indelebile
11-02-2006, 19:57
Vediamo cosa dicono i vari partiti e coalizioni, cosa promettono nel loro programma.
Vediamo quelo di AN quello che è uscito nella conferenza programmatica:
AN: POLITICA ENERGETICA PER LO SVILUPPO.
Dal 2001 il Governo sta affrontando una vera e propria emergenza energetica. La crisi internazionale seguita al conflitto tra russia e Ucraina è solo il più recente degli aspetti. La Casa delle Libertà ha realizzato il più grande programma di investimenti di infrastrutturazione energetica d’Europa. Siamo passati da una situazione produttiva di grande deficit, che ha originato due black out, alla costruzione del parco centrali più efficiente d’europa tanto che oggi addirittura esportiamo energia. La scelta di abbandonare il nucleare espone l’Italia a rischi sia sotto il profilo della sicurezza che dei prezzi che continuano ad essere elevati. Ma un dato sconosciuto a molti è che il prezzo dell’energia in Italia è cresciuto, a causa dell’impennata del greggio, ma molto meno rispetto agli altri paesi europei (+143% in Gran Bretagna, + 110% in Francia e Germania, +33% in Italia). L’Italia oggi genera energia elettrica, escludendo le rinnovabili, per il 30% con carbone per il 10 con olio combustibile e per il 60 con gas. Quest’ultima voce è destinata a crescere ulteriormente con l’entrata in funzione delle nuove centrali a ciclo combinato. Risulta evidente quindi come il contributo delle rinnovabili resti marginale anche se in questi anni passi importanti sono stati compiuti.
Secondo i dati del Grtn sono 5.758 i megawatt prodotti in Italia con l’idrioelettrico in testa (3.349 mw) ed a seguire biomasse e rifiuti, eolico, geotermico e fotovoltaico. In particolare il solare sta vivendo una nuova stagione di sviluppo grazie agli incentivi promossi da un efficace decreto dei Ministeri ambiente ed attività produttive. Questo per quanto attiene all’elettricità. Quindi la dipendenza del nostro Paese dal gas è evidente e rende non più rinviabile la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione a cominciare dagli impianti di Rovigo e Brindisi già autorizzati. Tale fattore crea almeno due interrogativi. Il primo riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti che necessita di una strategia di diversificazione. Non si può restare dipendenti da pochi Stati per lo più instabili politicamente. Su questo fronte la diplomazia italiana ha fatto la sua parte aprendo all’Eni un dialogo serrato in Russia. Dal canto suo il campione nazionale ha lavorato bene nelle ex repubbliche sovietiche. L’internazionalizzazione e la concentrazione sull’upstream sono le carte vincenti di una grande azienda che però deve rinegoziare il suo rapporto con l’Italia. Se è vero che in Europa la liberalizzazione non è quasi più di moda sarebbe sbagliato archiviarla. Nel 2010 scadono i tetti all’importazione introdotti dal Decreto Letta. Può essere l’occasione giusta per riaprire la questione del mercato domestico ed il tema della terzietà delle reti. Siamo consapevoli che in Europa la verticalizzazione è un dato di fatto. L’import è controllato da un unico soggetto all’82% in Italia e Germania, al 77% in Austria, al 97% in Spagna e Francia e totalmente in Belgio e Svezia. Per altro Bruxelles sta per intervenire contro i monopoli. Ma siamo davvero convinti che in Italia si debba rinunciare all’apertura del mercato? Noi crediamo di no. In ordine invece alla mobilità se è vero che le benzine tradizionali continueranno ad avere la meglio è altrettanto vero che non possiamo ignorare come le accise sul Gpl in Italia sono doppie se non di più rispetto agli altri Paesi europei e che i biocarburanti, scelta interessante in un’alleanza inedita tra industria ed agricoltura, sono contingentati.
Poi l’idrogeno. L’Italia deve entrare a pieno titolo tra i protagonisti della ricerca in questo campo perché la sfida del futuro, senza scomodare Rifkin, è un scommessa che un Paese moderno deve accettare.
