indelebile
20-05-2007, 10:11
LA LETTERA
I diritti prima di tutto
anche cambiando il codice
di PIERO FASSINO
CARO direttore, riconoscere diritti e tutele a chi ha scelto di vivere la propria affettività e sessualità nella forma della coppia di fatto corrisponde a principi di civiltà, di giustizia, di rispetto delle persone. Anche perché la stragrande maggioranza di coloro che convivono, ha fatto e fa questa scelta del tutto liberamente e consapevolmente, con una intensità affettiva e voglia di amore non inferiore a chi sceglie di sposarsi.
Assistere in ospedale la persona con cui si convive da anni; poterla visitare in carcere; subentrare nella titolarità di un affitto quando la convivenza si interrompe o il convivente muore; usufruire di forme parziali di reversibilità previdenziale e di ereditarietà; tenere conto dell'esistenza di un vincolo di convivenza per la regolarizzazione di un convivente extracomunitario: sono tutele e prerogative che una società moderna e civile deve saper riconoscere e a questo obiettivo si è ispirata la scelta del governo di presentare in Parlamento il disegno di legge Dico.
Continuo a pensare che quel disegno di legge sia equilibrato e rispettoso dei caratteri precipui della famiglia fondata sul matrimonio così come definiti dall'articolo 29 della Costituzione.
Tuttavia gli esigui e incerti equilibri parlamentari rischiano di non consentire l'approvazione di quella legge. E, dunque, chi si batte per i diritti delle persone conviventi è di fronte ad una scelta: semplicemente riconfermare la soluzione Dico, scontando tuttavia che non venga approvata e rinviando sine die la soluzione del problema. Oppure ricercare con quali altri strumenti realizzare gli stessi diritti. A questa seconda possibilità mi sono ispirato nel dichiarare una disponibilità a esaminare anche strumenti diversi dai Dico, pur di realizzare una soluzione che riconosca i diritti delle persone conviventi.
Pubblicità
Una disponibilità sia a esaminare altri progetti di legge depositati al Senato - tra cui quello del senatore Biondi che potrebbe facilitare una convergenza tra centrosinistra e almeno una parte del centrodestra - sia a verificare la praticabilità di riconoscere i diritti dei conviventi attraverso norme di diritto comune, cioè in articoli del codice civile, come viene proposto dalle associazioni cattoliche promotrici del Family Day.
Insomma, prima di tutto i diritti. La disponibilità, infatti, a discutere soluzioni diverse dai Dico muove da punti in ogni caso per me irrinunciabili: quale che sia lo strumento adottato, i diritti riconosciuti devono essere gli stessi previsti nel disegno di legge Dico; devono essere uguali sia per chi convive in coppie eterosessuali che omosessuali; e devono essere fondati su un atto che abbia valore legale per consentire a quei diritti di essere certi, esigibili e, in caso di contenzioso, opponibili a terzi.
Non mi nascondo naturalmente la difficoltà di una tale strada. E vorrei che anche i nostri interlocutori avessero consapevolezza di tale difficoltà non sottovalutando, ad esempio, che anche la modifica del codice civile implica un percorso complesso. Tuttavia se questa può essere la soluzione, perché non esperirla? Se non ci si vuole limitare semplicemente a proporre soluzioni che poi non vedono la luce e invece si vogliono davvero ottenere diritti certi e praticabili, la disponibilità al confronto e alla ricerca di soluzioni è ineludibile e necessaria.
E non vedo proprio per quale ragione battersi perché i diritti delle persone siano non solo affermati in via di principio, ma riconosciuti e resi concreti, rappresenterebbe una messa in discussione della laicità.
P. S. Quando alla metà degli anni '70 il terrorismo cominciò ad attuare la sua strategia di morte, non esitai a dire - mentre altri sostenevano che erano "neri mascherati" - che invece il terrorismo rosso c'era davvero e che la sinistra doveva riconoscerlo e combatterlo senza reticenze ed esitazioni.
