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View Full Version : Direttiva Bolkenstein


squadraf
08-01-2006, 17:16
L'europa del mercato, o meglio il mercato europeo affannato com'è sul fronte liberalcapitalista, che ha scelto di servire, cerca di recuperare terreno sui diretti concorrenti.
Come?
Quando entrerà in vigore questa normativa, la sede fiscale di un'azienda sarà sottoposta alle leggi in vigore nel proprio particolare paese, con regime assoluto sulle delocalizzazioni.
In due parole, io imprenditore potrei aprire un'azienda in Polonia (paese dallo stato sociale arretratissimo, chissà per quale motivo) ed essere sottoposto alle leggi polacche. Benissimo, fin qui niente di strano. Potrei poi aprire una "succursale" dell'azienda, potrei realizzare una "delocalizzazione" dell'azienda polacca in Italia, ma, badate bene, essere sottoposto alle leggi fiscali POLACCHE!
Io imprenditore, quindi, potrò pagare i miei dipendenti, potrò versare i "contributi", potrò pagare le ferie ai miei dipendenti come qualunque altro imprenditore polacco (anche se i miei operai vivono e lavorano in Italia).
Cosa significa?
Che da buon imprenditore, animato da spirito ultracapitalista, eviterò
di aprire un'azienda in Italia e pagare i contributi alle istituzioni italiane perchè COSTANO DI PIU'.
Spero che la mia sia un'interpretazione errata della legge, in tal caso correggetemi pure.
Quello che ho inteso io è il tentativo più grosso di distruzione del nostro avanzatissimo quanto sofferto e sudato Stato Sociale, che riflette il vero socialismo, di origini piuttosto lontanucce ma mai così attuale (INFPS venne chiamato alla nascita, oggi INPS).
Le otto ore lavorative, i contributi previdenziali (malattia, pensione,invalidità), tutte le conquiste ITALIANE, sembrano seriamente in pericolo dall'entrata in vigore di questa legge, voluta dai potentati economico finanziari e dai poteri forti che attanagliano l' Europa, quella vera, quella dei popoli. Gli stessi poteri che abiurano, negano e non vogliono inserire le Radici Cristiane della nostra civiltà nella costituzione europea. Gli stessi che hanno ideato il mandato di cattura europeo.
Possibile che PARTITI, SINDACATI, GOVERNI, MEDIA, stiano quasi tacendo su un argomento di così rilevante importanza? Cosa c'è sotto?

Ileana
08-01-2006, 17:19
non ho letto il testo della direttiva, ma spero vivamente che tu abbia dato un'interpretazione sbagliata, perchè altrimenti, è la volta buona che espatrio in Australia.
:mbe:

CYRANO
08-01-2006, 17:31
Attenta ai coccodrilli !

:O


ps comunisti ovviamente



Ciaozzz

sider
08-01-2006, 17:32
I sindacati non stanno tacendo, anzi. Nella mia azienda c'è una continua informazione su questa terribile direttiva dal nome che fa paura (fa rima con Frankestein....)
Italiani preparatevi a prendervela in quel posto , soprattutto chi pensa di poter fare a meno dei sindacati ecc.ecc.

Swisström
08-01-2006, 17:39
La cosa mi interessa, ho cercato su google qualcosa riguardante sta direttiva ma più che siti psudocomunisti/informazione alternativa non ho trovato...

ora son riuscito a rintracciare il testo della direttiva ( http://www.arci.it/bin/up24ae.pdf )

me la leggo e poi commento quando ne saprò qualcosa di più

Ileana
08-01-2006, 17:45
Attenta ai coccodrilli !

:O


ps comunisti ovviamente



Ciaozzz
ma i coccodrilli son così bellini :fagiano: (poi io son cresciuta con "il coccodrillo come fa" quindi :cool: )
più che altro sono i ragni, in quel paese, che mi sgomentano non poco :mbe:

:Prrr:

sider
08-01-2006, 17:47
da http://www.resistenze.org/sito/os/ep/osep4m14.htm

Le conseguenze di questa Direttiva, se adottata, sarebbero considerevoli.
1. La nuova definizione dei servizi è molto ampia e apre la strada alla privatizzazione e alla messa in concorrenza di quasi tutte le attività di servizio, compresa la quasi totalità dell'insegnamento, la totalità della sanità e delle attività culturali.
2. Il "principio del Paese d'origine" permette di deregolamentare e privatizzare totalmente i servizi che non sono forniti direttamente e gratuitamente dai poteri pubblici.
3. Il "principio del Paese d'origine" consente di destrutturare e smantellare il mercato del lavoro nei Paesi in cui è organizzato e protetto: un'impresa polacca che distacchi dei lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, ad esempio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione dalle autorità polacche e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca. Inoltre se l'impresa polacca utilizza personale che proviene, ad esempio, dalla Ucraina (Paese che non fa parte dell'Unione), solo la legislazione polacca verrà applicata a questi dipendenti. Infine il principio consentirà alle imprese ad interim di distaccare lavoratori interinali negli altri Stati membri senza la minima restrizione, alle condizioni salariali del Paese d'origine.
4. La scomparsa delle restrizioni nazionali all'insediamento apre la strada allo "Stato minimo", e cioè a uno Stato che ha perso il diritto di fare le scelte fondamentali nella politica dell'istruzione, della sanità, della cultura e dell'accesso di tutti ai servizi essenziali.

