Fides Brasier
16-04-2007, 19:58
http://www.lastampa.it/_settimanali/tuttosoldi/PDF/5.pdf
Il download va depenalizzato
L’esponente del Prc: non si esageri coi controlli
“Ho proposto una revisione del diritto d’autore”
È un oggetto bellissimo», dice Pietro Folena dell’iPod che ha regalato a sua figlia. Poi il presidente della Commissione Cultura alla Camera in quota Rifondazione Comunista passa all'attacco: «Cos’è il digitale, se non una grande semplificazione della comunicazione?», si chiede. E prosegue: «L’accesso alle informazioni e alla cultura è più facile che in passato, ma c'è sempre chi, brevettando un software o imponendo
standard proprietari, tende a creare un mercato che escluda i concorrenti. Siamo contro ogni forma di monopolio, quella di Microsoft come quella di Apple».
Una petizione di Altroconsumo lanciata due mesi fa chiede la depenalizzazione del download di musica e film dalla Rete. Lei si è detto a favore, il ministro Rutelli contro. Come mai questa divergenza tra due voci istituzionali?
«Sono per una depenalizzazione assoluta. Qualche tempo fa, inoltre, ad un convegno sui media digitali promosso dalla Sinistra Europea, abbiamo proposto un tavolo comune con gli operatori del settore per rivedere il diritto d'autore; Rutelli era presente, e si è detto disponibile a valutare la modifica di certe norme».
La Federazione Italiana dell'Industria Musicale, invece, è per un uso ampio del Drm, che permetta di controllare quante volte un brano viene ascoltato, per remunerare autori ed esecutori in maniera più precisa. Lei che ne pensa?
«Vorrei l'abolizione totale del Drm,ma nella mia posizione non posso lanciare proclami: devo individuare soluzioni e penso che sia importante cercare di definire di concerto le questioni in gioco. Mi pare comunque che la Fimi sia ancorata alla posizione che nella scorsa legislatura l'ha portata a sostenere una posizione repressivo-penalistica».
Una posizione che comporta altri problemi…
«Se decidiamo di penalizzare certi comportamenti stabiliamo la possibilità di controlli che violano in maniera gravissima la libertà personale. Istituzioni, banche e gruppi di interesse privati conoscerebbero nei minimi dettagli tutto ciò che facciamo, e sarebbe una violazione enorme della privacy».
E il dialogo con la Siae come procede?
«Credo che l'attuale meccanismo di riscossione dei diritti favorisca gli editori e le imprese, più che gli autori, senza parlare delle truffe che vengono organizzate presentando falsi borderò».
Meglio cancellare la Società Italiana per gli Autori ed Editori, allora?
«In quanto ente pubblico, la Siae è un'anomalia: non sono per abolirla, però certo è da rivedere tutta la nozione di proprietà intellettuale: se fosse per quella attuale, non esisterebbe nemmeno la Bibbia. Il rischio di un eccesso di protezionismo è che venga meno la libera circolazione della cultura».
Cosa pensa dell'equo compenso che grava su cd e dvd vergini e della possibilità di estenderlo anche alle connessioni internet?
«E' una follia totale. L'effetto dell'equo compenso è stato di far chiudere le aziende italiane che producono supporti vergini. L'idea di estenderlo alle memorie flash e di altri tipi o addirittura al web è un'assurdità. In Italia abbiamo un grande divario tecnologico rispetto all'Europa. Con altre tasse, avremo inevitabilmente un rallentamento nella crescita: bisogna invece pensare a soluzioni alternative, come sgravi fiscali o incentivi perché i ragazzi abbiano a disposizione pc, programmi, e-learning».
Rivedere il diritto d'autore, dice lei. Ma come?
«Immagino due circuiti paralleli. Uno in cui l'autore invia la propria opera ad una sede istituzionale, per registrarla e tutelarne la paternità creativa in modo del tutto gratuito. Posso immaginare poi locali pubblici che non pagherebbero nulla alla Siae, perché vi si ascolterebbe solo musica gestita con licenze Creative Commons, quindi essenzialmente questi artisti. L'altro circuito passa invece per una Società degli Autori ed Editori riveduta e corretta, che potrebbe gestire il settore profit».
Non si rischia così una distinzione tra artisti di serie A e di serie B?
«Credo al contrario che si creerebbe un movimento giovanile molto fervido, in cui per gli esordienti sarebbe più facile farsi conoscere. Poi chi decidesse di passare da un circuito all'altro potrebbe sempre farlo».
Se non è un'utopia, è un passo avanti…
«E' una proposta, ed è migliorabile. Pensi che attualmente eroghiamo fondi pubblici agli autori (di film, non di canzoni) attraverso forme totalmente clientelari».