Quando all'inizio degli anni '90 nei Balcani la follia della pulizia etnica portò alla negazione di ogni forma di dignità delle persone e a sofferenze inenarrabili - mentre altri si rifiutavano di accettare qualsiasi intervento - dissi che non si poteva rimanere inerti e si doveva ricorrere anche all'uso della forza perché la pace non basta invocarla, bisogna perseguirla.
Da almeno dieci anni vado dicendo che la sicurezza del cittadino non è un tema di destra, come troppi a sinistra continuano a credere, ma un'aspirazione del tutto normale di ogni persona che la sinistra ha il dovere di riconoscere e di garantire. Di fronte a quelle mie parole ogni volta c'è stato qualcuno a sinistra che ha gridato allo scandalo e al tradimento, salvo poi dover riconoscere in ritardo che quelle affermazioni erano fondate e giuste. Vorrei evitare che anche sui diritti delle coppie di fatto si ripetesse l'ennesimo rito dello scandalo indignato a cui, anni dopo, far seguire una ragionevolezza tardiva.
Rosy Bindi a Fassino: «I Dico sono la strada giusta»
Dico, non dico, post-dico e persino mini-dico. È tutto qui il dibattito sui diritti per le coppie conviventi, che la destra vuole contrapporre alla famiglia. Il ministro Rosy Bindi difende il decreto legge sui dico e risponde a Piero Fassino, che invita a Gavino Pezzotta una discussione sulla modifica del codice civile se i dico proprio non piacciono. «Sediamoci attorno a un tavolo per studiare tali modifiche», aveva proposto il segretario dei Ds. A patto che, aggiungeva, «modificando gli articoli del codice civile quei diritti siano certi e uguali» sia per le coppie omosessuali che per le eterosessuali. «Non sono affezionato ai dico a tutti i costi - aggiungeva il segretario - noi vogliamo consentire a chi vive nelle coppie di fatto di vivere più serenamente, riconoscendo loro diritti civili fondamentali, essenziali, semplici riconosciuti in tanti paesi», dice Fassino. Quindi, Dico sì, ma anche post-dico, secondo Fassino.
«Non ci impicchiamo con gli strumenti – gli risponde Rosy Bindi. L´importante è dialogare e trovare una soluzione». «Cambiare il Codice civile - spiega il ministro - non è una cosa all´acqua di rose... è molto più impegnativo e difficoltoso del disegno di legge sui dico che abbiamo presentato. Non solo, rischia anche di creare maggiore confusione. Inoltre nel Codice civile è compreso tutto il diritto di famiglia e noi abbiamo operato una netta distinzione tra il diritto di famiglia e i diritti delle persone». Il ministro della Famiglia ha anche precisato che alla Conferenza nazionale sulla famiglia, in programma a Firenze da giovedì 24 a sabato 26 maggio, non si parlerà di dico. «Ho sempre parlato di riconoscimento dei diritti individuali, di conviventi stabili, non di fondamento della famiglia. D´altronde - ha aggiunto la Bindi - se parlassimo di dico sarebbe un´incoerenza». Quindi, dico, ma anche non dico.
«Non escludiamo certo che si possano fare delle modifiche al codice civile per estendere il riconoscimento di diritti - dicono il capogruppo Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, e la senatrice Luisa Boccia -, ma questo non basta». «Il problema è quello del riconoscimento pubblico, che ha oltretutto anche un valore simbolico irrinunciabile perché costituisce un avanzamento della frontiera civile», aggiungono i due senatori di Rifondazione comunista. «Bisogna avere il coraggio di mantenere salda la posizione e andare avanti sui Dico - concludono Russo Spena e Boccia -, che per il Prc sono già una mediazione». I dico, sono già mini-dico.