Swisström
08-01-2006, 17:53
da http://www.resistenze.org/sito/os/ep/osep4m14.htm

Le conseguenze di questa Direttiva, se adottata, sarebbero considerevoli.
1. La nuova definizione dei servizi è molto ampia e apre la strada alla privatizzazione e alla messa in concorrenza di quasi tutte le attività di servizio, compresa la quasi totalità dell'insegnamento, la totalità della sanità e delle attività culturali.
2. Il "principio del Paese d'origine" permette di deregolamentare e privatizzare totalmente i servizi che non sono forniti direttamente e gratuitamente dai poteri pubblici.
3. Il "principio del Paese d'origine" consente di destrutturare e smantellare il mercato del lavoro nei Paesi in cui è organizzato e protetto: un'impresa polacca che distacchi dei lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, ad esempio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione dalle autorità polacche e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca. Inoltre se l'impresa polacca utilizza personale che proviene, ad esempio, dalla Ucraina (Paese che non fa parte dell'Unione), solo la legislazione polacca verrà applicata a questi dipendenti. Infine il principio consentirà alle imprese ad interim di distaccare lavoratori interinali negli altri Stati membri senza la minima restrizione, alle condizioni salariali del Paese d'origine.
4. La scomparsa delle restrizioni nazionali all'insediamento apre la strada allo "Stato minimo", e cioè a uno Stato che ha perso il diritto di fare le scelte fondamentali nella politica dell'istruzione, della sanità, della cultura e dell'accesso di tutti ai servizi essenziali.

Ma tu l'hai letta la proposta?

Quello che volevo evitare era proprio il leggere queste analisi perfettamente manipolate e di parte fatte da siti di "informazione alternativa" ;)

se poi vi accontentate e vi fidate di quelli... vabbè...

l'ideale sarebbe un testo neutrale che spiega bene quello che prevede questa direttiva pur non scendendo in tecnicismi (perchè leggersi la direttiva è pesante -.- ) ... senza prendere posizione e sbilanciarsi.

nomeutente
08-01-2006, 17:53
I sindacati non stanno tacendo, anzi. Nella mia azienda c'è una continua informazione su questa terribile direttiva dal nome che fa paura (fa rima con Frankestein....)
Italiani preparatevi a prendervela in quel posto , soprattutto chi pensa di poter fare a meno dei sindacati ecc.ecc.

Nemmeno i partiti stanno tacendo.
Basterebbe partecipare alle iniziative di informazione, invece di mandarle deserte e poi lamentarsi che non c'è informazione. :O

IpseDixit
08-01-2006, 18:07
Uno dei motivi principali del no alla costituzione europea di Francia e Olanda

majin mixxi
08-01-2006, 18:25
questa direttiva non puo' passare,lotteremo fino al sangue per impedirlo :O

sider
08-01-2006, 19:13
Ma tu l'hai letta la proposta?

Quello che volevo evitare era proprio il leggere queste analisi perfettamente manipolate e di parte fatte da siti di "informazione alternativa" ;)

se poi vi accontentate e vi fidate di quelli... vabbè...

l'ideale sarebbe un testo neutrale che spiega bene quello che prevede questa direttiva pur non scendendo in tecnicismi (perchè leggersi la direttiva è pesante -.- ) ... senza prendere posizione e sbilanciarsi.

Diciamo che sto seguendo sta vicenda da almeno 6 mesi o anche +.
Come detto sopra, paesi che hanno avuto la possibilità di decidere il si o il no alla costituzione europea (beati loro) hanno trovato ottimi argomenti per il NO in questa direttiva.
Dove vuoi trovare qualcuno che parli bene della Bolkenstein? Sul sito di Confindustria?
Anche a me non vanno troppo i sindacati ma sinceramente non so chi altro ci potrà salvare (parlo di noi dipendenti) . Gl imprenditori ovvio gongolano.

Banus
08-01-2006, 19:26
l'ideale sarebbe un testo neutrale che spiega bene quello che prevede questa direttiva pur non scendendo in tecnicismi (perchè leggersi la direttiva è pesante -.- ) ... senza prendere posizione e sbilanciarsi.
Un buon punto di inizio allora potrebbe essere l'articolo di wikipedia (e link a fine articolo soprattutto), visto che si pone l'obiettivo della neutralità. La parte sulle critiche è abbastanza lunga, ma almeno è separata dalla descrizione della direttiva.
http://en.wikipedia.org/wiki/Bolkestein_directive

Bolkenstein è già noto per la sua posizione a favore dei brevetti software e in generale per il sostegno alle multinazionali; la direttiva la vedo nell'ottica di una svolta liberista dell'economia europea.

Swisström
08-01-2006, 19:43
Diciamo che sto seguendo sta vicenda da almeno 6 mesi o anche +.
Come detto sopra, paesi che hanno avuto la possibilità di decidere il si o il no alla costituzione europea (beati loro) hanno trovato ottimi argomenti per il NO in questa direttiva.
Dove vuoi trovare qualcuno che parli bene della Bolkenstein? Sul sito di Confindustria?
Anche a me non vanno troppo i sindacati ma sinceramente non so chi altro ci potrà salvare (parlo di noi dipendenti) . Gl imprenditori ovvio gongolano.

Non credo proprio che gli imprenditori (italiani per esempio) gongolino...
se è vero quel che si dice allora per loro, anche delocalizzando all'estero, varrebbero le leggi (in materia di norme di sicurezza, salari minimi etc) del paese d'origine ovvero l'Italia...

Oltretutto io non sto cercando un sito che parli BENE della direttiva, ne cerco uno che spieghi decentemente cosa è (anche se ora, che ho letto la proposta, qualcosa ho capito) questa proposta di direttiva e cosa comporterà.

Finora ho trovato solo fonti inaffidabili e di parte.

p.s. Comunque la direttiva Bolkenstein è una proposta che deve essere ancora discussa in parlamente europeo (se non erro), quindi non credo che possa aver influenzato più di tanto l'accettazione o meno della costituzione europea. O sbaglio?

sempreio
08-01-2006, 19:48
una legge totalmente assurda, ho paura che i paesi faranno a gara per offrire alle aziende che portano la sede legale nel loro paese condizioni super favorevoli, distruggendo di fatto qualsiasi stato sociale qualsiasi diritto del lavoratore o quant' altro. e comunque non la vedo la starada giusta per far riprendere l' europa dal torpore in cui si trova.

kaioh
08-01-2006, 19:54
Non credo proprio che gli imprenditori (italiani per esempio) gongolino...
se è vero quel che si dice allora per loro, anche delocalizzando all'estero, varrebbero le leggi (in materia di norme di sicurezza, salari minimi etc) del paese d'origine ovvero l'Italia... non basterebbe trasferire la sede all'estero?
aprono una sede all'estero ,chiudono la vecchia azienda e trasferiscono l'azienda alla nuova, un po' come ha fatto la parmalat :D , debiti alla vecchia e capitali alla nuova ....

sempreio
08-01-2006, 19:56
Non credo proprio che gli imprenditori (italiani per esempio) gongolino...
se è vero quel che si dice allora per loro, anche delocalizzando all'estero, varrebbero le leggi (in materia di norme di sicurezza, salari minimi etc) del paese d'origine ovvero l'Italia...

