View Full Version : La Francia dei campioni nazionali blocca l'Enel
zerothehero
27-02-2006, 18:34
Tensioni Italia-Francia sul caso Enel
Richieste di intervento all'Ue dopo lo stop nella conquista di Suez-Electrabel. Non escluse misure di ritorsione o di difesa
ROMA - Il governo è intenzionato a chiedere l’intervento dell’Unione Europea sulla Francia, accusata di protezionismo per gli ostacoli posti all’Enel, ma non esclude, a priori, misure di ritorsione o di difesa. «Se Bruxelles c’è, batta un colpo, la Commissione deve essere in grado di far rispettare le regole», ha detto il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, che nei prossimi giorni convocherà tutte le imprese italiane del settore per elaborare un nuovo piano italiano per l’energia. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha contattato il collega francese e quello belga per esprimere loro l’irritazione del governo italiano, e da oggi inizierà a valutare le possibili contromisure.
L'OFFENSIVA TREMONTI - Benché indispettito dall’atteggiamento francese, e spronato da gran parte della maggioranza alla reazione immediata, il ministro Tremonti non vuole comunque farsi prendere la mano. Al collega francese Thierry Breton, con cui ha parlato al telefono nei giorni scorsi, ha espresso senza mezzi termini la profonda delusione dell’esecutivo. Ricordandogli come l’atteggiamento del governo italiano nel caso dell’offerta di Bnp-Paribas sulla Banca Nazionale del Lavoro sia stato profondamente diverso. Poi il ministro dell’Economia, cui non è andata giù la scelta di campo immediata a fianco dei francesi, si è fatto sentire anche con il suo collega belga. Chiarito a Parigi e a Bruxelles che non sarebbe rimasto con le mani in mano, Tremonti ha convocato per oggi i suoi più stretti collaboratori e gli esperti del ministero dell’Economia per studiare nei minimi dettagli tutto il dossier relativo a Suez. I piani dell’Enel e, soprattutto, la reazione del governo francese. Tempi, dichiarazioni, rassegne stampa. «E’ la prima cosa che dobbiamo fare» ha detto ai suoi. «Poi possiamo pensare alla reazione, gli strumenti di certo non mancano» ha fatto sapere il ministro dell’Economia.
SCAJOLA A BRUXELLES - Per il ministro delle Attività produttive, che ha annullato l’incontro previsto per oggi col suo collega francese, la mossa di Parigi contro l’Enel è di fatto un intervento pubblico. «Il governo possiede l’80% di Gaz de France e quindi vuol dire che sta usando risorse pubbliche per ostacolare un’operazione di mercato». Di fronte a tutto ciò Bruxelles deve battere un colpo. Scajola sottolinea che la decisione francese è un «segnale insopportabile» e ricorda che la «logica dell’introduzione dell’euro era proprio quella di consentire un sistema integrato, nell’interesse dei cittadini, perché più concorrenza vuol dire prezzi più bassi, con le imprese che investono più in ricerca».
LA RAPPRESAGLIA - Scajola non vuole entrare nel merito («Anche perché potremmo parlare di società quotate, e poi perché siamo sotto elezioni»), ma ricorda che per metà marzo aveva chiesto a suo tempo un consiglio europeo per discutere di energia sull’onda dell’emergenza gas. «L’Italia dovrà approfittare di quel vertice per coinvolgere tutti gli altri Paesi sul comportamento della Francia». «Perché deve essere chiaro - osserva ancora il ministro - che se tutti fanno come Parigi, l’Europa affonda».
IL PRECEDENTE DI LETTA - Da oggi, dunque, Scajola e Tremonti inizieranno a valutare i margini di intervento. Poi, eventualmente, scatteranno le contromisure. Anche se il governo è dimissionario e le Camere sciolte, anche se il centrosinistra sostiene che sia una «stupidaggine». «Dev’essere un caso di omonimia - ripeteva ieri il ministro dell’Economia - oppure il Letta che oggi parla di stupidaggine era lo stesso Letta che, alla fine della scorsa legislatura, con governo dimissionario e Camere sciolte, fece il decreto imponendo il tetto del 2% al diritto di voto di Edf nella Edison?».
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zerothehero
27-02-2006, 18:35
e: «La fusione Gdf-Suez sembra regolare»
Per ora «non ho alcun indizio di una violazione delle norme sulla libera circolazione dei capitali, ma aspettiamo dettagli»
BRUXELLES - Per il momento «non vi sono indizi» che le regole del mercato interno siano violate dall'operazione Gaz de France-Suez. È il commento di Johannes Laitenberger, portavoce del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, sul matrimonio tra i due colossi francesi dell'energia che ha di fatto stoppato l'acquisizione di Suez da parte dell'Enel. Un matriomonio bollato come forma illecita di protezionismo da destra e da sinistra, e messo sotto accusa nello stesso Belgio. E mentre il governo italiano si dice pronto a dare battaglia in sede europea, da Bruxelles si apprende che «al momento non si hanno indizi di una violazione delle norme sulla libera circolazione dei capitali», come ha dichiarato lo stesso portavoce. Che ha precisato: «Non abbiamo ancora una notifica formale, non conosciamo i dettagli dell'operazione» e per questo «continueremo a monitorare». In effetti, ha spiegato ancora il portavoce, vi è anche un «questione politica». «Il commissario - ha infatti spiegato Drewes- è convinto che bisogna osservare con attenzione gli sviluppi in Europa soprattutto sul fronte delle fusioni transfrontaliere e di campi come l'energia». Perché, ha proseguito, «se si crede nel libero mercato interno ogni sviluppo in cui sorgono grandi colossi deve essere monitorato e analizzato con attenzione» per valutare «se ciò costituisca o meno un vantaggio per il mercato interno». Secondo Drewes in effetti il commissario è molto attento al fatto che sia rispettato oltre alla lettera, anche «lo spirito della legge».
«VIOLATO SPIRITO UE, NON LEGGE» - Oliver Drewes, portavoce del commissario Ue al Mercato interno Charlie McCreevy, ha detto di ritenere che «l'intervento della Francia rispetti la legge, ma non lo spirito del mercato interno europeo». Drewes ha aggiunto che «formalmente non c'è alcuna legge europea che impedisca a una società controllata dallo Stato di acquisirne un'altra, ma che questo non sembra particolarmente corretto, soprattutto se fatto con l'obiettivo di impedire una fusione transfrontaliera».
27 febbraio 2006
Caso Gdf-Suez: Berlusconi, «l'Ue intervenga»
Il premier sulla vicenda della mancata opa da parte di Enel su Suez stoppata dal governo francese: l'Europa deve intervenire
ROMA - Una richiesta d'intervento. Nella vicenda Enel, l'Europa deve intervenire. Lo ha detto a Milano il premier Silvio Berlusconi che, rispondendo a chi gli chiedeva un'opinione a riguardo, ha risposto: «Assolutamente sì».
Il premier Silvio Belusconi (Ap)
Il premier Silvio Belusconi (Ap)
«Scajola e Tremonti stanno facendo ciò che è necessario fare» ha aggiunto Berlusconi a chi gli chiedeva se il governo stesse agendo sulla vicenda Enel. La querelle tra Parigi e Roma è nata dopo lo stop imposto dai francesi ad una opa sulla società francese Suez che verrà invece inglobata dal colosso pubblico transalpino Gas De France.
TREMONTI MARTEDI' A BRUXELLES - Il dossier Enel e la decisione francese di blindare la società Suez realizzando una fusione con Gas de France sarà al centro di una missione di due giorni che il ministro dell' Economia Giulio Tremonti farà da domani a Bruxelles. Tremonti incontrerà nel pomeriggio di martedì il commissario alla concorrenza Neelie Kroes e mercoledì il responsabile del mercato interno Charlie Mccrevy.
PARIGI, REGOLE CHIARE - «Le regole del gioco sono chiare per tutti. Ci sono due società che decidono e che scelgono. Non ci sono imbrogli. È il sistema di mercato ed è il mercato che decide». Così il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, ha risposto ad una domanda sull' unione tra Gaz de France e Suez, questo pomeriggio, a margine dei lavori del Consiglio dei ministri dell' Unione Europea.
AMIAMO LA VITTORIA - «In Francia come altrove amiamo la vittoria, la conquista dei mercati: non ci si può aspettare che uomini politici francesi si dispiacciano per la fusione di due grandi gruppi nazionali» ha aggiunto il ministro degli Esteri transalpino. «Il riavvicinamento tra Gdf e Suez -ha affermato il ministro- era nei progetti da molti mesi. Questo riavvicinamento, inoltre, non mette assolutamente in causa l'interesse dei partner europei a lavorare insieme nel settore dell'energia: diverse imprese italiane sono del resto giá molto attive in Francia».
corriere.it
Prodi interviene sul caso Enel-Suez: «Quello che è successo in questi giorni dimostra mancanza di reciprocità»
ROMA - «Non è possibile avere in Europa mancanza di reciprocità e quello che è successo in questi giorni dimostra mancanza di reciprocità». Lo dice Romano Prodi parlando della vicenda che ha stoppato la scalata di Suez da parte di Enel. «Non è mica solo un problema di violazioni di legge - ha aggiunto il leader dell'Unione - reciprocità vuol dire leggi che siano rispettose dei diritti di tutti e comportamenti che siano rispettosi dei diritti di tutti i paesi. Non c'è mica solo al violazione di legge...». Anzi, su un eventuale violazione- puntualizza il leader dell'Unione- «non mi pronuncio perchè non è la mia funzione, ma non è possibile avere sempre una situazione in cui un paese sia oggetto di acquisizioni e l'altro invece protagonista di acquisizioni».
Secondo il leader dell'Unione poi da parte del governo «c'è stata un'assoluta mancanza di strategia. Non c'è stata inoltre una politica nè verso le imprese nè verso i paesi europei amici». E quanto alle spinte nazionaliste rilanciate dalla Lega, «se vogliamo il suicidio globale- taglia corto il Professore- questa è la via giusta».
