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View Full Version : Nepal:elezioni municipali,si procede nonostante minacce comuniste


Ewigen
28-12-2005, 17:45
NEPAL 28/12/2005 16.51
ELEZIONI MUNICIPALI, SI PROCEDE NONOSTANTE MINACCE MAOISTE

(PIME)Il governo nepalese andrà avanti con la preparazione delle elezioni municipali per il prossimo anno ignorando le minacce dei ribelli maoisti, attivi dal 1996 in un conflitto costato finora la vita a oltre 12.500 persone. Il ministro dell’interno Kamal Thapa, nella prima reazione alle dichiarazioni dei ribelli, ha detto che l’esecutivo “non è scoraggiato dalla minaccia maoista” che per bocca del loro ideologo, Baburam Bhattarai, avevano paventato uno sciopero generale nella settimana del voto, ed è “del tutto determinato a tenere le elezioni, adempiendo alla propria responsabilità di assicurare ai cittadini il diritto al voto”. Più volte rimandata, la consultazione elettorale per scegliere 58 assemblee municipali in tutto il Nepal è stata fissata per il prossimo 8 febbraio. Dichiarazioni decisamente più concilianti erano state pronunciate nei giorni scorsi dal leader dell’organizzazione anti-governativa, Prachanda, a proposito di un diverso argomento: gli aiuti allo sviluppo destinati al Nepal. Il capo della ribellione si era detto disposto a collaborare con l’Onu e con i paesi donatori, oltre ad aderire al Bog (Linee guide operative basilari), che fornisce disposizioni e modalità per la corretta applicazione dei programmi di sviluppo e, tra le altre cose, concede agli organismi umanitari la facoltà di sospendere le operazioni a loro piacimento se ritengono non più sicuro l’ambiente in cui si muovono. Sul terreno, però, la tensione è ancora alta: due guerriglieri maoisti e un soldato sono rimasti uccisi ieri in scontri a Rolpa, 400 chilometri a ovest della capitale Kathmandu, a pochi giorni dalla scadenza di una tregua unilaterale proclamata dagli estremisti.

coldd
28-12-2005, 18:59
sign fuori regolamento

Ewigen
30-12-2005, 00:00
NEPAL 30/12/2005 0.51
ELEZIONI: MAOISTI SI IMPEGNANO A NON USARE VIOLENZA CONTRO CIVILI

I capi ribelli maoisti hanno dato rassicurazioni all’ufficio dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani (Ohchr) a Kathmandu che non saranno intraprese azioni violente né rapimenti contro elettori o candidati alle prossime elezioni municipali, in agenda per l’8 febbraio. Lo ha reso noto il capo dell’Ohchr in Nepal, Ian Martin, spiegando che i maoisti hanno risposto a una specifica richiesta di chiarimento del suo ufficio. Nei giorni scorsi la dirigenza del movimento ribelle aveva annunciato una settimana di sciopero, dal 5 all’11 febbraio, allo scopo di boicottare elezioni municipali bollate come “inutili” e “strumentali al governo monarchico”. In quell’occasione i maoisti avevano anche minacciato “azioni” contro pubblici ufficiali e candidati politici. Martin aveva scritto ai ribelli sottolineando che eventuali aggressioni “contro soggetti che non prendono parte attiva al conflitto” o loro rapimenti saranno intese come violazioni del diritto umanitario internazionale. Il governo nepalese ha confermato che le elezioni avranno luogo malgrado le intimidazioni.

Ewigen
02-01-2006, 19:16
NEPAL 2/1/2006 11.45
RIBELLI MAOISTI ANNUNCIANO FINE TREGUA UNILATERALE

I ribelli maoisti attivi dal 1996 in Nepal hanno annunciato la fine di una tregua unilaterale proclamata il 3 settembre scorso, sostenendo che il suo proseguimento sarebbe stato “non solo impossibile ma anche suicida”. In un comunicato diffuso dal capo della guerriglia, Prachanda, gli estremisti hanno detto di aver “compreso profondamente” gli appelli di vari organismi internazionali, tra cui Nazioni Unite ed Unione europea, all’estensione del cessate-il-fuoco, ma hanno fatto intendere di voler continuare nelle loro attività contro “il regime reale autocratico” e attualmente mirate a contrastare le elezioni municipali del prossimo 8 febbraio. Nel documento i ribelli, che lottano per il rovesciamento della monarchia e una più equa redistribuzione delle risorse partendo da una radicale riforma agraria, hanno poi confermato il loro impegno nell’alleanza stretta nei mesi scorsi con sette partiti di opposizione. La tregua finora in vigore doveva inizialmente durare tre mesi, ed era stata prolungata di un ulteriore mese lo scorso 3 dicembre, facendo sperare che l’annoso conflitto, costato la vita a quasi 13.000 persone, potesse prendere la strada della riconciliazione. Al momento il potere politico è nella mani del sovrano che, con un colpo di mano mirato proprio a sconfiggere la ribellione, a febbraio aveva licenziato l’esecutivo, nominandone uno di suo gradimento, e limitato le libertà civili, oltre ad aver fatto arrestare centinaia di dissidenti e oppositori.

Ewigen
03-01-2006, 18:10
NEPAL 3/1/2006 11.45
FINE TREGUA MAOISTI, CRITICHE A GOVERNO E APPELLI A RIBELLI

Delusione e preoccupazione ha suscitato a livello nazionale e internazionale la decisione annunciata ieri dai ribelli maoisti, attivi dal 1996 in Nepal, di porre fine alla tregua unilaterale proclamata il 3 settembre scorso. I sette partiti politici, riuniti in una coalizione di opposizione al governo del re Gyanendra, hanno attribuito la scelta “all’irresponsabilità dell’esecutivo”, rivolgendo allo stesso tempo un appello alla guerriglia a “rispettare i diritti umani e le leggi internazionali e tornare a un processo politico pacifico”. Ricordando l’intesa in 12 punti raggiunta di recente tra opposizione e maoisti, uno dei capi dell’alleanza, Madhav Kumar Nepal, ha comunque assicurato che la decisione di terminare la tregua non avrà “il minimo effetto” sull’accordo stretto tra le parti. Sull’argomento è intervenuta anche l’India, potente ‘vicino di casa’ dei nepalesi interessato alla sicurezza dei propri confini, che ha parlato di “decisione improvvida”. Oltre a esprimere grave preoccupazione per la situazione che si è creata, New Delhi ha esortato i maoisti a “abbandonare la violenza, accettare la disciplina del multi-partitismo e lavorare per la stabilità politica ed economica del paese”. Contro il “comportamento irresponsabile del governo” si è invece scagliato un attivista per i diritti umani nepalese, Subodh Raj Pyakurel, il quale ha ricordato che nei mesi della tregua le violenze sono diminuite. Sottolineando che i maoisti stavano ottenendo riscontri positivi a livello nazionale e internazionale per la loro decisione di sospendere i combattimenti, Pyakurel, presidente dell’organismo umanitario Insec, ha sollecitato la guerriglia a “non tornare sul sentiero della violenza e rispettare il diritto alla vita”. Preoccupati anche i gestori di imprese turistiche, che negli ultimi quattro mesi avevano intravisto segnali positivi e ora temono si possa verificare un nuovo crollo nell’afflusso di stranieri. La fine della tregua ha portato un’immediata ripresa della tensione: ieri notte si sono verificate tre diverse esplosioni a Pokhara, noto centro turistico nell’ovest, a Butwal e a Bhairahawa, nel sudovest, per fortuna senza vittime né danni.

Cfranco
03-01-2006, 23:31
Pur di andare a cercare i comunisti certa gente va a inseguirli fino in Nepal .

Ewigen
04-01-2006, 01:04
Pur di andare a cercare i comunisti certa gente va a inseguirli fino in Nepal .

no,infatti questi sono solo dei puritani che vogliono creare una nazione di angeli :doh:

3 Gennaio 2006
NEPAL
Finisce la tregua unilaterale dei ribelli maoisti in Nepal

Inutili le pressioni mondiali per mantenerla. Re Gyanendra, accusato di non avere rispettato la tregua, risponde che era solo un sotterfugio dei ribelli. Esplosioni in 3 città.

Kathmandu (AsiaNews) – I ribelli maoisti ieri hanno dichiarato finita la tregua che avevano deciso unilateralmente contro il potere di re Gyanendra. Poche ore dopo bombe sono esplose in 3 città del Nepal.

Un’esplosione ha danneggiato un palazzo governativo nella città di Bhairahawa, 280 km. a sud ovest di Kathmandu, e un’altra ha colpito un ufficio comunale vicino a Butwal. Altre 2 esplosioni sono avvenute contro una stazione di polizia a Pokhara. Non ci sono feriti, né rivendicazioni.

Poche ore prima, i ribelli maoisti avevano dichiarato finita la tregua unilaterale iniziata il 3 settembre.

