easyand
13-02-2007, 10:45
Gli imprenditori in affari con Libia e iraq. Un intrigo internazionale dietro la vendita
Cinquecentomila kalashnikov, con relativi munizionamenti, e poi proiettili di gomma e giubbetti antiproiettili, armamenti antisommossa, e visori notturni. Di tutto e di più nell’inchiesta di Perugia su due strane triangolazioni - Cina e Russia, Cipro e Malta, Libia e Iraq - che ha portato in carcere 4 imprenditori e faccendieri italiani e all’iscrizione di altre 14 persone nel registro degli indagati. Si fa fatica a stare dietro alle molteplici attività del gruppo, che pensando di fare affari - con la Libia armi per 65 milioni di dollari - ha foraggiato gli interlocutori con pagamenti di mazzette per mezzo milione di dollari. I carabinieri umbri sospettano addirittura che gli italiani avessero rapporti, o li millantassero, con uno dei figli del leader Gheddafi, l’ex giocatore del Perugia, Saadi.
C’è una email intercettata tra due dei protagonisti, Ermete Moretti e Gianluca Squarzolo, che è molto indicativa. Squarzolo è in missione in Libia, e ha appena concluso un ciclo di trattative con il colonnello Tafferdin Mansur, del ministero della Difesa libico: «Come già anticipato telefonicamente mi sono incontrato stamattina con Mansur a casa sua. Per la famosa teoria “sangue del mio sangue etc. etc.” consiglio l’ingegnere di fornirsi di un respiratore con relativo ossigeno nonché di un efficace cardiotonico... Il vampiro libico mi ha chiesto di riferire all’ingegner Moretti che è ora di regolarizzare i conti in sospeso poiché è al corrente sia delle spese che dei ricavi ed ovviamente dell’utile realizzato. E’ evidente che non si ritiene completamente soddisfatto di quanto percepito (succhiato) fino ad oggi».
Secondo gli inquirenti di Perugia, al colonnello Mansur e all’ingegnere Ahnish, gli «imprenditori» italiani avevano già versato 250 mila dollari a testa, per aggiudicarsi appalti (dice Moretti: «…ho detto anche a Mansur se mi fa sapere qualcosa, la prima cosa che mi ha detto è: mi raccomando, paga la retta del figliolo»). In particolare, una grossa fornitura di armi da guerra acquistata dalla ditta produttrice cinese «Norinco», attraverso una società di export-import rappresentata da «tale mr. Lumning»: 500 mila mitragliatori tipo Ak-47 Kalashnikov, nonché 10 milioni di munizioni per gli stessi. E l’affare stava andando in porto, tanto che il gruppo di imprenditori italiani aveva fatto arrivare in Libia anche un campione di sei mitragliatori kalasnikhov e di 18 caricatori. Mezzo milione di kalasnikhov: uno ogni dieci cittadini libici. Tanti. Gli imprenditori intercettati sostengono che una parte è destinata a «Paesi amici». Moretti: «se vogliono un milione di quelli normali… il vecchio tipo diciamo (AK47) vuol dire che li vogliono regalare a destra e a manca capito?».
In una intercettazione, due dei protagonisti millantano i rapporti con Gheddafi: tra le referenze da indicare, «mettiamo Ministero Difesa Italia, Ministero difesa Malesia ect., capito? Ministero delle Telecomunicazioni... di Mohamed Gheddafi». Insiste un indagato. Si parla di offerenti potenzionali, di un israeliano «che ha gli stessi prodotti ad un prezzo inferiore rispetto agli altri», lo stesso «che c’ha mandato il campione per Gheddafi». Libia ma anche Iraq. I carabinieri di Terni documentano una «trattativa in corso» per la vendita di 100.000 fucili «Akm» e «Akms» di produzione russa a «un sedicente rappresentante del governo iracheno quale acquirente».
Cinquecentomila kalashnikov, con relativi munizionamenti, e poi proiettili di gomma e giubbetti antiproiettili, armamenti antisommossa, e visori notturni. Di tutto e di più nell’inchiesta di Perugia su due strane triangolazioni - Cina e Russia, Cipro e Malta, Libia e Iraq - che ha portato in carcere 4 imprenditori e faccendieri italiani e all’iscrizione di altre 14 persone nel registro degli indagati. Si fa fatica a stare dietro alle molteplici attività del gruppo, che pensando di fare affari - con la Libia armi per 65 milioni di dollari - ha foraggiato gli interlocutori con pagamenti di mazzette per mezzo milione di dollari. I carabinieri umbri sospettano addirittura che gli italiani avessero rapporti, o li millantassero, con uno dei figli del leader Gheddafi, l’ex giocatore del Perugia, Saadi.
C’è una email intercettata tra due dei protagonisti, Ermete Moretti e Gianluca Squarzolo, che è molto indicativa. Squarzolo è in missione in Libia, e ha appena concluso un ciclo di trattative con il colonnello Tafferdin Mansur, del ministero della Difesa libico: «Come già anticipato telefonicamente mi sono incontrato stamattina con Mansur a casa sua. Per la famosa teoria “sangue del mio sangue etc. etc.” consiglio l’ingegnere di fornirsi di un respiratore con relativo ossigeno nonché di un efficace cardiotonico... Il vampiro libico mi ha chiesto di riferire all’ingegner Moretti che è ora di regolarizzare i conti in sospeso poiché è al corrente sia delle spese che dei ricavi ed ovviamente dell’utile realizzato. E’ evidente che non si ritiene completamente soddisfatto di quanto percepito (succhiato) fino ad oggi».
Secondo gli inquirenti di Perugia, al colonnello Mansur e all’ingegnere Ahnish, gli «imprenditori» italiani avevano già versato 250 mila dollari a testa, per aggiudicarsi appalti (dice Moretti: «…ho detto anche a Mansur se mi fa sapere qualcosa, la prima cosa che mi ha detto è: mi raccomando, paga la retta del figliolo»). In particolare, una grossa fornitura di armi da guerra acquistata dalla ditta produttrice cinese «Norinco», attraverso una società di export-import rappresentata da «tale mr. Lumning»: 500 mila mitragliatori tipo Ak-47 Kalashnikov, nonché 10 milioni di munizioni per gli stessi. E l’affare stava andando in porto, tanto che il gruppo di imprenditori italiani aveva fatto arrivare in Libia anche un campione di sei mitragliatori kalasnikhov e di 18 caricatori. Mezzo milione di kalasnikhov: uno ogni dieci cittadini libici. Tanti. Gli imprenditori intercettati sostengono che una parte è destinata a «Paesi amici». Moretti: «se vogliono un milione di quelli normali… il vecchio tipo diciamo (AK47) vuol dire che li vogliono regalare a destra e a manca capito?».
In una intercettazione, due dei protagonisti millantano i rapporti con Gheddafi: tra le referenze da indicare, «mettiamo Ministero Difesa Italia, Ministero difesa Malesia ect., capito? Ministero delle Telecomunicazioni... di Mohamed Gheddafi». Insiste un indagato. Si parla di offerenti potenzionali, di un israeliano «che ha gli stessi prodotti ad un prezzo inferiore rispetto agli altri», lo stesso «che c’ha mandato il campione per Gheddafi». Libia ma anche Iraq. I carabinieri di Terni documentano una «trattativa in corso» per la vendita di 100.000 fucili «Akm» e «Akms» di produzione russa a «un sedicente rappresentante del governo iracheno quale acquirente».