industrial financial conglomerate that included Alfa. Prodi was returning to Italy from London accompanied by Fabiani, the president of Finmeccanica, on a private jet. While in London he had signed off on a letter of intent with the Ford Motor Company, chosen after months of international negotiations. There was an outbreak of opposing statements by politicians, government officials and union representatives all against letting Alfa Romeo (in its death throes) go to foreigners. The media barrage (orchestrated by Cesare Romiti, then FIAT’s CEO) resulted in the canceling of the deal with the Americans and Alfa being sold for a song to FIAT.
Even so, Agnelli apparently said to Prodi a few days later at a meeting of the Economist at the Grand Hotel in Rome, “You are the person who has cost me the most!”
^TiGeRShArK^
11-05-2008, 18:01
NEI VERBALI DELLA DEPOSIZIONE DELL' AMMINISTRATORE DELEGATO FIAT DAVANTI AI GIUDICI DI MANI PULITE LA DIAGNOSI DEL MALESSERE ITALIANO
Romiti: spaventoso degrado morale
le pressioni di Craxi e De Mita sulla cessione della TEKSID alla FINSIDER, le ingerenze USA nell' affare ALFA ROMEO.
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Nei verbali della deposizione dell' amministratore delegato Fiat davanti ai giudici di Mani Pulite la diagnosi del malessere italiano TITOLO: Romiti: spaventoso degrado morale Le pressioni di Craxi e De Mita sulla Teksid, le ingerenze USA nell' affare Alfa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - MILANO . Le pressioni di Bettino Craxi e di Ciriaco De Mita. Le intrusioni degli americani nell' affare Alfa Romeo. Le scorribande dei big di partito nelle strategie delle aziende. L' arroganza e le richieste di quattrini neanche troppo velate. Cesare Romiti aveva davvero detto molte cose ai giudici di Mani Pulite, nell' incontro in questura del 21 aprile. Solo ora, a oltre un mese di distanza, emergono integralmente i particolari piu' delicati della sua deposizione, che comincia con un' analisi amara: "In questi anni ho avuto modo di constatare che il degrado del Paese si e' fatto via via piu' marcato... Io, che pure non sono di idee comuniste, ebbi modo di convenire con le argomentazioni che l' onorevole Berlinguer andava ribadendo nell' ultimo biennio della sua vita. Ricordo il suo assillo che e' stato anche il mio: il degrado morale di questo Paese mette a repentaglio la stessa democrazia". Il numero due della Fiat spiega: "Specie negli ultimi anni c' e' stata via via una prevaricazione del sistema politico, o meglio di alcuni esponenti del sistema politico, nei confronti del sistema delle imprese". I pubblici ministeri Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Antonio Di Pietro ascoltano attenti. E un momento chiave dell' inchiesta sulle tangenti. Il segnale di collaborazione di Romiti aprira' un nuovo corso. "Cito alcuni fatti che mi sono capitati personalmente, in cui ho avuto modo di constatare la protervia di taluni politici nei confronti di noi imprenditori", dice subito l' amministratore delegato della Fiat. "Ricordo che ai primi degli anni Ottanta vi fu una trattativa tra il gruppo Fiat e l' Iri per la cessione della Teksid alla Finsider... Ebbene, l' operazione ando' in porto e dopo un paio di mesi, allorche' mi incontrai con l' onorevole Bettino Craxi (all' epoca segretario politico del Psi), costui in modo sbrigativo e arrogante mi disse: "Lei ha venduto la Teksid... con chi si e' messo d' accordo..."; insomma mi fece capire che, in relazione all' operazione in questione, egli si aspettava un ritorno in termini economici che invece non aveva visto e che quindi sospettava che qualcun altro lo avesse preso. Spiegai all' onorevole Craxi che la trattativa l' avevo portata avanti con l' allora ministro delle Partecipazioni statali De Michelis, ma che costui non ci aveva chiesto alcunche' ". Romiti continua: "Rimasi ancor piu' stupito allorche' , qualche tempo dopo, pressappoco lo stesso discorso mi venne fatto dall' onorevole Ciriaco De Mita della Dc. In particolare anche costui mi chiese conto di eventuali contributi da parte nostra al sistema dei partiti in relazione all' operazione in questione, spiegandomi che non era giusto che, per fare un' operazione del genere, noi non avessimo trovato alcun accordo economico con i partiti. A entrambi, in modo energico, io opposi il mio rifiuto e feci presente la contrarieta' mia e dell' azienda che rappresentavo a scendere a compromessi del genere". Sulla trattativa dell' 87 88 per l' Alfa Romeo, che la Fiat acquisto' dal gruppo Iri, il numero due di corso Marconi racconta: "Eravamo gia' a un buon punto