View Full Version : Sri lanka: ricostruzione post-tsumani, Tamil e presidenziali
25 Ottobre 2005
SRI LANKA
Il cartello di un manifestante: “Cosa è successo ai fondi che ci hanno dato gli stranieri?”. Uno dei leader della protesta arrestato dalla polizia.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Oltre mille pescatori hanno protestato ieri a Colombo contro il governo dello Sri Lanka, accusato di non fare abbastanza per ricostruire la loro industria 300 giorni dopo lo tsunami.
I manifestanti hanno chiesto inoltre di poter avere accesso ai miliardi promessi dai donatori esteri e gestiti dalla capitale. “Noi non siamo di alcun partito politico – dice L Jayatilleke, uno degli organizzatori della protesta – siamo solo pescatori che chiedono al governo di essere aiutati”.
L’industria ittica ha subito forti danni dall’imposizione governativa di ricostruire ad almeno 100 metri dal mare e, anche se il limite è stato ridotto di 15 metri, molti pescatori non sono tuttora in grado di rimettere in piedi la loro attività.
Un cartello portato da un manifestante recita: “Cosa è successo ai fondi che ci hanno dato gli stranieri?”, in riferimento ai 5 miliardi di dollari donati nel post-tsunami di cui i pescatori dicono di “aver visto poco”. Uno dei leader della protesta è stato arrestato dalla polizia.
L’onda anomala del 26 dicembre ha ucciso nello Sri Lanka più di 30 mila persone e ne ha lasciate milioni senza casa. Il maremoto ha ucciso 7 mila pescatori e ha distrutto oltre 22 mila barche da pesca.
SRI LANKA 5/11/2005 5.27
Ignoti hanno ucciso un esponente del ‘Partito democratico della gente tamil’ (Epdp), movimento moderato di rappresentanza di questa etnia minoritaria in Sri Lanka, mentre distribuiva ‘Thinamurasu’, il giornale del gruppo. Secondo il direttore della rivista, l’uomo è stato aggredito ieri mattina a Batticaloa, città orientale considerata una delle roccaforti dell’Ltte (Tigri per la liberazione della patria tamil), organizzazione ribelle protagonista di oltre un ventennio di guerra civile. Secondo l’Epdp a compiere l’attentato sarebbe stato proprio l’Ltte, che in passato ha più volte preso di mira questo movimento politico. Intanto il governo ha denunciato che il mese scorso 20 persone sono state uccise dalle ‘Tigri’, tra cui militari e poliziotti. Le violenze contribuiscono a rendere più carica di tensione l’attesa per le presidenziali del prossimo 17 novembre; l’Ltte si è già dichiarato del tutto disinteressato alla consultazione elettorale, ma di fatto la popolazione del nord e dell’est attende nei prossimi giorni qualche significativa indicazione da parte dei capi della ribellione. La poltrona di futuro capo dello Stato si gioca essenzialmente tra l’ex primo ministro Ranil Wickremesinghe e l’attuale premier Mahinda Rajapakse; dopo che ieri Wickremesinghe si era recato nel nord, nel ‘cuore’ della ribellione, oggi anche Rajapakse è volato nei territori settentrionali, visitando campi militari e basi navali e promettendo, in caso di vittoria, una revisione del processo di pace firmato con l’Ltte a febbraio 2002.
SRI LANKA 16/11/2005 9.20
ELEZIONI PRESIDENZIALI, SI RITIRANO CANDIDATI PER SOSTEGNO A PRIMO MINISTRO
(Misna) Nell’immediata vigilia delle elezioni presidenziali dello Sri Lanka, che si svolgeranno domani, a sorpresa 4 dei 13 candidati si sono ritirati dalla competizione e hanno annunciato il loro appoggio all’attuale primo ministro Mahinda Rajapakse, considerato ormai sempre più favorito per la vittoria finale. I quattro ex-candidati - Wimal Geeganage dello ‘Sri Lanka National Front’, Jayaweera Arachige Kumara della ‘United Democratic Alliance’, Nelson Perera dello ‘Sri Lanka Progressive Front’ e Shantha Dharmadeva dello ‘United National Alternative Front’ – hanno annunciato la decisione di uscire dalla disputa elettorale con un comunicato congiunto, motivando in gesto con la certezza che, a loro avviso, Rajapakse, esponente della ‘Alleanza popolare unita per la libertà’ (Upfa), “è l’unico leader capace di portare il Paese verso una pace onorevole, proteggendo allo stesso tempo la sovranità e l’integrità territoriale della nostra terra madre”.
x adric: puoi unificarlo con l'altro thread (http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1056894)che aprii pagine fa?Grazie 1000 :)
17 Novembre 2005
SRI LANKA
Sri Lanka, presidenziali: chiusi i seggi, astensione dei tamil
La bassa affluenza nelle zone controllate dai ribelli nel nordest, potrebbe fare la differenza in un eventuale testa a testa tra i due favoriti. I cattolici ribadiscono le loro richieste, l’arcivescovo di Colombo scrive al premier Rajapakse.
Colombo (AsiaNews) – Lo Sri Lanka oggi ha votato per il suo 5° presidente in una situazione calma, che ha visto l’astensione di molti tamil nelle zone controllate dai ribelli. La minoranza tamil rappresenta non più di 650 mila dei 13,3 milioni di elettori, ma potrebbe avere un ruolo di arbitro nel caso di un testa a testa tra i 2 candidati favoriti: l’attuale premier Mahinda Rajapakse – dello Sri Lanka Freedom Party (Slfp) - e Ranil Wickramasinghe - ex primo ministro e leader dello United National Party (Unp), all’opposizione.
Ieri S. Pulidevan, capo del segretariato per la Pace del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) ha smentito la notizia di un invito dei ribelli nel nordest del Paese ad andare a votare. “Dopo colloqui tra l’Ltte e il Tna (Tamil National Alliance) la settimana scorsa abbiamo deciso che i tamil non possono dare fiducia a nessun partito e ai loro candidati”. I ribelli separatisti hanno assicurato che non avrebbero impedito alla popolazione di recarsi alle urne. Questa mattina, però, in alcune zone controllate dalle Tigri si sono verificati blocchi lungo le strade per fermare gli elettori. Gli osservatori raccontano che i blocchi non sono stati messi dai ribelli, anche se questi non hanno fatto nulla per eliminarli.
Secondo le prime notizie che arrivano dal nord del Paese, a Jaffna, l’affluenza è stata molto bassa. Dopo oltre 3 ore dall’apertura dei seggi su 2.083 registrati al voto era stata compilata solo una scheda. Molti analisti notano che l’astensione dei tamil potrebbe danneggiare Wickremesinghe, considerato il più favorevole a riprendere i negoziati di pace con i separatisti, in stallo dal 2003. Più di 60 mila persone sono morte nel conflitto tra i ribelli e le forze governative dal 1972 al 2002, quando è entrato in atto un cessate-il-fuoco come parte di un processo di pace mediato dalla Norvegia.
Le questioni principali, che interessano gli elettori sono 3; i due candidati favoriti divergono su tutte.
Economia: lo Sri Lanka affronta crescente inflazione e aumento del costo della vita. Rajapakse si oppone alle privatizzazioni e propone sussidi per i contadini; Wickremesinghe promette più investimenti esteri e riforme liberali di mercato.
Pace: rispetto ai negoziati con l’Ltte il premier ha dichiarato di voler cambiare i termini dell’attuale processo di pace e di voler negoziare un nuovo trattato con i ribelli. L’altro, invece, vuole riprendere i negoziati interrotti.
Ricostruzione post-tsunami: il maremoto del 26 dicembre 2004 ha ucciso nel Paese 31 mila persone e da più parti sono giunte critiche al governo sulla gestione degli aiuti. I due candidati hanno visioni opposte sulla legge che stabilisce i termini di ricostruzione nelle zone lungo la costa.
Un'altra problematica, molto sentita dalle minoranze religiose, è quella dei due disegni di legge anticonversione (Bill on Prohibition of Forcible Conversion e l’Act for the Protection of Religious Freedom), entrambi diretti ad arginare il presunto proselitismo cristiano. Un messaggio dell’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis, agli elettori cattolici ha suscitato l’irritazione del premier Rajapakse, che ha visto nelle parole del presule insinuazioni contro la sua persona. Mons. Gomis ha risposto con una lettera, nella quale si scusa, ma spiega di aver solo invitato i fedeli a considerare con attenzione i programmi elettorali e scegliere per il meglio. Il presule riferisce, però, che le preoccupazioni dei cristiani sono fondate: “Ho visto in tv persone che cercavano voti definendo la guerra con i tamil l’unica soluzione al problema” e sentito “discorsi che promuovevano leggi anti-cristiane” e incoraggiavano all’odio.
Quelle di oggi sono le quinte elezioni presidenziali da quando è stata promulgata la Costituzione della Repubblica democratica socialista dello Sri Lanka nel 1978. I risultati finali sono attesi per domani.
18 Novembre 2005
SRI LANKA
Rajapakse è il nuovo presidente dello Sri Lanka
Con circa il 2% di scarto vince il premier, alleato della maggioranza buddista e singalese; timori per il processo di pace con le Tigri Tamil e per la libertà religiosa.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) - Con uno scarto di appena il 2% sul secondo candidato, il premier socialista, Mahinda Rajapakse, ha vinto le elezioni presidenziali di ieri in Sri Lanka. Il nuovo presidente ha conquistato il 50,3% dei consensi contro il 48,4% dell'ex primo ministro e leader dell'opposizione, Ranil Wickremesinghe, un riformista sostenuto dai mercati. "Portero' una pace onorevole al Paese nel rispetto di tutte le comunita'", e' stato il primo impegno assunto da Rajapakse, alleato con i nazionalisti della maggioranza buddista e singalese e contrario a concedere un'ampia autonomia ai Tamil concentrati nel nord-est del Paese. Le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (Ltte) lottano per l'autodeterminazione nel nordest dell'isola. Il conflitto con le forze governative ha fatto piu' di 60 mila morti negli ultimi 30 anni.
Proprio l'invito a non votare fatto dai ribelli dall'Ltte alla propria minoranza, avrebbe favorito la vittoria del premier. Nella citta' di Jaffna, principale centro Tamil, sono andati alle urne appena lo 0,01% degli elettori contro un'affluenza nazionale del 75%. L'opposizione ha chiesto di ripetere il voto al nord, decisivo nella sua sconfitta.
Rajapakse, 5° presidente dell'isola, giurerà domani e si insedierà tra 2 settimane al posto di Chandrika Kumataruung, rimasta in carica per 2 mandati.
Il nuovo presidente, intenzionato a rivedere i termini del cessate-il-fuoco del 2002 con i separatisti, è visto da molti come un ostacolo al processo di pace in stallo dal 2003. Populista e favorevole a un'economia isolazionista, Rajapakse ha promesso la riduzione del prezzo del fertilizzante per le campagne e sussidi per i contadini. Riguardo la preoccupazione dei cattolici in Sri Lanka per la situazione della libertà religiosa, il nuovo capo di Stato aveva promesso a fine ottobre: "Difenderò i diritti religiosi". Nel Paese si stanno discutendo 2 disegni di legge: il Bill on Prohibition of Forcible Conversion e l’Act for the Protection of Religious Freedom. Entrambi sono diretti a punire chi "facilita" la conversione con "mezzi fraudolenti", ovvero ad arginare il presunto proselitismo cristiano.
Durante le operazioni di voto ieri si sono verificati solo sporadici disordini e violenze. Questa mattina, però, 4 persone sono morte e almeno altre 25 sono rimaste ferite in un attentato compiuto in una moschea di Akkaraipattu, a circa 350 km ad est di Colombo. Sconosciuti hanno lanciato alcune granate all'interno della moschea, dove i fedeli erano in preghiera in occasione del venerdì.
SRI LANKA 23/11/2005 20.09
MIGLIAIA COLPITI DA INONDAZIONI, IN FUGA ANCHE VITTIME DELLO TSUNAMI
(Misna) Sei persone sono morte, circa 2.000 abitazioni sono state distrutte e almeno 63.000 abitanti, tra cui molti superstiti del maremoto del 26 dicembre scorso, sono rimasti colpiti in modo diretto o indiretto dalle inondazioni che hanno travolto in questi giorni lo Sri Lanka. Tre decessi si sono verificati nella capitale Colombo per il crollo di un muro mentre le altre vittime sarebbero morte annegate. A Trincomalee, principale città dell’est, diverse persone tuttora ospiti di strutture temporanee messe in piedi dopo lo tsunami, sono state costrette a lasciare gli alloggi a causa del maltempo, portandosi via i pochi beni ancora in loro possesso. In particolare, nel nord e nell’est del paese, in gran parte controllati dai ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), sta risultando più difficile quantificare i danni. Il vice-direttore del Centro nazionale per la gestione dei disastri, G.M. Gunawardena, ha sottolineato che le inondazioni hanno causato diversi crolli, ma Nelle ultime ore il livello delle acque si sta lentamente abbassando grazie a una diminuzione delle piogge.
SRI LANKA 23/11/2005 11.05
NOMINATO NUOVO ESECUTIVO
Il neo presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, ha designato oggi il nuovo governo, rimuovendo dall’incarico alcuni ministri del passato esecutivo e mantenendo per sé i dicasteri della Difesa e della Finanza. Il precedente ministro delle finanze, Sarath Amunugama, responsabile della legge finanziaria presentata pochi giorni prima delle elezioni presidenziali del 17 novembre vinte da Rajapakse, è stato trasferito al ministero della pubblica amministrazione e degli affari interni; è probabile che il neo-presidente rimetterà mano alla manovra economica, aggiungendovi sussidi per una serie di merci, dal latte in polvere ai fertilizzanti, che aveva promesso in campagna elettorale. Il precedente responsabile ministro degli esteri, Anura Bandaranaike, fratello della ex-presidente Chandrika Kumaratunga, è stato trasferito al dicastero del turismo; al suo posto è andato un fedelissimo del nuovo capo di Stato, Mangala Samaraweera, già coordinatore della campagna elettorale di Rajapakse. Il neo ministro degli esteri manterrà anche la responsabilità dei Porti e dell’Aviazione, che deteneva nel precedente governo. Il giuramento del nuovo esecutivo, composto da 25 membri, sarebbe già dovuto avvenire lunedì scorso, ma è stato rimandato per contrasti tra il presidente e il partito marxista Jvp, che fa parte dell’alleanza governativa ma per il momento ha rinunciato a tutti i dicasteri offerti. Nel frattempo in questi giorni il capo di Stato ha designato il nuovo primo ministro, Ratnasiri Wickremanayake, considerato un fautore della linea dura contro i ribelli dell’Ltte (Tigri per la liberazione della patria tamil), protagonisti di un più che ventennale conflitto nel nord e nell’est dell’ex Ceylon. Il presidente è atteso il prossimo 25 novembre in parlamento a Colombo per il primo discorso ufficiale ai deputati in occasione della ripresa dei lavori.
SRI LANKA 28/11/2005 19.13
PRESIDENTE INVITA RIBELLI TAMIL A NUOVI COLLOQUI
Il nuovo presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, ha invitato i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) a riprendere i colloqui di pace, in fase di stallo da aprile 2003, all’indomani dell’ultimatum lanciato al governo dal capo dei guerriglieri, Velupillai Prabhakaran, per una “ragionevole” soluzione del conflitto. “Possiamo riprendere immediatamente il lavoro – ha dichiarato il capo di Stato – per la revisione delle operazioni di cessate-il-fuoco mentre ci prepariamo per futuri, significativi colloqui mirati a trovare una soluzione definitiva”. Rajapakse, però, non ha specificato né quando né dove si dovrebbero tenere i futuri incontri per il proseguimento del processo di pace, avviato nel febbraio 2002 allo scopo di mettere fine a un conflitto iniziato nel 1983 per l’autonomia del nord e dell’est del paese. L’annuncio è avvenuto a meno di 24 ore dall’ultimatum pronunciato ieri dal capo dell’Ltte nell’attesa dichiarazione politica annuale, il quale ha sollecitato il neo-presidente a individuare entro il prossimo 31 dicembre uno “schema politico ragionevole” per risolvere la crisi; se questo non accadrà, ha minacciato, “il prossimo anno intensificheremo la battaglia per l’auto-determinazione, per la liberazione nazionale e per stabilire un nostro governo nei territori da noi controllati”. Considerato un fautore della linea dura contro i ribelli, solo pochi giorni fa Rajapakse aveva annunciato l’intenzione di rivedere il cessate-il-fuoco per prevenire e porre fine agli “atti terroristici” da parte dei guerriglieri.
SRI LANKA 17/12/2005 16.15
RIBELLI RESPINGONO PROPOSTA DI COLLOQUI DI PACE IN GIAPPONE
I ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), protagonisti di un più che ventennale conflitto nel nord e nell’est dello Sri Lanka, hanno respinto la proposta di tenere i prossimi colloqui di pace in Giappone, sostenendo che il luogo migliore è la Norvegia. Ribadendo la loro intenzione di riprendere i colloqui sull’effettiva applicazione del cessate-il-fuoco firmato con il governo nel febbraio 2002, i guerriglieri – attraverso il capo della loro sezione politica, Thamilselvan – hanno sostenuto che il paese scandinavo è il più adatto perché Oslo svolge da tempo un ruolo di mediazione nel conflitto e guida la missione internazionale di monitoraggio della tregua. La proposta di ospitare gli incontri in Giappone era stata formulata dall’inviato speciale per la pace del governo di Tokyo, Yasushi Akashi, in una recente visita ufficiale nell’ex Ceylon. Ieri il governo di Colombo aveva ufficialmente invitato i ribelli a riprendere i colloqui di pace, dicendosi d’accordo con la richiesta dei guerriglieri di svolgere le trattative all’estero, “in qualsiasi Paese asiatico”. È dal 1983 che le ‘Tigri’ conducono una guerriglia per l’autonomia dei territori abitati in prevalenza dalla minoranza etnica tamil, in un conflitto costato la vita a circa 65.000 persone. Il processo di pace, avviato nel 2002, è in fase di stallo dal 2003.
SRI LANKA – Almeno sei persone sono rimaste ferite in scontri tra la polizia e studenti vicini al movimento ribelle delle ‘tigri’ tamil; lo riferiscono fonti militari, ma fonti ospedaliere alzano il bilancio a 14 feriti di cui uno con arma da fuoco. Gli scontri sono avvenuti oggi nella città di Jaffna, nel nord del paese, considerata una delle roccaforti dei ribelli secessionisti tamil. A portare i giovani in piazza sarebbe stato l’omicidio di una giovane donna, di cui non sono chiare le circostanze ma che secondo i dimostranti sarebbe stata uccisa da uomini dell’esercito. Gli scontri avvengono mentre il fragile cessate-il-fuoco tra esercito e ribelli si dimostra ogni giorno più debole. Sabato i miliziani hanno respinto l’offerta della diplomazia giapponese di ospitare a Tokyo l’atteso incontro con il governo cingalese per rinegoziare la tregua in vigore dal 2002.
SRI LANKA 23/12/2005 12.29
NUOVO ATTACCO CONTRO I MILITARI NEL NORD
Almeno 12 marinai sono morti per l’esplosione di una mina a frammentazione al passaggio del convoglio su cui viaggiavano; lo riferisce il comandante della marina comodoro Jayantha Perera precisando che l’attacco - attribuito ai ribelli tamil – è avvenuto in mattinata nel distretto di Mannar, un’isola sul lato nordoccidentale dello Sri Lanka, non distante dalle coordinate dove ieri due motovedette della marina e battelli dei ribelli hanno ingaggiato uno scontro a fuoco in mare. Osservatori cingalesi e internazionali avvertono che senza immediati provvedimenti politici la tregua e il processo di pace potrebbero presto definitivamente fallire e si tornerebbe al conflitto armato sospeso 4 anni fa.
23 Dicembre 2005
SRI LANKA
Superata l’emergenza tsunami, in Sri Lanka la priorità è costruire case
Il lavoro di Caritas e Ong ha dato buoni risultati. Tutti hanno un riparo, ma molte persone vivono ancora nei centri per sfollati. Il governo ha vietato la ricostruzione vicino le coste ma non ha ancora trovato terreni su cui costruire le nuove abitazioni.
Colombo (AsiaNews) – Ad un anno dalla tragedia dello tsunami, che nello Sri Lanka ha provocato 31 mila vittime, è superata l’emergenza nell’isola di Ceylon. Questo grazie soprattutto alla pioggia di aiuti umanitari e al lavoro serio impostato dalla Caritas e dalle Ong. “Il nostro programma a lungo termine – ha dichiarato un portavoce della Caritas, che ha destinato a Ceylon un quarto degli aiuti per lo tsunami, – ha dato buoni frutti, e la gente del posto ha apprezzato il nostro lavoro”. Lo conferma anche la protezione civile: “scuole e ospedali funzionano a fatica, ma funzionano, e i ritardi sono per lo più imputabili al problema della guerra civile”. Anche le attività economiche costiere, per lo più legate alla pesca, sono in fase di ripresa.
Sono state costruite 103 mila nuove abitazioni e tutti hanno un riparo. Ma nonostante questo il problema degli alloggi è la vera priorità. “Molte persone vivono ancora nei centri per gli sfollati”, ha dichiarato il nunzio apostolico Mario Zenari. “La priorità è ricostruire in fretta le abitazioni private”.
Il problema della ricostruzione è la mancanza di terreni. Il governo ha istituito una “buffer zone”, una fascia di sicurezza che costeggia il mare all’interno della quale non si può costruire. Chi viveva in queste zone, è costretto ad andare a vivere altrove, ma il governo non è stato in grado di segnalare le località. Ne risulta che centinaia di migliaia di persone ancora vivono nei centri di assistenza. La Caritas ha potuto costruire solo 6500 abitazioni, un quarto di quelle previste, e aspetta che il governo gli indichi i terreni. Anche Bill Clinton, pur dichiarando che molto è stato fatto nello Sri Lanka, ha detto che “c‘è ancora molto da fare: dobbiamo dare agli sfollati case e residenze permanenti”.
Chi viveva vicino alla riva dovrà aspettare a lungo, e forse sarà costretto ad andare a vivere all’interno dell’isola. Secondo la Ong Oxfam, il governo dello Sri Lanka ha offerto case ai pescatori, ma spesso l’offerta era inappropriata, perché ai pescatori erano stati destinati luoghi troppo lontani dal mare. “In molti casi questo significa che il processo di ricostruzione non può nemmeno iniziare”. A ciò va aggiunto il timore che il governo voglia destinare i fondi alle infrastrutture turistiche. Contestata in proposito è la scelta di costruire impianti turistici nella buffer zone: si teme che il piano del governo stia spostare i pesatori all’interno dell’isola per destinare le spiagge all’uso turistico, mentre la Caritas promuovono un piano che permetta la conservazione della struttura della comunità locale.
Martedì 27.12.2005, CET 11:51
27 dicembre 2005 11.01
Sri Lanka: sei soldati uccisi da esplosione mina
COLOMBO - Almeno sei soldati dello Sri Lanka sono stati uccisi oggi dall'esplosione di una potente mina nella penisola di Jaffna, nel nord dell'isola Stato. Un responsabile militare ha detto che è stato un attentato delle Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (LTTE). I soldati sono caduti in un'imboscata a Puloly, nella penisola di Jaffna dove questo mese altri 18 militari erano stati uccisi in due attacchi simili.
"I soldati erano in un convoglio, trasportavano il rancio per i loro commilitoni quando sono stati colpiti", ha detto la fonte. Un altro portavoce militare, citato dall'agenzia britannica Reuters, ha detto che i soldati uccisi sono dieci. Secondo questo portavoce, Prasad Sanarasinghe, l'attacco è stato fatto con una mina a frammentazione, un'arma che - ha detto - solo l'Ltte è in grado di usare. Altri quattro soldati sono ricoverati in ospedale, alcun in gravi condizioni, ha detto un'altra fonte militare.
L'attacco odierno si iscrive in una escalation di tensione e violenze nello Sri Lanka, che ha fatto più di 70 morti dall'inizio di dicembre. La maggior parte degli attacchi è stata attribuita all'Ltte.
In particolare venerdì scorso almeno 15 marinai erano stati ucciso nel nord ovest del Paese in un'imboscata attribuita ai ribelli tamil. L'attacco, con mine a frammentazione e granate Rpg, era stato il più sanguinoso dalla firma di una tregua nel febbraio 2002.
Sabato era stato assassinato un parlamentare tamil vicino ai ribelli, Joseph Pararajasingham, ucciso mentre partecipava alla messa di Natale in una chiesa di Batticaloa (est). Governo e Tigri tamil si accusano vicendevolmente di essere responsabili di questo omicidio.
Lo scorso novembre le Tigri avevano minacciato di riprendere la lotta armata per costituire uno Stato indipendente tamil nel nord e est del Paese, a meno che alla minoranza tamil non venga concessa un'ampia autonomia in quel 15% dello Sri Lanka che di fatto già controllano. Ma il neo presidente srilankese Mahinda Rajapakse, alleato con i marxisti e con i nazionalisti fautori della linea dura con i ribelli, ha escluso l'idea di una patria per i tamil.
Oggi Rajapakse si è recato in India nella sua prima visita ufficiale da quando ha vinto le elezioni a novembre, nella speranza di ottenere un maggiore coinvolgimento di New Delhi nel processo di pace in crisi. Una speranza che, secondo osservatori in India citati dalla Reuters, sembra probabilmente destinata a essere frustrata.
SDA-ATS
(swissinfo.org)
SRI LANKA 28/12/2005 13.38
MEDIATORI, URGENTE RIPRENDERE COLLOQUI DI PACE
Una nuova esortazione a riprendere al più presto i colloqui di pace tra governo dello Sri Lanka e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) è arrivata dalla Norvegia, da anni mediatrice nel più che ventennale conflitto, la quale si è anche detta “profondamente preoccupata” dalla recente ondata di crimini nei territori settentrionali e orientali controllati dalla ribellione. “L’elevato livello della violenza e la tragica perdita di vite umane – ha detto da Oslo il ministro norvegese dello sviluppo internazionale e inviato per la pace nell’ex Ceylon, Erik Solheim – sta mettendo a rischio il cessate-il-fuoco e sta rendendo molto difficile garantire ulteriori passi verso la riconciliazione”. Lo scandinavo ha sottolineato che “non c’è tempo da perdere” e ha invitato le due parti a soprassedere sulle discussioni relative al luogo per i prossimi colloqui di pace, tenutesi senza esito nelle scorse settimane. “Quello che conta per noi – ha aggiunto – è che l’esecutivo e le ‘Tigri’ si incontrino al più presto per discutere il cessate-il-fuoco”. Il messaggio è stato diffuso dal ministro norvegese all’indomani della morte di 11 soldati in un attentato dinamitardo nel nord dello Sri Lanka, che ha portato così a oltre 40 il numero di esponenti dell’esercito uccisi a dicembre nel paese. Iniziato nel 1983 dall’Ltte per l’indipendenza del nord e dell’est abitati in prevalenza dall’etnia minoritaria tamil, il conflitto è finora costato la vita a circa 65.000 persone; nel febbraio 2002 è stato avviato un processo di pace, in stallo da aprile 2003. Dopo la recente elezione, il nuovo presidente Mahinda Rajapakse, noto per la sua linea intransigente nei confronti della guerriglia, ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie che non hanno contribuito a una schiarita tra le due parti
SRI LANKA 29/12/2005 10.51
MASSIMA ALLERTA A BATTICALOA, ANCORA VIOLAZIONI DELLA TREGUA
Forte tensione a Batticaloa, nell'est dello Sri Lanka, dove oggi si svolgeranno i funerali di un parlamentare tamil vicino alla ribellione, assassinato il giorno di Natale mentre attendeva alla messa nella cattedrale locale. Ingenti forze di sicurezza pattugliano le strade sotto gli sguardi ostili dei sostenitori del deputato ucciso, Joseph Parajasingam dell’Alleanza Nazionale Tamil, convinti che ad assassinarlo siano stati miliziani di una fazione secessionista interna al movimento ribelle con l’appoggio dei militari o da elementi stessi dell’esercito. I governativi, invece, accusano dell’omicidio le ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte). Secondo testimonianze locali, in questi giorni sarebbero circolati volantini in cui si intima alla popolazione di non partecipare ai funerali. Durante la ‘messa di mezzanotte’ nella cattedrale cattolica di San Michele a Batticaloa ignoti hanno aperto il fuoco contro Parajasingam, ferendo la moglie e alcuni dei figli. Nei giorni scorsi il corpo del deputato, e grande sostenitore della causa tamil, era stato trasportato a Kilinochchi, roccaforte del Ltte, dove ha ricevuto l’omaggio della popolazione comune e dei capi della ribellione, incluso il comandante supremo delle tigri Velupillai Prabhakaran. L’assassinio ha aggravato ulteriormente il clima di sospetto e di violenza che da alcuni mesi minaccia seriamente di far precipitare nuovamente lo Sri Lanka nel conflitto armato dopo quattro anni di tregua. Oggi, l’esercito ha reso noto che due presunti ribelli tamil sono stati uccisi mentre lanciavano granate contro una pattuglia di soldati; lo scontro è avvenuto ieri sera a Kadduwan nei pressi della città di Jaffna, nel nord del paese. Solo la scorsa settimana, 25 soldati e marinai hanno perso al vita in attacchi e imboscate dei ribelli nei territori settentrionali.
[BF]
INDIA – L’India per il momento non intende essere coinvolta nel difficile processo di pace in corso in Sri Lanka tra governo e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte): è l’esito della visita conclusasi oggi del presidente cingalese Mahinda Rajapakse nel vicino paese. In un comunicato congiunto diffuso al termine della visita, New Delhi si è limitata a indicare all’ex Ceylon che la soluzione al conflitto va ricercata in “un processo politico interno” mirato a ricercare il consenso e la riconciliazione e si è detta pronta a mettere a disposizione non meglio precisate “risorse intellettuali e accademiche”
2 gennaio 2006 16.48
TERRORISMO
SRI LANKA, ESPLODE BOMBA 5 MORTI NEL NORD DELL'ISOLA
Un potente ordigno è esploso nella provincia nord-orientale di Trincomalee, nello Sri Lanka, provocando la morte di 5 persone e due feriti, tutti giovani di etnia Tamil. Una fonte della polizia ha riferito che si sta indagando sull'ipotesi che si sia trattato dell'esplosione anticipata di un ordigno che i giovani stavano trasportando, probabilmente in vista di un attentato.
3 Gennaio 2006
SRI LANKA
Card. O’Connor incontra il presidente dello Sri Lanka
di Sunil de Silva
Al centro del colloquio la pace con le Tigri Tamil. Rajapakse assicura il suo impegno per riprendere le trattative, ma rifiuta la sede europea come chiedono i ribelli.
Colombo (AsiaNews) – Il fragile processo di pace in atto in Sri Lanka è stato al centro dell’incontro di ieri tra il cardinale Cormac Murphy-O’Connor e il presidente Mahinda Rajapakse. L’arcivescovo cattolico di Westminster è nel Paese per visitare le zone colpite dallo tsunami, nel primo anniversario dalla catastrofe del 26 dicembre 2004.