Oltretutto io non sto cercando un sito che parli BENE della direttiva, ne cerco uno che spieghi decentemente cosa è (anche se ora, che ho letto la proposta, qualcosa ho capito) questa proposta di direttiva e cosa comporterà.

Finora ho trovato solo fonti inaffidabili e di parte.

p.s. Comunque la direttiva Bolkenstein è una proposta che deve essere ancora discussa in parlamente europeo (se non erro), quindi non credo che possa aver influenzato più di tanto l'accettazione o meno della costituzione europea. O sbaglio?


il punto è che i politicanti europei hanno paura di perdere consensi dal loro elettorato e quindi in nome del perbenismo e della socialità non hanno mai voluto e mai vorranno aprire la strada alla libera concorrenza, con questa legge di fatto ogni paese potrà dare la colpa a 1 o 2 stati che applicheranno condizioni di lavoro disumane al lavoratore e si rimpalleranno le colpe da una parte all' altra, ma ormai il danno sarà stato fatto.

Swisström
08-01-2006, 19:59
Un buon punto di inizio allora potrebbe essere l'articolo di wikipedia (e link a fine articolo soprattutto), visto che si pone l'obiettivo della neutralità. La parte sulle critiche è abbastanza lunga, ma almeno è separata dalla descrizione della direttiva.
http://en.wikipedia.org/wiki/Bolkestein_directive

Grazie, ci do un occhiata ;)

Bolkenstein è già noto per la sua posizione a favore dei brevetti software e in generale per il sostegno alle multinazionali; la direttiva la vedo nell'ottica di una svolta liberista dell'economia europea.

IN effetti sopratutto la prima componente della direttiva sembra portare verso una liberalizzazione del mercato (cosa positiva secondo me guardandola nell'ottica dell'europa). Sull'introduzione del concetto di "paese d'origine" non mi trovo d'accordo, non ne vedo l'utilità, se non un tentativo di parifipotrebbe portare).

La terza componente (sempre prendedo come base quanto letto du wikipedia) non la vedo come una cosa negativa ;)

Swisström
08-01-2006, 20:01
non basterebbe trasferire la sede all'estero?
aprono una sede all'estero ,chiudono la vecchia azienda e trasferiscono l'azienda alla nuova, un po' come ha fatto la parmalat :D , debiti alla vecchia e capitali alla nuova ....

Non è affatto semplice per le aziende già esistenti, e comunque allora, chiunque possegga un minimo di capitale (sopratutto nei paesi più "ricchi" dell'UE) potrebbe aprire un impresa di servizi in uno dei paesi che offre le condizioni più vantaggiose, e così diventare a sua volta imprenditore.

sempreio
08-01-2006, 20:54
madonna la legge è stata discussa il 19dicembre 2005 e il 16 febbraio 2006 verrà votata :( e non sono ancora multi miliardario per pararmi il culo :cry:
devo correre :cry:

sempreio
08-01-2006, 20:55
REPORT RIUNIONE NAZIONALE CAMPAGNA STOP BOLKESTEIN STOP GATS! (Roma, 19 dicembre 2005) Lunedì 19 dicembre si è svolta la riunione della Campagna Nazionale Stop Bolkestein. Erano presenti StopBolkestein StopGats Roma, Forum per la democrazia costituzionale europea, Cobas, Attac Italia, Prc, FpCgil . E’ stato innanzi tutto confermato che il voto al Parlamento europeo, in plenaria, a Strasburgo si terrà nella sessione di febbraio 2006, a partire da martedì 14 febbraio. La direttiva sarà votata sulla base del testo approvato dalla Commissione Mercato Interno lo scorso 22 novembre (il testo – per ora solo in inglese – è disponibile nei documenti sul sito www.stopbolkestein.it ). Vi invieremo, al più presto, una riflessione più attenta degli emendamenti che andranno in votazione a febbraio. Vi ricordiamo che la direttiva è sottoposta alla procedura di codecisione (Parlamento-Consiglio). Questo vuol dire che in Parlamento il testo sarà votato in prima lettura. Nello stesso tempo il testo è allo studio del Consiglio Europeo per la sua prima lettura. Questo vuol dire che oltre alla pressione sul Parlamento Europeo è importante sviluppare una pressione sul governo italiano, sul Parlamento nazionale e sulle forze politiche in attesa Vale la pena ricordare l’iter di questa procedura. Dopo l'esame in commissione parlamentare, il Parlamento esprime un parere in "prima lettura", alla maggioranza semplice dei voti espressi in seduta plenaria. Nella maggioranza dei casi, presenta emendamenti alla proposta della Commissione. La Commissione decide quindi se approvarli, integralmente o solo in parte, e presenta al Consiglio una proposta modificata. Se il Consiglio approva gli emendamenti la proposta è adottata. In caso contrario il Consiglio adotta, in prima lettura, una "posizione comune". Una volta che la posizione comune del Consiglio è stata trasmessa al Parlamento, i deputati dispongono di tre mesi per pronunciarsi nuovamente. In "seconda lettura", per l'approvazione del testo, con o senza nuovi emendamenti, è richiesta la maggioranza assoluta dei deputati iscritti. Nel caso in cui il Parlamento approvi espressamente la posizione comune (o non si pronunci entro il termine di tre mesi), l'atto è immediatamente approvato. Se invece la posizione comune è respinta dal Parlamento, la procedura è immediatamente chiusa e l'atto non sarà adottato. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il Parlamento introduce emendamenti alla posizione comune, che costituiranno l'oggetto di un parere della Commissione, e il Consiglio sarà nuovamente consultato con la presentazione di una proposta modificata della Commissione. In questa fase il Consiglio delibera a maggioranza qualificata sugli emendamenti del Parlamento, ma è richiesta l'unanimità per gli emendamenti sui quali la Commissione ha espresso un parere negativo. L'atto è approvato se il Consiglio, al più tardi entro tre mesi dal ricevimento della proposta, approva tutti gli emendamenti del Parlamento. Se invece il Consiglio non dovesse approvare gli emendamenti del Parlamento europeo, è necessario fare ricorso alla procedura di conciliazione. Per ciascuna proposta legislativa viene costituito uno specifico Comitato di conciliazione su una base paritetica: rappresentanti o membri del Consiglio e pari del Parlamento europeo tra cui siedono, d'ufficio, un vicepresidente del Parlamento europeo, il relatore e il presidente della commissione parlamentare interessata. La Commissione europea partecipa alle discussioni per avvicinare le posizioni. La maggior parte delle volte, il Comitato di conciliazione riesce ad elaborare un progetto comune che sarà nuovamente presentato al Consiglio e al Parlamento europeo per l'approvazione. In questa "terza lettura", il Consiglio delibera a maggioranza qualificata e il Parlamento alla maggioranza dei voti espressi. L'atto è adottato se il Consiglio e il Parlamento approvano il progetto di testo comune. Se invece, allo scadere del termine, una delle due istituzioni non ha approvato il testo, la procedura è chiusa e l'atto viene considerato "non adottato". Mobilitazione, La discussione si è incentrata su una serie di proposte di mobilitazione che arrivino sino alla giornata del 14 febbraio. 14 FEBBRAIO - STRASBURGO Per martedì 14 febbraio 2006 la CES (Confederazione Europea dei Sindacati) ha chiamato ad una mobilitazione a Strasburgo davanti al Parlamento Europeo, alle ore 12.00. La Campagna nazionale pensa che sia importante una ampia partecipazione alla manifestazione di Strasburgo e proporrà la questione alla assemblea preparatoria del Forum sociale europeo che si terrà a Vienna dal 6 all’8 gennaio 2006 Nella prossima riunione saremo in grado di poter approfondire le questioni organizzative 14 FEBBRAIO - ITALIA Per quella data è importante – per tutti coloro che non saranno in grado di raggiungere Strasburgo – organizzare INIZIATIVE LOCALI 11 FEBBRAIO E’ stato inoltre proposto di organizzare per sabato 11 febbraio 2006 una giornata di mobilitazione a Roma che potrebbe concretizzarsi in un Convegno nazionale che, sulla base di quello del 15 ottobre e del successivo incontro enti locali-Parlamento europeo - riunisca enti locali, reti, associazioni, sindacati, forze politiche ed in un presidio da svolgere davanti una sede istituzionale. Un primo appuntamento europeo si terrà a Bruxelles, organizzato dal GUE/NGL per giovedì 12 gennaio 2006, strutturato come giornata di confronto con una parte dedicata agli eletti istituzionali e agli enti locali e una parte dedicata a movimenti e sindacati. Serve un salto di qualità per rilanciare la Campagna a fronte della vicinanza delle nuove scadenze. La prossima riunione della Campagna è per LUNEDI 16 GENNAIO 2006 ORE 15 a Roma, presso la sede FpCgil, Via Leopoldo Serra, 31 (Trastevere), sala D’Antona. Chiediamo a tutti le reti, le associazioni, i sindacati, le forze politiche e i coordinamenti territoriali di garantire una presenza attiva. (e.be.)

Swisström
08-01-2006, 21:06
[...]

Non potresti mettere solo il link? oltretutto è copia/incollato male.

sempreio
08-01-2006, 21:11
Non potresti mettere solo il link? oltretutto è copia/incollato male.


http://www.stopbolkestein.it/
cercatelo :O

Swisström
08-01-2006, 21:14
http://www.stopbolkestein.it/
cercatelo :O


... non hai capito... ti chiedevo se non potevi mettere SOLO il link... al posto di fare copia incolla di un comunicato che non è utilissimo alla discussione.

Il link già lo conoscevo, è uno dei tanti siti contro sta proposta di legge.

sempreio
08-01-2006, 21:29
... non hai capito... ti chiedevo se non potevi mettere SOLO il link... al posto di fare copia incolla di un comunicato che non è utilissimo alla discussione.

Il link già lo conoscevo, è uno dei tanti siti contro sta proposta di legge.


come non è utile per la discussione? mi sa che è utilissimo sapere che è il 16 febbraio sarà al vaglio della commissione

SaMu
08-01-2006, 21:30
Diciamo che sto seguendo sta vicenda da almeno 6 mesi o anche +.
Come detto sopra, paesi che hanno avuto la possibilità di decidere il si o il no alla costituzione europea (beati loro) hanno trovato ottimi argomenti per il NO in questa direttiva.
Dove vuoi trovare qualcuno che parli bene della Bolkenstein? Sul sito di Confindustria?
Anche a me non vanno troppo i sindacati ma sinceramente non so chi altro ci potrà salvare (parlo di noi dipendenti) . Gl imprenditori ovvio gongolano.

Non mi sembra che gongolino, più che altro chiudono.

sempreio
08-01-2006, 21:33
Non mi sembra che gongolino, più che altro chiudono.


ma riaprono, non si fanno scapare un' occasione ghiotta come questa ;)

Swisström
08-01-2006, 21:35
come non è utile per la discussione? mi sa che è utilissimo sapere che è il 16 febbraio sarà al vaglio della commissione

l'avevi già detto e non c'era comunque bisogno di postare tutto l'annuncio del sito stopblablabla ... fai finta di non capire?

fine OT

Mailandre
08-01-2006, 21:43
Ne parlava in modo specifico ,anche Sebastiano Barisoni (Radio 24 ) un mese fa,...c'è anche la possibilità di riascoltare la trasmissione :

http://www.radio24.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=731467&chId=40&artType=Articolo&menu=arch&subSezId=9715&sezId=9715&anno=2005&mese=11