Che i dico siano già un compromesso lo dicono anche i portavoci nazionali di Gayleft, Anna Paola Concia e Andrea Benedino: «Essendo già il punto d´arrivo di un difficile confronto tra culture diverse i dico non possono certo divenire il punto di partenza per un´ulteriore mediazione al ribasso, tanto più intavolata con i rappresentanti del Family Day, cioè di coloro i quali quei diritti non li vogliono riconoscere in alcun modo». «Suggeriamo a Fassino - aggiungono - prima ancora che invitare Pezzotta a sedersi attorno a un tavolo, di chiedere ufficialmente alla Bindi di rimuovere il veto ideologico alla presenza delle associazioni famigliari degli omosessuali alla Conferenza di Firenze, perché una legge che vuole estendere diritti si costruisce soprattutto a partire dal consenso e dal confronto con i diretti interessati». «Per quanto ci riguarda - concludono Concia e Benedino - qualsiasi ipotesi di mediazione non può che fondarsi su due principi: il riconoscimento in termini pubblicistici del legame che unisce due persone e l'elenco chiaro e completo dei diritti che vengono loro attribuiti. È su questa base che giudichiamo i Dico e che giudicheremo ogni ipotesi che dovesse essere messa in campo». Insomma, sono già mini-dico.
«La modifica del codice civile - fa sapere il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli - è una cosa che propone la destra. Piero Fassino ha una posizione timorosa sui Dico, ma senza coraggio non si raggiungono le conquiste civili. L´obiettivo deve essere invece il riconoscimento delle coppie di fatto così come è previsto negli altri Paesi europei».
unità
Dico, 'Avvenire' loda Fassino: così si esce dall'impasse
Un passo "importante", un "primo tentativo serio per uscire dall'impasse", uno "sforzo da apprezzare": sono questi gli apprezzamenti espressi da 'Avvenire' nei confronti di Piero Fassino dopo che il segretario dei Ds ha aperto ad una soluzione alternativa ai Dico per regolamentare le coppie di fatto.
"La mossa di Fassino, poi, tanto più si nota in quanto avviene nel più sconsolante immobilismo registrabile dalle parti della Margherita", scrive Sergio Soave in un editoriale.
Il quotidiano della Cei pubblica anche un'intervista a Savino Pezzotta: "Lodo il suo coraggio intellettuale", afferma il portavoce del 'Family day' riferendosi sempre alla posizione del leader Ds.
I diritti prima di tutto
anche cambiando il codice
di PIERO FASSINO
CARO direttore, riconoscere diritti e tutele a chi ha scelto di vivere la propria affettività e sessualità nella forma della coppia di fatto corrisponde a principi di civiltà, di giustizia, di rispetto delle persone. Anche perché la stragrande maggioranza di coloro che convivono, ha fatto e fa questa scelta del tutto liberamente e consapevolmente, con una intensità affettiva e voglia di amore non inferiore a chi sceglie di sposarsi.
Assistere in ospedale la persona con cui si convive da anni; poterla visitare in carcere; subentrare nella titolarità di un affitto quando la convivenza si interrompe o il convivente muore; usufruire di forme parziali di reversibilità previdenziale e di ereditarietà; tenere conto dell'esistenza di un vincolo di convivenza per la regolarizzazione di un convivente extracomunitario: sono tutele e prerogative che una società moderna e civile deve saper riconoscere e a questo obiettivo si è ispirata la scelta del governo di presentare in Parlamento il disegno di legge Dico.
Continuo a pensare che quel disegno di legge sia equilibrato e rispettoso dei caratteri precipui della famiglia fondata sul matrimonio così come definiti dall'articolo 29 della Costituzione.
Tuttavia gli esigui e incerti equilibri parlamentari rischiano di non consentire l'approvazione di quella legge. E, dunque, chi si batte per i diritti delle persone conviventi è di fronte ad una scelta: semplicemente riconfermare la soluzione Dico, scontando tuttavia che non venga approvata e rinviando sine die la soluzione del problema. Oppure ricercare con quali altri strumenti realizzare gli stessi diritti. A questa seconda possibilità mi sono ispirato nel dichiarare una disponibilità a esaminare anche strumenti diversi dai Dico, pur di realizzare una soluzione che riconosca i diritti delle persone conviventi.