FastFreddy
27-02-2006, 18:40
«VIOLATO SPIRITO UE, NON LEGGE» - Oliver Drewes, portavoce del commissario Ue al Mercato interno Charlie McCreevy, ha detto di ritenere che «l'intervento della Francia rispetti la legge, ma non lo spirito del mercato interno europeo». Drewes ha aggiunto che «formalmente non c'è alcuna legge europea che impedisca a una società controllata dallo Stato di acquisirne un'altra, ma che questo non sembra particolarmente corretto, soprattutto se fatto con l'obiettivo di impedire una fusione transfrontaliera».
27 febbraio 2006
Il nocciolo della questione è tutto qua, vogliamo fare l'europa unita e poi al primo movimento di una certa entità si alzano le barricate... :boh:
zerothehero
27-02-2006, 18:44
Il nocciolo della questione è tutto qua, vogliamo fare l'europa unita e poi al primo movimento di una certa entità si alzano le barricate... :boh:
C'è però la reciprocità...spero che a questo punto blocchino L'edf francese in Italia.
zerothehero
27-02-2006, 19:06
Dal tg1
De Villepin
"non ci sono imbrogli, è il mercato che decide"
Certo..i politici francesi non c'entrano nulla..:asd: ...è il mercato :asd:
majin mixxi
27-02-2006, 19:42
come sempre non contiamo nulla
FastFreddy
27-02-2006, 19:46
come sempre non contiamo nulla
Se non contiamo nulla perchè la Francia ci mette i bastoni tra le ruote?
Non è una questione di "peso", ma qua alcuni paesi appoggiano la UE solo quando gli fa comodo...
sempreio
27-02-2006, 19:53
Se non contiamo nulla perchè la Francia ci mette i bastoni tra le ruote?
Non è una questione di "peso", ma qua alcuni paesi appoggiano la UE solo quando gli fa comodo...
quoto, la francia ultranazionalista vuole solo ed esclusivamente espandersi ai danni degli altri paesi, sarà il caso di prendere provvedimenti seri anche se vanno in disaccordo con l' ue
dantes76
27-02-2006, 19:55
Non e' la prima volta che lo fa, dico la francia; anni fa' ci fu una roba simile, perche edf(l enelf Francese) voleva aquistare insieme a fiat, un altra societa'(non ricordo bene il nome), anche allora si alzo' la domanda, se fosse stato lecito che i francesi aprofittasero, delle privatizzazioni di paesi esteri, e non il contrario, visto che edf era, ed e', a forte partecipazione statale
come sempre non contiamo nulla
noi o altri non cambia nulla: è la Francia baby...
ed hanno perfettamente ragione (dal loro punto di vista ovviamente)
Enel: il Belgio contro fusione tra Suez e Gaz de France
BRUXELLES (Belgio) - Oltre alla Commissione Europea, Enel potrebbe trovare a Bruxelles un altro alleato nella battaglia per conquistare la societa' francese Suez. Consumatori, sindacati e giornali belgi si oppongono con forza alla fusione annunciata fra la stessa Suez e Gaz de France, decisa per reagire al tentativo di acquisizione che Enel stava gia' preparando. Il nodo e' la societa' energetica belga Electrabel, controllata proprio da Suez. Lavoratori e consumatori temono la colonizzazione francese, tanto piu' che il governo di Parigi manterra' la maggioranza nella nuova societa', mentre l'autorita' di regolamentazione dell'energia in Belgio, il Vreg, paventa la fine della concorrenza perche' tutta la produzione tornerebbe ancora una volta tra le mani di un solo operatore. Al termine della fusione, la nuova entita' controllera' piu' del 96% della fornitura di gas nella regione fiamminga e il 90% della fornitura di elettricita'. Alle quote di Electrabel nell'elettricita' sia aggiungeranno quelle del secondo operatore belga, Spe, controllato al 51% da Gdf insieme al britannico Centrica. (Agr)
(Corriere della Sera)
Non è una questione di "peso", ma qua alcuni paesi appoggiano la UE solo quando gli fa comodo...
Sì, ma noi italiani alla fine non siamo da meno.
Siamo tutti europeisti solo quando ci fa comodo.
Sarebbe auspicabile che la UE intervenisse in maniera più decisa su questi argomenti.
zerothehero
27-02-2006, 21:24
Sì, ma noi italiani alla fine non siamo da meno.
Siamo tutti europeisti solo quando ci fa comodo.
Sarebbe auspicabile che la UE intervenisse in maniera più decisa su questi argomenti.
Nella telefonia e nei trasporti l'italia ha liberalizzato MOLTO più dei francesi.
I francesi sono tra i più protezionisti in europa.
Nella telefonia e nei trasporti l'italia ha liberalizzato MOLTO più dei francesi.
I francesi sono tra i più protezionisti in europa.
Su questo indubbiamente sì.
sinceramente spero che, per il bene stesso della UE, l'Italia faccia la voce non grossa ma grossissima, vorrei vedere delle incazzature solenni da parte di tutti.
i francesi sono amici ma hanno sbagliato e devono pagare (un prezzo "politico", intendo).
ziozetti
28-02-2006, 10:16
Nella telefonia e nei trasporti l'italia ha liberalizzato MOLTO più dei francesi.
I francesi sono tra i più protezionisti in europa.
Avranno anche liberalizzato poco ma le tariffe parlano abbastanza chiaro.
ziozetti
28-02-2006, 10:17
quoto, la francia ultranazionalista vuole solo ed esclusivamente espandersi ai danni degli altri paesi, sarà il caso di prendere provvedimenti seri anche se vanno in disaccordo con l' ue
Mi chiedo se sia solo un problema di prosa...
ziozetti
28-02-2006, 10:19
sinceramente spero che, per il bene stesso della UE, l'Italia faccia la voce non grossa ma grossissima, vorrei vedere delle incazzature solenni da parte di tutti.
i francesi sono amici ma hanno sbagliato e devono pagare (un prezzo "politico", intendo).
La questione non è equiparabile alle faccenda del Banco di Bilbao? Se è così (chiedo conferma), non c'è da fare la voce molto grossa... :(
no, non lo è IMHO.
- primo perchè in quel caso è stato il Governatore di Bankitalia a "opporsi" e il governo ha poche responsabilità (SU QUESTO). In Francia è il governo a propugnare la fusione.
- secondo perchè in quel caso vi era anche un intreccio di questioni legali/penali (Fiorani faceva la cresta sui conti correnti per mettere via dei fondi neri per pagare i politici, che a loro volta sostenevano Fazio, come l'On. Grillo p.es. non dimentichiamolo).
- terzo perchè in quel caso, il Governatore è stato fatto dimettere a pedate nel didietro (di sua volontà diciamo, ma era chiaro che intorno a lui il clima politico/finanziario era ostile, non aveva più un briciolo di credibilità)
Nel caso italiano, era questione di malaffare di pochi alle spalle di molti.
Nel caso francese, è il governo in forma ufficiale, col sostegno (immagino) della classe politica e più in generale della classe dirigente, a muoversi.
da noi erano solo dei ladri di polli.
Lì è la Francia-nazione, non so se mi spiego.
zerothehero
01-03-2006, 19:42
UC.MI - notizie) . Ieri il responsabile Ue al mercato interno, Charlie McCreevy, ha scritto al governo polacco minacciando di aprire una procedura di infrazione se continuerà a bloccare le manovre dell'istituto milanese su Pekao e Bhp, gli istituti polacchi che vorrebbero fondere dando vita al gruppo più grande del Paese. E' la seconda lettera transitata sull'asse Bruxelles-Varsavia negli ultimi sette giorni. Nella prima il commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes, aveva scritto al ministro dell'Economia Pwael Szalamacha per avere spiegazioni sul blocco alla fusione tra le due banche controllate da Unicredito. Stop che Varsavia ha di fatto esercitato chiedendo il rispetto della clausola sottoscritta nel 1999 da Unicredit, quando all'ingresso in Pekao si era impegnata a non entrare in altri istituti.
La questione non è equiparabile alle faccenda del Banco di Bilbao? Se è così (chiedo conferma), non c'è da fare la voce molto grossa... :(
28/02/2006
Il Ministro dell'economia Giulio Tremonti
Ha ragione Tremonti a evocare, a proposito del pasticcio ENEL-Suez, l’Europa 1914: quel tragico piano inclinato in cui l’intero continente si trovò a scivolare verso la grande guerra, che nessuno voleva.
E nello stesso tempo, non hanno torto i francesi a bloccare la scalata della nostra impresa alla loro.
La Francia ha sfatato il dogma che debba essere la finanza ad avere l’ultima parola.
Che non è detto che chiunque abbia capitali, per questo solo fatto, possa comprare ciò che vuole dovunque vuole.
Parigi dice che esistono cose più importanti dell’economia e dei suoi dogmi.
Accusare De Villepin d’aver violato «le leggi del mercato» è una idiozia: perché l’azienda energetica francese contiene le centrali atomiche.
E non è il «mercato» a costruire centrali atomiche.
Non sono i privati a realizzarle in nome della competitività, in regime di «libera concorrenza».
La decisione di adottare il nucleare come fonte energetica è altamente «politica», ed è stato lo Stato francese a volerla fortemente fin dai tempi di De Gaulle.
Anche quando, costando poco il petrolio, l’elettricità da nucleare non era competitiva.
Lo scopo era altamente politico: conquistarsi l’autonomia energetica, come condizione per mantenere la propria sovranità nei rapporti internazionali.
E’ grazie alle sue centrali atomiche (che coprono abbondantemente il fabbisogno interno), come grazie al suo deterrente nucleare militare, mantenuto con spese e contro ogni «convenienza di mercato», che Parigi ha potuto dire no a Bush che la voleva arruolare per l’invasione dell’Iraq, e mantenere una sua autonomia sulla scena internazionale.
E adesso arrivano degli italiani, e siccome hanno dei capitali, si vogliono comprare questo elemento essenziale di una politica sovrana?
E’ quell’Italia che, come noto, ha rifiutato (grazie ai verdi e alle sinistre) la scelta energetica nucleare, per stupidissima miopia.
E che ora pensa di comprarsi quella preveggenza politica che non ha avuto: acquistando le centrali, che noi non vogliamo in casa, sul territorio francese.
A loro tutti i rischi, e a noi la proprietà?
Eh no, dice Parigi.
Ma questo è «protezionismo», s’indigna Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.