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--- E' forse Rafa l'idraulico polacco che invaderà il mercato del lavoro occidentale grazie alla direttiva servizi, meglio nota come direttiva Bolkestein? Probabilmente il giovane disoccupato che abbiamo incontrato nella città di Lodz non lascerà mai la propria terra, ma la leggenda dell'idraulico polacco ha fatto rapidamente il giro d'Europa, scatenando un'ondata di reazioni contrarie e affondando -insieme ad altri temi controversi- persino il referendum francese sulla Costituzione Europea. Ma cosa si intende per "direttiva sulla liberalizzazione dei servizi"? Un dato -da solo- spiega l'importanza della normativa, attualmente in discussione all'Europarlamento: la direttiva copre un mercato che rappresenta il 50% dell'attività economica europea e il 70% del Pil prodotto nell'Unione. L'idea di fondo è favorire una maggiore concorrenza tra le imprese comunitarie, eliminando le troppe barriere nazionali che ancora impediscono a un prestatore di servizi di operare liberamente in un altro Stato membro, il tutto nell'ottica di un mercato unico e integrato. La proposta originale presentata da Frits Bolkenstein copre una miriade di settori: dalle consulenze legali e fiscali alle imprese di costruzione, dalle agenzie di lavoro interinale alle cure sanitarie, ma esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione. I vantaggi di questa direttiva sono evidenti: maggiori operatori = più libertà di scelta e tariffe più basse per i consumatori. Gli svantaggi hanno un altrettanto evidente risvolto sociale: nel mirino c'è il principio del cosidetto "Paese d'origine", in base al quale un'impresa di servizi può operare in un altro Stato obbedendo solo ai requisiti amministrativi e giuridici in vigore nel proprio Paese. Le disparità presenti sui mercati del lavoro, a livello salariale e livello fiscale nell'Europa a 25 fanno ipotizzare -ai più scettici- scenari di dumping sociale o delocalizzazione, con rischi occupazionali per i lavoratori occidentali. Per questo le forze di centrosinistra all'Europarlamento chiedono una definizione più precisa dei servizi coperti dalla direttiva, escludendo quelli di interesse pubblico, e propongono che sia lo Stato in cui viene prestato il servizio a dettare le regole nei confronti delle imprese o dei professionisti stranieri.----

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ciao

tatrat4d
08-01-2006, 21:45
io invece prefererirei, se si trattta di pezzi non eccessivamente lunghi (e questo non mi pare esserlo), che si copiaincollasse e mettesse il link, ogni volta.

Ma è solo una personale preferenza, non un obbligo. Non vedo nulla di molesto nel post di sempreio, direi quindi di finire l'OT.

Lucrezio
08-01-2006, 22:08
Personalmente, per quanto ho potuto capire, trovo in questa direttiva alcuni punti molto interessanti e altri piuttosto preoccupanti.
Il discorso sull'applicazione di un trattamento salariale, di condizioni contrattuali, di statuti della nazione di appartenenza dell'azienda anche in altre aziende potrebbe avere come utile risvolto un livellamento globale all'interno dell'europa del mondo del lavoro: sicuramente un po' meno da noi, ma anche molto di più nei paesi messi peggio, come quelli est-europei. Un ridistribuzione delle ricchezze crea una situazione dinamica e quindi altre ricchezze, e questo mi sembra bene.
Inoltre mettera col culo a terra, scusate l'espressione, un sacco di gente abituata a vivere davvero troppo bene... vedi ad esempio la classe industriale italiana, ormai spesso stagnante (parlo delle grandi industrie, non delle pmi!) e più incline al guadagno sicuro che all'investimento e al rischio. Ovviamente questo comporterà dei disagi per tutti; ma, ripeto, uno scossone fa bene allo stesso modo ad un contadino come a un professore: penso che in un arco di tempo non troppo lungo si potrebbe raggiungere un nuovo equilibrio
(Vedete in tutto questo non un pessimismo di fondo sulla natura umana e un convinto liberalismo, non la voce di uno che pensa che bisognerebbe abolire i sindacati, ridurre gli operai in schiavitù etc... non è assolutamente a questo che voglio arrivare, per quanto temo che proprio gli operai saranno all'inizio quelli che dovranno subire i disagi peggiori...)

Mi spaventa molto invece il discorso sulla privatizzazione dei servizi e - soprattutto - sull'istruzione.
Temo che non possa portare altro che disgrazie ed un abbassamento del livello...

Mailandre
08-01-2006, 22:13
---"" esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione""----

Il testo esclude questi settori....così leggo!!

ciao

SaMu
08-01-2006, 22:31
ma riaprono, non si fanno scapare un' occasione ghiotta come questa ;)

Chi poteva ha già spostato le fabbriche ad est, senza il bisogno di alcuna direttiva.

I lavoratori dell'est sono già venuti qui senza il bisogno di alcuna direttiva: hai presente le filippine? Le badanti? Gli operai in molte fabbriche del Veneto?

Come al solito noi italiani siamo abituati a discutere del nulla, ci parliamo addosso con le categorie dell'800 mentre il mondo avanza, sveglia! A New York non c'è un tassista americano neanche a cercarlo con il lanternino, son tutti stranieri dei paesi in via di sviluppo e questa fa sì che:

-i taxi a New York costano meno che a Milano

-i pakistani a New York hanno un lavoro regolare e pagano le tasse

-gli americani a New York prendono il triplo degli italiani a Milano

-i tassisti pakistani a New York prendono più degli ingegneri a Milano

E noi siamo qui a discutere di lotta di classe di Pellizza da Volpedo e c'è quello che ancora crede che i lavoratori si difendono con i sindacati.

x-ics
08-01-2006, 22:34
Non riesco a capire cosa ci sia di differente rispetto a quanto accada ora: suppongo che l'inviato della Gazeta di Warsawia a Roma sia assunto con il contratto dei giornalisti polacchi, mentre l'inviato di Repubblica a Varsavia lo sia con quello dei giornalisti italiani; dov'è lo scandalo?

