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View Full Version : India vs Pakistan, Kashmir e Bangladesh


Adric
31-08-2005, 17:32
Le difficoltà del Governo di Dacca

Inviato da Paolo Tosatti
mercoledì, 31 agosto 2005 13:21

Il recente attacco terroristico che ha colpito il Bangladesh ha messo in guardia il Governo di Dacca, che tenta ora di fornire una risposta concreta e coordinata al problema del terrorismo. Trecentocinquanta piccole bombe sono esplose lo scorso 17 agosto in 58 dei 64 distretti del Paese, causando due morti e circa 140 feriti.

L’attacco non era stato formalmente rivendicato, ma nei luoghi delle esplosioni erano stati rinvenuti numerosi volantini firmati dal gruppo islamico integralista conosciuto come Jamatul Mujahedin, il cui obiettivo dichiarato sarebbe quello di trasformare la Repubblica del Bangladesh in uno Stato islamico disciplinato dalla legge coranica.

Adesso il Governo è confuso riguardo alla posizione da assumere: per anni infatti, nonostante una serie di attacchi, di morti e di esplosioni, le autorità e le istituzioni hanno sempre negato la presenza di gruppi militanti di opposizione nel Paese. Lo scorso febbraio il Governo ha però mutato la propria posizione, mettendo al bando due organizzazione integraliste islamiche: il Jamatul Mujahedin e il Jagrata Muslim Janata. Dopo una serie di arresti, perquisizioni e caccia all’uomo in tutto il Paese, il Governo era arrivato a dichiarare che la situazione era sotto controllo. Fino all’attacco di due settimane fa.

Mohammed Jehangir, analista politico del Centro per lo Sviluppo delle Comunicazioni del Bangladesh ha commentato: “Il Governo è molto confuso riguardo alla posizione da assumere. Il nostro è un Governo di coalizione: è quindi particolarmente complicato scagliarsi contro estremisti e fondamentalisti, perché questi sono membri della compagine governativa. Dire che sono gli estremisti i responsabili dell’attacco significherebbe creare una grave spaccatura in seno al Governo”. Il disagio e lo spaesamento delle autorità sono resi evidenti anche dalle difficoltà incontrate dai giornalisti e dai media per ottenere informazioni da ministri e membri del Governo, e dalla mancanza di accordo tra gli stessi.

Il ministro dell’Industria Moulana Motiur Rahman Nizami, leader del partito Jamaat-e-Islami aveva dichiarato nei giorni scorsi, secondo fonti BBC, che i servizi segreti indiani potrebbero avere una qualche responsabilità nell’accaduto. Il ministro degli Esteri Morshed Khan aveva in seguito precisato che quanto riferito dal collega era una posizione del suo partito, e non del Governo. Sempre nei giorni scorsi, il ministro degli Interni Lutfozzaman Babar era stato aspramente criticato per le dichiarazioni rilasciate subito dopo l’attentato, secondo le quali le forze di sicurezza sarebbero state a conoscenza della possibilità di un attentato il 14, 15 o 16 agosto. Passate le date in questione, la sorveglianza si sarebbe attenuata, consentendo così l’attacco del giorno successivo.

Babar non ha voluto però fornire chiarimenti in merito, neppure quando il 20 agosto il Paese è stato paralizzato da uno sciopero generale, indetto dall’opposizione in segno di protesta contro l’ondata di esplosioni. L’astensione dalle attività, che aveva registrato una forte adesione soprattutto nella capitale, è stata la quindicesima decretata da gennaio dalla Lega Awami per fare pressione sul governo del primo ministro Khaleda Zia. Hasina Wajed, capo della “Lega”, ha accusato espressamente le autorità di non essere riuscite a controllare i gruppi estremisti islamici e ad evitare gli ultimi attentati dinamitardi.

Paolo Tosatti (WarNews.it)

[A+R]MaVro
31-08-2005, 23:33
Preoccupante come nei paesi dell'area asiatica l'islamismo radicale stia carcando in tutti i modi di installare teocrazie; ancora più preoccupante è che in occidente nessuno se ne preoccupi se non quando il Bangladesh diverrà un nuovo Afghanistan.

Adric
04-09-2005, 13:14
India-Tripura: guerra e pornografia

Scritto da Monica Losciale
sabato, 03 settembre 2005 17:52

Lo stato indiano nord-orientale di Tripura torna a far parlare di sè. Uno dei due principali gruppi ribelli, il National Liberation Front of Tripura (NLFT), avrebbe adottato un metodo quanto meno inusitato per reperire fondi per la lotta che da decenni insanguina questa remota area dell'India. Alcuni ribelli fuoriusciti dal gruppo avrebbero denunciato alla polizia la leardership dell'NLFT per aver costretto alcuni dei loro affiliati, sia uomini che donne, a partecipare a film pornografici.

Gli ex-guerriglieri, rende noto la BBC, hanno denunciato i leaders del gruppo di avere abusato sessualmente di alcune ragazze indigene reclutate nel gruppo ma anche di averle costrette a partecipare, insieme a guerriglieri di sesso opposto, a film ponografici. Attorno ai quali esiste evidentemente un vero e proprio mercato, sfruttato dai ribelli per reperire fondi. I film realizzati vengono infatti distribuiti non solo in India ma anche in paesi vicini, come Bangladesh, la Thailandia e il Myanmar.

L'NLFT e l'ATTF (All Tripura Tiger Force), come già detto, sono i due principali gruppi armati dello stato e sono entrambi gruppi clandestini messi fuorilegge dal governo centrale. I due gruppi chiedono entrambi l'indipendenza delle zone tribali, presenti in tutti e quattro i distretti dello Stato, e accusano il governo di New Delhi di sfruttare le risorse del suolo e del sottosuolo degli stati del nord-est indiano, ricchi di piantagioni di the, legno pregiato e petrolio.
Altra lotta comune è quella che i due gruppi compiono contro la popolazione di origine bengalese, comunità piuttosto numerosa e radicata da anni nello stato ribelle. Per il resto i due gruppi sono in competizione tra loro e si sono spesso scontrati.

Ma oltre agli stupri, agli sconti armati, ai rapimenti commessi dai ribelli ci sono anche abusi e soprusi commessi dall'esercito indiano. In Tripura - ma anche negli altri stati ribelli del nord-est conosciuti come le Sette Sorelle (Manipur, Assam, Tripura, Meghalaya, Arunachal Pradesh, Mizoram e Nagaland) - l'esercito governativo gode di poteri illimitati in virtù di una legge draconiana - conosciuta come Afspa (Armed Forces Special Power Act) - che gli consente l’uso indiscriminato della forza e di compiere arresti senza mandato. Questa legge è stata instaurata nel '58 in Assam e Manipur e poi ratificata ed estesa nel '72 a tutti gli stati del nord-est - che tra le loro rivendicazioni hanno anche chiesto l'abrogazione o, quanto meno, la correzione di questo decreto.

Gli stati del nord-est indiano vivono da decenni un conflitto armato che ha causato migliaia di vittime. La popolazione è completamente abbandonata a se stessa mentre si consumano tragedie e violazioni dei diritti umani nel silenzio più assoluto dei media. La notizia degli abusi sessuali in Tripura è solo l'ultimo di una lunga. Ma non in tutti gli stati del nord-est indiano è così: nel Manipur, ad esempio, i ribelli puniscono chi produce materiale pornografico. Qui è già successo che a produttori e giovani donne che hanno partecipato a film porno venisse sparato alle gambe!

Monica Losciale (WarNews.it)

Ewigen
26-10-2005, 21:35
24 Ottobre 2005
INDIA – PAKISTAN
Delhi teme l’infiltrazione di militanti islamici dal Pakistan

Il rischio è un’infiltrazione massiccia di militanti islamici. Per il ministro indiano della Difesa la proposta è “moralmente corretta, ma molto a rischio”. Un ufficiale di confine: “Ci hanno già provato, ne abbiamo uccisi 29”.

New Delhi (AsiaNews/Scmp) – Esponenti delle Forze armate indiane temono che l’apertura del confine con il Pakistan possa portare ad un’infiltrazione di massa di militanti islamici pakistani. Il governo di Musharraf ha chiesto all'India l’apertura di 5 varchi al confine per poter portare i soccorsi in maniera più facile. New Delhi ha risposto aprendo 3 campi di soccorso per le vittime del terremoto in territorio indiano.

“Dall’8 ottobre - dice K. Srinivasan, ufficiale delle Forza di sicurezza del confine indiano – vi sono stati almeno 5 tentativi di passare il confine. Abbiamo bloccato ogni tentativo ed ucciso 29 militanti. Siamo però convinti che ve ne siano centinaia pronti ad entrare”.

Il Consiglio per la Jihad – un’organizzazione composta da diversi gruppi di militanti islamici, con base nel Kashmir pakistano – ha proclamato una sospensione temporanea delle operazioni armate. Per Srinivasan “non tutti i militanti hanno accettato l’ordine”.

“Nel terremoto – afferma un ufficiale di Delhi – abbiamo perso alcuni bunker vicini al confine. I militanti avranno pensato che quello era il momento migliore per provare ad entrare”. “Aprire il confine – continua – è in linea di principio un’ottima idea. Il vero problema è come riuscire a farlo senza rischi”.