Subito dopo l’elezione a novembre del nuovo capo di Stato nel Paese si è registrato un aumento degli attacchi delle Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (Ltte). La recrudescenza delle violenze nelle ultime settimane ha ucciso circa 55 persone tra militari, ribelli e civili. Da 30 anni le Tigri lottano per l'autodeterminazione del nordest dell'isola. Il conflitto con le forze governative ha fatto più di 60 mila morti.
Alla domanda del cardinale su che tipo di appoggio si aspetta dalla comunità internazionale nel confitto che insanguina l'isola, il presidente ha risposto che questa deve far pressione sull’Ltte, perché cessi immediatamente le uccisioni e sieda al tavolo delle trattative.
Durante l’incontro Rajapakse ha ricordato di aver invitato le Tigri per trattare il processo di pace, ma di stare ancora aspettando risposta. Egli ha poi ribadito che le discussioni devono tenersi in Sri Lanka e non in un Paese europeo come chiede Ltte. Il processo di pace è in stallo dal 2003. Un cessate-il-fuoco è in vigore dal 2002.
Dal canto suo il card. O’Connor ha garantito al presidente che "la comunità britannica e io siamo molto vicini a lei e alla popolazione dello Sri Lanka nel tentativo di portare la pace a questa bellissima isola".
Per quanto riguarda la questione delle conversioni e della libertà religiosa nel Paese, il presidente aveva annunciato – durante una visita ai monaci buddisti di Kandy, subito dopo l’elezione - l’intenzione di rendere effettivo il Consiglio consultivo religioso per risolvere i contenziosi che possono nascere in materia.
Il capo di Stato ha poi espresso il suo dispiacere per l’omicidio del cattolico Joseph Pararajasingham, parlamentare del partito Tamil National Alliance. L’uomo è stato ucciso nella cattedrale di Batticaloa durate la messa di mezzanotte il 24 dicembre scorso. Rajapakse ha condannato l’assassinio, commesso inoltre in un giorno così sacro per i cristiani.
SRI LANKA 10/1/2006 15.46
PER CAPO MISSIONE MONITORAGGIO “SITUAZIONE STA PRECIPITANDO”
Molte persone che vivono nel nord dello Sri Lanka stanno fuggendo dalle proprie case per paura di violenze, governo e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) si accusano l’un l’altro dei crescenti scontri e la situazione, da due mesi, sta decisamente peggiorando: è l’ennesimo grido d’allarme proveniente dall’ex Ceylon, stavolta lanciato da Hagrup Haukland, capo della missione scandinava di monitoraggio sul cessate-il-fuoco firmato nel febbraio 2002. “I responsabili delle aggressioni devono rendersi conto che stanno colpendo civili innocenti; sono gli unici che stanno pagando un prezzo per tutto questo” ha aggiunto il norvegese, spiegando che diverse famiglie – oltre un migliaio secondo i guerriglieri, un numero minore stando ad altre fonti – hanno già lasciato le case nelle aree governative per cercare scampo dietro le linee ribelli ritenute più sicure. Nonostante l’Ltte tenda a smentire la responsabilità dei recenti attacchi, il capo della missione di monitoraggio resta convinto che siano loro i colpevoli di episodi come quello dello scorso fine-settimana, quando una nave è esplosa – si sospetta a causa di alcuni kamikaze – lasciando 13 marinai dispersi. Intanto, quasi ogni giorno, si verificano nuovi episodi di violenza nel nord e nell’est del paese, dal 1983 teatro della guerriglia costata la vita ad almeno 65.000 persone: ieri, riferisce un sito Tamil, una ragazza che andava a scuola è stata ‘rapita’ da quattro soldati nella penisola settentrionale di Jaffna. Sempre ieri l’esercito ha rinvenuto alcuni ordigni inesplosi in località del nord e dell’est. Secondo gli osservatori, il crescendo di violenze potrebbe essere una mossa delle ‘Tigri’ per attirare l’attenzione internazionale in vista della visita nella capitale Colombo del mediatore norvegese Erik Solheim, prevista per il prossimo 23 gennaio.
SRI LANKA 16/1/2006 19.07
MISTERIOSA UCCISIONE DI TRE DONNE TAMIL, CONFERMATI SPOSTAMENTI DI CIVILI IN FUGA
Tre donne sono state uccise da assalitori non identificati nella penisola di Jaffna, territorio tra quelli al centro della contesa tra la minoranza tamil e le forze governative. Le donne facevano parte di una famiglia definita ‘maaveer’, cioè ‘eroe nazionale’, contando tra i suoi membri parenti uccisi mentre combattevano tra le fila dei ribelli ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). L’esercito cingalese riferisce di non avere ancora ulteriori dettagli sull’episodio, che dimostra, ancora una volta, la crescente insicurezza nella regione. Ieri a Batticaloa, nell’est del paese, una granata è esplosa davanti all’ufficio locale della missione internazionale di monitoraggio sul cessate-il-fuoco, in quello che gli stessi osservatori internazionali hanno definito il primo diretto attacco contro la loro organizzazione. L’esplosione ha causato danni ma non feriti. Si stima che in poco più di un mese siano state 133 le vittime di una ripresa de facto della violenza nelle regioni settentrionali e orientali dello Sri Lanka, di cui 78 membri delle forze di sicurezza cingalesi. la missione di monitoraggio, guidata dagli osservatori norvegesi, conferma che nelle ultime settimane centinaia di famiglie tamil vicine alla ribellione stanno abbandonando i territori presidiati dall’esercito per andare in quelli sotto il controllo del Ltte. Inoltre dalla vicina India, la polizia dello Stato del Tamil Nadu rende noto che una barca con 10 tamil ha raggiunto le coste indiane dopo aver lasciato lo Sri Lanka: è il quarto sbarco in quattro giorni che ha portato complessivamente una cinquantina di cittadini tamil in fuga dalla possibile ripresa del conflitto. Durante gli anni peggiori del conflitto, negli Anni ’80 e ’90, decine di migliaia di tamil fuggirono dalla coste nordoccidentali cingalesi verso quelle che fu la regione di origine dell’etnia in India.
SRI LANKA – Per sopperire al crescente numero di diserzioni, l’esercito dello Sri Lanka ha avviato il reclutamento di appartenenti alla minoranza islamica locale, che andranno a creare dei ‘reggimenti musulmani’ nelle zone dell’est, dove maggiore è la presenza di ribelli tamil. Finora la carriera militare era di fatto riservata alla maggioranza cingalese; l’esercito ha inoltre annunciato l’intenzione di far cadere 50.000 processi contro altrettanti disertori nella speranza di convincerli a rientrare nei ranghi.
27 Marzo 2006
SRI LANKA
Sri Lanka: nessuna notizia degli scomparsi dopo una rappresaglia della marina militare
di Danielle Vella
Sono passati tre mesi dalla sparizione di quattro persone. Il vescovo di Mannar e i loro parenti temono che siano stati uccisi e chiedono indagini appropriate.
Mannar (AsiaNews) - Sono ancora disperse le quattro persone scomparse tre mesi fa dopo una rappresaglia della marina militare contro i civili nella parte nord dello Sri Lanka. Le indagini non hanno fatto nessun progresso, nonostante le richieste di chiarezza della Chiesa locale.
Il 23 dicembre dello scorso anno infatti le truppe della marina dello Sri Lanka (Sln) hanno attaccato i civili a Pesalai, isola di Mannar, come ritorsione per un attentato che ha causato la morte di 13 marinai effettuato con tutta probabilità da ribelli. “Dopo l’esplosione nessuno di noi è potuto fuggire”, ha dichiarato un abitante in una zona vicina al luogo dell’attentato alla nave. “I marinai sopravvissuti sono entrati in tutte le case, ci hanno sequestrati, insultati e picchiati per ore”.
Le quattro persone scomparse, Anthoniamma ed Emmanuel Cruz e i loro vicini, Jude Suganthie Cruz ed il figlio di tre anni, Arokiaraj, sono stati visti per l’ultima volta in una delle case attaccate dai marinai. I loro parenti sono sicuri che sono stati uccisi dalle truppe del Sln, che hanno poi fatto sparire i corpi.
La polizia di Mannar, che porta avanti le indagini, non ha ancora chiarito cosa è successo a queste persone. La casa dove abitavano è stata bruciata. All’interno, i resti dei loro vestiti e dei documenti di identità, e sembra anche brandelli di pelle ustionati che sarebbero stati sottoposti agli esami legali.
Il vescovo della diocesi di Mannar, Rayappu Joseph, ha chiesto indagini adeguate sulla “temuta soppressione”, ma ha detto di avere poche speranze. “Ho detto a funzionari di polizia, dell’esercito e della marina che sarebbe molto semplice trovare i colpevoli, e che chi doveva fare le indagini ha agito con negligenza”.
Nello Sri Lanka il disinteresse delle autorità ad indagare su casi di persone “scomparse” a causa delle forze di sicurezza e di altri gruppi armati è all’ordine del giorno. Molte persone sono sparite a causa di rappresaglie a seguito di attacchi dei ribelli delle tigri tamil contro i militari, nel contesto della lunga guerra separatista dell’isola.
Secondo i dati del "Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle scomparse imposte o involontarie" (Wgeid) lo Sri Lanka è secondo solo all’Iraq per il numero di “scomparse non chiarite” nel mondo. Dagli anni 80 sono scomparse 26 mila persone secondo i dati ufficiali e 60 mila secondo le statistiche non ufficiali. In questi dati sono incluse le scomparse causate dalla soppressione dell’insurrezione del movimento socialista Jvp alla fine degli anni 80.
Il Wgeid ed altre associazioni per i diritti umani hanno rivolto al governo dello Sri Lanka l'accusa di violare gli obblighi internazionali non indagando e non consegnando alla giustizia gli autori di questi crimini.
kadmillo
28-03-2006, 21:32
Mi fa piacere che qualcuno parla ancora di questa guerra dimenticata e penso che il riconoscimento dello stato dei tamil che "di fatto" esiste gia con una propria giurisdizione,polizia,tassazione,ect. sia riconosciuta dalla comunita internazionale.
saluti kad
zerothehero
28-03-2006, 22:41
Mi fa piacere che qualcuno parla ancora di questa guerra dimenticata e penso che il riconoscimento dello stato dei tamil che "di fatto" esiste gia con una propria giurisdizione,polizia,tassazione,ect. sia riconosciuta dalla comunita internazionale.
saluti kad
Se di fatto hanno costituito un governo indipendente e sono sovrani in una porzione territoriale automaticamente hanno una soggettività a livello internazionale anche se non ricosciuti dalle nazioni.
Ovviamente se dovessero perdere i due requisiti per la soggettività (effettività e d indipendenza) cambierebbe tutto.
kadmillo
29-03-2006, 11:28
Il problema è ben piu complesso di come può sembrare bisogna conoscere la storia del paese e dei reali motivi del conflitto.
Quanto riguarda la soggettivita è nascosta dall'attuale maggioranza che nn vuole neanche uno stato federale.
SRI LANKA 31/3/2006 9.41
ELEZIONI LOCALI: RISULTATI PARZIALI, IN TESTA PARTITO DI GOVERNO
Il partito di governo ‘United People’s Freedom Alliance’ (Alleanza per la libertà del popolo unito, Upfa) del presidente Mahinda Rajapakse è in testa alle elezioni amministrative svoltesi ieri in varie zone dello Sri Lanka, ma non nel nord e nell’est, teatro di una più che ventennale guerriglia. Secondo i risultati ufficiali parziali, l’Upfa ha conquistato la maggioranza in 39 dei 49 consigli locali presi in esame finora; il principale schieramento di opposizione ‘Partito nazionale unito’ (Unp) dell’ex primo ministro Ranil Wickremesinghe ha invece ottenuto il potere in cinque consigli, mentre il principale partito moderato tamil ne ha ‘occupati’ due, il partito marxista Jvp (alleato del governo ma presentatosi da solo) ha mantenuto l’unico consiglio amministrativo che già aveva nel 2002 e altri due sono andati a raggruppamenti politici minori. In totale le amministrazioni locali per le quali si votava erano 266. Il voto, a cui erano chiamati oltre 10 milioni di cittadini, è stato caratterizzato da un’affluenza alle urne del 55%, molto più bassa rispetto alle ultime amministrative. Secondo alcuni osservatori queste elezioni, le prime dalla designazione a presidente, l’anno scorso, di Mahinda Rajapakse, sono un indicatore del gradimento della popolazione nei confronti del nuovo esecutivo e della sua gestione del processo di pace con i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), protagonisti di un conflitto indipendentista avviato nel 1983 nel nord e nell’est del paese. Tuttavia, sottolineano gli esperti, il ‘test’ risulta incompleto perché, per ragioni di sicurezza, il voto è stato rinviato, forse a settembre, proprio nei territori settentrionali ed orientali dominati dall’Ltte.
SRI LANKA 1/4/2006 14.46
ELEZIONI LOCALI: VINCE PARTITO DI GOVERNO, SCONFITTI OLTRANZISTI ANTI-TAMIL
Il partito di governo ‘United People’s Freedom Alliance’ (Alleanza per la libertà del popolo unito, Upfa) del presidente Mahinda Rajapakse ha vinto le elezioni amministrative aggiudicandosi 222 consigli locali su 266; lo si apprende dalla stampa cingalese che ha diffuso i risultati definitivi. La principale formazione d’opposizione, il Partito nazionale unito (Unp) dell’ex primo ministro Ranil Wickremesinghe, ha ottenuto la maggioranza in 32 consigli; risulta così capovolto il risultato delle precedenti elezioni amministrative del 2002 in cui l’Unp, allora partito di governo, ottenne 217 consigli e l’Upfa solo 4. Commentatori politici cingalesi concordano nell’indicare queste elezioni una vittoria personale del presidente, eletto lo scorso novembre, e una dura sconfitta dei suoi due alleati di governo, il partito marxista Jvp e il cosiddetto ‘partito dei monaci buddisti’ (partito dell’eredità nazionale- Jhu) : il primo, che si attendeva di vincere in almeno sei collegi, ha mantenuto l’unico consiglio già vinto nel 2002, mentre il secondo, formazione nata in occasione delle ultime elezioni politiche, non ne ha conquistato neanche uno. Appare così ridimensionato il peso politico dei due alleati di governo che, minacciando la crisi di governo, hanno condizionato in senso più nazionalista e ostile la linea già cauta del presidente Rajapakse nei confronti dei ribelli tamil. Nove consigli sono andati al principale partito della minoranza tamil e il resto a formazioni minori. Tra gli parametri significativi di questa chiamata alle urne c’è la flessione dell’affluenza, che è stata di poco superiore al 50% rispetto al 62% di quattro anni fa. Tuttavia, avvertono gli esperti, l’analisi non può dirsi completa finché non si sarà votato anche per i 45 consigli municipali e urbani nel nordest abitati in maggioranza da tamil e in buona parte sotto il controllo dei ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte); in questi distretti il voto è stato posticipato al prossimo settembre per ragioni di sicurezza.
SRI LANKA 4/4/2006 13.49
NUOVO IMPULSO A PROCESSO DI PACE DOPO ELEZIONI LOCALI
La vittoria del partito di governo, alle elezioni locali dello scorso 30 marzo in Sri Lanka, ha rafforzato l’attuale esecutivo e dato perciò nuovo impulso al processo di pace in corso con i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte): lo ha detto ieri il capo della delegazione governativa per i colloqui di pace, Nimal Siripala de Silva, al nuovo inviato norvegese (la Norvegia è da anni mediatrice nel conflitto) Jon Hanssen Bauer. Ricordando il buon esito del voto per l’‘United People’s Freedom Alliance’ (Alleanza per la libertà del popolo unito, Upfa) del presidente Mahinda Rajapakse, aggiudicatosi 222 consigli locali su 266, il ministro de Silva ha affermato che non ci sarà alcun cambiamento nelle posizioni governative mirate a risolvere la più che ventennale crisi. L’esponente dell’esecutivo ha poi ribadito l’impegno a mantenere le promesse formulate nei colloqui di pace del febbraio scorso a Ginevra (Svizzera) e l’intenzione di proseguire il dialogo, con un secondo round di incontri tra il 19 e 21 aprile sempre nella città elvetica, in un’atmosfera tranquilla e favorevole a tutti i gruppi coinvolti. Da parte sua Bauer, che ha da poco sostituito Erik Solheim, ministro norvegese dello sviluppo internazionale, ha auspicato impegno e collaborazione tra le due parti per porre fine a un conflitto iniziato nel 1983 dall’Ltte nel nord e nell’est e costato finora la vita ad almeno 65.000 persone.
SRI LANKA 5/4/2006 18.31
PRIMO INCONTRO TRA ‘TIGRI’ TAMIL E INVIATO DI PACE NORVEGESE
Una rinnovata sollecitazione a convincere il governo dello Sri Lanka a disarmare i gruppi di guerriglieri ‘dissidenti’ attivi soprattutto nell’est è stata rivolta dai ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) al nuovo inviato di pace norvegese, Jon Hanssen-Bauer, che oggi per la prima volta li ha incontrati nella loro roccaforte a Kilinochchi. Al termine della riunione, il capo dell’ala politica dell’Ltte, S. P. Thamilselvan, ha ribadito che “le decisioni prese dal governo nei prossimi giorni decederanno l’esito dei colloqui”, previsti dal 19 al 21 aprile a Ginevra (Svizzera). In particolare la guerriglia - attiva dal 1983 nel nord e nell’est per l’indipendenza dei territori abitati in prevalenza dalla minoranza etnica tamil - aveva già chiesto all’esecutivo nei colloqui di febbraio scorso di provvedere a disarmare gli uomini del colonnello Karuna, ex dirigente dell’Ltte protagonista di una secessione interna nel 2004 e da allora nemico giurato degli ex compagni di lotta. Il governo ha finora negato la presenza di guerriglieri di Karuna nelle zone di conflitto, ma i mediatori norvegesi lo hanno invitato ad approfondire la questione. Da parte sua Jon Hanssen-Bauer - che ha da poco sostituito il ministro per lo sviluppo internazionale norvegese Erik Solheim – dopo l’incontro con l’Ltte ha detto che è compito di ‘Tigri’ e governo far procedere i prossimi colloqui nel modo giusto, ma ha concluso: “Penso che entrambe le parti si rendano conto di essere sulla strada della pace”.
SRI LANKA 8/4/2006 14.02
ACCUSE GOVERNO-RIBELLI MINACCIANO COLLOQUI DI PACE
Un reciproco scambio di accuse di violazione del ‘cessate-il-fuoco’ siglato tra i ribelli Tamil e l’esercito cingalese, minaccia la nuova tornata di colloqui di pace per lo Sri Lanka, che si terrà dal 19 al 21 aprile a Ginevra. Questa mattina uno dei portavoce del movimento delle Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) ha denunciato un attacco lanciato all’alba dall’esercito contro una postazione ribelle a sud del porto nord-orientale di Trincomalee e l’uccisione in città, ieri notte, di un politico considerato vicino alle Tigri. “Quello che avviene sul terreno dimostra come le promesse e i proclami del governo non abbiano un reale fondamento, ma siano solo parole” si legge in una nota inviata stamani ai mediatori norvegesi dall’ufficio politico del movimento e pubblicata sul sito internet delle Tigri. A qualche ora di distanza, però, è arrivata anche l’accusa dell’esercito, che ha denunciato l’attacco di un gruppo di ribelli contro una postazione militare governativa, conclusosi con la morte di un soldato e il ferimento di un altro. La guerriglia - attiva dal 1983 nel nord e nell’est dello Sri Lanka per l’indipendenza dei territori abitati in prevalenza dalla minoranza etnica tamil – accusa il governo di sostenere un gruppo di dissidenti della ribellione guidati da tale colonnello Karuna per attaccare le Tigri. Proprio quest’aspetto della crisi, sarà uno dei temi centrali della prossima tornata negoziale.
SRI LANKA 12/4/2006 15.33
TRINCOMALEE: SITUAZIONE FUORI CONTROLLO ?
Almeno 9 persone sono morte e una cinquantina sono rimaste ferite in un attentato dinamitardo avvenuto oggi in un mercato di Trincomalee (Sri Lanka orientale), città negli ultimi giorni al centro di violenze in cui la situazione, secondo la missione di monitoraggio sul cessate-il-fuoco, “sta andando fuori controllo”. Oltre a causare diverse vittime – tra cui due soldati e sette civili - l’ordigno, collocato su una bicicletta, ha danneggiato molti esercizi commerciali. Dopo l’attentato, avvenuto alla vigilia delle celebrazioni per il nuovo anno tamil e cingalese, previste per domani e venerdì, gruppi di abitanti locali si sono dati agli incendi e alle razzie, mentre altri residenti sono stati visti fuggire dalla città; di conseguenza le autorità hanno imposto il coprifuoco a tempo indeterminato. Solo poche ore prima era stata data notizia della morte di due poliziotti, e il ferimento di altri due, per una mina collocata vicino a Trincomalee, il terzo episodio di questo tipo attribuito ai ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) negli ultimi tre giorni. “Sembra che i disordini si stiano moltiplicando a Trincomalee; le notizie riferiscono di spari e di una situazione che sta andando fuori controllo” ha detto Helen Olafsdottir, portavoce della Slmm, Missione di monitoraggio dello Sri Lanka a guida scandinava incaricata di vigilare sul cessate-il-fuoco firmato a febbraio 2002 tra esecutivo e Ltte. Helen Olafsdottir ha aggiunto che per ora gli uomini della Slmm non sono in grado di recarsi sul posto e ha invitato polizia e esercito a riportare la calma. I nuovi intensi scontri, che solo negli ultimi giorni hanno provocato decine di morti, rischiano di compromettere i colloqui di pace del 19-21 aprile a Ginevra (Svizzera) tra governo e ‘Tigri’, protagoniste di un più che ventennale conflitto per l’indipendenza del nord e dell’est costato la vita ad almeno 65.000 persone.
SRI LANKA 13/4/2006 13.50
RIBELLI CHIEDONO RINVIO COLLOQUI, TRINCOMALEE NELL’INCERTEZZA
“Sono celebrazioni decisamente sottotono quelle per il Capodanno cingalese e tamil che si stanno svolgendo a partire da oggi a Trincomalee, al centro di recenti violenze; la gente teme di uscire di casa e si comporta con estrema prudenza”: lo dice alla MISNA padre Joseph Vinny Dunstan del ‘Jesuit Refugee Service’ (Jrs), nelle stesse ore in cui i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) hanno chiesto il rinvio della nuova tornata di colloqui di pace inizialmente fissata per il 19-21 aprile a Ginevra (Svizzera). Il gesuita - che risiede nella capitale dello Sri Lanka, Colombo, ma per lavoro ha continui contatti anche con Trincomalee - ha confermato che la situazione nella città orientale è tesa ma sostanzialmente calma e numerosi militari e poliziotti pattugliano le strade per prevenire ulteriori disordini, dopo che ieri 15 persone sono morte, 45 sono rimaste ferite e 20 risultano disperse per un attentato dinamitardo seguito da scontri tra residenti. È stata inoltre decisa l’estensione del coprifuoco anche a questa notte. “Stavolta – spiega Dunstan – la gente sembra avere più paura del solito; paradossalmente, infatti, quando gli scontri avvengono tra esercito e ribelli si concludono lì e, finita la battaglia, i civili si arrischiano a tornare alla vita normale. Stavolta invece a scontrarsi sono stati gli abitanti del luogo appartenenti a diverse etnie, perciò si temono rappresaglie e ulteriori violenze”. Ovviamente tra la popolazione, conclude il sacerdote, serpeggia il timore che la crescente violenza – si calcola che da venerdì scorso tra le 30 e le 40 persone abbiano perso la vita nelle zone di guerriglia – possa compromettere il processo di pace. Intanto un portavoce delle ‘Tigri’, impegnate in un più che ventennale conflitto per l’autonomia del nord e dell’est, ha chiesto alla Norvegia, che svolge un ruolo di mediazione, di posticipare i prossimi colloqui a dopo il 22 aprile, perché “abbiamo bisogno di tempo per discutere la situazione con i nostri comandanti nell’est”.
[LM]
SRI LANKA 15/4/2006 10.23
NUOVE VIOLENZE, MENTRE RIBELLI MINACCIANO DI USCIRE DAI NEGOZIATI
Almeno 4 militari dell’esercito cingalese sono morti e una dozzina sono rimasti feriti oggi per l’esplosione di una bomba di forte potenziale nei pressi di una base militare nel nord dell’isola. Lo riferiscono fonti militari locali, precisando che un ordigno è esploso al passaggio di un autobus militare che trasportava i soldati nel distretto di Vavuniya (nel nord). Nelle prime dichiarazioni rilasciate alla stampa locale e internazionale, i militari governativi hanno accusato i ribelli delle Tigri per la Liberazione della patria Tamil (Ltte) dell’attacco, proprio nel giorno in cui questi ultimi si sono detti pronti ad abbandonare i negoziati di pace con il governo di Colombo. I ribelli Tamil hanno minacciato di abbandonare i negoziati in corso da anni a Ginevra se le autorità dello Sri Lanka non rinunceranno a controllare militarmente le operazioni di spostamento dei capi guerriglieri impegnati sul fronte orientale verso le basi Tamil del nord del Paese. Gli accordi firmati dalle parti prevedono infatti che una nave disarmata con equipaggio norvegese (la Norvegia guida fin dall’inizio le operazioni negoziali) prenda a bordo i comandanti ribelli, trasportandoli nel nord dell’isola, per permettere loro di riunirsi con gli altri guerriglieri e decidere la linea da seguire nei colloqui di Ginevra; l’imbarcazione dovrebbe essere seguita a distanza da un mezzo militare governativo. Nonostante abbiano accettato la condizione, ora le Tigri respingono la clausola, rifiutando la ‘scorta armata’ governativa. “Per noi è molto importante incontrare i nostri comandanti. Abbiamo cancellato il viaggio (verso le basi settentrionali). Se non possiamo incontrare i nostri comandanti, lasceremo i negoziati di Ginevra” ha detto alla stampa internazionale il segretario per la pace dei ribelli, S. Puleedevan, provocando la reazione stizzita del capo della missione internazionale di monitoraggio nello Sri Lanka, il generale svedese Ulf Henricsson: “Sono molto preoccupato per il destino degli abitanti dello Sri Lanka di ogni etnia. Chi ha posizioni di responsabilità in questo Paese, dall’una e dall’altra parte, non sta agendo per il benessere del popolo” ha detto Henricsson, sostenendo che i Tamil non devono aver letto attentamente quello che hanno firmato, poiché negli accordi era precisamente previsto che un’unità da guerra governativa srilankese seguisse a distanza l’imbarcazione nordeuropea mentre trasportava i capi ribelli verso le basi del nord. Si apre dunque una fase negoziale molto tesa tra le parti e i mediatori norvegesi, proprio all’indomani dello spostamento del nuovo round negoziale dal 19-21 al 24-25 aprile, come richiesto proprio dai ribelli. Questo nuovo stop giunge al termine della settimana più sanguinosa degli ultimi anni nello Sri Lanka, dove più di 40 persone hanno perso la vita nelle zone di guerriglia, con l’episodio più grave registrato mercoledì scorso a Trincomalee. Nelle ultime ore il gruppo dei ‘donors’ per la pace in Sri Lanka, composto da Unione Europea (Ue), Giappone, Norvegia e Stati Uniti, ha espresso forti preoccupazioni per la fase involutiva in cui sono precipitati i negoziati, condannando la nuova ondata di violenza e chiedendo alle parti di aumentare l’impegno per giungere a una soluzione negoziale del conflitto che negli ultimi due decenni ha provocato la morte di almeno 64.000 persone si entrambi gli schieramenti.
SRI LANKA 18/4/2006 9.47
DIPLOMAZIA NORVEGESE TENTA DI SALVARE NEGOZIATI DI PACE
Il capo dei mediatori norvegesi, Jon Hannsen-Bauer, sta conducendo a Colombo un estremo tentativo di convincere le parti in conflitto a partecipare ai colloqui per la ridefinizione del cessate-il-fuoco, che erano in agenda per il 24 e 25 aprile prossimo a Ginevra. Le ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) hanno annunciato sabato scorso il loro ritiro dai negoziati, denunciando restrizioni alla loro libertà di movimento dei loro comandanti militari, ma sembra che ora stiano valutando un nuova proposta di Colombo. Non si ferma intanto la violenza sul campo. Da sabato almeno undici persone hanno perso la vita in azioni di guerriglia: sei sono poliziotti o soldati uccisi in distinti attacchi nei pressi della città di Vavuniya, nel nord del paese (l’ultimo dei quali questa notte); le restanti tre vittime, tra cui almeno un ribelle, sono morte per l’esplosione di una bomba a Jaffna. Il Ltte riferisce, inoltre, di aver ucciso in scontri nell’est tre ribelli di una fazione avversaria, che ritengono sia appoggiata dall’esercito. Salgono così a oltre a 64 (altre fonti alzano la stima a 70) le vittime di attentati e azioni di guerra solo nell’ultima settimana, mentre sono complessivamente oltre 200 quelle che hanno perso la vita dallo scorso novembre, quando cioè sono iniziate le sistematiche violazioni della (flebile) tregua in vigore dal 2002.
SRI LANKA 19/4/2006 14.46
TRINCOMALEE: CIVILI IN FUGA DOPO DISORDINI
Circa un migliaio di persone hanno lasciato le loro case a Trincomalee, città portuale dell’est dello Sri Lanka, in seguito alle recenti violenze che hanno provocato decine di morti. Agenzie internazionali di stampa riferiscono che diversi residenti stanno cercando rifugio in scuole o chiese, mentre alcune organizzazioni non governative (ong), tra cui quelle incaricate della ricostruzione post-tsunami, hanno già evacuato la zona. È stato inoltre reintrodotto il coprifuoco dichiarato la scorsa settimana dopo che, il 12 aprile, almeno una trentina di persone aveva perso la vita e una quarantina era rimasta ferita per l’esplosione di una bomba in un mercato e i conseguenti scontri tra cingalesi e tamil. La situazione è tesa anche nella penisola settentrionale di Jaffna dove secondo ‘Tamilnet’ - sito Internet vicino alla ribellione tamil - cinque civili sono stati uccisi ieri notte dall’esercito. Le violenze ormai quotidiane rischiano di compromettere il processo di riavvicinamento tra governo e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), attivi dal 1983 nel nord e nell’est per l’indipendenza di questi territori, in un conflitto costato la vita ad almeno 65.000 individui. Nel tentativo di riconciliare le due parti, l’inviato di pace norvegese (la Norvegia è da tempo mediatrice nella guerra civile), Jon Hannsen-Bauer, sta incontrando esponenti governativi nella capitale Colombo e domani dovrebbe andare al nord per vedere i rappresentanti dell’Ltte; cercherà di convincere entrambi a non rimandare ulteriormente i prossimi colloqui di pace fissati per il 24 e 25 aprile prossimo a Ginevra (Svizzera).