In conclusione la politica non ha solo l’arma della legge, che per altro andrebbe utilizzata con maggiore prudenza, per assicurare un quadro certo agli investimenti, ma possiede la moral suasion. Un Governo attento alla politica energetica deve accendere i riflettori sugli avvenimenti europei ed internazionali.
vediamo ora quello del UNIONE in grassetto è sottolineato quello che è stato aggiunto alla bozza di programma:
Energia Italia: il programma energetico dell'Unione.
Proseguiamo con lo studio dei programmi-bozza che i partiti politici stanno presentando per le prossime elezioni: oggi tocca al programma dell'Unione, che dedica circa quattro pagine al problema energetico.
Alcune osservazioni:
- Ampio spazio è dedicato al risparmio e all'efficienza energetica, che da soli possono diminuire del 20% la dipendenza dai combustibili fossili;
- si menziona la necessità di frazionare, a livello locale, la produzione di energia: ma non siamo ancora agli incentivi per la microgenerazione, la vera soluzione per il futuro;
- si rivaluta, giustamente, il ruolo dell'ENEA, una nostra importante risorsa colpevolmente trascurata da molti anni;
- si citano i soliti rigassificatori... sembra che non si possa fare a meno di parlarne, e peggio ancora l'immarcescibile idrogeno, per fortuna anche qui solo di sfuggita;
- il programma rinnovabili sembra consistente, con il proposito di arrivare al 25% entro il 2011.
Buona lettura!
Per cambiare con energia. L'innovazione e la sicurezza in campo energetico
Un futuro migliore per l’Italia dipende in gran parte dalla capacità del Paese di rispondere alle grandi sfide energetico – ambientali, in presenza dei rischi dei cambiamenti climatici e della crescita strutturale del prezzo del petrolio e degli altri combustibili fossili. E’ quindi necessario intervenire in profondità con un ricorso strategico all’aumento dell’efficienza energetica e uno sviluppo accelerato delle fonti rinnovabili, con la diffusione della cogenerazione di energia elettrica e calore e con un serio investimento nella ricerca.
L’attuale governo si è mostrato incapace di cogliere le esigenze di cambiamento, continuando a favorire l’aumento dei consumi di combustibili fossili e non facendo nulla per contrastare l’aumento del costo della fattura energetica del Paese: dagli incrementi delle bollette per i cittadini e per le imprese, ai costi sociali e ambientali delle emissioni di gas serra (che invece di diminuire del 6,5%, come previsto dal Protocollo di Kyoto, sono aumentate del 13%).
La competitività del paese ha bisogno tanto di energia a minore costo, quanto di un sistema
energetico rinnovato e ambientalmente sostenibile.
Noi crediamo che il Protocollo di Kyoto rappresenti un’opportunità per l’innovazione delle politiche energetiche e per una riduzione della dipendenza dall’importazione di combustibili fossili. Proponiamo dunque che il Protocollo di Kyoto venga immediatamente attuato, valorizzando le sue ricadute positive nel nostro Paese con misure interne che consentano di raggiungere almeno l’80 % degli obblighi di riduzione, e facendo ricorso, per la parte restante, agli interventi di cooperazione internazionale previsti dal Protocollo stesso.
Nel merito, le nostre proposte prevedono la diminuzione dei consumi totali dei combustibili fossili (nel mix di combustibili fossili favoriamo il ricorso al gas naturale meno inquinante) e una diminuzione delle emissioni di gas serra da realizzarsi:
- nel settore elettrico, con aumento dell’efficienza negli usi finali e nella produzione, con la generazione distribuita e la cogenerazione, e con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili;
- nei trasporti, riequilibrando le modalità a favore della ferrovia, del cabotaggio e del trasporto collettivo, migliorando l’efficienza energetica dei mezzi di trasporto e incrementando l’ uso dei biocarburanti e del gas naturale attraverso un potenziamento della rete di distribuzione per l’autotrazione;
- nell’industria e nei servizi, incentivando l’innovazione di processo e di prodotto per aumentare l’efficienza energetica;
- nel settore civile, migliorando gli standard energetici degli edifici, i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l’efficienza energetica degli elettrodomestici e dell’illuminazione.
