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View Full Version : "Hannu campatu cent'anni in paci..."


dantes76
22-11-2006, 19:34
"Hannu campatu cent'anni in paci..."

Quando per le vie di Brancaccio, a Palermo, qualcuno esprime un giudizio simile di qualcun altro, presto ci sarà una mattanza.

Brancaccio...

Brancaccio è stato il quartiere simbolo di un coraggioso tentativo di restituire tanti ragazzini ad una vita normale. E attraverso i ragazzini, Don Puglisi, si rivolgeva ai loro genitori, assuefatti, impauriti, condizionati dalle famiglie mafiose e dal terrore.

Prima di essere ucciso, Don Puglisi aveva sostenuto il Comitato Intercondominiale del quartiere e il 25 luglio del 1993, una bella domenica di luglio come sanno essere belle le domeniche d'estate in tutta la Sicilia, organizzò con loro una serie di gare sportive per bambini dai 7 ai 12 anni.

Per la prima volta nella chiesa di Brancaccio si organizzò un'iniziativa fino alle nove di sera.

C'era anche tanta voglia di ricordare i morti ammazzati dalla mafia, Falcone, Borsellino, la scorta...

Ci pensate? Nel cuore di Palermo, a Brancaccio, Don Puglisi ricordava i morti per mano delle "famiglie" di Palermo...
Quel giorno, tra i tanti ospiti, c'era Rita Borsellino che distribuiva i premi ai bambini; ma c'era anche la sig. ra Schiera per ricordare suo figlio, l'agente Agostino ucciso il 5 agosto del 1989 assieme alla moglie Ida Castelluccio e al bambino che lei aspettava. E tra una premiazione e l'altra qualcuno lesse il ricordo straziato di una madre:

"Vorrei come mamma cominciare questa mia testimonianza ricordando con poche, semplici, sicuramente insufficienti parole, il mio dolore, il mio sgomento, il mio orrore per questa strage. Vorrei rendervi partecipe di come mi sono sentita nel vedere i miei cari uccisi davanti i miei occhi, a terra in un lago di sangue. Quel figlio che avevo concepito, cullato, cresciuto, amato.

Vedere la sua giovane sposa a terra che cercava di avvicinarsi al suo Nino per morire accanto a lui. Come si può dimenticare che Nino e Ida hanno avuto stroncato sul nascere quelle dolci speranze di diventare genitori, di vedere il proprio figlio, di crescerlo e amarlo, e chissà se fosse stato un maschio sarebbe sicuramente stato leale e coraggioso come il suo papà, che avrebbe potuto dare tanto all'Italia del domani.

Oppure, se fosse stata una bambina sarebbe diventata una coraggiosa e combattente donna siciliana che avrebbe contribuito assieme alle altre donne a una Sicilia migliore. Come familiare di vittima vorrei precisare che la morte non colpisce soltanto le persone uccise, ma tutta la loro famiglia.

Perchè da quel momento in poi la vita diventa un incubo, questa gente non ha nulla sulla coscienza solo le vittime che loro hanno materialmente ucciso, ma anche le persone care, le mogli e i figli, i genitori, i fratelli, le sorelle che subiscono questa violenza inaspettata seguita da un profondo senso di impotenza.

Mio figlio come tutte le altre vittime della mafia ha sacrificato la sua giovane vita e quella della moglie per servire lo Stato, e allo Stato io chiedo giustizia. I miei cari sono forse morti inutilmente? Non possono ferirmi ancora, ed è per questo motivo che finchè avrò un filo di vita continuerò a lottare, andrò dovunque a protestare e a gridare il mio dolore di madre, perchè quando mi vedranno "tutti dovranno pensare, ecco la mamma dell'Agente Agostino Antonino, aspetta ancora che sia fatta giustizia".

Dove non sono andati due poveri genitori per ottenerla...

Vincenzo Agostino, il padre di Nino, era nei giorni scorsi agli "stati generali dell'antimafia" organizzati da Don Ciotti a Roma.

Chi è Vincenzo Agostino? E' l'uomo che da 17 anni non si taglia barba e capelli per ricordare a chiunque lo incontri che sta ancora aspettando giustizia dallo Stato italiano; vuole sapere perché e da chi, suo figlio e la di lui moglie, incinta di 5 mesi, sono stati uccisi.

Questa volta, stanco di essere preso per i fondelli, ha anche annunciato provocatoriamente che si rivolgerà alla mafia direttamente, per avere quelle notizie che lo Stato non accenna, da quasi vent'anni, a tirare fuori.

D'altronde "lo Stato", c'ha già provato più di una volta a mettere la parola FINE a questo ennesimo capitolo vergognoso che come un nodo scorsoio sta asfissiando una democrazia, la nostra, sempre in bilico verso i totalitarismi più arretrati.

Ma lascio parlare alcune notizie date dai giornali negli ultimi anni:

Dal Giornale di Sicilia del 1° agosto 2003:

"Chiesta l'archiviazione dell'indagine per l'omicidio dell'agente di polizia Antonio Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini (Pa) il 5 agosto 1989 assieme alla moglie Ida Castellucci, incinta. La richiesta riguarda i killer Nino e Salvo Madonia, figli del capomafia del quartiere Resuttana, e Gaetano Scotto, condannato all'ergastolo per la strage di via D'Amelio, su cui, secondo i pm, ci sono molti indizi che però non bastano per sostenere l'accusa in giudizio. E' già stato aperto un fascicolo riguardante l'eventuale responsabilità dei Servizi segreti deviati, su cui ci sarebbero alcuni elementi concreti d'indagine."



