Korn
12-12-2005, 19:18
Crac Cirio, chiesto il processo
per Cragnotti, Geronzi e Fiorani
Chiesto il giudizio anche per gli ex vertici di Banca Roma, Bpl e San Paolo
Tredicimila risparmiatori risultano parti lese per titoli del 2000-2002
Crac Cirio, chiesto il processo per Cragnotti, Geronzi e Fiorani
Il presidente di Capitalia Cesare Geronzi
ROMA - La procura di Roma ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Sergio Cragnotti e altre 43 persone - fra le quali i banchieri Cesare Geronzi, Gianpiero Fiorani, Rainer Masera - indagate nell'ambito dell'inchiesta per il crac della Cirio. L'atto sarà inviato domani all'ufficio del giudice dell'udienza preliminare.
I pubblici ministeri Achille Toro, Tiziana Cugini, Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis contestano agli indagati, a seconda delle posizioni, i reati di bancarotta per distrazione, documentale, preferenziale e patrimoniale, nonché il reato di truffa riferito ad episodi avvenuti episodi avvenuti fra il 1998 e il 2003. E' invece uscita momentaneamente dall'inchiesta la società di revisione, Deloitte & Touche, la cui posizione è stata stralciata per ragioni procedurali.
Per il crac dell'azienda agroalimentare, la procura di Roma chiede che siano processati Sergio Cragnotti, i figli Andrea, Elisabetta e Massimo, il genero Filippo Fucile, la moglie Flora Pizzichemi, i banchieri Cesare Geronzi, attuale presidente di Capitalia già presidente del Cda di Banca di Roma, Rainer Masera (ex presidente Cda San Paolo Imi), Luigi Maranzana (ex Cda San Paolo Imi), Massimo Mattera (Area crediti San Paolo Imi), Gianpiero Fiorani (ex Ad Banca Popolare di Lodi), Giovanni Benevento (Presidente Popolare Lodi), Ambrogio Sfondrini (Cirio spa e poi condirettore generale della Banca Popolare), Angelo Fanti (gestore agenzia Roma centro proponente per il gruppo Cirio), Pietro Celestino Locati (vicedirettore generale Banca di Roma), Remo Martinelli (Banca Roma, condirettore area crediti), Michele Casella (Banca di Roma, direttore area studi), Antonio Nottola (Banca di Roma, componente Cda), Angelo Brizi (area intermediazione Banca di Roma), Alberto Giovannini (Banca Di Roma, area finanza).
Insieme a questi personaggi di primo piano, la magistratura romana chiede che vengano giudicati anche altre ventiquattro persone coinvolte nello scandalo a vario titolo.
La richiesta di rinvio a giudizio segue di sette mesi il deposito degli atti scaturito da una indagine avviata dalla procura della capitale nell'estate del 2003, dopo il mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Nel mirino dei pubblici ministeri finirono nove bond collocati sul mercato tra il 2000 e il 2002 con tredicimila risparmiatori che risultano parti lese.
Secondo quanto ricostruito dall'inchiesta, il crac della Cirio fu la conseguenza di una serie di operazioni che, tramite il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del colosso agro-alimentare ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con gli istituti di credito; debiti che in buona parte pesarono sulle spalle dei risparmiatori con l'emissione dei bond. La truffa legata all'emissione di nove bond dal maggio 2000 al maggio 2002 - ha accertato l'indagine - avrebbe toccato i 1.125 milioni di euro.
Dai controlli svolti dalla Guardia di Finanza, in particolare, è emerso che Banca di Roma, San Paolo-Imi e Banca Popolare di Lodi collocarono rispettivamente 20.029.483, 48.473.000 e 5.402.342 euro di "obbligazioni presso i privati risparmiatori, occultando, nei rapporti con la clientela, la situazione di conflitto di interessi dipendente dai rilevanti crediti vantati" nei confronti delle società emittenti del gruppo Cirio o garanti delle obbligazioni, "omettendo ogni dovuta informazione circa la natura e i rischi dell'operazione, con specifico riferimento anzitutto alle condizioni del soggetto emittente, nonché alla scarsa liquidità dei titoli e alla forte volatilità dei corsi nella fase di grey market" e "concorrendo nella sollecitazione all'investimento nelle obbligazioni nei confronti dei privati risparmiatori".
