View Full Version : Mafia: Lirio Abbate minacciato, trovato un ordigno
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Palermo-20:57/2491678/7&ref=hpsbdx
MAFIA: NUOVE MINACCE A UN CRONISTA, TROVATO UN ORDIGNO
Nuove minacce al cronista della sede palermitana dell'Ansa Lirio Abbate, gia' sottoposto a intimidazioni nei mesi scorsi. Due sconosciuti hanno cercato di mettere sotto la sua automobile, posteggiata nei pressi dell'abitazione del giornalista, in un quartiere popolare del capoluogo siciliano, un ordigno rudimentale costruito con un paio di contenitori di liquido infiammabile e alcuni cavi elettrici. A notarli sono stati gli agenti del "servizio di bonifica" dell'Ufficio scorte di Palermo, che da un paio di mesi proteggono il giornalista: le due persone sono comunque riuscite a far perdere le loro tracce. Per rimuovere l'involucro sono stati chiamati gli artificieri e sono state spostate le altre auto posteggiate nelle vicinanze. Il fatto risale a sabato notte, ma si e' appreso soltanto oggi ed e' stato confermato in ambienti giudiziari. L'ordigno sarebbe stato efficiente e in grado di funzionare.
Le prime situazioni di pericolo erano emerse nel corso di indagini della Squadra mobile la scorsa primavera, poco dopo la pubblicazione del libro "I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento", scritto dal cronista assieme a Peter Gomez. Poi ad Abbate erano arrivate lettere minatorie e il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza gli aveva assegnato una 'tutela'. Il giornalista, che si occupa di nera e giudiziaria, e' protetto dalla polizia ed era stato trasferito temporaneamente, per motivi di sicurezza, a Roma. A Lirio Abbate erano arrivati numerosissimi attestati di solidarieta' da esponenti del giornalismo, della politica, delle istituzioni e della societa' civile. (AGI)
(04 settembre 2007)
Dopo Saviano (http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1531697), un altro giornalista nel mirino della criminalità organizzata che ha avuto il coraggio, insieme a Peter Gomez, di denunciare il vero volto della mafia e i suoi numerosi legami con la politica e il mondo degli affari.
diabolicus
06-09-2007, 00:15
devo comprarlo sto libro..
Gran Libro,uno dei migliori nel campo...
Lirio era ben consapevole a quello a cui andava incontro e come altri che hanno raccontato fatti scomodi a cosa nostra,si accolla una croce pesante....
Minacce al giornalista Lirio Abbate dopo l'inchiesta sulla mafia. "Ho fatto solo il mio lavoro"
Prima le lettere di avvertimento, poi una bomba incendiaria sotto la macchina
Vita sotto assedio di un cronista a Palermo
"Sotto scorta in una Sicilia senza onore"
di GIUSEPPE D'AVANZO
L'arresto di Bernando Provenzano
Dice Lirio Abbate che il lavoro di cronista a Palermo o è accurato o non è. Lirio ha 37 anni, è redattore all'Ansa. Come tutti i siciliani "buoni", come tutti i siciliani migliori, non è portato a far gruppo, a stabilire solidarietà e a stabilirvisi. Sono i siciliani peggiori quelli che hanno il genio del gruppo, della "cosca", ricordava Sciascia. Sarà per questo, che Lirio se ne sta per conto suo e segue la sua strada anche se sa bene quale sarebbe il modo più conveniente per starsene in ombra, un po' in disparte e in pace. Puoi sempre scivolare lento sulla superficie dei fatti e quindi "prendere atto": prendere atto che quello è indagato per mafia; che quell'altro è stato rinviato a giudizio; che quell'altro ancora è sotto processo per favoreggiamento alle cosche; che la magistratura sempre "indaga a 360 gradi".
Nessuno te ne vorrà. È il tuo lavoro e se fai il tuo lavoro con prudenza, senza eccessi, con mediocrità, nessuno salterà su contro di te. Però, dice Lirio, che ha una compagna e un bimba di dieci mesi, questo lavoro non è accurato, non è onesto perché non racconta quel che vede e sa: "Io so, noi sappiamo chi sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi o i loro protettori. Non ho, non abbiamo bisogno di attendere una sentenza o la parola della Cassazione o un'inchiesta giudiziaria perché penso che, prima della responsabilità penale, sempre eventuale, ci sia una responsabilità sociale e politica accertabile. Se il deputato, il consigliere regionale, l'assessore, il primario, il professore universitario se ne vanno in giro con il mafioso è un fatto. Si conoscono, passeggiano sottobraccio, si baciano quando s'incontrano. È soltanto accuratezza non rinviare ai tempi di una sentenza quel racconto. È il mio lavoro dirlo ora, subito. Non sono una testa calda, non sono un estremista, sono un cronista e credo che il mio impegno sia stretto in poche parole: raccontare quel che posso documentare".