Da "La Repubblica" ed. Palermo del 17/12/2005:


"...È durato un attimo il barlume di luce nella stanza blindata della Procura dove si indaga sull´omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta. I pm Domenico Gozzo e Gioacchino Natoli erano arrivati a un nome importante, erano convinti di aver individuato il misterioso agente segreto con «la faccia da mostro» di cui aveva parlato il boss confidente Luigi Ilardo prima di essere ammazzato: sarebbe un insospettabile funzionario regionale - vicino all´ex sindaco Vito Ciancimino - morto pochi anni fa per un tumore. Ma quando le indagini su mafia e servizi deviati sembravano a una svolta, un messo ha bussato alla porta della Procura e ha consegnato una busta con l´intestazione «Sisde». I magistrati aspettavano con ansia quel documento, avevano chiesto al direttore dell´intelligence di conoscere i nomi degli agenti operativi a Palermo fra l´89 e il ‘90. Una laconica lettera ha comunicato che quei nomi sono coperti dal segreto di Stato.
Così, le indagini sull´omicidio di un poliziotto e di sua moglie, trucidati a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989, sono di nuovo ferme. Ai magistrati non è rimasto che chiedere l´archiviazione. Perché il segreto di Stato e i termini in scadenza dell´inchiesta non consentono altro."



Da "La Sicilia on line" 23 Dicembre 2005


"Decine di migliaia di cartoline di auguri, da inviare al presidente Ciampi, sono state distribuite per le strade di Palermo da Vincenzo e Augusta Agostino, i genitori dell'agente di polizia, Antonino, ucciso mentre si trovava in auto con la moglie incinta, 16 anni fa, da un commando di sicari ancora senza nome.
Sul caso, che è simile a quello di Emanuele Piazza, il Sisde ha opposto il segreto di Stato ad alcune richieste della magistratura. La cartolina di Buone Feste da inviare al Quirinale chiede l'intervento del Presidente, perchè sia impedita l'archiviazione del procedimento giudiziario."



Voglio anche riportare il testo di un'interrogazione parlamentare della scorsa legislatura, che consente di capire ancora meglio quali sono i termini della questione:



"Legislatura XIV Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-09919

Atto n. 4-09919

Pubblicato il 22 dicembre 2005
Seduta n. 929

FORMISANO (Margherita) , DONADI (Gruppo Misto) - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno. -

Premesso che:

il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo) venivano uccisi in un agguato Antonino Agostino e la moglie Ida Castellucci, incinta di una bimba;

Nino Agostino era poliziotto presso il Commissariato San Lorenzo di Palermo;

pochi mesi dopo veniva sequestrato dalla sua casa, vicino Palermo, Emanuele Piazza, ex poliziotto ed investigatore, collega dell'agente Antonino Agostino;

il 16 marzo 1990 Emanuele Piazza veniva trovato ucciso;

da "Il Giornale di Sicilia", "La Repubblica" ed altri giornali che si sono interessati della vicenda emerge che sia Agostino che Piazza svolgevano, oltre al loro lavoro, funzioni anche più delicate di investigazione;

la Procura di Palermo ipotizzò una connessione tra le morti del Piazza, di Agostino e della moglie, e le indagini portarono i PM ad ipotizzare l'esistenza di un misterioso uomo sfregiato, "faccia da mostro", che sarebbe apparso in tutti e due gli eventi e che avrebbe potuto, sempre secondo la Procura di Palermo, appartenere ai servizi segreti;

tutto ciò spinse la Procura di Palermo a richiedere al SISDE di fornire la lista dei suoi agenti che alla fine degli anni Ottanta (il periodo dei due omicidi) lavoravano in città;

ma quando le indagini su mafia e servizi deviati stavano finalmente prendendo una strada che avrebbe forse messo in luce le motivazioni di queste morti, i PM si sono visti arrivare dal SISDE non la lista richiesta, ma un laconico documento in cui veniva comunicato alla Procura che la lista non poteva essere fornita in quanto quei nomi sono coperti dal segreto di Stato;

mentre per il processo dell'omicidio di Piazza si conoscono, materialmente, i colpevoli, non i mandanti, per il processo dell'omicidio di Agostino e della moglie non sono mai stati individuati né colpevoli né mandanti,

gli interroganti chiedono di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ravvisi la necessità di verificare la reale secretazione di questa documentazione richiesta dalla Procura di Palermo;

se, eventualmente gli atti fossero secretati, non ritenga opportuno trovare una soluzione che possa portare i magistrati di Palermo a poter dare delle risposte alle famiglie, che a distanza di anni hanno ancora tante domande, e consegnare alla giustizia i veri responsabili."



Sorvolando su tutti i sorrisi di sufficienza di chi pensa che la battaglia di Vincenzo Agostino sia una battaglia persa, proprio perché gli atti secretati e quindi sottoposti alla legge sul segreto di stato non saranno mai resi pubblici, io rispondo che coloro che sono preposti alla decisione in merito, vanno sempre più assomigliando ai becchini del cimitero, perché custodiscono i cadaveri della giustizia e della democrazia italiane.


Scritto da Antonio Persia
martedì 21 novembre 2006

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