SRI LANKA 26/4/2006 8.24
GOVERNO ATTACCA BASI TAMIL DOPO ATTENTATO DEL 25 APRILE
Attacchi aerei e navali e terrestri – i primi dal coprifuoco deciso nel 2002 - contro basi e imbarcazioni delle Tigri Tamil ( Ltte, Liberation Tigers of Tamil Eelam) (LTTE) nel distretto nordorientale di Trincomalee, sono stati lanciati dal governo dopo che una donna kamikaze, fingendo di essere incinta per nascondere l'esplosivo, si è fatta esplodere ieri nel quartier generale dell’esercito, a Colombo, provocando la morte di almeno 10 persone e il ferimento di altre 30. Vero obiettivo doveva essere a quanto pare il generale Sarath Fonseka che è stato gravemente ferito. La kamikaze si era presentata all'ospedale militare affermando di avere un appuntamento con un medico per accertamenti relativi al suo stato. L'attentato, che non è stato rivendicato, è stato compiuto mentre il mediatore di pace norvegese stava tentando di convincere i ribelli tamil a riprendere i colloqui di pace in Svizzera, sospesi a tempo indefinito. Nelle ultime tre settimane più di 100 persone sono morte in un crescendo di violenze tra ribelli Tamil ed esercito.
SRI LANKA 27/4/2006 12.29
SOSPESI ATTACCHI GOVERNATIVI CONTRO BASI RIBELLI TAMIL
Il governo cingalese ha sospeso gli attacchi contro le basi delle Tigri Tamil (Tigri per la liberazione della patria tamil, Ltte) e ha riaperto le vie d'accesso al territorio dei ribelli. Lo conferma il portavoce dell'esercito, Prasad Samarasinghe, pur non escludendo nuove rappresaglie in caso di nuovi attacchi. Colpi d'arma da fuoco – ha aggiunto – sarebbero stati esplosi contro un campo militare non lontano dalla zona controllata dai ribelli, ma non dovrebbero esserci ritorsioni. Ogni reazione sarebbe “devastante per il nostro nemico”, ha detto S. Elilan, il capo politico delle Tigri Tamil a Trincomalee, nel nord est, citato dal sito 'Tamilnet' – considerato vicino allo Ltte. Intanto sono stati diffusi i primi bilanci degli sfollati in seguito agli attacchi dell'aviazione e della marina cingalese contro Sampur e Muttur, a sud di Trincomalee, avvenuti martedì sera e ieri. Secondo l'agenzia di governo, citata oggi dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr), 10.718 famiglie avrebbero abbandonato la zona. Il dato non si discosta da quello fornito dalle Tigri Tamil, secondo cui almeno 40.000 persone sarebbero fuggite. Le violenze delle ultime settimane hanno ostacolato il processo di pace, provocando un rinvio di importanti colloqui.
SRI LANKA 29/4/2006 9.29
GOVERNO PRONTO A RILANCIARE NEGOZIATI
Il governo dello Sri Lanka ha detto di essere disposto a riprendere i negoziati in qualunque momento: la dichiarazione, attraverso un portavoce ufficiale, giunge all’indomami dell’esortazione dei ‘donors’ del paese asiatico che sono anche mediatori nel processo di pace – Norvegia, Unione Europea, Stati Uniti e Giappone – rivolte alle due parti “a fermare le violenze e a riprendere i colloqui il prima possibile”. I negoziatori internazionali, dicendosi cautamente ottimisti, riferiscono che ribelli e autorità cingalesi stanno dando segnali di voler riprendere i colloqui di pace, ma nessuna data è stata finora fissata. Un secondo round negoziale era previsto il 24 aprile a Ginevra per la ri-definizione dell’accordo di cessate-il-fuoco, in vigore dal 2002 ma indebolito da continue violazioni negli ultimi mesi. La situazione è degenerata il 25 aprile quando una donna kamikaze si è fatta esplodere nel quartier generale delle forze armate a Colombo uccidendo 11 soldati – secondo l’ultimo bilancio aggiornato a oggi – e ferendo 26 persone, incluso il generale Sarath Fonseka, vero obiettivo dell’attacco. L’esercito ha risposto bombardando le basi dei ribelli tamil nei distretti circostanti Trincomalee, nell’nord est del paese, provocando 12 vittime civili. Il governo ha definito l’operazione militare una reazione all’attentato e non necessariamente un ritorno al conflitto in campo aperto. La stampa cingalese riferisce oggi che la kamikaze – una ragazza di 21 anni originaria del distretto di Vavuniya, circa 250 chilometri a nord di Colombo, in territorio controllato dai ribelli – era davvero in stato di gravidanza come aveva dichiarato per superare i controlli militari e non un camuffamento come si era pensato in un primo momento.
SRI LANKA 2/5/2006 12.17
NUOVI ATTENTATI NON METTONO A RISCHIO COLLOQUI DI PACE
“Siamo ottimisti”, con queste parole Palitha Kohona, alto funzionario del governo di Colombo, ha confermato oggi la possibilità, ventilata alla fine di aprile, che riprendano presto i colloqui di pace tra l’esecutivo dello Sri Lanka e i ribelli delle Tigri Tamil, nonostante gli attentati di ieri e, complessivamente, dell’ultimo mese, durante il quale hanno perso la vita più di 200 persone. Il governo di Colombo ha chiesto oggi ai mediatori norvegesi e ai donatori internazionali di adoperarsi per riportare i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) al tavolo dei negoziati, dopo un primo maggio segnato da nuove violenze. Almeno 7 persone hanno infatti perso la vita ieri in seguito ad alcuni attacchi attribuiti al Ltte, a causa dei quali sono state sospese o cancellate molte celebrazioni organizzate in occasione della giornata mondiale dei lavoratori. Cinque persone – 4 civili e un marinaio - sono morte nella città portuale di Trincomalee, 260 chilometri circa a nord-est della capitale Colombo, in seguito all’esplosione di un ordigno posto su una bicicletta, che ha causato il ferimento di altre 8 persone. In un secondo attacco, avvenuto nella regione di Weli Oya, hanno perso la vita altri due civili, colpiti da colpi d’arma da fuoco sparati da presunti ribelli Tamil, mentre altri tre sono rimasti feriti. Un’altra bomba, esplosa su un’isola nel nord del Paese, al passaggio di un convoglio militare, non ha invece provocato vittime né feriti. Dallo scorso 25 aprile, data in cui sono stati interrotti i negoziati di pace tra le parti, la violenza è tornata a colpire quotidianamente lo Sri Lanka.[PIME]
SRI LANKA 3/5/2006 17.04
ATTACCO CONTRO QUOTIDIANO VICINO AI TAMIL
Un gruppo di uomini armati, col volto coperto da un passamontagna, ha fatto irruzione nella sede di un quotidiano Tamil a Jaffna, 250 chilometri a nord di Colombo, uccidendo due persone e ferendone un numero ancora imprecisato: l’assalto è avvenuto la scorsa notte, ma la notizia è stata riferita solo oggi, in concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa. Secondo le ricostruzioni del ministro dell’Informazione, Anura Yapa, gli aggressori sarebbero entrati nella redazione di ‘Uthayan Daily’ cercando i responsabili della testata che in quel momento non erano in sede; quindi hanno aperto il fuoco. Yapa non ha precisato se siano stati due giornalisti a morire nell’attacco attribuito dal governo a “terroristi armati”, mentre il sito filo-ribelle ‘Tamilnet’ ha parlato di “paramilitari”. Già nel passato la redazione di ‘Uthayan Daily’ era stata bersaglio di violenze con un bilancio di diversi feriti; un collaboratore del giornale era stato inoltre assassinato a gennaio nella località nordorientale di Trincomalee. L’incursione è avvenuta a poche ore di distanza da una fiaccolata organizzata dai giornalisti cingalesi per le strade di Colombo in memoria dei colleghi internazionali vittime di abusi e violenze nell’esercizio della professione.
SRI LANKA - Due poliziotti e sette presunti ribelli tamil sono morti in due distinti attacchi oggi nel distretto di Vavuniya e nella penisola di Jaffna; salgono così a oltre 200 le vittime nell’ultimo mese per azioni di guerriglia e operazioni militari. Sabato è atteso in Sri Lanka, l’inviato di pace del Giappone, Yasushi Akashi, per colloqui con il presidente Mahinda Rajapakse e i capi della ribellione Tamil. Tokyo è il maggiore finanziatore del processo di pace in Sri Lanka, bloccato dal 2003, e ha promesso aiuti per 4,5 miliardi di dollari solo se si faranno progressi verso un accordo.
SRI LANKA 8/5/2006 10.53
ANCORA VIOLENZE TRA TIGRI TAMIL E FORZE GOVERNATIVE
Almeno 11 persone sono morte in scontri tra forze governative e i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) e un inviato giapponese è giunto ieri nel paese per tentare di riprendere i colloqui di pace, mentre continua la spirale di scambi di accuse reciproche tra le due parti. Dissidenti della guerriglia, guidati da V. Muralitharan, meglio noto come ‘Colonnello Karuna’, che secondo le Tigri avrebbe l’appoggio del governo, avrebbero attaccato poco prima dell’alba una base Tamil, nel distretto nordorientale di Trincomalee, uccidendo 11 ribelli e ferendone 4. Le tigri Tamil minacciano azioni di rappresaglia. “Dal momento che il governo ha apertamente negato la vera esistenza del gruppo di Karuna nelle aree da controllate dal governo e si è rifiutato di disarmarlo, le Ltte non hanno altra scelta che neutralizzare gli uomini armati di Karuna”, ha detto alla ‘Reuters’ Anton Balasingham, capo negoziatore dei ribelli. Durerà almeno sino a questo pomeriggio il coprifuoco imposto ieri dal governo nella penisola settentrionale di Jaffna, dove – secondo quanto riporta il sito web delle Ltte – otto lavoratori in un tempio Hindu sarebbero stati portati via a forza dalle truppe governative e uccisi, mentre le Tigri, accusa l’esercito, avrebbero ferito sei poliziotti e un civile nell’esplosione di una granata nella città di Batticaloa. L’inviato giapponese, Yasushi Akashi, si appresta intanto a incontrare il presidente Mahinda Rajapakse, mentre domani sarà a colloquio con il capo dell’ala politica delle Ltte, S.P. Thamilselvan. L’intento è di riprendere i colloqui di pace che, dopo sei tornate iniziate nel settembre 2002, si sono arenati nell’aprile 2003. Negli attacchi tra ribelli Tamil e esercito cingalese, che hanno violato il ‘cessate-il-fuoco’ siglato nel 2002, più di 200 persone, per lo più civili, hanno perso la vita lo scorso mese.
SRI LANKA 10/5/2006 15.30
FALLISCE MISSIONE DI PACE DI INVIATO GIAPPONESE
Si è conclusa, all’insegna del pessimismo e della preoccupazione, la missione dell’inviato di pace del Giappone, Yasushi Akashi, secondo il quale la comunità internazionale non è in grado di convincere le parti a dialogare se queste stesse non vogliono. “È evidente che la responsabilità sul processo di pace appartiene interamente al governo e al Ltte”, a detto Akashi, citando la sigla del movimento ribelle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’; la comunità internazionale, ha aggiunto, “può avere un ruolo di sostegno” ma “non può sostituirsi alle parti in conflitto”. Akashi ha sottolineato che sta a Colombo e ai ribelli ora decidere se continuare il processo di pace o abbandonarlo. Nella sua visita di quattro giorni, il diplomatico giapponese, che segue i negoziati di pace dal loro inizio nel 2002 per conto del Giappone, nazione che sostiene e finanzia il processo pace insieme a Norvegia, Unione Europea e Stati Uniti, ha incontrato il presidente Mahinda Rajapakse e i capi della ribellione a Kilinochchi, che non hanno dato segnali incoraggianti per un veloce ritorno ai negoziati; entrambi le parti si accusano reciprocamente di essere i responsabili delle ripetute e gravi violazioni del cessate-il-fuoco che nell’ultimo mese ha provocato più di 200 vittime, soprattutto tra forze armate e ribelli ma anche tra i civili. Akashi ha detto di aver trovato il paese nella sua crisi peggiore all’inizio dei negoziati e che il rischio di tornare al conflitto aperto è molto concreto; altri osservatori evidenziano che gli attacchi ormai quotidiani di fatto hanno già riportato il conflitto sul campo. Si stima che la guerra, avviata dal Ltte nel 1983 per chiedere l’autonomia dei territori abitati dalla minoranza tamil, abbia causato almeno 64.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati. Il diplomatico giapponese ha concluso annunciando per la fine di maggio un incontro a Tokyo tra le nazioni coinvolte nel processo di pace per fare il punto sulla situazione; al meeting è stata invitata anche l’India.
SRI LANKA 11/5/2006 16.47
VITTIME IN “BATTAGLIA NAVALE” TRA RIBELLI E MARINA
Sarebbe di almeno 45 vittime – 15 marinai e 30 ribelli delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) – il bilancio provvisorio di uno scontro avvenuto oggi al largo delle coste settentrionali dello Sri Lanka; lo si apprende da fonti di stampa internazionale. I ribelli avrebbero aperto il fuoco contro due motovedette che scortavano un’imbarcazione militare con a bordo circa 700 soldati governativi. Secondo Helen Olafsdottir, portavoce della Missione di monitoraggio dello Sri Lanka (Slmm), sulla stessa imbarcazione si trovavano anche osservatori internazionali, in prevalenza scandinavi. Fonti militari hanno riferito che l’esercito governativo avrebbe reagito bombardando le postazioni dello Ltte, senza precisare dove. In un comunicato, la missione di monitoraggio denuncia le “gravi violazioni” della tregua del 2002 compiute in questi ultimi giorni dai ribelli, che hanno lanciato “un’offensiva via mare con l’obiettivo di colpire la marina cingalese” si legge nel documento. Gli osservatori internazionali ricordano che “il mare che circonda lo Sri Lanka è una zona controllata dal governo” e che “gli attori non statali non possono controllare lo spazio aereo né marittimo”. Pertanto, è scritto nel testo, lo Ltte “non ha alcun diritto sulle acque territoriali”. Ieri si era conclusa all’insegna del pessimismo la missione dell’inviato di pace del Giappone, Yasushi Akashi – un diplomatico già duramente criticato all’epoca della sua fallita mediazione in Bosnia – secondo il quale la comunità internazionale non è in grado di convincere le parti a dialogare se esse non vogliono. Ribelli e governo si accusano a vicenda per le ripetute violazioni del cessate-il-fuoco che nell’ultimo mese hanno provocato più di 200 morti, soprattutto tra i combattenti dei due fronti ma anche tra i civili. Le ultime vittime vanno ad aggiungersi alle altre 64.000 e alle centinaia di migliaia di sfollati provocati – secondo stime diffuse – dalla guerra lanciata dal Ltte nel 1983 per chiedere l’autonomia dei territori abitati dalla minoranza tamil.
SRI LANKA 12/5/2006 14.53
DOPO SCONTRO NAVALE, COLLOQUIO TRA OSSERVATORI INTERNAZIONALI E RIBELLI
Esponenti della Missione internazionale di monitoraggio nello Sri Lanka (Slmm) guidata dalla Norvegia hanno incontrato per colloqui di emergenza i ribelli delle Tigri per la liberazione del Tamil (Ltte), all’indomani degli scontri navali a largo delle coste di Jaffna in cui sono morti almeno 50 ribelli e 17 militari della marina cingalese. La battaglia, la più violenta dal cessate-il-fuoco del 2002, rischia di compromettere la tregua che aveva posto fine a vent’anni di guerra civile nel nordest dell’isola a maggioranza tamil in un paese dove prevale l’etnia cingalese. I guerriglieri Tamil sono stati accusati dai supervisori internazionali di “grossolana violazione” del cessate-il-fuoco, ma sull’attacco le due parti riferiscono ricostruzioni contrastanti: secondo il portavoce della marina, le Ltte avrebbero lanciato una barca carica di esplosivo contro una motovedetta dei militari che avrebbero quindi reagito affondando cinque imbarcazioni dei ribelli; secondo questi ultimi, invece, sarebbe stata la marina a sferrare per prima un attacco contro i militanti tamil che stavano compiendo un’esercitazione navale. Poiché la motovedetta colpita stava scortando un’imbarcazione con a bordo un osservatore della missione di monitoraggio, le Tigri in una lettera alla Slmm pubblicata sul loro sito web ufficiale hanno denunciato l’esercito di servirsi dei supervisori internazionali come “scudi umani” e scritto: “Vi invitiamo per l’ultima volta a non viaggiare a bordo di navi cingalesi fino ad altri comunicati. Se sceglierete d’ignorare la nostra richiesta, non ci considereremo responsabili per le conseguenze”. Intanto, per la prima volta, i supervisori sono stati autorizzati a comunicare le informazioni da loro raccolte e hanno confermato il coinvolgimento dell’esercito nell’uccisione di tamil nel nord dell’isola, spesso denunciato dalle Tigri ma sempre negato dal governo. “Abbiamo forti indicazioni che almeno una parte delle truppe del governo sia stato coinvolto in uccisioni di civili”, ha detto Jouni Suninen, a capo degli osservatori finlandesi, riferendo che solo lo scorso mese almeno 40 tamil sarebbero stati uccisi nei pressi di Vanuniya, appena sotto il limite meridionale del territorio delle Ltte.
SRI LANKA 20/5/2006 13.53
NAUFRAGIO DI RIFUGIATI TAMIL A LARGO DELLE COSTE INDIANE
Cinque persone di etnia Tamil sono annegate e quattro sono tuttora disperse, dopo che si è rovesciata la barca a bordo della quale tentavano di attraversare lo stretto che separa lo Sri Lanka nord-occidentale, dallo stato di Tamil Nadu, nell’India meridionale, per fuggire ai recenti scontri armati. Ieri l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr) aveva riferito che dal 12 gennaio, circa 1019 Tamil sono arrivati in India, la maggior parte via mare, dopo aver venduto i loro beni per poter pagare la traversata e fuggire così alle violenze tra forze cingalesi e ribelli delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) nel nordovest del paese che, da aprile a oggi, ha ucciso almeno 275 persone. I rifugiati vengono ospitati in campi gestiti dalle autorità governative, dove vivono già circa 60.000 cingalesi giunti in India nel corso dei vent’anni di guerra civile in Sri Lanka. Circa 31.000 persone, invece, sono sfollate all’interno dello stesso distretto di Trincomalee; si calcola che dal 1983 il conflitto abbia provocato circa 65.000 vittime fino al cessate-il-fuoco del 2002. Da alcuni mesi la tregua è stata ripetutamente violata.
SRI LANKA 29/5/2006 15.43
RIBELLI TAMIL ACCETTANO ‘COLLOQUI DI PACE’ AD OLSO
I ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) hanno accettato l’invito dei mediatori norvegesi per un incontro a Oslo per l’8 giugno prossimo per discutere del processo di pace in Sri Lanka: lo ha detto il capo dell’ala politica del Ltte, S.P. Thamiselvan, a una testata on-line vicina ai ribelli, precisando che i colloqui avverranno solo se sarà rispettata la sicurezza dei delegati del Ltte. Ha inoltre sottolineato che la riunione nella capitale norvegese non è comunque da intendersi come un nuovo round dei negoziati con il governo di Colombo, che avrebbero dovuto svolgersi a febbraio a Ginevra e che invece sono stati boicottati dai ribelli. La dichiarazione di Thamilselvan, che fa pensare a una timida apertura al dialogo, giunge mentre a Bruxelles i rappresentanti dell’Unione Europea discutono se includere il Ltte in una lista dei gruppi terroristi, come conseguenza delle numerose violazioni del cessate-il-fuoco negli ultimi mesi. Il provvedimento aprirebbe la strada a misure di contrasto nei confronti del Ltte nei paesi dell’Ue, incluso il divieto di raccogliere fondi tra la diaspora tamil per finanziare il movimento ribelle. I guerriglieri hanno dichiarato che l’approvazione del bando avrebbe l’effetto di esacerbare ulteriormente il conflitto e allontanare ulteriormente la possibilità di riprendere i negoziati di pace. Più di 280 persone, soprattutto soldati e poliziotti, ma anche ribelli e civili sono morti in una serie di attentati, scontri navali e azioni di guerriglia dallo scorso febbraio in quello che, malgrado sia in vigore dal 2002 una tregua, sembra essere a tutti gli effetti una ripresa del conflitto.
SRI LANKA – Le Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) rinuncino agli atti di violenza e il governo accolga le richieste legittime della minoranze tamil e musulmane: è l’invito rivolto alle due parti dai donatori del paese – Giappone, Unione Europea, Stati Uniti e Norvegia – al termine di un incontro a Tokyo. Poche ore prima del vertice, l’Ue ha incluso l’Ltte in una elenco di gruppi terroristi.
SRI LANKA 31/5/2006 5.43
PRESUNTA STRAGE DI CIVILI: INDAGINI DIFFICILI
Sulla base delle testimonianze di due superstiti sfuggiti alle Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), la polizia sta indagando sulla sorte effettiva di 12 operai sequestrati e forse uccisi dallo Ltte. Secondo i due superstiti lunedì notte una ventina di ‘tigri’ tamil avrebbero sequestrato 14 operai edili di etnia cingalese in una località nell’est del paese, uno dei territori dove maggiore è la presenza dei ribelli tamil; i due fuggiaschi hanno denunciato l’accaduto alla polizia prima di essere trasportati in ospedale per le ferite d’arma da fuoco riportate. Le ricerche e le indagini, a parere della polizia, sono rese più lente dalla presenza di mine antiuomo. Nessun commento sull’accaduto è giunto dallo Ltte, che lunedì mattina è stato incluso dall’Unione Europea in una lista di organizzazioni bandite nei 25 paesi membri. I ribelli avevano criticato la scelta di Bruxelles, affermando che il bando contro di loro avrebbe contribuito a esacerbare la situazione. Se confermata, l’aggressione ai danni dei 12 civili sarebbe una delle più gravi violazioni della tregua in vigore dal 2002 e che negli ultimi mesi è stata ripetutamente disattesa.
2 Giugno 2006
SRI LANKA
Sri Lanka: famiglie povere ospitano i rifugiati delle violenze nel nord-est
di Danielle Vella
Il direttore del Jesuit Refugee Service nel Paese “scopre” la generosa ospitalità dei poveri ai loro connazionali in cerca di luoghi più sicuri: “Voler dividere il poco, che possiedono con gli altri è segno della presenza di Dio”.
Colombo (AsiaNews) – Famiglie povere, che stentano a sopravvivere, aprono le porte delle loro case e i loro cuori ai rifugiati delle violenze in Sri Lanka. A raccontarlo è p. Vinny Joseph, direttore del Jesuit Refugee Service (Jrs) nel Paese, che dai martoriati distretti orientali di Trincomalee e Batticaloa parla di questa “scoperta” come di “una candela nel buio”. Il sacerdote è andato a visitate queste zone per rendersi conto in prima persona dei bisogni di questa gente “disperata”, in fuga dalla recrudescenza degli scontri tra ribelli delle Tigri Tamil e forze governative.
Circa 40mila persone hanno abbandonato le loro case alla fine di aprile, quando Colombo ha condotto attacchi navali ed aerei contro sospette basi dei ribelli nell’est, in risposta a un attentato suicida avvenuto al quartier generale dell’esercito nella capitale. Gli attacchi governativi hanno ucciso 15 persone.
P. Vinny ricorda che in quell’occasione “sette villaggi - Senayoor, Sambur, Kattaiparichan, Santhosapurm, Nallur, Koonitheevu e Sudaikuda - sono stati bombardati in modo indiscriminato. Dopo l’attacco, gli abitanti di 22 villaggi vicini hanno cominciato a fuggire”. “La maggior parte delle persone - racconta - sono sistemate in scuole, tende e sotto gli alberi. Ho potuto vedere con i miei occhi le condizioni pietose in cui vivono e la situazione straziante di tutta la zona”.
Nonostante la disperazione, però, la solidarietà non è venuta meno. “Alcune famiglie povere hanno accolto in casa diversi rifugiati, e a volte interi nuclei famigliari, un gesto di grande generosità”, dice il gesuita. “In alcune abitazione non c’è posto, ma il cuore di questa gente è grande abbastanza da ospitare i bisognosi”.
Il sacerdote è rimasto molto colpito anche dal calore con cui è stato accolto al campo per i rifugiati, dove il Jrs svolge attività psico-sociali, classi serali per bambini e distribuisce razioni di cibo per circa duemila famiglie. “Nella mia vita non dimenticherò mai il thé caldo offerto a me e al mio staff da una famiglia che vive in una tenda. Il voler dividere con noi la loro misera razione di thé e zucchero è stato un chiaro segno della presenza di Dio anche in un’umanità così distrutta”.
Ma la situazione nel Paese va deteriorandosi. P. Vinny riconosce che “mai negli ultimi quattro anni mi sono sentito così insicuro; è la prima volta che avverto una forte vulnerabilità, e anche per il mio staff non è una sensazione che aiuta il nostro lavoro”.
SRI LANKA 6/6/2006 11.43
ATTENTATO VICINO ALLA CAPITALE A VIGILIA COLLOQUI
Una mina antiuomo a frammentazione è esplosa lungo la strada che collega la capitale Colombo all’aeroporto internazionale, colpendo un autobus civile e ferendo l’autista e il bigliettaio, le uniche due persone a bordo. Secondo fonti di stampa locali, è più probabile che l’obiettivo dell’esplosione fosse un autobus della marina che doveva trasportare 60 soldati della vicina base di Welisara sino all’aeroporto Ratmalana e che la deflagrazione sia avvenuta in leggero anticipo rispetto al passaggio del veicolo militare. Le autorità locali hanno attribuito l’attentato alle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte), che però negano. Mentre militari e polizia hanno isolato le strade che conducono alla base della marina e iniziato una ricerca casa per casa, l’aviazione sta colpendo le postazioni dei ribelli nell’est del paese. Si tratta del primo attacco nei pressi della capitale dal cessate-il-fuoco che nel 2002 ha messo fine a due decenni di guerra civile con oltre 64.000 vittime, se si esclude il non rivendicato attentato suicida dell’11 aprile contro il quartier generale dell’esercito, quando almeno 8 persone erano state uccise e il comandante delle forze armate era stato gravemente ferito. Proprio per discutere sulla vacillante tregua e sulla sicurezza dei 60 osservatori della missione di sorveglianza nello Sri Lanka (Slmm), giovedì nella capitale norvegese, Oslo, si terranno dei colloqui tra le delegazioni del governo cingalese e delle Ltte. Le continue violazioni della tregua sono costate la vita a oltre 500 persone dall’inizio dell’anno, a 200 solo lo scorso mese. Anche ieri tre persone hanno perso la vita in due differenti episodi a Mannar e Vavuniya.
SRI LANKA 7/6/2006 16.43
CIVILI UCCISI DA MINA ANTICARRO, RIBELLI ACCUSANO SOLDATI
Nove civili tamil sarebbero morti e 13 feriti per l’esplosione di una mina anticarro in un territorio controllato dai ribelli tamil, nei pressi di Batticaloa, nell’est del paese. Il bilancio è stato reso noto dalle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) che hanno accusato l’esercito di aver piantato l’ordigno, saltato al passaggio di un trattore diretto al mercato del villaggio di Vadamunai. I soldati respingono le accuse, affermando di non agire all’interno delle zone occupate dai ribelli. L’incidente avviene alla vigilia dell’atteso incontro a Oslo tra una rappresentanza del Ltte e i negoziatori norvegesi, per discutere della sicurezza dei membri della missione di monitoraggio della fragile tregua in vigore dal 2002 e più volte violata negli ultimi mesi. I capi ribelli hanno sottolineato che l’incontro non rientra nei colloqui di pace con il governo cingalese, ripresi dopo quasi tre anni di stallo nel gennaio scorso e interrotti un mese dopo. Ieri una mina è stata fatta saltare sulla strada che conduce da Colombo all’aeroporto colpendo un autobus civile e ferendo l’autista e il bigliettaio, le uniche due persone a bordo. Si ipotizza che il vero bersaglio dell’attentato fosse un bus carico di militari.
SRI LANKA 8/6/2006 16.56
COLLOQUI DI OSLO SOSPESI PER RIFIUTO DEI RIBELLI
Non hanno avuto inizio gli attesi colloqui a Oslo cui erano stati invitati le ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte) e i rappresentanti di Colombo per discutere con i mediatori norvegesi della sicurezza dei componenti la missione di monitoraggio della tregua in Sri Lanka (Slmm). In un comunicato, il governo norvegese riferisce che i ribelli del Ltte si sono rifiutati di incontrare la delegazione cingalese, contestandone l’autorità politica. “I rappresentanti del governo norvegese esprimono loro stessi grande sorpresa per la posizione presa dal Ltte malgrado tutto il lavoro di preparazione fatto dai mediatori norvegesi” spiega la nota. I colloqui, che avrebbero dovuto svolgersi oggi e domani, avevano lo scopo limitato di discutere il ruolo e i compiti del Slmm, e non dovevano intendersi – come avevano già precisato le parti - in una ripresa dei colloqui di pace, in stallo da tre anni e nuovamente bloccati dal febbraio scorso dopo una breve ripresa. Ma il capo dell’ala politica S. P. Tamilselvan ha detto che il Ltte si rifiuta di negoziare con un gruppo che non comprende rappresentanti politici ma solo quattro ‘tecnici’ guidati da Palitha Kohona, direttore generale del segretariato per la pace del governo dello Sri Lanka. Colombo contesta la reazione dei ribelli, affermando che la composizione della delegazione era nota a tutti da tempo. Tamilselvan ha inoltre fatto capire che il Ltte vuole l’espulsione dal gruppo di monitoraggio di Svezia, Danimarca e Finlandia, dopo che l’Unione Europea ha recentemente inserito la formazione ribelle nella lista delle organizzazioni terroriste messe al bando nei paesi membri. I mediatori norvegesi sperano di convincere i ribelli ad avviare i colloqui domani; inizialmente, infatti, il Ltte avevano detto di accettare l’invito a Oslo per rispetto alla Norvegia, impegnata sin dal 2000 nella ricerca di una soluzione del conflitto tamil, iniziato nel 1986 e costato la vita ad almeno 64.000. Intanto dallo Sri lanka giungono notizie di nuove violazioni della tregua, formalmente in vigore dal 2002 ma che dallo scorso dicembre è stata ripetutamente violata: secondo fonti dell’esercito, un soldato è rimasto ucciso e due sono stati feriti da una mina fatta saltare dai ribelli del Ltte nel distretto nord-occidentale di Mannar. I ribelli invece accusano i soldati governativi di aver ucciso due civili in una zona sotto il controllo del Ltte sempre a Mannar; il vero bersaglio dell’operazione sarebbero stati dei comandanti tamil a bordo di un’auto che seguiva quella dei civili fatta saltare su una mina. Scontri anche nel distretto orientale di Trincomalee, dove le parti si accusano reciprocamente di avere bombardato le rispettive postazioni; infine, secondo fonti militari, almeno 15 uomini del Ltte sarebbero rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con i ribelli di un gruppo dissidente guidato dall’ex-comandante tamil colonnello Karuna.