E porta ad esempio la Gran Bretagna tanto aperta e liberista, che non ha fatto una piega quando la nostra Finmeccanica ha acquistato un’azienda militare, la Westland.
Però non dice che giusto pochi giorni fa Tony Blair, il presunto primo della classe in liberismo globale, ha bloccato il tentativo della russa Gazprom di comprarsi una ditta inglese energetica, la Centrica.
E anche Blair per le stesse ragioni di Chirac: ragion di Stato.
Oggi e domani sarà il settore energetico ad essere strategico, più di quello militare.
Dovunque si sta sfatando il mito che tutta l’esistenza si riduca al mercato, a compravendita.
Che la finanza sia «neutra», sicchè non ha importanza chi è quello che compra e quello che è comprato.
Nello stesso momento, Parigi ha sbugiardato l’illusione, cara ad «europeisti» globalizzatori come Padoa Schioppa, Monti e Prodi, secondo cui è Bruxelles che sorveglia e decide le politiche comuni.
No, sono i rapporti bilaterali, da Stato a Stato, a contare.
L’Europa burocratica svanisce, l’Europa delle patrie esiste ancora.
Noi italiani abbiamo trascurato i rapporti bialaterali intra-europei; abbiamo creduto nel mito di Padoa Schioppa, e ora ne paghiamo il prezzo.
L’ha detto chiaro il vice-commissario europeo, Jacques Barrot, che non dimentica di essere francese: «perché l’ENEL ha fatto un’offerta ostile? Un approccio più dialogante avrebbe potuto favorire un’alleanza con la Suez».
Si noti il termine: un’alleanza (politica), non un mercato.
Ma allora perché Tremonti ha ragione a dire che il no francese ci riporta al 1914?
Naturalmente i giornali italiani gli danno tutti addosso: proprio lui che invocava protezionismo contro la Cina, proprio lui il «colbertista»… è questa rozzezza di argomenti che impedisce all’Italia di discutere cose gravi con serietà.
Tremonti dice una cosa seria e sottile.
Dice che il no francese è un riflesso condizionato difensivo, dietro cui non c’è più (o non c’è ancora) una meditata dottrina politica.
Che dietro il protezionismo del caso - per - caso, che sta avanzando in Europa, non c’è una visione grande, e ormai necessaria.
Anche i francesi fanno i liberisti a parole, e i nazionalisti economici nei fatti.
Non è doppiezza, è peggio: è che all’azione protezionista (sacrosanta) manca una teoria protezionista coerente e vincente, per l’Europa intera.
Perché - Tremonti ha ragione - non si può più essere protezionisti dentro gli angusti confini di ogni Stato.
Ma si può, e si deve, creare una fortezza Europa, aperta all’interno e con solide barriere all’esterno, contro i «concorrenti» globali che ci saccheggiano posti di lavoro e competenze a forza di dumping e concorrenza sleale.
Questa Europa è possibile: i suoi 460 milioni di abitanti possono produrre gran parte delle merci che oggi comprano in Cina, con la scusa che sono più «competitive», e le pagano coi posti di lavoro perduti, col futuro dei loro figli.
Gli impulsi a un’Europa diversa ci sono tutti.
In una intervista alla Suddeutsche Zeitung del 21 febbraio, l’ex ministro socialdemocratico Egon Bahr ha accusato in termini inequivocabili Londra come sabotatrice del funzionamento dell’Unione Europea come spazio economico «forte».
La liberalizzazione del mercato europeo, ha detto Bahr, è stata sempre più importante per i britannici del rafforzamento dell’Europa come entità politica internazionale.
«Bisogna porre agli inglesi questa alternativa: o cooperate a pieno, o siete fuori. Ma l’Europa non ha i muscoli per farlo».
Perché?
Per «incompetenza», ha detto Bahr.
Questa incompetenza è anzitutto culturale: l’Europa non sa recuperare quella dottrina economica, privatista ma non globalista, che fu «l’economia politica», creata dall'economista Friedrich List,e a cui l’Europa deve le sue successive rinascite dopo ogni guerra.
Insomma, l’eurocrazia globale (filo-americana e britannica) è morta, ma l’Europa diversa avanza alla cieca.
Quello che la Francia fa per sé, lo dobbiamo fare tutti.
Ma non gli uni contro gli altri: tutti insieme contro i competitori globali sleali.
Altrimenti finiremo per farci la guerra tra noi europei - dice Tremonti - e dando ai nostri avversari globali ancora più vantaggi di quanti ne abbiano.
Maurizio Blondet
ciao
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Kars2
Domenica 26 Febbraio 2006
LO SCHIAFFO DI PARIGI IL SILENZIO DI ROMA
di OSCAR GIANNINO
Quel che è avvenuto a Parigi e il giorno prima a Madrid non è solo uno schiaffo all’Italia e non riguarda solo il capitolo peraltro decisivo dell’energia. È un passaggio decisivo nella storia dell’Europa. È un passo indietro epocale che affonda l’idea di un mercato che sia unico per davvero, costruito su criteri di mercato e non secondo ordini impartiti dai governi nazionali ciascuno a casa sua. È un processo di portata tanto vasta che se non sarà impedito porterà certo ulteriori aggravi al nostro Paese. Ma spingerà anche tutti i nuovi membri dell’Unione Europea appena entrati da Est a chiudersi in se stessi, assecondando le spinte nazionaliste che inducono il governo di Varsavia a opporsi alla fusione dell’italiana Unicredit con la tedesca Hvb. Per chi qui scrive ed è liberista, è l’amara fine di un sogno.
La Francia ieri ha dimostrato la propria concezione del mercato unico europeo: aperto alle acquisizioni francesi in casa altrui, blindato a quelle straniere in casa propria. Lo ha fatto con la più classica dimostrazione di geometrica potenza di un sistema in cui, quando suona un allarme su una grande impresa nazionale, il governo mobilita in poche ore i manager alla testa delle società puntualmente anch’essi tutti formati nelle stesse haute écoles dei politici e in poche ore il dirigismo politico allinea le imprese e decide come impedire la loro scalata. Comportandosi come se il mercato non esistesse per nulla. Piegandolo a un dirigismo che ricorda la politica di piano e l’orgoglio dell’autarchia. È così che, su mandato diretto del presidente Chirac, il primo ministro de Villepin e il ministro delle Finanze Breton hanno indicato al capo del gigante Suez, Gerard Mestrallet, come arroccarsi e impedire l’opa che l’italiana Enel si apprestava a lanciare. Gli italiani non devono passare. Anche se erano interessati solo al business elettrico controllato da Suez in Electrabel, società i cui asset sono in Belgio e Paesi Bassi, mentre tutto il resto delle attività di Suez il business dell’acqua, concentrato in Francia sarebbe stato lasciato dall’Enel a imprese transalpine.
Ma per il governo di Parigi è comunque inconcepibile. Così, in poche ore, Suez è stata convinta a una fusione amichevole con il monopolista del metano Gaz de France. I consigli delle due società si sono riuniti ieri stesso e oggi. Non solo si chiude il mercato agli italiani. Lo si fa pubblicizzando Suez: poiché all’80% Gaz de France è dello Stato francese, il colosso da 75 miliardi di euro che nascerà dalla fusione sarà a maggioranza pubblica. A fianco di Edf, il monopolista dell’elettricità anch’esso di Stato. Sommate a tutto questo che il governo socialista spagnolo non si è comportato diversamente da quello conservatore francese. Con una riunione d’emergenza ha concesso all’Autorità per l’energia spagnola il potere di inibire i diritti di voto oltre la soglia del 5% a soggetti stranieri che acquisissero il controllo delle imprese energetiche spagnole. Tutto ciò per impedire sia l’opa lanciata dai tedeschi di E.On su Endesa, sia la contromossa che ancora una volta l’Enel stava studiando, una contro-opa su Endesa a fianco degli spagnoli di Gas Natural. Anche a Madrid, la soluzione sarà autarchica.
Ha torto allora, Tremonti, a evocare di fronte a questi arroccamenti dirigisti e nazionalisti lo spettro dell’agosto 1914? Nessuno può pensare alla guerra di trincea. Ma parliamoci chiaro. Un’Unione Europea in cui Francia e Paesi Bassi, Spagna e Germania costruiscono barriere politiche e legislative per difendere i propri campioni nazionali, e considerano invece gli altri Paesi dell’Unione terra di conquista sull’energia come sul credito, sulla grande distribuzione come nelle assicurazioni, è un’Europa avviata a un’esplosione politica inevitabile. In questi anni, a imprese francesi e spagnole in Italia abbiamo aperto il mercato dell’energia italiano per 17 mila megawatt di potenza. L’Enel, oggi in Francia produce zero mw. In Spagna meno di 3 mila. E nell’agosto 2003, il blackout di oltre mezza rete elettrica italiana fu dovuto al fatto che la francese Edf mantenne per sé 800 mw di potenza. E’ impensabile chiedere ora all’Enel di lanciare comunque un’opa su Suez, perché di fronte all’arrocco dello Stato francese il mercato reagirebbe male e il titolo italiano scenderebbe.
È la politica che da Roma deve capire l’importanza decisiva di ciò che sta avvendendo. Dovrebbe mostrarsi capace di almeno tre cose. Pur a Camere sciolte e nel pieno di una campagna elettorale aspra, i vertici di governo e opposizione dovrebbero concordare in poche ore un programma d’azione immediato e bipartisan. Esattamente come si fece alla fine della scorsa legislatura, sul caso Edf-Edison. Per prima cosa, il governo italiano dovrebbe immediatamente annunciare l’impugnativa a Bruxelles delle decisioni di Parigi e Madrid, come contrarie al Trattato, e battersi senza mollare la presa fino eventualmente alla Corte di giustizia europea. Inoltre, per rendere l’opposizione italiana più credibile, e per estenderla al consenso anche di altri Paesi dell’Unione, bisognerebbe subito affiancarla a un decreto urgente che congeli i diritti di Edf in Edison, che blocchi l’opa lanciata dai francesi di Bnp su Bnl, e congeli i diritti di voti dello spagnolo Santander in Sanpaolo. Misure orrendamente antimercato, da dichiarare esplicitamente nulle anche da parte nostra, solo a patto però che decadano insieme gli arrocchi in atto in Francia e in Spagna. Infine, se nulla di tutto ciò dovesse aver esito positivo, bisogna prepararsi a un confronto di tipo diverso da quello descritto dal Trattato europeo. A un liberista come me fa orrore ammetterlo: ma con questi chiari di luna bisogna ammettere che se un’opa ostile non è stata ancora lanciata con successo su Enel ed Eni, è solo per le residue quote pubbliche ancora detenute dallo Stato italiano nel loro capitale. In un’Europa mercantilista e nazionalista invece che di cooperazione di mercato, bisognerà smettere di privatizzare se vogliamo che i gruppi restino italiani. Oppure rassegnarci alla loro scalata, aggiungendo anche l’energia ai tanti settori in cui ormai l’Italia ha ammainato la bandiera.