Per altri versi, il sistema energetico italiano deve porsi anche i problemi della sicurezza dell'approvvigionamento nel settore del gas e dell'elettricità, dello sviluppo della concorrenza e della riduzione dell'attuale divario di prezzi con gli altri paesi europei (che oggi può essere mediamente quantificato in un 7-8% per il prezzo del gas e in un 15-18% per i costi dell'elettricità).
Tra gli obiettivi dell'azione di Governo rientrano l'aumento della concorrenza , la riduzione dei divari di prezzo dell'offerta energetica rispetto agli altri paesi europei e la differenziazione delle fonti geografiche di approvvigionamento energetico .
La sicurezza energetica va assicurata con la diversificazione delle importazioni (provenienze
del gas naturale, differenziate soluzioni di trasporto), con un forte ricorso a fonti rinnovabili nazionali e con l’efficienza energetica.
In particolare, riteniamo possibile aumentare significativamente l’efficienza energetica
complessiva con misure che avrebbero anche positive ricadute occupazionali: le indicazioni europee segnalano un possibile margine di risparmio per l'Italia pari ad almeno il 20% degli attuali consumi energetici, recuperabile attraverso investimenti in tecnologie per il risparmio energetico, remunerativi sul medio periodo. A tal fine crediamo necessario favorire la diffusione dell’iniziativa delle ESCO (compagnie per il risparmio energetico) per l’accesso al credito bancario, attraverso un fondo di rotazione e strumenti di finanziamento tramite terzi.
Sicurezza di approvvigionamento e maggiore concorrenza richiedono per un verso che si rafforzi la rete interna e, per altro verso, che le società che gestiscono la rete di trasporto siano separate dalle imprese produttrici di energia e mantenute pubbliche. Nel caso del gas, proponiamo che le reti, italiane ed europee, vengano costruite in modo da mantenere na capacità di trasporto superiore alla domanda (per spezzare il monopolio bilaterale di produttore e impresa commerciale dominante) e che si creino le condizioni per lo sviluppo di contrattazioni anche con produttori e consumatori esteri.
Nel caso dell'elettricità, crediamo che l'Enel debba cedere all'asta capacità di generazione per eliminare l'eccesso di potere di mercato che tuttora detiene. Insieme al potenziamento della rete elettrica occorre infatti favorire la generazione distribuita, passando da pochi grandi impianti a numerosi impianti più piccoli ad elevata efficienza, distribuiti sul territorio, nei distretti, industriali, urbani ed agricoli, più vicini all’ utenza, con un sistema energetico meno accentrato, meno esposto ai rischi della concentrazione, più flessibile e più democratico.
Per altro verso, riteniamo che i vecchi "campioni nazionali" dell'energia abbiano la capacità
di crescere come "campioni europei " e di operare anche fuori dai confini nazionali: le società di rete devono espandersi a livello europeo, facendo uscire il mercato italiano dall'isolamento.
Lo sviluppo della capacità di approvvigionamento deve essere perseguito anche con una pluralità di provenienze per il gas e una pluralità di fonti primarie per la generazione di elettricità. È per questo che puntiamo alla costruzione di nuovi gasdotti e terminali di rigassificazione del gas nat rale liquefatto (GNL), che dunque potrebbe essere importato via nave da qualsiasi parte del mondo e rigassificato in loco attraverso un'infrastrutt ra accessibile a tutti e non solo a chi la possiede.
Per la riuscita delle azioni sopra indicate è indispensabile restituire all'Autorità garante per il
gas e l'energia elettrica la pienezza dei suoi poteri originari, intaccata negli cinque ultimi anni da numerosi provvedimenti legislativi, prevedendo tuttavia anche maggiori obblighi di rendicontazione al Parlamento. In particolare, vogliamo un sistema di regolazione che preveda, attraverso appropriati soggetti istituzionali, la tutela tariffaria e la sicurezza del servizio per gli utenti domestici. Proponiamo inoltre una riforma della tariffa sociale dell'elettricità che aggiorni l'attuale meccanismo, vecchio e inefficiente.