SRI LANKA 9/6/2006 13.14
LETTERA APERTA DELLA NORVEGIA A GOVERNO E RIBELLI TAMIL
All’indomani del fallimento dei colloqui tra il governo cingalese e le Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) previsti a Oslo, la Norvegia impegnata sin dal gennaio 2000 nella mediazione per una soluzione del conflitto civile ha preso la decisione “senza precedenti” d’inviare una lettera al presidente cingalese, Mahinda Rajapakse, e al capo delle Ltte, Velupillai Prabhakaran, e porre loro cinque interrogativi sul loro impegno a portare avanti il processo di pace. “Le parti si impegneranno a rispettare l’accordo per il cessate-il-fuoco del 22 febbraio 2002?” chiede innanzitutto il governo norvegese. La lettera prosegue chiedendo se le due parti vogliono che gli osservatori della Missione di monitoraggio della tregua in Sri Lanka (Slmm) continuino il suo operato e se ne garantiranno l’incolumità. “Le risposte – si legge in un comunicato diffuso a Colombo – serviranno a determinare quali misure dovranno adottare il governo norvegese e la missione di controllo del cessate-il-fuoco, in collaborazione con gli altri attori della comunità internazionale”. Il governo norvegese – prosegue il testo – è “profondamente preoccupato dalla gravità della situazione sul terreno, dal rifiuto delle Ltte a collaborare con l’Slmm nella sua precedente composizione e dalla mancanza di dialogo tra le parti”. Rispondendo poi alla richiesta dell’Ltte di espellere dall’Slmm i paesi appartenenti all’Unione Europea – Danimarca, Svezia e Finlandia – dopo che questa ha inserito i ribelli tamil tra le organizzazioni terroriste messe al bando, il governo di Oslo ha osservato che “al momento, 37 dei 57 osservatori sono originari di questi paesi” e che una loro espulsione comprometterebbe il lavoro di tutta la missione.
13 Giugno 2006
SRI LANKA
Sri Lanka: popolazione “terrorizzata” dopo il massacro di una famiglia Tamil
di Danielle Vella
In migliaia ai funerali di un’intera famiglia uccisa vicino a Vankalai. Esercito e ribelli si accusano a vicenda. Il parroco: qui si uccide indiscriminatamente, siamo atterriti. E la situazione non fa ben sperare.
Vankalai (AsiaNews) – Il recente massacro di un’altra famiglia Tamil nel nord dello Sri Lanka ha gettato la popolazione nel terrore. Martin Moorthy, un carpentiere, sua moglie Chitra e i loro due figli di 9 e 6 anni, sono stati uccisi l’8 giugno a Thomaspuri, villaggio vicino a Vankalai, nel distretto di Mannar. Per l’accaduto si scambiano accuse reciproche esercito governativo e ribelli delle Tigri Tamil.
Contattato da AsiaNews, p. Victor Avithappar, parroco di Vankalai, racconta la “paura” e la “rabbia” dei civili dopo quest’ultima violenza nel tormentato nord-est del Paese: “La gente è terrorizzata, non ci si sente al sicuro, vogliamo tutti la pace e un vita libera dall’angoscia”. “Ognuno – continua – ribolle dentro, ma si ha paura di mostrarlo, perché qualcuno potrebbe vendicarsi, prima o poi”.
Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali della famiglia, officiati dal vescovo di Mannar, mons. Rayappu Jospeh, lo scorso 10 giugno nella parrocchia di Sant’Anna.
Anni fa le vittime si erano rifugiate in Tamil Nadu, India del sud. Chitra era cresciuta qui e gli operatori del Jesuit Refugees Service la ricordano come un’insegnante appassionata. La donna aveva lavorato in una delle loro scuole nei campi d’accoglienza. La famiglia era poi tornata in Sri Lanka nel 2002 dopo la firma del cessate-il-fuoco tra governo e ribelli, che faceva sperare in una maggiore sicurezza.
Quella di Chitra non è la prima famiglia ad essere massacrata nella recrudescenza della guerra civile in atto nel Paese. Il mese scorso la stessa sorte è toccata ad una famiglia dell’isolotto di Kayts, a largo di Jaffna, sempre nel nord. Ogni giorno nelle zone del nord-est si registrano uccisioni di civili. La crudeltà e la spietatezza degli omicidi cresce e non risparmia nessuno: neppure donne e bambini.
Ancora non è chiaro chi sia il colpevole della strage a Vankalai. Molti degli abitanti locali accusano l’esercito; testimoni dichiarano di aver visto quel giorno alcuni militari nella zona, che chiedevano informazioni. P. Avithappar tiene, però, a sottolineare che “non si può dire chi è stato”, in quanto non esistono testimoni oculari del delitto, avvenuto a notte fonda. E aggiunge: “Questa zona è sotto il controllo dell’esercito, i soldati sono ovunque”.
Dall’inizio di giugno, centinaia di abitanti dai villaggi vicini a Vankalai trascorrono la notte presso la chiesa di Sant’Anna. Hanno paura di rimanere a casa dopo che i militari hanno bombardato la zona, come rappresaglia per la morte di un loro commilitone nello scoppio di una mina Claymore.
Il fallimento dei colloqui della scorsa settimana a Oslo tra ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) e Colombo ha lasciato “pietrificata” la popolazione. “Se le cose peggiorano – spiega p. Avithappar – ci troveremo in una situazione veramente terribile. Prego i responsabili di queste violenze di fermarsi il prima possibile”.
Nessuno, però, sembra ascoltare il grido di questa gente: l’esercito e le Ltte non hanno preso alcuna misura concreta per garantire sicurezza. Al contrario: entrambi usano gli omicidi di innocenti per gettare fango sull’altro e arroccarsi ancora di più sulle proprie posizioni.
15 Giugno 2006
SRI LANKA
Sri Lanka, attentato a nord di Colombo uccide 64 persone
A nord della capitale è esploso un autobus con a bordo dei civili. I feriti sono 45, tutti gravi. L’attentato non è ancora stato rivendicato, ma secondo l’esercito, che per rappresaglia ha bombardato posizioni delle Tigri Tamil, “non vi è alcun dubbio che dietro vi sia la mano dei ribelli”.
Colombo (Agenzie) – E’ di almeno 64 vittime e 45 feriti gravi il bilancio di un attentato avvenuto oggi a bordo di un autobus nel distretto centrale di Anuradapura, 200 chilometri a nord della capitale Colombo.
L'esercito dello Sri Lanka che ha accusato dell'attentato le Tigri Tamil, ha bombardato con l'artiglieria alcune posizioni dei ribelli a Sampur, nel distretto di Trincomalee. Fonti militari che hanno reso nota la rappresaglia non sono state in grado di determinare se il bombardamento ha provocato vittime.
Secondo la ricostruzione di quanto accaduto al bus, la vettura, piena di civili, ha sbandato per motivi ancora non chiari e, dopo 25 metri senza controllo, è stata colpita da una mina che l’ha fatta esplodere.
Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, anche se gesti del genere sono stati attribuiti in passato al gruppo ribelle delle Tigri Tamil. Secondo una fonte militare anonima, “non vi è alcun dubbio che dietro questo gesto vi siano i ribelli: si tratta del loro classico modus operandi”.
Secondo la stessa fonte, “si tratta del più grave fatto di sangue dalla tregua del 2002”. “A bordo dell’autobus – ha detto il brigadiere Prasad Samarasinghe, portavoce militare – vi erano bambini, ragazzi, donne e religiosi”.
Non si ferma dunque l’ondata di violenza che sta squassando lo Sri Lanka. I colloqui di pace fra i ribelli ed il governo si fanno sempre più difficili dopo che la Norvegia – visto il fallimento dei colloqui dell’8 maggio scorso - ha annunciato che intende riconsiderare il suo ruolo di mediatore nel conflitto che da circa 30 anni oppone il governo dello Sri Lanka ai ribelli Tamil nel nord est. Fino ad oggi, questo è costato la vita a circa 60 mila persone.
SRI LANKA 16/6/2006 8.47
NUOVI BOMBARDAMENTI DOPO ATTENTATO DI IERI
Sono continuati anche oggi i bombardamenti sulle posizioni dei ribelli separatisti delle Tigri Tamil (Ltte) come rappresaglia per l’attentato di ieri in cui ad Anuradhapura, 200 chilometri a nord di Colombo, sono morte 64 persone; le Tigri, che secondo ilgoverno hanno fatto saltare un veicolo carico di civili con una mina, hanno subito detto di non essere responsabili. Le bombe di oggi, sganciate dopo un primo volo di ricognizione, sono cadute su Kilinochchi e Mullaitivu, due centri del nord; nel primo avrebbe sede il quartiere generale dell’Ltte. Quello di ieri è stato l’attentato più grave degli ultimi 10 anni e suona conferma del clima di guerra non dichiarata in atto da mesi nel paese.
17 Giugno 2006
SRI LANKA
Sri Lanka: scontri fra la marina e le Tigri Tamil, 24 le vittime
Questa mattina all’alba i ribelli hanno attaccato alcune navi della marina. La battaglia segue di pochi giorni l’attentato in un autobus costato la vita a 64 civili ed il conseguente bombardamento dell’esercito su sospette postazioni delle Tigri Tamil.
Colombo (Agenzie) – Non si ferma la spirale di violenza in Sri Lanka: almeno 24 persone, 4 marinai e 20 ribelli, sono rimaste uccise questa mattina dallo scontro navale fra i ribelli separatisti delle Tigri Tamil e la Marina militare. La battaglia è iniziata all’alba di oggi al largo delle coste nord occidentali.
Secondo quando dichiarato da Prasad Samarasinghe, portavoce del Ministero della difesa, una piccola flotta di 11 navi delle Tigri Tamil ha attaccato la marina militare al largo della costa di Mannar e ha distrutto 3 imbarcazioni della marina. Per difendere le altre navi sono arrivati gli elicotteri militari. Alla fine della battaglia l’esercito è riuscito ad affondare 8 imbarcazioni dei ribelli.
La battaglia segue di due giorni l’attentato di giovedì in un autobus in cui hanno perso la vita 64 persone e il conseguente bombardamento dell’aviazione dell’esercito su alcune postazioni sospette dei ribelli. Il governo infatti attribuisce alle Tigri Tamil la responsabilità dell’attentato all’autobus; i ribelli, al contrario, negano ogni responsabilità.
SRI LANKA 21/6/2006 18.03
RIBELLI MINACCIANO NUOVE VIOLENZE
I ribelli tamil hanno chiesto il ritiro dei rappresentanti europei dalla missione di monitoraggio sul cessate il fuoco in Sri Lanka (Slmm), hanno inoltre minacciato di intensificare le loro “azioni difensive” e dichiarato di essere pronti ad usare “ogni mezzo” a loro disposizione nella guerra, facendo intendere il ricorso ad attentatori suicida. La richiesta di rimpiazzare i componenti danesi, finlandesi e svedesi del Slmm è stata avanzata dal presidente dell’ala politica del movimento ribelle, S.P. Thamilselvan durante un incontro con l’ambasciatore norvegese Hans Brattskar, svoltosi oggi a Kilinochchi, sede del comando delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). La richiesta dei ribelli è chiaramente la risposta alla decisione dell’Unione Europea che lo scorso maggio ha inserito il Ltte nella lista delle organizzazioni terroriste bandite dai paesi membri. Nel comunicato diffuso dopo l’incontro, inoltre, i ribelli affermano di essere al limite della pazienza e che saranno “costretti ad intensificare le azioni difensive contro la guerra non dichiarata (del governo)”. In un’intervista alla stampa internazionale, Thamilselvan ha messo in guardia che “se il governo scatenerà la guerra contro il popolo tamil (…) certamente faremo uso di tutte le armi del nostro arsenale, non solo meccaniche ma anche umane”. Interrogato se con questo intendesse il ricorso ai kamikaze, largamente impiegati durante gli anni della guerra aperta dal Ltte con il nome di ‘tigri nere’, il capo tamil ha aggiunto “Nell’affrontare la guerra (…) certamente useremo tutte le nostre risorse”. Thamilselvan ha definito l’accordo di cessate-il-fuoco “un documento morto, che non ha significato” ma ha anche aggiunto che il Ltte è pronto a riprendere i negoziati se il governo garantirà la sicurezza dei capi dell’organizzazione ribelle. Un nuovo urgente invito a riprendere i colloqui prima che si torni alla guerra civile è stato espresso oggi anche dall’organismo governativo incaricato di seguire il processo di pace. Gli inviti al dialogo lanciati negli ultimi giorni da entrambe le parti, tuttavia, appaiono deboli alla luce degli ultimi gravi sviluppi. Dopo mesi di ripetute violazioni della tregua, infatti, la scorsa settimana le tensioni tra le parti hanno registrato un’impennata. Nel peggiore attentato contro civili dal 2002, 68 persone sono rimaste uccise giovedì nell’esplosione di un autobus attribuita ai ribelli, che invece negano ogni responsabilità. Le forze armate governative hanno risposto con una serie di bombardamenti nel nord e nell’est e con l’attacco alla flotta del Ltte a largo dell’isola di Mannar; in quell’occasione nel villaggio di Pesalai sei civili sono stati proditoriamente uccisi dai soldati, come denunciato alla MISNA dal vescovo di Mannar, monsignor Joseph Rayappu. Ma l’esercito nega ogni coinvolgimento nelle violenze contro i civili.
SRI LANKA 22/6/2006 20.22
MISSIONE DI MONITORAGGIO PACE VICINA ALLO SCIOGLIMENTO?
“La richiesta del Ltte di rimpiazzare i membri della Missione di monitoraggio in Sri Lanka (Slmm) originari da paesi europei è profondamente deplorevole e indebolirà la missione in un momento critico” si legge in un comunicato diffuso oggi dal ministro norvegese per lo Sviluppo internazionale, Erik Solheim, nel ruolo di mediatore nel processo di pace in Sri Lanka. Nella nota il ministro Solheim ha fatto sapere che i rappresentanti delle cinque nazioni che compongono la Slmm si riuniranno il prossimo 29 giugno per decidere il futuro della missione. Ieri i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) hanno chiesto che dalla squadra di osservatori internazionali che dal 2002 monitorano il rispetto della tregua siano sostituiti “entro un mese” quelli provenienti da Finlandia, Svezia e Danimarca, sostenendo che metterebbero in pericolo il successo del processo di pace. In realtà la posizione del Ltte appare come la risposta alla recente decisione dell’Unione Europea di inserire il gruppo guerrigliero nella lista delle organizzazioni terroriste bandite dai paesi membri. Da parte sua Colombo, rappresentato dal Segretariato per coordinare il processo di pace (Scopp), cioè l’agenzia governativa incaricata di seguire l’andamento dei negoziati, ha ribadito di non aver alcun problema con l’attuale composizione del Slmm sebbene chieda siano riviste alcune regole della missione. Lo Scopp si è detto preoccupato per la richiesta del Ltte che ha criticato come “assolutamente impraticabile” per il ridotto lasso di tempo imposto. La missione Slmm è composta da osservatori dei suddetti tre paesi scandinavi, nel numero di 37, a cui si aggiungono 20 dalla Norvegia e dall’Islanda per un totale di 57. Negli ultimi sei mesi le continue e gravi violazioni della tregua hanno causato 7-800 vittime riportando il Paese in uno stato di guerra de facto.
SRI LANKA – Un potente boato è stato udito nella capitale Colombo provocando il panico tra la popolazione già turbata per il timore di una guerra civile tra l’esercito e i ribelli delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte); la polizia sospetta che si sia trattato dell’esplosione in mare di una mina galleggiante al largo di una zona costiera dove nei giorni scorsi erano state rinvenute sei mine ‘a ventosa’, si possono attaccare agli scavi delle imbarcazioni. Nonostante la tregua in vigore dal 2002, oltre 700 persone sono morte quest’anno in scontri e agguati.
SRI LANKA 26/6/2006 9.43
GRAVE ATTENTATO CONTRO ALTO ESPONENTE ESERCITO
Quattro persone, tra le quali il numero tre dell’esercito dello Sri Lanka, sono perite in un attentato suicida nella località di Panipitiya, a est della capitale Colombo. L’alto ufficiale era il generale Parami Kulatunga, morto mentre si trovava a bordo della sua vettura. L’esplosione, secondo prime testimonianze, potrebbe essere stata provocata da un motociclista suicida, che si è dato la morte dopo avere affiancato l’auto del militare. Con Kulatunga hanno perso la vita altri due militari e un civile. Secondo le autorità nazionali, inoltre, nell’attentato sarebbero rimaste ferite almeno altre sei persone. L’attacco è stato immediatamente attribuito alle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), anche se non è ancora arrivata una rivendicazione ufficiale. Dall’inizio dell’anno la guerra civile nello Sri Lanka, la cui intensità si è rafforzata nell’ultima settimana, ha provocato circa 700 morti; negli ultimi vent’anni le vittime sono state circa 65.000.
SRI LANKA 27/6/2006 8.29
MALGRADO CRESCENTI VIOLENZE, NORVEGIA CONFERMA IMPEGNO DI PACE
“La Norvegia resta fedele al suo impegno in Sri Lanka, nei giorni favorevoli e in quelli di segno negativo”: lo ha detto l’inviato speciale del paese scandinavo, Job Hanssen-Bauer, confermando la determinazione del governo di Oslo a favorire una soluzione pacifica nel conflitto tra le autorità di Colombo e i ribelli Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), caratterizzato da una recente recrudescenza di violenze. Ieri in un attentato è stato ucciso il generale Parami Kulatunga, considerato il numero tre dell’esercito governativo. L’attacco – che ha provocato altre tre vittime – è stato attribuito ai ribelli dello Ltte. Nelle stesse ore il responsabile del braccio politico dei ribelli Tamil, S.P. Thamilselvan, ha affermato che il ritiro della Norvegia dal ruolo di mediatore avrebbe come “inevitabile conseguenza” la ripresa della guerra contro le forze governative. Questa opzione – ha confermato l’inviato norvegese – “non è qualcosa su cui stiamo lavorando”. La lentezza del processo di pare – che negli ultimi mesi di fatto si è arenato – si ripercuote però sulla popolazione: “La nostra pazienza è quasi infinita – ha detto il ministro norvegese della cooperazione, Erik Solheim, principale mediatore in Sri Lanka – “ma sono i civili ad essere impazienti”. La Norvegia ha annunciato per giovedì un incontro con gli altri paesi scandinavi che partecipano alla missione di monitoraggio della tregua nell’ex-Ceylon; dopo la decisione della Commissione europea di includere i ribelli Tamil nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, lo Ltte ha chiesto il ritiro degli osservatori dei paesi dell’Unione, di cui la Norvegia non fa parte. Secondo fonti locali, dall’inizio del 2006 gli scontri tra ribelli ed esercito hanno provocato circa 700 vittime, che si aggiungono alle 65.000 degli ultimi vent’anni.
SRI LANKA – Quattro ribelli delle Tigri Tamil sono rimasti uccisi nell’attacco della fazione dissidente Karuna. L’assalto è avvenuto in una delle zone sotto il controllo delle Tigri. Nel distretto di Trincomalee inoltre, nel nord, è stato ucciso un soldato. I sospetti ricadono sempre sulla guerriglia Tamil.
SRI LANKA 28/6/2006 19.39
ANCORA SCONTRI TRA "TIGRI" TAMIL E FORZE GOVERNATIVE
Nuova battaglia navale oggi a largo delle coste cingalesi, mentre l’inasprirsi degli scontri tra ribelli delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) e forze governative ha portato alla chiusura delle scuole nella capitale. Stamani, a largo della laguna di Kalipinya, a 149 chilometri a nord ovest della capitale Colombo, circa 20 imbarcazioni dei ribelli delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) avrebbero distrutto una nave di pattugliamento della marina cingalese e attaccato a colpi di mortaio posizioni militari. Si sarebbero ritirate solo dopo l’intervento dell’aviazione militare. Un soldato sarebbe stato ucciso e altre sei persone – tra cui tre civili – sarebbero rimaste ferite in due distinti attacchi a colpi di mortaio delle Tigri nel distretto nord-orientale di Trincomalee. Nella capitale, invece, molte scuole sono rimaste chiuse, per il susseguirsi di allarmi-bomba in vista del funerale di un alto ufficiale dell’esercito, il maggiore Parami Kulatunga, assassinato in un sospetto attentato suicida lunedì scorso. Domani a Oslo si terrà un incontro tra i mediatori norvegesi e altri esponenti della Missione di monitoraggio in Sri Lanka (Slmm) per decidere il futuro ruolo degli osservatori. Circa 700 persone – metà delle quali civili – sono state uccise quest'anno in agguati e scontri militari che hanno bloccato il processo di pace iniziato dopo il cessate-il-fuoco siglato nel 2002 e che fanno temere il ritorno alla guerra civile tra i ribelli – che chiedono un territorio autonomo per la minoranza Tamil nel nord e nell'est del paese – e le autorità cingalesi che in vent’anni, dal 1983, è costata la vita a circa 65.000 persone.
SRI LANKA – Quattro persone sono morte oggi in scontri isolati tra le forze di governo e i ribelli delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte), mentre l’Onu e gli abitanti del distretto orientale di Batticaloa hanno denunciato il sequestro di dozzine di minori da parte della fazione dissidente delle Ltte guidata dal colonnello Karuna – forse sostenuta dall’esercito – per l’addestramento come combattenti. Circa 700 persone – metà delle quali civili – sono state uccise nel 2006 negli scontri; dal 1983, le vittime sono state circa 65.000.
SRI LANKA – Le forze cingalesi hanno affondato un’imbarcazione delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) che sembrava stesse attaccando un porto strategico nella Penisola settentrionale di Jaffna. Hanno inoltre respinto un attacco dei ribelli a una pattuglia militare a Muttur, nell’est del paese, e ucciso un sospetto militante nel distretto settentrionale di Mannar.
SRI LANKA 3/7/2006 9.23
TIGRI TAMIL CHIEDONO RITIRO OSSERVATORI EUROPEI
Gli osservatori europei presenti nella Missione di monitoraggio in Sri Lanka (Slmm) devono lasciare il paese entro il prossimo 1 settembre: è il nuovo ultimatum imposto dalle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) alla squadra di osservatori internazionali che esaminano il rispetto del cessate-il-fuoco siglato nel febbraio 2002. Già lo scorso giugno i guerriglieri tamil avevano chiesto la sostituzione entro un mese degli osservatori provenienti da Danimarca, Finlandia e Svezia, in risposta alla decisione adottata a maggio dall'Unione Europea di inserire il loro movimento nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.
“Il membro di un paese che ha partecipato al bando delle Ltte non può essere definito neutrale” ha spiegato alla France Press il capo dei ribelli, S.P. Thamilselvan, aggiungendo: “Per questo la gente tamil guarda gli osservatori europei con sospetto”. I ribelli hanno deciso di posticipare la scadenza dopo che la Norvegia – impegnata sin dal gennaio 2000 nella mediazione per una soluzione del conflitto civile e a capo della delegazione internazionale – ha detto loro che in luglio “non poteva essere portata avanti alcuna azione concreta in Europa per via delle vacanze”. Gli osservatori dell’Ue sono 37 su 57; i restanti 20 sono norvegesi e islandesi. Da dicembre a oggi, gli scontri tra forze governative e separatisti – che da una trentina d’anni si battono per la creazione di un loro stato indipendente nelle aree settentrionali e orientali del paese – hanno causato la morte di oltre 825 persone riportando de facto il paese in uno stato da guerra civile, con circa 65.000 vittime in oltre vent’anni.
[RC]
SRI LANKA 5/7/2006 17.48
TAMIL RESPINGONO OFFERTA DI PACE NEL ‘GIORNO DELLA TIGRE NERA
Un soldato cingalese è rimasto ucciso nell'esplosione di una mina antiuomo, mentre stava pattugliando a piedi la zona presso la città settentrionale di Vavuniya. È l’unico attacco segnalato oggi, mentre tutte le forze armate – soprattutto nella capitale e nei suoi dintorni – erano all’allerta: si temevano infatti azioni dimostrative da parte dei separatisti delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) nel cosiddetto ‘Giorno della tigre nera’, 19° anniversario del primo attacco suicida, in cui i tamil commemorano i circa 273 uomini e donne votatisi al suicidio a partire dagli anni Ottanta ad oggi. Intanto il capo politico delle Ltte, S.P. Thamilchlevan, ha definito “ingannevoli” le offerte del governo che stamani aveva annunciato l’istituzione di un comitato multietnico di 12 membri “per esaminare un decentramento dei poteri” come primo passo per accogliere le rivendicazioni della minoranza etnica dei tamil in lotta da decenni per ottenere l'indipendenza della regione nordorientale del paese. “L’invito di Colombo – ha commentato Thamilchlevan – a intrattenere colloqui basati sulla costituzione cingalese unitaria, rifiutati dai tamil già decenni fa, è un tentativo deliberato di ingannare la comunità internazionale e di sottrarsi agli obblighi previsti dal cessate-il-fuoco siglato a Ginevra” nel 2002. “Se il presidente fosse genuinamente interessato a far avanzare il processo di pace, dovrebbe immediatamente interrompere la violenza contro i civili tamil, rimuovere l’embargo economico contro il nord-est e creare le condizioni per la pace con l’aiuto dei mediatori norvegesi” ha aggiunto il capo politico delle Ltte in un comunicato diffuso sul portale ‘Tamilnet’. Il presidente Mahinda Rajapakse, citato oggi dal quotidiano governativo ‘Daily News’, aveva offerto ai ribelli una “bozza di pace” e invitato i ribelli a sedersi al tavolo dei negoziati, negando inoltre di sostenere la fazione tamil guidata dal colonnello secessionista Karuna – un tempo leader dell’ala militare delle Ltte nei distretti di Batticaloa e Ampara, nell’est del paese – come da tempo sostengono le Tigri tamil.
SRI LANKA 7/7/2006 11.17
DISACCORDI TRA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE RALLENTANO PROCESSO DI PACE
Nulla di fatto dopo il colloquio di ieri sera tra il presidente Mahinda Rajapakse e il leader del Partito nazionale unito (Unp) all’opposizione Ranil Wickremesinghe per trovare un approccio comune per la soluzione del conflitto con i separatisti delle Tigri di liberazione della patria tamil (Ltte). La mancata intesa tra maggioranza e opposizione rischia di pregiudicare ulteriormente il processo di pace avviato dopo il cessate-il-fuoco del 2002 e già compromesso dalle continue violazioni della tregua che solo negli ultimi sei mesi ha causato la morte di oltre 830 persone.
Per accogliere le rivendicazioni della minoranza etnica dei tamil in lotta da decenni per l'indipendenza della regione nordorientale del paese è necessaria una riforma costituzionale che richiede i due terzi dei consensi dei parlamentari. Disaccordi tra maggioranza e opposizione erano emersi già in giornata durante la discussione per la proroga di un anno dello stato d’emergenza dichiarato lo scorso agosto: gli esponenti dell’Unp si sono astenuti sostenendo che il provvedimento “non è riuscito per niente a controllare la situazione”.
Il progetto di legge – che dota di ampi poteri le forze di sicurezza per arrestare e detenere sospetti terroristi – è comunque passato grazie ai voti della maggioranza. Solo i 17 membri dell’Alleanza nazionale tamil, la vetrina politica delle Ltte, hanno votato contro. “Il governo è sempre pronto ai negoziati. Le Ltte no” ha commentato il portavoce Nimal Siripala de Silva, riferendosi anche alla recente istituzione di un comitato multietnico che studi un decentramento dei poteri definita "ingannevole" dal capo politico delle Ltte, S.P. Thamilchlevan.
SRI LANKA – Un soldato cingalese è stato ucciso a Jaffna, mentre nella capitale Colombo – assenti i rappresentanti delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) e dell’opposizione – il presidente Mahind Rajapakse apriva la prima sessione del comitato incaricato di esaminare modelli di “decentramento dei poteri” per rispondere alle rivendicazioni d’indipendenza della minoranza etnica dei tamil nel nordovest del paese.
SRI LANKA 14/7/2006 14.37
COMBATTIMENTI TRA ‘TIGRI’ ED ESERCITO NELL’EST
Almeno 12 soldati dello Sri Lanka e quattro ribelli separatisti delle Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) hanno perso la vita oggi in seguito a uno scambio di colpi di mortaio nei pressi del villaggio di Vakaneri, nel distretto di Trincomalee, nell’est del paese. Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito, precisando che altri cinque soldati sarebbero rimasti feriti mentre è destinato a rimanere incompleto il bilancio di caduti e feriti tra i ribelli Tamil. In un’altra località del distretto un marinaio è stato ucciso da un cecchino ribelle; la marina di Colombo ha reagito con tiri di mortaio contro presunte posizioni tenute dai ribelli. Secondo i ribelli, gli scontri si sono verificati in seguito al tentativo effettuato ieri dall’esercito di penetrare in profondità nel territorio controllato dal Ltte, con l’uccisione di quattro Tigri Tamil. L’esercito respinge questa versione sostenuta dalla guerriglia e rilancia accusando le Tigri Tamil di avere ucciso sempre ieri tre poliziotti nel distretto di Vavuniya, nel nord del paese. Da dicembre a oggi, gli scontri tra forze governative e separatisti – che da una trentina d’anni si battono per la creazione di un loro stato indipendente nelle aree settentrionali e orientali del paese – hanno causato la morte di quasi 850 persone, riportando de facto il paese in uno stato di guerra civile, che negli ultimi vent’anni ha provocato più di 65.000 vittime.
17 Luglio 2006
SRI LANKA
Tamil reclutati con la forza per l’”assalto finale” contro il governo
Colombo (AsiaNews) – I ribelli separatisti dello Sri Lanka costringono le famiglie nel nord e nell’est del Paese ad arruolare almeno un loro membro in quella che annunciano essere la “battaglia finale” per ottenere uno Stato tamil. La popolazione, intanto, vive nel terrore: pescatori e contadini non possono lavorare se non si sottopongono prima all’addestramento militare, i giovani scappano in zone controllate dall’esercito per evitare questa coscrizione obbligatoria.
Formalmente le Liberation Tigers of Tamil Eeelam (Ltte) dichiarano di essere intenzionate a raggiungere una pace negoziata con la mediazione norvegese e mettere fine alla lunga guerra civile con il governo di Colombo. La loro propaganda e le loro strategie di addestramento militare, però, dicono il contrario.
La recente escalation di violenze conferma che le speranze di pace nel Paese stanno svanendo velocemente: solo lo scorso 14 luglio, 12 soldati dell’esercito dello Sri Lanka e tre militanti delle Ltte sono rimasti uccisi in scontri nell’est, vicino a Batticaloa.
Fonti attendibili di AsiaNews in Sri Lanka, anonime per motivi di sicurezza, riferiscono che le Tigri pretendono che i tamil contribuiscano a quella che definiscono l’imminente “battaglia finale”, unendosi al cosiddetto “esercito nazionale”. “Le Tigri – racconta la fonte - dicono che con la prossima guerra otterremo il nostro Stato indipendente; è il ritornello di una propaganda ricorrente qui”.
Per questo le Tigri ordinano agli ex combattenti di addestrarsi di nuovo e portano avanti un inflessibile politica di reclutamento tra la popolazione del nord e dell’est, a cui viene chiesto di arruolare un membro a famiglia. Alcuni tamil sono orgogliosi di partecipare, ma molti altri no. Ad ogni modo la gente non sembra avere molta scelta: nelle zone sotto diretto controllo delle Tigri, i ribelli esercitano una forte pressione sui civili, costretti all’addestramento militare anche contro la loro volontà.