per Cragnotti, Geronzi e Fiorani
Chiesto il giudizio anche per gli ex vertici di Banca Roma, Bpl e San Paolo
Tredicimila risparmiatori risultano parti lese per titoli del 2000-2002
Crac Cirio, chiesto il processo per Cragnotti, Geronzi e Fiorani
Il presidente di Capitalia Cesare Geronzi
ROMA - La procura di Roma ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Sergio Cragnotti e altre 43 persone - fra le quali i banchieri Cesare Geronzi, Gianpiero Fiorani, Rainer Masera - indagate nell'ambito dell'inchiesta per il crac della Cirio. L'atto sarà inviato domani all'ufficio del giudice dell'udienza preliminare.
I pubblici ministeri Achille Toro, Tiziana Cugini, Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis contestano agli indagati, a seconda delle posizioni, i reati di bancarotta per distrazione, documentale, preferenziale e patrimoniale, nonché il reato di truffa riferito ad episodi avvenuti episodi avvenuti fra il 1998 e il 2003. E' invece uscita momentaneamente dall'inchiesta la società di revisione, Deloitte & Touche, la cui posizione è stata stralciata per ragioni procedurali.
Per il crac dell'azienda agroalimentare, la procura di Roma chiede che siano processati Sergio Cragnotti, i figli Andrea, Elisabetta e Massimo, il genero Filippo Fucile, la moglie Flora Pizzichemi, i banchieri Cesare Geronzi, attuale presidente di Capitalia già presidente del Cda di Banca di Roma, Rainer Masera (ex presidente Cda San Paolo Imi), Luigi Maranzana (ex Cda San Paolo Imi), Massimo Mattera (Area crediti San Paolo Imi), Gianpiero Fiorani (ex Ad Banca Popolare di Lodi), Giovanni Benevento (Presidente Popolare Lodi), Ambrogio Sfondrini (Cirio spa e poi condirettore generale della Banca Popolare), Angelo Fanti (gestore agenzia Roma centro proponente per il gruppo Cirio), Pietro Celestino Locati (vicedirettore generale Banca di Roma), Remo Martinelli (Banca Roma, condirettore area crediti), Michele Casella (Banca di Roma, direttore area studi), Antonio Nottola (Banca di Roma, componente Cda), Angelo Brizi (area intermediazione Banca di Roma), Alberto Giovannini (Banca Di Roma, area finanza).
Insieme a questi personaggi di primo piano, la magistratura romana chiede che vengano giudicati anche altre ventiquattro persone coinvolte nello scandalo a vario titolo.
La richiesta di rinvio a giudizio segue di sette mesi il deposito degli atti scaturito da una indagine avviata dalla procura della capitale nell'estate del 2003, dopo il mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Nel mirino dei pubblici ministeri finirono nove bond collocati sul mercato tra il 2000 e il 2002 con tredicimila risparmiatori che risultano parti lese.
Secondo quanto ricostruito dall'inchiesta, il crac della Cirio fu la conseguenza di una serie di operazioni che, tramite il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del colosso agro-alimentare ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con gli istituti di credito; debiti che in buona parte pesarono sulle spalle dei risparmiatori con l'emissione dei bond. La truffa legata all'emissione di nove bond dal maggio 2000 al maggio 2002 - ha accertato l'indagine - avrebbe toccato i 1.125 milioni di euro.
Dai controlli svolti dalla Guardia di Finanza, in particolare, è emerso che Banca di Roma, San Paolo-Imi e Banca Popolare di Lodi collocarono rispettivamente 20.029.483, 48.473.000 e 5.402.342 euro di "obbligazioni presso i privati risparmiatori, occultando, nei rapporti con la clientela, la situazione di conflitto di interessi dipendente dai rilevanti crediti vantati" nei confronti delle società emittenti del gruppo Cirio o garanti delle obbligazioni, "omettendo ogni dovuta informazione circa la natura e i rischi dell'operazione, con specifico riferimento anzitutto alle condizioni del soggetto emittente, nonché alla scarsa liquidità dei titoli e alla forte volatilità dei corsi nella fase di grey market" e "concorrendo nella sollecitazione all'investimento nelle obbligazioni nei confronti dei privati risparmiatori".