“Abbiamo concesso 2.500 visti di ingresso a pakistani che volevano vedere le recenti partite di cricket in India – dice un altro militare – ma 25 di questi non sono tornati al loro Paese. Che garanzie abbiamo che questa volta vada in maniera diversa?”. Pranab Mukherjee, ministro indiano della Difesa, definisce la proposta pakistana “moralmente corretta, ma molto a rischio”.

Ewigen
31-10-2005, 13:47
31 Ottobre 2005
INDIA – PAKISTAN
Kashmir, aperto il confine indo-pakistano

Dopo 58 anni la Linea di Controllo potrà essere attraversata in entrambi i sensi anche dai civili. La decisione presa dopo gli attentati di Delhi.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Con una mossa senza precedenti i governi di India e Pakistan hanno deciso ieri di aprire in 5 punti la Linea di Controllo, il confine de facto che li separa nella regione del Kashmir. La decisione è stata presa per migliorare l’invio bilaterale di aiuti e per consentire alle famiglie divise dal confine, ma colpite dallo stesso terremoto, di riunirsi.

L’accordo è stato siglato dopo gli attentati che sabato notte a New Delhi hanno ucciso 61 persone e che sono stati subito condannati dal governo pakistano. Khalid Mahmood, analista dell’Istituto per gli studi regionali di Islamabad, dice: “Vi è stata paura. Era divenuto una pratica comune accusare il Pakistan per gesti come questi, ma questa volta non lo ha fatto nessuno”.

Attraversare la Linea di Controllo è stato proibito per 58 anni. All’inizio del 2005 i 2 governi si erano accordati per un servizio bimestrale di trasporti attraverso il confine con degli autobus. La Linea sarà invece aperta dal 7 novembre ed i materiali potranno essere inviati in entrambi i sensi. I civili potranno attraversare il confine a piedi e la priorità sarà data alle famiglie divise.

Fil9998
31-10-2005, 14:38
in mezzo a tante tragedie e sofferenze.... finalmente un po' di ragionevolezza e distensione... speriamo continui ....

Ewigen
13-11-2005, 01:00
BANGLADESH 12/11/2005 8.40
SUMMIT SAARC, L’ENNESIMO TENTATIVO DI RILANCIO

Tra imponenti misure di sicurezza si apre oggi a Dhaka, capitale del Bangladesh, il XIII summit dell’Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc), già rimandato due volte quest’anno. Oltre 40.000 tra agenti e soldati sono stati dispiegati per garantire la sicurezza ai presidenti e capi di governo delle sette nazioni membri del Saarc, una mobilitazione resasi necessaria dopo che nel luglio scorso il Bangladesh è stato colpito da decine di attentati dinamitardi, con ordigni a bassa intensità, collocati a presunti estremisti islamici. Osservatori politici non nutrono molte speranze sui contenuti di questa nuova riunione e sottolineano la progressiva debolezza dimostrata dal Saarc fin dalla sua nascita nel 1985. I leader di India, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Bhutan, Sri Lanka e Maldive devono prendere una decisione sul progetto di creare un’area di libero scambio, che dovrebbe essere varato nel prossimo anno ma sulla quale molti importanti aspetti restano ancora da definire. La debolezza dell’organismo regionale è stata spesso attribuita alla scarsa convinzione dell’India, paese economicamente dominante nell’area, che invece mirerebbe ad avere rapporti più stretti con la più lontana ma economicamente più promettente area dell’Asean (Associazione dei paesi del sudest asiatico). Ma New Delhi attribuisce invece lo scarso successo del Saarc all’instabilità politica delle nazioni al suo confine, in particolare Nepal e Bangladesh. È probabile che il vero momento cruciale di questo summit non saranno le valutazioni economiche ma il previsto incontro ‘a latere’ tra il primo ministro indiano Manmohan Singh e il presidente pakistano Pervez Musharraf, il primo dopo il triplice attentato a New Delhi del 29 ottobre scorso che ha provocato 66 vittime e oltre 200 feriti. Gli attentati sono stati rivendicati da una formazione armata indipendentista del Kashmir, con possibili collegamento in territorio pakistano, e New Delhi intende probabilmente sollecitare Islamabad a fare di più contro i gruppi terroristi.(Misna)

Ewigen
14-11-2005, 19:03
ASIA 14/11/2005 13.47
SUMMIT SAARC: PRIORITÀ A LOTTA A TERRORISMO E A POVERTÀ

Misna)Una maggiore cooperazione tra gli Stati per combattere il terrorismo e l’impegno ad alleviare la povertà sono i due concetti fondamentali espressi nella dichiarazione finale del XIII summit dell’Associazione dell’Asia meridionale per la Cooperazione Regionale (Saarc), chiusasi ieri a Dhaka. L’incontro ha segnato anche l’inclusione ufficiale dell’Afghanistan come ottavo paese membro dell’organismo regionale, mentre la Repubblica popolare cinese e il Giappone sono stati accettati come ‘osservatori’. Nel documento finale i paesi Saarc hanno dichiarato il periodo 2006-2015 “il decennio per alleviare la povertà” nell’area abitata da 1,8 milioni di persone, attraverso maggiori scambi economici e facilitazioni commerciali (sono stati sottoscritti tre accordi per la futura creazione di un’aera di libero scambio), ma anche ristabilendo un clima di sicurezza. Il terrorismo è stato uno degli argomenti centrali del vertice, svoltosi poche settimane dopo il triplice attentato a New Delhi. I leader politici hanno chiesto un’effettiva applicazione del protocollo della ‘Convenzione Saarc per la soppressione del terrorismo’ già firmato ad Islamabad nel 2004 e che introduce un maggiore scambio di informazioni e coordinamento dei soggetti nazionali impegnati nella lotta al terrorismo. Del Saarc fanno parte India, Pakistan, Nepal, Bhutan, Sri Lanka, Bangladesh, Maldive e da ieri l’Afganistan

Ewigen
14-11-2005, 21:23
INDIA 14/11/2005 10.10
BIHAR, MAOISTI ASSALTANO PRIGIONE E LIBERANO DETENUTI

Centinaia di ribelli maoisti hanno preso d’assalto la prigione di Jehanabad, nello Stato indiano dl Bihar, causando quattro morti, incluso un poliziotto, e liberando 200-350 detenuti (secondo stime diverse). L’attacco, il primo portato a segno dai maoisti nel centro di una città, aveva lo scopo di liberare alcuni capi del movimento guerrigliero. La polizia ha stimato in 700 le forze dei ribelli che nella notte tra domenica e lunedì sono entrate a Jehanabad - cittadina di 80.000 abitanti a 45 chilometri a sud della capitale Patna – ingaggiando uno scontro a fuoco di due ore con le forze dell’ordine prima di riuscire ad avere la meglio e prendere il carcere. I maoisti si sono avvantaggiati delle ridotta presenza di agenti, poiché 90.000 dei poliziotti del Bihar erano dispiegati altrove per garantire la sicurezza nei seggi elettorale per le consultazioni politiche svoltesi proprio ieri in Bihar, uno degli Stati più poveri dell’India e contraddistinto da una grave instabilità politica e diffusa criminalità comune. Il movimento maoista indiano - nato negli Anni ’60 e i cui membri si fanno chiamare anche ‘naxaliti’ in ricordo di una rivolta contadina a Naxal - è attivo in almeno sette Stati della federazione indiana, in particolare in Andhra Pradesh, e ha fatto migliaia di vittime. I maoisti sostengono di combattere per l’emancipazione dei contadini e delle classi inferiori dai soprusi dei proprietari terrieri e del sistema delle caste indiano, ma non esitano a ricorrere a estorsioni, razzie e rapimenti per sostenersi. (Misna)

tdi150cv
14-11-2005, 21:45
ahoooo e' per il bene comunis ... ehmmmm ... comune ! :sofico:

Ewigen
15-11-2005, 19:30
PAKISTAN 15/11/2005 10.32
ESPLOSIONE A KARACHI, ALMENO DUE VITTIME


Due morti e 15 feriti è il bilancio provvisorio di un’esplosione avvenuta a Karachi, capitale commerciale del Pakistan, davanti a un ristorante della catena statunitense ‘Kentucky Fried Chicken’; sembra che l’esplosivo fosse nascosto in un’auto parcheggiata davanti al locale e sia stato fatto deflagrare con un dispositivo radiocomandato. Karachi è la principale città portuale del Pakistan e la più popolosa del paese ma anche una delle meno sicure, spesso teatro di attentati di matrice settaria tra sunniti e sciiti o per mano dell’estremismo islamico ai danni di obiettivi stranieri. La catena ‘Kfc’, come altre analoghe attività di ristorazione statunitensi, sono state in passato oggetto di attentati o assalti vandalici. Alcuni osservatori hanno messo in relazione l’esplosione con l’apertura oggi in una corte di Karachi del processo di appello nei confronti di Sheik Omar, ritenuto tra i responsabili del rapimento e uccisione del giornalista statunitense Daniel Pearl e per questo condannato in primo grado alla pena capitale.