Korn
08-01-2006, 22:47
E noi siamo qui a discutere di lotta di classe di Pellizza da Volpedo e c'è quello che ancora crede che i lavoratori si difendono con i sindacati.
perchè non fai una petizione per abolirliù? tanto non servono, io firmo se guadagnerò quanto un sistemista americano :)

Swisström
08-01-2006, 22:49
perchè non fai una petizione per abolirli tanto non servono io firmo se guadagnero quanto un sistemista americano :)

abolirli? non sono statali...

Andala
08-01-2006, 23:01
E' da un pezzo che se ne discute su siti come Disinformazione, Comedonchisciotte, Edieffe di Blondet ecc... e solo adesso aprite un topic su HWup.
Ma si sa gli altri sono tutti allucinati.

La direttiva Bolkestein è stata leggermente modificata eliminando la sezione che riguardava la privatizzazione ultracapitalistica di quanto era rimasto dei servizi sanitari nazionali. Certo i politici non possono permettersi una sollevazione di massa su questioni come la salute.

Per il resto questa direttiva è voluta dal sistema capitalistico squalo ed istituirà una vero sfruttamento del cittadino europeo che non avrà neppure quei diritti non scritti dei servitori della gleba medioevale.
Il fine è creare un a società a due livelli.
Il gradino più basso sarà occupato dalla massa, che non potrà ribellarsi per quanto sarà impegnata a sopravvivere, e di questo gruppone fa parte anche il terziario. Non illudetevi.
L'altra fascia sarà occupata da avvocati civilisti, notai, medici e pochi altri eletti.

Perchè prendere questa direzione infernale?
Il sistema economico attuale è al collasso e per chi capisce solo pò mercati gli basta dare un occhio al mercato del nulla, quello dei derivati.
Bisognerà pur tenerla sotto la massa. O no?

Dal canto mio sono profondamente dispiaciuto per come stanno le cose, ma dentro di me rigrazio Dio di far parte della fascia ristretta.

A tutti non posso che dire di riappropiarvi dei vostri diritti ora che ancora potete perchè domani, con i sistemi di controllo già disponibili, non ci sarà nessun subcomandante Marcos.

Andala

jumpermax
08-01-2006, 23:05
E' da un pezzo che se ne discute su siti come Disinformazione, Comedonchisciotte, Edieffe di Blondet ecc... e solo adesso aprite un topic su HWup.
Ma si sa gli altri sono tutti allucinati.

Andala

veramente era già apparsa qua un annetto fa... http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=860229

sempreio
09-01-2006, 00:08
Chi poteva ha già spostato le fabbriche ad est, senza il bisogno di alcuna direttiva.

I lavoratori dell'est sono già venuti qui senza il bisogno di alcuna direttiva: hai presente le filippine? Le badanti? Gli operai in molte fabbriche del Veneto?

Come al solito noi italiani siamo abituati a discutere del nulla, ci parliamo addosso con le categorie dell'800 mentre il mondo avanza, sveglia! A New York non c'è un tassista americano neanche a cercarlo con il lanternino, son tutti stranieri dei paesi in via di sviluppo e questa fa sì che:

-i taxi a New York costano meno che a Milano

-i pakistani a New York hanno un lavoro regolare e pagano le tasse

-gli americani a New York prendono il triplo degli italiani a Milano

-i tassisti pakistani a New York prendono più degli ingegneri a Milano

E noi siamo qui a discutere di lotta di classe di Pellizza da Volpedo e c'è quello che ancora crede che i lavoratori si difendono con i sindacati.


probabilmente hai ragione te, però ti voglio dire che anche negli usa le licenze dei taxi sono bloccate, visto su report, aggiungo

-gli americani prenderanno pure il triplo ma lavorando 16ore al giorno, poi devono pagarsi l' assicurazione medica che aumenta in proporzione agli anni che hai e alle malattie che hai avuto. li vivi bene se sei super specializzato in qualcosa.

- credi veramente che le multinazionali come la fiat- la telecom e altri catafalchi siano disposti a liberalizzare? non credo proprio

be i vantaggi sono indiscutibili, avremo categorie che dovranno rivedere al ribasso i loro listini come idraulici-riparatori-professionisti-avvocati-medici specialisti-ecc
comunque bisogna aspettare e vedere.

SaMu
09-01-2006, 00:30
perchè non fai una petizione per abolirliù? tanto non servono, io firmo se guadagnerò quanto un sistemista americano :)

Spiritoso, sono in molti a chiedersi a cosa servono i sindacati così come sono ora in Italia forse eri troppo impegnato a giocare alla lotta di classe e ti sei perso il dibattito?


sabato 5 novembre 2005
Pagina 13 - Economia & Lavoro


L'Intervista
Pietro Ichino

Il docente di diritto del lavoro, nel suo ultimo libro, lancia una «provocazione» a Cgil, Cisl e Uil
«Il sindacato serve ancora, ma deve cambiare»