dell' intesa allorche' l' allora presidente dell' Iri, Prodi, mi telefono' per avvertirmi che avevano stipulato una lettera di intenti con la Ford per la cessione dell' Alfa Romeo a tale societa' . Gia' questo comportamento mi sembro' non corretto perche' in precedenza non avevano voluto accettare un' analoga lettera d' intenti da parte nostra e allora richiesi e ottenni che la Fiat e la Ford presentassero le loro offerte per un' equa valutazione da parte dei periti". Romiti racconta che anche durante la trattativa senti' "il peso del sistema politico, questa volta internazionale". Perche' ? "Prodi mi riferi' di essere stato contattato dall' ambasciatore americano a Roma, Rabb, che gli disse che l' America non avrebbe mai accettato che ad acquisire l' Alfa Romeo fosse la Fiat e non la Ford e per far pesare quel loro interesse arrivo' addirittura a rivendicare i meriti di guerra e del successivo piano Marshall". Ultimo scontro alla fine degli anni Ottanta, nel vano tentativo di costituire un grande polo per le telecomunicazioni fondendo Italtel (Iri) e Telettra (Fiat). Si discute sui vertici del futuro gruppo. In quel periodo presidente del Consiglio e' Giovanni Goria, ministro delle Partecipazioni statali e' il dc Granelli. "Goria non si decideva a sbloccare la situazione. Io chiesi spiegazioni a Granelli, che mi riferi' che Goria aveva addirittura litigato con Craxi che voleva imporre i propri candidati alla figura di top manager dell' azienda e che quindi non ci pensava proprio a sbloccare la situazione fino a quando io non avessi accettato la nomina di Marisa Bellisario. Granelli mi riferi' che Craxi avrebbe addirittura detto una frase del genere: "Le cose che a me non piacciono, io le distruggo e non le faccio fare"...". Goffredo Buccini
Buccini Goffredo
Da queste dichiarazioni di Romiti si intuiscono perfettamente due fatti fondamentali:
1) L'influenza di Craxi, De Mita & co. nelle trattative dell'epoca.
2) La ferma volontà di Prodi di vendere agli americani.
quindi, mi chiedo io, chi è che potrebbe aver fatto cambiare idea a prodi in merito? :fiufiu:
La risposta mi pare scontata :p
Penso che, allora come ora, ben poche aziende italiane possano competere sul Mercato (con la M maiuscala). Sono troppo abituate a essere straprottette con metodi sul filo della legalita...
Vedi Alfa, vedi Fiat, vedi Alitalia....
Da queste dichiarazioni di Romiti si intuiscono perfettamente due fatti fondamentali:
1) L'influenza di Craxi, De Mita & co. nelle trattative dell'epoca.
2) La ferma volontà di Prodi di vendere agli americani.
quindi, mi chiedo io, chi è che potrebbe aver fatto cambiare idea a prodi in merito? :fiufiu:
La risposta mi pare scontata :p
anche qui?
io davvero non ti capisco...
pur di DIFENDERE prodi e la fiat...ti attacchi alle parole di chi?
dell'ad fiat..
ma cosa doveva dire romiti?? prodi non ha mai voluto vendere a ford e voleva regalarla a noi????
eddai un po di serietà
Ma il presidente dell'iri, chiunque fosse stato, era strettamente dipendente dal potere politico, quindi hai voglia ad avere ferma volontà
e cmq col senno del poi meglio Mj che tidddiaaai sensescion :D
Burrocotto
12-05-2008, 08:37
Ma il presidente dell'iri, chiunque fosse stato, era strettamente dipendente dal potere politico, quindi hai voglia ad avere ferma volontà
e cmq col senno del poi meglio Mj che tidddiaaai sensescion :D
Più che tidisiai sensascion avrei parlato di Alfa Panjabi. :asd:
svarionman
12-05-2008, 10:38
anche qui?
io davvero non ti capisco...
pur di DIFENDERE prodi e la fiat...ti attacchi alle parole di chi?
dell'ad fiat..
ma cosa doveva dire romiti?? prodi non ha mai voluto vendere a ford e voleva regalarla a noi????
eddai un po di serietà
Quindi secondo te tutta la decisione era in mano a Prodi?
Che poi alcune analisi, come quella dell'articolo del Corriere che ho postato prima, hanno affermato che le offerte non erano poi così lontane nel senso che la Fiat dava più sicurezza almeno per quanto riguarda il destino dei lavoratori e la quota di partecipazione azionaria.
Il fatto che dopo gli accordi siano stati onorati solo in minima parte, questo è colpa di chi negli anni doveva vigilare.
^TiGeRShArK^
12-05-2008, 12:35
Ma il presidente dell'iri, chiunque fosse stato, era strettamente dipendente dal potere politico, quindi hai voglia ad avere ferma volontà
;)
E' da circa un mese che sto provando a spiegarlo :p
chiaramente il tutto vale anche quando si cerca di attribuire a RP meriti non suoi sulla gestione dell'iri , in generale ;)
i boiardi di stato sono sempre esistiti , in Italia
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