(Il Messaggero)
zerothehero
01-03-2006, 22:36
Come tirarsi le zappe sui piedi..........
Dobbiamo fronteggiare gli Usa e la Cina e ci si rinchiude nell'interesse di nazioni che hanno una dimensione cmq "regionale" e non continentale..auguri Europa :asd: ...servirebbe un nuovo Delors... :mc:
L'antitrust pare che non voglia intervenire per abuso di posizione dominante... :muro:
Domenica 26 Febbraio 2006
LO SCHIAFFO DI PARIGI IL SILENZIO DI ROMA
di OSCAR GIANNINO
Quel che è avvenuto a Parigi e il giorno prima a Madrid non è solo uno schiaffo all’Italia e non riguarda solo il capitolo peraltro decisivo dell’energia. È un passaggio decisivo nella storia dell’Europa. È un passo indietro epocale che affonda l’idea di un mercato che sia unico per davvero, costruito su criteri di mercato e non secondo ordini impartiti dai governi nazionali ciascuno a casa sua. È un processo di portata tanto vasta che se non sarà impedito porterà certo ulteriori aggravi al nostro Paese. Ma spingerà anche tutti i nuovi membri dell’Unione Europea appena entrati da Est a chiudersi in se stessi, assecondando le spinte nazionaliste che inducono il governo di Varsavia a opporsi alla fusione dell’italiana Unicredit con la tedesca Hvb. Per chi qui scrive ed è liberista, è l’amara fine di un sogno.
La Francia ieri ha dimostrato la propria concezione del mercato unico europeo: aperto alle acquisizioni francesi in casa altrui, blindato a quelle straniere in casa propria. Lo ha fatto con la più classica dimostrazione di geometrica potenza di un sistema in cui, quando suona un allarme su una grande impresa nazionale, il governo mobilita in poche ore i manager alla testa delle società puntualmente anch’essi tutti formati nelle stesse haute écoles dei politici e in poche ore il dirigismo politico allinea le imprese e decide come impedire la loro scalata. Comportandosi come se il mercato non esistesse per nulla. Piegandolo a un dirigismo che ricorda la politica di piano e l’orgoglio dell’autarchia. È così che, su mandato diretto del presidente Chirac, il primo ministro de Villepin e il ministro delle Finanze Breton hanno indicato al capo del gigante Suez, Gerard Mestrallet, come arroccarsi e impedire l’opa che l’italiana Enel si apprestava a lanciare. Gli italiani non devono passare. Anche se erano interessati solo al business elettrico controllato da Suez in Electrabel, società i cui asset sono in Belgio e Paesi Bassi, mentre tutto il resto delle attività di Suez il business dell’acqua, concentrato in Francia sarebbe stato lasciato dall’Enel a imprese transalpine.
Ma per il governo di Parigi è comunque inconcepibile. Così, in poche ore, Suez è stata convinta a una fusione amichevole con il monopolista del metano Gaz de France. I consigli delle due società si sono riuniti ieri stesso e oggi. Non solo si chiude il mercato agli italiani. Lo si fa pubblicizzando Suez: poiché all’80% Gaz de France è dello Stato francese, il colosso da 75 miliardi di euro che nascerà dalla fusione sarà a maggioranza pubblica. A fianco di Edf, il monopolista dell’elettricità anch’esso di Stato. Sommate a tutto questo che il governo socialista spagnolo non si è comportato diversamente da quello conservatore francese. Con una riunione d’emergenza ha concesso all’Autorità per l’energia spagnola il potere di inibire i diritti di voto oltre la soglia del 5% a soggetti stranieri che acquisissero il controllo delle imprese energetiche spagnole. Tutto ciò per impedire sia l’opa lanciata dai tedeschi di E.On su Endesa, sia la contromossa che ancora una volta l’Enel stava studiando, una contro-opa su Endesa a fianco degli spagnoli di Gas Natural. Anche a Madrid, la soluzione sarà autarchica.
Ha torto allora, Tremonti, a evocare di fronte a questi arroccamenti dirigisti e nazionalisti lo spettro dell’agosto 1914? Nessuno può pensare alla guerra di trincea. Ma parliamoci chiaro. Un’Unione Europea in cui Francia e Paesi Bassi, Spagna e Germania costruiscono barriere politiche e legislative per difendere i propri campioni nazionali, e considerano invece gli altri Paesi dell’Unione terra di conquista sull’energia come sul credito, sulla grande distribuzione come nelle assicurazioni, è un’Europa avviata a un’esplosione politica inevitabile. In questi anni, a imprese francesi e spagnole in Italia abbiamo aperto il mercato dell’energia italiano per 17 mila megawatt di potenza. L’Enel, oggi in Francia produce zero mw. In Spagna meno di 3 mila. E nell’agosto 2003, il blackout di oltre mezza rete elettrica italiana fu dovuto al fatto che la francese Edf mantenne per sé 800 mw di potenza. E’ impensabile chiedere ora all’Enel di lanciare comunque un’opa su Suez, perché di fronte all’arrocco dello Stato francese il mercato reagirebbe male e il titolo italiano scenderebbe.
È la politica che da Roma deve capire l’importanza decisiva di ciò che sta avvendendo. Dovrebbe mostrarsi capace di almeno tre cose. Pur a Camere sciolte e nel pieno di una campagna elettorale aspra, i vertici di governo e opposizione dovrebbero concordare in poche ore un programma d’azione immediato e bipartisan. Esattamente come si fece alla fine della scorsa legislatura, sul caso Edf-Edison. Per prima cosa, il governo italiano dovrebbe immediatamente annunciare l’impugnativa a Bruxelles delle decisioni di Parigi e Madrid, come contrarie al Trattato, e battersi senza mollare la presa fino eventualmente alla Corte di giustizia europea. Inoltre, per rendere l’opposizione italiana più credibile, e per estenderla al consenso anche di altri Paesi dell’Unione, bisognerebbe subito affiancarla a un decreto urgente che congeli i diritti di Edf in Edison, che blocchi l’opa lanciata dai francesi di Bnp su Bnl, e congeli i diritti di voti dello spagnolo Santander in Sanpaolo. Misure orrendamente antimercato, da dichiarare esplicitamente nulle anche da parte nostra, solo a patto però che decadano insieme gli arrocchi in atto in Francia e in Spagna. Infine, se nulla di tutto ciò dovesse aver esito positivo, bisogna prepararsi a un confronto di tipo diverso da quello descritto dal Trattato europeo. A un liberista come me fa orrore ammetterlo: ma con questi chiari di luna bisogna ammettere che se un’opa ostile non è stata ancora lanciata con successo su Enel ed Eni, è solo per le residue quote pubbliche ancora detenute dallo Stato italiano nel loro capitale. In un’Europa mercantilista e nazionalista invece che di cooperazione di mercato, bisognerà smettere di privatizzare se vogliamo che i gruppi restino italiani. Oppure rassegnarci alla loro scalata, aggiungendo anche l’energia ai tanti settori in cui ormai l’Italia ha ammainato la bandiera.
(Il Messaggero)
Intanto, la HVB è già stata comprata da Unicredit l'anno scorso, la vicenda polacca citata nell'articolo in realtà è ben diversa
http://it.biz.yahoo.com/06022006/2/unicredit-hvb-ue-polonia-ricorre-corte-giustizia-ansa.html
Poi il discorso è evidente: ognuno le sue lobby non le vuole condividere, nè gli altri nè noi. I francesi magari anche più di noi.
E allora, che fare?
Come tirarsi le zappe sui piedi..........
Dobbiamo fronteggiare gli Usa e la Cina e ci si rinchiude nell'interesse di nazioni che hanno una dimensione cmq "regionale" e non continentale..auguri Europa :asd: ...servirebbe un nuovo Delors... :mc:
L'antitrust pare che non voglia intervenire per abuso di posizione dominante... :muro:
Americani e cinesi.......sono sempre favorevoli all'export e molto meno favorevoli all'import.........gli interessi loro li sanno fare. Per esempio gli Stati Uniti, nonostante gli accordi commerciali col Canada, di punto in bianco si inventano di vietare l'importazione di carne canadese per difendere le loro produzioni.
Comunque in sede UE bisogna darsi una bella regolata.
zerothehero
01-03-2006, 22:53
Intanto, la HVB è già stata comprata da Unicredit l'anno scorso, la vicenda polacca citata nell'articolo in realtà è ben diversa
http://it.biz.yahoo.com/06022006/2/unicredit-hvb-ue-polonia-ricorre-corte-giustizia-ansa.html
Poi il discorso è evidente: ognuno le sue lobby non le vuole condividere, nè gli altri nè noi. I francesi magari anche più di noi.
E allora, che fare?
Se esiste un mercato unico dei capitali e se vale la regola della reciprocità (do ut des, parità di condizioni) non è corretto impedire le fusioni di imprese transnazionali con giochetti politici.
Dall' 85 al 95 con Delors si è fatto molto per la liberalizzazione del mercato telefonico e del settore dei trasporti aerei..ritornare indietro con presunti "interessi" nazionali è controproducente..anche perchè dovremmo fronteggiare dei colossi "continentali" come gli Usa e in futuro la Cina, L'India e quant'altro..
L'italia dei comuni del 500 è stata fatta a pezzi dagli stati nazionali...se l'europa vuole fare la fine dell'Italia rinascimentale basta continuare così... :D
zerothehero
01-03-2006, 22:56
Americani e cinesi.......sono sempre favorevoli all'export e molto meno favorevoli all'import.........gli interessi loro li sanno fare. Per esempio gli Stati Uniti, nonostante gli accordi commerciali col Canada, di punto in bianco si inventano di vietare l'importazione di carne canadese per difendere le loro produzioni.