di Angelo Faccinetto / Milano
Professor Ichino, il titolo del suo libro - “A che cosa serve il sindacato?”, edito da Mondadori - suona quasi come una sentenza di condanna per il sindacato.
«Nessuna condanna: è una domanda a cui si possono dare risposte negative, ma anche risposte positive. Lo scopo del libro è proprio quello di indicare una possibile risposta positiva».
Lei però sostiene che il nostro sistema di relazioni industriali funziona male. Da cosa deriva questo giudizio?
«L’Italia è il fanalino di coda in Europa per capacità di intercettare gli investimenti. Questa nostra debolezza non è dovuta soltanto a insufficienza delle infrastrutture, a un tasso di effettività della legge troppo basso, a un costo medio dei servizi troppo alto: è dovuta anche al modo di essere del nostro diritto sindacale e del nostro sistema di relazioni industriali».
È solo responsabilità del sindacato?
«Quando un sistema di relazioni tra più parti funziona male, perché genera più conflitto che cooperazione, è infantile discutere su “chi ha fatto il cattivo per primo”. Il problema è “sistemico”: è il sistema come tale che funziona male. Ed è solo un impegno comune a tutti i protagonisti che può ricostruire una prassi di piena condivisione delle informazioni tra le parti, una visione condivisa degli obbiettivi da raggiungere e dei vincoli da rispettare, un accordo saldo sul come dividere i frutti quando la scommessa comune sarà stata vinta».
Se le confederazioni, così come sono, hanno fatto il loro tempo, quale modello di sindacato vede per il futuro?
«Io non sostengo affatto che Cgil Cisl e Uil abbiano fatto il loro tempo. Sostengo che non possiamo andare avanti con un sistema di diritto sindacale modellato 35 anni fa sull’ipotesi dell’unità sindacale, quando l’unità sindacale non c’è e ormai non è più neppure all’orizzonte».
Lei però sostiene la necessità di un accordo tra Cgil e Cisl. Accordo su che cosa?
«Su di una cornice di regole che consentano, attraverso un censimento periodico dei consensi, di individuare la coalizione sindacale maggioritaria a livello nazionale, di settore, regionale, aziendale. E che consentano a quella coalizione, a quel livello, di contrattare con piena efficacia, a tutto campo, anche se uno o più sindacati minoritari non sono d’accordo».
La Cgil chiede da anni una legge sulla rappresentanza. È la Cisl che non ne vuole sapere.
«Su questo ha ragione la Cgil. Ma può bastare anche un accordo interconfederale; e per questo la Cisl sarebbe disponibile anche subito. Perché la trattativa resta bloccata?»
Lo sciopero, sostiene, è diventato una routine. Il conflitto, dice ancora, è spesso solo dannoso. A quali forme di pressione dovrebbero ricorrere i lavoratori per ottenere risposta alle loro rivendicazioni o per difendere i loro diritti?
«In tutti i settori del comparto dei trasporti, ormai da anni, si proclamano scioperi mediamente due volte al mese, i contratti vengono rinnovati con anni di ritardo e si sciopera anche subito dopo il rinnovo. A chi giova tutto questo? Difendere un sistema che funziona così, e con questi risultati, non è né di sinistra né di destra: è soltanto una sciocchezza».
Ma nel settore dei trasporti a fare "follie", come sostiene lei, sono gl i autonomi; che pure hanno largo seguito e ottengono risultati. Alternative?
«Il nostro diritto sindacale premia indebitamente i sindacati autonomi minoritari e al tempo stesso il modello conflittuale di relazioni sindacali. Le confederazioni maggiori - e l’intera collettività - avrebbero tutto da guadagnare da una riflessione critica su questo punto».
Nel suo libro lei racconta molte vicende sindacali recenti; tra queste anche quella dell’Alfa Romeo. Sembra quasi che se lì la situazione è giunta al punto morto a cui è giunta sia solo colpa del sindacato e non della Fiat o dell'inerzia delle istituzioni. Non è esagerato?
«Il problema non è di stabilire se la chiusura dell’Alfa di Arese sia colpa del sindacato o della Fiat. Il problema è capire perché nel 2000, quando la Fiat ha deciso la chiusura di Arese e la Nissan cercava un sito europeo per l’insediamento di un suo stabilimento, non era neppure pensabile l’apertura di un negoziato sindacale sulla base delle richieste della Nissan».
Accanto alla salvaguardia di reddito e occupazione, mi sembra che il sindacato ad Arese si sia proposto come promotore di un progetto di sviluppo industriale basato su ricerca e innovazione. Lo ritiene un errore?
«L’errore è stato puntare su di un progetto - quello dell’auto all’idrogeno - che non avrebbe mai potuto decollare in tempi utili; e considerare inaccettabile, impraticabile in Italia, un accordo come quello che la Nissan ha stipulato con il sindacato inglese a Sunderland. Quell’accordo, lì, sta dando lavoro di altissima qualità a 5mila lavoratori, con retribuzioni doppie rispetto a quelle dei metalmeccanici italiani».
Da noi il sindacato si sarebbe intestardito nella difesa delle regole; ma difendere le regole non è difendere, anche in prospettiva, gli interessi dei lavoratori? L'alternativa non rischia di essere una sorta di deregulation?
«Non mi sembra che i lavoratori della Nissan di Sunderland siano sfruttati e conculcati nei loro diritti: anzi! Lì hanno contrattato regole diverse da quelle tradizionali sulla struttura della retribuzione, sull’inquadramento professionale, sulla soluzione delle controversie; ma “diverse” non vuol dire “peggiori”. Questo è quello che il sindacato italiano non ha ancora capito».
Dunque, secondo lei sindacato oggi serve soprattutto a questo: a contrattare a tutto campo, al livello di impresa, come ha fatto quello inglese a Sunderland?
«Proprio così: il sindacato è lo strumento indispensabile per una scommessa comune tra lavoratori e investitore: una scommessa equa, fondata sull’affidabilità reciproca. Certo, per questo occorre un management affidabile; ma occorre anche un sindacato affidabile, disponibile a negoziarla e capace di farlo. Se il sindacato italiano non impara a farlo, e non si dà regole che gli consentano di farlo, questo continuerà a costituire un pesante handicap negativo per l’Italia nel mercato globale dei capitali».

kaioh
09-01-2006, 00:59
veramente era già apparsa qua un annetto fa... http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=860229
mi sembrava di averla già sentita :D

sider
09-01-2006, 11:04
Non riesco a capire cosa ci sia di differente rispetto a quanto accada ora: suppongo che l'inviato della Gazeta di Warsawia a Roma sia assunto con il contratto dei giornalisti polacchi, mentre l'inviato di Repubblica a Varsavia lo sia con quello dei giornalisti italiani; dov'è lo scandalo?

Il problema è....Repubblica chiude in Italia, apre la sede (fantoccio, com pochi dipendenti), a Varsavia. Poi riapre la sede italiana come succursale di quella di Varsavia . A questo punto i giornalisti italiani assunti alla Repubblica avrebbero un contratto polacco. E' solo un esempio, ovvio, ma è chiaro adesso?

Lucio Virzì
09-01-2006, 11:14
mi sembrava di averla già sentita :D

:D

Non aggiungo niente a quanto scritto in quel thread.

