LightIntoDarkness
07-12-2007, 09:27
Fatih Birol/IEA: "Il nuovo ordine energetico". (http://petrolio.blogosfere.it/2007/12/fatih-biroliea-il-nuovo-ordine-energetico.html)
Là dove non arrivano i giornali, arriviamo noi. Non si proferisce verbo nel mondo petrolifero che non si riesca in qualche modo a sapere.
Così, il nostro agente all'Avana di TOD (http://europe.theoildrum.com/node/3336)è riuscito ad infilarsi allo Shell Centre a Londra per assistere ad un meeting con nientemeno che con Fatih Birol, capo economista e responsabile della divisione affari economici alla International Energy Agency. Quello che ha ascoltato è davvero sconcertante: eccone qualche estratto.
Siamo sull'orlo di un nuovo ordine energetico. Dal fronte dell'offerta, la produzione non-OPEC ha raggiunto il picco, cosa non buona per le compagnie petrolifere: saranno infatti le compagnie nazionali a determinare la futura produzione. Tra oggi e il 2030, Cina e India rappresenteranno il 70% della nuova domanda.
Continuando così, il futuro è dei combustibili fossili, con una crescita delle emissioni del 57% per il 2030 e un disastroso aumento della temperatura di ben 6 gradi.
Strettamente riguardo al petrolio, sottolinea che molti giacimenti iraniani sono in pesante declino, fino al 20% annuo, e che anche il gas russo non si sente tanto bene. Arriva ad insinuare che la Russia non sarà in grado di onorare i contratti nei prossimi anni, il che è plausibile visto che, come sappiamo, i giacimenti di gas declinano di botto. Riguardo al petrolio, sostiene ancora:
Occorrono 23,9 milioni di barili al giorno entro il 2015 per rimpiazzare l'attuale declino dei pozzi. Sappiamo che i progetti di estrazione nel mondo attualmente prevedono ulteriori 25 milioni di barili al giorno, e ce ne vorrebbero altri 12,5, o una crisi di produzione non potrà essere esclusa. Se la produzione sarà invece inaspettatamente inferiore, allora siamo in seri guai. Se questi progetti non arrivano in tempo, il treno del nostro sistema energetico deraglierà.
Ora io spero che ci si renda conto di cosa ciò significhi. Costui è forse la maggiore autorità istituzionale mondiale del settore energetico, a capo dell'IEA. Parlava alla Shell, e non a un collettivo di catastrofisti.
Birol ha appena lanciato l'allarme sul picco del petrolio, ammettendo che il mondo sarà a malapena capace di rimpiazzare la perdita di produzione con nuovi progetti che solo un roseo ottimismo può dare per scontati entro il 2015.
Se consideriamo inoltre che il responsabile del crisis management della IEA, ad un'intervista televisiva (http://europe.theoildrum.com/node/3331), ha appena ammesso che la domanda ha superato l'offerta, capiamo che il massimo organismo mondiale dell'energia sta suonando campane e fischietti per farci intendere la situazione il prima possibile. O almeno, per farla intendere a chi di dovere. Che non siamo noi... ma chi deve capire, capirà?
E soprattutto, verrà almeno a saperlo?
Là dove non arrivano i giornali, arriviamo noi. Non si proferisce verbo nel mondo petrolifero che non si riesca in qualche modo a sapere.
Così, il nostro agente all'Avana di TOD (http://europe.theoildrum.com/node/3336)è riuscito ad infilarsi allo Shell Centre a Londra per assistere ad un meeting con nientemeno che con Fatih Birol, capo economista e responsabile della divisione affari economici alla International Energy Agency. Quello che ha ascoltato è davvero sconcertante: eccone qualche estratto.
Siamo sull'orlo di un nuovo ordine energetico. Dal fronte dell'offerta, la produzione non-OPEC ha raggiunto il picco, cosa non buona per le compagnie petrolifere: saranno infatti le compagnie nazionali a determinare la futura produzione. Tra oggi e il 2030, Cina e India rappresenteranno il 70% della nuova domanda.
Continuando così, il futuro è dei combustibili fossili, con una crescita delle emissioni del 57% per il 2030 e un disastroso aumento della temperatura di ben 6 gradi.
Strettamente riguardo al petrolio, sottolinea che molti giacimenti iraniani sono in pesante declino, fino al 20% annuo, e che anche il gas russo non si sente tanto bene. Arriva ad insinuare che la Russia non sarà in grado di onorare i contratti nei prossimi anni, il che è plausibile visto che, come sappiamo, i giacimenti di gas declinano di botto. Riguardo al petrolio, sostiene ancora:
Occorrono 23,9 milioni di barili al giorno entro il 2015 per rimpiazzare l'attuale declino dei pozzi. Sappiamo che i progetti di estrazione nel mondo attualmente prevedono ulteriori 25 milioni di barili al giorno, e ce ne vorrebbero altri 12,5, o una crisi di produzione non potrà essere esclusa. Se la produzione sarà invece inaspettatamente inferiore, allora siamo in seri guai. Se questi progetti non arrivano in tempo, il treno del nostro sistema energetico deraglierà.
Ora io spero che ci si renda conto di cosa ciò significhi. Costui è forse la maggiore autorità istituzionale mondiale del settore energetico, a capo dell'IEA. Parlava alla Shell, e non a un collettivo di catastrofisti.
Birol ha appena lanciato l'allarme sul picco del petrolio, ammettendo che il mondo sarà a malapena capace di rimpiazzare la perdita di produzione con nuovi progetti che solo un roseo ottimismo può dare per scontati entro il 2015.
Se consideriamo inoltre che il responsabile del crisis management della IEA, ad un'intervista televisiva (http://europe.theoildrum.com/node/3331), ha appena ammesso che la domanda ha superato l'offerta, capiamo che il massimo organismo mondiale dell'energia sta suonando campane e fischietti per farci intendere la situazione il prima possibile. O almeno, per farla intendere a chi di dovere. Che non siamo noi... ma chi deve capire, capirà?
E soprattutto, verrà almeno a saperlo?