“La tregua – ha detto Pushpa Kamal Dahal, leader ribelle – è finita. Vogliamo sia chiaro che le nostre azioni sono rivolte contro il regime autocratico. Siamo costretti a riprendere le offensive non solo nell’interesse della pace e della democrazia, ma anche per nostra autodifesa”.

Re Gyanendra, che da 11 mesi ha assunto ogni potere, non ha mai aderito alla tregua, considerata un sotterfugio dei maoisti per prendere tempo e riorganizzarsi. Secondo i ribelli, l’esercito ha attaccato le loro posizione anche durante il cessate-il-fuoco. I ribelli non hanno assalito obiettivi militari o civili, ma hanno continuato a bloccare le vie di comunicazione, estorcere denaro e rapire persone per indottrinarle.

A novembre i ribelli maoisti hanno costituito un’alleanza di massima con 7 partiti politici del Paese, per un’azione comune per ottenere la democrazia, tramite l’elezione di un’assemblea costituente per redigere una nuova costituzione e definire il futuro ruolo della monarchia. Dal 1990 in Nepal c’è stata una monarchia costituzionale governata dal Parlamento, fino alla presa di potere di re Gyanendra.

Tutti i partiti politici deplorano la fine dell’armistizio. “Il governo – accusa Arjun Narsingh del Nepali Congress, maggior partito del Paese – ha provocato la fine della pace. Ma noi continuiamo a chiedere a tutti i partiti di mantenere la pace”.

La settimana scorsa Kofi Annan, segretario delle Nazioni Unite, e l’Unione europea hanno chiesto una proroga della tregua. India e Stati Uniti hanno espresso “preoccupazione”.

Dal 1996, quando i maoisti hanno iniziato la rivolta per stabilire una repubblica comunista, sono morte oltre 12 mila persone.

Per febbraio il re ha fissato le elezioni comunali, preludio per quelle politiche. Il leader ribelle Prachanda ha detto che le impedirà, mentre i partiti d’opposizione invitano al boicottaggio e insistono per l’immediato ritorno a una democrazia multipartitica.

Ewigen
05-01-2006, 22:56
NEPAL – Tre giorni dopo la fine della tregua unilaterale dichiarata dai sedicenti ribeli maoisti il conflitto nepalese fa nuove vittime: tre poliziotti sono stati uccisi e nove agenti e tre civili sono stati feriti in una serie di attacchi condotti dai ribelli in diverse parti del paese. Uno scontro a fuoco nell’aeroporto di Nepalgunj, in Nepal occidentale, si è concluso con tre perdite tra le file delle forze dell’ordine. Un ordigno è stato fatto esplodere nella città turistica di Phokara, ferendo tre agenti, altri feriti ci sono stati in seguito a scontri armati a Mahendranagar, sempre nell’ovest, e a Bickram Niraula, nell’est, dove i ribelli hanno collocato un ordigno esplosivo in un ufficio governativo. Il conflitto nepalese, iniziato nel 1996, ha causato oltre 13.000 vittime in gran parte civili.

Ewigen
16-01-2006, 19:36
NEPAL 16/1/2006 18.18
GOVERNO ORDINA COPRIFUOCO DOPO ATTACCHI DEI MAOISTI NEI PRESSI DELLA CAPITALE

Il governo nepalese ha imposto il coprifuoco notturno a Katmandu e vietato lo svolgimento di raduni e manifestazioni di protesta nella capitale nepalese. In un comunicato diffuso dall’emittente radiofonica di Stato si precisa che all’esercito e alla polizia è stato dato l’ordine di sparare per assicurare il rispetto del coprifuoco; non è stato detto per quanti giorni durerà la disposizione che impone a tutti di non uscire dalle proprie abitazioni dalle 11 di sera alla mattina successiva. L’ordine è da collegarsi a una serie di raid coordinati dei ribelli maoisti contro postazioni della polizia nei distretti circostanti la capitale, che tra sabato e domenica hanno provocato la morte di 12 agenti. Si stima che dalla fine della tregua unilaterale già dichiarata dai maoisti e finita il 2 gennaio scorso, almeno 45 persone, tra civili, ribelli e uomini delle forze dell’ordine, abbiano perso la vita nella ripresa degli scontri; si avvicina intanto la cruciale data dell’8 febbraio in cui si svolgeranno le elezioni municipali avversate dai ribelli ma anche dalla forze politiche di opposizione.

Ewigen
28-01-2006, 12:30
NEPAL 28/1/2006 13.07
ELEZIONI: CRESCE TENSIONE, CANDIDATI TRASFERITI IN CASERMA

(PIME) Decine di candidati alle elezioni municipali del mese prossimo sono stati trasferiti in ‘case protette’ dalle forze di polizia o in accampamenti militari nel tentativo di garantire la loro sicurezza ed evitare attacchi e rapimenti da parte dei ribelli. Lo riporta stamani la stampa nepalese, precisando anche che, in seguito alla misura e al ripetersi di minacce e attacchi da parte dei maoisti, molti candidati si starebbero ritirando dalla contesa dell’8 febbraio prossimo. Secondo il corrispondente a Dailekh della testata ‘Kantipur’, in questa circoscrizione tutti i 113 candidati presentatisi per concorrere ai seggi municipali sono alloggiati dallo scorso giovedì in una grande tenda allestita all’interno della principale caserma dell’esercito nepalese nella zona. La stessa fonte riferisce anche che nelle ultime ore almeno 24 persone hanno ritirato le proprie candidature in seguito a pressioni esterne o alle insistenze delle proprie famiglie che li hanno convinti a desistere. In questo clima di tensione e insicurezza crescente, precisa il Kathmandu Post, centinaia di posti nelle amministrazioni locali rimarranno vacanti. Secondo i dati raccolti dalla stampa locale e relativi a 22 municipalità nepalesi, inclusa la capitale Kathmandu, a fronte di 1816 incarichi da coprire si registrano solo 569 candidature. “Una tendenza confermata anche nel resto del paese” ribadisce la stampa. I sindaci di molte municipalità saranno eletti senza una reale contesa visto che è stata depositata una sola candidatura. Intanto almeno 13 persone (11 ribelli e 2 militari dell’esercito governativo) sono morti durante la notte nella sparatoria seguita a una attacco dei maoisti contro la caserma di Bhojpur (circa 400 chilometri a est di Khatmandu). Quasi 2 milioni di aventi diritto al voto sono chiamati a partecipare alle elezioni del 8 febbraio prossimo, boicottate dall’opposizione e che i ribelli maoisti hanno minacciato di far fallire con il ricorso alla forza.

Ewigen
01-02-2006, 21:51
NEPAL 1/2/2006 9.28
NUOVI SCONTRI IN ANNIVERSARIO ‘COLPO DI MANO’ DI RE GYANENDRA

Almeno 20 esponenti delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi, e di altri 143 si sono perse al momento le tracce, in scontri avvenuti poche ore fa a Tansen (distretto di Palpa, Nepal occidentale) tra governativi e ribelli maoisti, a un anno esatto dal colpo di mano del re Gyanendra, che licenziò l’esecutivo, ne nominò uno di suo gradimento e limitò le libertà civili, facendo incarcerare centinaia di dissidenti. Secondo i media locali, i cadaveri di tre soldati e 17 poliziotti sono stati recuperati sul luogo dei combattimenti, fra i più cruenti avvenuti dopo la fine della tregua unilaterale proclamata dai guerriglieri, in lotta dal 1996 per il rovesciamento della monarchia e l’attuazione di una radicale riforma agraria. Intanto il sovrano, in un discorso alla nazione diffuso questa mattina dalle emittenti televisive e radiofoniche locali, ha rifiutato di rinunciare ai pieni poteri che aveva concentrato su di sé il primo febbraio 2005 e ha ribadito che le elezioni politiche si terranno a metà aprile 2007. Ignorando i recenti episodi di violenza, il monarca ha poi sostenuto che nell’ultimo anno, nel paese, si è registrato “un significativo miglioramento della sicurezza e della governabilità”. Ha infine confermato che le elezioni municipali, previste per il prossimo 8 febbraio, si svolgeranno come previsto.