“Alcune persone – dicono le fonti - in un primo momento vanno di loro spontanea volontà, pensando che l’addestramento possa proteggerle. Ma ora questo rappresenta una minaccia”. “In un villaggio – continua – ai contadini è stato impedito di coltivare il riso nella stagione di aprile–luglio, perché non volevano partecipare alle esercitazioni; la stessa cosa per i pescatori, che non sono potuti uscire in mare senza prima unirsi all’addestramento”.
Quelli che si “diplomano” in questi corsi militari vengono subito muniti di armi e messi a sorvegliare le strade. Sembra che di questo più che mai abbiano bisogno le Tigri, le quali lamentano una crescita del numero di attacchi “in profondità” condotti dall’esercito di Colombo nei loro territori.
Alcuni giovani sono fuggiti nelle zone controllate dal governo per evitare la coscrizione. Ora sono i loro padri a dover servire l’“esercito nazionale”. Un padre spiega: “Che cosa devo fare? Per salvare i miei figli più piccoli sono costretto ad arruolarmi. Se non mi unisco all’esercito nazionale lo dovranno fare mio figlio o mia figlia”. Le fonti di AsiaNews raccontano che ieri, durante la preghiera dei fedeli in una chiesa, una donna ha chiesto al Signore di “proteggere i nostri giovani dai nemici che vengono a prenderli per le esercitazioni militari”.
Le Ltte, inoltre, hanno ordinato ai loro ex combattenti, anche a quelli in aree controllate dai governativi, di sottoporsi a nuovi addestramenti. Le fonti riferiscono che alcuni uomini - molti dei quali oggi sposati e con famiglie da mantenere – all’inizio hanno ignorato il richiamo alle armi, ma non hanno osato disobbedire al secondo invito. Da allora sono potuti tornare a casa solo per poche e brevi viste. “Le mogli di alcuni ex combattenti – dicono i locali – si sono recate nei campi di addestramento, dove hanno visto i loro mariti piangere, perché volevano tornare a casa”. Le stesse donne riferiscono che nel campo si trovavano tra i 100 e i 150 uomini, e la maggior parte di loro era lì contro la propria volontà”.
Ma c’è anche chi, partito con riluttanza, torna e fa propaganda dopo aver subito un profondo “lavaggio del cervello”. “Tornati a casa – concludono le fonti – iniziano a reclutare altre forze per sferrare quello che chiamano l‘assalto finale”.
SRI LANKA - Dal novembre dello scorso anno ad oggi sono 900 le vittime, di cui la metà civili, uccise negli scontri tra governativi e ribelli tamil che hanno interrotto ‘de facto’ la tregua in vigore dal 2002. I dati provengono dalla Missione internazionale di monitoraggio della tregua (Slmm). Intanto non ha avuto successo la missione dell’inviato svedese, Anders Oljelund, giunto a Kilinochchi per convince i capi delle ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte) a estendere oltre il 1 settembre il termine da essi imposto per sostituire i componenti europei dalla Slmm. Il Ltte considera gli osservatori europei non imparziali dopo la decisione dell’Ue di includere il Ltte nelle liste dei gruppi terroristi.
SRI LANKA 24/7/2006 15.42
UCCISO POLITICO TAMIL NEL GIORNO DEL ‘LUGLIO NERO’
Un rappresentante politico della minoranza tamil è stato ucciso oggi a Colombo da presunti ribelli nel giorno in cui la città è in stato di massima allerta per il 23° anniversario del cosiddetto ‘Luglio Nero’. La vittima è Mark Kanapathipillai del ‘Eelam Democratic People’s Party’ (Edpd), formazione che fa parte della coalizione di governo e che si oppone ai metodi dei ribelli delle ‘Tigri per la liberazione Tamil’ (Ltte). Altri politici e attivisti dell’Edpd sono stati uccisi in passato dai ribelli del Ltte. Poliziotti e soldati erano stati dispiegati oggi in massa, in numerosi posti di blocco per le strade, temendo azioni dei ribelli in occasione dell’anniversario che ricorda l’inizio a Colombo, nella notte del 24 luglio 1983, di ‘pogrom’ anti-tamil. Le violenze continuarono per più di due settimane e si estero in altre città del paese. Si ignora il bilancio esatto dei morti; le stime circolanti variano dalle centinaia alle migliaia di vittime. Le violenze anti-tamil furono spiegate come la reazione dei cingalesi per un attacco del Ltte a una caserma a Jaffna, nel nord del paese, in cui morirono 13 soldati, ma altri sostengono che erano da tempo pianificate. Il ‘Luglio Nero’ è da alcuni indicato come l’inizio della guerra etnica in Sri Lanka. Intanto nel distretto di Vavuniya, nel nord dell’isola, un soldato governativo è morto e due sono stati ferititi quando una mina a frammentazione è stata fatta esplodere al loro passaggio. Si tratta dell’ennesimo episodio di violenza che si ripetono quasi quotidianamente dal dicembre dello scorso anno (dopo l’elezione del nuovo presidente Mahinda Rajapakse), a dispetto delle tregua in vigore dal 2002. Ieri un appello per il ritorno ai negoziati - in verità decisamente improbabile per la palese contrarietà di entrambe le parti - è stato espresso dal principale partiti tamil-musulmano, Sri Lanka Muslim Congress (Slmc), preoccupato per il destino della gente che rappresenta. Il Slmc ha fatto sapere di voler intervenire come terzo soggetto nel processo di pace tra Ltte e Colombo, per chiedere uno statuto di autonomia per i territori dell’est abitati in maggioranza dai musulmani.
SRI LANKA 27/7/2006 0.31
SFOLLATI, SITUAZIONE ANCORA GRAVE SOPRATUTTO NEL NORD
L’aggravarsi della situazione di sicurezza in Sri Lanka, in particolare nei territori settentrionali e quelli dell’est abitati dalla minoranza tamil, ha sollevato nuove preoccupazioni per i profughi causati da oltre 23 anni di conflitto interno. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr/Acnur) stima in 315.000 gli sfollati interni causati dalla guerra iniziata nel 1983, di cui 247.000 avrebbero trovato rifugio presso parenti e amici mentre oltre 65.000 ancora vivono nei campi profughi. I recenti scontri nel nord – dove ieri l’aviazione è tornata a bombardare le posizioni della guerriglia - hanno spinto migliaia di persone a lasciare i terrori sotto controllo governativo per cercare rifugio nelle zone dominate dai ribelli e interdette all’esercito, secondo l’accordo di cessate-il-fuoco. Un numero limitato di cittadini tamil ha raggiunto via mare lo Stato indiano del Tamil Nadu, rinnovando il ricordo dei flussi di fuggitivi fino a poco prima della tregua siglata nel 2002, ed ora sempre più fragile. Sempre secondo dati dell’Unhcr, il conflitto ha finora spinto ad emigrare 125.000 persone, di cui 68.000 in India. L’Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres è giunto ieri nei territori nel nordest per visitare i campi profughi e incontrare autorità locali e rappresentanti delle ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte), allo scopo di discutere le necessità degli sfollati e le nuove minacce alla loro sicurezza poste dalla ripresa degli scontri.
SRI LANKA 28/7/2006 16.07
NUOVI SCONTRI, FINLANDIA RITIRERÀ OSSERVATORI
Scontri a colpi di mortaio si sono verificati oggi tra l’esercito cingalese e le Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) nel distretto nord-orientale di Trincomalee, all’indomani dell’uccisione di sei alti dirigenti separatisti e del ferimento di otto persone – cinque ribelli e tre civili – in un bombardamento dell’aviazione. La tensione resta alta anche per il blocco di un canale da parte dei ribelli, che ostacola l’approvvigionamento di acqua a circa 15.000 abitanti di villaggi e campi controllati dal governo. Le forze di sicurezza hanno bloccato un convoglio di circa 400 persone e cinque monaci buddisti che tentava di raggiungere la fonte per riaprire la chiusa. Il gruppo era guidato dal monaco Athuraliye Rathana, capo di ‘Jathika Hela Urumaya’, un gruppo nazionalista contrario alle rivendicazioni dei ribelli: la maggior parte dei 14 milioni di cingalesi sono buddisti, mentre la minoranza etnica di 3,2 milioni di tamil è prevalentemente indù. Sempre oggi due poliziotti sono stati uccisi da sospetti ribelli a Palai Utur, a Trincomalee, mentre più a sud l’aviazione ha continuato i bombardamenti contro una sospetta base dei militanti. Quest’ultima ondata di violenze e precedenti violazioni del cessate-il-fuoco del 2002 stanno riportando de facto nel paese il clima della guerra civile che in oltre vent’anni causò 65.000 vittime.
Intanto la Finlandia ha deciso di richiamare i propri osservatori, dopo l’ultimatum lanciato dalle Tigri agli osservatori di paesi dell'Unione europea presenti nella Missione di monitoraggio in Sri Lanka (Slmm) di lasciare il paese entro l'1 settembre – in risposta alla decisione dell’Ue di inserire lo Ltte nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali. La Danimarca invece non ha ancora preso alcuna decisione, mentre la Svezia ha riferito che per il momento “il contingente di 15 svedesi continuerà a compiere i suoi doveri". Gli osservatori provenienti da questi tre paesi sono 37 su 57; i restanti 20 sono norvegesi e islandesi.
SRI LANKA 29/7/2006 11.53
ALTRI ATTACCHI GOVERNATIVI NELL’EST , AVIAZIONE COLPISCE POSTAZIONI TAMIL
Sono riprese stamani, per il quarto giorno consecutivo, le operazioni dell’aviazione militare cingalese contro le basi dei ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) nei distretti intorno alla città portuale di Trincomalee, sulla costa nord-orientale del paese, mentre sono state annunciate defezioni dalla missione internazionale presente dal 2002 in quei territori per il monitoraggio della tregua. Obiettivo dei nuovi bombardamenti sarebbe il ripristino delle rete idrica bloccata dai ribelli – che negano ogni responsabilità - per non far giungere acqua ai contadini cingalesi nei territori sotto il controllo governativo. Non vi sono bilanci ufficiali dell’attacco, mentre i ribelli parlano di sei dirigenti tamil uccisi e nove feriti, tra cui cinque ribelli e quattro civili. Intanto oggi il governo di Colombo ha criticato la decisione di Finlandia e Danimarca, annunciata ieri, di ritirare il loro personale dalla Missione internazionale per il monitoraggio della tregua (Slmm) entro il prossimo 1° settembre, come ‘intimato’ dai ribelli. “In base all’accordo di cessate-il-fuoco ogni decisione di cambiamenti nella missione deve essere presa dopo consultazioni tra tutte le parti” ha detto il ministro Keheliya Rambukwella, portavoce del governo in materia di Difesa, aggiungendo che le autorità non hanno ancora ricevuto una comunicazione ufficiale riguardo il ritiro degli osservatori e che si oppone a “ogni mossa unilaterale”. Finlandia e Danimarca hanno affermato di doversi ritirare perché le Ltte non garantiscono più la sicurezza dei loro osservatori; a giugno i ribelli avevano posto una sorta di ultimatum per la sostituzione degli osservatori di origine europea nella missione Slmm dopo che l’Ue aveva incluso il Ltte nella lista dei gruppi terroristi. Complessivamente sono 40 su 57 gli osservatori di paesi dell’Ue nella missione (compresi alcuni svedesi), per il resto composta da norvegesi e islandesi (paesi non Ue). Le autorità di Oslo e Reykjavik hanno detto di non sapere come rimpiazzare gli osservatori mancanti, con il risultato che il lavoro della Slmm potrebbe essere paralizzato.
Sri Lanka: riprende la guerra
Fallita l'opera di mediazione tra ribelli tamil e governo
E' fallita del tutto la tregua in Sri Lanka ed e' naufragata, almeno per ora, l'opera di mediazione internazionale fra governo e tamil. Al quarto giorno di bombardamenti da parte dell'aviazione cingalese, anche gli osservatori svedesi stanno valutando se andarsene o restare, dopo che ieri Danimarca e Finlandia avevano annunciato di voler ritirare i loro osservatori della Missione a 5 per il controllo della tregua (Slmm) prima del 1 settembre, termine fissato dai separatisti tamil.
31 Luglio 2006
SRI LANKA
Tigri tamil: “nullo” il cessate-il-fuoco, è guerra in Sri Lanka
Lo dichiara un leader dei ribelli a Trincomalee, dove l’esercito governativo ha lanciato ieri un’offensiva di terra dopo 4 giorni di raid aerei.
Colombo (Agenzie) – È di nuovo guerra in Sri Lanka tra esercito governativo e ribelli delle Ltte (Tigri per la liberazione della patria tamil), che hanno dichiarato “nullo e senza effetto al momento” l’accordo di cessate-il-fuoco, in vigore dal 2002. A descrivere così la situazione è S. Elilan, leader dell’ala politica delle Tigri nel distretto orientale di Trincomalee. Questa mattina egli ha aggiunto che le truppe del governo continuano ad avanzare verso il territorio controllato dalle Ltte per una disputa legata al rifornimento idrico. “La guerra è cominciata - ha detto – ed è il governo, che l’ha iniziata”. Elilan non è il portavoce principale delle Tigri, ma è uno dei funzionari superiori .
Negli ultimi mesi il cessate-il-fuoco è stato violato più volte da entrambi le parti, facendo 700-800 morti, fra cui molti civili. Dal 27 luglio nel nord-est, sono in atto scontri tra Ltte e forze governative, che hanno lanciato una serie di raid aerei contro le postazioni dei ribelli. Ma oltre alle incursioni aeree da ieri si combatte anche a terra. Colombo ha lanciato un’offensiva per liberare il canale di Mavilaru – nei pressi del villaggio di Kallar, Trincomalee - che porta irrigazione ai contadini cingalesi, ma che è stato bloccato dalle Tigri. Secondo i ribelli, però, questo è solo un pretesto per penetrare nei territori sotto il loro controllo.
In seguito al progressivo aggravarsi della situazione, Danimarca e Finlandia hanno deciso di ritirarsi dalla missione di monitoraggio della tregua (Slmm), costituita da osservatori di cinque Paesi del nord Europa. Questo accontenta le Tigri, che avevano chiesto agli stessi osservatori di andarsene entro il primo settembre prossimo, dopo che l’Unione Europea li aveva definiti “terroristi”.
SRI LANKA 1/8/2006 10.29
ANCORA BOMBARDAMENTI E SCONTRI, IERI OLTRE 60 MORTI
Sono ripresi all’alba i combattimenti tra l’esercito cingalese e i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) per il controllo di un corso d’acqua strategico nel nordest del paese, che solo ieri hanno provocato almeno 67 morti. L’esercito ha bombardato la zona nei pressi del conteso canale d’irrigazione di Maavilaru, bloccato 10 giorni fa dai ribelli, e lanciato razzi e colpi d’artiglieria contro le postazioni dei tamil che hanno risposto con colpi di mortaio. Gli scontri seguono di poche ore l’esplosione nella notte di una mina a frammentazione al passaggio di un autobus militare: almeno 19 i soldati morti. Nel corso della giornata di ieri, invece, erano morti 35 ribelli e nove soldati negli scontri nel distretto nord-orientale di Trincomalee, mentre altri quattro ribelli erano stati uccisi in un attacco dell’esercito nella penisola settentrionale di Jaffna. “Non credo ancora in una guerra a larga scala” ha osservato lo svedese Ulf Henriccson, a capo della Missione di monitoraggio in Sri Lanka (Slmm), nonostante la battaglia iniziata quasi una settimana fa costituisca una delle più gravi violazioni della tregua siglata quattro anni fa tant'è che ieri S. Elilan, capo dell’ala politica delle Ltte a Trincomalee, ha accusato il governo di aver rotto unilateralmente la tregua. Tuttavia, affermano gli osservatori europei, il cessate-il-fuoco rimarrà in vigore, almeno formalmente, finché non verrà revocato da una dichiarazione scritta presentata con due settimane di preavviso da una delle due parti. Circa 65.000 persone sono morte in oltre vent’anni di guerra civile tra il governo di Colombo e i separatisti tamil della minoranza indù, che si battono per la creazione di un loro stato indipendente nelle aree settentrionali e orientali del paese. Da dicembre a oggi sono oltre 850 i morti a causa delle ripetute violazioni della tregua in vigore – almeno sulla carta - dal febbraio 2002.
SRI LANKA 3/8/2006 10.44
DOPO SCONTRI, GOVERNO DISPONIBILE A MEDIARE CON RIBELLI
“Se le Tigri sono pronte, anche noi siamo pronti a cominciare le trattative immediatamente” ha dichiarato il portavoce del governo cingalese a otto giorni dall’inizio dei combattimenti tra l’esercito cingalese e i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) per il controllo di un corso d’acqua strategico nel nordest del paese che sinora hanno provocato almeno 135 morti, 118 nei soli ultimi tre giorni. “Tutto quello che volevamo era assicurarci che la popolazione ricevesse l’acqua. Non auspichiamo che si ritorni alla guerra” ha aggiunto Keheliya Rambukwella. Anche l’esercito, in precedenza, aveva affermato di aver lanciato l’offensiva lo scorso 26 luglio per ragioni “umanitarie” dopo che i ribelli avevano chiuso il canale d’irrigazione di Maavilaru, in una zona governativa, privando d’acqua migliaia di persone. Le Ltte, dal canto loro, avevano replicato che a bloccare il corso d’acqua erano stati civili di etnia tamil nel tentativo di sollecitare il governo ad approvvigionare d’acqua potabile anche le zone controllate dai ribelli. Se i ribelli riapriranno la chiusa, ha aggiunto il portavoce, l’esercito si ritirerà immediatamente. Intanto però i combattimenti proseguono: l’artiglieria ha colpito le posizioni delle Tigri nel nordest, dopo che i ribelli ieri sono entrati nella città a maggioranza musulmana al confine con il territorio dei ribelli di Muttur, controllata dall’esercito. Violenze si sono verificate anche nel distretto di Mannar, sulla costa nordoccidentale, dove le Tigri hanno colpito una pattuglia con una mina a frammentazione e colpi di mortaio, ferendo due soldati. Nel paese intanto è atteso Jon Hanssen-Bauer, l’inviato speciale della Norvegia – impegnata sin dal gennaio 2000 nella mediazione per una soluzione del conflitto civile – per convincere le parti a cessare gli scontri e riprendere i negoziati. I separatisti tamil chiedono uno stato indipendente nelle aree settentrionali e orientali del paese. In quasi vent’anni di conflitto sono morte circa 65.000 persone, mentre da dicembre a oggi sono oltre 850 le vittime a causa delle ripetute violazioni del cessate-il-fuoco del febbraio 2002.
SRI LANKA 3/8/2006 15.01
RAZZI CONTRO SCUOLE PIENE DI RIFUGIATI A MUTTUR, VITTIME
Colpi di artiglieria hanno raggiunto tre scuole piene di rifugiati a Muttur, uccidendo 18 civili e provocando decine di feriti: lo riferiscono fonti dell’esercito di Colombo che attribuiscono la responsabilità della strage ai ribelli tamil. Questi ultimi, invece, accusano le forze armate di essere state loro a bombardare un collegio musulmano con annessa moschea dove dall’inizio dei combattimenti avevano trovato rifugio 9000 tamil musulmani; secondo i ribelli, che non menzionano di altri attacchi a scuole, nel collegio islamico sono morti 10 civili e 40 sono rimasti feriti. I residenti affermano che sulla cittadina cadono sia colpi sparati dalle forze armate sia dai guerriglieri. Muttur è una cittadina nel nord est del paese, a sud di Trincomalee, abitata in maggioranza da tamil di religione mussulmana dove tre giorni fa hanno ripiegato i ribelli delle Tigri per la liberazione tamil (Ltte) impegnati in intensi combattimenti con le forze governative per il controllo della rete idrica locale. La Croce Rossa internazionale stima in 22.000 i rifugiati di Muttur concentratisi in edifici al centro della cittadina poiché non riescono a lasciare l’abitato a causa degli scontri.
SRI LANKA 4/8/2006 12.45
NORD EST: PROSEGUONO SCONTRI A MUTTUR, EMERGENZA SFOLLATI
Cinque civili sono stati uccisi negli scontri tra l’esercito cingalese e le Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) ripresi stamani nella città costiera nord-orientale di Muttur, dove ieri 18 civili sono morti quando colpi di artiglieria hanno raggiunto tre scuole dove si erano rifugiati. Nel nord, invece, a Jaffna, è stato ucciso un commediografo tamil che aveva scritto e diretto opere teatrali sulla storia e la cultura della minoranza tamil. A Vavuniya, a sud di Jaffna, una bomba sul ciglio della strada ha ferito tre poliziotti e le forze di sicurezza per rappresaglia hanno aperto il fuoco contro i ribelli, uccidendone uno. Nella capitale Colombo è intanto arrivato Jon Hanssen-Bauer, l’inviato speciale della Norvegia – impegnata sin dal gennaio 2000 nella mediazione per una soluzione del conflitto civile – che, dopo aver incontrato i funzionari di governo, nel fine settimana si recherà nella roccaforte dei ribelli a Kilinochchi per tentare di appianare le divergenze tra le due parti. Ricordando gli sforzi mediatori norvegesi, il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha invitato le parti a cessare le ostilità immediatamente “per creare un clima sereno per le negoziazioni sul tema dell’acqua”. Gli scontri – tra i più violenti da quando nel febbraio 2002 è stato siglato un cessate-il-fuoco – hanno avuto origine lo scorso 20 luglio a causa di una contesa su uno strategico corso d’acqua strategico a Maavilaru del nordest: in 12 giorni almeno 161 persone sono morte. Annan – ha riferito il suo portavoce – “è turbato dalle notizie di molte vittime civili, inclusi i bambini, e dell’ampio dislocamento della popolazione locale”. Secondo i militari, infatti, in centinaia hanno lasciato a piedi la città di Muttur tentando di raggiungere la città di Kantalai, 35 chilometri da Trincomalee, mentre politici locali sostengono che circa la metà dei 60.000 abitanti della circoscrizione sono stati colpiti dai combattimenti. Il Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc) sta perciò invitando le parti a permettere un “corridoio umanitario” per inviare gli aiuti e consentire la fuga a quanti vogliono abbandonare la città a maggioranza musulmana dove sono dislocate circa 22.000 persone. I musulmani sono la seconda minoranza nello Sri Lanka (7,5%) dopo i tamil (12,5%), mentre il 70% dei 19,5 milioni di abitanti del paese è cingalese. I separatisti tamil chiedono uno stato indipendente nelle aree settentrionali e orientali del paese dove sono maggioritari. In quasi vent’anni di conflitto sono morte circa 65.000 persone, mentre da dicembre a oggi sono oltre 850 le vittime a causa delle ripetute violazioni del cessate-il-fuoco del febbraio 2002.
5 agosto 2006
SRI LANKA, TIGRI TAMIL UCCIDONO 100 SFOLLATI IN FUGA
Almeno 100 sfollati in fuga dalle zone di battaglia nel nordest dello Sri Lanka sono stati uccisi dalla guerriglia tamil. Lo ha riferito il ministero della Difesa. Gli sfollati sono stati attaccati ieri sera sulla via di fuga da Muttur, la cittadina musulmana teatro da giorni di violenti scontri. "Mentre famiglie di sfollati fuggivano da Muttur in cerca di salvezza, le Tigri le hanno bloccate nella zona di Pachchanoor e hanno aperto il fuoco. Oltre cento le vittime, tra cui donne, giovani e bambini", si legge nella nota del ministero. Poche ore prima una fonte della guerriglia aveva annunciato la cessazione dell'offensiva su Muttur e il ripiegamento sulle posizioni precedenti. "L'operazione su Muttur è stata fermata e le Tigri sono tornate sulle precedenti posizioni", aveva riferito la fonte all'agenzia Reuters. "Si è trattato di un'operazione limitata e l'abbiamo fermata per ragioni umanitarie", aveva aggiunto.
Nello Sri Lanka un’emergenza umanitaria su cui non è acceso alcun riflettore
Migliaia in fuga dalle terre Tamil
[La Padania] - Mentre tutta l’attenzione mondiale è concentrata sul Libano, nello Sri Lanka, o meglio nella parte dell’isola abitata dalla minoranza Tamil, è scattata un’altra emergenza umanitaria di cui quasi nessuno parla. Nell’area, dopo la fine della tregua firmata nel 2002, da giorni sono ripresi gli scontri tra i governativi e le milizie indipendentiste delle “Tigri per la liberazione della Patria Tamil” (Ltte). Secondo l’agenzia cattolica Asia News, migliaia di civili sono in fuga dalla zona di Mutur, (Sri Lanka dell’est), dove dal 27 luglio continuano gli scontri tra le forze governative e i guerriglieri tamil.
Secondo l’agenzia cattolica, venerdì, cinque civili musulmani sono rimasti vittime del fuoco incrociato dell’artiglieria. Il giorno precedente, i morti registrati sono stati 20 civili, oltre a 12 ribelli e un soldato. Colombo avrebbe colpito anche alcune scuole, mentre i ribelli hanno attaccato dei campi militari.
Sara Fumagalli, coordinatrice dell’Umanitaria Padana Onlus, fino a pochi giorni fa presente a Mutur, racconta che «La Chiesa di S. Antonio, che offriva rifugio a donne, vecchi e bambini tamil inermi, è stata bombardata mercoledì dall’artiglieria dello Sri Lanka: un bimbo cattolico di otto anni è morto e tre donne sono rimaste ferite. Il piccolo, come mi hanno riferito le Sorelle Carmelitane, si chiamava Arabindan e stava pranzando, quando è stato colpito dalle schegge del colpo di mortaio. Vicino a lui, c’era la madre, rimasta ferita con altre due donne». «Contestualmente – continua la volontaria - mi hanno detto che è stato bombardato anche l’ospedale di Mutur, a suo tempo danneggiato dallo tsunami e appena finito di ristrutturare dalla Protezione Civile italiana in concorso con la Fatebenefratelli».
Secondo operatori dei soccorsi, nella cittadina a maggioranza musulmana le persone «rimaste intrappolate» nei combattimenti sono 22 mila. Yvonne Dunton, capo del Comitato internazionale della Croce Rossa a Trincomalee, parla di 6 mila – 7 mila famiglie in fuga da Mutur. La stessa Croce Rossa ha lanciato un appello disperato affinché si stabilisca un corridoio umanitario per raggiungere chi è rimasto senz’acqua, cibo e possibilità di cure. Il precipitare della situazione nelle ultime ore ha costretto anche il mediatore norvegese del processo di pace, Jon Hanssen Bauer, a recarsi nel Paese asiatico per parlare con governo e ribelli delle Tigri tamil, in conflitto dai primi anni Ottanta. I colloqui dovrebbero svolgersi nel fine settimana. Appello anche del Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che domanda la fine delle violenze e l’apertura di colloqui di pace, in stallo da mesi.
La situazione nell’est è precipitata, per una disputa tra le due parti sul controllo di un importante canale idrico: Colombo avrebbe lanciato l’offensiva per liberare il canale di Mavilaru - nei pressi di Trincomalee - che le Tigri avrebbero bloccato per impedire l’irrigazione dei campi da parte di agricoltori cingalesi. Secondo i le Tigri invece, si è trattato solo di un pretesto per penetrare nei loro territori e riprendere l’offensiva sostenuta dal nuovo governo nazionalista di Colombo. La questione è stata aggravata dal rifiuto dei guerriglieri del Ltte di continuare ad accettare la missione di monitoraggio della tregua (Slmm). Le Tigri avevano chiesto ai membri della Slmm, provenienti dall’Unione Europea, di lasciare il Paese entro il primo settembre prossimo, dopo che l’Ue li aveva inserite nella lista di organizzazioni definite “terroriste”.
Ieri i guerriglieri del Ltte hanno fatto sapere di aver risposto all’offerta di un cessate-il-fuoco da parte del governo di Colombo, interrompendo l’offensiva nella zona di Mutur e di aver iniziato a ripiegare sulle posizioni originarie. Secondo fonti militari governative, riporta l’agenzia missionaria Misna, i combattimenti con i ribelli starebbero ancora proseguendo.
I dati ufficiali del ministero della Difesa dello Sri Lanka riportano che «almeno 152 Tigri tamil sono state uccise e altre 124 ferite, la maggior parte in seguito ad attacchi aerei contro la loro base strategica di Foul Point».
Il sito www.peacereporter.net ricorda che la tregua del 2002 è stata messa in discussione dopo l’elezione nello Sri Lanka del presidente Mahinda Rajapakse, un nazionalista che non vuole concedere l’autonomia nelle zone nord-orientali controllate dalle Tigri. Ad aprile, poi, dopo un attentato kamikaze nel quartiere generale dell’esercito nella capitale Colombo, l’aviazione ha ripreso a bombardare il nord-est, innescando una spirale di violenza che continua tuttora. E le trattative di pace, riprese nel febbraio scorso a Ginevra e interrotte proprio ad aprile, oggi sembrano più lontane che mai.
Sri Lanka: Tamil si ritirano
Esercito riprende i bombardamenti
Ripresi i bombardamenti dell'esercito dello Sri Lanka contro le postazioni dei Tamil che avevano annunciato il loro ritiro da Trincomalee. I ribelli hanno deciso di ritirarsi dal canale la cui chiusura aveva provocato negli ultimi 11 giorni violenti scontri con le forze di sicurezza. Decisione presa poco prima dell'arrivo nella loro 'capitale' politica Kilinochchi del principale mediatore del conflitto, il norvegese Hanssaen-Bauer.
Ci sono risorse economiche appetibili in Sri Lanka? No. E i media si dimenticano di parlarne. Solita vecchia storia...
Ci sono risorse economiche appetibili in Sri Lanka? No. E i media si dimenticano di parlarne. Solita vecchia storia...
No marines USA o ebrei?No manifestazioni (politizzate) a senso unico,no bandiere arlecchinate,no girotondi,no interesse,no "film" Moretti&Moore su tale situazione...
kadmillo
06-08-2006, 17:33
Purtroppo i motivi di questa guerra inutile sono dovuti all'India
Sehelaquiel
06-08-2006, 19:47
Sri Lanka: Morti operatori umanitari
Sarebbero stati giustiziati, ritrovati 15 cadaveri a Mutur
(ANSA) - TRINCOMALEE (SRI LANKA), 6 AGO - Quindici dipendenti locali di organizzazioni umanitarie sono stati trovati morti giustiziati nello Sri Lanka nordorientale. La scoperta e' avvenuta dopo aspri combattimenti tra l'esercito e i ribelli Tamil. Il Consorzio per le agenzie umanitarie (Cha) riferisce che una delle sue squadre di soccorso ha trovato i corpi nella citta' di Mutur, in un ufficio, 'stesi a terra a faccia in giu', giustiziati'. Non e' chiaro chi sia il responsabile della strage.