Il download va depenalizzato
L’esponente del Prc: non si esageri coi controlli
“Ho proposto una revisione del diritto d’autore”
È un oggetto bellissimo», dice Pietro Folena dell’iPod che ha regalato a sua figlia. Poi il presidente della Commissione Cultura alla Camera in quota Rifondazione Comunista passa all'attacco: «Cos’è il digitale, se non una grande semplificazione della comunicazione?», si chiede. E prosegue: «L’accesso alle informazioni e alla cultura è più facile che in passato, ma c'è sempre chi, brevettando un software o imponendo
standard proprietari, tende a creare un mercato che escluda i concorrenti. Siamo contro ogni forma di monopolio, quella di Microsoft come quella di Apple».
Una petizione di Altroconsumo lanciata due mesi fa chiede la depenalizzazione del download di musica e film dalla Rete. Lei si è detto a favore, il ministro Rutelli contro. Come mai questa divergenza tra due voci istituzionali?
«Sono per una depenalizzazione assoluta. Qualche tempo fa, inoltre, ad un convegno sui media digitali promosso dalla Sinistra Europea, abbiamo proposto un tavolo comune con gli operatori del settore per rivedere il diritto d'autore; Rutelli era presente, e si è detto disponibile a valutare la modifica di certe norme».
La Federazione Italiana dell'Industria Musicale, invece, è per un uso ampio del Drm, che permetta di controllare quante volte un brano viene ascoltato, per remunerare autori ed esecutori in maniera più precisa. Lei che ne pensa?
«Vorrei l'abolizione totale del Drm,ma nella mia posizione non posso lanciare proclami: devo individuare soluzioni e penso che sia importante cercare di definire di concerto le questioni in gioco. Mi pare comunque che la Fimi sia ancorata alla posizione che nella scorsa legislatura l'ha portata a sostenere una posizione repressivo-penalistica».
Una posizione che comporta altri problemi…
«Se decidiamo di penalizzare certi comportamenti stabiliamo la possibilità di controlli che violano in maniera gravissima la libertà personale. Istituzioni, banche e gruppi di interesse privati conoscerebbero nei minimi dettagli tutto ciò che facciamo, e sarebbe una violazione enorme della privacy».
E il dialogo con la Siae come procede?
«Credo che l'attuale meccanismo di riscossione dei diritti favorisca gli editori e le imprese, più che gli autori, senza parlare delle truffe che vengono organizzate presentando falsi borderò».
Meglio cancellare la Società Italiana per gli Autori ed Editori, allora?
«In quanto ente pubblico, la Siae è un'anomalia: non sono per abolirla, però certo è da rivedere tutta la nozione di proprietà intellettuale: se fosse per quella attuale, non esisterebbe nemmeno la Bibbia. Il rischio di un eccesso di protezionismo è che venga meno la libera circolazione della cultura».
Cosa pensa dell'equo compenso che grava su cd e dvd vergini e della possibilità di estenderlo anche alle connessioni internet?
«E' una follia totale. L'effetto dell'equo compenso è stato di far chiudere le aziende italiane che producono supporti vergini. L'idea di estenderlo alle memorie flash e di altri tipi o addirittura al web è un'assurdità. In Italia abbiamo un grande divario tecnologico rispetto all'Europa. Con altre tasse, avremo inevitabilmente un rallentamento nella crescita: bisogna invece pensare a soluzioni alternative, come sgravi fiscali o incentivi perché i ragazzi abbiano a disposizione pc, programmi, e-learning».
Rivedere il diritto d'autore, dice lei. Ma come?
«Immagino due circuiti paralleli. Uno in cui l'autore invia la propria opera ad una sede istituzionale, per registrarla e tutelarne la paternità creativa in modo del tutto gratuito. Posso immaginare poi locali pubblici che non pagherebbero nulla alla Siae, perché vi si ascolterebbe solo musica gestita con licenze Creative Commons, quindi essenzialmente questi artisti. L'altro circuito passa invece per una Società degli Autori ed Editori riveduta e corretta, che potrebbe gestire il settore profit».
Non si rischia così una distinzione tra artisti di serie A e di serie B?
«Credo al contrario che si creerebbe un movimento giovanile molto fervido, in cui per gli esordienti sarebbe più facile farsi conoscere. Poi chi decidesse di passare da un circuito all'altro potrebbe sempre farlo».
Se non è un'utopia, è un passo avanti…
«E' una proposta, ed è migliorabile. Pensi che attualmente eroghiamo fondi pubblici agli autori (di film, non di canzoni) attraverso forme totalmente clientelari».