View Full Version : Perché i dischi li registrano in mono?
Fratello Cadfael
16-01-2007, 21:32
Ovviamente la domanda è una provocazione, ma dico (parlo per la maggior parte di voi, per quelli che non c'erano quando erano vivi John Lennon, Bob Marley e Rino Gaetano): provate a sentire qualche disco degli anni Settanta e Ottanta.
Certo, in qualche caso c'era un'esagerazione tipo la tastiera solo sul canale sx e la chitarra solo sul dx o addirittura i vari componenti della batteria ben divisi sui due canali; ma ora nella maggior parte dei casi c'è da chiedersi se sia necessario un apparecchio stereo o non sia sufficiente un mono, essendo i due canali praticamente uguali e si sentono distinti sui lati soltanto eventuali effetti (già, gli effetti... effettivamente oggi la separazione stero si sente quasi soltanto nei film...).
Insomma l'esasperazione dell'effetto stereo nei primi anni Settanta dava l'impressione di essere sul palco, poco dopo in prima fila e poi via via più dietro; a occhio e croce ora siamo a una quarantina di metri e apparentemente le sorgenti di suono sono sovrapposte.
Qualcuno sa spiegare perché c'è stato questo "allontanamento" dalle fonti sonore?
Premesso che non sono un musicista o un tecnico, ma al di là della questione mono vs stereo (e successivamente delle questioni analogico vs digitale prima e del 16 bit vs 24 bit poi, oltre delle varie guerre dei formati), negli anni 50 e 60, a fronte di apparecchiature meno avanzate, c'era però molta maggiore cura nel posizionamento dei microfoni al momento della registrazione. E gli lp, specialmente quelli di fabbricazione statunitense, erano molto più curati in fase di stampa rispetto a quelli odierni. I dischi mix sarebbero comparsi solo nel 1974.
Certo, la stereofonia era ancora relativamente giovane (e nel decennio tra il 58 e il 68 praticamente tutti gli lp uscivano sia in versione mono che in stereo) e negli anni 70 l'industria discografica cominciò ad assumere caratteristiche più analoghe a quelle attuali; l'entusiasmo della nuova tecnologia (la stereofonia) portò talvolta i tecnici del suono ad esagerare, o indusse ad errori di valutazione.
Inoltre sempre negli anni 70 si sperimentarono nuove tecniche quale la quadrifonia e l'olofonia, e cominciarono a muovere i primi passi le forme di registrazione digitale.
Da tenere presente che prima della metà degli anni 70 gli impianti hi-fi erano ancora assai poco diffusi presso il grosso pubblico e si vendevano più i 45 giri che gli album.
Un consiglio agli utenti; cercate e comprate gli amplificatori con la commutazione mono/stereo.
E un consiglio anche alle case costruttrici; rimettete sugli amplificatori gli ingressi phono (quelli per i giradischi), la regolazione dell'impedenza su vari valori, la commutazione mono/stereo e quella tra testine a magnete mobile (MM)/bobina mobile (MC) :muro: :rolleyes:
bel thread :)
RiccardoS
17-01-2007, 07:48
sfortunatamente (anzi, dal mio punto di vista, fortunatamente) non ho alcuna registrazione recente da poter confrontare. Io sono decisamente un patito dell'hi-fi e tutte le mie registrazioni risalgono agli anni '60 e '70. qualcuna rara degli '80, pochissime dei '90 e 1-2 veramente recenti. in tutte queste, l'effetto stereo è chiaramente percepibile... io credo si tratti solo di distinguere i generi: ad es. l'unico album veramente recente che ho, è On an island di Gilmour... ed oltre ad essere inciso con un'ottima qualità, si sente chiaramente l'effetto stereo.