Deve essere questa convinzione che ha fottuto Lirio. Alla vigilia delle elezioni amministrative (maggio 2007), il suo metodo di lavoro deve aver messo di cattivo umore qualche capintesta moralmente opaco. La sua certosina ostinazione a ricostruire la rete di complicità "borghesi" che, per 43 anni, ha custodito la latitanza di Bernardo Provenzano non deve aver migliorato l'umore di altri. Un giorno lo chiamano in questura e gli dicono che "non si deve preoccupare, ma che sarà protetto con discrezione". Lirio si preoccupa, altroché. Cerca di capire. Capisce che sono in corso delle intercettazioni nel quartiere mafiosissimo di Brancaccio e in quelle conversazioni è saltato fuori che occorrono delle armi per fare "una sorpresa a quel rompicoglioni". Dice Lirio che, in quei momenti, quel che ti sta accadendo ti appare del tutto sproporzionato. "In fondo, sei consapevole che il tuo lavoro, per quanto meticoloso e accurato, nella migliori delle ipotesi si avvicina, senza svelarla, all'autentica realtà delle cose. Ti chiedi qual è stata la frase, il dettaglio, il nome che può avere inquietato e non sai dirlo. Puoi forse immaginarlo, non averne la certezza. Così vai avanti. Fingi che non sia accaduto niente. Tieni per te l'angoscia, senza rovesciarla su chi ti è accanto. Tanto passerà".
Non passa invece. Un giorno Lirio trova sulla sua auto "la lettera di un amico". Lo invita "a stare attento". In questura dicono che la minaccia è "molto seria", che una scorta armata lo seguirà passo passo durante il giorno. Per un cronista andarsene in giro con uomini armati è molto buffo. Il lavoro ne è irrimediabilmente pregiudicato. Quale "fonte" accetterà di incontrarti? Quale fonte ti confermerà quel che non potrebbe confermarti? Devi fermarti all'ufficialità, al "prendere atto". Dice Lirio che anche per questo, con la direzione dell'Ansa, decide di "staccare", di venir via dalla Sicilia, di starsene qualche mese a Roma, nella redazione centrale.
Lirio è tornato a Palermo soltanto dieci giorni fa e quelli subito si sono fatti sotto. Nella notte gli hanno sistemato una bomba incendiaria sotto l'auto. Il quartiere della Kalsa bloccato per ore. Polizia a sigillare la zona; artificieri per disattivare l'ordigno; vigili del fuoco preparati al peggio; carri dei vigili urbani per spostare in fretta le auto che davano impiccio e, nei giorni successivi, il silenzio di Palermo. Un silenzio freddo, scrupoloso, amaro che lo imprigiona come in una bolla d'aria. Dice Lirio che non vuole parlare di "solitudine" perché gli sembra retorico e inesatto: se ne vergognerebbe.
"In quel che mi accade" sostiene Lirio "mi sento fortunato. Sento accanto a me l'amichevole presenza dei miei colleghi di redazione. La direzione dell'Ansa è premurosa. Polizia e magistratura di più non potrebbero fare per rassicurarmi. Ma, se si esclude questo cerchio protettivo, avverto l'indifferenza della città. Un sindacato di giornalisti ha diffuso un comunicato in cui si diceva, più o meno, che - è vero - Lirio Abbate è minacciato, ma è un affare che riguarda soltanto lui perché - tranquilli - i cronisti siciliani non corrono alcun pericolo. Si può? Quest'incomprensione collettiva è un grumo di veleno e di amarezza che aggrava l'angoscia peggio della minaccia di quei vigliacchi e non parlo di me soltanto, parlo delle decine di casi che, come il mio, si consumano ogni giorno in città, nell'indifferenza di una Palermo muta che quotidianamente "prende atto" di negozi bruciati dagli estorsori che non risparmiano i piccoli e piccolissimi esercizi e finanche i distributori di benzina. Una città dove, se ti portano via l'auto o la moto, sai a chi puoi rivolgerti - tutti sanno chi è il mafioso del quartiere - per fartela restituire dietro il pagamento di una cauzione, così la chiamano. È vero, l'iniziativa di Confindustria è straordinaria. Erano dodici anni che le associazioni antiracket invocavano un gesto, un passo deciso. Ora c'è una promessa. Vedremo con il tempo se alle parole seguiranno i fatti. Però, perché prima di mandar via chi paga il pizzo non si comincia a mettere fuori da Confindustria l'imprenditore condannato per mafia? Ce ne sono. Basta guardare a Caltanissetta".
Dice Lirio che hanno ragione il capo dello Stato e il governo a chiedere che "la società civile" faccia la sua parte contro la mafia. È la parte del problema con cui egli sente di dover fare più dolorosamente i conti, oggi. "È un paradosso. Credi di dover fare in modo accurato il tuo lavoro di cronista per illuminare nell'interesse dell'opinione pubblica, di quella "società civile", gli angoli bui e sporchi del cortile di casa. Poi scopri che sei un ingenuo. Nessuno vuole guardare da quella parte, in quegli angoli - no - preferiscono voltarsi da un'altra parte anche se stai lì a tirargli la giacchetta. E allora perché lo faccio?, ti chiedi. Perché infliggo a chi mi è caro ansia, paura, apprensione e, Dio non voglia, pericoli? Perché, mi chiedo, non ascolti chi ti dice: ma chi te lo fa fare, vattene da qui, vattene subito, non ti accorgi che non vale la pena?".
La voce di Lirio sembra rompersi ora. Percettibilmente, il timbro diventa roco e trattenuto come di chi si sta sforzando di controllare un'emozione che forse è rabbia, forse è avvilimento o forse entrambe le cose. Dopo qualche secondo, Lirio dice finalmente: "Lo sai perché non decido di andarmene? Per onore. Sì, per onore! Non per il mostruoso, folle, ridicolo onore di cui si riempiono la bocca mafiosi deboli con i forti e forti con i più deboli, ma per quell'onore che mi chiede di avere rispetto di me stesso, che mi impedisce di inchinarmi alla forza e alla paura, di scendere a patti con ciò che disprezzo. Quell'onore che molti siciliani hanno dimenticato di coltivare".
