IpseDixit
17-01-2007, 19:57
PARIGI — Con ottocentomila neonati all’anno, la Francia è il Paese più prolifico d’Europa ed uno dei più prolifici al mondo: due figli per donna, secondo le ultime statistiche. Più della cattolica Irlanda, più della Cina. Da sola, la Francia contribuisce all’aumento della popolazione europea, considerando anche un invidiabile record di longevità. I francesi fanno più figli di tutti i Paesi del nord europeo e superano di gran lunga i Paesi del mediterraneo. L’Italia è agli ultimi posti, a crescita sotto zero, cioè con un numero di morti superiori alle nascite.
Il tasso di natalità francese nel 2006 rappresenta un record assoluto dal 1981 e conferma una tendenza costante, correlata ad altre tendenze demografiche e comportamentali: si alza l’età media (30 anni) in cui le donne fanno il primo figlio, aumenta il numero dei figli nati fuori dal matrimonio (uno su due), cresce il numero delle famiglie monoparentali. Anche se fallisce un matrimonio su due, le famiglie continuano a formarsi e a riformarsi in forme diverse : diminuiscono i matrimoni — da oltre 400 mila degli anni Settanta ai 260 mila di oggi — ma aumentano i pacs, sessantamila nel 2005, il 50 per cento in più dell’anno precedente.
L’incidenza dell’immigrazione e delle famiglie di origine straniera è invece relativa: i differenti tassi di natalità sul territorio sono piuttosto legati alle condizioni economiche e alla dimensione urbana. Parigi ad esempio perde popolazione e la regione Ile-de-France registra il più alto numero di «single». Con il record di natalità, la Francia sembra contraddire altri indicatori sociali che descrivono un Paese in crisi, impoverito, preoccupato del proprio futuro. Inoltre, la fecondità è evidentemente una variabile indipendente dalle convinzioni religiose : la laicissima Francia, dove la pratica religiosa è marginale, è anche ai primi posti in Europa per numero di divorzi e di aborti.
Difficile non attribuire al ruolo dello Stato e alla politiche familiari messe in atto da decenni le ragioni di fondo della crescita. Lo Stato destina in varie forme alla famiglia il 3 per cento del prodotto interno lordo. La Francia avrà 75 milioni di abitanti entro il 2050, dodici più di oggi. Sono risultati di cui tener conto quando si discute di taglio della spesa pubblica e contenimento del welfare.
La Francia protegge e sostiene la famiglia, considerandola un formidabile fattore di sviluppo e di crescita: congedi di maternità e paternità, scuole materne, sgravi fiscali proporzionali al numero di figli a carico, deduzioni per l'istruzione. Un figlio, anche nelle famiglie più modeste, si rivela un vantaggio economico oltre che una gioia : diminuiscono le tasse e aumentano le sovvenzioni per alloggi, asili, istruzione, assistenza a domicilio.
Secondo gli esperti dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica, la spiegazione di un fenomeno in controtendenza rispetto alle nazioni occidentali più sviluppate risiede anche nello scarso ostracismo sociale nei confronti di situazioni familiari fuori norma, come ad esempio la famiglia monoparentale, il figlio nato fuori dal matrimonio o addirittura le adozioni omosessuali. In Francia esiste inoltre un quadro legale di protezione dell’infanzia, indipendente dallo stato sociale alla nascita. Ségolène Royal, la candidata socialista alle prossime elezioni presidenziali, è rappresentativa della nuova famiglia francese: quattro figli nati dalla convivenza con il segretario del partito, François Hollande.