Ewigen
08-02-2006, 22:27
NEPAL 8/2/2006 10.11
ELEZIONI MUNICIPALI: APERTI I SEGGI IN UN CLIMA DI TENSIONE E SCARSA PARTECIPAZIONE

Aperti questa mattina i seggi per le controverse elezioni municipali in Nepal, ma a metà mattinata l’affluenza sembra ancora molto ridotta. Ingenti misure si sicurezza sono state dispiegate nelle principali città, in particolare nella valle di Kathmandu: pattuglie dell’esercito controllano le strade e mentre la polizia presidia i seggi per prevenire sia attacchi dei ribelli maoisti sia manifestazioni di protesta antigovernative. Fonti della MISNA contattate nella capitale nepalese, riferiscono che l’attenzione della popolazione all’evento è piuttosto scarsa e i seggi sono quasi vuoti. Ieri sera il ministro dell’Interno Kamal Thapa ha avvertito che alle forze di sicurezza è stato dato l’ordine di aprire il fuoco contro “chiunque tenti di disturbare le elezioni o fare del male ai votanti”, si legge sulle pagine del Kathmandu Post. Inoltre è stato vietata la circolazione ai mezzi pubblici e privati, eccetto quelli degli ufficiali elettorali e le ambulanze, dalle 6 del mattino alle 8 di questa sera nei centri abitati dove sono in corso le elezioni. Alle consultazioni politiche, le terze da quando il Nepal è divenuto una monarchia costituzionale multipartitica del 1990, si sono presentati solo candidati dei partiti monarchici mentre l’alleanza dei sette partiti dell’opposizione, che rappresentano tre quarti del dissolto parlamento, hanno boicottato il voto, ritenendolo uno strumento del re Gyanendra per mantenere lo status quo, dopo aver preso il controllo dei poteri esecutivi lo scorso anno. Sono chiamati a votare 1,9 milioni di aventi diritto, tanti sono i residenti delle municipalità registratisi alle liste dei votanti. Per incoraggiare la popolazione a recarsi alle urne, il governo ha dichiarato valido qualunque tipo di documento d’identificazione da presentare al seggio. Originariamente convocate per 58 municipalità in 43 distretti, le elezioni si svolgono di fatto in 36 municipalità poiché in 22 non c’erano abbastanza candidati. Per 4146 incarichi da ricoprire - tra quelli di sindaco, vice sindaco, consiglieri comunali e rappresentanti delle donne, ed altri - concorrono solo 1682 candidati per 618 posti; in 1277 casi gli incarichi sono stati già assegnati agli unici aspiranti che si sono presentati. Almeno 600 candidati hanno ritirato il loro nome dalle liste temendo violenze e ritorsioni dei ribelli maoisti. Questi ultimi hanno indetto un sciopero per boicottare le elezioni, minacciando chiunque partecipi al voto mentre continuano gli attacchi alle postazioni delle forze dell’ordine.

Ewigen
08-02-2006, 22:32
NEPAL 8/2/2006 10.11
ELEZIONI MUNICIPALI: APERTI I SEGGI IN UN CLIMA DI TENSIONE E SCARSA PARTECIPAZIONE

Aperti questa mattina i seggi per le controverse elezioni municipali in Nepal, ma a metà mattinata l’affluenza sembra ancora molto ridotta. Ingenti misure si sicurezza sono state dispiegate nelle principali città, in particolare nella valle di Kathmandu: pattuglie dell’esercito controllano le strade e mentre la polizia presidia i seggi per prevenire sia attacchi dei ribelli maoisti sia manifestazioni di protesta antigovernative. Fonti della MISNA contattate nella capitale nepalese, riferiscono che l’attenzione della popolazione all’evento è piuttosto scarsa e i seggi sono quasi vuoti. Ieri sera il ministro dell’Interno Kamal Thapa ha avvertito che alle forze di sicurezza è stato dato l’ordine di aprire il fuoco contro “chiunque tenti di disturbare le elezioni o fare del male ai votanti”, si legge sulle pagine del Kathmandu Post. Inoltre è stato vietata la circolazione ai mezzi pubblici e privati, eccetto quelli degli ufficiali elettorali e le ambulanze, dalle 6 del mattino alle 8 di questa sera nei centri abitati dove sono in corso le elezioni. Alle consultazioni politiche, le terze da quando il Nepal è divenuto una monarchia costituzionale multipartitica del 1990, si sono presentati solo candidati dei partiti monarchici mentre l’alleanza dei sette partiti dell’opposizione, che rappresentano tre quarti del dissolto parlamento, hanno boicottato il voto, ritenendolo uno strumento del re Gyanendra per mantenere lo status quo, dopo aver preso il controllo dei poteri esecutivi lo scorso anno. Sono chiamati a votare 1,9 milioni di aventi diritto, tanti sono i residenti delle municipalità registratisi alle liste dei votanti. Per incoraggiare la popolazione a recarsi alle urne, il governo ha dichiarato valido qualunque tipo di documento d’identificazione da presentare al seggio. Originariamente convocate per 58 municipalità in 43 distretti, le elezioni si svolgono di fatto in 36 municipalità poiché in 22 non c’erano abbastanza candidati. Per 4146 incarichi da ricoprire - tra quelli di sindaco, vice sindaco, consiglieri comunali e rappresentanti delle donne, ed altri - concorrono solo 1682 candidati per 618 posti; in 1277 casi gli incarichi sono stati già assegnati agli unici aspiranti che si sono presentati. Almeno 600 candidati hanno ritirato il loro nome dalle liste temendo violenze e ritorsioni dei ribelli maoisti. Questi ultimi hanno indetto un sciopero per boicottare le elezioni, minacciando chiunque partecipi al voto mentre continuano gli attacchi alle postazioni delle forze dell’ordine.

Ewigen
09-02-2006, 11:13
9 Febbraio 2006
NEPAL
Nepal: tra violenze e pochi votanti i monarchici vincono le elezioni contestate
di Prakash Dubey

I veri voncitori appaiono il boicottaggio e la protesta. I maoisti dichiarano la fine dello sciopero generale.

Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) – Prevalgono i candidati dei partiti monarchici nelle elezioni municipali volute da re Gyanendra e rifiutate dalla maggioranza dei partiti e dai ribelli maoisti. Ma i veri vincitori appaiono il boicottaggio, la violenza, la divisione del Paese.

Dai primi risultati, relativi a 15 città, i partiti che sostengono il re hanno la maggioranza in 12 municipi, mentre gli altri 3 sono andati a candidati indipendenti. Re Gyanendra ha così persone fedeli in cariche importanti, ma non è riuscito a legittimare la pretesa di potere assoluto.

Durante il voto ci sono stati scontri a fuoco con morti e feriti. Nella sud occidentale Dang l’esercito ha aperto il fuoco contro circa 200 pacifici manifestanti, uccidendone uno.

Secondo dati provvisori della Commissione elettorale, a Kathmandu ha votato il 15-16% degli aventi diritto, nelle altre città una percentuale tra il 5 e il 20%, mentre nella zona al confine con l’India si arriva quasi al 40%.

“Nella zona – spiega un insegnante di Birgunj, capitale commerciale del Paese – ci sono molti commercianti e imprenditori di origine indiana, che disprezzano i maoisti che hanno loro causato molti danni”. Per la stessa ragione – prosegue - questi elettori si sono staccati dai partiti che hanno boicottato le elezioni e che di recente hanno fatto richieste comuni con i maoisti, non credendo nelle loro promesse di democrazia.

Subito dopo la chiusura dei seggi, i maoisti hanno dichiarato chiuso lo sciopero generale indetto il 5 febbraio, che aveva anche fatto rimanere a casa quasi 2 milioni di studenti. “Le maggiori vittime di questo sciopero – ha detto ad AsiaNews padre Wilson – sono i bambini innocenti”.

“Le elezioni – dice Krishna Sitaula, portavoce del Nepali Congress, partito di governo prima che nel febbraio 2005 il re accentrasse tutto il potere – sono state volute per rinforzare la monarchia assoluta e sono state un totale fallimento”. Nelle elezioni politiche del 1999 aveva votato il 66% degli aventi diritto e il 62% delle ultime elezioni municipali nel 1997.

Questa volta non ci sono stati candidati per oltre il 55% delle cariche e per un altro 30% dei posti c’era un solo candidato. Per cui il voto si è svolto in appena il 15% delle località.

andreapergola
21-02-2006, 05:40
Con piacere scopro che in uno sperduto anfratto del web si parla del Nepal.
Forse ti farà piacere sapere che lo facciamo anche noi. Ewigen se vuoi mandami una mail che non so come contattarti!
http://squareplaza.blogspot.com e http://nepalnetwork.blogspot.com

Ewigen
19-03-2006, 12:16
17 Marzo 2006
NEPAL – CINA
Nepal, pellegrinaggio "politico" di un leader cinese alla “culla di Buddha”
di Prakash Dubey

Tang Jiaxuan, consigliere di Stato cinese, ha iniziato il 16 marzo una visita ufficiale di tre giorni in Nepal. “E’ qui solo per vendere al mondo l’immagine di una leadership cinese rispettosa delle religioni, quando non sono diversi dai talebani”.

Kathmandu (AsiaNews) – La visita di un leader cinese ai luoghi santi del buddismo “è intrisa di ipocrisia: cerca solamente di vendere al mondo l’immagine di una leadership cinese rispettosa delle tradizioni del Buddha, quando non sono diversi dai talebani dell’Afghanistan”. Così un monaco buddista commenta ad AsiaNews la visita ufficiale in Nepal di Tang Jiaxuan, consigliere di Stato cinese, iniziata il 16 marzo con un “pellegrinaggio” a Lumbini, il luogo dove sarebbe nato il Buddha, a circa 300 chilometri a sud-ovest dalla capitale.