Quanto alle “nuove fonti rinnovabili” (eolico, biomasse, fotovoltaico, solare a concentrazione, solare termico, idroelettrico di piccola taglia, geotermia), vogliamo nell’arco della legislatura siano almeno raddoppiate, in modo da giungere al 2011 al 25% di produzione elettrica da rinnovabili. A tal fine, applicando correttamente le direttive comunitarie e utilizzando le migliori esperienze europee, si potrà rivedere il sistema d’incentivazione delle fonti rinnovabili e favorire il passaggio dai certificati verdi a tariffe certe, incentivanti per un numero definito di anni, differenziate per le diverse fonti.
Nel settore della ricerca sulle energie sostenibili, crediamo che un ruolo di rinnovata centralità spetti all'ENEA: un prezioso patrimonio di esperienze lasciato per troppo tempo nell’abbandono. Puntiamo inoltre allo sviluppo di appositi centri di eccellenza per il settore energetico e ambientale che svolgano attività di ricerca e diffusione tecnologica soprattutto sulle soluzioni a rete. In particolare riteniamo che vadano intensificati gli sforzi di ricerca sul "sequestro del carbonio", sull'idrogeno "verde", sulle celle a combustibile.
Una ripresa del programma nucleare oggi è improponibile
Circa l'energia nucleare, che tuttora costituisce una quota dell'energia importata dall'estero, il nostro impegno per la riduzione del rischio è orientato a produrre:
- azioni di messa in sicurezza del combustibile e delle scorie esistenti in Italia;
- la partecipazione in sede europea alla ricerca di centrali più sicure.
Infine, proponiamo la realizzazione di un Programma energetico-ambientale, nazionale e regionale, concertato fra lo Stato e le Regioni, con la partecipazione degli enti locali e dei
portatori di interesse. Il Programma deve essere accompagnato da una valutazione ambientale strategica, con adeguato monitoraggio, e coordinato da un Consiglio superiore per l’energia, supportato a sua volta dall’azione di un’Agenzia nazionale per l’energia e per l’ambiente
che ne pensate?
Vediamo quelo di AN quello che è uscito nella conferenza programmatica:
AN: POLITICA ENERGETICA PER LO SVILUPPO.
Dal 2001 il Governo sta affrontando una vera e propria emergenza energetica. La crisi internazionale seguita al conflitto tra russia e Ucraina è solo il più recente degli aspetti. La Casa delle Libertà ha realizzato il più grande programma di investimenti di infrastrutturazione energetica d’Europa. Siamo passati da una situazione produttiva di grande deficit, che ha originato due black out, alla costruzione del parco centrali più efficiente d’europa tanto che oggi addirittura esportiamo energia. La scelta di abbandonare il nucleare espone l’Italia a rischi sia sotto il profilo della sicurezza che dei prezzi che continuano ad essere elevati. Ma un dato sconosciuto a molti è che il prezzo dell’energia in Italia è cresciuto, a causa dell’impennata del greggio, ma molto meno rispetto agli altri paesi europei (+143% in Gran Bretagna, + 110% in Francia e Germania, +33% in Italia). L’Italia oggi genera energia elettrica, escludendo le rinnovabili, per il 30% con carbone per il 10 con olio combustibile e per il 60 con gas. Quest’ultima voce è destinata a crescere ulteriormente con l’entrata in funzione delle nuove centrali a ciclo combinato. Risulta evidente quindi come il contributo delle rinnovabili resti marginale anche se in questi anni passi importanti sono stati compiuti.
Secondo i dati del Grtn sono 5.758 i megawatt prodotti in Italia con l’idrioelettrico in testa (3.349 mw) ed a seguire biomasse e rifiuti, eolico, geotermico e fotovoltaico. In particolare il solare sta vivendo una nuova stagione di sviluppo grazie agli incentivi promossi da un efficace decreto dei Ministeri ambiente ed attività produttive. Questo per quanto attiene all’elettricità. Quindi la dipendenza del nostro Paese dal gas è evidente e rende non più rinviabile la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione a cominciare dagli impianti di Rovigo e Brindisi già autorizzati. Tale fattore crea almeno due interrogativi. Il primo riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti che necessita di una strategia di diversificazione. Non si può restare dipendenti da pochi Stati per lo più instabili politicamente. Su questo fronte la diplomazia italiana ha fatto la sua parte aprendo all’Eni un dialogo serrato in Russia. Dal canto suo il campione nazionale ha lavorato bene nelle ex repubbliche sovietiche. L’internazionalizzazione e la concentrazione sull’upstream sono le carte vincenti di una grande azienda che però deve rinegoziare il suo rapporto con l’Italia. Se è vero che in Europa la liberalizzazione non è quasi più di moda sarebbe sbagliato archiviarla. Nel 2010 scadono i tetti all’importazione introdotti dal Decreto Letta. Può essere l’occasione giusta per riaprire la questione del mercato domestico ed il tema della terzietà delle reti. Siamo consapevoli che in Europa la verticalizzazione è un dato di fatto. L’import è controllato da un unico soggetto all’82% in Italia e Germania, al 77% in Austria, al 97% in Spagna e Francia e totalmente in Belgio e Svezia. Per altro Bruxelles sta per intervenire contro i monopoli. Ma siamo davvero convinti che in Italia si debba rinunciare all’apertura del mercato? Noi crediamo di no. In ordine invece alla mobilità se è vero che le benzine tradizionali continueranno ad avere la meglio è altrettanto vero che non possiamo ignorare come le accise sul Gpl in Italia sono doppie se non di più rispetto agli altri Paesi europei e che i biocarburanti, scelta interessante in un’alleanza inedita tra industria ed agricoltura, sono contingentati.
Poi l’idrogeno. L’Italia deve entrare a pieno titolo tra i protagonisti della ricerca in questo campo perché la sfida del futuro, senza scomodare Rifkin, è un scommessa che un Paese moderno deve accettare.
In conclusione la politica non ha solo l’arma della legge, che per altro andrebbe utilizzata con maggiore prudenza, per assicurare un quadro certo agli investimenti, ma possiede la moral suasion. Un Governo attento alla politica energetica deve accendere i riflettori sugli avvenimenti europei ed internazionali.
vediamo ora quello del UNIONE in grassetto è sottolineato quello che è stato aggiunto alla bozza di programma:
Energia Italia: il programma energetico dell'Unione.
Proseguiamo con lo studio dei programmi-bozza che i partiti politici stanno presentando per le prossime elezioni: oggi tocca al programma dell'Unione, che dedica circa quattro pagine al problema energetico.
Alcune osservazioni:
- Ampio spazio è dedicato al risparmio e all'efficienza energetica, che da soli possono diminuire del 20% la dipendenza dai combustibili fossili;
- si menziona la necessità di frazionare, a livello locale, la produzione di energia: ma non siamo ancora agli incentivi per la microgenerazione, la vera soluzione per il futuro;
- si rivaluta, giustamente, il ruolo dell'ENEA, una nostra importante risorsa colpevolmente trascurata da molti anni;
- si citano i soliti rigassificatori... sembra che non si possa fare a meno di parlarne, e peggio ancora l'immarcescibile idrogeno, per fortuna anche qui solo di sfuggita;
- il programma rinnovabili sembra consistente, con il proposito di arrivare al 25% entro il 2011.
Buona lettura!
Per cambiare con energia. L'innovazione e la sicurezza in campo energetico
Un futuro migliore per l’Italia dipende in gran parte dalla capacità del Paese di rispondere alle grandi sfide energetico – ambientali, in presenza dei rischi dei cambiamenti climatici e della crescita strutturale del prezzo del petrolio e degli altri combustibili fossili. E’ quindi necessario intervenire in profondità con un ricorso strategico all’aumento dell’efficienza energetica e uno sviluppo accelerato delle fonti rinnovabili, con la diffusione della cogenerazione di energia elettrica e calore e con un serio investimento nella ricerca.