Comunque in sede UE bisogna darsi una bella regolata.
A me risulta che la bilancia commerciale Usa è in profondo rosso...quindi l'import Usa è ingente.. :fagiano:
Qua non è questione di non fare i propi interessi...è nell'interesse dell'europa creare dei campioni nazionali "europei" per evitare di essere fatti a pezzi (specie in una realtà globalizzata).
zerothehero
01-03-2006, 22:59
Toh anche Prodi dice cose giuste :D
Caso Enel, Prodi contro la Francia
"Serve reciprocità, Roma reagisca"
ROMA - "Non è possibile avere un'Europa in cui non ci sia reciprocità e quello che è avvenuto in questi giorni dimostra la mancanza di reciprocità: l'Italia deve assolutamente reagire a questo". Così il leader dell'Unione, Romano Prodi ha commentato lo scontro con la Francia sulla vicenda della mancata Opa dell'Enel sulla società elettrica Suez al termine della colazione di lavoro con l'ex cancelliere tedesco Helmut Khol.
Affermazioni che riprendono quelle contenute in un'intervista concessa oggi a Repubblica, comprese le dure accuse al governo Berlusconi. Da parte dell'esecutivo, secondo il Prodi, "certamente c'è stata un'assoluta mancanza di strategia, non c'è stata una politica né verso le imprese né verso i paesi europei amici''.
''Non è possibile avere un'Europa senza reciprocità - ha precisato ancora il leader dell'Unione - quello che è avvenuto in questi giorni ne dimostra la mancanza, lo spirito europeo è uguaglianza, non disuguaglianza". Il Professore ha preferito poi non entrare nel merito del primo pronunciamento dell'Unione Europea sul caso Enel. "Non è solo un problema di violazioni - ha spiegato - quando parlo di reciprocità voglio dire leggi che siano rispettose dei diritti di tutti e di comportamenti che siano rispettosi dei diritti di tutti i paesi, non mi pronuncio sulla violazione di legge perché non è la mia funzione''.
''Non è possibile - ha quindi concluso Prodi - che ci sia sempre la situazione di un paese oggetto di un'acquisizione e un altro protagonista''.
Lunedì 27 Febbraio 2006
Quei cugini così vicini, così lontani
La lunga saga dei rapporti difficili con Parigi, da Fiat-Citroen alle tivù, passando per il nucleare
di FRANCESCA PIERANTOZZI
PARIGI Je t'aime, moi non plus. Ti amo. Nemmeno io. La storia delle relazioni tra l'Italia e la Francia è la storia di un amore diffidente, di «un'amicizia difficile», come tanti libri hanno tentato di ricostruire, tanti luoghi comuni dimostrano e tante ripicche confermano. L'affare Enel-Suez, con le avances elettriche italiane respinte dalla proverbiale arroganza francese, non è che l'ultima disputa di una lunga serie di separazioni e «retrouvailles», frequenti tanto sul piano economico che su quello diplomatico o politico. Da una parte l'Italia, affascinante ma inaffidabile, creativa ma troppo volubile, dall'altra la Francia, elegante ma superba, terra di cultura, filosofia e sciovinismo.
Se lo ricordano ancora alla Fiat, quando nel lontano 1967 il tentativo di inglobare la nazionalissima Citroen fu bloccato senza tante storie dal generale de Gaulle in persona.
Ne sa qualcosa anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che qualche tempo dopo, alla fine degli anni '80, all'epoca presidente soltanto di Mediaset, dovette incassare il fallimento del lancio in Francia della tv 'La Cinq', frutto anche dell'ostilità istintiva della classe politica transalpina, dalla sinistra socialista del presidente Mitterrand alla destra gollista del premier Chirac. Qualche anno dopo sarà il nucleare il pomo della discordia. L'Italia vota all'Onu contro la ripresa dei test nucleari voluti dal neo presidente Chirac. Contrari sono la maggior parte dei paesi europei e della comunità internazionale, ma Parigi se la prende soprattutto con Roma: un vertice bilaterale a Napoli viene annullato all'ultimo momento. Segue riappacificazione e, immediata, una nuova scaramuccia: questa volta sulla lira. Alla fine del 1996 Chirac accusa l'Italia di provocare gravi danni all'industria francese con la svalutazione competitiva della sua moneta. Meno di un anno dopo sono di nuovo rose e fiori e si cita ancora la telefonata di Prodi a Chirac che lo rassicura sull'ingresso nella zona euro: «Non c'è Europa senza Italia». La situazione precipita di nuovo nel 2003, in piena crisi irachena: il governo di Berlusconi accusa la Francia pacifista di Chirac di provocare la paralisi dell'Onu minacciando veti, Parigi prega l'Italia di risparmiare le aggressioni verbali e di concentrarsi piuttosto sul suo semestre di presidenza dell'Ue, giudicato quantomeno inconcludente. Le nubi passano di nuovo. La Francia allenta il morboso e necessario rapporto con la Germania e si ritrova d'amore e d'accordo con l'Italia sulla necessità di rivedere il patto di stabilità. Altalenanti i fidanzamenti economici: se Alitalia viene lasciata da parte nella fusione tra Air France e Klm, si finalizza l'acquisto di Edison da parte di Edf e va in porto - è storia recentissima - l'opa di Bnp Paribas sulla Bnl. Berlusconi aveva chiesto a Chirac e de Villepin uguale accoglienza per l'Enel. Niente da fare. Ed è di nuovo lite.
(Il Messaggero)
von Clausewitz
01-03-2006, 23:49
Americani e cinesi.......sono sempre favorevoli all'export e molto meno favorevoli all'import.........gli interessi loro li sanno fare. Per esempio gli Stati Uniti, nonostante gli accordi commerciali col Canada, di punto in bianco si inventano di vietare l'importazione di carne canadese per difendere le loro produzioni.
Comunque in sede UE bisogna darsi una bella regolata.
detto così come al solito non vuol dire niente se non fare una sparata, anzi, come dici tu un invenzione, perchè in realtà sei tu che inventi
la ragione del blocco delle importazioni c'era eccome:
www.ice.gov.it/estero2/canada/congiuntura.pdf
Esportazioni
Oltre l’86% delle esportazioni del Canada è destinato agli Stati Uniti, anche per via delle numerose multinazionali americane che producono in Canada per entrambi i mercati. Questo fattore, insieme con la vicinanza geografica, fa degli USA il primo mercato di esportazione ed il partner commerciale
privilegiato del Canada e del Canada il primo partner commerciale degli USA.
La flessione del dollaro americano rispetto al dollaro canadese, l’innalzamento dei dazi doganali USA sulle importazioni di legno dolce utilizzato prevalentemente nell’edilizia e il blocco delle esportazioni
di carne bovina (a causa della BSE) hanno determinato, fra il 2001 e il 2003 una riduzione di circa il 6% del totale delle forniture canadesi agli Stati Uniti, diminuite in valore assoluto di oltre 21 miliardi di dollari, mentre crescono le esportazioni di prodotti energetici.
Anche l’export canadese verso il resto del mondo è caratterizzato da una progressiva contrazione, con un totale di circa 383 miliardi di dollari nel 2003 contro i 396 miliardi dell’anno precedente (-3,4%).
[ vedere le tabelle esportazioni per Paese e per macro-settore in Appendice IV]
http://italy.peacelink.org/ecologia/articles/art_7380.html
Mucca pazza
Il ministro dell'Agricoltura canadese è stato chiaro: "Vorrei sottolineare da subito che si tratta di una mucca." Ma è bastato un solo test positivo alla BSE nel Maggio 2003 a far collassare l'industria bovina del Canada. Le esportazioni vennero immediatamente bloccate, e alla fine dell'anno, gli analisti dell'industria calcolarono che il costo economivo della positività al test nella misura di 3,3 miliardi di dollari. Poi, proprio prima di Natale, l'industria ha accusato un altro colpo a causa di un singolo caso di BSE negli Stati Uniti. Nel febbraio 2004, i funzionari del Dipartimento dell'Agricoltura in USA comunicarono al Congresso che quell'epidemia aveva avuto un costo di 6 miliardi di dollari, Gli Europei devono aver sorriso guardando le cifre del Nord America. La loro crisi della Mucca Pazza gli è costata più di 100 miliardi di dollari.
I Governi di entrambe le sponde dell'Atlantico hanno doverosamente compensato gli allevatori e i macellatori colpiti dalla crisi. E hanno fatto lo stesso dopo le crisi di afta epizootica di influenza aviaria. Quindi anche se la carne non ha mai toccato la tua bocca, ti tocca pagare.
qui gli USA, ma per primo il Canada bloccano l'import della carne brasiliana per lo stesso motivo
http://old.lapadania.com/2001/febbraio/04/04022001p17a3.htm
Il primo paese a proibire l’importazione di prodotti di manzo in scatola e in forma liquida è stato il Canada, che ha deciso la misura in base al sospetto che i controlli brasiliani sulla carne importata dall’Europa fino al 1999 non siano stati sufficienti.
per concludere hai la più pallida idea dei casini e dei blocchi che sono successi in europa per lo stesso motivo?
presumo di no e infatti te ne esci gli USA ecc. ecc.
regolata in sede UE?
ma se non sanno neanche loro che pesci pigliare......
von Clausewitz
01-03-2006, 23:53
Se esiste un mercato unico dei capitali e se vale la regola della reciprocità (do ut des, parità di condizioni) non è corretto impedire le fusioni di imprese transnazionali con giochetti politici.
Dall' 85 al 95 con Delors si è fatto molto per la liberalizzazione del mercato telefonico e del settore dei trasporti aerei..ritornare indietro con presunti "interessi" nazionali è controproducente..anche perchè dovremmo fronteggiare dei colossi "continentali" come gli Usa e in futuro la Cina, L'India e quant'altro..
