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View Full Version : 'sti clandestini.... puha!!


Fides Brasier
28-03-2007, 22:23
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/cinematv/grubrica.asp?ID_blog=33&ID_articolo=275&ID_sezione=260&sezione=News
NEWS
28/3/2007 - IL CASO
Stati Uniti d’Africa, 2033
i clandestini saremo noi

E’ già cult il film di Amoussou senza distribuzione uscito in una sola sala: ora anche l’America lo vuole
ADRIANA MARMIROLI
In Francia Africa Paradis è un piccolo caso, nato dal passaparola su Internet e dai primi spettatori che hanno fatto volantinaggio per le vie di Parigi, dai media che sono stati contagiati e hanno fatto da grancassa. Un film che, senza distributore, è uscito in una sola sala, dove da 4 settimane fa il tutto esaurito, e da dove poco per volta sta conquistando altre sale: a Parigi (ora sono tre), in periferia e prossimamente in provincia. Ha trovato la via dei cinema in Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio. Lo aspettano al Festival Vue d'Afrique di Montréal, È richiesto da scuole e università (il 5 aprile è alla Sorbona). Anche gli americani sono interessati. In questi giorni è passato a Milano, al Festival del Cinema Africano: qui, come a Parigi, ha fatto il pienone, gente in piedi in sala e gente fuori delusa di non poter entrare. Il passaparola evidentemente funziona molto bene.

Africa Paradis è il film di Silvestre Amoussou, regista del Benin da vent'anni a Parigi, che ha messo in scena una storia paradossale ma semplice nella sua esemplarità: nel 2033 saranno i ricchi Stati Uniti d'Africa a essere presi d'assalto dai migranti di un'Europa impoverita e allo sbando, dove c'è gente ormai disposta a tutto per un visto d'ingresso o un posto da spazzino o badante, e tanti sono quelli che entrano clandestinamente. Dove i clandestini sono due francesi, un ingegnere informatico e un'insegnante, i politici pro e contro la loro integrazione sono africani, e africano il capo della polizia che arma la mano di un ragazzetto bianco per innescare la repressione e fare fallire ogni istanza liberale. Insomma, con tocco gentile e nei toni della commedia Amoussou ha semplicemente ribaltato quanto è davanti agli occhi di noi tutti ogni giorno, solo smussando gli spigoli e la violenza delle situazioni. «Non volevo fare un documentario, né un film rivendicativo, ma una commedia che ponesse degli interrogativi e nascere dubbi. Mettersi nei panni degli altri per capire». Una cosa piccola e semplice. Ma rivoluzionaria. «Il pubblico resta spiazzato, perplesso. La gente si vede allo specchio, in uno specchio che rovescia l'esistente».

Eppure arrivando in Europa 20 anni fa Amoussou non pensava né al cinema, né alla regia. «In Francia sono arrivato da studente, iscritto a economia aziendale. Allora non c'era neppure bisogno di visto. Poi le cose sono progressivamente peggiorate per gli immigrati. Il paese dei diritti dell'uomo predica bene ma razzola male. I sogni e le utopie della sinistra si sono arenate».

Finiti gli studi, si è così trovato a dover accettare lavori non qualificati e ben lontani dalla sua istruzione. «Lavapiatti, uomo di fatica, delle pulizie…». Guardato con sospetto, ha deciso a sua volta di osservare per capire questa società così dicotomica e contraddittoria. Si è iscritto a una scuola di recitazione, dove poter avere rapporti ravvicinati con questi «mitici francesi». Ha finito con il calcare il palcoscenico da attore professionista, e anche piuttosto richiesto. In questi giorni, se non fosse in Italia e in giro per la Francia a presentare il suo film, dovrebbe essere in teatro con Michel Galabru, attore molto conosciuto in Francia (una specie di Lino Banfi). «Sono gentili accettano che ci sia un sostituto ogni volta che sono via». Una decina di anni fa ha iniziato a pensare di voler mettere in scena quello che capitava a lui e a tutti quelli come lui che avevano deciso di lasciare il proprio paese all'inseguimento di un sogno di riscatto e benessere. Ma ribaltando le situazioni. Trovare i finanziatori non è stato facile. Ha impiegato dieci anni. «Alla fine ci sono riuscito e mi hanno aiutato molti africani della diaspora. È la prima volta che accade».

E ora eccolo pronto a una nuova impresa, fare una nuova pellicola sulla sottrazione degli aiuti umanitari e sulla democrazia partecipativa. «L'Africa ha bisogno di ospedali e scuole - conclude - . Di gente consapevole. L'analfabetismo e l'ignoranza sono il grande male del mio paese. Non è un caso che nessuno dei cento governanti africani sostenuti dagli europei faccia davvero qualcosa per l'istruzione del suo popolo. Perché l'educazione porta alla consapevolezza e la consapevolezza alla partecipazione politica».

sempreio
28-03-2007, 22:31
bello, vorrei proprio vederlo:D è proprio un film rivolto a noi europeii:D

FastFreddy
28-03-2007, 22:47
Negli anni '80 c'era un film simile, "il rovescio della medaglia", ambientato in un' america in cui gli afroamericani erano la maggioranza e i bianchi una minoranza discriminata.