Ewigen
15-11-2005, 19:35
INDIA 15/11/2005 17.18
KASHMIR, SI RIACCENDE LA VIOLENZA

(Misna) Presunti miliziani separatisti hanno aperto il fuoco e lanciato granate durante un comizio politico a Tangmarg, 45 chilometri a ovest di Srinagar, capitale estiva dello Stato indiano del Jammu e Kashmir, provocando almeno due morti e 60 feriti, secondo il bilancio provvisorio diffuso dalla polizia. Tra i feriti, alcuni in gravi condizioni, anche due poliziotti e l’ex ministro del turismo del governo locale Ghulam Hassan Mir. Il raduno politico era stato organizzato dal Partito democratico del popolo, che guida il governo del Jammu e Kashmir in alleanza con il partito del Congresso. Si tratta dell’ultimo episodio di sangue nel Kashmir indiano dove negli ultimi giorni si è assistito a una recrudescenza della violenza. Poco prima di quest’ultimo episodio, le forze dell’ordine indiane sono state impegnate per 24 ore in uno scontro a fuoco con miliziani islamici a Lal Chowk, quartiere finanziario di Srinagar, dove i ribelli si erano rifugiati in due alberghi precedentemente evacuati. I combattimenti – finiti con l’uccisione di un miliziano e la cattura di un altro - erano iniziati ieri quando un commando di estremisti separatisti aveva attaccato un stazione della polizia uccidendo due agenti e due civili, e causando sei feriti, tra cui un giornalista giapponese. Secondo alcuni osservatori gli attacchi sarebbero da collegarsi al recente arresto di un miliziano del Kashmir, accusato di aver partecipato al triplice attentato a New Delhi dello scorso mese. Nel fine settimana almeno sei persone - 4 combattenti, un civile e un soldato - sono morti in due separati scontri armati nel villaggio di Palhalan, una trentina di chilometri da Srinagar, e nel distretto di Udhampur. A Palhalan la popolazione si è rivoltata contro le forze dell’ordine accusate di avere fatto morire intenzionalmente due donne durante gli scontri con i ribelli usandole come scudi umani. I soldati hanno disperso la folla con l’uso di manganelli e gas lacrimogeni e ribadiscono che solo un civile sarebbe morto colpito dal fuoco incrociato. Decine di migliaia di persone sono morte nell’insurrezione separatista del Jammu e Kashmir inizia nel 1989.

Adric
15-11-2005, 20:25
unificati i thread sugli aspetti comuni delle crisi dei paesi dell'area Saarc (Pakistan, India e Bangladesh).

Ewigen
17-11-2005, 21:01
INDIA 17/11/2005 15.51
KASHMIR, GRUPPO RIBELLE PRENDE DISTANZE DA ATTENTATI CONTRO CIVILI


(Misna) Uno dei principali gruppi armati che dal 1989 combatte per l’indipendenza del Jammu e Kashmir dall’India ha condannato i due attentati dinamitardi contro civili che tra ieri e martedì hanno fatto undici vittime nel Kashmir indiano. “Condanniamo entrambi gli attentati. Il nostro gruppo è contrario ad operazioni che provochino la morte di civili. Il motivo di questi atti è solo quello di infamare la nostra lotta per la libertà”, si legge in un comunicato del gruppo Hizbul Mujahedin, diffuso alla stampa kashmira. Ieri un attentatore suicida si è fatto esplodere su una potente autobomba nel traffico del quartiere di Lal Chowk a Srinagar, capitale estiva del Jammu e Kashmir, uccidendo, oltre a se stesso, cinque civili e ferendone almeno 56. L’attentato è stato rivendicato con una telefonata alla stampa da un quasi sconosciuto gruppo armato, Al Arifeen, che la polizia sospetta sia collegato al più potente Lashkar-e-Taiba. Il giorno prima un gruppo di presunti estremisti separatisti hanno lanciato granate e aperto il fuoco contro un comizio del partito di governo nel Jammu e Kashmir nel villaggio di Tangmarg, 45 chilometri a ovest di Srinagar, provocando la morte di sei persone e il ferimento di una sessantina. Secondo alcuni osservatori politici, il messaggio della formazione ‘Hizbul Mujahedin’ sembra segnalare una potenziale frattura nel movimento indipendentista; mentre altri s’interrogano su chi siano queste nuove sigle di combattenti recentemente salite alla ribalta con gli ultimi attentati, comprese le tre esplosioni a New Delhi del mese scorso, rivendicate dal sedicente ‘Islam Inqilabi Mahaz’ (Gruppo islamico rivoluzionario)

Ewigen
02-04-2006, 23:26
INDIA 31/3/2006 1.24
RIBELLI DEL KASHMIR PROPONGONO TREGUA CONDIZIONATA

Sayed Salahuddin, capo del Consiglio della Jihad Unita, organizzazione ombrello che riunisce molti gruppi di ribelli indipendentisti islamici del Kashmir, ha detto alla stampa locale che l’intera dirigenza della ribellione è pronta a dichiarare una tregua se il governo indiano ammetterà che il Jammu e Kashmir è un territorio conteso e non una parte integrante della nazionale indiana, come da sempre New Delhi afferma, e se accetterà di coinvolgere anche il Pakistan nei negoziati di pace. “Lo scontro armato sul campo recederà di pari passo con il procedere dei colloqui”, ha aggiunto Salahuddin, che è anche comandante in capo dell' Hizbul Mujahideen, la più grande formazione armata indipendentista kashmira. Già nel 2000, Hizbul Mujahideen dichiarò il cessate-il-fuoco per avviare negoziati con New Delhi, poi interrotti per il rifiuto dell’allora governo indiano di coinvolgere il Pakistan nelle trattative. Nel Jammu e Kashmir, unico stato dell’India a maggioranza musulmana, dal 1989 è in corso un conflitto tra esercito governativo e ribelli islamici indipendentisti. Si stima che la guerra abbia fatto 60-100.000 vittime e gravemente impoverito e sconvolto la popolazione kashmira. La proposta di Salahuddin giunge pochi giorni dopo che il primo ministro indiano, Manmohan Sing, ha dato forti segnali di voler dare nuovo impulso al processo di pace con il Pakistan che, pur rispondendo favorevolmente, ha ricordato che nessun ‘trattato di pace’ definitivo potrà essere concluso senza risolvere la questione del Kashmir.[PIME]

Ewigen
03-04-2006, 21:42
PAKISTAN 3/4/2006 11.32
NUOVE VIOLENZE IN WAZIRISITAN

Almeno 7 persone sono morte stamani nelle aree tribali del Waziristan settentrionale, la turbolenta regione del Pakistan al confine con l’Afghanistan dove, da mesi, si susseguono operazioni militari contro gruppi di presunti talebani e di terroristi internazionali. Lo hanno detto oggi fonti ufficiali da Islamabad, precisando che cinque persone sono morte per l’esplosione di una mina interrata, mentre due miliziani pro-talebani sono rimasti a terra al
termine di un’intensa sparatoria con le forze di sicurezza nazionali. Secondo la ricostruzione fornita alla stampa internazionale da fonti ufficiali pachistane, i miliziani avrebbero teso un’imboscata a un mezzo dell’esercito ferendo almeno tre soldati e scatenando la reazione dei colleghi. Solo ieri altri scontri si erano verificati nella stessa zona, causando la morte di un soldato e il ferimento di un’altra decina di persone. Secondo stime ufficiali nell’ultimo mese nel Waziristan sono morte quasi 200 persone, tra miliziani, soldati e civili

Ewigen
02-05-2006, 23:26
INDIA 2/5/2006 9.48
KASHMIR: VIOLENZE CONTRO INDÙ IN DUE DISTRETTI
Altro, Brief

Sono 34 i cadaveri di civili indù rinvenuti tra domenica e lunedì nei distretti di Doda e Udhampur, nel Kashmir indiano, dopo attacchi sferrati da presunti estremisti islamici contro due villaggi. Secondo la ricostruzione dei fatti, fornita dalle autorità locali, gruppi di uomini fortemente armati, alcuni in uniformi militari, hanno fatto irruzione domenica sera in contemporanea nei due piccoli centri di Kalhan e Vasantgarh, costringendo gli abitanti a radunarsi di fronte alla casa dei capi villaggio, per poi picchiarli e ucciderli. La strage, che avviene a pochi giorni dai colloqui in programma in settimana a New Dehli tra il primo ministro indiano Manhoman Singh e i gruppi separatisti kashmiri, non è stata ancora rivendicata: i ‘Mujahidin Hizbul’, il più grande gruppo guerrigliero del Kashmir, ha negato di essere coinvolto nel massacro. “Condanniamo fermamente queste uccisioni, che sembrano essere un complotto delle agenzie di sicurezza indiane per mettere in cattiva luce l'attuale lotta per la libertà e i mujahidin”, ha detto un portavoce del gruppo armato in una telefonata giunta a un giornale locale di Srinagar, capitale estiva della regione. Si stima che almeno 40.000 persone siano morte in Kashmir dal 1989, quando è iniziata l’offensiva dei gruppi separatisti islamici per ottenere l’indipendenza della regione, abitata da una popolazione a maggioranza islamica, o la sua annessione al Pakistan.

