sempreio
09-02-2007, 17:02
Borse in odore di bolla
... e sarà peggio del 2000
E' la tesi di un lettore, secondo cui questa volta, a differenza del passato, a gonfiare i prezzi dei listini sono i titoli della old economy.
Dal blog di Giuseppe Turani
MILANO - A mio avviso sulle Borse vi è una bolla più grave di quella del 2.000. Infatti, se quella fu generata, essenzialmente, dalle quotazioni della new-economy, quella attuale è dovuta, al contrario, principalmente, all'old-economy. Sarebbe sufficiente analizzare l'andamento, sul Dow Jones, di un titolo come General Motors che e' salito dai minimi del 2006 di un 130/140% senza alcuna seria motivazione e senza che i problemi siano stati mnimamente risolti. Basterebbe pensare che la Ford, alcuni giorni fa, dopo aver riportato il maggior disavanzo della sua storia, fu premiata dalla Borsa perchè annunciò dei licenziamenti!
Oppure potremmo prendere in considerazione un titolo quale Intel che, all'annuncio delle trimestrali (è accaduto per gli ultimi due trimestri) perde oltre il 4% e, sucessivamente, in maniera "miracolistica" li recupera come se le trimestrali non fossero uscite. Le medesime considerazioni le potremmo
fare per Citigroup che pur riportando utili in contrazione del 28%, anzichè scendere notevolmente, è rimasto pressocchè immobile. Cio' si e' ripetuto per Ibm, Microsoft che si è salvata per le previsioni oltremodo ottimistiche sul lancio del nuovo programma che potrebbe rivelarsi anche un flop per via dei costi e della eccessiva memoria che il nuovo programma andrebbe ad impegnare in ogni PC.
Restando, per un attimo ancora, in America, abbiamo visto ieri il dato sul Pil cresciuto, oltre ogni previsione, al 3,5%. Al contrario l'indice PMI di Chicago di gennaio è sceso a 48,8 punti contro una previsione di 52, e ha quindi indicato una contrazione netta, se è vero, come sempre è stato affermato, che un valore sotto i 50 punti segnala una contrazione.
La differenza tra i due dati è che quello sul Pil si riferisce al trimestre già concluso, mentre quello sul PMI si riferisce al mese di gennaio. All'uscta dei dati i mercati erano tutti negativi ed il Nasdaq, ad esempio, era arrivato a perdere lo 0,60%. Dopo il laconico comunicato della Fed che, come sempre, diceva e non diceva, i mercati sono scattati al rialzo come se i tassi d'interesse anzichè restare fermi al 5,25%, dopo ben diciassette rialzi consecutivi, fossero stati abbassati. Non solo non sono stati abbassati, ma nessuno ha detto o fatto intuire che ciò avverrà.
Questo tipo di comportamento dei mercati si è verificato SEMPRE da quando si è insediato l'enigmatico Bernanke a capo della Fed. E' un chiarissimo sintomo di bolla. I mercati crescono in base alle chiacchiere e non ai dati reali. Ieri, inolte, per il quinto trimestre consecutivo, è scesa la spesa per le costruzioni (-0,40%) contro il "consensus" che la dava invariata. Probabilmente, come quasi sempre accaduto, oggi stesso si potrebbe avere il primo ripiegamento.
In Europa, ove i tassi d'interesse sono ancora ben al di sotto di quelli americani, è arrivato, ancora una volta, l'effetto leva che, al contrario, quando W. Street scende, stranamente, non si manifesta. Vengono dimenticati gli allarmi utili di D.Telekom o la vistosa contrazione degli utili e ricavi di France Telecom. Ogni giorno assistiamo alla crescita di un titolo quale Enel, spinto quotidianamente da giudizi sempre più positivi come se un multiplo di circa 17 volte gli utili, per una utility fosse poco!! Sarebbe suficiente pensare che i titoli del settore oil con utili ben maggiori scambiano a un P/E di 10(Eni scambia a 9,15 ).