(5 settembre 2007)
Giuseppe D'avanzo
Ecco un piccolo estratto pubblicato dall'espresso:
«...Enrico tu sai da dove vengo e che cosa ero con tuo padre… Io sono mafioso come tuo padre, perché con tuo padre me ne andavo a cercare i voti vicino a Villalba da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga… Ora (lui) non c’è (più), ma lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso…».
Una frase del genere, anche loro che per lavoro erano abituati ad ascoltare ogni giorno ore e ore d’intercettazioni, non l’avevano mai sentita. Sembravano le parole di un film. Dentro c’era tutto: la minaccia - «io sono mafioso» - il ricatto - «lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso» - i riferimenti ai capi storici di Cosa Nostra - Turiddu Malta, capofamiglia liberato dal carcere nel ’43 dagli americani - e la politica. Sì, la politica. Quella con la P maiuscola, perché Enrico era il figlio del senatore fanfaniano Giuseppe La Loggia: era Enrico La Loggia, dal 1996 al 2001 capogruppo di Forza Italia al Senato e poi ministro degli Affari Regionali nel governo Berlusconi. Ma a pronunciare quelle parole non era stato un attore: a scandirle con voce forte e chiara era stato, appena un mese prima di finire in manette, l’avvocato Nino Mandalà. È il 4 maggio 1998. Quel giorno il boss di Villabate sale, verso le 11 del mattino, sulla Mercedes turbodiesel di un uomo d’onore grande e grosso, dalla folta barba scura. È l’auto di Simone Castello, l’imprenditore che, fin dagli anni Ottanta, per conto di Provenzano recapita i suoi pizzini in tutta la Sicilia. I carabinieri l’hanno imbottita di microspie perché sanno che parlare con Castello significa parlare direttamente con l’ultimo Padrino. Mandalà è su di giri. Le elezioni amministrative sono alle porte, nel direttivo provinciale di Forza Italia di cui fa parte c’è fermento, le riunioni per preparare la lista dei candidati si succedono alle riunioni. Gaspare Giudice lo ha consultato per trovare un uomo da presentare per la corsa al consiglio provinciale a Misilmeri, un paesino a pochi chilometri da Villabate. Lui gli ha fornito un nome: all’ultimo momento però l’accordo è saltato, perché Renato Schifani, neoeletto senatore nel collegio di Corleone, «ha preteso, giustamente, che il candidato di Misilmeri alla provincia fosse suo, visto che Gaspare Giudice ne aveva già quattro», spiega Nino a Simone. (...)
La sua prima piccola rivincita, Nino, se l’è comunque già presa. Il candidato proposto da Schifani si è presentato in paese ma è stato respinto in malo modo. Ridendo, Mandalà racconta di avergli detto a brutto muso: «Caro mio io non do indicazioni a nessuno, non mi carico nessuno, Misilmeri non è Villabate, è inutile che vieni da me. Di voti qui non ce n’è per nessuno…». La dura reazione del capomafia ha preoccupato i vertici di Forza Italia, tanto che Gaspare Giudice lo ha immediatamente chiamato: «Mi ha telefonato dicendo che stamattina a casa di Enrico La Loggia c’è stata una riunione. (C’erano) La Loggia, Schifani, Giovanni Mercadante (l’allora capogruppo di Forza Italia in Comune a Palermo, arrestato per mafia nel 2006) e Dore Misuraca, l’assessore regionale agli Enti Locali. (Giudice mi ha raccontato che) Schifani disse a La Loggia: «Senti Enrico, dovresti telefonare a Nino Mandalà, perché ha detto che a Villabate Gaspare Giudice non ci deve mettere più piede… e quindi c’è la possibilità di recuperare Mandalà, telefonagli…».
Il mafioso è quasi divertito. Tanta confusione intorno al suo nome in fondo lo fa sentire importante. Alzare la voce con i politici è sempre un sistema che funziona. E, secondo lui, anche Renato Schifani ne sa qualcosa. Dice Mandalà: «Simone, hai presente che Schifani, attraverso questo (il candidato di Misilmeri)… aveva chiesto di avere un incontro con me, se potevo riceverlo. E io gli ho detto no, gli ho detto che ho da fare e che non ho tempo da perdere con lui. Quindi, quando ha capito che lui con me non poteva fare niente, si è rivolto al suo capo Enrico La Loggia che, secondo lui, mi dovrebbe telefonare. Ma vedrai che lui non mi telefonerà. Mi può telefonare che io, una volta, l’ho fatto piangere?».