LuVi

CYRANO
09-01-2006, 11:41
E' da un pezzo che se ne discute su siti come Disinformazione, Comedonchisciotte, Edieffe di Blondet ecc... e solo adesso aprite un topic su HWup.
Ma si sa gli altri sono tutti allucinati.
.....

Andala

insomma quelli a guadagnarci saran sempre i soliti noti e quelli a prenderselo là idem...



Ciaozzz

matrizoo
09-01-2006, 12:40
Il problema è....Repubblica chiude in Italia, apre la sede (fantoccio, com pochi dipendenti), a Varsavia. Poi riapre la sede italiana come succursale di quella di Varsavia . A questo punto i giornalisti italiani assunti alla Repubblica avrebbero un contratto polacco. E' solo un esempio, ovvio, ma è chiaro adesso?

insomma TUTTE LE SEDI LEGALI DI TUTTE LE DITTE EUROPEE si trasferiranno a Varsavia? :D

-kurgan-
09-01-2006, 13:17
insomma TUTTE LE SEDI LEGALI DI TUTTE LE DITTE EUROPEE si trasferiranno a Varsavia? :D

se si può, se il proprietario dell'impresa ci guadagna, perchè no?

cmq sia credo che questa legge sia troppo fantascientifica per realizzarsi, provocherebbe tensioni sociali insostenibili.

sider
09-01-2006, 14:30
insomma TUTTE LE SEDI LEGALI DI TUTTE LE DITTE EUROPEE si trasferiranno a Varsavia? :D

E' un esempio di cosa può permettere la legge.
Se vuoi fare lo spiritoso a tutti i costi fai pure, non era difficile da capire come ho sottolineato che il mio era un esempio teorico.
D'altro canto in francia ed olanda hanno avuto la possibilità di rigettare la costituzione europea con un referendum, ed il motivo principale era proprio questo.
Un popolo un pò meno bue del nostro.

sider
09-01-2006, 14:33
se si può, se il proprietario dell'impresa ci guadagna, perchè no?

cmq sia credo che questa legge sia troppo fantascientifica per realizzarsi, provocherebbe tensioni sociali insostenibili.

Il 16 febbraio la votano, staremo a vedere se la modificano e in quale misura oppure no.

x-ics
09-01-2006, 14:39
Il punto che volevo sottolineare, è se questo comportamento non sia già praticabile ora senza bisogno di inventarsi nuove direttive.

sider
09-01-2006, 14:43
Il punto che volevo sottolineare, è se questo comportamento non sia già praticabile ora senza bisogno di inventarsi nuove direttive.


Attualmente no. Puoi chiudere in italia ed aprire, per esempio, nel solito est europa (vedi tessile) ma non assumere personale in italia con condizione diverse da quanto prescritto nel contratto di lavoro competente.

matrizoo
09-01-2006, 14:44
Se vuoi fare lo spiritoso a tutti i costi fai pure, non era difficile da capire come ho sottolineato che il mio era un esempio teorico.


e non era nemmeno difficile capire che la mia era una battuta.
rilassati valà...

sider
09-01-2006, 14:54
Ed infatti ho detto che puoi fare lo spiritoso quanto vuoi...... :D
Fine chat

x-ics
09-01-2006, 15:08
Attualmente no. Puoi chiudere in italia ed aprire, per esempio, nel solito est europa (vedi tessile) ma non assumere personale in italia con condizione diverse da quanto prescritto nel contratto di lavoro competente.

sò de coccio, io mi riferivo ad assumere in Polonia con sede di lavoro in Italia.

matrizoo
09-01-2006, 16:15
Cmq la cosa continua a non convincermi...
dove starebbe il guadagno, e per chi?
la Fiat trasferisce la sua sede legale da Torino a Varsavia...quindi che succede?tutti gli operai, impiegati, quadri e dirigenti percepirebbero lo stipendio in base al contratto metalmeccanici in vigore in Polonia?
a che scopo scusate? :confused:
ma chi si arricchirebbe?solo il padrone?e le tasse?

SaMu
09-01-2006, 16:35
Il problema è....Repubblica chiude in Italia, apre la sede (fantoccio, com pochi dipendenti), a Varsavia. Poi riapre la sede italiana come succursale di quella di Varsavia . A questo punto i giornalisti italiani assunti alla Repubblica avrebbero un contratto polacco. E' solo un esempio, ovvio, ma è chiaro adesso?

E se domani (senza il bisogno di alcuna direttiva) un giornale polacco decidesse di fare un'edizione italiana offrendo a giornalisti italiani un contratto polacco?

I giornalisti italiani accetterebbero di lavorare in Italia con un contratto polacco o passerebbero alla concorrenza?

Kars
09-01-2006, 16:39
Il problema è....Repubblica chiude in Italia, apre la sede (fantoccio, com pochi dipendenti), a Varsavia. Poi riapre la sede italiana come succursale di quella di Varsavia . A questo punto i giornalisti italiani assunti alla Repubblica avrebbero un contratto polacco. E' solo un esempio, ovvio, ma è chiaro adesso?

Non credo sia proprio cosi' facile. Non sono molto informato a proposito, pero' non credo sia permesso cio' che dici. Se hai una azienda e la vuoi trasferire o costruire in polonia ,ad esempio, dovrai pagare molte piu' tasse rispetto ad un cittadino polacco e rimarra' sempre un azienda italiana.Questo sconforta le societa' piu' grosse ad aprire nei paesi piu' poveri dove e' prassi dare buoni produzione a scapito dei diritti del lavoratore. Bisogna pero' capire l' inverso,ovvero quando una societa' che proviene da una nazione con minor diritti tutelati come si dovrebbe comportare con le norme "piu' restrittive" che trova? sarebbe da chiarire piu' approfonditamente.
ciao



_____
Kars2

sempreio
11-01-2006, 19:40
E se domani (senza il bisogno di alcuna direttiva) un giornale polacco decidesse di fare un'edizione italiana offrendo a giornalisti italiani un contratto polacco?

I giornalisti italiani accetterebbero di lavorare in Italia con un contratto polacco o passerebbero alla concorrenza?


il problema è che si adeguano tutti :rolleyes: