View Full Version : Italia, crimini in aumento
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Italia, sempre più delitti
Dal 2001 i crimini continuano a crescere: un boom dopo l'indulto
LUCA RICOLFI
Non so se abbia fatto male o bene l’onorevole Violante a convocare 23 direttori di radio e tv per invitarli a non spaventare l'opinione pubblica con i loro servizi sulla criminalità.
Quel che so, però, è che il ragionamento da cui pare essere partito è incompatibile con quel che si sa sull’andamento della criminalità in Italia.
Il ragionamento, ridotto all’osso, è il seguente.
Le indagini demoscopiche segnalano un aumento della paura del crimine, mentre i dati segnalano una diminuzione dei delitti: che la colpa sia (come il solito) dell’informazione?
Vediamo allora quel che si sa sull’andamento dei delitti in Italia.
Dal 1946 a oggi il numero di delitti per abitante ha avuto notevoli oscillazioni, ma la tendenza è sempre stata all’aumento: i delitti erano circa 71 ogni 10 mila abitanti negli Anni 50, sono saliti leggermente negli Anni 60, sono cresciuti impetuosamente e ininterrottamente nei due decenni successivi, dall’inizio degli Anni 70 ai primi Anni 90, in cui hanno toccato il massimo storico.
Nel quindicennio della seconda Repubblica il numero dei delitti ha cominciato a oscillare intorno ai 2 milioni e 400 mila all'anno, ma a partire dal 2001 ha ripreso a salire costantemente e nei due semestri post-indulto ha toccato un nuovo massimo storico: quasi 2 milioni e 800 mila delitti l'anno.
In breve, se negli ultimi anni l’informazione ha spaventato la gente, lo ha fatto in sintonia e non contro i dati «oggettivi».
Da dicembre scorso, tuttavia, sugli organi di informazione hanno cominciato a circolare alcune tabelle fornite dal ministero dell'Interno, che indicano una diminuzione dei delitti (-9,8%) nel secondo semestre del 2007.
E qui, devo dire, ha ragione l’onorevole Violante a sgridare i giornalisti: non tutti hanno fatto fino in fondo il loro mestiere.
Ma non per aver alimentato paure ingiustificate, bensì per la ragione opposta: perché hanno dato credito, troppo credito, alle cifre del governo.
Vediamo come mai.
Primo: i dati diffusi dal governo a dicembre non potevano riferirsi all’intero secondo semestre dell’anno per il buon motivo che il secondo semestre non era ancora concluso.
Secondo: le cifre del ministero non sono dati, bensì previsioni del ministero stesso basate sulle informazioni parziali disponibili al momento di predisporre le tabelle per i giornalisti (il ministero stesso dichiara che per il secondo semestre 2007 i dati utilizzati si fermano al 30 novembre).
Terzo: l’esperienza degli ultimi anni dimostra che i dati provvisori diffusi dal ministero sono sempre sottostimati (e quindi ottimistici), presumibilmente perché alcuni uffici periferici non trasmettono tempestivamente tutti i dati.
A questo proposito vale la pena ricordare l’ultimo infortunio statistico occorso al ministro dell’Interno: nell'agosto del 2006, da poco insediato nel suo dicastero, il neo-ministro Amato informò compiaciuto i giornalisti che finalmente i delitti stavano diminuendo, del 4,6% per la precisione.
Quindici mesi dopo (ottobre del 2007), con l’arrivo dei nuovi dati ufficiali, si scoprì che i delitti non erano diminuiti bensì aumentati (del 2,0%): nel rapporto di Ferragosto 2006, al ministero erano sfuggiti ben 86.607 delitti commessi nel semestre allora appena trascorso, un numero più che sufficiente per ribaltare una tendenza.
Ovviamente nessun membro del governo convocò i giornalisti per rettificare i dati, e la notizia dell'aumento dei delitti rimase quindi nella penombra.
Come stanno le cose oggi?
Tutto quel che sappiamo è che i delitti sono in costante aumento dal 2001, e che dopo l’indulto il loro tasso di crescita ha subito una brusca accelerazione (dal 2,5 al 14,4%).
Questo è tutto quel che si può dire finché si usano dati e non stime o previsioni.