Il gesto viene letto da molti analisti politici come un segnale delle intenzioni di Pechino nei confronti della questione nepalese: giocare un ruolo di mediazione fra il re Gyanendra ed i ribelli maoisti e portare in questo modo la pace nel Paese.

“Questa visita – dice ad AsiaNews Sidheshwar Tamang, monaco buddista - è un grande segno di pace: significa che persino la Cina, che ha definito le mosse anti-democratiche del re come ‘un affare interno del Nepal’, ha capito che senza una mediazione fra le due forze non si può raggiungere una stabilità politica”.

“Tuttavia – aggiunge – i cinesi sono solo mercanti, anche di fede e cultura: la visita di Tang è solo un modo per dire al monarca che la Cina non vuole continuare ad essere sua complice nella distruzione della democrazia in atto nel Paese. Il segnale è dato non per motivi ideologici, ma solo perché Pechino vuole evitare la condanna del mondo, e dell’India in particolare, per la sua partecipazione a questo massacro”.

“In ogni caso – continua – io personalmente ritengo il viaggio di Tang a Lumbini una dissacrazione di questa santa terra. Il consigliere ha solo gettato sale sulle ferite di milioni di tibetani indifesi, che hanno visto la distruzione dei loro templi e dei loro santuari per mano dei cinesi sin dal 1959, quando l’esercito cinese ha invaso la regione. I leader cinesi non sono diversi dai talebani dell’Afghanistan che hanno demolito i Buddha di Bamiyan”.

Pradeep Shakya, un operatore del settore turistico nepalese, rincara la dose: “L’ipocrita visita di Tang – dice ad AsiaNews – è un tentativo di prendere due piccioni con una fava: da una parte, vuole dire alle forze politiche nepalesi che solo la riconciliazione porta alla pace. D’altra parte, cerca di vendere al mondo l’immagine di una leadership cinese rispettosa del buddismo, che non deve essere temuta dai tibetani”. “E’ solo un modo – conclude - per cercare di contrastare l’influenza internazionale del Dalai Lama, che con la diaspora del governo tibetano si è guadagnato il rispetto e l’ammirazione del mondo intero”.

Tang, al termine della sua visita al luogo santo, ha detto che vorrebbe vedere Lumbini diventare “il centro mondiale della pace”. Oggi il politico è nella capitale, dove si incontrerà con il re e con i membri dell’opposizione: è la prima volta, nel corso di una visita ufficiale, che un membro di un governo straniero ha dei colloqui con i ribelli.

Ewigen
22-03-2006, 21:41
22 Marzo 2006
NEPAL
Nuova ondata di violenze e morti in Nepal
di Prakash Dubey

Nuovi attacchi dei maoisti, subito dopo che hanno tolto il blocco generale delle strade. Esplode una bomba in un ufficio di Kathmandu.

Kathmandu (AsiaNews) – Continua l’ondata di violenze dei ribelli maoisti, subito dopo che hanno tolto il blocco stradale generale proclamato il 14 marzo. In una settimana hanno ucciso più di 54 persone. Ieri notte un’esplosione nella capitale ha ferito altre due guardie.

L’esplosione è avvenuta nell’ufficio di un ente per la protezione della natura, di cui si interessa il principe Paras, figlio di re Gyanendra.

Nei due giorni precedenti , in due grandi offensive nei distretti di Kavre, 40 km. est di Kathmandu, e di Jhapa, a 600 km. dalla capitale vicino al confine indiano, i ribelli – dice l’Esercito reale del Nepal – hanno ucciso almeno 29 soldati e hanno perso 3 uomini. Mentre in uno scontro nell’occidentale distretto di Dhading, a 30 km. da Kathmandu, sono caduti almeno 20 ribelli.

Nei tre scontri sono morti anche 3 civili e oltre 40 sono rimasti feriti.

I nuovi attacchi vengono subito dopo che, il 20 marzo, è stato tolto il blocco generale delle strade proclamato dai maoisti. Il blocco ha colpito con durezza la popolazione, “alla quale fa mancare – dice ad AsiaNews Ram Ekbal Choudhary, attivista per i diritti umani – i mezzi giornalieri di sostentamento. Tutti sperano in un ritorno alla normalità, e invece il Paese sembra divenuto un immenso campo di battaglia e si diffonde la paura”.

Il blocco è stato tolto solo dopo che i principali partiti politici lo hanno chiesto ai maoisti, facendo presente che impediva a molta gente di lavorare e di avere di che vivere. Ma c’era anche il timore che desse a re Gyanendra motivo per un’ulteriore evoluzione assolutistica e una “macabra militarizzazione” del Paese.

“Solo una lotta pacifica - afferma Choudhary - può costringere il re a non utilizzare l’esercito per sopprimere ogni protesta. Il re sa che un ulteriore ricorso alla forza contro le manifestazioni pacifiche dei partiti politici e del popolo porterebbe maggior isolamento e proteste da parte della comunità internazionale”.

“Ma ora i maoisti provocano un’escalation di violenza, che fornirà una facile scusa al re per usare la forza contro ogni opposizione, anche dei partiti politici. Anche la comunità internazionale sta restando muta di fronte a questa violenza dei maoisti”.

Ewigen
01-04-2006, 00:55
NEPAL – Presunti ribelli maoisti hanno collocato ordigni esplosivi in una scuola provocando il ferimento di 11 studenti e di un insegnante; lo hanno riferito fonti dell’esercito nepalese precisando che l’attacco è avvenuto nel distretto di Dailekh, 550 chilometri a ovest della capitale Katmandu, in un territorio considerato una delle roccaforti dei guerriglieri maoisti. [PIME]

Ewigen
02-04-2006, 22:38
Continua la protesta in Nepal
venerdì, 31 marzo 2006 12:47

Dopo le elezioni farsa dell’8 febbraio, prosegue lo scontro tra il sovrano Gyanendra e le forze di opposizione. Le ultime settimane sono state segnate da violenti scontri tra le forze del RNA, l’Esercito Nazionale Nepalese, e i ribelli maoisti guidati da Prachanda, che hanno interrotto il cessate il fuoco proclamato unilateralmente il 3 settembre scorso.

Le consultazioni amministrative indette dal sovrano all’inizio di febbraio si sono concluse con la prevedibile vittoria delle forze favorevoli alla monarchia. Gyanendra intendeva presentarle alla comunità internazionale e al proprio Paese come una legittimazione da parte del popolo al proprio governo, ma il netto rifiuto da parte dei principali partiti di opposizione e delle forze maoiste di prendervi parte, e il clima di violenze e intimidazioni in cui si sono svolte, hanno impedito al sovrano di strumentalizzarle per i suoi scopi, e le hanno trasformate in una consultazione vuota di ogni rappresentatività politica.

Alle accuse del sovrano di essere il vero ostacolo al processo di democratizzazione del Paese, i maoisti hanno reagito con la proclamazione, il 14 marzo, di un blocco totale della circolazione. La protesta, secondo fonti AsiaNews, sarebbe dovuta durare tre settimane, con lo scopo di paralizzare il Paese e spingere la popolazione all’esasperazione.

Molte città del Nepal, tra cui la capitale Kathmandu devono infatti essere rifornite periodicamente di generi di prima necessità attraverso camion e mezzi pesanti. Ma il19 febbraio, a seguito delle pressioni della coalizione dei sette partiti di opposizione, i ribelli hanno tolto il blocco, ed è stata annunciata la conclusione di un accordo tra i due schieramenti che si oppongono al re. «Abbiamo trovato l’accordo sulla base del fatto che un’azione di massa è l’unico modo per uscire dall’impasse attuale e di ripristinare la democrazia», si legge, sempre secondo AsiaNews, in un comunicato congiunto. L’intesa prevede anche una «vasta manifestazione pacifica» indetta per l’8 aprile, e un nuovo sciopero generale di quattro giorni a partire dal 6.

«Sappiamo che lo sciopero generale causerà dei problemi alla popolazione - ha dichiarato, secondo AsiaNews, Subash Nemwang, capo del partito comunista del Nepal - chiediamo di resistere e di affrontare quattro giorni di difficoltà per la causa più importante della democrazia». Subito dopo l’eliminazione del blocco si sono avuti violenti scontri tra i maoisti e l’esercito nepalese. L’ultimo incidente è avvenuto il 21 marzo: fonti di AsiaNews riferiscono che, a Kathmandu, nell’esplosione di un palazzo che ospitava un ente per la protezione della natura presieduto dal principe Paras, figlio di Gyanendra, due soldati sono rimasti gravemente feriti.