Mandalà (...) torna con la mente al 1995, l’anno in cui suo figlio Nicola era stato arrestato per la prima volta. Accusa La Loggia di averlo lasciato solo, di averlo «completamente abbandonato», forse nel timore che qualcuno scoprisse un segreto a quel punto divenuto inconfessabile: lui e Nino Mandalà non solo si conoscevano fin da bambini, ma per anni erano anche stati soci, avevano lavorato fianco a fianco in un’agenzia di brokeraggio assicurativo (...). Il portaordini di Provenzano cerca d’interromperlo, sembra voler tentare di calmarlo: «Va bene, magari è il presidente (dei senatori di Forza Italia e non si può esporre)…». «D’accordo, però, dico, in una situazione come questa… Dio mio mandami un messaggio. (Poteva farlo attraverso) ’sto cornuto di Schifani che (allora) non era (ancora senatore), (ma faceva) l’esperto (il consulente in materie urbanistiche) qua al Comune di Villabate a 54 milioni (di lire) l’anno. Me lo aveva mandato (proprio) il signor La Loggia».
«Poi, un giorno, dopo la scarcerazione di Nicola, (io e La Loggia) ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui mi dice: “Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio…”. Gli ho detto: “Senti una cosa, tu mi devi fare la cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola”. Lui si è messo a piangere, si è messo a piangere, ma non si è messo a piangere perché era mortificato, si è messo a piangere per la paura. Siccome gli ho detto“ora lo racconto che tuo padre veniva a raccogliere con me daTuriddu Malta”, e l’ho fatto proprio per farlo spaventare, per impaurirlo, per fargli male, ’sto cretino, minchia, ha pensato che io andassi veramente a fare una cosa del genere. Vedi quanto è cornuto e senza onore...».
(Lirio abbate, Peter Gomez, "[I]I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento", Fazi Editore, 2007, pag. 69)
http://www.marcotravaglio.it/libri/icomplici_espresso.htm
Intervista Gomez - Abbate
http://www.fazieditore.it/Dettaglio_p.aspx?id=10&t=3
Ecco un piccolo estratto pubblicato dall'espresso:
Il libro di gomez e abate è sicuramente un genere letterario mafioso innovativo...parte dal controllo sul territorio operato grazie a politici locali,per arrivare alla visione più generale dell'assetto politico-mafioso...certamente un'opera preziosa per capire COME sia possibile che un boss mafioso sia arrivato a condizionare un uomo delle istituzioni di livello nazionale.
diabolicus
06-09-2007, 13:37
Ecco un piccolo estratto pubblicato dall'espresso:
:eek: :eek: :eek:
:eek: :eek: :eek:
e quello è niente...
Ma tanto arriverà qualcuno e dirà che finchè la cassazione non ha emesso una condanna i politici in questione sono da considerarsi immacolati ... :rolleyes:
Ma tanto arriverà qualcuno e dirà che finchè la cassazione non ha emesso una condanna i politici in questione sono da considerarsi immacolati ... :rolleyes:
A tale proposito vanno proprio ricordate le parole di Borsellino che nel 1989 così si esprimeva:
“Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia (…). E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto…E no! (…) Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i Consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenza da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”.
(Lirio abbate, Peter Gomez, "I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento", Fazi Editore, 2007, pag. 6)
Mmm, ma che bell'ambientino FI...
Mmm, ma che bell'ambientino FI...
fossero solo loro...si spazia da pci a fn ancora un po'...
libro molto interessante
l'autore abbate è stato molto coraggioso (insieme al co-autore peter gomez), così come anche saviano.... saranno condannati ad una vita sotto scorta per ciò che hanno scritto
fossero solo loro...si spazia da pci a fn ancora un po'...
Sicuramente si, ma quel partito sembra costruito proprio su quel tipo di rapporti.
Sicuramente si, ma quel partito sembra costruito proprio su quel tipo di rapporti.
Fi non ha una base, non ha una struttura tipo ex PCi (un esempio di doti organizzative) o MSI - AN, gente che si formava all'interno dei partiti, che cresceva e si costituiva su un'ideologia......è fondata su persone di varie attitudini e provenienze, incontrollate, e legate da amicizie nate nel mondo degli affari o simili....penso sia più facile l'infiltrazione di certi personaggi proprio per questo motivo.
Fi non ha una base, non ha una struttura tipo ex PCi (un esempio di doti organizzative) o MSI - AN, gente che si formava all'interno dei partiti, che cresceva e si costituiva su un'ideologia......è fondata su persone di varie attitudini e provenienze, incontrollate, e legate da amicizie nate nel mondo degli affari o simili....penso sia più facile l'infiltrazione di certi personaggi proprio per questo motivo.
Questo potrebbe fornire una spiegazione , è tuttavia singolare che il fondatore di FI ( Dell' Utri ) sia un personaggio che è noto per le sue spericolate frequentazioni di ambienti mafiosi , e pure il Numero 1 , il signor B. ha avuto in passato contatti non casuali con alcuni boss .
Questo potrebbe fornire una spiegazione , è tuttavia singolare che il fondatore di FI ( Dell' Utri ) sia un personaggio che è noto per le sue spericolate frequentazioni di ambienti mafiosi , e pure il Numero 1 , il signor B. ha avuto in passato contatti non casuali con alcuni boss .
E' sbagliato dire contatti....Mr.B la mafia l'ha utilizzata sia come protezione sia come finanziamento...ma su questo tema si potrebbe scrivere per ore.
Il fatto che un capo mandamento fosse presente ad Arcore è un chiaro segnale di come Mr.B and co. fossero nelle mani di cosa nostra,come disse ripetute volte Riina e Provenzano in numerose riunioni del direttivo di cosa nostra (Parole riferite da Brusca,Cancemi e pure confermate in buona parte da balduccio di maggio).