Se poi proprio si vogliono usare le previsioni governative sul secondo semestre del 2007, quasi certamente errate per difetto, possiamo dire che all’inizio di dicembre il governo prevedeva che nel secondo semestre i delitti sarebbero stati 1.323.118 (curioso, dopo l’infortunio del 2006, fornire delle previsioni precise all’unità ...).
E’ tanto? E’ poco? Ognuno giudichi per proprio conto.
Quel che è certo è che il dato previsto per il secondo semestre 2007 è minore del dato registrato nel secondo semestre del 2006, ma maggiore dell’ultimo dato pre-indulto comparabile, ossia quello del secondo semestre 2005, in cui il numero dei delitti aveva praticamente eguagliato il record assoluto del 2003.
Insomma, l’unico modo per sostenere che i delitti sono in diminuzione è sostituire i dati effettivi con delle previsioni (fatte dal governo), e inoltre assumere come termine di paragone un semestre - il secondo del 2006 - assolutamente anomalo, in quanto gonfiato dal picco dei delitti nei mesi immediatamente successivi all’indulto.
Che oggi, in Italia, le paure della gente siano perfettamente giustificate non significa, naturalmente, che una parte di quelle paure non possa dipendere anche dal modo in cui giornali, radio e televisioni informano (o non informano) i cittadini. Su questo, però, per fortuna sappiamo molte cose.
Per parte mia vorrei solo ricordarne una: a quel che risulta dalle inchieste demoscopiche, nell’Italia della seconda Repubblica le oscillazioni dei timori della gente dipendono soprattutto da chi è al governo e chi all’opposizione.
Quando all’opposizione c’è la sinistra, la paura del crimine diminuisce perché la sicurezza non è un tema adatto alla propaganda di sinistra, quando invece - come oggi - all’opposizione c’è la destra la paura del crimine aumenta perché la sicurezza è un tema congeniale alla destra stessa.
Insomma, è la politica a fare l’agenda dei media, più di quanto siano i media a regolare gli umori della gente.
Il guaio è che nulla assicura che l’alternanza fra destra e sinistra sia ben sincronizzata con l’andamento effettivo dei delitti: alla fine degli Anni 90, con la destra a fare opposizione, la paura era tanta nonostante i delitti fossero in netto calo, negli anni del governo Berlusconi, con la destra al governo e la sinistra a fare opposizione, la paura era (relativamente) poca nonostante i delitti fossero in netto aumento.
Oggi, miracolosamente, la percezione e la realtà sono finalmente in armonia fra loro. E’ vero, se la gente ha paura è anche perché la destra soffia sul fuoco, ma le «percezioni» della gente - purtroppo - una volta tanto sono in linea con la dura realtà dei dati.
12/1/2008
cosa ci aspettiamo? tiriamo fuori i criminali :rolleyes:
Charonte
13-01-2008, 10:08
sara sempre peggio ogni anno che passa
si salvi chi puo
Ma delitto non presuppone l'uccisione di una persona? :mbe:
Non è che i dati si riferiscono al numero di crimini commessi?
Jammed_Death
13-01-2008, 10:45
che sorpresa! io pensavo che liberando i criminali sarebbe diminuito il prezzo del petrolio :confused:
Killer Application
13-01-2008, 10:45
grazie romano! grazie presidente!
bene, avanti così!
DVD_QTDVS
13-01-2008, 10:47
L'indulto è una causa, l'ingresso di migliaia di immigrati anche.
anche l'impoverimento generale contribuisce, come un governo incapace
perfino di eliminare un pò di spazzatura... :rolleyes:
Ma delitto non presuppone l'uccisione di una persona? :mbe:
Non è che i dati si riferiscono al numero di crimini commessi?
delìtto [de'litto]
s.m.
1 sm
violazione grave di una norma penale per la quale siano previste le pene dell'ergastolo, della reclusione, della multa
2 sm
grave mancanza verso qualcuno [anche in senso figurato]
Perchè non mi stupisce ? :rolleyes:
indelebile
13-01-2008, 10:52
a tutti quelli che ringraziano tal governo, Leggere bene articolo soprattutto la parte finale
Quando all’opposizione c’è la sinistra, la paura del crimine diminuisce perché la sicurezza non è un tema adatto alla propaganda di sinistra, quando invece - come oggi - all’opposizione c’è la destra la paura del crimine aumenta perché la sicurezza è un tema congeniale alla destra stessa.