Ewigen
03-05-2006, 12:39
3 Maggio 2006
INDIA
Al via il secondo round di incontri tra premier indiano e separatisti del Kashmir

I colloqui seguono il massacro più grave degli ultimi anni nella regione. In corso massiccia caccia all’uomo per catturare i responsabili dei due attacchi del primo maggio: stamattina uccisi quattro ribelli.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro indiano Manmohan Singh incontrerà oggi i separatisti del Kashmir, due giorni dopo che sospetti militanti islamici hanno compiuto il massacro più grave degli ultimi 6 anni nella zona. Singh parteciperà ai secondi colloqui con la principale alleanza separatista del Kashmir, la All Parties Hurriyat Conference.

Intanto il governo indiano ha lanciato una massiccia operazione per catturare i terroristi che il primo maggio hanno massacrato 35 indù nella regione del Jammu e Kashmir, in maggioranza musulmana. Piuttosto che aumentare la presenza militare nell’area, New Delhi ha deciso di concentrarsi sulla neutralizzazione mirata delle squadre assassine. Stamattina in due distinte operazioni sono stati uccisi 4 ribelli. Il premier e il leader della Hurriyat, Mirwaiz Umar Farooq, hanno condannato i due attacchi di lunedì, entrambi non rivendicati. Le uccisioni nel distretto di Doda e in quello di Udhampur sono viste come un tentativo di sabotare proprio i colloqui di oggi.

Durante il primo round di incontri, a settembre scorso, Singh aveva promesso di diminuire la presenza militare indiana in Kashmir, se fossero cessate le violenze dei militanti. Egli si era anche detto disponibile a rivedere i casi dei detenuti nelle varie prigioni kashmire.

Farooq, dal canto suo, continua a ribadire che New Delhi deve adottare un nuovo approccio per risolvere l’annosa questione del Kashmir. “Il Pakistan – sottolinea il leader – è seriamente intenzionato a risolvere la disputa sul Kashmir e l’India deve mostrare la stessa disponibilità sulla questione”. Secondo Farooq la proposta del presiedente pakistano Pervez Musharraf del ritiro delle truppe indiane da tre città chiave in Kashmir non deve essere scartata, perché importante per la costruzione di “fiducia reciproca”.

Il Kashmir è rivendicato interamente da Pakistan e India, che al momento lo controllano a metà. Circa 44 mila persone sono morte nella regione da quando, nel 1989, ha preso avvio la rivolta islamica contro il governo indiano. Nel corso degli anni sono migliaia gli indù fuggiti dalle loro case. La gente si dichiara ormai avvezza alle violenze. “Abbiamo visto così tanto sangue che siamo diventati indifferenti – dice Thakur Dass, parente di un ferito negli attacchi del primo maggio - le uccisioni devono finire”.

Governo e separatisti si incontreranno di nuovo il 25 maggio a Srinagar, in Kashmir. Ai colloqui sono contrari i separatisti militanti. La Hurriyat, sigla che racchiude dozzine di gruppi moderati, vuole che la popolazione del Kashmir possa dire la sua riguardo alle sorti della regione. Ad esempio attraverso un referendum sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu.

Ewigen
14-05-2006, 12:25
INDIA – L’esplosione di un ordigno oggi vicino a una stazione di autobus nel Kashmir indiano, ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 23, alcune in modo grave: lo ha riferito la polizia precisando che la deflagrazione è avvenuta a Doda, 170 chilometri a nordest della capitale invernale della regione, Jammu, in concomitanza con una manifestazione organizzata dai nazionalisti indu del ‘Bharatiya Janata Party’ (Bjp) per protestare contro due attacchi che alla fine di aprile avevano causato 35 vittime in due villaggi; gli inquirenti ritengono sia opera della guerriglia separatista.

Lucrezio
14-05-2006, 15:17
Magnifico thread che permette di ricordare una realtà spesso dimenticata o sottovalutata.
Quelle zone sono una vera e propria polveriera... speriamo che un po' di distensione renda l'esplosione meno imminente.

Ewigen
16-05-2006, 23:30
PAKISTAN - Sono almeno 10 le vittime di uno scontro avvenuto oggi in Waziristan, la regione tribale al confine con l’Afghanistan, tra le milizie locali vicine ai talebani e i soldati pachistani. Lo riferisce l’esercito pachistano, precisando che due poliziotti e un militare sono morti durante un’imboscata tesa dai miliziani nei pressi di Tahl (250 chilometri a sud-ovest di Islamabad), mentre 7 ribelli sarebbero morti nella risposta delle truppe governative.

BANGLADESH – Il principale partito dell’opposizione nel paese, la Lega Awami, ha minacciato di boicottare le elezioni parlamentari del prossimo gennaio. L’annuncio è stato fatto all’indomani della presentazione da parte della commissione elettorale della lista degli aventi diritto che vede oltre 91 milioni di elettori, inclusi 21 milioni di nuovi aventi diritto. La Lega Awami ha criticato la lista denunciando l’inserimento di nomi fittizi e brogli studiati per garantire la vittoria dello schieramento governativo Partito nazionalista del Bangladesh.

Ewigen
25-05-2006, 00:46
INDIA – Almeno 26 militari delle forze speciali delle ‘Border security force’ (Bsf) sono stati feriti dall’esplosione di un’autobomba a Peerbagh nella città di Srinagar, capitale dello stato indiano del Jammu e Kashmir. L’incidente è avvenuto ieri alla vigilia della seconda tavola rotonda sulla regione himalayana del Kashmir, contesa da India e Pakistan e insanguinata da anni di guerriglia separatista.

Ewigen
26-05-2006, 19:40
INDIA 26/5/2006 15.24
KASHMIR, INCONTRO CON AUTORITÀ BOICOTTATO DA SEPARATISTI

“Una perdita di tempo”: così Mirwaiz Umar Farooq, il leader della ‘All Parties Hurriyat Conference’, la principale alleanza delle forze politiche per l’autodeterminazione del Kashmir, citato dal quotidiano ‘Kashmir Times’, ha definito la seconda tavola rotonda tra il governo indiano e i rappresentanti locali, tenutasi tra mercoledì e ieri a Srinagar, nello stato indiano di Jammu e Kashmir. L’incontro, a cui hanno partecipato 40 formazioni politiche filoindiane, è stato però boicottato dai principali gruppi separatisti: come l’Hurriyat Conference e gli Hizbul Mujahedin. Al termine del secondo round di incontri, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha detto che istituirà gruppi di lavoro per valutare un eventuale “status speciale” per lo stato del Jammu e Kashmir all’interno dell’Unione indiana e che il suo governo è pronto a negoziare coi gruppi ribelli se questi cesseranno le violenze. Il dirigente dell’United jihad council, altro gruppo assente, Syed Salahuddin, in un comunicato pubblicato da ‘Greater Kashmir’, ha replicato che “i militanti continueranno la loro battaglia finché non otterranno la libertà dall’India”. Secondo Farooq, l’India deve cambiare approccio: “Per una soluzione permanente della disputa sulla regione – ha detto – è necessario che India e Pakistan e le popolazioni di entrambe le parti del Kashmir vengano coinvolte nei colloqui. I negoziati e gli accordi tra Srinagar e New Dehli sono falliti”. Sayed Ali Geelani, il leader dell’ala oltranzista della Hurriyat Conference, ha chiesto l’inclusione dei leader militanti e un cambio di approccio da parte dell’Inidia per risolvere l’annosa questione del Kashmir, la regione himalayana contesa da Pakistan e India dove circa 44.000 persone sono morte da quando nel 1989 è iniziata la rivolta separatista islamica contro il governo indiano. Violenze hanno accompagnato anche i recenti colloqui: nonostante le ingenti norme di sicurezza, da domenica a oggi, 19 persone – tra cui quattro turisti indiani – sono morte e 120 sono state ferite in una serie di attacchi nella città di Srinagar e nei dintorni.

Ewigen
29-05-2006, 21:29
BANGLADESH - Un tribunale di Jhalokathi, nel sud del paese, ha condannato a morte sette estremisti islamici coinvolti nell’assassinio di due giudici avvenuto nella città lo scorso novembre. Tra gli imputati anche Shaik Abdur Rahamn e Siddiqul Islam, rispettivamente il leader e il ‘numero due’ del Jamaatul Mujahidden Bangladesh’ (Jmb), ritenuti ispiratori di una serie di attacchi contro la magistratura allo scopo di rimpiazzare la legge secolare con la Sharia (legge islamica), che dall’agosto 2005 hanno complessivamente causato almeno 28 vittime. A marzo altri 21 componenti del Jmb erano stati condannati alla pena capitale per il coinvolgimento nelle stesse violenze.

kaioh
30-05-2006, 22:50
INDIA – Un poliziotto è stato ucciso e 4 persone – tra cui due civili – sono state ferite dopo che sospetti militanti islamici hanno lanciato una granata contro un veicolo della polizia nei pressi di un mercato nel cuore di Srinagar, la capitale estiva dello stato di Jammu e Kashmir. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo pachistano ‘Jaish-e-Mohammad’; intanto a Islamabad sono iniziati i colloqui tra India e Pakistan su lotta al terrorismo e al traffico di droga.