SRI LANKA 7/8/2006 9.55
MUTTUR, SALE LA TENSIONE MALGRADO ‘TREGUA’
Resta completamente isolata la città di Muttur, da giorni teatro di intensi combattimenti tra i ribelli tamil e le forze governative; i soldati hanno impedito l’accesso alla città a un team dell’organizzazione non governativa (ong) francese, ‘Action contre la Faim’, mandati a indagare sull’assassinio di 15 suoi operatori locali ritrovati ieri cadavere nella sede dell’ong. “Ignoriamo come siamo morti e quando sia avvenuto” aveva detto ieri il Consorzio per le agenzie umanitarie, organismo governativo che riunisce le ong, riferendo del ritrovamento dei corpi senza vita di dieci uomini e cinque donne tutti appartenenti alla minoranza tamil. I ribelli delle ‘Tigri per la liberazione delle patria tamil’ (Ltte), accusano della strage l’esercito che a sua volta incolpa i guerriglieri. Intanto oggi dalla pagine del quotidiano ‘Daily News’ il governo aggiunge nuove gravi tensioni parlando di una “pulizia etnica” in atto, condotta dai ribelli del Ltte contro i tamil mussulmani e accusa le ‘tigri’ di un’altra presunta strage di civili a Patchchnoor, avvenuta venerdì scorso; il ministro Keheliya Rambukwella, portavoce in materia di Difesa, ha chiesto ai membri della missione internazionale di monitoraggio della tregua di recarsi sul posto e verificare cosa sia accaduto a Patchchnoor poiché, ha detto il ministro, quell’area è fuori dal controllo dell’esercito. Pur appartenendo alla stessa comunità etnica, i tamil di religione islamica hanno sempre mantenuto le distanze dal Ltte che rappresenta i tamil indù (la maggioranza di quest’etnia), ‘differenze’ di cui è ben consapevole il governo di Colombo. Sabato le Ltte hanno dichiarato una tregua unilaterale agli scontri iniziati il 26 luglio scorso nei distretti circostanti la città portuale di Trincomalee, nel nordest dell’isola, ma secondo altre fonti i combattimenti non si sarebbero del tutto fermati. L’operazione militare, lanciata dall’esercito con l’impiego di mezzi aerei e di terra per riprendere il controllo sulla rete idrica ostruita dai ribelli, avrebbe fatto finora 152 morti tra i combattenti e 124 feriti, secondo il bilancio delle forze armate. Impossibile avere un resoconto indipendente sulle cifre, ma è ormai certo che decine di civili sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti di entrambi gli schieramenti.
SRI LANKA 7/8/2006 15.01
ESERCITO IGNORA LA TREGUA, TESTIMONIANZA DAL ‘FRONTE’ DEGLI SFOLLATI
Ignorando la tregua dichiarata sabato dai ribelli tamil nuovi colpi di artiglieria sono caduti oggi contro le basi del Ltte nel distretto di Trincolmalee, nel nordest dello Sri Lanka, mentre i mediatori norvegesi stanno cercando di portare le parti a una soluzione negoziata sul problema del controllo dell’acqua da cui è nata questa nuova operazione militare. “Non si fermeranno, ormai sembra una questione di ‘prestigio’, a prescindere da come sia iniziata ora vogliono dimostrare di essere militarmente superiori ai ribelli e di poterli tenere ‘al loro posto’” dice, riferendosi all’esercito, un operatore umanitario contattato telefonicamente a Trincomalee dalla MISNA, ma che chiede l’anonimato per problemi di sicurezza. Secondo i ribelli, i bombardamenti odierni avrebbero causato 15 morti tra i civili nel distretto di Muttur, ma le cifre non possono essere confermate da fonti indipendenti. A Trincomalee, città situata nel più grande porto naturale dell’Asia meridionale, sono giunti negli ultimi giorni migliaia di tamil in fuga da Muttur, località abitata in maggioranza da tamil musulmani e da giorni epicentro dello scontro tra ribelli e forze governative. “Circa 15.000 tamil islamici e 5000 indù sono fuggiti venerdì dai bombardamenti su Muttur con ogni mezzo possibile. Insieme con altre ong li abbiamo raggiunti a una quarantina di chilometri dalla città e tra venerdì notte e sabato sera i tamil sono stati trasferiti a Trincomalee, mentre gli islamici sono voluti andare nella zona di Kantalai, dove è più forte la presenza della comunità musulmana” continua l’interlocutore, descrivendo una sorta di ‘operazione di salvataggio’ condotta da ong laiche e religiose, incluse quelle cristiane, con l’uso di camion, pullman e automobili private. Dell’ ‘esodo’ da Muttur parla alla MISNA anche il vescovo di Batticaloa-Trincomalee, monsignor Joseph Kinsley Swampillai, raggiunto telefonicamente a Batticaloa, 120 chilometri a sud dai luoghi dei combattimenti. “Venerdì alle persone in fuga si è unita anche la piccola comunità cattolica di Muttur composta da 600-800 persone” racconta il vescovo. “Già da due mesi, per l’insicurezza che si respirava e temendo quello che poi è accaduto, vivevano nella chiesa e nei locali della parrocchia di Saint Antony, con due sacerdoti e tre suore tamil della congregazione dei carmelitani apostolici. C’erano anche loro con gli altri sui camion nella lunga fila di mezzi in fuga in mezzo ai combattimenti tra l’una e l’altra parte. Purtroppo sono stati presi nei fuoco incrociato e un colpo di artiglieria ha colpito uno dei camion uccidendo una donna anziana mentre un sacerdote e una suora sono rimasti lievemente feriti. Infine sono stati raggiunti dai soccorsi che li hanno portati a Trincomalee assistiti con gli altri dalla Caritas e dalle altre ong. Ma il mio pensiero torna a Muttur dove rimangono bloccate dai combattimenti decine di migliaia di persone. E’ terribile vedere svanire le speranze di pace” conclude monsignor Swampillai.
SRI LANKA 8/8/2006 9.51
CRUCIALE ATTESA NEL NORD-EST, RITROVATI ALTRI DUE OPERATORI UMANITARI UCCISI
Situazione relativamente calma nel nordest dello Sri Lanka; all’alba si sono uditi nuovi colpi di artiglieria verso i territori a sud di Trincomalee ma l’esercito afferma si tratti di ‘azioni di consolidamento’ in attesa della riapertura della chiusa di Mulativu, dopo che i mediatori norvegesi hanno convinto ieri i ribelli tamil a permettere il ripristino della rete idrica la cui interruzione è stato il ‘casus belli’ per la nuova intensa operazione militare nell’est. Intanto a Muttur si è scoperto che sono 17 e non 15 come riferito in precedenza gli operatori umanitari uccisi nella sede della loro organizzazione nella cittadina, a una cinquantina di chilometri a sud di Trincomalee, dove per giorni ribelli tamil e forze governative si combattuti per il controllo dell’abitato. I cadaveri di altri due uomini sono stati ritrovati dai colleghi dell’organizzazione non governativa francese ‘Action contre la faim’ per cui lavoravano, mandati a recuperare i cadaveri e consegnarli alla famiglie per le esequie. Le due vittime erano in un auto vicino all’ufficio dove è avvenuta la strage, e probabilmente sono stati fermati dagli assalitori mentre cercavano di fuggire. Tutti gli operatori erano di etnia tamil e sembra siano stati tutti uccisi con colpi d’arma da fuoco sparati a distanza molto ravvicinata. I ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) e esercito si accusano reciprocamente della strage, condannata da organizzazioni internazionali per i diritti umani e dal governo francese. L’ong ‘Action contre la faim’ è attiva in Sri Lanka da 25 anni senza mai avere problemi, hanno detto i suoi dirigenti, i quali precisano che gli operatori di Muttur erano impegnati in progetti di ricostruzione post-tsunami del dicembre 2004. Il governo di Colombo ha promesso un’inchiesta urgente e indipendente sull’accaduto, rispetto alla quale Amnesty International ha auspicato la partecipazione anche di osservatori stranieri. Sebbene maggior chiarezza potrà essere fatta solo dall’esame autoptico, sembra che i 17 operatori siano stati uccisi tra sabato e domenica scorsi. Tra i sospettati degli omicidi non ci sono solo i ribelli e i soldati ma anche gruppi radicali cingalesi che da anni accusano le organizzazioni non governative di aiutare essere pro-tamil e di collaborare con i guerriglieri. Non si fermano intanto le azioni di guerriglia in altre parti del paese; l’esercito riferisce che ieri, nello Sri Lanka centrale, il comandante di un’unità antiterrorismo e il suo autista sono morti per l’esplosione di una mina piazzata dai ribelli a Rajawella, nei pressi di Kandy.
Autobomba in Sri Lanka, due morti
L'esplosione vicino ad una scuola, tra vittime un bambino
Un'autobomba e' esplosa oggi vicino ad una scuola di Colombo, la capitale dello Sri Lanka, provocando 2 morti, tra cui un bambino. Lo hanno detto fonti militari. "L'esplosione e' avvenuta vicino al St. Paul college. Era un camioncino", ha detto un portavoce militare. Secondo un testimone sulla strada giace il corpo di un bambino coperto con un lenzuolo, mentre poco piu' in la' c'é quello di una seconda persona.
SRI LANKA 8/8/2006 18.33
FALLITO ATTENTATO A COLOMBO CONTRO POLITICO TAMIL, MUORE UN BAMBINO
Tre persone – tra cui un bambino – hanno perso la vita a causa di un’autobomba esplosa dinanzi al Collegio femminile di San Paolo in un’aera affollata del centro della capitale. Sette persone sono state ferite e ricoverate. Tra loro anche il probabile bersaglio dell’attentato: l’ex-deputato tamil del Partito democratico del popolo dell’Eelam (Epdp), M. Sivadasan già sopravvissuto a precedenti agguati. Secondo la polizia, l’ordigno era collocato proprio sul veicolo a bordo del quale viaggiava Sivadasan, ex-principale collaboratore del leader dell’Epdp Douglas Devananda, attualmente ministro degli Affari hindu. L’Epdp in precedenza s’era opposto alla campagna separatista dei ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) che dal 1972 ha provocato 60.000 vittime. L’attentato è stato compiuto mentre nella zona nordorientale di Trincomalee, nonostante il cessate-il-fuoco del febbraio 2002, tra le truppe governative e le Tigri tamil sono in corso combattimenti che in due settimane hanno provocato la morte di almeno 440 persone.
Le vittime sono tutti musulmani, come i 30mila che da venerdì cercano di lasciare Mutur, la città che è diventata teatro degli scontri in corso da alcune settimane
Sri Lanka, i tamil sparano sugli sfollati
Più di cento i profughi trucidati in gran parte donne e bambini Il governo crede che l’eccidio sia stato causato dalla convinzione che i profughi avessero aiutato l’esercito
[Avvenire] A un passo dalla guerra civile. Si aggrava il bilancio di vittime civili in Sri Lanka. Più di cento persone sono morte ieri nei pressi di Mutur, nel Nordest del Paese. I ribelli tamil hanno aperto il fuoco sulla popolazione musulmana in fuga dalla città che da giorni é al centro di violenti scontri tra l'esercito regolare e autonomisti. Sempre ieri l'aviazione di Colombo ha bombardato la base tamil di Foul Point, uccidendo 152 ribelli. La notizia della strage di civili arriva da fonti governative e non è ancora stata confermata dai ribelli. Secondo il ministero della Difesa, le Tigri del Ltte (di religione induista) avrebbero intercettato i profughi nella regione del Pachchanoor, bloccato loro il passaggio e trucidato chiunque tentasse di forzare il blocco. Oltre cento i morti, tra i quali anche donne e bambini. Tutti musulmani, come i 30mila che da venerdì cercano di lasciare Mutur. Il governo è convinto che l'eccidio da parte dei ribelli sia stata causato dalla convinzione che i profughi avessero aiutato l'esercito, rifornendoli di acqua e cibo. Intanto, l'esercito ha annunciato di aver ripreso il controllo di Mutur che però ormai è una città fantasma. I militari hanno invitato la popolazione a far ritorno nella città. Dopo gli scontri dei giorni scorsi che hanno prodotto più di 500 morti e l'attacco alla base tamil di Foul Point (che ne ha provocati altri 152), ieri mattina la tregua sembrava vicina. I tamil avevano arrestato l'offensiva su Mutur, ripiegando su posizioni precedenti «per ragioni umanitarie», ha riferito una fonte interna ai ribelli. E l'esercito aveva accolto questa decisione positivamente dichiarandosi disponibile al dialogo. «Se l'annuncio del ritiro sarà confermato dai fatti, risponderemo molto positivamente. Tutte le armi taceranno. Ci sarà un cessate il fuoco» ha riferito il maggiore Upali Rajapakse, portavoce dell'esercito cingalese. Ma, dopo la strage di ieri, il futuro appare più incerto e la tregua più lontana. I toni si riaccendono e il governo fa sapere che interromperà gli attacchi solo quando nella zona non rimarrà nemmeno un guerrigliero. «Non hanno nessun diritto di stare lì - ha detto Keheliya Rambukwella, portavoce del ministero della difesa riferendosi ai ribelli - quella è una zona a maggioranza musulmana». Non c'è che da sperare nella diplomazia. Il mediatore norvegese Jon Hanssen- Bauer ha incontrato venerdì il primo ministro cingalese Ratnasiri Wickemanayake e ieri si è recato a Nord, nella città di Kilinochchi per discutere con i ribelli. Ma «Human Right Watch» ammonisce: «Dopo le ultime violenze, servono più osservatori internazionali in Sri Lanka»
kadmillo
08-08-2006, 21:56
Non servono altri osservatori visto che dal 2002 che sono presenti ma la gente continua a morire.In questo caso serve l'unica opzione è la guerra perche tanto l'ONU è solo un'istutuzione sulla carta
Non servono altri osservatori visto che dal 2002 che sono presenti ma la gente continua a morire.In questo caso serve l'unica opzione è la guerra perche tanto l'ONU è solo un'istutuzione sulla carta
Dai massacri che facevano i miliziani serbi,bosniaci e musulmani in Bosnia in porsenza dei caschi blu mi bastò per capire quanto di utile sia tale organzzazione (se poi tra i solo sotto tra i big 5 vi è la Cina e poco più sotto nazioni come il Pakistan...)....
A parlare da soli c'è il vantaggio di non essere mai smentiti.
Meglio e infinitamente più credibile il silenzio compassionevole interiore alle tragedie che inutili e infantili velati flames per mandare a pu@@ne i thread scomodi le cui notizie danno fastidio proprio perchè...scomode.
Contento tu...
Al contrario,se le notizie dei thread aperti da Adric e dal sottoscritto fossero false e smentibili sarei il primo (o meglio uno dei primi) ad esserne felice.Ma la verità nuda e cruda purtroppo fa male,pure postarla!
Purtroppo i motivi di questa guerra inutile sono dovuti all'India
SRI-LANKA: Scheda conflitto
25/06/02 - 12:19:02
[Warnews]La Repubblica democratica socialista dello Sri Lanka (ex-Ceylon) è devastata da un conflitto inter-etnico, tra maggioranza cingalese (buddista) e tamil(indù) da almeno vent'anni. Ma l'origine della guerra civile è antica quasi quanto la storia dell'isola: indiani e cingalesi si sono contesi la "perla dell'oceano indiano" per secoli fino all'epoca delle colonie, quando il Portogallo ne fece porto strategico e magazzino per il commercio di spezie (1505). Poi fu la volta degli olandesi e a seguire degli inglesi, che piantarono la Union Jack nel 1815, dominando Serendipity, come la chiamavano i viaggiatori arabi, per più di un secolo.
E proprio sotto il drappo britannico arrivarono frotte di tamil, provenienti dal sud dell'India (Stato Tamil Nadu), come lavoratori stagionali nelle piantagioni di caffè, appena esportate e subito rosicchiate da voraci insettti locali.
Quindi i tamil si trasformarono, per volere della corona britannica, in coltivatori di tè e rimasero in pianta stabile nel nord est del paese. Una minoranza scomoda, prediletta dal divide et impera di Londra, che faceva orrore ai cingalesi memori delle longa manus dell'India nel corso della secolare storia dell'isola.
Oggi i tamil rappresentano il 17 per cento della popolazione; il 75 per
cento è cingalese; il 7 per cento mora (musulmana) e il restante diviso tra burghers olandesi e veddah, i primi abitanti dell'isola, già presenti nel III secoolo a.C.
Quando l'isola di Ceylon diventa indipendente ( 1948 ) la polveriera è pronta ad esplodere: ai tamil vengono subito tolti i diritti civili.
Il governo di Solomon Bandaranaike prosegue sulla scia nazionalista e nel 1956 il cingalese diviene per decreto unica lingua ufficiale, come il buddismo unica religione. Alle prime aperture per la minoranza tamil, Bandaranaike è ucciso da un monaco buddista (1959); Srimavo, la vedova ne prende il posto, diventando la prima donna primo ministro del mondo.
Alterne vicende politiche, tra cui la vittoria dell'United National Party (favorevole a una certa apertura ai tamil) traghettano il paese fino agli anni settanta quando le tensioni etniche incendiano definitivamente l'isola. Esplode anche la contestazione marxista con la creazione del gruppo terrorita del Jvp (Fronte di liberazione popolare) di Rohana Wijewera, detto "il Che Guevara d'oriente".
Nel 1972 Ceylon si autoproclama Sri Lanka nel solco della tradizione nazionalista e promuove leggi per la diffusione dell'unica religione di stato : il buddismo. Nascono i primi gruppi clandestini (Nuove tigri Tamil) per la liberazione dell'Eelam (patria in tamil); nel 1976 prende piede il movimento armato (Ltte, Liberation Tigers of Tamil EElam) sotto la guida di Vellupilai Prabahkaran.
Anche sul versante politico i tamil fanno sentire la loro voce: nel 1977 il partito separatista tamil vince tutti i seggi nell'area di Jaffna, la penisola a nord ovest dove sono concentrati i separatisti. Gli anni ottanta diventano teatro di una dolorosa guerra aperta, che ha la sue scintille nell'uccisione di tredici soldati cingalesi e nel pogrom di 600 tamil. Il governo di Colombo attua una durissima repressione che ha il volto nero della pulizia etnica: 65mila tamil abbandonano l'isola per trovare riparo in India, dove sono accolti in 113 campi profughi.
Si acuisce anche il conflitto con la minoranza musulmana che patirà l'esodo di 100mila persone.
Le strategie dei separatisti tamil sono altrettanto efferate: una violenta guerriglia stronca ogni tentativo dei governativi di controllare il nord est dello Sri Lanka; numerosi attentati, anche suicidi, seminano il panico anche nella capitale Colombo.
Le trattative di pace messe in piede nel 1985 non portano ad alcun risultato, si continua a combattere. Dopo la creazione di alcune aree a controllo tamil, entra in scena anche l'India, fortemente contrastata da entrambe le fazioni, con l'invio di una
forza di peacekeeping che rimarrà sul terreno fino al 1990. Forse, per questo motivo il premier Rajiv Gandhi è stato assassinato nel 1991, con la complicità del Ltte.
Paramilitari nazionalisti cingalesi e i comunisti del Jvp combattono e compiono attentati contro l'accordo indo-lankese.
Gli attentati tamil si susseguono, sponsorizzati dai sostenitori fuoriusciti ai quattro angoli del mondo: forti dei contributi economici degli esuli all'estero, che vengono utlizzati per armi e approvvigionamenti, i tamil si scatenano contro aeroporti, testate giornalistiche, centri religiosi e politici. Il governo continua la repressione, durissima, ma inefficace nel piegare i ribelli, che invece tengono posizione, nonostante vengano schedati nella lista nera delle organizzazioni terroristiche da Gran Bretagna e Stati Uniti.
Nel 1995 falliscono i nuovi colloqui di pace, una bomba esplode e ferisce gravemente il presidente Chandrika Kamaratunga, figlia di Bandaranaike.
Dal 2000 la Norvegia si prende carico di far da mediatrice alla guerra infinita tra cingalesi e tamil: nel 2002 Oslo ottiene il risultato di uno storico cessate il fuoco, che, per quanto poco rispettato, regge, almeno sulla carta.
La diplomazia internazionale parla già di ricostruzione: World Bank, Fondo Monetario Internazione, Giappone, Stati Uniti e Ue staccano i assegni, ma gli incidenti si moltiplicano. Navi tamil e della marina militare lankese calano a picco, il disarmo è lontano, sul piano politico solo la ventilata autonomia della regione del nord est tiene in vita la speranza di pace.
La recente (aprile 2003) esclusione della dirigenza del Ltte alla riunione dei donatori di Washington ha fatto saltare le trattative giunte alla settima tornata, programmata in Thailandia.
Il protrarsi degli scontri indebolisce un'economia già in contrazione dal 2001, fiaccando una delle grandi risorse che è il turismo.
L'assistenza di Stati Uniti e Giappone, grazie alla posizione strategica dell'isola, fa sì che il paese non precipiti nella miseria, ma il dramma della guerra ha spezzato intere generazioni. A partire dai bambini, traumatizzati dal conflitto, come parte passiva degli orrori, e attiva quando arruolati da milizie senza scrupolo.
La guerra ventennale dello Sri Lanka ha provocato 64mila morti e almeno un milione di sfollati.
SRI LANKA 9/8/2006 9.17
TORNA A SCORRERE L’ACQUA E FORSE FINISCONO VIOLENZE
Dopo tre settimane, da alcune ore è tornata a scorrere l’acqua per 15.000 famiglie e negli impianti d’irrigazione di altrettanti ettari di terreno agricolo dello Sri Lanka orientale; le Tigri Tamil, verso le cui posizioni l’esercito ha ancora lanciato razzi all’alba, hanno riaperto la chiusa bloccata dal 20 luglio sul fiume Verugal mel distretto orientale di Trincomalee. Domenica scorsa il governo aveva respinto l’accordo stipulato dai negoziatori norvegesi e che avrebbe già allora ristabilito il flusso idrico. Le Tigri hanno specificato di aver coomunque preso la decisione “per ragioni umanitarie” . Per la prima volta dall’accordo di pace del 2002, militari e “Tigri” si erano scontrati a causa dell’iniziativa di protesta, provocando anche tra 20 e 30.000 sfollati dalla città assediata di Muttur. “ Speriamo che sia il principio della fine delle violenze” ha detto Thorfinnur Omarsson, portavoce della missione norvegese che fa il monitoraggio della tregua interrotta. “Non c’è più alcun motivo per scontrarsi adesso” ha aggiunto il portavoce. Ancora ieri sera però, secondo un comunicato di 'Tamilnet', il sito web delle "Tigri", l'esercito avrebbe attaccato un'ambulanza e ucciso cinque persone che si trovavano a bordo.
kadmillo
09-08-2006, 09:36
che i tamil li abbiano portati gli inglesi è in parte vero ma non rappresentano tutta la comunita,infatti sono una minoranza nel centro sud e hanno una propria rappresentanza politica nel parlamento mentre i tamil che combattono per l'indipendenza c'erano gia prima del colonialismo.
Riguardo i motivi del conflitto,bisogna chiarire che l'LTTE sono state create dall'India quando c'era Indira Gandhi che voleva fare in modo che SL nn si sviluppasse per favorire lo sviluppo del sud India.
Questa politica falli poichè i guerriglieri non volevano più essere le marionette nelle mani del governo indiano e presero un'impronta autonomistica.
In seguito Indira Gandhi venne assassinata dai sikh e il figlio Rajiv diventato primo ministro si rese conto che non aveva più il controllo sui guerriglieri;cosi creo un'altro gruppo armato per eliminare l'LTTE e poi intervenne con la forza di pace.In realta di pace c'èra poco perchè uccidevano tutti i giovani tamil con la regola del sospetto.
che i tamil li abbiano portati gli inglesi è in parte vero ma non rappresentano tutta la comunita,infatti sono una minoranza nel centro sud e hanno una propria rappresentanza politica nel parlamento mentre i tamil che combattono per l'indipendenza c'erano gia prima del colonialismo.
Riguardo i motivi del conflitto,bisogna chiarire che l'LTTE sono state create dall'India quando c'era Indira Gandhi che voleva fare in modo che SL nn si sviluppasse per favorire lo sviluppo del sud India.
Questa politica falli poichè i guerriglieri non volevano più essere le marionette nelle mani del governo indiano e presero un'impronta autonomistica.
In seguito Indira Gandhi venne assassinata dai sikh e il figlio Rajiv diventato primo ministro si rese conto che non aveva più il controllo sui guerriglieri;cosi creo un'altro gruppo armato per eliminare l'LTTE e poi intervenne con la forza di pace.In realta di pace c'èra poco perchè uccidevano tutti i giovani tamil con la regola del sospetto.
Per la serie come gettare biiiiiiiip sul proprio cognome....
Sri Lanka, il terrore arriva nella capitale
Un'autobomba esplode a Colombo: tre morti, tra cui una bimba. Sale a 17 il numero di cooperanti dell'Acf trucidati nella strage di sabato scorso dai tamil
[Avvenire]Ancora sangue in Sri Lanka. Un'autobomba è esplosa ieri mattina nella capitale Colombo, uccidendo tre persone (tra esse una bambina di tre anni) e ferendone altre 7. Un'autobomba, come quella che aveva riaperto le ostilità tra esercito di Colombo e minoranza tamil lo scorso aprile, mandando in frantumi la tregua del 2002. E nel frattempo si allunga la lista delle vittime del conflitto. Sono 17 e non 16 come si pensava all'inizio i cooperanti dell'Ong francese «Action contre la faim» (Acf) trovati morti domenica sera a Mutur, nel Nord Est del Paese. Il tragico bilancio è stato aggiornato dopo il ritrovamento di due cadaveri all'interno di un'auto con la quale avevano tentato la fuga. I cooperanti erano ingegneri idraulici, agronomi, coordinatori, denuncia l'ong, impegnati in progetti di ricostruzione e sviluppo per il dopo-tsunami. E tutti di etnia tamil ma, a differenza delle Tigri, di religione islamica e non indù. È fuoco incrociato di accuse tra il governo cingalese e i ribelli sulla responsabilità della strage. Il Daily Mirror, (uno dei giornali più diffusi nell'isola) ieri ha parlato di «pulizia etnica» nei confronti dei musulmani. Le tigri sono infatti accusate anche della strage di sabato contro i profughi in fuga da Mutur, città in maggioranza musulmana. Ma gli osservatori internazionali vogliono vederci chiaro e attendono l'esito dell'inchiesta avviata dal governo di Colombo. Anche perché tra i sospettati non ci sono solo le tigri e i militari dell'esercito ma anche gruppi radicali cingalesi che da anni accusano le ong di favorire i guerriglieri. Intanto l'autobomba di ieri mattina ha segnato l'ennesima battuta d'arresto nel cammino verso la pace. L'esplosione è avvenuta davanti al collegio femminile Sant Paul, in un quartiere molto popoloso di Colombo, ha riferito il ministero della Difesa cingalese. Nell'attentato è morta una bambina di 3 anni, figlia di una donna che lavorava nella zona come cameriera. La bomba era piazzata nel veicolo del politico Silvadasan, esponente del partito vicino alla minoranza tamil ma in contrasto con la strategia delle tigri e probabilmente vero obiettivo dell'attentato. Nell'esplosione è rimasta uccisa anche la sua guardia del corpo, oltre ad un altro passante. Nonostante questo, le trattative diplomatiche hanno registrato ieri un piccolo passo in avanti. I dati ufficiali parlano di oltre 500 morti dall'inizio degli scontri e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) di 21 mila profughi. In seguito ad una richiesta degli osservatori norvegesi, le tigri tamil hanno riaperto il canale di Maavilaru, che ha rappresentato il casus belli del conflitto scatenando, 15 giorni fa, una nuova ondata di violenze. Il governo di Colombo ha infatti reagito al blocco della fornitura d'acqua attaccando le basi tamil. La riapertura del canale ha significato per 15mila famiglie nella regione di Trincomalee la riconquista dell'acqua corrente. In cambio, i ribelli hanno chiesto al governo il ritiro delle truppe dalle regioni a maggioranza tamil per evitare nuove vittime civili. I diplomatici sono al lavoro, ma per ora, nessuna risposta da Colombo.
SRI LANKA 9/8/2006 18.19
COMBATTIMENTI NONOSTANTE RIAPERTURA CANALE
Nonostante l’acqua sia tornata a scorrere nel canale d’irrigazione nel distretto orientale di Trincomalee che nelle tre scorse settimane era stato occupato dai ribelli, l’aviazione cingalese ha continuato a bombardare le postazione delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte). “L’esercito dice che ha riaperto con successo il canale e tuttavia continua ad attaccare” ha notato il portavoce della Missione di monitoraggio della tregua del 2002 (Slmm). La contraddizione è stata denunciata anche dai ribelli separatisti. Mentre il portavoce dell’esercito Upali Rajapkse, senza commentare le accuse dei ribelli, si è limitato a notare che i soldati stanno solo “prendendo misure per assicurare che il rifornimento d’acqua non venga interrotto nuovamente”, il segretario della Difesa dell’isola ha detto che è presto per dire che l’offensiva militare sia cessata. “Non solo deve scorrere l’acqua, il suo controllo deve essere nelle mani del governo” ha aggiunto Palitha Kohona, capo del segretariato governativo per la pace. I ribelli però non hanno alcuna intenzione di abbandonare l’area che ‘de facto’ è sempre stata sotto il loro controllo.
SRI LANKA 10/8/2006 7.20
SCONTRI NEL NORD-EST, PREOCCUPANO CONDIZIONI DEGLI SFOLLATI
Infezioni cutanee, respiratorie e digestive si stanno diffondendo tra i circa 38.000 sfollati in fuga dagli scontri in corso da giorni nel nordest tra l’esercito cingalese e i ribelli separatisti delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte). Lo segnalano fonti sanitarie nella città nordoccidentale di Kantale dove sono giunte circa 30.000 persone, riproponendo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Uhncr). La maggior parte di loro proviene da Muttur, dove altre 4.000 persone sarebbero rimaste bloccate tra il fuoco incrociato dell’artiglieria dell’esercito e delle Tigri. Anche a Eachchilanmpattai, sarebbero ancora irraggiungibili 11.000 persone. Mentre gli scontri proseguono – cinque i civili uccisi e 18 i feriti per l’attacco sferrato nelle ultime ore dall’esercito nell’est – a Kantale, come a Trincomalee, Mullipothana e Kinniya, migliaia di sfollati versano in condizioni igieniche carenti. A esacerbare la situazione, il sovraffollamento: a Kantale, ad esempio, in scuole che normalmente ospitano 200-300 bambini, ora vivono tra 6000 e 9000 persone. Molte agenzie umanitarie hanno trasferito nei campi gli aiuti inizialmente destinati ai progetti di ricostruzione delle aeree colpite dallo tsunami del dicembre 2004, ma vi è tuttavia il timore del diffondersi di infezioni. “Sinora non sono epidemiche, ma se continueranno potranno diventare un problema serio” ha avvertito il portavoce dell’organizzazione non governativa (ong) britannica Oxfam.