Il ragionamento della crescita dal Lunedi al Giovedì è validissimo perchè attualmente si va a caccia di un guadagno settimanale liberandosene poi il Venerdì per rincominciare il Lunedì successivo. Questo giochetto fu fatto, in maniera più evidente, proprio nel 2.000. Quando poi, improvvisamente scompariranno, come a quei tempi, gli acquirenti, inizierà lo scoppio, che non mi sembra poi tanto lontano. Per non parlare del Giappone ove i tassi sono ancora allo 0,25% e non si ha ancora il coraggio di portarli almeno all'1% pur di sostenere la debolezza dello yen e di favorire l'export!!!
Tornando al mercato italiano, sorge il dubbio sui giudizi oltremodo positivi che negli ultimi tempi si stanno susseguendo su Snam R.Gas, Terna e Saipem che scambiano ai seguenti P/E:
Snam R.Gas: 19,64
Terna: 16,54
Saipem: 22,88
Viene logico chiedersi se non vi sia in giro qualche giudizio oltremodo interessato da parte di qualche banca d'affari per le dismissioni che dovranno essere fatte da Eni ed Enel con laute prebende per quelle banche che riceveranno l'incarico, altrimenti non si potrebbero assolutamente giustificare tali multipli assurdi. Eni è in linea con i P/E delle consorelle. Sono Enel, Terna, Saipem, Snam R.Gas che scambiano a un rapporto prezzo utili innaturale per il settore a cui appartengono, così come lo sono i bancari nostrani e gli assicurativi nei confronti delle loro "consorelle europee". Nessuno ha ancora considerato che con l'abolizione dell'assurdo balzello trimestrale che esisteva sul massimo scoperto di ogni c.c. con affidamento, le banche perderanno circa quarantamiliardi di euro!! Altra bolla in giro!.Che dire infine del premio innaturale al quale scambiano ancora (nonostante una correzione apparente gia' avvenuta) titoli quali Generali, Alleanza, Mediobanca!
... e sarà peggio del 2000
E' la tesi di un lettore, secondo cui questa volta, a differenza del passato, a gonfiare i prezzi dei listini sono i titoli della old economy.
Dal blog di Giuseppe Turani
MILANO - A mio avviso sulle Borse vi è una bolla più grave di quella del 2.000. Infatti, se quella fu generata, essenzialmente, dalle quotazioni della new-economy, quella attuale è dovuta, al contrario, principalmente, all'old-economy. Sarebbe sufficiente analizzare l'andamento, sul Dow Jones, di un titolo come General Motors che e' salito dai minimi del 2006 di un 130/140% senza alcuna seria motivazione e senza che i problemi siano stati mnimamente risolti. Basterebbe pensare che la Ford, alcuni giorni fa, dopo aver riportato il maggior disavanzo della sua storia, fu premiata dalla Borsa perchè annunciò dei licenziamenti!
Oppure potremmo prendere in considerazione un titolo quale Intel che, all'annuncio delle trimestrali (è accaduto per gli ultimi due trimestri) perde oltre il 4% e, sucessivamente, in maniera "miracolistica" li recupera come se le trimestrali non fossero uscite. Le medesime considerazioni le potremmo
fare per Citigroup che pur riportando utili in contrazione del 28%, anzichè scendere notevolmente, è rimasto pressocchè immobile. Cio' si e' ripetuto per Ibm, Microsoft che si è salvata per le previsioni oltremodo ottimistiche sul lancio del nuovo programma che potrebbe rivelarsi anche un flop per via dei costi e della eccessiva memoria che il nuovo programma andrebbe ad impegnare in ogni PC.
Restando, per un attimo ancora, in America, abbiamo visto ieri il dato sul Pil cresciuto, oltre ogni previsione, al 3,5%. Al contrario l'indice PMI di Chicago di gennaio è sceso a 48,8 punti contro una previsione di 52, e ha quindi indicato una contrazione netta, se è vero, come sempre è stato affermato, che un valore sotto i 50 punti segnala una contrazione.