L’attuale governo si è mostrato incapace di cogliere le esigenze di cambiamento, continuando a favorire l’aumento dei consumi di combustibili fossili e non facendo nulla per contrastare l’aumento del costo della fattura energetica del Paese: dagli incrementi delle bollette per i cittadini e per le imprese, ai costi sociali e ambientali delle emissioni di gas serra (che invece di diminuire del 6,5%, come previsto dal Protocollo di Kyoto, sono aumentate del 13%).
La competitività del paese ha bisogno tanto di energia a minore costo, quanto di un sistema
energetico rinnovato e ambientalmente sostenibile.
Noi crediamo che il Protocollo di Kyoto rappresenti un’opportunità per l’innovazione delle politiche energetiche e per una riduzione della dipendenza dall’importazione di combustibili fossili. Proponiamo dunque che il Protocollo di Kyoto venga immediatamente attuato, valorizzando le sue ricadute positive nel nostro Paese con misure interne che consentano di raggiungere almeno l’80 % degli obblighi di riduzione, e facendo ricorso, per la parte restante, agli interventi di cooperazione internazionale previsti dal Protocollo stesso.
Nel merito, le nostre proposte prevedono la diminuzione dei consumi totali dei combustibili fossili (nel mix di combustibili fossili favoriamo il ricorso al gas naturale meno inquinante) e una diminuzione delle emissioni di gas serra da realizzarsi:
- nel settore elettrico, con aumento dell’efficienza negli usi finali e nella produzione, con la generazione distribuita e la cogenerazione, e con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili;
- nei trasporti, riequilibrando le modalità a favore della ferrovia, del cabotaggio e del trasporto collettivo, migliorando l’efficienza energetica dei mezzi di trasporto e incrementando l’ uso dei biocarburanti e del gas naturale attraverso un potenziamento della rete di distribuzione per l’autotrazione;
- nell’industria e nei servizi, incentivando l’innovazione di processo e di prodotto per aumentare l’efficienza energetica;
- nel settore civile, migliorando gli standard energetici degli edifici, i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l’efficienza energetica degli elettrodomestici e dell’illuminazione.
Per altri versi, il sistema energetico italiano deve porsi anche i problemi della sicurezza dell'approvvigionamento nel settore del gas e dell'elettricità, dello sviluppo della concorrenza e della riduzione dell'attuale divario di prezzi con gli altri paesi europei (che oggi può essere mediamente quantificato in un 7-8% per il prezzo del gas e in un 15-18% per i costi dell'elettricità).
Tra gli obiettivi dell'azione di Governo rientrano l'aumento della concorrenza , la riduzione dei divari di prezzo dell'offerta energetica rispetto agli altri paesi europei e la differenziazione delle fonti geografiche di approvvigionamento energetico .
La sicurezza energetica va assicurata con la diversificazione delle importazioni (provenienze
del gas naturale, differenziate soluzioni di trasporto), con un forte ricorso a fonti rinnovabili nazionali e con l’efficienza energetica.
In particolare, riteniamo possibile aumentare significativamente l’efficienza energetica
complessiva con misure che avrebbero anche positive ricadute occupazionali: le indicazioni europee segnalano un possibile margine di risparmio per l'Italia pari ad almeno il 20% degli attuali consumi energetici, recuperabile attraverso investimenti in tecnologie per il risparmio energetico, remunerativi sul medio periodo. A tal fine crediamo necessario favorire la diffusione dell’iniziativa delle ESCO (compagnie per il risparmio energetico) per l’accesso al credito bancario, attraverso un fondo di rotazione e strumenti di finanziamento tramite terzi.
Sicurezza di approvvigionamento e maggiore concorrenza richiedono per un verso che si rafforzi la rete interna e, per altro verso, che le società che gestiscono la rete di trasporto siano separate dalle imprese produttrici di energia e mantenute pubbliche. Nel caso del gas, proponiamo che le reti, italiane ed europee, vengano costruite in modo da mantenere na capacità di trasporto superiore alla domanda (per spezzare il monopolio bilaterale di produttore e impresa commerciale dominante) e che si creino le condizioni per lo sviluppo di contrattazioni anche con produttori e consumatori esteri.