Questo potrebbe fornire una spiegazione , è tuttavia singolare che il fondatore di FI ( Dell' Utri ) sia un personaggio che è noto per le sue spericolate frequentazioni di ambienti mafiosi , e pure il Numero 1 , il signor B. ha avuto in passato contatti non casuali con alcuni boss .
io sono pienamente convinto che in Fi ci sia di tutto (oltre i livelli già preoccupanti di tutte le altre formazioni) dalla brava persona che spera di poter migliorare la propria condizione, al porco arrivista, al mafioso.......all'uomo d'affari che per poter operare in Sicilia ha dovuto scendere a patti con la Mafia (il segmento nel quale penso possa identificarsi il Berlusca).....è preoccupante sicuramente.
io sono pienamente convinto che in Fi ci sia di tutto (oltre i livelli già preoccupanti di tutte le altre formazioni) dalla brava persona che spera di poter migliorare la propria condizione, al porco arrivista, al mafioso.......all'uomo d'affari che per poter operare in Sicilia ha dovuto scendere a patti con la Mafia (il segmento nel quale penso possa identificarsi il Berlusca).....è preoccupante sicuramente.
Mah , dalle indagini sembrerebbe che il livello di contatti tra Mr B. , Dell' Utri e diversi boss mafiosi fosse a un livello molto più elevato del semplice pizzo sui ripetitori ...
dantes76
06-09-2007, 16:21
Mmm, ma che bell'ambientino FI...
tanto gli so arrivate le cartoline di precetto al tritolo.... questione di tempo, solo quello..
io sono pienamente convinto che in Fi ci sia di tutto (oltre i livelli già preoccupanti di tutte le altre formazioni) dalla brava persona che spera di poter migliorare la propria condizione, al porco arrivista, al mafioso.......all'uomo d'affari che per poter operare in Sicilia ha dovuto scendere a patti con la Mafia (il segmento nel quale penso possa identificarsi il Berlusca).....è preoccupante sicuramente.
Si ma non si tratta di "infiltrati" o semplici "contatti", come è già stato fatto notare; si tratta di un partito che insieme all'UDC di cuffaro è l'attuale punto di riferimento per la mafia.
Il fondatore Dell'utri è pregiudicato per false fatture, condannato in appello per estorsione, condannato (per ora) in primo grado a 9 anni per mafia - nella sentenza c'è scritto che è stato il tramite tra la mafia e berlusconi -.
Inoltre nella passata legislatura le leggi stile ex-cirielli per accorciare le prescrizioni e rendere difficilissimo perseguire i reati finanziari (e corruzione) non si contano; così come i continui attacchi alla magistratura stile Riina (che nel suo processo dava ai giudici dei "comunisti"), basta fare due più due e il quadro è chiaro.
Mah , dalle indagini sembrerebbe che il livello di contatti tra Mr B. , Dell' Utri e diversi boss mafiosi fosse a un livello molto più elevato del semplice pizzo sui ripetitori ...
Si ma non si tratta di "infiltrati" o semplici "contatti", come è già stato fatto notare; si tratta di un partito che insieme all'UDC di cuffaro è l'attuale punto di riferimento per la mafia.
Il fondatore Dell'utri è pregiudicato per false fatture, condannato in appello per estorsione, condannato (per ora) in primo grado a 9 anni per mafia - nella sentenza c'è scritto che è stato il tramite tra la mafia e berlusconi -.
Inoltre nella passata legislatura le leggi stile ex-cirielli per accorciare le prescrizioni e rendere difficilissimo perseguire i reati finanziari (e corruzione) non si contano; così come i continui attacchi alla magistratura stile Riina (che nel suo processo dava ai giudici dei "comunisti"), basta fare due più due e il quadro è chiaro.
ma quanto di questi contatti sono comuni a chi apre attività in Sicilia?può essere che la morsa di questi contatti si sia stretta fino al punto di non poter agire in libertà?la complicità è figlia di un clientelismo obbligato?
Un imprenditore che paga il pizzo per lavorare è un mafioso o una vittima?
Io il quadro non lo vedo così chiaro e univoco, l'unica cosa chiara è lo sconcerto di un territorio nel quale lo Stato non è solo quello italiano e che una destra del genere ben poco potrà fare, perchè come MINIMO manca di coraggio.
dantes76
06-09-2007, 16:36
ma quanto di questi contatti sono comuni a chi apre attività in Sicilia?può essere che la morsa di questi contatti si sia stretta fino al punto di non poter agire in libertà?la complicità è figlia di un clientelismo obbligato?
Un imprenditore che paga il pizzo per lavorare è un mafioso o una vittima?
Io il quadro non lo vedo così chiaro e univoco, l'unica cosa chiara è lo sconcerto di un territorio nel quale lo Stato non è solo quello italiano e che una destra del genere ben poco potrà fare, perchè come MINIMO manca di coraggio.
lo fa per paura o per comodita'?
chiami i mafiosi per difendere i tuoi cari da qualche sequestro. come lo chiami?
lo fa per paura o per comodita'?
chiami i mafiosi per difendere i tuoi cari da qualche sequestro. come lo chiami?
io la chiamo vittima.
ma quanto di questi contatti sono comuni a chi apre attività in Sicilia?può essere che la morsa di questi contatti si sia stretta fino al punto di non poter agire in libertà?la complicità è figlia di un clientelismo obbligato?