Nei giorni precedenti, durante due offensive nei distretti di Kavre e Jhapa, sono morte in tutto 54 persone, tra soldati, ribelli e civili. La contrapposione tra il Governo e l’opposizione si va trasformando sempre più chiaramente in uno scontro frontale: nessuno dei due schieramenti sembra intenzionato a muovere un passo sulla strada del dialogo, e in molte province si respira ormai un clima che rasenta la guerra civile, con posti di blocco per le strade, divieti di circolazione e imposizione del coprifuoco.

La popolazione civile non è favorevole al dispotismo di Gyanendra, ma è sempre più risulta esasperata dalle azioni della guerriglia comunista. «Solo una lotta pacifica - ha commentato ai microfoni di AsiaNews Ram Ekbal Choudhary, attivista per i diritti umani - può costringere il re a non utilizzare l’esercito per sopprimere ogni protesta. Il re sa che un ulteriore ricorso alla forza contro le manifestazioni pacifiche dei partiti politici e del popolo porterebbe maggior isolamento e proteste da parte della comunità internazionale. Ma ora i maoisti provocano un’escalation di violenza, che fornirà una facile scusa al re per usare la forza contro ogni opposizione, anche dei partiti politici. Anche la comunità internazionale resta muta di fronte alla violenza dei maoisti».

In questa situazione, la strategia di opposizione totale adottata dai ribelli maoisti presta facilmente il fianco ai tentativi di Gyanendra di addossare la responsabilità delle ripetute violazioni dei diritti umani, delle continue uccisioni negli scontri a fuoco e dell’estrema povertà in cui versa ormai il popolo nepalese esclusivamente al movimento armato comunista.(WARNEWS)

zerothehero
02-04-2006, 23:05
Pur di andare a cercare i comunisti certa gente va a inseguirli fino in Nepal .

Se quelli sono maoisti che colpa ne abbiamo noi?
:boh:
Certo che il sovrano assoluto che governa lì non è il massimo della vita, direi.

Ewigen
03-04-2006, 20:30
NEPAL 3/4/2006 13.44
RIBELLI DICHIARANO CESSATE IL FUOCO PER FAVORIRE SCIOPERO

Un cessate il fuoco indefinito è stato dichiarato questa mattina dai ribelli maoisti nepalesi che hanno così accettato la richiesta avanzata nei giorni scorsi dai partiti politici del paese in vista dello sciopero generale nazionale previsto in settimana. Lo riferiscono oggi i media locali, precisando che la tregua sarà in vigore nella valle di Kathmandu con l’intento di "creare un’atmosfera più tranquilla così che la gente possa partecipare al movimento di protesta pacifico", come recita una nota pubblicata da alcuni media locali e firmata dal capo dei maoisti ‘comandante Prachanda’. I sette principali partiti politici del paese hanno indetto uno sciopero generale nazionale a partire da giovedi prossimo che dovrebbe essere seguito da una serie di cortei (il principale è previsto l’8 aprile nella capitale Kathmandu) per chiedere al sovrano Gyanenda la restaurazione della democrazia. Il governo ha già fatto sapere di voler bloccare le proteste, nel timore che elementi della ribellione maoista possano infiltrarsi nei cortei per creare disordini. I partiti di opposizione (che recentemente hanno raggiunto un programma condiviso con i ribelli) stanno organizzando da tempo raduni di protesta contro il re Gyanendra che, oltre un anno fa, attuò un colpo di mano politico licenziando l’esecutivo, nominandone uno di suo gradimento, limitando le libertà civili e facendo arrestare centinaia di dissidenti. Scopo del gesto, a suo dire, era annientare una volta per tutte la guerriglia maoista che, però, continua a essere attiva nel paese dal 1996 per rovesciare la monarchia e procedere a una radicale riforma agraria, in un conflitto costato la vita ad almeno 14.500 persone.

Ewigen
04-04-2006, 19:24
NEPAL 4/4/2006 18.44
GOVERNO PROIBISCE MANIFESTAZIONI

Il governo nepalese ha deciso la proibizione a tempo indeterminato delle proteste nella valle di Kathmandu: lo ha riferito un comunicato ufficiale, spiegando che il divieto entrerà in vigore a partire da domani nella capitale e nella vicina cittadina di Lalitpur. L’iniziativa è mirata a fermare lo sciopero nazionale di quattro giorni, il cui inizio era previsto per giovedì, e la dimostrazione anti-monarchica fissata per sabato a Kathmandu, entrambi indetti dall’alleanza di sette partiti di opposizione contro il re Gyanendra e il suo esecutivo. Secondo le autorità, la proibizione dovrebbe mantenere l’ordine e evitare possibili infiltrazioni nelle dimostrazioni da parte dei ribelli maoisti, protagonisti di un decennale conflitto costato finora la vita a oltre 14.500 persone. Nelle prime ore della giornata il governo aveva respinto il cessate-il-fuoco a tempo indeterminato proclamato ieri dai guerriglieri proprio per consentire lo svolgimento pacifico delle imminenti dimostrazioni. Già in passato il governo di Gyanendra – fautore di un colpo di mano politico nel febbraio 2005 – aveva imposto divieti alla vigilia di pubblici raduni mirati a contestare il suo operato.

Ewigen
04-04-2006, 22:20
NEPAL 4/4/2006 11.29
GOVERNO RESPINGE TREGUA PROCLAMATA DA RIBELLI

Il governo nepalese ha respinto il cessate-il-fuoco a tempo indeterminato, proclamato ieri dai ribelli maoisti per consentire lo svolgimento pacifico di uno sciopero nazionale di quattro giorni a partire da giovedì e di una dimostrazione anti-monarchica fissata per sabato nella capitale Kathmandu. Come riportato dalla stampa locale, il portavoce dell’esecutivo, Shrish Shumsher Rana, ha detto che “non ci si può fidare dei guerriglieri” e ha aggiunto che le manifestazioni potrebbero diventare violente nonostante la tregua dichiarata dalla ribellione. Al contrario i capi dell’opposizione si sono dichiarati convinti che il parziale cessate-il-fuoco – per ora in vigore solo a Kathmandu e in altri due distretti confinanti – potrebbe favorire lo svolgimento pacifico delle manifestazioni proclamate da 7 partiti uniti da tempo in un’alleanza contraria al governo. Gli estremisti avevano già proclamato una tregua unilaterale il 3 settembre scorso, ignorata dalle autorità governative, e ne avevano annunciato la fine il 2 gennaio, nonostante le pressioni per la sua continuazione da parte di istituzioni e organismi internazionali. I partiti di opposizione (che di recente hanno raggiunto un programma comune con i ribelli) stanno organizzando da tempo raduni di protesta contro il re Gyanendra il quale, il primo febbraio 2005, attuò un colpo di mano politico licenziando l’esecutivo, nominandone uno di suo gradimento, limitando le libertà civili e facendo arrestare centinaia di dissidenti. Scopo del gesto era, a suo dire, annientare una volta per tutte la guerriglia che però continua a essere attiva nel paese dal 1996 per rovesciare la monarchia e procedere a una radicale riforma agraria, in un conflitto costato la vita ad almeno 14.500 persone.

Ewigen
05-04-2006, 18:57
NEPAL 5/4/2006 13.21
NUOVA ONDATA DI ARRESTI IN VISTA MANIFESTAZIONI

[PIME]Decine di attivisti e politici dell'opposizione sono stati fermati dalla polizia nepalese nella capitale Kathmandu, in vista di uno sciopero generale di quattro giorni a partire da domani e di un giorno di manifestazioni per sabato 8 aprile, proclamati dai partiti contrari al governo del re Gyanendra. Secondo alcune testimonianze, tra i fermati ci sarebbero avvocati, giornalisti e medici, che questa mattina hanno organizzato una piccola dimostrazione in città in aperta sfida al divieto di raduni pubblici emanato ieri dalle autorità. Inoltre, all’alba, la polizia avrebbe fatto irruzione nelle abitazioni di diversi dirigenti politici ed attivisti per poi recluderne la maggior parte. La proibizione delle manifestazioni è stata decisa dall’esecutivo perché, a suo dire, ci sarebbero timori di infiltrazioni nelle future dimostrazioni da parte dei ribelli maoisti protagonisti di un decennale conflitto costato finora la vita a oltre 14.500 persone. Proprio i guerriglieri, che due giorni fa avevano proclamato un cessate-il-fuoco unilaterale, poi respinto dal governo, per consentire lo svolgimento pacifico delle imminenti manifestazioni nella valle di Kathmandu, si sono scontrati anche oggi con le forze di sicurezza: sei soldati e un poliziotto sono rimasti uccisi in un’imboscata della guerriglia nel distretto di Bhola Shiwakoti, nell’est del paese.

barbera
05-04-2006, 20:16
Se quelli sono maoisti che colpa ne abbiamo noi?
:boh:

Te lo dico io: abbiamo la colpa di far notare certe cose che nel nostro paese vengono ignorate dai media o passate col silenziatore.
E' il solito doppiopesismo all'italiana: il 99% ripudia i regimi totalitari nazi-fascisti mentre POCHI ripudiano EFFETTIVAMENTE (non solo se gli cavi a forza la condanna dalla bocca) i regimi totalitari comunisti.
Tutti parlano e straparlano tutto l'anno dei campi di concentramento polacchi e pochi parlano tutto l'anno dei campi di sterminio in siberia...