Insomma, è la politica a fare l’agenda dei media, più di quanto siano i media a regolare gli umori della gente.
Il guaio è che nulla assicura che l’alternanza fra destra e sinistra sia ben sincronizzata con l’andamento effettivo dei delitti: alla fine degli Anni 90, con la destra a fare opposizione, la paura era tanta nonostante i delitti fossero in netto calo, negli anni del governo Berlusconi, con la destra al governo e la sinistra a fare opposizione, la paura era (relativamente) poca nonostante i delitti fossero in netto aumento.
Oggi, miracolosamente, la percezione e la realtà sono finalmente in armonia fra loro. E’ vero, se la gente ha paura è anche perché la destra soffia sul fuoco, ma le «percezioni» della gente - purtroppo - una volta tanto sono in linea con la dura realtà dei dati.
LotharInt
13-01-2008, 10:53
tutto vero ahimè, ormai a Roma in alcune zone sembra terra di nessuno...ho notato un fortissimo incremento della paura della gente rispetto agli anni 90,specialmente per la microcriminalità (furti,scippi,violenze,spaccio) e del tutto giustificata e , doveroso ammetterlo, in (gran) parte correlata al flusso immigratorio. Prevedo tempi bui.
DVD_QTDVS
13-01-2008, 10:57
tutto vero ahimè, ormai a Roma in alcune zone sembra terra di nessuno...ho notato un fortissimo incremento della paura della gente rispetto agli anni 90,specialmente per la microcriminalità (furti,scippi,violenze,spaccio) e del tutto giustificata e , doveroso ammetterlo, in (gran) parte correlata al flusso immigratorio. Prevedo tempi bui.
Il problema è anche che non ti puoi difendere... :rolleyes:
Criminalità, quando
la percezione diventa reale
di ILVO DIAMANTI
LA COMMISSIONE affari istituzionali, presieduta da Luciano Violante, nei giorni scorsi ha invitato i direttori delle testate giornalistiche e delle reti televisive nazionali a spiegare perché la paura della criminalità continui a crescere mentre il fenomeno tende a ridimensionarsi.
Implicita - e neanche troppo - l'idea che la principale responsabile sia l'informazione televisiva. L'iniziativa ha provocato, da parte dei direttori e dei dirigenti radiotelevisivi, reazioni irritate. Largamente comprensibili e, a nostro avviso, giustificate. Tuttavia, la questione è sicuramente importante. E merita di essere affrontata, una volta di più.
Partendo dal problema di base: il divario fra i dati e le percezioni. Esiste davvero? A nostro avviso sì. L'abbiamo sostenuto altre volte e lo ribadiamo in questa sede. Anche se le statistiche variano, in base alla fonte e al dato rilevato. Si tratti del ministero dell'Interno, dell'Istat, di Eures-Ansa, delle autorità giudiziarie oppure, direttamente, delle Forze dell'ordine.
Comunque, negli ultimi quindici anni il numero dei reati, nell'insieme, non è cambiato. Semmai, in alcuni casi, particolarmente significativi, è calato. Dal 1991 al 2006, gli omicidi volontari si sono ridotti a un terzo (ministero dell'Interno): da 3,3 a 1,1 per 100mila abitanti. I furti in abitazione sono passati dallo 3,6 a 2,4 per mille abitanti. Gli scippi da 1,3 a 0,4 per mille abitanti. Sono cresciute, invece, le rapine: da 0,7 a 0,9 per 1000 abitanti. La percezione della minaccia criminale, invece, negli ultimi dieci anni è cresciuta in modo prepotente.
Nel 1997, l'Osservatorio Ispo (curato da Renato Mannheimer) faceva emergere come il 16% degli italiani indicasse la "criminalità" fra i due problemi più urgenti da affrontare. Due anni dopo, la quota di persone che riteneva urgente lo stesso problema raddoppiava: 35%. Più o meno la stessa percentuale rilevata nel 2002 (in una lista di temi un po' diversa) da Demos. La cui indagine più recente (novembre 2007) pone la "criminalità" al primo posto fra le preoccupazioni degli italiani (40%).