Un tasso di natalità elevato è una buona notizia anche per l’economia e per i conti pubblici. Ottocentomila bambini in più all'anno, significano infatti in prospettiva un maggior numero di occupati, di consumatori e di contribuenti. La dinamica demografica attenua inoltre le previsioni più cupe riguardo il sistemapensionistico che, anche in Francia, è al centro del dibattito politico. Il numero delle persone che hanno superato i 65 anni non cessa di aumentare (16,5 % della popolazione), mentre si alza sempre più la speranza di vita: 84 anni per le donne e 77 per gli uomini. I francesi, in media, muoiono un anno dopo i loro vicini europei. Il che è anche indice di buona salute e di un sistema sanitario efficiente. L’unica cosa che nessuno riesce a spiegare è perché i francesi siano anche grandi consumatori di farmaci, in particolare di antidepressivi.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/17/nava.shtml
Il tasso di natalità francese nel 2006 rappresenta un record assoluto dal 1981 e conferma una tendenza costante, correlata ad altre tendenze demografiche e comportamentali: si alza l’età media (30 anni) in cui le donne fanno il primo figlio, aumenta il numero dei figli nati fuori dal matrimonio (uno su due), cresce il numero delle famiglie monoparentali. Anche se fallisce un matrimonio su due, le famiglie continuano a formarsi e a riformarsi in forme diverse : diminuiscono i matrimoni — da oltre 400 mila degli anni Settanta ai 260 mila di oggi — ma aumentano i pacs, sessantamila nel 2005, il 50 per cento in più dell’anno precedente.
L’incidenza dell’immigrazione e delle famiglie di origine straniera è invece relativa: i differenti tassi di natalità sul territorio sono piuttosto legati alle condizioni economiche e alla dimensione urbana. Parigi ad esempio perde popolazione e la regione Ile-de-France registra il più alto numero di «single». Con il record di natalità, la Francia sembra contraddire altri indicatori sociali che descrivono un Paese in crisi, impoverito, preoccupato del proprio futuro. Inoltre, la fecondità è evidentemente una variabile indipendente dalle convinzioni religiose : la laicissima Francia, dove la pratica religiosa è marginale, è anche ai primi posti in Europa per numero di divorzi e di aborti.
Difficile non attribuire al ruolo dello Stato e alla politiche familiari messe in atto da decenni le ragioni di fondo della crescita. Lo Stato destina in varie forme alla famiglia il 3 per cento del prodotto interno lordo. La Francia avrà 75 milioni di abitanti entro il 2050, dodici più di oggi. Sono risultati di cui tener conto quando si discute di taglio della spesa pubblica e contenimento del welfare.
La Francia protegge e sostiene la famiglia, considerandola un formidabile fattore di sviluppo e di crescita: congedi di maternità e paternità, scuole materne, sgravi fiscali proporzionali al numero di figli a carico, deduzioni per l'istruzione. Un figlio, anche nelle famiglie più modeste, si rivela un vantaggio economico oltre che una gioia : diminuiscono le tasse e aumentano le sovvenzioni per alloggi, asili, istruzione, assistenza a domicilio.
Secondo gli esperti dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica, la spiegazione di un fenomeno in controtendenza rispetto alle nazioni occidentali più sviluppate risiede anche nello scarso ostracismo sociale nei confronti di situazioni familiari fuori norma, come ad esempio la famiglia monoparentale, il figlio nato fuori dal matrimonio o addirittura le adozioni omosessuali. In Francia esiste inoltre un quadro legale di protezione dell’infanzia, indipendente dallo stato sociale alla nascita. Ségolène Royal, la candidata socialista alle prossime elezioni presidenziali, è rappresentativa della nuova famiglia francese: quattro figli nati dalla convivenza con il segretario del partito, François Hollande.
Un tasso di natalità elevato è una buona notizia anche per l’economia e per i conti pubblici. Ottocentomila bambini in più all'anno, significano infatti in prospettiva un maggior numero di occupati, di consumatori e di contribuenti. La dinamica demografica attenua inoltre le previsioni più cupe riguardo il sistemapensionistico che, anche in Francia, è al centro del dibattito politico. Il numero delle persone che hanno superato i 65 anni non cessa di aumentare (16,5 % della popolazione), mentre si alza sempre più la speranza di vita: 84 anni per le donne e 77 per gli uomini. I francesi, in media, muoiono un anno dopo i loro vicini europei. Il che è anche indice di buona salute e di un sistema sanitario efficiente. L’unica cosa che nessuno riesce a spiegare è perché i francesi siano anche grandi consumatori di farmaci, in particolare di antidepressivi.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/17/nava.shtml