Nel caso dell'elettricità, crediamo che l'Enel debba cedere all'asta capacità di generazione per eliminare l'eccesso di potere di mercato che tuttora detiene. Insieme al potenziamento della rete elettrica occorre infatti favorire la generazione distribuita, passando da pochi grandi impianti a numerosi impianti più piccoli ad elevata efficienza, distribuiti sul territorio, nei distretti, industriali, urbani ed agricoli, più vicini all’ utenza, con un sistema energetico meno accentrato, meno esposto ai rischi della concentrazione, più flessibile e più democratico.
Per altro verso, riteniamo che i vecchi "campioni nazionali" dell'energia abbiano la capacità
di crescere come "campioni europei " e di operare anche fuori dai confini nazionali: le società di rete devono espandersi a livello europeo, facendo uscire il mercato italiano dall'isolamento.
Lo sviluppo della capacità di approvvigionamento deve essere perseguito anche con una pluralità di provenienze per il gas e una pluralità di fonti primarie per la generazione di elettricità. È per questo che puntiamo alla costruzione di nuovi gasdotti e terminali di rigassificazione del gas nat rale liquefatto (GNL), che dunque potrebbe essere importato via nave da qualsiasi parte del mondo e rigassificato in loco attraverso un'infrastrutt ra accessibile a tutti e non solo a chi la possiede.
Per la riuscita delle azioni sopra indicate è indispensabile restituire all'Autorità garante per il
gas e l'energia elettrica la pienezza dei suoi poteri originari, intaccata negli cinque ultimi anni da numerosi provvedimenti legislativi, prevedendo tuttavia anche maggiori obblighi di rendicontazione al Parlamento. In particolare, vogliamo un sistema di regolazione che preveda, attraverso appropriati soggetti istituzionali, la tutela tariffaria e la sicurezza del servizio per gli utenti domestici. Proponiamo inoltre una riforma della tariffa sociale dell'elettricità che aggiorni l'attuale meccanismo, vecchio e inefficiente.
Quanto alle “nuove fonti rinnovabili” (eolico, biomasse, fotovoltaico, solare a concentrazione, solare termico, idroelettrico di piccola taglia, geotermia), vogliamo nell’arco della legislatura siano almeno raddoppiate, in modo da giungere al 2011 al 25% di produzione elettrica da rinnovabili. A tal fine, applicando correttamente le direttive comunitarie e utilizzando le migliori esperienze europee, si potrà rivedere il sistema d’incentivazione delle fonti rinnovabili e favorire il passaggio dai certificati verdi a tariffe certe, incentivanti per un numero definito di anni, differenziate per le diverse fonti.
Nel settore della ricerca sulle energie sostenibili, crediamo che un ruolo di rinnovata centralità spetti all'ENEA: un prezioso patrimonio di esperienze lasciato per troppo tempo nell’abbandono. Puntiamo inoltre allo sviluppo di appositi centri di eccellenza per il settore energetico e ambientale che svolgano attività di ricerca e diffusione tecnologica soprattutto sulle soluzioni a rete. In particolare riteniamo che vadano intensificati gli sforzi di ricerca sul "sequestro del carbonio", sull'idrogeno "verde", sulle celle a combustibile.
Una ripresa del programma nucleare oggi è improponibile
Circa l'energia nucleare, che tuttora costituisce una quota dell'energia importata dall'estero, il nostro impegno per la riduzione del rischio è orientato a produrre:
- azioni di messa in sicurezza del combustibile e delle scorie esistenti in Italia;
- la partecipazione in sede europea alla ricerca di centrali più sicure.
Infine, proponiamo la realizzazione di un Programma energetico-ambientale, nazionale e regionale, concertato fra lo Stato e le Regioni, con la partecipazione degli enti locali e dei
portatori di interesse. Il Programma deve essere accompagnato da una valutazione ambientale strategica, con adeguato monitoraggio, e coordinato da un Consiglio superiore per l’energia, supportato a sua volta dall’azione di un’Agenzia nazionale per l’energia e per l’ambiente
che ne pensate?