IpseDixit
13-11-2006, 09:12
WASHINGTON - Alla vigilia dell'incontro alla Casa Bianca tra George W. Bush e la commissione guidata da James Baker che studia una nuova strategia sull'Iraq, si è accentuato il pressing dei democratici americani per definire un piano per il ritiro delle truppe.
Carl Levin del Michigan, probabile nuovo presidente della Commissione per le Forze armate del Senato, ha affermato che la priorità è "cambiare direzione politica in Iraq", far capire a Baghdad che la presenza Usa "non è a tempo indeterminato e che entro quattro-sei mesi sarà avviato un ritiro graduale delle truppe".
Il capo di gabinetto della Casa Bianca, Josh Bolten, ha però insistito che prima occorre assicurarsi che l'Iraq abbia un governo democratico forte e in grado di difendersi. "Per me è difficile capire come questo possa avvenire sulla base di un calendario definito", ha osservato pur ribadendo la disponibilità di Bush ad ascoltare "nuove idee". E il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha precisato che il 'panel' bipartisan di Baker che sarà ricevuto domani dal presidente non gli consegnerà un rapporto definitivo che sicuramente non sarà pronto prima di una settimana. "Ci vorrà tempo e sarà la commissione stessa a decidere quando presentarlo", ha spiegato.
Tra le proposte allo studio ci sarebbe quella di delegare maggiormente alla polizia e all'esercito iracheni il controllo dell'ordine pubblico e di promuovere una maggiore cooperazione tra le varie componenti irachene.
Il leader dei democratici e probabile nuovo presidente del Senato, Harry Reid del Nevada, ha affermato che la presenza delle truppe americane andrà ripensata avviando il ritiro nel giro di qualche mese ma ha aggiunto la decisione deve essere presa dai vertici militari in Iraq.
Intanto è emerso che venerdì scorso Bush e Tony Blair hanno discusso lungamente al telefono di un possibile cambiamento di strategia in Iraq. Lo riferisce l'"Observer", secondo il quale il premier britannico ha sottolineato al presidente americano la necessità di ricercare un maggiore coinvolgimento di Iran e Siria negli sforzi per stabilizzare il Paese.
Una portavoce di Downing Street ha confermato la telefonata ma senza fornire dettagli sui contenuti. Sabato il governo britannico aveva annunciato che martedì Blair esporrà in collegamento video nuovi elementi e idee alla Task force di Baker.
I nazionalisti scozzesi e gallesi preparano un blitz parlamentare per obbligare Blair a fornire al parlamento una exit strategy dall'Iraq. Secondo quanto scrive il "Sunday Express", alcuni deputati intendono ricorrere a un'oscura procedura che fu usata per l'ultima volta nel 1923, l'emendamento al discorso della regina, per imporre al governo di prendere posizione sui tempi del ritiro.
(12 novembre 2006)
http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/esteri/elezioni-usa-3/democratici-per-ritiro/democratici-per-ritiro.html
Carl Levin del Michigan, probabile nuovo presidente della Commissione per le Forze armate del Senato, ha affermato che la priorità è "cambiare direzione politica in Iraq", far capire a Baghdad che la presenza Usa "non è a tempo indeterminato e che entro quattro-sei mesi sarà avviato un ritiro graduale delle truppe".
Il capo di gabinetto della Casa Bianca, Josh Bolten, ha però insistito che prima occorre assicurarsi che l'Iraq abbia un governo democratico forte e in grado di difendersi. "Per me è difficile capire come questo possa avvenire sulla base di un calendario definito", ha osservato pur ribadendo la disponibilità di Bush ad ascoltare "nuove idee". E il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha precisato che il 'panel' bipartisan di Baker che sarà ricevuto domani dal presidente non gli consegnerà un rapporto definitivo che sicuramente non sarà pronto prima di una settimana. "Ci vorrà tempo e sarà la commissione stessa a decidere quando presentarlo", ha spiegato.
Tra le proposte allo studio ci sarebbe quella di delegare maggiormente alla polizia e all'esercito iracheni il controllo dell'ordine pubblico e di promuovere una maggiore cooperazione tra le varie componenti irachene.
Il leader dei democratici e probabile nuovo presidente del Senato, Harry Reid del Nevada, ha affermato che la presenza delle truppe americane andrà ripensata avviando il ritiro nel giro di qualche mese ma ha aggiunto la decisione deve essere presa dai vertici militari in Iraq.
Intanto è emerso che venerdì scorso Bush e Tony Blair hanno discusso lungamente al telefono di un possibile cambiamento di strategia in Iraq. Lo riferisce l'"Observer", secondo il quale il premier britannico ha sottolineato al presidente americano la necessità di ricercare un maggiore coinvolgimento di Iran e Siria negli sforzi per stabilizzare il Paese.
Una portavoce di Downing Street ha confermato la telefonata ma senza fornire dettagli sui contenuti. Sabato il governo britannico aveva annunciato che martedì Blair esporrà in collegamento video nuovi elementi e idee alla Task force di Baker.
I nazionalisti scozzesi e gallesi preparano un blitz parlamentare per obbligare Blair a fornire al parlamento una exit strategy dall'Iraq. Secondo quanto scrive il "Sunday Express", alcuni deputati intendono ricorrere a un'oscura procedura che fu usata per l'ultima volta nel 1923, l'emendamento al discorso della regina, per imporre al governo di prendere posizione sui tempi del ritiro.
(12 novembre 2006)
http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/esteri/elezioni-usa-3/democratici-per-ritiro/democratici-per-ritiro.html