A che generi ti riferisci esattamente?
cmq un interessante link:
http://www.tnt-audio.com/jpeg/smallstereo_grey.jpg
http://www.tnt-audio.com/topics/realstereo.html
Adric... non ho capito il perchè ti interessa la modalità mono negli ampli... :mbe:
BadMirror
17-01-2007, 10:34
cmq un interessante link:
http://www.tnt-audio.com/topics/realstereo.html
Ottimo, grazie del link ;)
Sarebbe interessante approfondire questo:
Al di là del flusso delle riedizioni, quante registrazioni contemporanee sono state fatte usando le tecniche di VERO Stereo che ci hanno servito così bene in passato? C'è una netta distinzione tra le registrazioni multitraccia miscelate in due canali e lo stereo. Forniscono esperienze d'ascolto completamente differenti. Un'esperienza che ora è in pericolo di estinzione se l'industria crede che abbia poco futuro.
;)
RiccardoS
17-01-2007, 11:03
Ottimo, grazie del link ;)
Sarebbe interessante approfondire questo:
;)
;)
credo che per il vero stereo si debbano ricercare registrazioni particolari... in genere si tratta di registrazioni multitraccia che lo simulano.
ad esempio, anni ed anni fa mi feci arrivare da audioreview la registrazione in vero stereo dell’Organo dell’Alpe d’Huez suonato da tale Livia Mazzanti. a parte l'alta qualità della registrazione, dove si possono sentire anche i soffi dei mantici ed i pedali dell'organo, lì si capisce esattamente cosa voglia s'intenda di solito per "ricostruzione scenica dell'evento": le canne dello strumento al posto giusto, l'ambientazione, ecc...
credo che il vero stereo si possa avere solo in eventi di questo tipo: musica da camera, sinfonica, operistica... ovvero dove si usano strumenti non amplificati ed il suono viene captato da microfoni posti adeguatamente nell'ambiente. in tutti gli altri casi, si tratta di miscelazione delle varie tracce.
Fratello Cadfael
17-01-2007, 14:12
...
credo che il vero stereo si possa avere solo in eventi di questo tipo: musica da camera, sinfonica, operistica... ovvero dove si usano strumenti non amplificati ed il suono viene captato da microfoni posti adeguatamente nell'ambiente. in tutti gli altri casi, si tratta di miscelazione delle varie tracce.
Sì, probabilmente è vero. Rimane il fatto che a mio avviso in passato i tecnici del suono, pur lavorando con segnali amplificati, riuscivano a ricreare l'effetto in maniera coerente.
Spiego: sono famose certe registrazioni della Telarc (uno dei marchi cult per la musica classica) effettuate con due soli microfoni (d'altronde abbiamo due sole orecchie, no?) mentre altri usano più microfoni per ottimizzare le varie sezioni dell'orchestra e lavorare poi di mixer per bilanciare tutto e spartirlo nei due canali. Ma qui stiamo ancora parlando di strumenti acustici, dove cioè la fonte sonora è collocata dov'è l'esecutore (l'organo a canne è un discorso a parte). Nella musica amplificata (parlo perciò di rock, pop, leggera in genere) non è più così e un tempo il tecnico del suono distribuiva il segnale di ogni strumento in maniera diversa sui due canali per simularne l'angolo di provenienza e magari anche il riverbero per simularne la distanza. Oggi mi sembra che spartiscono 50 e 50 sui due canali e stop. O forse non ci sono neanche più i due canali... ad esempio nei live degli anni Settanta i diffusori erano soltanto ai due lati del palco (e spesso la batteria non era amplificata); ora, sarà che siamo diventati tutti sordastri ma la potenza sonora è cresciuta in maniera spaventosa e necessariamente i sistemi di diffusione, non potendo crescere più di tanto come potenza, sono dovuti crescere come numero e come disposizione per cui tanto vale diffondere in mono...
Adric... non ho capito il perchè ti interessa la modalità mono negli ampli... :mbe:
Perchè come audiofilo ritengo che una registrazione originariamente uscita in mono vada ascoltata in mono; ovviamente non ha molto senso ascoltare in mono versioni stereo (in lp o cd) di registrazioni originariamente in mono.
Possiedo le versioni mono di album di jazz degli anni 50 e 60 (ma ci sono i vinili monofonici anche di altri generi musicali ovviamente), e non sono certo l'unico; ci sono pure i collezionisti e gli appassionati dei 78 giri (categoria nella quale non rientro), sono mono anche quelli.