PAKISTAN – Nel nordovest del paese, sospetti militanti islamici hanno ucciso un capo tribale filo-governativo e ferito due persone che viaggiavano a bordo della sua stessa auto. Negli ultimi anni, e più frequentemente negli ultimi mesi, decine di capi tribali sospettati di legami col governo centrale sono stati uccisi da guerriglieri vicini ai talebani nel Nord e Sud Waziristan.

Ewigen
01-06-2006, 23:49
INDIA - Uffici e negozi chiusi oggi in gran parte dello stato del Jammu e Kashmir indiano dove gruppi separatisti islamici, da 15 anni in lotta contro New Delhi, hanno indetto uno sciopero generale in segno di lutto e protesta per la morte di 21 bambini e un’insegnante, periti per il capovolgimento di una barca della marina indiana. Ieri due persone sono rimaste uccise quando la polizia ha aperto il fuoco sulla folla che esprimeva la sua rabbia per l’accaduto. Martedì durante una gita scolastica al lago Wular un centinaio di studenti hanno chiesto di potere salire su un’imbarcazione militare, ma per uno sbilanciamento del peso il natante si è capovolto. La marina indiana ha espresso cordoglio per l’accaduto e aperto un’inchiesta, ma questo non ha calmato la popolazione, in pessimi rapporti con i soldati governativi.

Ewigen
06-06-2006, 21:40
BANGLADESH - La polizia ha arrestato 1311 persone in tutto il paese in meno di 24 ore, in quella che l’opposizione giudica un’operazione il cui scopo è far fallire la manifestazione antigovernativa pianificata per domenica. Tra gli arrestati, infatti, ci sarebbero molti dirigenti locali e attivisti dell’opposizione. Il 12 giugno prossimo, la Lega Awami e altri partiti della minoranza intendono far bloccate dai loro uomini tutte le vie di entrata nella capitale Dhaka e fermare il traffico nella metropoli che conta 10 milioni di abitanti. Scopo delle protesta è chiedere riforme elettorali, prima delle consultazioni politiche in agenda per gennaio 2007.

Ewigen
06-06-2006, 21:57
6 Giugno 2006
BANGLADESH
Bangladesh: le ferite dei tribali “inesistenti”
di Nozrul Islam

AsiaNews visita il villaggio di Saupru Karbari, sulle colline di Chittagong, obiettivo due mesi fa della ferocia di alcuni coloni bengalesi, che vogliono espropriare gli aborigeni delle loro terre. Case distrutte, braccia e gambe rotte e tanta paura senza speranza.

Chittagong (AsiaNews) – Cicatrici, arti rotti, famiglie costrette a scappare e ancora non tornate a casa. Questa la situazione a Saupru Karbari, in Bangladesh, a due mesi dalla feroce aggressione di un gruppo di “briganti bengalesi” a danno della comunità aborigena Marma. AsiaNews ha visitato questo villaggio del comune di Maischari - distretto di Khagrachari sulle colline di Chittagong - dove gli abitanti continuano ad avere paura e non hanno speranza di ottenere giustizia, perché ignorati dalle autorità.

La rappresaglia contro i Marma è la conseguenza di una disputa su un appezzamento di terra che decine di bengalesi venuti da fuori per costruire qui le loro case, reclamavano ad un aborigeno del posto. Dopo la resistenza dei locali, gli aggressori tornano il 3 aprile e tra saccheggi e violenze il bilancio dell’attacco alla fine è di un morto, 4 ragazze violentate, 45 feriti, tra cui un rispettato bonzo, case razziate e un ostello per i giovani distrutto. Finora non si hanno notizie di indagini sui fatti di Saupru Karbari; i briganti bengalesi che erano stati arrestati sono stati rilasciati uno dopo l’altro. Il governo non ha deciso nessun tipo di risarcimento per le vittime.

La regione orientale del Bangladesh è stata teatro di scontri fra tribali e i soldati di Dakha. I coloni bengalesi hanno occupato la terra di quest’area nel corso degli ultimi decenni. I tribali sono stati privati della loro unica fonte di sostentamento, la terra, e per questo si sono ribellati alle autorità. E il governo sembra continuare nella sua politica di “bengalesizzazione”.

Nel villaggio la gente è cordiale, ci sono soprattutto donne e molti bambini, dall’aria vivace, ma denutrita. Raccontano storie ignorate dai media, ci mostrano le conseguenze dell’assalto sulle persone: cicatrici - su uomini, donne e bambini, un uomo con un braccio rotto fermato con stecche di bambù - e sulle case. Ci vuol poco a danneggiare case costruite con pareti e porte sottili circa due millimetri, senza chiavi. Molte famiglie sono tornate, ma non quelle delle ragazze violentate, né quelle che risiedono più vicine alle case bengalesi. Dicono di avere “tanta paura” e di essere “scoraggiate”.

Un anziano mostra la sua abitazione a 50 metri da una casa bengalese: “Guardate, c’era poco, non è rimasto nulla, solo quattro vestiti stracciati che non ho avuto il coraggio di portar via”. Le autorità militari, per “mettere pace” hanno detto che nessuno deve toccar nulla, per non provocare l’avversario. I Marma non possono raccogliere i frutti dei loro alberi, e questa è la stagione dei qatal (jack fruit), particolarmente nutrienti.

Chi non è rientrato a casa sua vive con altre famiglie, o si è sistemato nella parte non danneggiata dell’ostello buddista, dove solo 30 ragazzi su 70 sono tornati. Parlano di innumerevoli, inutili tentativi di difendersi sia dal punto di vista fisico che legale. “Ci provocano, gettano mattoni, portano via le nostre cose, vengono a gruppi di notte. Quando ci raduniamo con in mano qualche bastone e falcetto, immediatamente si dileguano e appare l’esercito, che ci trova con le “armi”, ci accusa di aver attaccato e ci porta in prigione. Se qualcuno di noi che ha studiato va qualche volta al tribunale per sollecitare i processi, viene identificato, arrestato e denunciato per terrorismo”.

I nuovi insediati arrivano con probabilità da Comilla e Rangpur. Spesso sono i militari a invitarli e indicare loro le zone “libere” da occupare; è scontato quindi che siano poi pronti a prendere le loro parti quando i tribali protestano, perché espropriati di proprietà che spettano loro per legge: “Abbiamo tutte le carte in regola, e le abbiamo mostrate a tutti infinite volte. Semplicemente ci ignorano”.

Ufficialmente tutto ciò che è accaduto non è accaduto. Come urlano due coloni bengalesi mentre lasciamo Saupru Barbari: “Che cosa siete venuti a fare? Non c’è nulla da vedere, qui non è successo nulla! Se hanno qualcosa di cui lamentarsi perché non vanno dalle autorità?”.

Ewigen
09-06-2006, 19:27
INDIA 9/6/2006 15.01
SERIE DI ATTENTATI IN ASSAM, QUATTRO MORTI E DECINE DI FERITI

Quattro persone sono morte e 16 sono rimaste ferite per l’esplosione oggi di un potente ordigno in un mercato di Guwahati, capoluogo dello Stato dell’Assam, nell’estremo nordest dell’India, territorio segnato dal 1979 da un conflitto separatista. L’aggressione odierna si aggiunge alla serie di attentati dinamitardi che tra le 21.00 di ieri sera e le 2.00 della notte, ora locale, hanno colpito quattro località ai ‘punti cardinali’ dell’Assam, causando una trentina di feriti. Il primo bersaglio è stato un mercato a Islampur, 80 chilometri a nord della capitale Guwahati, dove il lancio di una granata ha provocato una ventina di feriti. Altre esplosioni, sembra sempre per opera di granate, sono avvenuti contro la stazione di polizia di Golokganj, non lontano dal confine con il Bangladesh, un negozio nella città di Dhubri, nell’ovest dell’Assam, e nella città di Nagaon, 120 chilometri a est di Guwahati. Non è sfuggita alla polizia la tempistica degli attentati, giunti all’indomani dell’annuncio della data fissata dal governo per il terzo incontro nel dialogo di pace con i ribelli del Fronte di liberazione Unite dell’Assam (Ulfa). Il 22 giugno prossimo il ministro dell’Interno Shivraj Patil dovrebbe incontrare a New Delhi il People's Consultative Group (Pcg) un gruppo di 11 tra intellettuali ed esponenti della società civile scelti dall’Ulfa per discutere con il governo centrale il possibile avvio di un formale negoziato di pace. Gli attentati, che appaiono essere una palese azione intimidatoria, non sono stati rivendicati da nessuno dei gruppi armati attivi nella zona, sebbene c’e chi rivolga i sospetti sui ribelli dell’Ulfa.