Aggiungiamo che questa tendenza non è specificamente italiana, ma da noi risulta più acuta che altrove. Nell'indagine di Eurobarometro, condotta nello scorso autunno, la criminalità è considerata un problema prioritario dal 24% della popolazione, nell'insieme dei 27 Paesi della Ue; un dato stabile rispetto alla rilevazione primaverile. In Italia la stessa preoccupazione è, invece, denunciata dal 33% dei cittadini. Cinque punti percentuali in più rispetto al precedente sondaggio.
Il divario fra la misura e la percezione della criminalità, a nostro avviso, esiste. Ma spiegare l'insicurezza come un prodotto dell'informazione televisiva è sicuramente sbagliato.
1. In primo luogo, si tratta di una lettura riduttiva, fondata su termini e concetti che, negli ultimi anni, hanno cambiato significato, in modo profondo. Per quel che riguarda il fenomeno della "criminalità", le comparazioni con il passato sono improprie (lo ha notato, di recente, Nando Pagnoncelli). Trascurano il peso, dominante, dei reati che minacciano l'intimità, il domicilio, l'incolumità delle persone. Riassunti nelle definizioni di "microcriminalità" o di criminalità "comune". Ma per la gente "comune" questi reati, commessi negli ambienti di vita quotidiana, costituiscono, la vera "macro-criminalità". Gli stessi omicidi volontari (dimezzati dal 1990 al 2005: da 1695 a 601: Rapporto Eures-Ansa, 2006), d'altronde, avvengono soprattutto nella cerchia familiare e amicale (40%). Il senso di insicurezza è, quindi, cresciuto perché i reati di gran lunga più diffusi ci insidiano direttamente, da vicino. Personalmente. Noi, la nostra casa, i nostri cari.
2. Anche per quel che riguarda le responsabilità dell'informazione televisiva, occorre precisare. Di certo, la televisione è, oggi, il primo e principale mezzo di informazione. L'87% degli italiani afferma di seguire, ogni giorno, le notizie in tivù (Demos-coop, novembre 2007). Tuttavia, lo spazio dedicato dai telegiornali alla "nera" è limitato. Si va dal 2-3% del tempo complessivo, nel 2007, su Tg1, Tg3 e Tg4, fino al 4-5% sul Tg2 e su Studio Aperto (dati Geca Italia). Una frazione troppo piccola per incolparli di aver distorto la percezione degli italiani. E', semmai, utile allargare il campo all'intero sistema della comunicazione. Per quel che riguarda la televisione: ai rotocalchi di approfondimento, ai programmi che miscelano informazione e intrattenimento, alle trasmissioni popolari del pomeriggio e del mattino. E' qui che i delitti di vita quotidiana occupano maggiore spazio. Al punto da divenire sequel di successo.
Inoltre, non dobbiamo trascurare gli altri media. I quotidiani e i settimanali. Non solo perché si rivolgono a un settore particolarmente informato. Ma perché, da quando si è affermata l'informazione su Internet, intervengono sui fatti, in tempo reale. Perché, inoltre, i giornalisti televisivi impostano i notiziari incalzati (e influenzati) dalle edizioni on-line dei quotidiani e dai tg delle reti satellitari (Sky e Rai-News 24, in primo luogo).
3. Tuttavia, ricondurre lo scarto fra realtà ed emozione al ruolo (e alle responsabilità) dell'informazione significa ignorare almeno altri due "colpevoli". Altrettanto significativi. Il primo è il cambiamento del paesaggio urbano e sociale. Il rarefarsi delle reti di solidarietà, dei contatti personali, della fiducia. Le risorse che rendevano più "sicuro" il mondo intorno a noi. Ne abbiamo parlato altre volte: quando non conosciamo chi abita intorno a noi, viviamo chiusi in casa, blindati (porte, finestre, mura), armati, difesi da cani da guardia che ci separano dagli altri; quando il territorio circostante diventa inguardabile e inospitale.
Allora, è difficile non sentirsi inquieti, impauriti. Sperduti. Allora i media diventano sempre più importanti, perché costituiscono il principale, spesso unico canale di relazione con il mondo. E trasferiscono in casa nostra il mondo, con i suoi molteplici motivi di tensione e di paura.
