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View Full Version : Quella Napoli eroica e spontanea che combatte il nemico


dasdsasderterowaa
17-02-2008, 14:07
Quella Napoli eroica e spontanea che combatte il nemico

di Beppe Benvenuto

Fonte: http://www.loccidentale.it/node/13427

Sotto il Vesuvio spesso il tragico si trasforma in commedia. Così, anche quando si alzano barricate e il popolo si arma e si ribella, non è raro che lo sbocco poi sfiori il faceto quando non si rovesci addirittura in farsa. Un po’ sotto la voce farsa, in effetti, passano molti degli sbotti antisistema della storia moderna del capoluogo campano. A cominciare da Masaniello, la cui rivoluzione, persino a certi studiosi locali (vedi, ad esempio, il crociano Gino Doria), suonava piuttosto come una burla. Lo stesso terribile moto liberale del 1799, con il grosso della classe elevata partenopea decapitato o messo fuori uso, ha i suoi detrattori. Non parliamo poi dell’insurrezione del 1848, sedata, al momento opportuno, senza eccessiva pena dallo stesso Borbone contro cui era iniziata.

Insomma, fama e fortune altalenanti accompagnano presso i posteri i passaggi critici della napoletanità. Niente di strano pertanto che questa sorte tocchi anche a un dei momenti più fulgidi della recente storia patria. Il riferimento è alle quattro giornate di Napoli, ovvero a quelle settantasei ore, “dall’alba del 28 settembre all’antipomeriggio dell’1 ottobre” del 1943 in cui praticamente l’intera città si levò contro gli occupanti germanici, costringendoli a battere in ritirata. Prende le parti dei napoletani un bel libello di Giovanni Artieri intitolato appunto Le Quattro giornate. Breve storia di un’epopea, appena riproposto per i tipi della fiorentina Le Lettere. Si tratta di un vecchio studio, meglio di un schizzo in cui l’autore, partenopeo e giornalista di razza, perora il carattere autonomo e spontaneo dell’insurrezione anti tedesca: “I documenti e le prime trattazioni sulle ‘Quattro giornate’ asseverano, senza possibilità di equivoci, la nessuna premeditazione della rivolta, il suo lento e slegato formarsi in punti differenti dell’abitato, la sua rapida disseminazione per la città e la periferia, il suo coagularsi in azioni sempre più serrate, sempre più coerenti e intense…”. Tanto da poter affermare che alla Quattro giornate “mancò solo il tempo per diventare da guerriglia” a “vera e propria guerra”. Insomma circa il primo abbrivio dell’incipiente Resistenza.

Artieri ragiona poi sulle cause dell’implosione. Ricorda le sofferenze patite dai residenti. Bersaglio dall’inizio della guerra di ben 115 bombardamenti alleati con un passivo di ventimila fra morti e feriti, a cui va aggiunta la massiccia devastazione di monumenti “cari e rari della loro storia”. Al dunque, una città allo stremo, nascosta perlopiù in grotte e gallerie, “dove la maggior parte della popolazione s’era ridotta a menare una fetida e agglomerata vita cavernicola”. La miccia al malcontento arriva però dagli ex alleati e dalla loro dissennata politica. E tocca al comandante, colonnello Scholl, la palma del provocatore principe. Con i suoi bandi mette, infatti, alla disperazione una cittadinanza già provatissima. Fame e sete faranno il resto. La rottura è tuttavia improvvisa e si sviluppa “lungo l’asse costituito dalla strada di Toledo”. Ben presto attraversa i quartieri e le classi sociali. “L’unione”, osserva Artieri, “dell’elemento popolare e borghese era diffusa e perfetta ovunque”. Naturalmente gesta nobili e momenti bassi si mescolano. Ma all’autore preme soprattutto ribadire che l’“insurrezione era nata come un fiore di campo: da sé”. E a conferma del suo carattere nobilmente spontaneo è il comportamento successivo di capi e combattenti: “nessuno… avanzò pretese a ricompense, sbandierò ferite o mutilazioni”. Quindi, il succo morale della storia. Riassumibile in una semplice verità: quella secondo cui la vera virtù di Napoli, è la stessa della sua maschera, Pulcinella, “che ‘dice e fa cose serie ridendo’”.