SRI LANKA 10/8/2006 9.56
SI CONTINUA A COMBATTERE NEL NORD-EST
Sono ripresi gli scontri tra esercito e ribelli tamil nelle aree di Muttur e Kantalai, nel distretto di Trincomalee; le parti di accusano reciprocamente di aver aperto per primi il fuoco oggi prima dell’alba. Colpi di artiglieria sparati contro le reciproche posizioni e l’intervento dell’aviazione cingalese confermano che, nonostante la riapertura della chiusa di Maavilaru, la cui chiusura da parte dei ribelli è stata all’origine della nuova crisi, non abbia interrotto le ostilità iniziate il 20 luglio. Fonti ospedaliere di Kantalai riferiscono di aver ricoverato finora 26 soldati feriti mentre due sono morti. I ribelli delle ‘Tigri per la Liberazione della patria tamil’ (Ltte) sostengono che i bombardamenti avviati dai militari hanno già fatto 45 vittime civili a Kathiraveli e nei villaggi circostanti, ma il bilancio non può essere verificato indipendentemente. L’esercito ribadisce di stare conducendo un “operazione difensiva” per consolidare le sue posizioni e che i soldati sono stati costretti a rispondere al fuoco dei ribelli.
10 Agosto 2006
SRI LANKA
Anche dopo la riapertura del canale di Maavilaru, non si fermano le violenze tra esercito e governo, mentre aumentano gli sfollati. Una operatrice del Jesuit Refugee Service a Muthur racconta il suo viaggio “a piedi sotto i bombardamenti”.
Praga (AsiaNews) – Sempre più civili muoiono o sono costretti a fuggire in seguito agli scontri tra esercito e le Tigri tamil, che continuano la loro guerra nell’est dello Sri Lanka. Secondo quanto riporta oggi un sito internet vicino ai ribelli, i bombardamenti dell’aviazione singalese hanno ucciso dozzine di civili e messo in fuga migliaia di famiglie.
Un portavoce delle Ltte (Tigri di liberazione dell’Eelam Tamil) riferisce che l’esercito sta attaccando via cielo e terra le zone controllate dai ribelli, che a loro volta “possono solo interpretare l’iniziativa, come una dichiarazione di guerra da parte di Colombo”. Le forze armate sostengono invece di aver lanciato un’operazione “difensiva”.
Si tratta del picco di violenze più grave dalla firma del cessate-il-fuoco, che nel 2002 sembrava avesse messo fine a 20 anni di guerra civile. Gli scontri tra le due parti continuano anche dopo che le Ltte hanno riaperto il canale di Maavilaru, oggetto di una disputa che ha dato il via alle ultime ostilità.
In un rapporto pubblicato il 6 agosto il Consorzio delle Agenzie umanitarie (Cha) ha chiesto a esercito e ribelli di fermare gli attacchi e garantire il passaggio sicuro degli aiuti diretti agli sfollati. Molte persone infatti non hanno accesso a cure mediche e ai rifornimenti alimentari. Sono circa 35 mila gli abitanti della zona, che hanno dovuto lasciare la propria casa nella recente recrudescenza delle ostilità: cercano rifugio in conventi, chiese, scuole e tendopoli allestite per l’emergenza.
La città di Muthur, a maggioranza musulmana, è la più colpita: la maggior parte dei residenti è fuggita a piedi per scappare dalle bombe. Nisha, coordinatrice di zona del Jesuit Refugee Service (JRS), è tra gli sfollati. Quando sono iniziati i bombardamenti il 1 agosto si trovava in un convento a Muthur. “Siamo così spaventati – dice – gli attacchi vanno avanti tutto il giorno. La popolazione tamil era venuta nella chiesa di S. Antonio, vicino al convento, per cerare di mettersi in salvo. Ma la chiesa è stata bombardata e un bambino, Aravind, è rimasto ucciso. Due ambulanze hanno portato all’ospedale tre donne ferite, ma nel percorso una bomba è caduta su uno dei due mezzi uccidendo la moglie dell’autista. Gli altri sfollati sopravvissuti sono stati trasferiti all’ospedale di Batticaloa”.
Gli scontri sono continuati per tutti i successivi tre giorni. Il 5 agosto chi si era rifugiato in chiesa ha deciso di lasciare Muthur. “Siamo partiti a piedi - racconta Nisha – lungo il cammino siamo passati sotto fitti bombardamenti e in più momenti ci siamo dovuti gettare a terra”. “Abbiamo incontrato anche gente che tornava indietro, perché l’esercito non permetteva di passare – aggiunge la donna – il parroco di Muthur, p. Ignatius e alcune suore hanno implorato i militari di farci andare avanti e alla fine ci siamo riusciti”. “Una volta arrivati nell’area controllata dalle Ltte, però, i bombardamenti sono ricominciati e molte persone del gruppo sono morte”. Durante la fuga Nisha ha visto morire un bambino che le camminava a fianco.
I superstiti, poi, si sono dispersi in più direzioni. Nisha e pochi altri sono riusciti a raggiungere la scuola del vicino villaggio di Kilvetti, dove lo ha accolti il direttore della Caritas di Trincomalee. P. Diaz. Ma molti altri non hanno avuto la stessa fortuna.
Sri Lanka: 50 civili uccisi
Lo affermano ribelli Tamil, 200 feriti per controllo acqua
(ANSA) - COLOMBO, 10 AGO - Oltre 50 civili sono rimasti uccisi e circa 200 feriti nel corso di un'operazione militare dell'esercito dello Sri Lanka. E' quanto afferma un alto responsabile dei ribelli Tamil. 'Ci sono anche 200 feriti'. Il sito ufficiale delle Tigri, tamilnet.com, ha parlato di bombardamenti aerei e di artiglieria nell'ambito di combattimenti in corso da alcune settimane per il controllo di un canale.
SRI LANKA 11/8/2006 11.11
COMBATTIMENTI NEL NORD-EST, ESERCITO “NON CI FERMEREMO”
“Le operazioni non si fermeranno finché non sarà riportata la sicurezza nell’intera area. Le azioni militari per difendere le risorse idriche continuano” con queste secche parole il portavoce dell’esercito cingalese ha tolto ogni dubbio che la riapertura della chiusa di Maavilatu, motivo del contendere tra soldati e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), possa aver messo fine agli scontri iniziati 20 giorni fa nel nordest. Dopo i ferali combattimenti di ieri, questa mattina ancora non si odono scoppiare le bombe nei distretti a sud e ovest di Trincomalee, ad eccezione di una forte esplosione udita nella notte a una trentina di chilometri dalla città, poi risultata essere l’incendio accidentale di un accatastamento di armi dell’esercito. Le organizzazioni non governative (ong) oggi denunciano ostacoli ai soccorsi alle popolazioni: “I militari e il governo stanno bloccando l’arrivo degli aiuti nelle aree tamil” ha detto Javeevan Thiagarajah del Consorzio delle agenzie umanitarie che riunisce le ong attive in Sri Lanka. Si stima che almeno 42.000 persone siano fuggite nei giorni scorsi da Muttur e dai distretti circostanti trovatisi al centro del combattimenti. Il numero dei feriti ormai eccede in gran numero quello dei posti disponibili nei ospedali di Kantalai (nota anche come Kantale) e Trincomalee. Riguardo agli intensi combattimenti di ieri, secondo fonti ospedaliere sei soldati sono morti e oltre 50 sono stati feriti nel fallito assalto alla chiusa di Maavilatu, che si trova alcuni chilometri all’interno dei territori controllati dai ribelli, come vuole la distribuzione territoriale riconosciuta dagli accordi di cessate-il-fuoco del 2002. Da parte sua l’esercito, sulla stampa locale, ridimensiona le perdite a 3 morti e 31 feriti e afferma di aver ucciso più di 30 miliziani del Ltte. Le ‘tigri’ tamil accusano invece i militari di avere ucciso 50 civili, ferendone 200, durante i bombardamenti contro le loro postazioni, una stima ritenuta credibile dagli osservatori internazionali norvegesi sul campo. Il tentativo in corso di prendere possesso della chiusa di Maavilatu, nonostante la ripresa del flusso d’acqua verso i territori controllati dal governo, equivale a una “dichiarazione di guerra”, hanno detto i comandanti del Ltte.
11 Agosto 2006
SRI LANKA
Ong: aprite corridori umanitari nel nord-est dello Sri Lanka
di Danielle Vella
Il Jesuit Refugee Service si unisce alle numerose agenzia umanitarie, a cui il governo cingalese vieta di raggiungere le migliaia di sfollati, in fuga dai bombardamenti.
Muthur (AsiaNews) – La comunità internazionale faccia pressione sul governo dello Sri Lanka, affinché permetta alle agenzie umanitarie di raggiungere la popolazione in fuga dalle violenze nel nord e nell’est del Paese. È l’appello lanciato oggi dal Jesuit Refugee Service (JRS), mentre Colombo promette di continuare le operazioni militari contro i ribelli delle Ltte (Tigri di liberazione dell’Eelam Tamil) finché non avrà ottenuto il controllo del conteso canale di Maavilaru a Trincomalee. Nella zona da fine luglio sono in corso bombardamenti e scontri a fuoco con pesanti perdite tra i civili: solo ieri le Tigri hanno riferito della morte di 50 persone e del ferimento di 200 nel loro territorio. Fonti mediche parlano invece di 6 militari uccisi e più di 50 feriti lungo il canale. Il governo vieta ai soccorsi di avvicinare le migliaia di sfollati, bloccati sotto i bombardamenti.
Il direttore del JRS in Sri Lanka, p. Vinny Joseph, spiega la necessità che “che India e comunità internazionale facciano propria la causa dei profughi interni. Da quattro giorni a Kathiraveli circa 45 mila persone soffrono di fame, ma l’esercito non permette agli aiuti di raggiungere la zona”.
“La situazione – continua il gesuita – è molto grave e richiede la nostra presenza e assistenza: stiamo facendo del nostro meglio per alleviare le sofferenze di civili innocenti, ma il governo vieta di visitare questa gente e lavorare per loro”.
All’appello del JRS fa eco il Minority Right Group (MRG). Il gruppo, con sede a Londra, sottolinea inoltre che “nelle situazioni di conflitto spesso le comunità di minoranza sono le ultime a ricevere aiuti; speriamo che questo non sia il caso dello Sri Lanka”. Nelle ultime settimane anche altre agenzie di soccorsi hanno chiesto l’apertura di corridori umanitari, ma in vano.
Mentre i combattimenti vanno avanti cresce la paura che le ultime ostilità possano definitivamente far piombare di nuovo il Paese nella guerra civile, che lo ha scosso per 20 anni. Il cessate-il-fuoco in vigore del 2002 è ormai ritenuto nullo da entrambe le parti.
SRI LANKA 12/8/2006 7.08
SCONTRI NEL NORDEST, “È IN CORSO UNA GUERRA PER IL PRESTIGIO”
(MISNA) “Quello che sta accadendo è tragico, ci sono state già 200-300 vittime civili e 60.000 sfollati, che per di più non ricevono un’adeguata assistenza. Lo scopo iniziale dei combattimenti si è esteso ben oltre i motivi originari e non si vede come potranno essere fermati”: così Jehan Perera, politologo e direttore dell’istituto indipendente National Peace Council di Colombo, descrive alla MISNA la situazione nel nordest, sotto i bombardamenti di esercito e delle ‘Tigri per la liberazione Tamil’ (Ltte) da oltre due settimane. La riapertura della chiusa di Maalivatu avrebbe dovuto far cessare gli scontri ma così non è stato. “Ora si sta combattendo una guerra di prestigio ma anche per il pieno controllo dell’acqua e per il recupero di una parte di territori sotto il controllo dei ribelli” dice Perera, secondo il quale l’esercito è saldamente sotto il controllo del presidente Rajapakse e vanno escluse ipotesi di un ‘colpo di mano’ dei comandanti militari nel nordest. “Purtroppo anche i negoziatori norvegesi sono ormai impotenti davanti a due fronti che non sono più interessati a trovare una mediazione. Ma quel che è peggio - continua Perera - sia governo che il comando del Ltte si stanno dimostrando insensibili alla tragedia umana causata dal conflitto”. Decine di migliaia di sfollati provenienti da Muthur sono assistiti dalle autorità e dalla organizzazioni non governative locali a Kantale e Trincomalee ma i combattimenti degli ultimi due giorni hanno messo in fuga migliaia di persone dal distretto di Maalivatu. “Dai nostri contatti nei centri di accoglienza sappiamo che le ong hanno finito i rifornimenti e non possono farne arrivare altri perché il governo e i militari bloccano gli aiuti diretti verso il nordest, sostenendo di avere risorse sufficienti per prendersi cura dei profughi. Ma noi sappiamo che ciò non è vero e che i civili non hanno abbastanza cibo e medicine” afferma Perera, sottolineando che sta crescendo di giorno in giorno la frustrazione della comunità islamica. “Questa mattina ho ricevuto una telefonata da un amico - continua l’interlocutore della MISNA - che mi ha riferito si proteste davanti la moschea di Colombo, dove i mussulmani si sono riuniti per la preghiera del venerdì. La gente ha gridato la sua rabbia per quello che sta accadendo nel nordest e dice di sentirsi nel mirino sia dei ribelli tamil sia dei soldati. Inoltre protestano per la scarsa assistenza ai profughi musulmani”. Nelle ultime ore i combattimenti si sono estesi nel vicino distretto di Batticaloa, anch’esso abitato in maggioranza da tamil, provocando un nuovo flusso di sfollati. “L’unica speranza è che la comunità internazionale faccia subito pressione su entrambe le parti per spingerle a cessare le ostilità o ci ritroveremo in guerra” conclude Perera.
SRI LANKA 12/8/2006 9.51
ATTACCHI A JAFFNA, SI TEME ESTENSIONE DEL CONFLITTO ANCHE AL NORD
(MISNA) Dopo i distretti di Trincomalee e di Batticaloa, scontri tra ribelli tamil e soldati governativi nella penisola di Jaffna fanno temere un estensione del conflitto anche in questo conteso territorio all’estremo nord del paese. Una postazione dell’esercito a Mukamalai è stata attaccata dalle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ che sostengono così di aver “sfondato” nel territorio controllato dall’esercito, mentre altre fonti riferiscono di combattimenti sulla spiaggia circostante la città di Jaffna. I colpi di artiglieria hanno causato due morti e 73 feriti tra le fila governative, secondo una fonte del comando militare; l’esercito è però riuscito a contrattaccare e avrebbe ucciso un centinaio di ribelli mentre la marina cingalese dice di aver affondato 8 battelli delle ‘Tigri del mare’ (la marina del Ltte) a largo di Jaffna. Fonti della società civile locale confermano i combattimenti avvenuti nella notte e riferiscono dell’afflusso a Jaffna di centinaia di abitanti dei villaggi vicini in cerca di rifugio nelle strutture della Chiesa cattolica. La penisola è controllata da migliaia di soldati dell’esercito lì dispiegati sin dall’inizio del conflitto etnico, ma è circondata da territori nelle mani delle Ltte e può essere raggiunta solo via mare. Intanto continuano gli scontri nell’est dove i ribelli nella notte hanno lanciato colpi di artiglieria contro il porto di Trincomalee uccidendo un soldato e un civile, secondo fonti militari ma altri alzano il bilancio a cinque marinai uccisi e due civili. Iniziati il 27 luglio scorso per imporre la riapertura della chiusa di Maalivatu bloccata dai ribelli, i combattimenti sono continuati nonostante lunedì scorso sia ripresa a funzionare la distribuzione idrica. Secondo un bilancio ufficiale almeno 440 persone sono morte, in gran parte civili, e oltre 60.000 sono state costrette alla fuga.
SRI LANKA 12/8/2006 15.50
ATTACCHI A JAFFNA, IL BILANCIO DELL’ESERCITO
(PIME) Almeno 127 morti e 280 feriti è il bilancio complessivo degli scontri avvenuti oggi nel nord e nel nordest dello Sri Lanka, secondo un rapporto dell’esercito governativo. “Le Tigri per la liberazione della patria tamil hanno lanciato una violenta offensiva con 400-500 guerriglieri sulla linea del fronte. Riteniamo che almeno 100-150 ribelli siano morti e 200-250 siano rimasti feriti” ha detto il portavoce militare. Per quanto riguarda le perdite subite dall’esercito, il portavoce ha riferito dell’uccisione di 25 soldati e 2 marinai mentre i feriti sono 80. Il bilancio si riferisce ai combattimenti nel distretto di Trincomalee e soprattutto nella penisola di Jaffna, quest’ultimo un nuovo fronte aperto nella notte. Secondo analisti militari i ribelli tamil starebbero cercando di distogliere le forze governative dalle operazioni nell’est e nel contempo di tagliare la linea dei rifornimenti verso il nord. Fonti della missione internazionale di monitoraggio della tregua presenti nella penisola di Jaffna dicono che i ribelli hanno preso il controllo di cinque bunker dell’esercito oltre la linea di difesa governativa e ingaggiato un combattimento con la marina cingalese dopo aver fatto sbarcare alcuni loro uomini su un isola a ovest della città portuale di Jaffna. Gli osservatori sottolineano che il superamento delle linee di difesa, fissate con la sospensione delle ostilità nel 2002, costituisce una palese violazione della tregua. “L’accordo di cessate-il-fuoco non esiste in queste aree; entrambe le parti semplicemente non lo rispettano” ha detto il generale Ulf Henricsson, capo della missione internazionale. Nonostante la situazione sia ‘de facto’ una ripresa del conflitto iniziato nel 1983, sia governo sia ribelli affermano di essere ancora impegnati nella tregua e di non aver riaperto le ostilità.
Sri Lanka:governo, ok colloqui pace
Ieri 177 morti, di cui almeno 150 ribelli tamil
(ANSA) - NEW DELHI, 13 AGO - Il governo dello Sri Lanka annuncia di aver ricevuto e accettato un'offerta di colloqui di pace da parte dei ribelli delle Tigri tamil. Questo nuovo round di colloqui di fatto rappresenterebbe una tregua per fermare l'ondata di violenza riesplosa lo scorso dicembre. In effetti un cessate il fuoco e' gia' in vigore dal 2002 ma ultimamente i due fronti sono tornati in guerra. Ieri, in una battaglia sanguinosa, i morti - secondo i governativi - sono stati 177, di cui almeno 150 tamil.
Sri Lanka:Tigri smentiscono governo
Negano di aver fatto un'offerta di colloqui di pace
(ANSA) - NEW DELHI, 13 AGO - Le Tigri Tamil hanno negato di aver offerto colloqui di pace al governo dello Sri Lanka. Lo annuncia il sito dei ribelli Tamil. Per il direttore del segretariato della pace dell'esercito di liberazione delle Tigri Tamil, 'Non c'e' nessun fondamento di verita'. Colombo e' inamovibile nel cercare una soluzione militare e noi difendiamo la salvaguardia del nostro popolo e del nostro territorio. Loro continuano nella loro missione militare nonostante i nostri gesti di buona volonta''.
Tamil Rebels Accuse Government of Striking Orphanage
(VOA News 14 August 2006) The Tamil Tiger rebels are accusing the Sri Lankan government of bombing an orphanage in the east of the country - killing at least 43 children and injuring dozens more. And there are reports of a massive bomb in the Sri Lankan capital, Colombo. The latest violence comes after hopes of renewed peace talks were again dashed.
International ceasefire monitors say the Tamil Tiger rebels informed them early Monday that the air force had bombed the children's home in eastern Sri Lanka.
But the spokesman for the Sri Lankan Monitoring Mission, Thorfinnur Omarsson, says fighting is preventing the monitors from reaching the site.
"We'll try to go to this spot if it's possible," said Omarsson. "But as far as this hour, we cannot confirm if it's correct or not."
The government denies the bombing took place.
On Sunday, the government said it had agreed to a rebel proposal to renew peace talks. But the Tamil Tigers deny making the offer.
Fighting in the east and on the northern Jaffna Peninsula threatens to plunge the country back into the civil war that began in 1983 when the rebels demanded a separate homeland for the Tamil minority.
Colombo tuk-tuk blast kills 7, missing Pakistan envoy
By Will Vine, Nick Meo in Colombo and agencies
(Times) At least seven people were killed and 17 injured after a fragmentation mine planted in a three-wheeled taxi exploded in the Sri Lankan capital, Colombo, this morning.
Early indications are that the Tamil Tigers were responsible for the bomb attack, which happened near the official residence of President Mahinda Rajapakse, as a convoy which included a Pakistani embassy vehicle, drove past.
The Pakistani Ambassador, Bashir Wali Mohamed, was travelling in the convoy but was unhurt in the incident.
Nick Meo, the Times Correspondent in Colombo, said that the blast shook doors and windows of nearby offices. He said a three-wheeled auto rickshaw was still burning as heavily armed troops and police sealed off the area, 200 feet from the Libery Plaza shopping centre.
The nearby Ceylon Intercostal Mission church was also badly damaged, and one boy sheltering inside was injured. A Land Rover containing four military personal was completely destroyed.
"The walls of the church are peppered with what look to be ball-bearings from the mine, a Land Rover has slammed through a wall and a nearby car is burning," said Meo.
"Other civilian vehicles have smashed windscreens and blood splattered seats," he said.
The deaths are the latest in a new wave of violence to hit the country in recent weeks, as fierce fighting between government forces and Tamil Tigers in the north and east of the country intensifies.
The Tamil Tigers also accused government forces of bombing an orphanage early this morning, killing 43 schoolgirls and injuring 60 more in the rebel-controlled northern district of Mullaituvu.
A rebel official said Sri Lankan air force jets bombed the school as the girls were inside were taking a first-aid course, according to reports on the rebel website TamilNet.
However, although the military said there had been air raids, it denied any knowledge of the alleged incident.
The Government also denied rebel accusations on the TamilNet website that its forces killed at least 15 people in separate attack yesterday morning on a church in the predominantly Tamil village of Allaipidddy near Jaffna.
According to the website, the attack from rocket and artillery fire from a government position also wounded 34 people, 20 of them seriously.
But military spokesman Major Upali Rajapakse said that guerrillas fired on troops as they tried to enter the building to flush out Tamil rebels hiding among the civilians inside.
Despite the fighting, a ceasefire implemented in 2002 is still officially in place.
The truce was intended to halt more than 20 years of bloodshed – which has seen 65,000 people killed - between the government, dominated by Sri Lanka’s 14 million Sinhalese, and the rebels, who have been fighting since 1983 for an independent homeland for the country’s 3.2 million Tamils.
But months of shootings and bombings have left it in tatters. Attempts to restart peace talks and end the fighting have failed, with both sides blaming each other for the clashes.
The Tigers have ruled out peace talks with the government while heavy fighting continues between the two sides.
The recent flare-up in fighting has alarmed Sri Lanka's key foreign donors - the US, Japan, the European Union and Norway - who have called for an immediate end to the hostilities, which they said is "seriously unravelling" the 2002 ceasefire agreement.
They also expressed serious concern about the humanitarian situation.
Many locals believe the country is on the verge of full-scale war. Over 500 people have been killed in the last three weeks and 100,000 people have been displaced from their homes.
Much of the fighting has centred around the town of Mutur, in the east of the country, which has strategic significance for both sides as it is near the navel port of Trincomalee.
"There are hardliners on both sides who want to go back to a full scale war because trust has broken down between both sides and small incidents become large ones," said Meo.
The upsurge in the fighting was triggered last month when Tamil Tigers turned off an irrigation canal, cutting the supply of water to thousands of people living in the government controlled areas.
SRI LANKA 12/8/2006 15.50
ATTACCHI A JAFFNA, IL BILANCIO DELL’ESERCITO
(MISNA) Almeno 127 morti e 280 feriti è il bilancio complessivo degli scontri avvenuti oggi nel nord e nel nordest dello Sri Lanka, secondo un rapporto dell’esercito governativo. “Le Tigri per la liberazione della patria tamil hanno lanciato una violenta offensiva con 400-500 guerriglieri sulla linea del fronte. Riteniamo che almeno 100-150 ribelli siano morti e 200-250 siano rimasti feriti” ha detto il portavoce militare. Per quanto riguarda le perdite subite dall’esercito, il portavoce ha riferito dell’uccisione di 25 soldati e 2 marinai mentre i feriti sono 80. Il bilancio si riferisce ai combattimenti nel distretto di Trincomalee e soprattutto nella penisola di Jaffna, quest’ultimo un nuovo fronte aperto nella notte. Secondo analisti militari i ribelli tamil starebbero cercando di distogliere le forze governative dalle operazioni nell’est e nel contempo di tagliare la linea dei rifornimenti verso il nord. Fonti della missione internazionale di monitoraggio della tregua presenti nella penisola di Jaffna dicono che i ribelli hanno preso il controllo di cinque bunker dell’esercito oltre la linea di difesa governativa e ingaggiato un combattimento con la marina cingalese dopo aver fatto sbarcare alcuni loro uomini su un isola a ovest della città portuale di Jaffna. Gli osservatori sottolineano che il superamento delle linee di difesa, fissate con la sospensione delle ostilità nel 2002, costituisce una palese violazione della tregua. “L’accordo di cessate-il-fuoco non esiste in queste aree; entrambe le parti semplicemente non lo rispettano” ha detto il generale Ulf Henricsson, capo della missione internazionale. Nonostante la situazione sia ‘de facto’ una ripresa del conflitto iniziato nel 1983, sia governo sia ribelli affermano di essere ancora impegnati nella tregua e di non aver riaperto le ostilità.
Il forum di discussione di Hardware Upgrade è nato nel mese di Luglio 1999 come centro di aggregazione, scambio e crescita tra i lettori di Hardware Upgrade
questo è un forum di discussione, non una pagina di giornale.
E questa è la mia forma di protesta contro i 3d che non permettono di sviluppare una discussione.
A parlare da soli c'è il vantaggio di non essere mai smentiti.
Meglio e infinitamente più credibile il silenzio compassionevole interiore alle tragedie che inutili e infantili velati flames e trollagini per mandare a pu@@ne i thread scomodi le cui notizie danno fastidio proprio perchè...scomode.
Contento tu...
Al contrario,se le notizie dei thread aperti da Adric e dal sottoscritto fossero false e smentibili sarei il primo (o meglio uno dei primi) ad esserne felice.Ma la verità nuda e cruda purtroppo fa male,pure postarla!
.
hai inserito l'allarme anti intrusione ai tuoi 3d?
Nessuno dice che l'argomento sia privo di interesse, il punto è che manca completamente la base per una qualsivoglia discussione.
E che ti piaccia o no questo è, appunto un forum di discussione, non una testata giornalistica.
'Attack a warning to Pakistan to refrain from defence deal'
Lahore (Gulfnews 08/15/2006) : The diplomatic circles in Islamabad strongly believe the mine attack on the Pakistani ambassador to Sri Lanka yesterday was masterminded by the Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE).
Bashir Wali Mohammad narrowly escaped a claymore mine attack in Colombo yesterday but seven others were killed.
Sri Lankan security officials say the ambassador appears to have been the target of the attack because there was no other VIP in the area at the time.
The diplomatic circles said the attack on the ambassador was a clear warning to Pakistan to refrain from arming the Sri Lankan military against the LTTE.
They said that Sri Lankan President Mahinda Rajapakse, during his April visit to Islamabad, had expressed his desire to buy a significant quantity of air defence equipment from Pakistan, primarily to counter the military might of the LTTE guerrillas.
D.W.K. Sandagiri, Sri Lankan chief of defence staff, in a letter to Bashir Wali in May this year, requested Islamabad to send a technical team to Colombo for a survey of T-55 tanks and C-130 Hercules transport aircraft, as the country was in an urgent need of spare parts for its tanks and aircraft, they said.
Sri Lankan government clashes with Tamil rebels
[Guardian Tuesday August 15, 2006] Sri Lankan police officers investigate the three-wheeler taxi which was hit by a powerful Claymore mine in a bid to assassinate the Pakistan ambassador. Photograph: Sanka Vidanagama/AFP/Getty
Schools across northern Sri Lanka closed down today and government forces clashed with Tamil Tiger rebels as disputes grew around an attack yesterday in which Tiger leaders claim 61 school children were killed.
The violence follows an assassination attempt on the Pakistani ambassador in Sri Lanka's capital, Colombo, yesterday and the killing on Saturday of Kethesh Loganathan, a Tamil peace activist opposed to the Tiger rebels.
The TamilNet website reported that a Sri Lankan airforce attack on Monday on the Chencholai compound near the town of Mullaitivu had killed 61 schoolgirls and wounded 129.
It said the compound was a "well-known humanitarian site" which included five schools and orphanages.
But the Sri Lankan government said that the Tiger rebels were trying to use the incident for propaganda, and claimed that the site was a transit camp for the transport of Tamil Tiger cadres.
Defence spokesman Keheliya Rambukwella said that photographs of dead children produced by the Tamil Tigers did not prove that the site was civilian. Human rights groups have condemned the Tigers for recruiting child soldiers in the past.
"Even [if] it is a 17-year-old child in terms of age, they are soldiers who are prepared to kill whoever comes in front of them. Therefore the age or the gender is not what is important," Mr Rambukwella told reporters.
But a Unicef official told Agence France-Press that there was no evidence that the dead children were child soldiers.
"These were children from surrounding schools in the area who were brought there for a two-day training workshop on first aid, by whom we don't know yet," Unicef chief, Joanna van Gerten said.
UN secretary general Kofi Annan condemned the latest violence. "He is profoundly concerned at the rising death toll, including the seven people killed in a bomb attack in Colombo today, and reports of dozens of students killed in a school as a result of air strikes in the north-east," read a statement released by his office.
Last Tuesday 17 workers for the aid agency Action Against Hunger were murdered in execution-style killings in the town of Muttur, close to Sri Lanka's eastern port of Trincomalee where Tiger rebels and government forces have clashed for the past month over water supplies.
After a resolution to that dispute last week, the worst violence has now moved north to Mullaitivu and the city of Jaffna at the island state's northern tip. TamilNet reported that government officials were pulling back from field positions on the Jaffna peninsula, although the government said Tamil forces were falling back after around 250 of them were killed over the past 72 hours.
The past nine months have seen a renewed upsurge in Sri Lanka's two-decade ethnic civil war. The Tamil Tigers control large areas of the country's north and east and want an independent state for their Hindu and Muslim population, while the country's Sinhalese majority controls the rest of the country.
An estimated 100,000 people have been driven from their homes in the north and east of Sri Lanka by fighting over the past month, and hundreds have been killed.