L'italia dei comuni del 500 è stata fatta a pezzi dagli stati nazionali...se l'europa vuole fare la fine dell'Italia rinascimentale basta continuare così... :D
si, ma il problema è che come anche mercato quello europeo ha lasciato sempre a desiderare, non parliamo del resto (politica estera in primis)
ma soprattutto mercato comune lacunoso all'interno del quale vi erano pur sempre dei sistemi paese in competizione fra loro
come ho sempre sostenuto in mezzo alla vuota retorica europeista di taluni del forum
Se esiste un mercato unico dei capitali e se vale la regola della reciprocità (do ut des, parità di condizioni) non è corretto impedire le fusioni di imprese transnazionali con giochetti politici.
Dall' 85 al 95 con Delors si è fatto molto per la liberalizzazione del mercato telefonico e del settore dei trasporti aerei..ritornare indietro con presunti "interessi" nazionali è controproducente..anche perchè dovremmo fronteggiare dei colossi "continentali" come gli Usa e in futuro la Cina, L'India e quant'altro..
L'italia dei comuni del 500 è stata fatta a pezzi dagli stati nazionali...se l'europa vuole fare la fine dell'Italia rinascimentale basta continuare così... :D
Infatti sono d'accordo: stamo un pò perdendo il treno delle opportunità.
zerothehero
08-03-2006, 20:06
Enel si prepara all'Opa su Suez
Lo scrive il Wall Street Journal (confermo perchè l'ho letto direttamente da lì :D ). Secondo cui Enel metterà sul piatto 40 miliardi di euro con un premio del 20% sul prezzo delle azioni Suez. L'offerta manderà a monte la fusione Suez-GdF.
MILANO - Enel non molla e va avanti lanciando un'Offerta di acquisto sulla Suez. L'operazione sarà decisa oggi dal cda e farà andare a monte l'annunciata - e contestata - fusione Suez-Gaz de France (GdF). Lo scrive oggi il Wall Street Journal, citando come fonti della notizia persone vicine all'operazione. Enel metterà sul piatto 40 miliardi di euro offrendo agli azionisti di Suez un premio del 20% rispetto al prezzo attuale.
Ancora più ricche di dettagli le indiscrezioni riportate da Il Messaggero, secondo cui il piano Enel per lanciare un'Opa su Suez è pronto ed è sostenuto da un maxi-finanziamento da 50 miliardi strutturato in tre tranche. L'Opa, inoltre, potrebbe, secondo il quotidiano romano, anche essere lanciata da una newco. Il finanziamento sarebbe strutturato con le prime due tranche da 20 miliardi, con piani di rimborso scadenzato di rispettivamente cinque e tre anni e una terza tranche da 10 miliardi con scadenza 12 mesi.
La seconda tranche potrebbe essere rifinanziata con un bond, mentre la terza potrebbe trasformarsi in equity ma solo se l'Enel dovesse trovare uno o più partner al posto delle banche. Quanto all'impegno finanziario degli istituti di credito italiani, al quale si affiancherebbe quello di alcune banche straniere, secondo il piano riportato da Il Messaggero, sarebbe di 5 miliardi per Banca Intesa, di circa 10 miliardi per Unicredit, di 4 miliardi per Sanpaolo Imi e di 2 miliardi a testa per Mediobanca e Capitalia.
Nessun commento arriva per ora dall'Enel, mentre il Sanpaolo Imi conferma il finanziamento: "Se l'operazione si materializza, sarà una bella operazione e noi ci siamo", ha detto oggi Pietro Modiano, direttore generale di Sanpaolo-Imi, in riferimento al possibile finanziamento di un pool di banche per l'Opa di Enel su Suez.
Intanto a Parigi le azioni Suez sono anche oggi in rialzo, per il terzo giorno consecutivo, co un progresso del 2,18% a 33,72 euro dopo essere arrivate a guadagnare anche il 3,9% a 34,29 euro. Poco mossa invece a Milano il titolo Enel a 6,9 euro.
zerothehero
15-03-2006, 15:03
Vabbè si è capito che la questione frega solo a me e a pochi altri, ma fa niente.. :D
Enel verso opa Suez, è questione di giorni
martedì, 14 marzo 2006 7.59 10
Versione per stampa
di Francesca Landini
BRUXELLES/MILANO (Reuters) - L'offerta di Enel per la francese Suez "ci sarà, è questione di giorni". E' quanto riferisce in serata una fonte vicina alla vicenda supportando i rumour che ipotizzano l'annuncio dell'opa già nel fine settimana o comunque prima della presentazione del piano industriale prevista per il 23 marzo.
Anche il governo -- principale azionista di Enel con poco più del 30% del capitale -- secondo quanto affermato stamani dal ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, sta valutando l'opportunità di un'opa sul gruppo di utilities francese. Più abbottonato il responsabile dell'Economia Giulio Tremonti.
"C'è una valutazione imprenditoriale che spetta a Enel, una società privata [...]. Per carità [...], l'azionista di riferimento, che è lo Stato, sta valutando se può essere operazione utile e conveniente quella dell'Opa. La valutazione è in corso", ha detto Scajola dopo il nulla di fatto nei colloqui di ieri fra Tremonti ed il ministro francese delle Finanze Thierry Breton.
L'Italia accusa la Francia di violare le regole Ue sulla libera circolazione dei capitali con la decisione di fondere Suez con la società elettrica francese a controllo pubblico Gaz de France intesa a scoraggiare le mire di Enel su Electrabel, controllata del settore energia di Suez.
"L'Italia ritiene che su Suez la Francia sia uscita dai termini di libero mercato e abbia fatto operazioni che destabilizzano il mercato usando fondi pubblici", ha detto Scajola nella conferenza stampa al termine del Consiglio europeo dei ministri dell'energia.
"Se non c'è un mercato dell'energia europeo libero all'accesso non ci può essere competitività. Su questo tema abbiamo avuto il riconoscimento della Commissione che ha aperto una fase di approfondimento [con Parigi]. Ci danno ragione molti Paesi", ha proseguito Scajola. "Noi siamo per avere campioni europei [dell'energia] e non nazionali".
Il ministro ha anche detto che il commissario Ue per la Concorrenza Neelie Kroes ha assicurato un atteggiamento molto rigido a difesa delle regole sulla concorrenza.
La settimana scorsa Enel ha detto di aspettare un chiarimento politico prima di fare delle mosse all'estero.
"Abbiamo posizioni diverse. Non sono in programma nuovi incontri", si è limitato a dire stamani Tremonti.
Alla domanda se adesso sia più probabile il lancio di una offerta da parte di Enel, il ministro ha preferito non rispondere.
"Non faremo l'errore che hanno fatto altri di mischiare la nostra attività di governo con quella di azionista", ha detto Tremonti, spiegando che "i ministri non si devono occupare di società, nè di fusioni societarie".
Il ministro dell'Economia ha anche detto che l'operazione Suez-Gdf ha elementi non market-oriented e che l'Enel farà valere la sua posizione a Bruxelles, cui spetta la decisione sulla fusione.
Enel si è assicurata 50 miliardi di finanziamenti da parte di banche italiane e straniere per una eventuale offerta su Suez che gli analisti stimano in 47-48 miliardi.
Il governo parigino, che ha bisogno di cambiare la norma che lo vincola a non scendere sotto il 70% di GdF, dice che la fusione fra GdF e Suez è un'operazione di mercato e che bisogna tutelare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici oltre alla libertà di investimento all'interno dell'Unione europea.
Le azioni di Enel, che oggi non ha voluto commentare il risultato dell'incontro Tremonti/Breton, hanno chiuso la seduta di Borsa con un andamento sostanzialmente stabile su ieri.
NESSUN LEGAME TRA ENEL/SUEZ ED ENEL/EDF
Scajola ha escluso che vi siano collegamenti tra il caso Enel/Suez e altri dossier sull'energia tra Italia e Francia come la lettera di intenti tra la società elettrica francese pubblica Edf ed Enel. Quest'ultima, firmata lo scorso maggio, ma non ancora perfezionata, prevede l'ingresso di Enel nel mercato francese dell'energia con una quota del 7% in cambio dello scongelamento dei diritti di voto di Edf nel secondo gruppo italiano dell'energia, Edison.
"Non c'è nessun legame tra il dossier Suez e altri dossier sull'energia tra Italia e Francia", ha detto Scajola.
Il commento raffredda l'ipotesi del Financial Times che ieri scriveva che l'Italia potrebbe rinunciare alle mire su Electrabel in cambio di una quota maggiore in Epr.
Il dialogo, però, deve continuare.
"La Francia è uno dei fondatori dell'Unione europea come l'Italia [...]: ci sono progetti industriali che erano rimasti sospesi e che riprenderemo in mano. La nostra agenda con la Francia è ampia", ha proseguito Scajola che domani incontrerà a Mosca François Loos in occasione del G8 energetico.
"Ho avuto un lungo faccia a faccia con il mio omologo francese e ci siamo rimandati a domani", ha detto Scajola.
ziozetti
15-03-2006, 15:21
Vabbè si è capito che la questione frega solo a me e a pochi altri, ma fa niente.. :D
A me interessa tutto quanto faccia variare il valore delle azioni Enel... :D
Mi interessa,continua ad informarci zero... e grazie :)
sempreio
15-03-2006, 15:51
Mi interessa,continua ad informarci zero... e grazie :)
quoto pure io leggo, ma non ne discuto...
Energia: Enel punta al mercato europeo
Venerdì, 24 marzo
Appunti
Chiuso il 2005 con utili in forte crescita e dividendo record, Enel dice di voler crescere sul mercato dell'energia europeo e di avere i soldi per farlo ma aggiunge che il dossier Suez è complesso e chiede altri approfondimenti. Chi aspettava che dall'appuntamento londinese con la comunità finanziaria uscisse il colpo di scena dell'annuncio dell'Opa sul gruppo francese è rimasto deluso. Anche il titolo, che perde 0,68% a 7,025, poco meno del mercato, sembra indicare che non erano molti ad attendere novità. "Non appena avremo qualcosa da comunicare al mercato sarò onorato di farlo", risponde l'ad Fulvio Conti alla domanda, la prima della conference a Londra, sull'operazione Suez. Poco dopo, nella conferenza stampa affollata anche da molti cronisti francesi, tocca al presidente Piero Gnudi chiarire che su Suez il cda sta ancora lavorando.