Le versioni mono per gli album sono quelle più pregiate dal punto di vista collezionistico, valgono più soldi delle versioni in stereo (fanno eccezione i dischi dei e delle cantanti); inoltre sono quasi sempre quelle originarie, le versioni stereo sono ristampe di mesi o anni dopo.
E spesso il vinile mono ha una qualità di stampa superiore a quello stereo, è più pesante ecc
Quando non si era ancora arrivati allo standardizzazione della curva di equalizzazione RIAA (che è l'associazione
delle case discografiche USA) per i dischi in vinile case differenti usavano cuve di equalizzazione diverse
si veda il grafico e la tabella qui:
http://www.zandenaudio.com/products/english/1000-graph.html
Sul sito della Zanden è molto interessante questo passaggio:
"Although many people believe the recording curves of all LP records were unified with the RIAA curve, this is not true. The RIAA curve did not become the standard until the fifties, and many recording labels used different recording curves during this period and earlier. To achieve the optimum playback of all LPs the model 1000 allows the user to choose between the RIAA, Columbia and DECCA equalization curves by the simple turn of a mercury rotary switch. The input and phono equalization curve selection sections contain extremely reliable miniature relays, which maintain long-lasting, stable performance. The Zanden model 1000 stereo phono stage offers uncompromising playback of all your LPs."
Oltre all'assai costoso stadio phono Zanden ci sono (e soprattutto c'erano) altri amplificatori, specie a valvole, sia di altre case che autocostruiti che hanno un selettore che consente di scegliere tra curve di equalizzazione differenti per ascoltare al meglio lp equalizzati diversamente.
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La musica classica in genere è più difficile e problematica da registrare rispetto al jazz (che invece, fatta eccezione per le big band, ha un numero di musicisti molto ridotto, di solito sono trii, quartetti o quintetti) per il maggior numero di musicisti che suonano contemporaneamente, l'acustica del luogo dove si registra e il posizionamento dei microfoni sono ancora più critici che col jazz o col rock.
D'altra parte il difetto del jazz (anche se come genere è sempre un test validissimo dal punto di vista timbrico) in una prova d'ascolto hi-fi è che è in genere musica facile da riprodurre che non mette a dura prova un impianto, come invece fanno certi 'fortissimo' sinfonici, un organo da chiesa che scende a 18 Hz o i bassi di certa musica elettronica.
Ecco perchè alle mostre hi-fi i cd di jazz (o di fusion) i responsabili degli stand ce li fanno ascoltare volentieri. :p
Nonostante questo il jazz da molti audiofili viene spesso preferito al rock per la qualità di registrazione, e molte etichette audiophile pubblicano più dischi di jazz che di rock.
RiccardoS
18-01-2007, 07:11
Perchè come audiofilo ritengo che una registrazione originariamente uscita in mono vada ascoltata in mono; ....
Nonostante questo il jazz da molti audiofili viene spesso preferito al rock per la qualità di registrazione, e molte etichette audiophile pubblicano più dischi di jazz che di rock.
d'accordissimo su tutto. ;)
RiccardoS
18-01-2007, 07:16
...ora, sarà che siamo diventati tutti sordastri ma la potenza sonora è cresciuta in maniera spaventosa e necessariamente i sistemi di diffusione, non potendo crescere più di tanto come potenza, sono dovuti crescere come numero e come disposizione per cui tanto vale diffondere in mono...
non capisco cosa intendi: cosa vuol dire che la potenza sonora è cresciuta e che sono cresciuti i sistemi di diffusione come numero e disposizione?
ripeto... non so a che musica recente tu ti riferisca (e me ne guardo bene dall'ascoltarla :asd: ) ma in nelle registrazioni che conosco io, non ho mai notato questo.
Fratello Cadfael
18-01-2007, 11:52
A cavallo fra i Sessanta e i Settanta generalmente i musicisti di una band usavano amplificazioni individuali dell'ordine di 100 o 200 Watt. In seguito, con l'esecuzione dei concerti in grandi aree, si è reso necessario accrescere la potenza degli impianti (e l'uso dei monitor o "spie" perché i musicisti sentissero quello che suonavano) e affidare a un tecnico il compito di mixare i vari strumenti e inviarli ai sistemi di diffusione, non più personali ma di tutta la band e posti ai lati del palco; i Pink Floyd che hanno sempre curato molto il suono a metà dei Settanta usavano dal vivo potenze fra i 4000 e i 10000 Watt (pensiamo che oggi molti localini superano abbondantemente i 20000!).