Lucio Virzì
05-04-2006, 20:34
Ma qui si parla dei cinesi comunisti amici di Berlusconi? :confused:

Barbera..... niente, va, edit che è meglio... :D

Ewigen
05-04-2006, 23:18
Te lo dico io: abbiamo la colpa di far notare certe cose che nel nostro paese vengono ignorate dai media o passate col silenziatore.
E' il solito doppiopesismo all'italiana: il 99% ripudia i regimi totalitari nazi-fascisti mentre POCHI ripudiano EFFETTIVAMENTE (non solo se gli cavi a forza la condanna dalla bocca) i regimi totalitari comunisti.
Tutti parlano e straparlano tutto l'anno dei campi di concentramento polacchi e pochi parlano tutto l'anno dei campi di sterminio in siberia...

Vero in toto.solo che...pure il Nepal è una nazione in cui vi è un governo di oppressione,per di più...teocratico favorito dal fatto che lo stesso sovrasno è considerato dalla denominazione (=confessione) induista del paese come il figlio del dio Vishnu [secondo l'indusmo tale dio si reincarna in varie epoche e tale processo si chima a avatara (per alcuni denominazioni indù pure Cristo,come il Budddha, era un avatara).Per la denominazione indù il precedente sovrano nepalese era uno dei tanti avatara]

Ewigen
08-04-2006, 11:52
8 aprile 2006 10.15
KATMANDOU
NEPAL, SCONTRI FRA FORZE SICUREZZA E MAOISTI: 12 MORTI

Nove ribelli maoisti e tre membri delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi la notte scorsa in scontri armati nella zona occidentale del Nepal. Lo hanno annunciato le forze armate.
"Migliaia di terroristi hanno attaccato contemporaneamente alcune basi delle forze di sicurezza e alcuni uffici governativi nei capoluoghi dei distretti di Rupandehi e di Kapilbastu", ha affermato un comunicato militare.
Gli scontri, secondo la fonte, sono iniziati ieri sera e sono durati fino all'alba di oggi.[Avvenire]

Ewigen
11-04-2006, 22:25
11 Aprile 2006
NEPAL
Più di 80 mila nepalesi fuggono in India per evitare fame e violenza
di Prakash Dubey

A causa di scioperi e coprifuoco non possono più guadagnarsi da vivere. Le strade sono controllate dai maoisti e dalle forze pubbliche. Per passare il confine i profughi attraversano le foreste.

Kathmandu (AsiaNews) – Circa 80 mila persone hanno già raggiunto il confine indo-nepalese dopo 1400 km di viaggio: fuggono in India, verso luoghi sicuri, per "tornare a guadagnarsi da vivere". Lo ha detto oggi ad AsiaNews Anil Kumar, operatore sociale nella città di Birganj, nella parte sud del Nepal. Lo sciopero nazionale lanciato il 6 aprile dai partiti d’opposizione, arrivato oggi al sesto giorno, comincia infatti a provocare gravi disagi a tutta la popolazione.

“I poveri e chi vive sul lavoro quotidiano, come i piccoli venditori ambulanti, sono le prime vittime dello sciopero e del coprifuoco, in vigore anche di giorno”, ha dichiarato Kumar. “Molti di loro vengono dai villaggi himalayani o sono di origine indiana, e vivono nella parte sud del Nepal. Per poter tornare a guadagnarsi da vivere sono fuggiti in India. ”.

Kumar ha aggiunto che i nepalesi sono andati in India con mezzi di fortuna come biciclette, trattori e altri piccoli veicoli, e sono passati attraverso le foreste. “Non c’era traffico su autostrade e su le principali strade del paese, che sono controllate dai soldati e dai ribelli maoisti. Le zone rurali sono invece libere e praticabili. La maggior parte della gente va in bicicletta, ma sono passate per le foreste anche alcune jeep private e piccoli autobus. Queste persone non hanno alternativa, devono riparare in India”.

Sameer Vajpayee, un giornalista che lavora a Triveni, città del Nepal al confine con l’India, aggiunge che molte di queste persone hanno parenti che vivono o lavorano in India. “Quindi sarà facile avere un lavoro o perlomeno cibo per sopravvivere fino a che l’anarchia e i disordini non finiranno”. “Inoltre - continua - i nepalesi non hanno bisogno né di un passaporto né di un visto o un permesso di soggiorno per vivere e lavorare in India”.

Vajpayee avverte però che se non finirà presto lo sciopero e non si tornerà alla normalità “ne risentirebbe non solo l’economia del Nepal, ma anche quella dell’India. Ci sarebbe un esodo di massa di nepalesi in cerca di rifugio in India, e questo creerebbe problemi per New Delhi, che dovrebbe provvedere a sfamare migliaia di rifugiato sul suo territorio. Ci troveremmo davanti una situazione pericolosa”.

Kumar, l'operatore sociale, spiega che fra la gente il panico è aumentato a causa della violenza con cui le forze di sicurezza hanno gestito lo sciopero e le proteste organizzate dai partiti.

“Purtroppo - egli dice - i soldati entrano nelle capanne dei poveri e li picchiano con l’accusa di cercare i ribelli maoisti. D’altra parte le stesse persone sono vittime dei maoisti che li attaccano per estorcere soldi, nonostante il reddito medio sia molto basso, in media 50 rupie (quasi un dollaro) al mese a persona. Con queste premesse è facile capire che in molti non hanno altra opzione che riparare in India”.

Intanto il governo del Nepal continua con la sua politica di repressione. Nella scorsa settimana oltre 10 mila persone sono state catturate. Molte sono state rilasciate, ma oltre 3 mila rimangono in detenzione, accusate di essere maoiste. Tre persone sono morte a causa degli scontri, e si stima che vi siano almeno 350 feriti.

Vajpayee aggiunge che la dichiarazione dei maoisti di unirsi allo sciopero “è pericolosa. I maoisti potrebbero prendere le redini dello sciopero a danno delle forze a favore della democrazia. In modo ironico di questo ne beneficerebbero le forze del governo monarchico: avrebbero infatti carta bianca dalla comunità internazionale, in testa Usa ed India, nella lotta contro i maoisti. Il futuro non sembra sorridere alle masse del paese”.

Ewigen
15-04-2006, 22:53
NEPAL 15/4/2006 14.43
MIGLIAIA IN PIAZZA A KATHMANDU, SI INTENSIFICA PROTESTA CONTRO MONARCHIA

Nel decimo giorno di sciopero generale, almeno 8.000 persone sono scese in strada nel quartiere periferico di Kalanki, nella capitale Kathmandu, per protestare contro la monarchia autoritaria del sovrano nepalese Gyanendra e per reclamare la formazione di un governo in grado di superare le spaccature tra i partiti e portare il Paese verso le elezioni del 2007, promesse ieri, seppure senza fissare una data precisa, dallo stesso re nel corso di un discorso televisivo alla nazione. “Basta con l’autocrazia, restauriamo la democrazia” c’era scritto su molti cartelli delle persone scese in piazza pacificamente, che hanno sfidato la reazione a tratti brutale della polizia, come nel caso di una seconda manifestazione di protesta indetta nella capitale dai giornalisti nepalesi, accolti a manganellate e arrestati in almeno una dozzina. “Intensificheremo il nostro sciopero e porteremo altre persone in strada. Non abbiamo paura della repressione” ha detto parlando con la stampa internazionale Amrit Kumar Bohra, dirigente del Partito comunista del Nepal (Pcn) ricercato dalla polizia. L’intera opposizione si è coalizzata contro il re Gyanendra e la sua gestione autoritaria del potere, trovando persino una comune linea di lotta con i ribelli maoisti, che dal 1996 sono impegnati in una guerra civile contro l’esercito nazionale che ha provocato almeno 13.000 morti. A Kathmandu, nonostante le proteste e gli scontri, i negozi continuano comunque a restare aperti e la popolazione riesce ad approvvigionarsi, sebbene le strade oggi siano state insolitamente poco trafficate in una città di 1,5 milioni di persone in cui il traffico è una costante. Solo ieri è stato revocato il coprifuoco in città, ma anche domani sono attese nuove manifestazioni di protesta.