Un imprenditore che paga il pizzo per lavorare è un mafioso o una vittima?
Io il quadro non lo vedo così chiaro e univoco, l'unica cosa chiara è lo sconcerto di un territorio nel quale lo Stato non è solo quello italiano e che una destra del genere ben poco potrà fare, perchè come MINIMO manca di coraggio.
Secondo me manchi di coraggio tu a non chiamare le cose con il proprio nome: questa destra è più che altro connivente, l'articolo è abbastanza chiaro. Poi c'è sempre qualcuno che ragiona in questi termini: perchè mai in un partito il cui fondatore è un mafioso, dovrebbero starci dei mafiosi? Altro che fede religiosa... quella politica è peggio.
fossero solo loro...si spazia da pci a fn ancora un po'...
Per altre organizzazioni e regioni sicuramente. La politica stessa, per come viene fatta ed il grado di invasività che ha in Italia è MAFIA.
ma quanto di questi contatti sono comuni a chi apre attività in Sicilia?può essere che la morsa di questi contatti si sia stretta fino al punto di non poter agire in libertà?la complicità è figlia di un clientelismo obbligato?
Un imprenditore che paga il pizzo per lavorare è un mafioso o una vittima?
Io il quadro non lo vedo così chiaro e univoco, l'unica cosa chiara è lo sconcerto di un territorio nel quale lo Stato non è solo quello italiano e che una destra del genere ben poco potrà fare, perchè come MINIMO manca di coraggio.
Come già detto , non si tratta di pizzo o affari in Sicilia ... quello sarebbe niente ...
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Rasini
E mettiamoci poi le indagini sui mandanti delle stragi Falcone e Borsellino incagliatesi nei meandri della Fininvest e bloccate dal governo Berlusconi ...
Ci sono troppe cose poco chiare e troppe ipotesi agghiaccianti che ne nascono .
Secondo me manchi di coraggio tu a non chiamare le cose con il proprio nome: questa destra è più che altro connivente, l'articolo è abbastanza chiaro. Poi c'è sempre qualcuno che ragiona in questi termini: perchè mai in un partito il cui fondatore è un mafioso, dovrebbero starci dei mafiosi? Altro che fede religiosa... quella politica è peggio.
sempre meglio che pensare che il marciume sia solo dall'altra parte.
e sempre meglio che dare classificazioni senza sapere nulla di una persona.
e sempre meglio che considerarsi portatore della Verità, onniscente e parte dei pochi che "sanno" come stanno veramente le cose
Come già detto , non si tratta di pizzo o affari in Sicilia ... quello sarebbe niente ...
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Rasini
E mettiamoci poi le indagini sui mandanti delle stragi Falcone e Borsellino incagliatesi nei meandri della Fininvest e bloccate dal governo Berlusconi ...
Ci sono troppe cose poco chiare e troppe ipotesi agghiaccianti che ne nascono .
ripeto: ci sono molti lati oscuri, sicuramente in FI c'è un'infiltrazione mafiosa che potrebbe riguardare anche i vertici.
Che FI sia l'unico e principale referente politico della Mafia ci andrei cauto, che solo la destra sia braccio politico mafioso ci andrei cautissimo, che eliminato il Berlusca la Mafia rimanga allo sbaraglio non ci credo manco se mi appare l'arcangelo Gabriele ad annunciarmelo.
Ci vorrebbe il prefetto Mori.
...
"Tutti colpevoli quindi nessun colpevole "
"Anche se togliamo questo o quello la mafia non muore "
Tutte scuse per non fare niente .
"Tutti colpevoli quindi nessun colpevole "
"Anche se togliamo questo o quello la mafia non muore "
Tutte scuse per non fare niente .
purtroppo anche questo è vero.
Lo dirò fino alla nausea.....ci vorrebbe un nuovo Mori.....la classe politica così com'è non vuole e non è in grado di fare nulla (nemmno di estromettere i mafiosi quasi dichiarati):(
Lo dirò fino alla nausea.....ci vorrebbe un nuovo Mori.....
Non sarei così ottimista
Avevano messo Dalla Chiesa ...
Ci hanno provato Falcone e Borsellino ...
Caselli l' hanno fatto fuori "politicamente" tramite linciaggio mediatico a reti unificate e specifiche leggi "contra personam" ...
Anche Mori quella volta è durato poco ... appena ha messo le mani su qualche politico l' hanno "promosso" ...
Quando la Direzione Nazionale Antimafia stima in 8 milioni di persone i mafiosi o paramafiosi in Italia ... un prefetto può fare poco , mettiamo le sbarre alla frontiera e recludiamo l' Italia intera ?
Non sarei così ottimista
Avevano messo Dalla Chiesa ...
Ci hanno provato Falcone e Borsellino ...
Caselli l' hanno fatto fuori "politicamente" tramite linciaggio mediatico a reti unificate e specifiche leggi "contra personam" ...
Anche Mori quella volta è durato poco ... appena ha messo le mani su qualche politico l' hanno "promosso" ...
Quando la Direzione Nazionale Antimafia stima in 8 milioni di persone i mafiosi o paramafiosi in Italia ... un prefetto può fare poco , mettiamo le sbarre alla frontiera e recludiamo l' Italia intera ?
ma da qualche parte bisogna cominciare, altrimenti tocca veramente lasciare la Sicilia al suo destino!
ma da qualche parte bisogna cominciare, altrimenti tocca veramente lasciare la Sicilia al suo destino!