Il secondo "colpevole" è l'ambiente che, nei giorni scorsi, ha "chiamato a rapporto" l'informazione radiotelevisiva: la classe politica. Perché, da un lato, usa la sicurezza e l'insicurezza come armi improprie, per catturare consensi. Alimentando e usando le paure come bandiere e, spesso, come clave. Mentre, dall'altro, non è estranea al sistema mediatico. Al contrario. I politici: sui media, li incontri ovunque.
Soprattutto in tivù. Quando si discute di immigrazione e del costo della vita. Quando irrompono i rifiuti di Napoli. Ma anche nella saga infinita dei delitti "di fuori porta". A Cogne, Garlasco, Erba, Perugia. I politici: pronti a tutto pur di conquistare qualche minuto sugli schermi. Basterebbe chiedere ai direttori delle testate radiotelevisive (giornalistiche e non) quante telefonate ricevano, ogni giorno, da politici (destra o sinistra, non c'è differenza) bramosi di esternare i loro sentimenti e le loro opinioni sui fatti del giorno. In altri termini: di apparire.
Dietro allo scarto fra le misure e la percezione dell'insicurezza, quindi, non ci sono i tg o la tivù in sé. Ma il diverso rapporto fra comunicazione, informazione e vita quotidiana. Che è divenuto diretto e immediato. Le informazioni fluiscono in tempo reale e raggiungono le persone in ogni momento. Per cui, viviamo in un eterno presente. Gli eventi fluiscono, senza soluzione di continuità. Qualcuno sovrasta gli altri. Per una settimana, un giorno, magari un solo minuto.
Il ruolo di chi fa informazione, nel mondo dell'iperinformazione, per questo, è determinante. Nella babele di notizie, che fluiscono senza sosta, i media fissano il punto su cui si concentra l'attenzione di tutti. Come una torcia nella notte - ha suggerito Zygmunt Bauman - illuminano un fatto, un evento, una persona. Assecondati, anzi, sollecitati dal sistema politico, che da tempo ha sostituito la partecipazione con la comunicazione. E ha bisogno di dare un volto, un'identità, un nome all'incertezza incerta che alita nell'aria. E inquieta tutti. Certo, la realtà conta, ci mancherebbe. Ma, per "imporsi", deve bucare la notte.
Incendiare il buio. Altrimenti la notte, dopo un po', cala di nuovo e inghiotte tutto e tutti. E' questo il pericolo da evitare: che la "percezione" sia l'unico "fatto" significativo. Come ha rammentato Ezio Mauro, nel suo viaggio a Torino, intorno alla Thyssen. Dove ha incontrato gli operai. Invisibili, da tempo. Per diventare visibili hanno dovuto bruciare. In sette. Come torce. Ora che si sono "spenti", c'è il rischio che il buio li inghiotta di nuovo.
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-2/criminalita-percezione/criminalita-percezione.html
LotharInt
13-01-2008, 11:00
Il problema è anche che non ti puoi difendere... :rolleyes:
ci dovremo passare pure noi come prima ci sono passati altri, prima o poi la situazione si stabilizzerà, ma a quale prezzo? in questo paese se non succede qualcosa di tragico non si prendono provvedimenti..
che sorpresa! io pensavo che liberando i criminali sarebbe diminuito il prezzo del petrolio :confused:
Lol e quello che credevo anche io !
nomeutente
14-01-2008, 11:19
Certamente l'indulto ha avuto un peso.
Tuttavia, per affrontare seriamente l'argomento è necessario tenere presente un trend storico di più lunga durata e distinguere il tipo di crimine.
Per chi vuole, c'è il rapporto ufficiale sulla criminalità da '68 in poi, reso pubblico nel giugno del 2007:
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/sicurezza/0993_20_06_2007_Rapporto_Sicurezza_2006.html
I dati del Rapporto in breve
Diminuiscono gli omicidi, in aumento furti e rapine. Il Rapporto sulla criminalità in Italia, presentato oggi al Viminale dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, analizza l'andamento dei reati violenti e contro il patrimonio nell'arco di 40 anni (dal 1968 al 2006). Negli ultimi anni il numero di omicidi è "notevolmente diminuito" fino a registrare il minimo storico nel 2005 (601 unità), per poi attestarsi a 621 nel 2006, un livello più basso del 2004 e di tutti gli anni precedenti.