"Questa [Enel/Suez] è una operazione complessa e complicata e quindi necessita di approfondimenti. Non ci sono divergenze, ma la richiesta di approfondimenti". "Il mercato deve evolvere, ci metterà del tempo, forse più di quanto voglia io, spero meno di quanto vogliono alcuni, ma questo succederà", ha detto Conti escludendo anche che la nuova legge francese sul'Opa possa essere un freno all'eventuale deal. Il problema sembra essere quello di evitare contraccolpi negativi da una operazione che ha già una copertura finanziaria dalle banche per 50 miliardi di euro.
"Continueremo a sviluppare le nostre attività internazionali in Europa e altrove. Stiamo andando avanti bene con l'integrazione delle nostre recenti acquisizioni; vediamo opportunità all'interno dell'attuale mercato europeo dell'energia per sviluppare ulteriormente la nostra presenza", ha detto Conti. "Il nostro obiettivo è diventare un leader in Europa". Eventuali acquisizioni potranno far crescere i margini operativi che, nel piano, sono visti crescere in media tra il 2005 e il 2007 di almeno il 3% annuo a livello di Ebitda, con un contributo dalle operazioni estere che darebbe oltre il 10% dell'Ebitda 2007. "Sembra che abbiano messo le parentesi attorno all'operazione Suez. E' un deal che ha molti rischi e prima di tutto vogliono capire la situazione regolamentare in Francia. Possono ancora lanciare l'Opa, ma quando?", si chiede un analista che non vuole essere citato.
In apertura dei lavori, Conti ha esordito sorridente in lingua francese, dando il benvenuto ai partecipanti e poi scusandosi con ironia ha detto "ma qui siamo a Londra". Gli analisti insistono, ma la risposta è più o meno sempre la stessa. Uno di loro, cercando di prendere il problema da un altro angolo, chiede se eventuali acquisizioni potranno mettere a rischio il rating single A. "Abbiamo parlato con le agenzie di rating. Vogliamo mantenere il rating singola A". Più diretto un altro chiede ancora se ci sono dettagli sull'Opa su Suez. "Non parlerò di transazioni specifiche. Questo non è il momento per parlare di offerte potenziali", ha risposto Conti, ricordando che il gruppo italiano è ora impegnato nel dare attuazione agli accordi con la francese Edf.
Le risorse per finanziare questa strategia di crescita sono lì pronte e basta il disco verde del cda. "Intendiamo usare la nostra forza nel Sud Europa come trampolino per l'espansione di Enel in questi mercati regionali che ci offrono una opportunità di ulteriore miglioramento del nostro mix energetico e consentono una grande integrazione verticale con l'offerta di gas", ha detto Conti. Parlando del consolidamento inevitabile sul mercato europeo dell'energia, Conti spiega "sono d'accordo con chi ritiene che il processo di consolidamento in Europa porterà alla fine a tre o quattro grandi operatori". Viene infine ribadito che qualsiasi sarà lo scenario delle acquisizioni questo "non influenzerà il nostro impegno a pagare almeno 42 centesimi per azione fino al 2007 e non condizionerà la nostra capacità di investire nelle opportunità attuali di crescita organica".
Secondo il piano illustrato sinteticamente nella nota, Enel punta per il 2010 a generare il 50% della sua elettricità dal carbone pulito, il 30% da fonti rinnovabili e il 20% dal gas dei cicli combinati. Entro il 2007 Enel punta a contenere i costi operativi e di manutenzione nella generazione termoelettrica in 10.200 euro per megawatt e ribadisce di voler continuare a investire nelle fonti rinnovabili. "Negli ultimi tre anni Enel ha investito 800 milioni" su eolico, geotermico e idroelettrico e sono stati individuati "progetti per un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro da completare entro il 2010".
(canisciolti.info)
Angela Merkel refuse l'Europe de l'énergie et critique Jacques Chirac
LE MONDE | 24.03.06 | 13h27 • Mis à jour le 24.03.06 | 16h30
Jacques Chirac a quitté ostensiblement la salle à l'ouverture du sommet des chefs d'Etat et de gouvernement des Vingt-cinq, afin de protester contre le choix d'Ernest-Antoine Seillière, président de l'organisation patronale européenne, l'Unice, de s'exprimer en anglais plutôt qu'en français. M. Chirac a entraîné avec lui son ministre des affaires étrangères, Philippe Douste-Blazy, et son ministre des finances, Thierry Breton.
Les trois hommes sont revenus après l'intervention de l'ex-président du patronat français. Celui-ci avait été invité par la présidence autrichienne à prendre la parole avant l'ouverture officielle du Conseil européen. Jean-Claude Trichet, président de la Banque centrale européenne, l'avait précédé (en français) et Candido Mendez Rodriguez, président de la Confédération européenne des syndicats, lui a succédé (en espagnol). M. Seillière a déclaré qu'il parlerait en anglais parce que c'est "la langue de l'entreprise". L'Elysée indique que M. Chirac a réagi spontanément au nom de la défense de la langue française. Le président n'aura pas eu à entendre M. Seillière, qui a appelé les dirigeants à résister à toute forme de protectionnisme qui décourage les alliances transfrontalières.
Car les controverses entre Paris et Rome sur la fusion Gaz de France et Suez destinée à contrer un raid de l'italien Enel sur ce dernier, et entre Berlin et Madrid au sujet de l'offre de l'allemand E.ON sur l'espagnol Endesa ont plané sur le Conseil. La chancelière allemande, Angela Merkel, à laquelle il est revenu d'introduire le débat du dîner sur la politique énergétique de l'Union européenne, avait mis les pieds dans le plat, dans l'après-midi, lors de la réunion des dirigeants du Parti populaire européen (PPE). Elle a attaqué indirectement Paris et Madrid. Mettant en cause les tendances protectionnistes, elle a invité ses partenaires européens à "ne pas penser uniquement en termes nationaux" et à "se mettre d'accord sur des champions européens". "Sinon, avait-elle dit, le marché européen n'aurait aucun sens".
En séance, le président français a justifié l'attitude de Paris. "La construction d'une Europe de l'énergie ne saurait se résumer à la libéralisation des marchés, a-t-il dit. Nous devons donc tout faire pour encourager le développement de champions européens, fondés sur une ambition industrielle forte, et non sur des approches purement financières". Après une tentative infructueuse d'obtenir une déclaration condamnant la politique française, Silvio Berlusconi, le président du Conseil italien, avait décidé, pour sa part, d'en rester là : "On n'a pas besoin d'en parler, les positions sont très claires, et je n'ai rien de nouveau à lui dire", a-t-il lancé.
"CONSENSUS POLITIQUE"
Le chancelier autrichien, Wolfgang Schüssel, qui assure la présidence de l'Union, a pu se dire satisfait jeudi soir que la discussion d'une politique énergétique se soit passée "sans aucune controverse". Les Vingt-cinq ont débattu, selon M. Schüssel, "de principes et de stratégies". Il s'agit d'assurer la sécurité des approvisionnements en musclant la politique de l'Union à l'égard de ses fournisseurs et de développer la diversité du "bouquet énergétique" dans le respect des souverainetés nationales. Le président de la Commission, José Manuel Barroso, a noté l'existence d'un "consensus politique sur les principales orientations", mais déploré l'absence de "conclusions concrètes sur des politiques spécifiques". "Nous en sommes encore aux balbutiements", a-t-il dit, avant d'ajouter : "Si nous voulons être crédibles vis-à-vis de l'extérieur, nous devons être unis à l'intérieur".
Comme souvent, les explications de texte ont lieu lors des réunions précédant le sommet ou par médias interposés. Avant le Conseil, Mme Merkel avait fait savoir sur le site de la chancellerie qu'elle ne voulait pas accorder "de nouvelles compétences à l'Union". Les Etats doivent, selon elle, conserver leurs prérogatives en matière d'approvisionnement et de protection de l'environnement. Ce qui signifie une fin de non-recevoir aux Polonais et aux Baltes qui contestent la création du gazoduc nord-européen signé par Berlin et Moscou. Pour M. Schüssel, la recherche d'une politique commune de l'énergie est "un projet qui a besoin de temps et du soutien de tout le monde".
Thomas Ferenczi et Philippe Ricard
(Le Monde)
Energia: Suez chiede all'Ue un intervento su Enel
Martedì, 28 marzo
Suez rende noto di aver chiesto alla Commissione europea di prendere "tutte le misure urgenti necessarie" contro i poteri "esorbitanti" dello Stato italiano in Enel e che limitano i diritti di voto al 3% a prescindere dalle partecipazioni al capitale. La richiesta è stata inoltrata al commissario Ue per il Mercato interno Charlie McCreevy per assicurare l'uguaglianza di trattamento tra tutti gli operatori europei nel settore.
Poco dopo che Enel aveva espresso interesse per Suez il governo francese ha annunciato la fusione tra Suez e Gaz de France, società di cui il governo di Parigi detiene il 70%. Il governo italiano ha accusato la Francia di violare le regole europee sulla libera circolazione dei capitali. Una fonte italiana vicina al dossier osserva che "l'articolo 3 del decreto legge 332 del 1994 (coordinato con la legge 474 del '94, la cosiddetta legge sulle privatizzazioni) recepito nello statuto dell'Enel prevede che il limite del 3% decada se viene lanciata un'offerta pubblica di acquisto".
La stessa fonte aggiunge che "la golden share detenuta dallo Stato italiano in Enel è destinata a morire, perché già criticata dall'Ue ed era cosa nota che Enel non fosse contendibile". "Al contrario Suez era una società privata", prosegue la fonte, "che con la decisione di Parigi scoraggia takeover dall'estero ed è destinata ad essere partecipata al 40% dal governo francese".
Infine, "con l'operazione di fusione con GdF gli azionisti Suez ricevono alla pari azioni del gruppo statale francese, con una eventuale offerta Enel riceverebbero soldi". Suez, la cui controllata Electrabel è il vero obiettivo dell'interesse di Enel, ha chiesto la settimana scorsa all'authority francese di ottenere chiarimenti sulla posizione del gruppo italiano. Enel, pur avendo espresso interesse per Suez, non ha presentato un'offerta formale. L'authority belga ha raccomandato al governo di chiedere a Suez di vendere l'operatore della rete elettrica Elia, quello del gas Fluxys e Distrigas.
