Ewigen
06-08-2006, 08:56
Interi quartieri vengono rasi al suolo per far posto ai grattacieli: gli abitanti vengono sgomberati e i risarcimenti sono spesso ridicoli. E in caso di resistenza le autorità passano alle maniere forti
Cina, il boom edilizio travolge i diritti umani
Un avvocato di Shangai prelevato a forza dalla polizia in piena notte La sua colpa? Aver difeso gli inquilini costretti a «sloggiare»
[Avvenire] In Cina le storie di dissidenti si somigliano tutte, e sono tutte diverse. Uguali, perché quasi sempre hanno in comune il finale a base di repressione e isolamento; diverse, come sono diversi i fronti su cui gli attivisti si battono per strappare pezzi di libertà e concessioni al regime.
Zheng Enchong è un avvocato di Shanghai che nella notte tra l'undici e il dodici luglio scorso si è visto piombare in casa una dozzina tra agenti di polizia e ufficiali della Sicurezza di Stato. Secondo le parole della moglie Jiang Meili riportate dall'Ong «Human Rights in China», gli agenti hanno perquisito la loro abitazione prima di sequestrare un computer e alcuni documenti, emettere a suo carico un'accusa per «intralcio alle forze dell'ordine nell'esercizio delle loro funzioni», e portarlo via.
Zhang era stato uscito di prigione solo il 5 giugno scorso, dopo avere scontato una condanna per «aver rivelato segreti di Stato oltreoceano». La sua vera colpa? La difesa degli interessi di moltissimi inquilini sgomberati dalle loro case senza vedersi corrispondere il giusto indennizzo. E avere accusato apertamente l'amministrazione cittadina di collusione con l'ex magnate immobiliare Zhou Zhengyi, una volta uno degli uomini più ricchi di tutta la Cina e oggi in prigione per truffa finanziaria e falsificazione di documenti.
Il boom immobiliare è l'affare del momento a Shanghai: interi quartieri di vecchie case vengono rasi al suolo per fare posto a condomini moderni e grattacieli; gli abitanti vengono sgomberati senza tanti complimenti e i risarcimenti sono spesso ridicoli. Quando gli inquilini oppongono resistenza si passa alle maniere forti: nell'ottobre scorso Wang Ke, a capo di un gruppo di cittadini che tentava di bloccare nuove costruzioni nel distretto di Mingchang, è stato brutalmente aggredito.
Un secondo caso, sempre filtrato attraverso "Human Rights In China", sconfina nel puro humour nero. Secondo un rapporto della polizia della Contea di Zigui, provincia di Hu bei, Cina centrale, le ferite riportate il mese scorso da Fu Xiancai durante un brutale pestaggio dopo il quale l'uomo è rimasto paralizzato, sarebbero autoinflitte. Xiancai è uno degli attivisti che si sono battuti per anni contro la Diga delle Tre Gole, la più grande diga idroelettrica del mondo, costata circa 25 milioni euro, la cui realizzazione aveva causato lo sgombero forzato di più di un milione di persone.
Anche i giornalisti sono nel mirino, come Li Yuanlong, redattore del Bijie Daily, un quotidiano di Bijie, nella provincia sudoccidentale di Guizhou. Lo scorso 13 luglio Li è stato condannato a due anni di reclusione per «incitazione alla sovversione». Sotto accusa c'è una serie di articoli pubblicati su un sito straniero, tra cui un saggio intitolato "Ottenere la cittadinanza statunitense (almeno nello spirito)", giudicato dal tribunale «un tentativo di minare il socialismo e sovvertire il Paese». Li era sempre stato in prima fila nel denunciare la corruzione all'interno del Partito Comunista Cinese.
In un'intervista filtrata tramite il suo avvocato prima della condanna, Li ammette di essere l'autore di quei saggi: «Lavoro in un giornale controllato dal partito. Scrivo tutto il giorno bugie e luoghi comuni. Mi sentivo frustrato».
Cina, il boom edilizio travolge i diritti umani
Un avvocato di Shangai prelevato a forza dalla polizia in piena notte La sua colpa? Aver difeso gli inquilini costretti a «sloggiare»
[Avvenire] In Cina le storie di dissidenti si somigliano tutte, e sono tutte diverse. Uguali, perché quasi sempre hanno in comune il finale a base di repressione e isolamento; diverse, come sono diversi i fronti su cui gli attivisti si battono per strappare pezzi di libertà e concessioni al regime.
Zheng Enchong è un avvocato di Shanghai che nella notte tra l'undici e il dodici luglio scorso si è visto piombare in casa una dozzina tra agenti di polizia e ufficiali della Sicurezza di Stato. Secondo le parole della moglie Jiang Meili riportate dall'Ong «Human Rights in China», gli agenti hanno perquisito la loro abitazione prima di sequestrare un computer e alcuni documenti, emettere a suo carico un'accusa per «intralcio alle forze dell'ordine nell'esercizio delle loro funzioni», e portarlo via.
Zhang era stato uscito di prigione solo il 5 giugno scorso, dopo avere scontato una condanna per «aver rivelato segreti di Stato oltreoceano». La sua vera colpa? La difesa degli interessi di moltissimi inquilini sgomberati dalle loro case senza vedersi corrispondere il giusto indennizzo. E avere accusato apertamente l'amministrazione cittadina di collusione con l'ex magnate immobiliare Zhou Zhengyi, una volta uno degli uomini più ricchi di tutta la Cina e oggi in prigione per truffa finanziaria e falsificazione di documenti.
Il boom immobiliare è l'affare del momento a Shanghai: interi quartieri di vecchie case vengono rasi al suolo per fare posto a condomini moderni e grattacieli; gli abitanti vengono sgomberati senza tanti complimenti e i risarcimenti sono spesso ridicoli. Quando gli inquilini oppongono resistenza si passa alle maniere forti: nell'ottobre scorso Wang Ke, a capo di un gruppo di cittadini che tentava di bloccare nuove costruzioni nel distretto di Mingchang, è stato brutalmente aggredito.
Un secondo caso, sempre filtrato attraverso "Human Rights In China", sconfina nel puro humour nero. Secondo un rapporto della polizia della Contea di Zigui, provincia di Hu bei, Cina centrale, le ferite riportate il mese scorso da Fu Xiancai durante un brutale pestaggio dopo il quale l'uomo è rimasto paralizzato, sarebbero autoinflitte. Xiancai è uno degli attivisti che si sono battuti per anni contro la Diga delle Tre Gole, la più grande diga idroelettrica del mondo, costata circa 25 milioni euro, la cui realizzazione aveva causato lo sgombero forzato di più di un milione di persone.
Anche i giornalisti sono nel mirino, come Li Yuanlong, redattore del Bijie Daily, un quotidiano di Bijie, nella provincia sudoccidentale di Guizhou. Lo scorso 13 luglio Li è stato condannato a due anni di reclusione per «incitazione alla sovversione». Sotto accusa c'è una serie di articoli pubblicati su un sito straniero, tra cui un saggio intitolato "Ottenere la cittadinanza statunitense (almeno nello spirito)", giudicato dal tribunale «un tentativo di minare il socialismo e sovvertire il Paese». Li era sempre stato in prima fila nel denunciare la corruzione all'interno del Partito Comunista Cinese.
In un'intervista filtrata tramite il suo avvocato prima della condanna, Li ammette di essere l'autore di quei saggi: «Lavoro in un giornale controllato dal partito. Scrivo tutto il giorno bugie e luoghi comuni. Mi sentivo frustrato».