è impossibile anche risolverlo così il problema. la mafia è a livelli tali di potere da rappresentare un problema per tutti i cittadini italiani, mica solo per i siciliani. anzi da questo punto di vista paradossalmente un siciliano che si tura il naso vive meglio di qualsiasi altro italiano.
con un giro d'affari in nero stimato intorno ai 100mld € (buona parte dei quali dovrebbero essere nelle casse dello stato per fornire servizi efficienti ai cittadini) credi che il problema delle mafie sia un problema regionale?:rolleyes:
tanto gli so arrivate le cartoline di precetto al tritolo.... questione di tempo, solo quello..
cambio di riferenti politici?e da chi vanno dopo i forzisti??difficile ipotizzare uno scenario senza fi come ricettore di cosa nostra...l'unica soluzione che mi viene in mente è il pdl con tanta gente di fi e udc,insomma,unione di cuffaro and friends coi berluscones....
http://it.youtube.com/watch?v=PYc1kA9QpgU
Secondo me manchi di coraggio tu a non chiamare le cose con il proprio nome: questa destra è più che altro connivente, l'articolo è abbastanza chiaro. Poi c'è sempre qualcuno che ragiona in questi termini: perchè mai in un partito il cui fondatore è un mafioso, dovrebbero starci dei mafiosi? Altro che fede religiosa... quella politica è peggio.
la sinistra a livello di assessori,sindaci,provincia e regione è colpevole quanto la dx in sicilia...si spazia da pci alla dc passando per fi udc e lega.
Come già detto , non si tratta di pizzo o affari in Sicilia ... quello sarebbe niente ...
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Rasini
E mettiamoci poi le indagini sui mandanti delle stragi Falcone e Borsellino incagliatesi nei meandri della Fininvest e bloccate dal governo Berlusconi ...
Ci sono troppe cose poco chiare e troppe ipotesi agghiaccianti che ne nascono .
Se volete davvero stare male,leggetevi la richiesta d'archiavizione formulata a mr.b e dell'utri sulle stragi...quelli sn documenti che parlano...e nessuno potrà mai smentire quelle parole...al limite nn farle conoscere in giro,questo si.
http://it.youtube.com/watch?v=PYc1kA9QpgU
ooops,quello che se la fa nelle mutande e fa faccie strane sulle parole di abbate è CASUALMENTE il prcuratore nazionale antimafia Pietro Grasso :asd::asd:
Fantastico....
ooops,quello che se la fa nelle mutande e fa faccie strane sulle parole di abbate è CASUALMENTE il prcuratore nazionale antimafia Pietro Grasso :asd::asd:
Fantastico....
si dice: visibilmente imbarazzato :asd:
Il caso Abbate
Cronisti a Palermo
Marco Travaglio
La notizia, con molta fatica, è nota: il cronista palermitano Lirio Abbate, redattore dell'Ansa e autore insieme a Peter Gomez del libro «I complici» che smaschera «tutti gli uomini di Provenzano da Corleone al Parlamento», è sotto scorta da tre mesi, perché è stato minacciato di morte e l'altro giorno un commando di mafiosi ha tentato di fargli saltare l'automobile con due bombe. Nemmeno negli anni 80, quelli della guerra di mafia, quando per le strade di Palermo i morti erano almeno uno al giorno, era accaduto che un giornalista venisse scortato.
Lirio Abbate è l'unico giornalista che un anno fa ha raccontato da testimone oculare la cattura di Provenzano. Ma non è per questo, non è per aver parlato di pizzini, cicorie, ricotte e pannoloni, che è minacciato. È perché ha scritto un libro sui compiici politici e istituzionali della mafia. Anche su quelli che mai indagati, anche su quelli assolti, perché i complici della mafia non sono soltanto i condannati per mafia: sono anche quelli che coi mafiosi ci vanno a pranzo, a cena, ai matrimoni, ai funerali, ai battesimi. Quelli di cui tutta Palermo conosce le frequentazioni, i bacini elettorali, le amicizie pericolose con la "borghesia mafiosa", ma che riescono sempre a non cadere nella strettissima tagliola del codice penale. Hanno rapporti con la mafia, ma non infrangono le leggi, o almeno non si fanno scoprire.
Con un discorso pasoliniano, Lirio l'ha detto l'altro giorno a Repubblica: "Io so, noi sappiamo chi sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi o i loro protettori. Non ho, non abbiamo bisogno di attendere una sentenza o la parola della Cassazione o un'inchiesta giudiziaria perché, prima della responsabilità penale, c'è una responsabilità sociale e politica accertabile. Non sono una testa calda, non sono un estremista, sono un cronista che racconta i fatti".
Se a casa dei fratelli Musotto soggiornavano fior di boss latitanti, il fatto che uno dei due fratelli sia stato condannato e l'altro (Ciccio, presidente forzista della Provincia di Palermo) assolto, cambia poco: uno nella cui casa gironzolavano dei capimafia non dovrebbe ricoprire cariche pubbliche. Lo stesso vale per i rapporti documentati con mafiosi di Andreotti (colpevole, ma prescritto, fino al 1980), di Cuffaro (ancora imputato, ma comunque poco selettivo negli amici che è solito baciare), di Dell'Utri (condannato in primo grado) o dell'onorevole ds Crisafulli (assolto, ma filmato dalle telecamere dei Carabinieri mentre baciava e abbracciava il boss di Enna, Bevilacqua). E così via. Ora, è senz'altro encomiabile che il capo dello Stato solidarizzi con Lirio. Che politici di (quasi) tutti i partiti rilascino dichiarazioni di vicinanza. Che (quasi) tutte le autorità politiche, militari, religiose e giornalistiche, si muovano in sua difesa. Ma forse la questione è un po' più complicata di quelle che si risolvono con i comunicati.