(canisciolti.info)
Prodi a Parigi: Vicinanza sul piano politico, divergenze sui temi energetici
Mercoledì, 14 giugno
Italia e Francia si riavvicinano sul piano politico ma sullo spinoso capitolo del risiko energetico restano immutate le divergenze tra Parigi e Roma. Oltre alle frasi di circostanza, infatti, le dichiarazioni sul tema dell'energia sono state quanto mai contrastanti, anche se l'atmosfera e' sembrata decisamente piu' distesa rispetto al gelo che ha caratterizzato i rapporti tra Chirac e Berlusconi. Prodi ha sottolineato la forte presenza in Italia della societa' elettrica francese Edf, ha chiesto reciprocita' ed ha sostenuto la strategia adottata dall'Enel nel dossier Suez.
''Ho sottolineato la presenza enorme che Edf ha in Italia. Electricite de France, attraverso Edison, ha piu' del 20% del mercato italiano'' ha spiegato Prodi sostenendo quindi come ''la strategia dell'Enel sia piu' che giustificata''. Strategia che, al contrario, il presidente Jacques Chirac ha sostanzialmente bocciato affermando che ''le autorita' francesi privilegiano le offerte amichevoli e sono attente alla dimensione industriale e sociale delle grandi operazioni tra imprese''. In pratica: no ad un'eventuale opa dell'Enel su Suez, che incontrerebbe l'opposizione del governo, si' a trattative amichevoli.
Ma la discussione di Prodi con Chirac, e successivamente con Villepin, e' stata essenzialmente a livello politico e le trattative per una possibile intesa sono state rinviate ad un incontro tra i rispettivi ministri competenti, Pierluigi Bersani e Francois Loos, che si ''terra' il piu' presto possibile''. Difficile ipotizzarne l'esito, le partite aperte sono molte anche dopo lo scongelamento dei diritti di voto di Edf in Edison deciso da Palazzo Chigi la scorsa settimana. Si va dall'accordo Enel-Edf sul reattore nucleare di nuova generazione Epr, pronto ma ancora non firmato, alla possibile acquisizione ''parziale'' e concordata di alcuni asset di Suez come Distrigaz o la stessa Electrabel. Sullo sfondo la fusione annunciata tra Suez e Gaz de France, decisa proprio per sbarrare la strada ad Enel.
L'operazione ha scatenato un nuovo duello politico all'interno del partito di maggioranza, l'UMP, e tra i suoi due massimi esponenti, il primo ministro Villepin, indebolito dalla crisi sul Contratto di Primo Impiego, e il ministro dell'Interno, e probabile candidato all'Eliseo nel 2007, Nicolas Sarkozy che si e' dichiarato contrario alla privatizzazione Gdf, precondizione per la fusione con Suez.
Proprio stasera (ieri ndr ) si riunira' la direzione dell'UMP convocata per stabilire definitivamente una posizione unitaria del partito sull'operazione che incontra la forte opposizione del Partito socialista e dei sindacati che hanno gia' convocato uno sciopero per il 20 giugno. Questo in vista dell'avvio della discussione in Parlamento, questa settimana, senza che sia previsto un voto, sulla fusione Suez-Gdf mentre ''subito prima o subito dopo l'estate'', come ha ricordato il ministro dell'Economia francese Thierry Breton, sara' votata la legge che consentira' la diminuzione della partecipazione pubblica in Gaz de France dando cosi' semaforo verde alla fusione con Suez.
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Enel-Suez: Chirac non ha ricevuto proposte "amichevoli" da Prodi
Venerdì, 16 giugno
"Siamo andati a Parigi con una proposta di amicizia". Cosi' ha risposto Romano Prodi ai giornalisti che gli chiedevano se si stiano aprendo spazi per una presenza amichevole dell'Enel in Suez, alla luce delle difficolta' che sta incontrando la fusione tra la stessa Suez e Gaz de France. Il premier e' stato avvicinato mentre lasciava l'albergo per recarsi alla giornata conclusiva del Consiglio Europeo a Bruxelles.
Proprio in occasione della prima visita ufficiale di Prodi a Parigi, il Presidente francese Jacques Chirac aveva espresso la propria disponibilita' ad esaminare eventuali proposte amichevoli. Secondo fonti diplomatiche, il presidente francese avrebbe descritto un clima interno molto difficile che un'Opa ostile non potrebbe che aggravare. Mentre una proposta amichevole dovrebbe prima o poi trovare un suo spazio.
Il presidente francese Jacques Chirac ha poi assicurato di non aver ricevuto nessuna proposta "amichevole" su Suez da parte del premier italiano. "Ho avuto di recente un colloquio molto caldo con Prodi - spiega Chirac - e Prodi non mi ha fatto proposte amichevoli per quanto riguarda il settore industriale. Quello che io auspico e' di costruire insieme all'Italia grandi gruppi industriali europei".
La fusione tra Suez e Gaz de France e' "una posta in gioco essenziale per la Francia, per l'Europa e per la loro sicurezza energetica, in particolare nel settore del gas naturale". A ricordarlo, e' il presidente francese Jacques Chirac il quale non dimentica tuttavia "i 60mila lavoratori di Suez, preoccupati dall'idea delle conseguenze di un Opa ostile (quella di Enel, ndr) sul loro futuro". Ai lavoratori di Gaz de France, il presidente francese, come ha assicurato nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, intende garantire d'altra parte "il principio del mantenimento del servizio pubblico".
(canisciolti.info)
Energia: Domani colloqui tra Prodi, Chirac e Sarkozy
Venerdì, 14 luglio
''Quando si parla con la Francia si parla di tutto, anche di politica industriale e quindi di energia''. Cosi' il presidente del Consiglio Romano Prodi risponde ai giornalisti che - alla sua uscita dal ricevimento all'ambasciata di Francia per la ricorrenza del 14 luglio - gli chiedono se, domani a Roma con Nicolas Sarkozy e in serata a S. Pietroburgo con Jacques Chirac, affrontera' i temi dell'energia che riguardano Italia e Francia.
Durante gli incontri Prodi assicura che si parlera' anche degli annunciati (ma mai effettuati) incontri sull'energia tra i ministri competenti dei due Paesi.
(canisciolti.info)
Venerdì 29 Settembre 2006
Il ministro incontra il collega Loos ma non si sbloccano i dossier sull’energia. Conti: i francesi fanno apologia del monopolio Enel, porte chiuse in Francia E Bersani attacca Edf: «Nessuna possibilità di scambio con Edipower»
dal nostro inviato
BARBARA CORRAO
PARIGI - Sull’energia Italia e Francia rimangono lontane. Pierluigi Bersani è venuto a Parigi per «rimettere in carreggiata un dialogo che è assolutamente strategico per l’Italia e per l’Europa e che penso darà qualche buon frutto». Ma passi avanti concreti, al momento, non ci sono stati. La sua visita, rafforzata dalla giornata italo-francese dedicata proprio ai temi energetici, si è conclusa lasciando ingessate le posizioni dei due Paesi sul dossier Enel-Edf nel nucleare, mentre Gaz de France-Suez sono ormai lanciate verso la fusionedopo il voto favorevole dell’Assemblea nazionale. Le distanze rimangono e lo si è visto sia nei colloqui fra i due ministri dello Sviluppo e dell’Industria, Bersani e Loos, sia dal dibattito che ha impegnato in mattinata il numero uno dell’Enel Fulvio Conti con i suoi colleghi Gadonneix (Edf) e Cirelli (Gdf).
E così François Loos ha auspicato che «l'insieme delle condizioni che consentono la finalizzazione» degli accordi siglati più di un anno fa tra EdF e Enel nel nucleare francese «siano riunite rapidamente». Il che presupporrebbe, come chiesto in mattinata da Gadonneix, che si elimini prima della firma il vincolo del 30% sul controllo pubblico di Edipower. Bersani ha risposto picche a questa richiesta: «Non c’è possibilità di scambio, la questione non è nelle mani del governo italiano» perché riguarda una legge che c’era prima dell’ingresso di Edf in Italia e sulla quale devono pronunciarsi le Authority (Energia e Antitrust). Si tratta, in sostanza, di un accordo che spetta «alle due imprese rispettare».
L’altra grande questione aperta, riguarda l’Enel e la vicenda Suez. «Abbiamo avuto un’informativa ha detto il ministro italiano e da parte nostra abbiamo manifestato interesse a che le nostre imprese trovino spazio per accordi e iniziative industriali che portino alla nascita di soggetti europei. E’ importante ha aggiunto che in tema di sicurezza degli approvvigionamenti, massa critica della domanda, politiche di risparmio, siano anche gli Stati a farsi portatori di iniziative e non solo la Ue».
Per il resto i due ministri hanno parlato di aerospaziale e di nucleare, arrivando vicini ad un’intesa sul tema delicato del trattamento delle scorie radioattive per gli impianti dismessi di Trino, Caorso e Garigliano che potrebbero essere affidate al gruppo Areva, per un valore di circa 300 milioni di euro. Bersani e Loos si rivedranno a Roma verso metà novembre: è in quell’occasione che potrebbero essere annunciati i dettagli dell’intesa.
In mattinata, un Fulvio Conti che non ha risparmiato battute ironiche e risposte battagliere ai suoi concorrenti, ha confermato che non intende «fare operazioni ostili in Francia o in Spagna» anche perché «non voglio che l’Enel rimanga imbrigliata in battaglie giuridiche in Paesi che non vogliono aprire i mercati». Ha accusato i francesi di fare «l’apologia del monopolio» e di avere una politica tariffaria «da dirigismo sovietico». Ha ironizzato sul doppio marchio Edf e Gdf che accompagna molte bollette distribuite insieme dai due ex monopolisti e ha suggerito di cambiarle. Ha ricordato che l’Italia ha aperto il mercato mentre la Francia molto meno. Dai francesi nessuna apertura: Gadonneix ha spiegato che Edf ha ceduto asset all’estero proprio per essere presente e forte in Europa. Il patron di Gdf, Cirelli, si è detto fiducioso che la fusione con Suez vada in porto. Quanto all’Opa, «per il momento non abbiamo visto nulla ha aggiunto e non penso che la vedremo».
(Il Messaggero)
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