Tenebra
09-06-2006, 21:23
E' estremamente preoccupante notare come nella quasi totalità dei luoghi di scontro nel mondo si stia diffondendo la matrice islamica... il caso del Kashmir è emblematico del sistema adottato - richieste separatiste sostenute col sangue di civili e presentate quando ormai la presenza islamica ha raggiunto una decisa percentuale. L'ombra del Grande Islam cala su un mappamondo macchiettato. E le mosse disperate e dissennate dei governi interessati non fanno che dare nuova linfa a questi movimenti.
Pensatela come volete, io vedo uno scurissimo futuro, che avanza strisciando, e che noi sottostimiamo per balorde incongruenze culturali.

Ewigen
10-06-2006, 19:53
PAKISTAN 10/6/2006 10.05
WAZIRISTAN: VASTA OPERAZIONE ESERCITO CONTRO RIBELLI

Le forze di sicurezza pachistane hanno annunciato questa mattina di avere attaccato e distrutto per almeno il 70% della sua estensione un campo d’addestramento di presunti “militanti telebani”, situato a pochi chilometri dal confine con l’Afghanistan. “Riteniamo di avere ucciso tra i 15 e i 20 miscredenti” ha dichiarato il generale Shaukat Sultan, portavoce dell’esercito pachistano. La battaglia di sarebbe svolta nella zona di Dattakhel, nella regione del Nord Waziristan, dalla fine del 2001 oggetto di scontri sanguinosi e di dure repressioni governative, poiché è proprio in questo settore, a cavallo tra Pakistan e Afghanistan, che avrebbero trovato riparo molti talebani sfuggiti all’invasione statunitense successiva agli attentati al World Trade Center di New York dell’11 settembre 2001. Secondo fonti delle forze di sicurezza pachistane, dalla metà del 2005 a oggi l’esercito di Islamabad avrebbe ucciso circa 300 militanti talebani, tra cui 75 stranieri.

Ewigen
12-06-2006, 12:38
INDIA - Ignoti hanno lanciato tre granate contro una stazione degli autobus a Jammu, capitale invernale del Jammu e Kashmir, uccidendo una persona e ferendone 15, di cui cinque in modo grave. L’Attentato, avvenuto questa mattina, non è stato finora rivendicato da nessuno dei gruppi separatisti islamici attivi nel Kashmir indiano. Secondo la polizia, una delle bombe è stata lanciata contro le persone in fila davanti a un botteghino per l’acquisto dei biglietti per l’autobus diretto a Katra, località nota ai pellegrini indù perché da essa partono i viaggi per un famoso santuario induista. Nelle ultime settimane, turisti e pellegrini sono stati bersaglio di attacchi costati la vita a 4 persone e il ferimento di 35.

Ewigen
12-06-2006, 12:38
PAKISTAN 12/6/2006 10.13
BOMBA A QUETTA, SOSPETTATI I SEPARATISTI

Tre persone sono morte e 11 sono rimaste ferite a causa dell’esplosione di un ordigno a Quetta, capoluogo della provincia del Baluchistan. Ancora imprecisa la ricostruzione della dinamica dell’attentato, il cui bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore per le gravi lesioni riportate da alcuni feriti; sembra che la bomba fosse collocata su una bicicletta lasciata nei pressi di un albergo. Nessuna rivendicazione finora, ma i sospetti vanno al ‘Baluchistan Liberation Army’ (Bla), formazione separatista espressione delle tribù locali che accusano il governo centrale di sfruttare, a scapito degli abitanti, le risorse petrolifere e di gas naturale della regione. Venerdì un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere davanti a un ristorante a Hub, nei pressi di Karachi, sempre in Baluchistan, provocando il ferimento di 13 persone; in quel caso il Bla ha dichiarato la paternità dell’attentato.

Ewigen
12-06-2006, 12:39
BANGLADESH 12/6/2006 9.36
CENTINAIA DI FERITI NELL’ ‘ASSEDIO DI DHAKA’

Cinquecento feriti, decine di arresti e numerose auto e autobus incendiati: è questo il bilancio, diffuso oggi dalla stampa locale, dei violenti scontri avvenuti ieri nella capitale tra la polizia e dimostranti durante una manifestazione dell’opposizione, chiamata dagli organizzatori ‘Assedio di Dhaka’. Agli attivisti era stata data indicazione di bloccare i punti di accesso alla città, un dozzina in tutto, a controllo dei quali erano stati dispiegati 20.000 uomini delle forze dell’ordine. Con l’uso di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganelli - ma testimoni affermano che gli agenti hanno anche aperto il fuoco sulla folla - la polizia è riuscita a disperdere alcune migliaia di manifestanti a Tongi, Gabbali, Nashingdi, Savar, Gazipur e altri punti tra periferia e sobborghi da cui si accede alla metropoli abitata da 10 milioni di persone. Diverso l’esito a Kanchpur, nel sudest della città; secondo il quotidiano ‘Daily Star’ “il confronto tra dimostranti e polizia si è trasformato in una battaglia per il controllo del ponte di Kanchpur, che è l’entrata nella capitale dai distretti orientali e sudorientali. Gli agenti sono dovuti indietreggiare davanti alla rabbia di migliaia di manifestanti, lasciando ad essi il controllo dell’area dopo che molte persone, inclusi poliziotti, sono rimaste ferite”. I quattordici partiti dell’opposizione, guidati dalla Lega Awami dell’ex primo ministro Sheikh Hasina, hanno organizzato l’ ‘Assedio’ per ottenere una serie di richieste in vista delle elezioni del 2007, che vanno dalla riforma della legge elettorale, al licenziamento del presidente della commissione elettorale nazionale ritenuto troppo vicino al governo, fino all’immancabile richiesta di dimissioni dell’esecutivo guidato da Khaleda Zia, accusato di autoritarismo e corruzione. La politica del Bangladesh è caratterizzata da una profonda conflittualità che si esprime con frequenti scioperi e agitazioni di piazza.

Ewigen
13-06-2006, 22:42
13 Giugno 2006
INDIA
India: terrorismo provoca 8 vittime in cinque giorni
di Prakash Dubey

L’ultima vittima ieri, a causa di una bomba esplosa in un mercato. Per la polizia responsabile degli attentati è il gruppo secessionista United Liberation Front of Assam.

Silliguri (AsiaNews) – Negli ultimi giorni a causa di una serie di bombe esplose nello Stato dell’Assam, nord-est dell’India, 8 persone sono rimaste uccise e almeno 50 ferite. Dallo scorso mese, in occasione delle elezioni provinciali, non si erano registrati incidenti di rilievo.

Ieri, 12 giugno, una bomba è esplosa in un mercato affollato a Digboi, nel distretto di Tinsukhia. Una persona è morta e ci sono oltre 12 feriti. Dopo questo ennesimo attentato il governo provinciale ha dichiarato il “codice rosso” di massima allerta.

Dall’8 giugno scorso in poi sono esplose almeno 22 bombe in diverse parti dello Stato. Gli attentati non sono rivendicati, ma il principale indiziato è il gruppo secessionista United Liberation Front of Assam (Ulfa), che con la sua attività terroristica dal 1979 ha causato la morte di oltre 15 mila persone.

“Gli obiettivi dei terroristi sono le condutture del gas e i binari ferroviari”, dichiara Ramesh Rawat, ufficiale di un gruppo paramilitare anti-terrorismo. “Inoltre sono a rischio anche i posti affollati e la polizia, i militari e i corpi para-militari. Ciò causa gravi danni economici e perdite umane. Siamo sicuri che dietro gli attentati ci sia l’Ulfa, le bombe sono esplose nelle loro zone di influenza”.

Molti autotrasportatori hanno interrotto il loro lavoro perché temono di saltare su una mina. Se la situazione non cambierà, si stima che circa 2000 autotrasportatori lasceranno lo Stato. “Nell’ottobre scorso abbiamo ripreso i nostri commerci interrotti nel 1979, ed eravamo felici”, dichiara Shabir Ali, un autotrasportatore. “Fino allo scorso mese l’Ulfa non aveva creato nessun problema, invece adesso questi attentati ci preoccupano”.

Dall’ottobre del 2005 infatti l’Ulfa e il governo federale avevano dato vita ad una serie di incontri per portare avanti il processo di pace. Due sessioni di colloqui sono già terminate, e la terza era prevista per il 22 giugno 2006.

“Temiamo queste nuove violenze nell’Assam”, sottolinea ad AsiaNews Kapil Mitra, un attivista sociale. “Lo scenario – continua - è ancora più tragico perché l’Ulfa nega la sua complicità nelle esplosioni e anzi accusa la polizia e l’intelligence di voler far saltare i colloqui di pace. Al contrario la polizia sostiene che l’Ulfa mette le bombe per fare pressioni ed ottenere il massimo risultato dai colloqui”.

“Questa dell’Ulfa non è una buona strategia”, dichiara V.K. Duggal, segretario generale federale per gli affari interni. “Potremmo anche rispondere con la forza, ma quello che vogliamo sono colloqui di pace seri”. “Usano mercenari per far esplodere le bombe”, contesta Paresh Barua, capo del corpo armato dell’Ulfa, il quale denuncia che dietro gli attentati ci sono interessi di persone che non vogliono la pace. “Non capisco perché si debba vivere così”, dichiara Thomas Kent, un analista cattolico. “Forse – continua - il nostro destino è convivere ancora a lungo con questa cultura di violenza. Solo Dio ci può aiutare”.