Pubblicità
Una disponibilità sia a esaminare altri progetti di legge depositati al Senato - tra cui quello del senatore Biondi che potrebbe facilitare una convergenza tra centrosinistra e almeno una parte del centrodestra - sia a verificare la praticabilità di riconoscere i diritti dei conviventi attraverso norme di diritto comune, cioè in articoli del codice civile, come viene proposto dalle associazioni cattoliche promotrici del Family Day.
Insomma, prima di tutto i diritti. La disponibilità, infatti, a discutere soluzioni diverse dai Dico muove da punti in ogni caso per me irrinunciabili: quale che sia lo strumento adottato, i diritti riconosciuti devono essere gli stessi previsti nel disegno di legge Dico; devono essere uguali sia per chi convive in coppie eterosessuali che omosessuali; e devono essere fondati su un atto che abbia valore legale per consentire a quei diritti di essere certi, esigibili e, in caso di contenzioso, opponibili a terzi.
Non mi nascondo naturalmente la difficoltà di una tale strada. E vorrei che anche i nostri interlocutori avessero consapevolezza di tale difficoltà non sottovalutando, ad esempio, che anche la modifica del codice civile implica un percorso complesso. Tuttavia se questa può essere la soluzione, perché non esperirla? Se non ci si vuole limitare semplicemente a proporre soluzioni che poi non vedono la luce e invece si vogliono davvero ottenere diritti certi e praticabili, la disponibilità al confronto e alla ricerca di soluzioni è ineludibile e necessaria.
E non vedo proprio per quale ragione battersi perché i diritti delle persone siano non solo affermati in via di principio, ma riconosciuti e resi concreti, rappresenterebbe una messa in discussione della laicità.
P. S. Quando alla metà degli anni '70 il terrorismo cominciò ad attuare la sua strategia di morte, non esitai a dire - mentre altri sostenevano che erano "neri mascherati" - che invece il terrorismo rosso c'era davvero e che la sinistra doveva riconoscerlo e combatterlo senza reticenze ed esitazioni.
Quando all'inizio degli anni '90 nei Balcani la follia della pulizia etnica portò alla negazione di ogni forma di dignità delle persone e a sofferenze inenarrabili - mentre altri si rifiutavano di accettare qualsiasi intervento - dissi che non si poteva rimanere inerti e si doveva ricorrere anche all'uso della forza perché la pace non basta invocarla, bisogna perseguirla.
Da almeno dieci anni vado dicendo che la sicurezza del cittadino non è un tema di destra, come troppi a sinistra continuano a credere, ma un'aspirazione del tutto normale di ogni persona che la sinistra ha il dovere di riconoscere e di garantire. Di fronte a quelle mie parole ogni volta c'è stato qualcuno a sinistra che ha gridato allo scandalo e al tradimento, salvo poi dover riconoscere in ritardo che quelle affermazioni erano fondate e giuste. Vorrei evitare che anche sui diritti delle coppie di fatto si ripetesse l'ennesimo rito dello scandalo indignato a cui, anni dopo, far seguire una ragionevolezza tardiva.
Rosy Bindi a Fassino: «I Dico sono la strada giusta»
Dico, non dico, post-dico e persino mini-dico. È tutto qui il dibattito sui diritti per le coppie conviventi, che la destra vuole contrapporre alla famiglia. Il ministro Rosy Bindi difende il decreto legge sui dico e risponde a Piero Fassino, che invita a Gavino Pezzotta una discussione sulla modifica del codice civile se i dico proprio non piacciono. «Sediamoci attorno a un tavolo per studiare tali modifiche», aveva proposto il segretario dei Ds. A patto che, aggiungeva, «modificando gli articoli del codice civile quei diritti siano certi e uguali» sia per le coppie omosessuali che per le eterosessuali. «Non sono affezionato ai dico a tutti i costi - aggiungeva il segretario - noi vogliamo consentire a chi vive nelle coppie di fatto di vivere più serenamente, riconoscendo loro diritti civili fondamentali, essenziali, semplici riconosciuti in tanti paesi», dice Fassino. Quindi, Dico sì, ma anche post-dico, secondo Fassino.