SRI LANKA 16/8/2006 11.16
GOVERNO SU BOMBARDAMENTO ORFANOTROFIO, “ERA CAMPO ADDESTRAMENTO RIBELLI”
(PIME) Tutte le scuole nei distretti sotto il controllo governativo sono chiuse oggi in Sri Lanka per ordine delle autorità che temono una ritorsione dei ribelli per il bombardamento, lunedì scorso, di un orfanotrofio nei distretti tamil nel nord del paese, in cui hanno perso la vita 61 adolescenti (tutte ragazze) e 150 sono rimasti feriti. Il bilancio delle vittime e la dinamica dei fatti sono ancora difficili da accertare poiché il distretto di Mullaitivu, dove è accaduto il bombardamento, è isolato da settimane per il protrarsi dei combattimenti tra governativi e ribelli. Sulle prime pagine dei giornali locali continua oggi l’accesa polemica sul terribile fatto di sangue: mentre i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) accusano l’aviazione cingalese di aver fatto intenzionalmente fuoco contro un bersaglio civile, il governo, che in un primo momento aveva negato l’accaduto, controbatte che quello colpito non era un orfanotrofio ma un centro di reclutamento e di addestramento di giovani guerriglieri. Il ministro Keheliya Rambukwella, portavoce del governo per la Difesa, ha respinto le conclusioni tratte dagli funzionari dell’Unicef e dai membri della missione internazionale di monitoraggio della tregua che si sono recati all’orfanotrofio ‘Chencholai’ di Vallipunam costatando la carneficina, e secondo i quali le vittime erano ragazze provenienti dalla scuole e dalle comunità vicine per frequentare lezioni di primo soccorso (sembra infatti che gli orfani fossero già stati evacuati). “Hanno mandato gente senza alcuna esperienza per studiare il posto” ha detto ieri Rambukwella, ribadendo che il centro colpito era un luogo di addestramento almeno da tre anni. “Anche se avevano 17 anni, erano soldati preparati per uccidere chiunque gli fosse davanti. Pertanto l’età e il sesso non è ciò che conta” ha aggiunto. Le principali testate cingalesi seguono l’interpretazione del governo descrivendo ‘Chencholai’ (giardino dei fiori rossi) come un associazione fondata dai ribelli per gli orfani di guerra ma con lo scopo di reclutare guerriglieri adolescenti. Gli osservatori della missione internazionale hanno detto invece che sul luogo dell’attacco aereo “non c’erano prove di istallazioni militari”; secondo gli accertamenti dell’Unicef - che negli anni ha più volte condannato il Ltte per l’impiego di bambini soldato - la struttura ospitava giovani venuti dalle scuole circostanti per un corso di due giorni e che le bombe dell’esercito hanno distrutto il dormitorio femminile. Sembra ormai provato che tutte le vittime e i feriti hanno un’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Il ministro Rambukwella ha detto che l’esercito ha intensificato le operazioni per impedire infiltrazioni di ribelli nei territori sotto il controllo governativo temendo vendette contro i civili. Oggi continuano i bombardamenti sulle postazioni tamil nelle città nell’est e del nord del paese, in particolare nella penisola di Jaffna, territorio nell’estremo nord dell’isola, di cui i ribelli stanno cercando di prendere il controllo dalla scorsa settimana. Secondo l’esercito nelle ultime 72 ore sono stati uccisi 250 ribelli e più 300 sono stati feriti; fonti giornalistiche riferiscono di 150 soldati uccisi e 300 feriti.
SRI LANKA 16/8/2006 13.00
ORFANOTROFIO BOMBARDATO, LO SGOMENTO DEI CIVILI
[PIME] “Quello che è accaduto è un fatto scioccante; ancora non riusciamo a credere di aver raggiunto un tale livello di violenza e di follia”: così padre Sritharan Sylvester, direttore della Caritas di Batticaloa, esprime alla MISNA il suo sconcerto per l’uccisione e il ferimento di oltre 200 adolescenti sotto le bombe lanciate lunedì dall’aviazione cingalese contro un orfanotrofio a Vallipunam, nei territori del nord sotto il controllo delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). Il governo oggi difende l’operazione affermando che il presunto orfanotrofio fosse un centro di addestramento di bambini-soldato. “Questa azione terribile sconvolgerà ancora di più gli animi dei giovani. Quale fiducia possono ora avere nel governo e nell’esercito?” continua il sacerdote, contattato a Colombo ma che vive e opera in uno dei distretti del nordest diviso tra aree governative e dello Ltte e dove negli ultimi giorni si sono estesi i combattimenti tra soldati e ribelli. “L’effetto di questa strage, io temo, è che molti ragazzi ora penseranno di unirsi allo Ltte” aggiunge. Le linee telefoniche per Jaffna e per i distretti a nord di Trincomalee sono interrotte da giorni, riferisce padre Sylvester, esprimendo preoccupazione per le decine di migliaia di profughi causati dal conflitto che si protrae dal 27 luglio scorso. Per quando riguarda i rifugiati nel distretto di Batticaloa “ci sono almeno 50.000 profughi fuggiti da Muttur e dalla zone a sud di Trincomalee. Più precisamente si trovano nella parte settentrionale del distretto in aree sotto il controllo del Ltte. Sono musulmani ma anche tamil, cingalesi e cristiani. Tutte le comunità indifferentemente sono state colpite” sottolinea padre Sylvester che conferma un netto aumento dei profughi; la scorsa settimana erano stimati in 60-70.000 in tutte le aree coinvolte dagli scontri, ma ora - secondo l’Onu - potrebbero avere superato i 100.000. “Chi non ha trovato assistenza dai parenti è accampato ovunque : sotto gli alberi, nei templi, nelle scuole. La Caritas di Batticaloa partecipa ai soccorsi con le autorità governative e con le organizzazioni internazionali occupandosi di preparare i pasti per 500 famiglie, cioè 2500-3000 persone. Ma ora cominciano a scarseggiare le riserve di cibo e abbiamo chiesto aiuto al Programma alimentare mondiale” continua l’interlocutore che si trova nella capitale per una riunione con i funzionari dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Interrogato sulle denunce di organizzazioni non governative su un insufficiente aiuto da parte del governo verso le popolazioni tamil, padre Sylvester riferisce di una “strana mentalità” per cui i soccorsi non sono negati ma “nelle aree sotto il controllo dello Ltte arrivano molto più lentamente”. Nonostante né lo Ltte né Colombo si siano presi la responsabilità di dichiarare ufficialmente la ripresa delle ostilità (facendo lettera morta della tregua siglata nel 2002) ci sono pochi dubbi che lo Sri Lanka sia nuovamente in guerra.
16 Agosto 2006
SRI LANKA
Le 61 ragazze uccise a Mullativu non erano “ribelli”, ma solo scolarette
Un gruppo di ong smonta la difesa del governo, secondo cui l’orfanotrofio era “una base delle Tigri Tamil”.
Colombo (AsiaNews) – Le 61 ragazze uccise in un raid aereo il 14 agosto scorso, non erano ribelli : lo affermano l’Unicef e alcuni rappresentanti internazionali per il monitoraggio del cessate-il-fuoco che smontano così la difesa costruita dall’esercito cingalese.
Due giorni fa, l’aviazione militare ha bombardato un orfanotrofio a Mullativu, mentre gruppi di ragazze delle scuole dell’aera tenevano un incontro di training sull’attuazione dei primi soccorsi. Le Tigri Tamil (Ltte) hanno subito accusato il governo del massacro. Il governo, a sua volta, si è difeso dicendo che il luogo era in realtà una base dei ribelli e ogni ragazzo o ragazza delle scuole collegate sono in realtà dei “bambini-soldato” e perciò “terroristi”.
Un gruppo formato da membri dell’Unicef e dallo Sri Lankan Monitoring Mission (Slmm) ha visitato il luogo e ha dato un’altra versione. JoAnna VanGerpen, dell’Unicef ha dichiarato che “questi erano bambini venuti dale scuole circostanti per due giorni di esercitazioni sui primi soccorsi. Non sappiamo ancora chi ha promosso l’incontro”. I visitatori sono rimasti “orripilanti” da ciò che hanno trovato. Oltre all’alto numero di morti, vi sono anche 150 bambine ferite.
Keheliya Rambukwella, portavoce del governo, ha rifiutato le conclusioni delle due organizzazioni, dicendo che esse non hanno utilizzato per le loro ricerche degli esperti militari. “Noi abbiamo studiato tutto questo per anni” ha detto. “Essi usavano quel luogo per trovare combattenti per le Tigri. Se i bambini sono terroristi, che possiamo farci?”. “Il sesso o l’età – ha precisato - non possono essere una preoccupazione perchè [i bambini] sono educati ad essere soldati, a portare le armi e ad uccidere i nemici”.
Il raid aereo è avvenuto in un momento in cui il conflitto fra esercito e guerriglia – che dura da decenni - sembra riprendere con forza, tanto da far temere un ritorno alla guerra civile.
La gente dello Sri Lanka non è nuova a questo genere di cose. Le accuse reciproche sul massacro di Mullativu mette in luce un’agghiacciante caratteristica del conflitto. Fin dai primi anni ’80 le Tigri Tamil hanno reclutato Tamil per farli partecipare alla “lotta di liberazione”. Fra essi, secondo l’Unicef, l’Ltte ha reclutato almeno 3500 bambini-soldato. Molti Tamil che si rifiutano sono costretti anche con la forza a contribuire al reclutamento almeno con un membro della propria famiglia. La risposta del governo a questo tipo di minaccia terrorista è stata spesso altrettanto violenta, con punizioni collettive verso famiglie e villaggi Tamil.
Una volta toccato il fondo si può sempre scavare :rolleyes:
Sehelaquiel
16-08-2006, 15:35
Fin dai primi anni ’80 le Tigri Tamil hanno reclutato Tamil per farli partecipare alla “lotta di liberazione”. Fra essi, secondo l’Unicef, l’Ltte ha reclutato almeno 3500 bambini-soldato. Molti Tamil che si rifiutano sono costretti anche con la forza a contribuire al reclutamento almeno con un membro della propria famiglia. La risposta del governo a questo tipo di minaccia terrorista è stata spesso altrettanto violenta, con punizioni collettive verso famiglie e villaggi Tamil.
Una volta toccato il fondo si può sempre scavare :rolleyes:
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SRI LANKA 17/8/2006 10.28
COMBATTIMENTI NELLA PENISOLA SETTENTRIONALE DI JAFFNA
[ MISNA] Nella notte sono proseguiti gli scontri tra l’esercito cingalese e le Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) iniziati lo scorso venerdì nella penisola settentrionale di Jaffna, luogo natale di molti dei capi ribelli e uno degli obiettivi strategici dei separatisti tamil che da oltre vent’anni lottano per uno stato indipendente nei territori a nord-est dell’isola dove sono maggioritari. Secondo il portavoce dell’esercito, i soldati governativi avrebbero respinto un attacco delle Tigri con navi d’assalto e fanteria e ucciso 50 guerriglieri. Il sito filo-ribelle Tamilnet.com riporta i combattimenti notturni e un attacco dell’artiglieria dei ribelli contro la base dell’aeronautica di Palali senza commentare le asserzioni dell’esercito. Da quando lo scorso venerdì le Tigri hanno tentato di assediare le basi militari di Jaffna, 150 soldati sarebbero stati uccisi e oltre 300 feriti secondo l’esercito, mentre nei primi due giorni sarebbero morti solo 22 ribelli secondo le Ltte. Nessuno dei due resoconti è tuttavia verificabile: contattare telefonicamente l’area è quasi impossibile, mentre gli osservatori internazionali del cessate-il-fuoco siglato nel 2002 e compromesso dalla recente escalation di violenze non hanno accesso alla zona. Scontri si sono verificati anche nel porto nordorientale di Trincomalee, poco più a nord dell’area di Maavilaru dove lo scorso 20 luglio sono iniziati i combattimenti più accesi dal 2002 a causa di una contesa su un corso d’acqua. Ciononostante – ha detto ieri il presidente Mahinda Rajapakse – “la porta è sempre aperta” per i colloqui di pace con le Tigri. “Non vi è una guerra in corso” ha poi aggiunto, precisando: “Quel che abbiamo fatto è prendere azioni difensive quando siamo stati attaccati. Se fossimo stati in guerra, saremmo stati all’attacco”. Durante il passato conflitto sono morte circa 65.000 persone, mentre da dicembre a oggi sono oltre 1400 le vittime e 135.000 i civili sfollati a causa delle ripetute violazioni del cessate-il-fuoco del febbraio 2002 che – secondo gli osservatori della Missione di monitoraggio della tregua (Slmm) – oramai “esiste solo sulla carta”.
Curfew lifted for 4 hours, no stocks of rice, wheat flour, in Jaffna
[TamilNet, August 17, 2006 12:03 GMT] Stocks of rice, wheat flour and sugar have gone empty in private shops in Vadamaradchi and Valikamam sectors of Jaffna where curfew was lifted for 4 hours Thursday, when family members separated since last Friday due to the curfew were able to re-join. 300 meter long queues were seen in front of medical shops. No fuel was available. Curfew was lifted between 11:00 a.m. and 3:00 p.m. in Valikamam and from noon till 4:00 p.m. in Vadamaradchi and Thenmaradchi, according to the announcement from Palaly military base. Curfew was not lifted in Jaffna Islets where residents were forced to bury more than 30 bodies as the region remains under Sri Lankan curfew continuously for 7 days.
The price of a coconut has gone up from 50 Sri Lankan Rupees to 250 rupees and the price of one kilogram green chilli pepper has risen from SLR 10 to 50.
No fuel is available. Electricity remains cut. Telephone lines are not working.
Scarcity of rice, flour, meat, fish and fruits has made the life of daily wage workers difficult although the Multi-Purpose Co-operative Society (MPCS) shops are struggling to distribute rations.
The Government Agent of Jaffna, K. Ganesh, has urged the authorities in Colombo to arrange for immediate transport of 5000 MT basic supplies to Jaffna district.
SRI LANKA 17/8/2006 16.31
VESCOVO DI TRINCOMALEE: “COSA ASPETTA LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER INTERVENIRE?
[MISNA]“Anche in questo momento l’esercito sta sparando colpi di artiglieria dal centro della città verso i distretti a sud; da settimane non passa ora in cui non si sentano questi colpi e le raffiche di proiettili. I ribelli rispondono con gli stessi mezzi, lanciando colpi verso la città e il porto”: il vescovo di Trincomalee-Batticaloa, monsignor Joseph Kingsley Swampillai, contattato telefonicamente a Trincomalee dalla MISNA, racconta quello che sta succedendo nella città portuale del nordest. “Questi combattimenti sono diversi da quelli che ho vissuto in passato” dice monsignor Swampillai, il quale è divenuto capo delle diocesi di Trincomalee-Batticaloa (che comprende i territori nordorientali rivendicati dai ribelli tamil) nel 1983, lo stesso anno in cui ebbe inizio il conflitto etnico. “Le armi usate sono molto più potenti e di tipo più micidiale. Anche i ribelli sembrano averne in grande quantità. Ovviamente l’esercito ha il vantaggio dell’aviazione, che non fa che bombardare e bombardare come se stavolta volessero spazzare via tutto” dice l’interlocutore parlando con la MISNA e sottolineando che in queste settimane sia ribelli sia governativi hanno violato tutte le leggi del diritto umanitario. “Scuole, ospedali, luoghi di culto, convogli di civili: tutto è stato preso a bersaglio da entrambi gli schieramenti. E la comunità internazionale cosa aspetta ancora per intervenire?” si chiede l’anziano vescovo. Monsignor Swampillai teme però ci vorranno ancora settimane prima che la comunità internazionale “si svegli e guardi anche da questo lato del mondo” e faccia pressione sia su governo e ribelli per cessare le ostilità. L’ultimo aggiornamento ufficiale fornito dall’esercito sui combattimenti di oggi nella penisola di Jaffna, nell’estremo nord del paese, riferisce di almeno 98 morti e un centinaio di feriti, di cui 6 militari uccisi e 60 feriti. Intanto Trincomalee affronta la sua emergenza profughi; monsignor Swampillai è appena rientrato da una visita ad alcune scuole e chiese dove la Caritas sta assistendo 2500 persone di etnia tamil, fuggite due settimane fa da Muttur, cittadina nei pressi di Trincomalee, nei giorni scorsi al centro di intensi . I ‘centri di accoglienza’ si trovano tutti nel centro della città, nelle stesse aree delle postazioni militari. “È l’unica zona dove ci si può rifornire di cibo e medicine; trasferirli in aree più isolate li taglierebbe fuori e non è affatto detto che siano più sicure” spiega il vescovo contattato dalla MISNA. “Non posso dare cifre esatte, ma penso che a Trincomalee ci siano almeno 10.000 rifugiati, accuditi da organizzazioni non governative, inclusa la Caritas”. Il prelato spiega che il governo ha dato la ‘luce verde’ per inviare aiuti ai profughi ma fintanto che vengono liberate le risorse dal ministero sono le ong a occuparsi dei rifugiati, anticipando spese e risorse con i prestiti delle banche.
SRI LANKA 19/8/2006 9.07
ONU CHIEDE ‘CORRIDOI UMANITARI’ NELLE ZONE DI CONFLITTO
[MISNA] Forte preoccupazione per il destino di decine di migliaia di profughi isolati per settimane dai combattimenti nel nord e dell’est del paese è stata espressa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che ha lanciato un appello al governo di Colombo e ai ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte) affinché permettano agli operatori umanitari di raggiungere le località colpite. Il blocco delle vie di comunicazione verso le aree controllate dai ribelli impedisce anche ai convogli umanitari di raggiungere i civili in difficoltà; la situazione era stata già denunciata nei giorni scorsi dalle organizzazioni non governative locali e straniere presenti in Sri Lanka alle quali ora si aggiunge l’appello ufficiale dell’agenzia delle Nazioni Unite. Si ignora cosa stia precisamente accadendo nel distretto di Kilinochchi, roccaforte dei ribelli, e nella penisola di Jaffna, territorio controllato dall’esercito ma circondato dai guerriglieri dove da una settimana si sono concentrati i combattimenti, sebbene si continui a combattere anche nell’est. Si stima che negli ultimi giorni i bombardamenti dell’aviazione nel distretto di Kilinochchi abbiano costretto alla fuga 15-20.000 civili, che vanno ad aggiungersi a un bilancio complessivo - diffuso dall’Unhcr - di oltre 162.000 sfollati nel nord e nell’est del paese da quando, nel dicembre scorso, sono iniziati i primi gravi episodi di violazione della tregua, poi sfociati in guerra aperta (seppure non dichiarata) alla fine di luglio. L’agenzia dell’Onu segnala anche lo spostamento di almeno 500 famiglie a Mannar, sulla costa nord occidentale del paese, luogo dove negli anni più intensi del conflitto (iniziato nel 1983 e sospeso da una tregua nel 2002) convogliavano migliaia di persone, il cui obiettivo era imbarcarsi con ogni mezzo per attraversare lo stretto di Palk e raggiungere le vicine coste del Tamil Nadu in India; un percorso che negli ultimi mesi - dice l’Unhcr- è stato già fatto da quasi 7.000 fuggitivi.
SRI LANKA 19/8/2006 16.23
PROSEGUONO COMBATTIMENTI DI BASSA INTENSITÀ NEL NORD-EST
(MISNA) Nella notte tra venerdì e sabato e questa mattina si sono verificati scontri “di bassa intensità” lungo la linea che ‘de facto’ divide l’enclave governativa della penisola di Jaffna dal resto del nord controllato dai ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte). Lo riferiscono fonti militari di Colombo, aggiungendo che non si hanno notizie di vittime né tra i soldati cingalesi né tra le file dei ribelli. Gli scontri, tutti con armi leggere, interessano anche la zona intorno al porto strategico di Trincomalee, e secondo le stesse fonti avrebbero permesso ai soldati di Colombo di consolidare le loro linee difensive in vista di un possibile attacco ribelle per riconquistare questi territori, reclamati dalle Tigri. Ieri aerei governativi avevano bombardato presunte posizioni delle Tigri, nelle quali invece secondo queste ultime si trovavano solo civili (due dei quali sarebbero rimasti feriti); le forze armate ritengono invece di aver distrutto, con questo attacco, alcuni decine di battelli di diversa stazza usati presumibilmente dai ribelli per le loro azioni. E intanto due navi da guerra di Colombo si starebbero avvicinando alla zona. Gli attuali scontri a Jaffna sono stati provocati dall’esplosione di una disputa armata per il controllo di un corso d’acqua strategico vicino al porto di Trincomalee, più a sud, che in circa tre settimane hanno provocato 200-300 morti e oltre 100.000 sfollati. Le parti non hanno accolto l’ennesimo appello al cessate il fuoco lanciato ieri dall’Unione europea (Ue), mentre il bilancio aggiornato degli scontri iniziati nella penisola di Jaffna venerdì scorso parlano di 350 ribelli e circa 160 soldati uccisi. Durante la guerra civile esplosa nel 1972, e fino allo scorso dicembre, nello Sri Lanka sono morte circa 65.000 persone; da dicembre a oggi le vittime sono oltre 1.400 e 135.000 i civili sfollati a causa delle ripetute violazioni del cessate il fuoco del febbraio 2002 che – secondo gli osservatori della Missione di monitoraggio della tregua (Slmm) – ormai “esiste solo sulla carta”.
19 Agosto 2006
SRI LANKA
L’appello per fermare il conflitto, è rivolta in particolare a UE, Stati Uniti, Norvegia, Giappone. In una settimana il bilancio è di 90 uccisi, 150 feriti, 25 mila sfollati.
Jaffna (AsiaNews) – “Andiamo verso la morte nel silenzio e nell’isolamento più totale”: è l’appello inviato ad AsiaNews da un gruppo di sacerdoti cattolici della penisola di Jaffna (nord Sri Lanka), con cui supplicano la comunità internazionale di venire in soccorso agli abitanti della penisola, intrappolati da oltre una settimana dal coprifuoco e dal fuoco incrociato di esercito e ribelli tamil.
I sacerdoti desiderano l’anonimato per ragioni di sicurezza. Nel loro appello essi ricordano che dall’11 agosto nei raid aerei e negli scontri a fuoco almeno 90 civili sono stati uccisi e feriti oltre 150. Circa 25 mila persone sono sfollate dall’aerea in cerca di rifugio.
L’urgente appello è indirizzato “alla coscienza mondiale, da Jaffna, prostrata nella guerra”.
“Negli ultimi 6 giorni – si dice - la situazione si è deteriorata in modo drastico. Andiamo verso la morte nel silenzio e nell’isolamento più totale. Forse che il mondo vuole tacere, dimenticarsi, non prendersi cura di noi? Come può la comunità internazionale – soprattutto l’Unione Europea, la Conferenza dei donatori per lo Sri Lanka, gli inviati di pace da Norvegia e Giappone – rimanere indifferente mentre persone innocenti e disarmate vengono uccise? Vi preghiamo: agite in tempo e salvateci”.
La Conferenza dei donatori – capeggiata da Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Norvegia – ha chiesto un cessate-il-fuoco e un ritorno ai negoziati il 16 agosto scorso. Ma il cessate-il-fuoco e le speranze di pace sembrano sempre più lontane. Il bilancio dei morti cresce anche fra i militari: l’ultimo bollettino dell’esercito riporta che nella scorsa settimana sono stati uccisi 100 soldati e 700 ribelli, compresi 75 membri delle Tigri.
La popolazione di Jaffna è isolata e senza comunicazioni col resto della nazione. I sacerdoti cercano di distribuire aiuti nonostante il coprifuoco. Essi descrivono la città scossa dalle bombe, senza acqua, telefono, con pochissima elettricità, mentre “la gente è sempre più presa dal panico e dalla tensione”.
Secondo i sacerdoti, gli sfollati hanno trovato rifugio nelle chiese, nelle scuole, negli edifici pubblici e perfino sotto gli alberi delle strade: “Non hanno la forza di andare in luoghi più sicuri perché vi è il coprifuoco imposto dall’esercito, con pause troppo brevi, che non permettono alcun movimento”.
I sacerdoti accusano l’esercito di frenare i movimenti delle persone per “usarle come scudi umani contro gli attacchi delle Tigri tamil”. Circa mille persone sull’isoletta di Mandaithevu hanno rifiutato gli aiuti delle organizzazioni umanitarie, chiedendo piuttosto di essere portati in un luogo sicuro.
Anche le organizzazioni internazionali umanitarie sono costrette dal coprifuoco a distribuire gli aiuti in fretta. Gli ospedali mancano di personale e medicine e non hanno possibilità di curare i molti feriti che vengono portati loro.
Per l’etnia tamil dello Sri Lanka, Jaffna rappresenta il cuore della loro cultura. Essa è stata spesso l’epicentro del conflitto, strappata ai ribelli a metà degli anni ’90. Vari analisti pensano che questi ultimi scontri siano un tentativo delle Tigri di impossessarsene di nuovo.
Gli scontri sono segno che una vera e propria guerra è iniziata di nuovo. Il conflitto fra esercito cingalese e le Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam, Ltte), che dura da quasi 20 anni, ha fatto finora almeno 65 mila morti. Sebbene sia stato dichiarato un cessate-il-fuoco nel 2002, non si vede ancora alcuna soluzione al problema della coesistenza fra le due etnie.
SRI LANKA 21/8/2006 18.32
SCONTRI NEL NORD E NELL’EST, OSSERVATORI STRANIERI SI RITIRANO A COLOMBO
[MISNA] Nonostante gli appelli della comunità internazionale, continuano gli scontri tra esercito e guerriglieri separatisti delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte) nella penisola settentrionale di Jaffna e nei distretti orientali: Sinnathamby Sivamaharajah, ex-parlamentare tamil e editore, è stato assassinato ieri sera a Jaffna, mentre i ribelli stamani avrebbero attaccato militari a Muhalamai nell’angolo meridionale dell’enclave governativa settentrionale. “Operazioni militari intense – si legge in un comunicato diffuso oggi dal ministero degli Esteri della Norvegia, principale paese mediatore – stanno avendo luogo in varie località nel nord e nell’est. Le parti hanno ristretto l’accesso alle aree di combattimento alla Missione di monitoraggio della tregua in Sri Lanka (Slmm)” perciò si è deciso “di raggruppare temporaneamente gli osservatori internazionali a Colombo”. Inoltre, in vista dell’ultimatum lanciato dalle Tigri ai funzionari di paesi dell'Unione europea presenti nella Slmm di lasciare il paese entro il 1° settembre, gli osservatori dello Slmm hanno deciso che a sostituire entro la fine del mese il brigadiere svedese Ulf Henricsson attualmente a capo della missione sarà il generale maggiore norvegese Lars Solvberg. Delegati di Norvegia, Unione Europea, Stati Uniti e Giappone – co-presidenti della conferenza dei donatori per lo Sri Lanka – hanno poi incontrato il presidente cingalese Mahinda Rajapakse invitando il paese a porre fine alle violenze che da dicembre a oggi hanno causato oltre 1400 morti e 135.000 sfollati e a riprendere al più presto i negoziati boicottati dalle Ltte dall’aprile 2003. Intanto cresce la preoccupazione per la carenza di scorte alimentari nelle zone settentrionali e orientali isolate dal resto del paese. Oggi sarebbe dovuta partire una nave recante la bandiera della Croce rossa carica di 2.600 tonnellate di cibo e medicine per rifornire 350.000 civili e 40.000 soldati nell’enclave di Jaffna, ma è stata trattenuta dal cattivo tempo nel porto della capitale Colombo e la sua traversata di oltre due giorni è stata rinviata a domani.
SRI LANKA 22/8/2006 13.53
CIVILI IN FUGA VERSO L’INDIA
[MISNA] Tra sabato e domenica 785 civili di etnia tamil hanno affrontato il breve ma rischioso viaggio in mare che separa le coste nordoccidentali dello Sri Lanka per arrivare sulle spiagge dello Stato del Tamil Nadu, in India, e unirsi agli 8000 profughi che dall’inizio dell’anno hanno percorso lo stesso viaggio. Per un costo che varia tra le 5000 e 8000 rupie (30-50 euro) i fuggitivi con il loro carico di poche masserizie e bambini piccoli salgono su piccole imbarcazioni in fibra di vetro per percorre 29 chilometri attraverso il golfo di Mannar e giungere nella terra da cui si sostiene siano originari i tamil dello Sri Lanka, terra di cui condividono ancora la lingua e la religione. “Eravamo in 14 sulla barca e le onde erano alte. Eravamo zuppi d’acqua e i bambini piangevano. Ci siamo lasciati alle spalle i nostri familiari e gran parte dei nostri averi” ha detto alla ‘Reuters’ uno dei sopravvissuti alla traversata, stringendo la figlioletta di 15 mesi, sulla spiaggia indiana di Arichal Munai, nel distretto di Ramanathapuram. Molto spesso le onde spazzano fuori dalle imbarcazioni i più piccoli e i più deboli, aggiungendo altro lutto e dolore a chi già fugge dalle violenze dei combattimenti tra ribelli tamil e governativi nel nord e dell’est del paese. L’esercito oggi riferisce di aver distrutto un deposito di armi dei ribelli a Pallai, appena oltre il confine de facto che separa la penisola settentrionale di Jaffna dai territori a sud sotto il controllo delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte); sembrano invece contenuti gli scontri nell’est, nei distretti di Batticaloa e Trincomalee. Nella capitale, Colombo, le forze di sicurezza riferiscono di aver sventato un attentato nel locale mercato di Borella, dove è stato scoperto e disinnescato dagli artificieri un ordigno composto da 15 chilogrammi di esplosivo intorno a una mina a frammentazione; la polizia ritiene che la bomba sia stata collocata dal Ltte che circa due settimana fa ha portato a segno un altro attentato nella capitale uccidendo otto persone, compreso un diplomatico pachistano, e ferendone decine. Il conflitto etnico, iniziato nel 1983 ha causato oltre 65.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati, di cui 160.000 solo nelle ultime quattro settimane, da quando cioè, facendo lettera morta della tregua firmata nel 2002, sono ripresi i combattimenti nei territorio abitati dai tamil.
ri Lanka, bombardamenti nel Nord
Obiettivo dei raid un deposito munizioni dei ribelli tamil
(ANSA) - COLOMBO, 22 AGO - Bombardamenti aerei in Sri Lanka contro postazioni dei ribelli tamil. L'aviazione ha preso di mira un deposito munizioni nel Nord. Ieri l'esercito aveva accusato le Tigri tamil di aver bersagliato con colpi di mortaio e di artiglieria le loro linee difensive. La penisola di Jaffna resta sempre tagliata fuori dal resto dell'isola e le strade rimangono chiuse a causa dei combattimenti che dopo 11 giorni, iniziano a farsi meno violenti.
majin mixxi
22-08-2006, 20:53
Curfew lifted for 4 hours, no stocks of rice, wheat flour, in Jaffna
[TamilNet, August 17, 2006 12:03 GMT] Stocks of rice, wheat flour and sugar have gone empty in private shops in Vadamaradchi and Valikamam sectors of Jaffna where curfew was lifted for 4 hours Thursday, when family members separated since last Friday due to the curfew were able to re-join. 300 meter long queues were seen in front of medical shops. No fuel was available. Curfew was lifted between 11:00 a.m. and 3:00 p.m. in Valikamam and from noon till 4:00 p.m. in Vadamaradchi and Thenmaradchi, according to the announcement from Palaly military base. Curfew was not lifted in Jaffna Islets where residents were forced to bury more than 30 bodies as the region remains under Sri Lankan curfew continuously for 7 days.
The price of a coconut has gone up from 50 Sri Lankan Rupees to 250 rupees and the price of one kilogram green chilli pepper has risen from SLR 10 to 50.
No fuel is available. Electricity remains cut. Telephone lines are not working.
Scarcity of rice, flour, meat, fish and fruits has made the life of daily wage workers difficult although the Multi-Purpose Co-operative Society (MPCS) shops are struggling to distribute rations.
The Government Agent of Jaffna, K. Ganesh, has urged the authorities in Colombo to arrange for immediate transport of 5000 MT basic supplies to Jaffna district.
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