Interessante il 'caso' Napoli. Dal Rapporto emerge che il 2006, diversamente dalla "immagine che è passata sui media", è "in realtà uno degli anni con i tassi più bassi" per quanto riguarda questo reato: 3,3% contro il 3,8% del 2005 e il 5,3% del 2004.
Il Rapporto sulla criminalità in Italia 2006 è stato realizzato sulla base di un lavoro complesso, condotto con criteri scientifici e con la collaborazione del gruppo di lavoro che fa capo al Prof. Marzio Barbagli.
La lettura e l’interpretazione dei dati che riguardano la criminalità richiedono maggiori cautele rispetto agli altri dati statistici, per diverse ragioni tra le quali l’alta percentuale di reati non denunciati. Il Rapporto tiene conto, laddove possibile, di questo “numero oscuro”.
E’ stata poi fatta una scelta di serietà scientifica analizzando la criminalità con uno sguardo di medio periodo, poiché i cambiamenti nella frequenza con cui avvengono i reati sono tendenzialmente lenti e spesso variazioni contingenti e modeste possono dare l’impressione di una crescita o di una diminuzione che invece risultano increspature di una tendenza. Solo nel lungo periodo – misurabile almeno in decenni – si stabilizzano dunque i 'trend' e si possono apprezzare e misurare in modo metodologicamente consapevole linee di tendenza, oscillazioni, picchi e cadute.
Due le fonti statistiche ufficiali di cui si dispone sull’andamento dei reati: la statistica prodotta dagli uffici giudiziari e riferita ai reati per i quali l’Autorità Giudiziaria ha iniziato l’azione penale e la statistica costituita dai reati denunciati alla Magistratura dalle Forze di polizia, tenendo presente che il vecchio sistema di trasmissione all’Istat dei dati relativi alle denunce sul modello 165 è stato sostituito, nel 2004, con il nuovo sistema di rilevazione SDI, acronimo di Sistema di Indagine, molto diverso e assai più efficiente e ricco di informazioni.
Sul sito del ministero c'è una sintesi di 36 pagine in pdf.
tdi150cv
14-01-2008, 11:28
l'ingresso di migliaia di immigrati anche.
RAZZISTA ! :p :D
~ZeRO sTrEsS~
14-01-2008, 11:36
l'aumeto dei crimini é in relazione alla povertá di un paese, ció significa che sempre piú persone non hanno abbastanza soldi per vivere nella media del paese.
Il che molto grave imho...
Cmq penso che ovunque i crimini siano in aumento, anche perché si dovrebbe calcolare nell'aumento dei crimini, la crescita di ogni societá... se prima ne erano dimeno era anche perché ci stavano meno persone...
nomeutente
14-01-2008, 12:21
L'indulto è una causa, l'ingresso di migliaia di immigrati anche.
RAZZISTA ! :p :D
Non credo che qualcuno si sia mai preso del razzista per aver detto le cose come stanno.
E le cose stanno così:
- gli irregolari delinquono molto più degli autoctoni
- i regolari delinquono come gli autoctoni o anche meno
Quindi "ingresso di migliaia di immigrati", in sé, non significa molto: bisogna chiarire se parliamo di regolari o di irregolari.
roverello
14-01-2008, 14:32
Non credo che qualcuno si sia mai preso del razzista per aver detto le cose come stanno.
E le cose stanno così:
- gli irregolari delinquono molto più degli autoctoni
- i regolari delinquono come gli autoctoni o anche meno
Quindi "ingresso di migliaia di immigrati", in sé, non significa molto: bisogna chiarire se parliamo di regolari o di irregolari.
Se uno scrive immigrato voleva dire immigrato, altrimenti scriveva irregolare. Se poi voleva dire irregolare è bene che prima di scrivere si chiarisca le idee.
E' effettivamente vero che gli irregolari delinquono di più nei reati che hanno un riflesso immediato sulla percezione di sicurezza.
Ad esempio nella mia città hanno messo al fresco un certo numero di imprenditori e banchieri (non bancari) che riciclavano i soldi evasi (fondi neri) attraverso triangolazioni con San Marino.
Ciò non ha aumentato l'insicurezza percepita. Eppure hanno contestato anceh l'associazione per delinquere.