Dark Jack
15-04-2006, 22:58
Pur di andare a cercare i comunisti certa gente va a inseguirli fino in Nepal .
Ho perso il punto del regolamento che dice "Vietato parlare dei crimini comunisti"

Ewigen
18-04-2006, 17:51
NEPAL 18/4/2006 9.08
CONTINUANO PROTESTE ANTIMONARCHICHE

Continuano le agitazioni antimonarchiche a Kathmandu e in altre città del Nepal arrivate al tredicesimo giorno consecutivo. Alcune centinaia di persone hanno cercato di riunirsi e inscenare proteste in varie parti della capitale, ma sono state disperse con l’uso della forza dalla polizia, in una sorta di drammatica ‘rincorsa’ da una zona all’altra della capitale diventata ormai quotidiana. Ieri, purtroppo, è aumentato a cinque bilancio ufficiale delle vittime dall’inizio dello sciopero generale, indetto dall’alleanza dei sette partiti d’opposizione per costringere il re a deporre il potere; secondo testimoni la polizia avrebbe aperto il fuoco contro i dimostranti a Nijgadh, 200 chilometri sud da Kathmandu, uccidendo un uomo. Inoltre dopo due settimane di sciopero il paese sta affrontando un’urgenza economica per la mancanza di rifornimenti e servizi. Nella capitale non arrivano da giorni le forniture di carburante; nell’est del paese manca il riso poiché i mulini sono fermi, mentre i prezzi dei beni di prima necessità e deperibili stanno aumentando ovunque a causa della minore disponibilità. I sette partiti d’opposizione chiedono la destituzione del re Gyanendra e il ripristino delle procedure democratiche dopo lo scioglimento nel 2002 del parlamento e il licenziamento, oltre un anno fa, del governo, sostituito da un esecutivo nominato dal re e da questi direttamente presieduto. Domenica Gyanendra ha incontrato gli ambasciatori di Stati Uniti, India e China ma non sono emerse indiscrezioni sui contenuti delle consultazioni. Osservatori concordano nel ritenere quella il corso una sommossa popolare che somiglia sempre più alla rivolta del 1990 che costrinse re Birendra, fratello dell’attuale sovrano, a introdurre la democrazia multipartitica (ma lasciando ancora forti prerogative al sovrano).

dantes76
18-04-2006, 21:00
strano , dagli avvocati fino ai cittadini tutti comunisti...
in 2000 anni di storia.....

Swisström
18-04-2006, 21:07
Se quelli sono maoisti che colpa ne abbiamo noi?
:boh:
Certo che il sovrano assoluto che governa lì non è il massimo della vita, direi.

ma questo non è il vero comunismo...

il comunismo vero ancora ha da venire, e quello sarà perfetto!

ogni comunismo fa storia a se

:mc: :mc: :mc: :sofico: :sofico: :sofico:

Ewigen
18-04-2006, 22:16
ma questo non è il vero comunismo...

il comunismo vero ancora ha da venire, e quello sarà perfetto!

ogni comunismo fa storia a se

:mc: :mc: :mc: :sofico: :sofico: :sofico:


http://www.asianews.it/files/img/5925_teschi%20khmer%20rossi%20(150%20x%20100).jpg
http://www.intercardsrl.com/poster_cinematografici/normale/40384.jpg
/OT

roverello
19-04-2006, 00:12
Te lo dico io: abbiamo la colpa di far notare certe cose che nel nostro paese vengono ignorate dai media o passate col silenziatore.
E' il solito doppiopesismo all'italiana: il 99% ripudia i regimi totalitari nazi-fascisti mentre POCHI ripudiano EFFETTIVAMENTE (non solo se gli cavi a forza la condanna dalla bocca) i regimi totalitari comunisti.
Tutti parlano e straparlano tutto l'anno dei campi di concentramento polacchi e pochi parlano tutto l'anno dei campi di sterminio in siberia...

E quello Nepalese sarebbe un regime comunista?
C'è un'opposizione armata maoista ( che non mi sembra sinonimo di comunista)
contro un Re assai poco liberale.

dantes76
19-04-2006, 00:21
http://www.asianews.it/files/img/5925_teschi%20khmer%20rossi%20(150%20x%20100).jpg
http://www.intercardsrl.com/poster_cinematografici/normale/40384.jpg
/OT

http://www.uwec.edu/DC/AP/IFS/pastfilms/images/films/amen.jpg

http://www.latinamericanstudies.org/religion/torquemada.jpg

http://kingstonuu.org/images/mlk-kkk.jpg

Ewigen
19-04-2006, 11:39
NEPAL 19/4/2006 10.25
ANCORA ARRESTI E PROTESTE, MILITARI INFILTRATI TRA DIMOSTRANTI

Almeno 250 docenti universitari sono stati arrestati questa mattina dalla polizia a Pokhara, seconda città nepalese, per aver violato il coprifuoco imposto da giorni, ma senza successo, per evitare manifestazioni anti-monarchiche; lo si apprende dalla stampa locale. I docenti erano stati radunati dall’Associazione nepalese dei docenti universitari della valle di Pokhara. Tra gli arrestati, ora trattenuti in una caserma dell’esercito, risultano anche preminenti nomi dell’intellighenzia nepalese. Intanto sono salite a sei le persone uccise nelle proteste iniziate due settimane fa e dilagate in tutto il paese per chiedere la destituzione dal potere del re Gyanendra: oggi una donna è morta per le ferite riportate ieri durante violenti scontri tra un centinaio di dimostranti e forze dell’ordine a Nepalguji (500 chilometri a ovest della capitale), durante i quali aveva perso la vita anche un uomo. A conferma della drammatica escalation di violenza in corso in Nepal, è giunta oggi la prova dell’esistenza di soldati infiltrati tra i dimostranti. L’Ufficio di Kathmandu dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani (Ohchr) ha confermato di avere identificato un soldato in abiti borghesi e armato di una granata tra la folla il 10 aprile scorso a Nepalguji; la notizia era stata data dal quotidiano ‘Kantipur’ e finora con confermata. I funzionari dell’Onu hanno detto oggi alla testata di avere rintracciato l’uomo nella caserma di Kohalpur, non distante dal teatro degli scontri, che ha confermato la presenza di almeno 10 colleghi in abiti borghese tra i dimostranti. La scoperta che almeno uno di tali soldati fosse armato di esplosivi “pone serie domande sul ruolo del personale dell’esercito in incognito durante le dimostrazioni. Preoccupazioni che rivolgiamo agli alti ranghi dell’esercito” ha dichiarato un portavoce dell’Ohchr.

Ewigen
19-04-2006, 19:02
http://www.diskussion-forum.de/images/antitroll.gif

Ewigen
19-04-2006, 19:03
NEPAL 19/4/2006 15.55
ANCORA MORTI IN PROTESTE –

Almeno tre persone sono morte e decine sono rimaste ferite oggi pomeriggio a Chandragadhi, nel distretto orientale di Jhapa, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui partecipanti a una manifestazione anti-monarchica organizzata dall’alleanza di sette partiti di opposizione nepalesi. Mentre nell’est si consumava l’ennesimo atto di violenza, nell’ambito delle proteste popolari iniziate due settimane fa per chiedere la destituzione del re Gyanendra, nella capitale Kathmandu venivano liberati due massimi dirigenti dell’opposizione incarcerati da alcuni mesi: Madhav Kumar Nepal, segretario generale del Partito comunista del Nepal-Uml (Cpn-Uml), condannato agli arresti domiciliari tre mesi fa e condotto in prigione il mese scorso; e Ram Chandra Poudel, segretario generale del ‘Congresso nepalese’, arrestato a fine gennaio. Il loro rilascio è avvenuto nelle stesse ore in cui l’inviato speciale indiano Karan Singh si sta recando in Nepal per colloqui sull’attuale crisi sociale e politica; secondo gli osservatori l’India potrebbe manifestare la sua difficoltà a continuare ad appoggiare il re Gyanendra, responsabile di un colpo di mano politico con cui, nel febbraio 2005, limitò le libertà civili. Da allora la situazione si è mantenuta instabile, aggravata dalle periodiche violenze della guerriglia maoista, in lotta dal 1996 per rovesciare la monarchia e attuare una radicale riforma agraria.

dantes76
19-04-2006, 19:26
Un anno di assolutismo: una stima dei danni
Nepal pdf print E-mail
Inviato da Paolo Tosatti
mercoledì, 01 febbraio 2006 15:34

Foto: WN file photoSedici poliziotti e tre membri dell’esercito sono morti oggi in Nepal durante gli scontri causati da un raid notturno dei ribelli maoisti nella citta' di Tansen, capoluogo del distretto di Palpa, 300 chilometri a ovest di Kathmandu. Dozzine di persone sarebbero ancora disperse, e tra questi ci sarebbe anche il governatore della provincia.

Secondo fonti Ansa e BBC, l’attacco sarebbe avvenuto poche ore prima che re Gyanendra apparisse in televisione per pronunciare di fronte alla nazione un discorso in favore della democrazia e di uno sforzo comune per la pace.