Ewigen
13-06-2006, 22:42
BANGLADESH 13/6/2006 9.56
OPPOSIZIONE INDICE SCIOPERO GENERALE

Quattordici partiti dell’opposizione guidati dalla Lega Awami hanno indetto, a partire da oggi, uno sciopero generale nazionale di 36 ore (da martedì mattina a mercoledì sera) per protestare contro “le brutalità della polizia” avvenute durante la manifestazione di domenica a Dhaka, sfociata in scontri tra agenti e dimostranti con almeno 200 feriti (500 secondo fonti di stampa locali). In molte città di tutto il paese buona parte dei servizi sono stati interrotti e uffici e negozi hanno chiusi i battenti. La protesa di domenica, chiamata ‘Assedio di Dhaka’ dagli organizzatori, si prefiggeva di bloccare i punti di accesso alla metropoli di 10 milioni di abitanti, ma gli agenti hanno usato la forza per disperdere i blocca stradali in una dozzina di punti nella periferia e nei sobborghi. Quanto accade in queste ore è solo l’ultima di una serie di agitazioni dell’opposizione per chiedere riforme alla legge elettorale prima delle legislative del prossimo anno; se non ascoltata l’opposizione minaccia scioperi ad oltranza e il boicottaggio del voto.

Ewigen
13-06-2006, 22:43
12 Giugno 2006
PAKISTAN
Al confine con l’Afghanistan i talebani proibiscono “ogni attività non islamica”

Un annuncio affisso ieri in tutto il Waziristan settentrionale dai talebani locali proibisce vino, droga, scommesse e cassette video e audio con materiale non islamico. I colpevoli saranno puniti anche se il governo li dovesse ritenere innocenti.

Miranshah (AsiaNews/Pd) – Leader religiosi ed esponenti talebani del Waziristan settentrionale, in Pakistan, hanno affisso ieri manifesti in tutta la regione per avvertire la popolazione delle “serie ripercussioni” previste per tutti coloro che “indulgono in pratiche non islamiche” come guardare film ed ascoltare musica.

L’annuncio è stato pubblicato un giorno dopo il bombardamento che ha colpito una roccaforte di militanti islamici ed ha ucciso circa 20 guerriglieri.

I talebani hanno avvertito le tribù locali della “pericolosità insita nell’indulgere nell’uso di hashish, eroina, vino e gioco d’azzardo”; sono “sconsigliate” anche cassette audio e video che contengono materiale “non islamico” e le antenne satellitari di case private e bazar.

Proibite anche le scommesse ed i luoghi dove queste avvengono, che – secondo il manifesto – “d’ora in avanti saranno usati per scopi più nobili” oltre ai prestiti ad interesse “che vanno contro ogni insegnamento islamico”.

“Qualunque persona che d’ora in avanti dovesse commettere una di queste atrocità – conclude il manifesto – sarà punita di conseguenza anche se le autorità civili dovessero ritenerla innocente e risparmiarla”.

Secondo alcune fonti locali anonime, l’annuncio “è stato accolto con favore dalla popolazione maschile, dominante, che ritiene queste regole una sorta di viale sicuro verso la pace e la prosperità all’interno della regione, da molto tempo squassata da lotte interne a carattere tribale”.

Ewigen
14-06-2006, 19:26
BANGLADESH - Al secondo giorno dello sciopero generale proclamato ieri da 14 formazioni dell’opposizione guidate dalla Lega Awami, la stampa locale segnala sporadici scontri tra polizia e attivisti nella capitale Dhaka e in altre città del paese. Sarebbero complessivamente 200 le persone rimaste ferite nei disordini e alcune decine gli arresti. Già domenica scorsa una manifestazione di protesta organizzata dall’opposizione era stata dispersa con la forza provocando centinaia di feriti tra attivisti e agenti. La Lega Awami e i suoi alleati chiedono riforme alla legge elettorale in vista delle elezioni politiche del 2007; il governo in carica finirà il suo mandato il prossimo ottobre e sarà sostituito da organismi ad interim - sulla cui nomina l’opposizione non concorda - fino al momento del voto a gennaio.

Ewigen
14-06-2006, 19:32
CUT

evidentementer certe persone prima di parlare di ciò che non sannno non sono mai stati ad assistere dal vivo qualche lapidazione con i propri occhi o ciò che succede in Arabia Saudita intorno alle ore 10:30 del venrdì davanti a certi luoghi,perchè altrimenti prima di dare degli estremisti a persone che fanno altro che dire provocazioni [di poco gusto] ma nulla di più,conterebbero almeno fino a 10 prima di uscire con certe sparate

discepolo
14-06-2006, 19:39
Se penso che forse vado in Paki per lavoro!! :ciapet:

Ewigen
17-06-2006, 09:29
PAKISTAN 16/6/2006 15.19
ASSASSINATE DUE OPERATRICI UMANITARIE VICINO A CONFINE CON AFGHANISTAN

Due insegnanti pakistane di un centro comunitario per l’istruzione delle donne sono state assassinate, e con loro anche due ragazzine, in un remoto villaggio in una delle aree tribali al confine tra Pakistan e l’Afganistan, e più precisamente nel territorio della tribù pashtun Orkazai. Un gruppo di uomini non identificati ha aperto il fuoco contro le finestre del centro educativo, uccidendo le due donne e le figlie di una di esse. Dell’omicidio sono sospettati estremisti locali che dicono di rifarsi ai talebani afgani, e di cui hanno adottato il nome. Le due insegnanti avevano iniziato da poco tempo a gestire - a nome di un’associazione locale - una scuola professionale per donne, per offrire loro un’opportunità formativa. Citate dall’agenzia ‘Reuters’, le autorità locali hanno spiegato che le attività delle organizzazioni non governative pakistane sono malviste da forze ultra-conservatrici, specie quelle per l’educazione femminile.

Ewigen
17-06-2006, 09:30
PAKISTAN - Il vicedirettore del carcere centrale di Karachi è stato assassinato da ignoti in un agguato alla sua auto condotto in pieno giorno e in una via affollata e che è costato la vita anche a tre poliziotti e un civile. Secondo la ricostruzione della polizia, almeno quattro uomini su due motociclette si sono avvicinati ad un semaforo all’auto su cui viaggiava Amanullah Khan Niazi, l’hanno crivellata di colpi e si sono dileguati. Nell’attacco sono rimate ferite sei persone, tre poliziotti e tre civili, dei quali due versano in gravi condizioni. L’azione non è stata rivendicata e la polizia indaga sul movente.

Ewigen
17-06-2006, 09:35
BANGLADESH 17/6/2006 6.21
DOPO AGITAZIONI SI TORNA IN FABBRICA, MA È CALMA APPARENTE

Quasi tutte le sirene delle fabbriche di Savar, distretto industriale alla porte della capitale Dhaka, hanno suonato ieri mattina per richiamare gli operai al lavoro dopo due settimane di chiusura in seguito a violente proteste sindacali; ma altri opifici sono ancora bloccati con gli operai in sciopero o, come nel caso della Youngone (di proprietà sudcoreana), la più grande manifattura del Paese, restano ancora chiusi per motivi di sicurezza. Per giorni, lavoratori (molti delle quali donne) e agenti della polizia hanno ingaggiato un confronto davanti alle fabbriche; gli scontri hanno provocato un morto, decine di feriti e ingenti danni. Le cose sono migliorate lunedì scorso quando si è arrivati a un ‘memorandum d’intenti’ siglato da rappresentanti politici, degli imprenditori e dei lavoratori per rispondere almeno alle richieste basilari, in particolare l’adeguamento all’inflazione della paga minima, sostanzialmente fermo da almeno 12 anni. Gli operai hanno chiesto un salario minimo di 3000 taka mensili (35 euro), come quello riconosciuto nel settore agricolo, rispetto agli attuali 930 taka (11 euro). Savar è una delle cosiddette ‘zone per l’esportazione’ (export processing zone- Epz) quasi esclusivamente dedicate alla produzione di abbigliamento, dove, per attirare investimenti stranieri, alle imprese sono concessi alleggerimenti fiscali, abbassamento del costo del lavoro e di fatto sono tollerare violazioni dei diritti sindacali riconosciuti dalla Costituzione e dalla legislazione nazionale. “Non ci sono mai state in precedenza proteste di lavoratori così intense e per così tanti giorni” dice Rosalie Costa, avvocato per i diritti umani della ‘Hotline Human Right Bangladesh’, contattata telefonicamente dalla MISNA a Dhaka, precisando che se tante fabbriche hanno riaperto, la tensione resta alta e molti aspettano di vedere se gli imprenditori manterranno fede agli impegni prima abbandonare le ostilità. “Per la prima volta - continua Costa - anche gli operai dove le condizioni sono più favorevoli sono scesi nelle strade per solidarietà con i colleghi. Cresce sempre più la consapevolezza che l’esportazione di abbigliamento è una delle entrate chiave della nostra economia”. A rendere ormai inevitabile una sommossa dei lavoratori è stata “l’esasperazione per tante promesse mai mantenute” e la crescente inflazione. “I prezzi dei prodotti di prima necessità sono andati alle stelle, diventando un problema anche per la classe media” dice l’avvocato. “Come può un lavoratore mantenere una famiglia di 5,7 persone con paghe da fame? Spesso, inoltre, i salari ritardano di mesi. Gli straordinari sono pagati il 30 o 45% in più e non il doppio come stabilisce la legge. Si lavora sette giorni a settimana, senza pausa settimanale né festività. Inoltre a livello governativo si sta cercando di rendere obbligatorie per legge le 10 ore di lavoro giornaliere” continua l’interlocutrice descrivendo la vita di un operaio nelle Epz. Le fabbriche - racconta - sono il luogo di soprusi fisici degli scagnozzi assunti dagli imprenditori per intimidire gli operai, mentre le donne, che rappresentano una grande percentuale della forza lavoro, sono costrette a subire abusi e ricatti sessuali dai superiori. E per chi cerca di reagire: “iscriversi a un sindacato equivale a farsi licenziare” dice Costa. A conferma che a Savar il clima non è ancora del tutto sereno, l’Associazione dei nazionale dei produttori ed esportatori del settore tessile (Bepzia), composta da imprenditori locali e stranieri, ha chiesto al governo di garantire la sicurezza sul posto, con dispiegamento di uomini e mezzi, per i prossimi tre mesi, il tempo cioè previsto dall’accordo tripartite per adempiere agli impegni presi.