Perché Abbate, fra le centinaia di giornalisti siciliani, è nel mirino d Cosa Nostra? Perché ha fatto quello che pochi fanno: i nomi e i cognomi. Se tutti i giornalisti, i politici, le autorità facessero ogni giorno i nomi e i cognomi degli amici degli amici, la mafia dovrebbe minacciarli tutti, e sarebbero troppi anche per un'organizzazione capillare come Cosa Nostra. Il fatto che si minacci solo lui perché fa il suo dovere, è un atto d'accusa indiretto nei confronti dei tanti (troppi) che non lo fanno. Dire che solo Lirio, a Palermo, lo fa sarebbe assurdo e ingeneroso verso altri giornalisti e intellettuali e politici che non hanno mai tirato indietro la gamba, e la penna. Ma da quando Lirio è sotto scorta, tutti dovremmo farci un esame di coscienza. Quante volte si parla di Cuffaro con simpatia, in veste di baciator cortese o di pellegrino a Santiago de Compostela, senza ricordare i suoi accertati rapporti con mafiosi? Quante volte, per pigrizia mentale, si parla della "assoluzione di Andreotti", così educato e raffinato, senza ricordare che incontrava a tu per tu boss sanguinari come Bontate e Badalamenti? Quante volte si intervista Dell'Utri in veste di politologo, o di bibliofilo, senza ricordare che - condanne a parte - ha frequentato sicuramente mafiosi per anni e anni, magari rifugiandosi dietro il comodo alibi che "poi la giustizia farà il suo corso"?
Il 23 maggio, commemorando Falcone e Borsellino all'insegna della "legalità", il ministro Amato fu interrotto da uno studente che gli chiedeva conto dei 25 pregiudicati in Parlamento, due dei quali in commissione Antimafia: anziché promettere di cacciarli al più presto, Amato se la prese con lo studente dandogli del "piccolo capo populista". Il 19 luglio la commissione Antimafia s'è recata a Palermo per "audire" il pool antimafia, e fra i commissari girava un bigliettino con scritto "niente domande su mafia e politica". Ecco: dopo aver manifestato a favore di Lirio, sarebbe bello se i giornalisti cominciassero ogni giorno a ricordare queste cose nei loro articoli, e i partiti a mettere alla porta i loro esponenti amici dei mafiosi. Così,quando solidarizzeranno con Lirio, appariranno un tantino più credibili. E Lirio si sentirà un po' meno solo.
l'Unità
07-09-2007
http://img172.imageshack.us/img172/5425/travagliosk0.th.png (http://img172.imageshack.us/my.php?image=travagliosk0.png)
domattina alle 10.30 in Piazza delle Croci a palermo ci sarà manifestazione di solidarietà per Lirio Abbate.
chi è nei paraggi potrebbe "arricamparsi" ;)
domattina alle 10.30 in Piazza delle Croci a palermo ci sarà manifestazione di solidarietà per Lirio Abbate.
chi è nei paraggi potrebbe "arricamparsi" ;)
cavolo,potessi ne prenderei parte istantamneamente...
è possibile dare una propria adesione, anche se simbolica, nel blog "Rosalio"
è possibile dare una propria adesione, anche se simbolica, nel blog "Rosalio"
;)
la manifestazione alla fine ha avuto discreto successo, nonostante si sia fatto di tutto per non comunicarla (i vigili urbani preposti alla chiusura del percorso del corteo non ne sapevano nulla).
presente lirio abbate, ma anche moni ovadia che stasera fa uno spettacolo a palermo e appena ha saputo dell'evento non ha esitato a precipitarsi, peter gomez, rappresentanti delle associazioni di giornalisti e cronisti, giornalisti della tgr sicilia, del giornale di sicilia e di altre testate locali.
purtroppo c'erano le istituzioni, al sindaco diego cammarata con tanto di gonfalone del comune a numerosi pseudopoliticanti siciliani di tutte le parti politiche.
discorsi banali e di circostanza, tranne peter gomez che ha spezzato l'atmosfera inamidata:"sono contento che abbiano partecipato le istituzioni e i rappresentanti della politica, ma proprio ai politici siciliani vorrei dire: guardate dentro i vostri partiti, perchè in molti partiti siciliani c'è collusione mafia-politica...i partiti dovrebbero essere come il mio Inter-club: se si frequentano mafiosi e criminali non si può essere ammessi, non basta non commettere reati"...esplode un applauso fragoroso che prima non era stato dedicato a nessuno, con la gente che si proietta verso di lui per stringergli la mano...
la sensazione è che dopo questa manifestazione calerà il silenzio. soprattutto da parte delle istituzioni. cerchiamo di non smettere di parlarne.
sarà stato il sole, ma ho visto una palermo che in tutta onesta mi è piaciuta, esigua ma significativa.
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