Se i reati finanziari-monetari e l'evasione fiscale fossero percepiti come un delitto invece che come un merito allora gli immigrati e/o irregolari scompaiono dalla classifica d'incanto.
nomeutente
14-01-2008, 14:39
E' effettivamente vero che gli irregolari delinquono di più nei reati che hanno un riflesso immediato sulla percezione di sicurezza.
Questo senz'altro... lo ripeto sempre, ma questa volta mi sono astenuto perché sono stufo di dire sempre le stesse cose.
Di fatto gli immigrati irregolari hanno il triste primato in aree ben specifiche come i furti o lo spaccio di droga, cioè i reati da poveracci: quelli dei colletti bianchi sono ovviamente a loro preclusi.
Questo senz'altro... lo ripeto sempre, ma questa volta mi sono astenuto perché sono stufo di dire sempre le stesse cose.
Di fatto gli immigrati irregolari hanno il triste primato in aree ben specifiche come i furti o lo spaccio di droga, cioè i reati da poveracci: quelli dei colletti bianchi sono ovviamente a loro preclusi.
Cioè commettono i reati di sangue, che sono i più gravi.
L 'Insider trading ad esempio è giusto che venga punito, ma non uccide.
nomeutente
14-01-2008, 16:08
Cioè commettono i reati di sangue, che sono i più gravi.
Lo spaccio di droga non è un reato di sangue (vabbé... si muore anche di droga ma non è come accoltellare una persona).
E nemmeno il furto con destrezza è un reato di sangue.
Al limite possiamo discutere delle rapine, ma le percentuali in merito sono diverse rispetto a furti o spaccio di droga: se per quest'ultimo reato la quasi totalità dei denunciati è immigrata, nel caso delle rapine non è così.
nomeutente
14-01-2008, 16:11
Anzi, nota curiosa: i primi stranieri a fare rapine in banca (che rappresentano l'1% del totale dei denunciati e il 15% degli stranieri denunciati per rapine in banca) sono i tedeschi! :eek:
Leggetevi quel rapporto: si scoprono cose interessanti :D
x fortuna che ci sono gli esperti a dire queste cose .. altrimenti non me ne sarei mai accorto.. :cool: :mc:
Lo spaccio di droga non è un reato di sangue (vabbé... si muore anche di droga ma non è come accoltellare una persona).
E nemmeno il furto con destrezza è un reato di sangue.
Al limite possiamo discutere delle rapine, ma le percentuali in merito sono diverse rispetto a furti o spaccio di droga: se per quest'ultimo reato la quasi totalità dei denunciati è immigrata, nel caso delle rapine non è così.
Se incontri un insider trader, o uno che in borsa viola le regole della Consob per la strada, non hai motivo di avere paura.
Se ti stazionano davanti al portone di casa gli spacciatori, molti hanno paura.
Sono in entrambi i casi reati penali, ma c'e' poco da fare, i secondi sono senz'altro piu' disagevoli per la gente comune.
Ovvio che indirettamente anche i criminali in colletto bianco causano un grande danno ad ogni cittadino, ma quei reati che fanno avere paura di uscire di casa o di mandare i bimbi vadano a scuola , sono sicuramente piu' abietti.
E nell' 80% sono causati da immigrati.
nomeutente
14-01-2008, 16:29
Se incontri un insider trader, o uno che in borsa viola le regole della Consob per la strada, non hai motivo di avere paura.
Se ti stazionano davanti al portone di casa gli spacciatori, molti hanno paura.
Beh, allora non stiamo parlando di reati di sangue ma di reati che destano allarme sociale. In tal caso, penso non ci sia molto da dire: sono il primo a confermare (ma non penso ce ne sia bisogno) che i clandestini destano molto allarme sociale in relazione al tipo di reati che compiono.
In merito allo spaccio di droga, comunque, è un mercato: c'è chi vende e c'è chi compra. Spiace, ma se i nostri italianissimi rampolli non si impasticcassero, i marocchini non spaccerebbero droga. E non vale il contrario: se non ci fossero i marocchini a spacciare, ci sarebbero gli italiani a spacciare, perché il commercio di droga è un mercato che interessa anche alla nostra criminalità organizzata, quindi in un modo o nell'altro continuerebbe a spacciare.
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