«Non ci impicchiamo con gli strumenti – gli risponde Rosy Bindi. L´importante è dialogare e trovare una soluzione». «Cambiare il Codice civile - spiega il ministro - non è una cosa all´acqua di rose... è molto più impegnativo e difficoltoso del disegno di legge sui dico che abbiamo presentato. Non solo, rischia anche di creare maggiore confusione. Inoltre nel Codice civile è compreso tutto il diritto di famiglia e noi abbiamo operato una netta distinzione tra il diritto di famiglia e i diritti delle persone». Il ministro della Famiglia ha anche precisato che alla Conferenza nazionale sulla famiglia, in programma a Firenze da giovedì 24 a sabato 26 maggio, non si parlerà di dico. «Ho sempre parlato di riconoscimento dei diritti individuali, di conviventi stabili, non di fondamento della famiglia. D´altronde - ha aggiunto la Bindi - se parlassimo di dico sarebbe un´incoerenza». Quindi, dico, ma anche non dico.
«Non escludiamo certo che si possano fare delle modifiche al codice civile per estendere il riconoscimento di diritti - dicono il capogruppo Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, e la senatrice Luisa Boccia -, ma questo non basta». «Il problema è quello del riconoscimento pubblico, che ha oltretutto anche un valore simbolico irrinunciabile perché costituisce un avanzamento della frontiera civile», aggiungono i due senatori di Rifondazione comunista. «Bisogna avere il coraggio di mantenere salda la posizione e andare avanti sui Dico - concludono Russo Spena e Boccia -, che per il Prc sono già una mediazione». I dico, sono già mini-dico.
Che i dico siano già un compromesso lo dicono anche i portavoci nazionali di Gayleft, Anna Paola Concia e Andrea Benedino: «Essendo già il punto d´arrivo di un difficile confronto tra culture diverse i dico non possono certo divenire il punto di partenza per un´ulteriore mediazione al ribasso, tanto più intavolata con i rappresentanti del Family Day, cioè di coloro i quali quei diritti non li vogliono riconoscere in alcun modo». «Suggeriamo a Fassino - aggiungono - prima ancora che invitare Pezzotta a sedersi attorno a un tavolo, di chiedere ufficialmente alla Bindi di rimuovere il veto ideologico alla presenza delle associazioni famigliari degli omosessuali alla Conferenza di Firenze, perché una legge che vuole estendere diritti si costruisce soprattutto a partire dal consenso e dal confronto con i diretti interessati». «Per quanto ci riguarda - concludono Concia e Benedino - qualsiasi ipotesi di mediazione non può che fondarsi su due principi: il riconoscimento in termini pubblicistici del legame che unisce due persone e l'elenco chiaro e completo dei diritti che vengono loro attribuiti. È su questa base che giudichiamo i Dico e che giudicheremo ogni ipotesi che dovesse essere messa in campo». Insomma, sono già mini-dico.
«La modifica del codice civile - fa sapere il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli - è una cosa che propone la destra. Piero Fassino ha una posizione timorosa sui Dico, ma senza coraggio non si raggiungono le conquiste civili. L´obiettivo deve essere invece il riconoscimento delle coppie di fatto così come è previsto negli altri Paesi europei».
unità
Dico, 'Avvenire' loda Fassino: così si esce dall'impasse
Un passo "importante", un "primo tentativo serio per uscire dall'impasse", uno "sforzo da apprezzare": sono questi gli apprezzamenti espressi da 'Avvenire' nei confronti di Piero Fassino dopo che il segretario dei Ds ha aperto ad una soluzione alternativa ai Dico per regolamentare le coppie di fatto.
"La mossa di Fassino, poi, tanto più si nota in quanto avviene nel più sconsolante immobilismo registrabile dalle parti della Margherita", scrive Sergio Soave in un editoriale.
Il quotidiano della Cei pubblica anche un'intervista a Savino Pezzotta: "Lodo il suo coraggio intellettuale", afferma il portavoce del 'Family day' riferendosi sempre alla posizione del leader Ds.