Esattamente un anno fa, dopo aver sciolto il governo in carica e aver nominato un esecutivo di suo gradimento, ha assunto di fatto poteri assoluti. E da quel momento in Nepal molte delle libertà civili e politiche sono state soppresse, la libertà di stampa e di espressione è stata fortemente limitata, esponenti di partiti e movimenti politici di opposizione sono stati incarcerati o relegati in isolamento. Ciò ha contribuito a determinare la nascita di un forte movimento di protesta e contestazione: i mesi scorsi sono stati caratterizzati da una notevole tensione, sia a livello politico che a livello sociale, prodotta dall’attrito tra le sempre più frequenti manifestazioni di opposizione al regime - che stanno portando nelle piazze e nelle strade un numero crescente di persone e di organizzazioni che si battono per un ritorno del Paese alla democrazia - e la dura reazione del Governo e dell’esercito.

Giornalisti e osservatori internazionali hanno più volte sottolineato come le notizie diffuse siano spesso frammentarie e incomplete, e come ormai da diversi mesi l’informazione relativa alla situazione nepalese sia fortemente limitata. In particolare nell’ultimo periodo si è palesata sempre più chiaramente la deriva autoritaria del regime, che ha portato a una recrudescenza degli scontri e delle violenze, non solo da parte delle forze che sostengono il sovrano, ma anche da parte dell’opposizione: decine di persone hanno perso la vita nei continui attacchi che vedono opporsi i ribelli alle forze regolari dell’esercito.

In questo quadro si è inserita trasversalmente la guerriglia maoista, che da un decennio lotta per instaurare nel paese un regime comunista, e che ha dichiarato guerra a Gyanendra. Durante il discorso pronunciato oggi in televisione, Gyanendra ha affermato, secondo fonti BBC, che “le elezioni amministrative indette per l’8 febbraio sono il solo modo per garantire il rispetto dei diritti delle persone e della democrazia”, aggiungendo che "saranno elezioni libere e corrette". Ma il gruppo dei sette principali partiti di opposizione ha annunciato che intende boicottare queste votazioni, ritenute illegittime. Appare infatti evidente che attraverso queste consultazioni elettorali re Gyanendra intende ricercare una legittimazione e un consenso tra la popolazione e la base sociale, e che solo disertando i seggi l’opposizione potrà tentare di contrastarlo su questo terreno.

Anche i ribelli maoisti si sono opposti con forza alle elezioni: due giorni fa, primo giorno di campagna elettorale, Dal Bahadur Rai, candidato del Janamukti Party, è stato vittima di un attentato nella sua residenza di Lalitpur, a pochi chilometri di distanza dalla capitale. Sempre secondo la BBC, alcuni uomini armati si sono introdotti nell’abitazione e hanno aperto il fuoco contro Rai, ferendolo e costringendolo a un ricovero in ospedale. Per quanto gli attentatori non siano stati identificati, è ragionevole supporre che si trattasse di agenti del fronte dei ribelli - che ha più volte minacciato di attentare alla vita di tutti coloro che si candideranno alle elezioni amministrative e che nelle scorse settimane, riporta la BBC, aveva ucciso già uno dei candidati e ne aveva rapito un altro.

Il risultato di questi clima di violenza e di tensione non ha tardato ad arrivare: a una settimana dalle elezioni, ancora 1000 dei 4146 seggi disponibili risultano vacanti, e più di 600 persone hanno ritirato la propria candidatura. Molti di essi sono stati scortati dalla polizia in luoghi sicuri, nascosti in vari punti del Paese per sfuggire agli attentati. Appare comunque evidente che Gyanendra non intende rinunciare alle consultazioni elettorali tanto che nelle scorse settimane una nuova ondata di arresti ha colpito i partiti e le organizzazioni che si oppongono al regime.

In particolare nella giornata del 20 gennaio, per prevenire una manifestazione antimonarchica, circa 15mila soldati e poliziotti hanno pattugliato le strade della capitale per far rispettare il coprifuoco imposto poche ore prima dalle autorità, mentre alcuni esponenti delle forze dell’ordine hanno circondato le abitazioni di almeno quattro leader dell’opposizione - il presidente del Congresso Nepalese, Girija Prasad Koirala, il segretario generale del Partito Comunista del Nepal, Madhav Kumar Nepal, il suo vice Khadga Prasad Oli e Narayan Man Bijuchche, del Partito dei Contadini e Lavoratori del Nepal - comunicando loro che sarebbero stati agli arresti domiciliari per i prossimi 90 giorni. Secondo le fonti ufficiali la manifestazione era stata vietata per impedire infiltrazioni dei ribelli maoisti nei cortei, ma già nei giorni precedenti oltre 200 tra dirigenti politici, capi studenteschi e attivisti per i diritti umani erano stati arrestati in vista della protesta, le linee telefoniche erano state interrotte per impedire le comunicazioni ed era stato stabilito il divieto di circolazione nelle strade dopo le 21:00.

Di fronte a questo grave stato di cose, ancora debole e inadeguata appare la reazione della comunità internazionale, anche se dopo le manifestazioni delle scorse settimane, alle proteste di alcuni osservatori dell’Onu presenti sul territorio, che hanno criticato soprattutto il blocco delle telecomunicazioni imposto dal regime, si sono aggiunti gli appelli di Human Rights Watch, di Amnesty International e della Commissione Internazionale dei Giuristi perché vengano esercitate delle pressioni sul Governo nepalese in vista di un suo impegno concreto in favore del rispetto e dell’applicazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Paolo Tosatti
(Ultimo aggiornamento mercoledì, 01 febbraio 2006 18:29 )

dantes76
20-04-2006, 23:56
ESTERI
Nepal, polizia spara su manifestanti:
morti e feriti a Katmandu
Sono stati sparati prima candelotti di gas lacrimogeno, e poi proiettili veri e di gomma
20/4/2006



Scontro tra gli attivisti del movimento per la democrazia e la polizia nepalese

KATMANDU. È finita tragicamente, con tre morti e 40 feriti, una odierna manifestazione di protesta contro re Gyanendra, a Katmandu. Dopo essersi raggruppati nei sobborghi migliaia di persone sono entrate nella capitale, in violazione del coprifuoco diurno.

Ad attenderli c'erano centinaia di agenti di polizia che hanno sparato ad altezza d'uomo per disperdere la folla. Secondo fonti ospedaliere 12 feriti sono in gravissime condizioni; la loro situazione è resa ancor più drammatica per la mancanza di medici, bloccati a casa dal coprifuoco.

Ieri altre 4 persone erano rimaste uccise nel corso di scontri a fuoco a Chandragadi, nella parte orientale del Paese. In totale i morti dall'inizio della protesta, giunta al quindicesimo giorno di sciopero generale, sono 18. La situazione sta peggiorando giorno dopo giorno in Nepal e secondo alcuni diplomatici stranieri il destino di re Gyanendra è segnato se non farà importanti concessioni.

Una coalizione di sette partiti, alleati con i ribelli maoisti, chiede l'abdicazione del re, che nel febbraio del 2005 assunse i pieni poteri dando il ben servito al governo. Gyanendra giustificò il suo operato spiegando che l'esecutivo non era riuscito a porre fine alla rivolta dei guerriglieri maoisti, che a partire dal 1996 hanno fatto circa 13.000 vittime.

La comunità internazionale sta seguendo con apprensione l'evolversi della situazione. In particolare l'India ha inviato nei giorni scorsi un delegato speciale nel tentativo di contribuire a trovare una soluzione alla crisi. Per calmare la piazza, nei giorni scorsi Gyanendra aveva proposto di far svolgere le elezioni nell'aprile del prossimo anno e ieri aveva fatto liberare due importanti prigionieri politici. Ma le forze dell'opposizione hanno respinto l'offerta e hanno ribadito che il monarca se ne deve andare.

INDETTA PER DOMANI UN'ALTRA MANIFESTAZIONE
L'opposizione nepalese, da oltre 15 giorni in piazza contro re Gyanendra ha indetto per domani una nuova manifestazione a Katmandu, a poche ore dall'uccisione di tre dimostranti da parte della polizia. «Chiediamo a tutti di partecipare in massa ad una manifestazione domani a mezzogiorno», si legge in un comunicato del «coordinamento del movimento di massa». «Il nostro movimento - si aggiunge - sta crescendo con successo nonostante l'uso eccessivo della forza da parte dello Stato». Uno spiraglio per la soluzione della crisi è venuto dalle dichiarazioni dell'inviato indiano Karan Singh che, al suo rientro in patria dopo una missione in Nepal, ha detto di attendersi a breve un annuncio del re.

«Sono fiducioso che molto presto il re farà un annuncio che contribuirà considerevolmente a disinnescare la situazione», ha detto Singh aggiungendo che «la palla ora è nel campo del re». A segnalare la gravità della crisi è giunto oggi ANCHE l'annuncio del governo francese che sconsiglia «formalmente» ai suoi cittadini di recarsi in Nepal, dove la situazione è «preoccupante»

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