La differenza tra i due dati è che quello sul Pil si riferisce al trimestre già concluso, mentre quello sul PMI si riferisce al mese di gennaio. All'uscta dei dati i mercati erano tutti negativi ed il Nasdaq, ad esempio, era arrivato a perdere lo 0,60%. Dopo il laconico comunicato della Fed che, come sempre, diceva e non diceva, i mercati sono scattati al rialzo come se i tassi d'interesse anzichè restare fermi al 5,25%, dopo ben diciassette rialzi consecutivi, fossero stati abbassati. Non solo non sono stati abbassati, ma nessuno ha detto o fatto intuire che ciò avverrà.
Questo tipo di comportamento dei mercati si è verificato SEMPRE da quando si è insediato l'enigmatico Bernanke a capo della Fed. E' un chiarissimo sintomo di bolla. I mercati crescono in base alle chiacchiere e non ai dati reali. Ieri, inolte, per il quinto trimestre consecutivo, è scesa la spesa per le costruzioni (-0,40%) contro il "consensus" che la dava invariata. Probabilmente, come quasi sempre accaduto, oggi stesso si potrebbe avere il primo ripiegamento.
In Europa, ove i tassi d'interesse sono ancora ben al di sotto di quelli americani, è arrivato, ancora una volta, l'effetto leva che, al contrario, quando W. Street scende, stranamente, non si manifesta. Vengono dimenticati gli allarmi utili di D.Telekom o la vistosa contrazione degli utili e ricavi di France Telecom. Ogni giorno assistiamo alla crescita di un titolo quale Enel, spinto quotidianamente da giudizi sempre più positivi come se un multiplo di circa 17 volte gli utili, per una utility fosse poco!! Sarebbe suficiente pensare che i titoli del settore oil con utili ben maggiori scambiano a un P/E di 10(Eni scambia a 9,15 ).
Il ragionamento della crescita dal Lunedi al Giovedì è validissimo perchè attualmente si va a caccia di un guadagno settimanale liberandosene poi il Venerdì per rincominciare il Lunedì successivo. Questo giochetto fu fatto, in maniera più evidente, proprio nel 2.000. Quando poi, improvvisamente scompariranno, come a quei tempi, gli acquirenti, inizierà lo scoppio, che non mi sembra poi tanto lontano. Per non parlare del Giappone ove i tassi sono ancora allo 0,25% e non si ha ancora il coraggio di portarli almeno all'1% pur di sostenere la debolezza dello yen e di favorire l'export!!!
Tornando al mercato italiano, sorge il dubbio sui giudizi oltremodo positivi che negli ultimi tempi si stanno susseguendo su Snam R.Gas, Terna e Saipem che scambiano ai seguenti P/E:
Snam R.Gas: 19,64
Terna: 16,54
Saipem: 22,88
Viene logico chiedersi se non vi sia in giro qualche giudizio oltremodo interessato da parte di qualche banca d'affari per le dismissioni che dovranno essere fatte da Eni ed Enel con laute prebende per quelle banche che riceveranno l'incarico, altrimenti non si potrebbero assolutamente giustificare tali multipli assurdi. Eni è in linea con i P/E delle consorelle. Sono Enel, Terna, Saipem, Snam R.Gas che scambiano a un rapporto prezzo utili innaturale per il settore a cui appartengono, così come lo sono i bancari nostrani e gli assicurativi nei confronti delle loro "consorelle europee". Nessuno ha ancora considerato che con l'abolizione dell'assurdo balzello trimestrale che esisteva sul massimo scoperto di ogni c.c. con affidamento, le banche perderanno circa quarantamiliardi di euro!! Altra bolla in giro!.Che dire infine del premio innaturale al quale scambiano ancora (nonostante una correzione apparente gia' avvenuta) titoli quali Generali, Alleanza, Mediobanca!