Al concerto del primo maggio 2006 (l'evento maggiore in Italia) l'amplificazione era di 250.000 Watt. Con questi numeri penso sia impossibile sia per motivi tecnici che di "incolumità" dei presenti concentrare tutta l'amplificazione in due punti ed ecco perciò il moltiplicarsi delle sedi dei diffusori dalle quali secondo me nasce l'esigenza di avere identica sorgente per tutti i gruppi di diffusori, e cioè di fatto una molteplicità di uscite mono.
Fratello Cadfael
23-01-2007, 08:11
up?
RiccardoS
23-01-2007, 08:37
mi ero perso la risposta, hai fatto bene ad uppare! :D
oggi molti localini usano 20mila W per l'amplificazione???
20 mila Watt???
beh, se contano i Watt come li contano i produttori del 95% di quel surrogato di hi-fi che si trova in giro, posso anche crederci... anche il mio integratino da 40+40w riesce a fornire ben 1 Kw (1000 WATT!!!) di potenza impulsiva, ma la potenza reale continua è e continua ad essere 40+40w su 4 ohm.
il solito discorso di come si misura la potenza... o meglio, di quali valori si vuole tener conto...
il fatto che ci siano 250mila watt a disposizione non vuol dire che vengano impiegati "su due soli punti": in genere si creano delle "torri" di altoparlanti una al lato sx e una al lato dx del palco: la potenza come viene misurata? la somma del massimo carico sopportabile da tutti questi trasduttori? la potenza totale erogata dalle amplificazioni? Sì fa il calcolo esatto tenendo conto di tensione/intensità di corrente e resistenza totale? http://upload.wikimedia.org/math/2/f/6/2f6859675aa08dc26d686ce2c2078b55.png
molto interessante... iscritto. :D
RiccardoS
01-02-2007, 12:43
un passo interessante che ho trovato leggendo la prova di un paio di diffusori su TNT audio:
"Bill nota che la maggior parte dei cosiddetti stereo sono solo due canali mono separati. Un microfono singolo alimenta un solo canale del mixer, da qui il tecnico invia il segnale a due canali, e la differenza d'ampiezza selezionata sul pannello dei controlli induce un posizionamento virtuale in mezzo ai diffusori.
"Questo non è stereo", dice Bill, "E' il mono bifonico".
"Stereo è la parola greca per dire "solido", ricorda Bill, "non per dire 2 canali".
Un segnale stereo dovrebbe essere costruito con due microfoni preservando le informazioni della fase. Se queste informazioni restano integre anche dopo aver attraversato le catene di registrazione e di riproduzione, il recupero dell'ambienza sarà palesemente migliore. Bill me lo ha dimostrato con alcune registrazioni che aveva portato con sé durante una sua visita e che erano state fatte da Mike Skeet quello di "garage door", ovvero la famosa traccia test sul primo CD test di Hi-Fi News (confusamente annotato come cd0003) realizzata con un microfono Sound Field."
giovane acero
01-02-2007, 14:13
Ovviamente la domanda è una provocazione, [...]
Qualcuno sa spiegare perché c'è stato questo "allontanamento" dalle fonti sonore?
hmm... al di là dello stereo "puro" che si può ottenere con strani gingilli tipo questo (http://www.neumann.com/?lang=en&id=current_microphones&cid=ku100_description) che ricreano una presa empiricamente simile a quello che succede col cranio umano sia la brutale suddivisione in due canali, sia lo "spalmare stereofonicamente" uno strumento di per sè mono (salvo effetti) non è altro che un ricreare artificialmente una scena musicale a tavolino.
Farlo in un modo o nell'altro mi pare più che altro una scelta di produzione e/o direzione artistica, nè più nè meno.
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