dantes76
15-04-2007, 20:42
(ASCA) - Roma, 10 apr - Fra le medie imprese italiane una su tre non ha capitali sufficienti per fare nuovi investimenti e solo una su 25 ha aperto il capitale a fondi chiusi per favorire il proprio sviluppo.
E' quanto emerge da una ricerca condotta dalla banca d'affari milanese La Compagnia Finanziaria. Secondo la ricerca, le medie imprese italiane sono in piena ripresa, con un boom di produzione ed export, ma continuano ad avere una struttura finanziaria fragile, caratterizzata dal prevalente ricorso al credito bancario a breve termine, con uno scarso peso dei mezzi propri.
Una debolezza che ne frena sviluppo e internazionalizzazione. Le banche restano inoltre la prima fonte di finanziamento per 4 aziende su 5. A livello europeo, in particolare, le medie imprese italiane sono agli ultimi posti per l'accesso al credito: solo il 38% lo ritiene facile, contro la media continentale del 46%. In vetta Finlandia (95%), Irlanda (78%) e Danimarca (75%).
La situazione non sembra cambiata negli ultimi anni. Solo il 28% delle medie imprese italiane segnala un miglioramento nell'accesso al credito, contro una media europea del 33%. Secondo la ricerca della merchant bank, a frenare il credito alle medie imprese sarebbero soprattutto le banche che, secondo le aziende, chiedono troppe informazioni (72%) o una documentazione troppo onerosa (59%).
Altri fattori critici sono i tempi lunghi per la concessione di prestiti (47%) e i tassi di interesse troppo elevati (32%). In questo scenario, tuttavia, le medie imprese italiane restano diffidenti verso l'ingresso di fondi chiusi nel proprio capitale, sperimentato solo dal 4% delle aziende.
A livello europeo i fondi chiusi fanno parte della compagine sociale del 6% delle medie imprese, ma ci sono paesi in cui questo sistema e' molto comune. E' il caso di Grecia (19%), Spagna (10%), Lussemburgo (10%) e Finlandia (8%).
Le prospettive, tuttavia, sono piu' incoraggianti: quasi la meta delle medie aziende italiane (43%) si dichiara interessata ad aprire il capitale in futuro ad altri soci per supportare lo sviluppo (rispetto alla media europea del 28%), ma appena il 25% delle imprese italiane intende farlo nei prossimi due anni.
Secondo la ricerca inoltre, le medie imprese sono disposte a fare entrare nel capitale altri imprenditori, ovvero gli investitori privati individuali (43%), mentre e' solo marginale la disponibilita all'ingresso di fondi di private equity (3%), del management (9%) o attraverso la quotazione in Borsa (5%).
''Il nuovo scenario competitivo - osserva Stefano Di Tommaso, amministratore Delegato de La Compagnia Finanziaria - richiede una struttura finanziaria solida per poter affrontare le sfide della globalizzazione: ricerca, formazione, sbarco in nuovi mercati. Per affrontare le sfide, le medie imprese dovranno fare un salto di qualita' cambiando approccio verso il mercato dei capitali''.
http://it.biz.yahoo.com/10042007/26/imprese-ricerca-medie-non-capitali-per-crescere.html
E' quanto emerge da una ricerca condotta dalla banca d'affari milanese La Compagnia Finanziaria. Secondo la ricerca, le medie imprese italiane sono in piena ripresa, con un boom di produzione ed export, ma continuano ad avere una struttura finanziaria fragile, caratterizzata dal prevalente ricorso al credito bancario a breve termine, con uno scarso peso dei mezzi propri.
Una debolezza che ne frena sviluppo e internazionalizzazione. Le banche restano inoltre la prima fonte di finanziamento per 4 aziende su 5. A livello europeo, in particolare, le medie imprese italiane sono agli ultimi posti per l'accesso al credito: solo il 38% lo ritiene facile, contro la media continentale del 46%. In vetta Finlandia (95%), Irlanda (78%) e Danimarca (75%).
La situazione non sembra cambiata negli ultimi anni. Solo il 28% delle medie imprese italiane segnala un miglioramento nell'accesso al credito, contro una media europea del 33%. Secondo la ricerca della merchant bank, a frenare il credito alle medie imprese sarebbero soprattutto le banche che, secondo le aziende, chiedono troppe informazioni (72%) o una documentazione troppo onerosa (59%).
Altri fattori critici sono i tempi lunghi per la concessione di prestiti (47%) e i tassi di interesse troppo elevati (32%). In questo scenario, tuttavia, le medie imprese italiane restano diffidenti verso l'ingresso di fondi chiusi nel proprio capitale, sperimentato solo dal 4% delle aziende.
A livello europeo i fondi chiusi fanno parte della compagine sociale del 6% delle medie imprese, ma ci sono paesi in cui questo sistema e' molto comune. E' il caso di Grecia (19%), Spagna (10%), Lussemburgo (10%) e Finlandia (8%).
Le prospettive, tuttavia, sono piu' incoraggianti: quasi la meta delle medie aziende italiane (43%) si dichiara interessata ad aprire il capitale in futuro ad altri soci per supportare lo sviluppo (rispetto alla media europea del 28%), ma appena il 25% delle imprese italiane intende farlo nei prossimi due anni.
Secondo la ricerca inoltre, le medie imprese sono disposte a fare entrare nel capitale altri imprenditori, ovvero gli investitori privati individuali (43%), mentre e' solo marginale la disponibilita all'ingresso di fondi di private equity (3%), del management (9%) o attraverso la quotazione in Borsa (5%).
''Il nuovo scenario competitivo - osserva Stefano Di Tommaso, amministratore Delegato de La Compagnia Finanziaria - richiede una struttura finanziaria solida per poter affrontare le sfide della globalizzazione: ricerca, formazione, sbarco in nuovi mercati. Per affrontare le sfide, le medie imprese dovranno fare un salto di qualita' cambiando approccio verso il mercato dei capitali''.
http://it.biz.yahoo.com/10042007/26/imprese-ricerca-medie-non-capitali-per-crescere.html