Ewigen
17-06-2006, 14:47
PAKISTAN - A sei mesi dalla sua scomparsa, è stato ritrovato ieri il corpo senza vita del giornalista Hayatullah Khan in un burrone tra le montagne che circondano la città di Mir Ali, nel North Waziristan, dove il redattore lavorava per una testata locale. Khan era stato rapito da ignoti il 5 dicembre dell’anno scorso mentre stava indagando sull’uccisione di alto esponente di Al-Qaeda, attivo in quella regione tribale. È stato ritrovato con piedi e mani incatenati e un colpo sparato alla nuca, presumibilmente il giorno prima.

Ewigen
19-06-2006, 22:23
19 Giugno 2006
PAKISTAN
Pakistan, legale chiede emendamento delle “ripugnanti ordinanze Hudood”
di Qaiser Felix

La petizione è stata presentata da un postulatore presso la Corte Suprema. Leader delle minoranze chiede la “totale abrogazione” delle leggi o la non applicabilità ai non musulmani.

Islamabad (AsiaNews) – Un avvocato pakistano ha presentato davanti alla Corte federale della Shari’a una petizione che chiede l’emendamento di diverse sezioni delle ordinanze Hudood, in quanto queste “ripugnano gli insegnamenti dell’Islam e lo diffamano a livello nazionale ed internazionale”.

Le ordinanze Hudood, di ispirazione islamica, sono state approvate nel 1979, sotto la giunta militare del generale Zia-ul-Haq. Sono composte da quattro parti e regolano i temi della proprietà, dell’adulterio e delle proibizioni religiose. Le ordinanze non discriminano fra adulterio e stupro.

La decisione di contestare queste ordinanze è stata presa da M. Aslam Khaki, avvocato presso la Corte Suprema, che ha citato nello specifico i nove punti delle “Offese di Zina” – che riguardano l’adulterio – in quanto “contrarie allo spirito islamico”. La richiesta di Khaki ai giudici federali prevede “un emendamento dei punti in questione, che tramite processo devono essere portati ad un livello conforme agli insegnamenti dell’Islam.

Nella sua petizione, il legale afferma che i nove punti in questione sono già previsti e sanzionati dal Taazirat [il Codice penale pakistano ndr] e quindi non possono rientrare nella giurisdizione delle ordinanze religiose. Inoltre, la loro natura penale dà un carattere “umano e non divino alle colpe ed alle punizioni previste: ogni abuso che viene fatto di queste leggi è un abuso umano che offende una questione a cui si è voluto dare carattere divino”.

Secondo un quotidiano locale, inoltre, la Commissione legge e giustizia ha ordinato ai tribunali di risolvere le controversie legate alle Hudood entro tre mesi dalla loro presentazione, dato un sondaggio che vuole circa 200 mila casi legati alle ordinanze tuttora pendenti. Nel solo registro di Lahore, la Corte federale si deve pronunciare su 1.400 casi: questo provoca “l’ingiusta detenzione di coloro che sono in attesa di giudizio, per la maggior parte donne”.

Il dato si spiega se si mette in relazione ad una delle clausole delle Hudood, secondo cui una donna che viene violentata e vuole ottenere giustizia deve presentarsi davanti al giudice con quattro uomini di fede musulmana che possano testimoniare di essere stati presenti alla violenza. I quattro devono avere la fedina penale e la reputazione “immacolate” per far sì che la loro testimonianza venga accettata. Secondo le ordinanze, se la vittima non è in grado di produrre le testimonianze può essere accusata di adulterio e condannata al carcere o alla lapidazione.

Le organizzazioni religiose islamiche del Paese non hanno ben accolto la petizione: secondo la Muttahida Majlis-e-Amal [Mma, alleanza dei sei partiti islamici del Pakistan ndr] essa è “una distorsione effettuata dalla stampa” delle parole del mufti Muneebur Rehman, fatta per “compiacere le nazioni occidentali”.

Shahbaz Bhatti, presidente dell’All Pakistan Minorities Alliance, dice ad AsiaNews: “Quella delle ordinanze Hudood è una parte draconiana della nostra giurisprudenza, in special modo per le donne e le minoranze religiose”. “E’ ingiusto – spiega – che vengano puniti secondo le Hudood anche dei non musulmani e che in più questi non possano essere difesi da avvocati non musulmani. Non siamo interessati ad emendare questa legge: vogliamo che essa sia abolita del tutto. In alternativa, possiamo proporre solo che essa non venga usata contro le minoranze”.

Ewigen
19-06-2006, 22:28
INDIA – Due bambine hanno perso la vita a Pratapgarh, nello stato di Uttar Pradesh, dove 100 case sono state date alle fiamme negli scontri settari tra hindu e musulmani iniziati ieri sera dopo che un giovane hindu è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da ignoti. La polizia antisommossa è intervenuta arrestando oltre 100 persone, ma la situazione è tuttora tesa.

Ewigen
22-06-2006, 19:52
INDIA 22/6/2006 16.16
KASHMIR, IGNOTI LANCIANO GRANATA CONTRO FEDELI SUFISMO

Una granata lanciata tra la folla di fedeli nella casa di un rispettato derviscio ha provocato due morti e almeno 12 feriti, di cui tre in gravi condizioni. L’episodio è avvenuto a Sopore, 50 chilometri fuori Srinagar, dove vive Abdul Ahad (conosciuto anche come Ahad Sahib) considerato l’asceta sufi più noto del Kashmir, l’unico Stato della federazione indiana abitato in maggioranza da musulmani. La granata è stata fatta esplodere nel giardino dell’abitazione dove erano riunite decine di persone in visita al religioso, che è scampato incolume all’attentato; le vittime sono un giovane e un’anziana, deceduti in ospedale. I dervisci sono i membri del Sufismo, una confraternita islamica nata nel XII secolo che si caratterizza per il suo approccio all’Islam mistico, ascetico e non violento. Si ignorano i motivi dell’aggressione che non è stata rivendicata. Non è chiaro se il derviscio sia stato bersaglio di separatisti musulmani ostili al sufismo perché ritenuto ‘eterodosso’ rispetto all’islam sunnita (cui appartiene la maggioranza dei kashmiri), oppure se quanto accaduto debba essere letto come un ‘ritorsione’ per l’attentato di ieri, in un sobborgo di Srinagar, contro un pullman di pellegrini indù che rientrava da una visita a un importante santuario induista a Amarnath; una granata lanciata contro il mezzo ha provocato 7 feriti. L’attacco di ieri ai fedeli indù è stato duramente condannato e definito “un atto inumato” da Mirwaiz Umer Farooq, capo moderato della ‘Conferenza Hurryat’ (organizzazione che riunisce partiti e associazioni islamiche kashmire), come si legge dalla stampa locale. Farooq ha ugualmente condannato la serie di recenti violenze che, come ogni anno, si verificano in questo periodo contro i pellegrini indu diretti ai luoghi sacri.

Ewigen
22-06-2006, 22:36
PAKISTAN 22/6/2006 18.03
PRIMI TENTATIVI DI ‘DIALOGO’ IN WAZIRISTAN

Allo scopo di riportare pace e sicurezza nella regione tribale semiautonoma del Waziristan, dove da mesi si combattono truppe governative pakistane e presunti talebani e loro alleati, sono stati avviati i lavori per convocare una ‘jirga’ (assemblea tradizionale degli anziani); lo ha annunciato oggi alla stampa locale, il governatore della confinante provincia della Frontiera del Nordovest (Nwfp), Ali Mohamed Jan Orkzai, che sta conducendo le trattative con i capi locali in Waziristan. Ieri sulle pagine del quotidiano nazionale ‘Daily Times’, Orkzai aveva rivelato di colloqui non ufficiali in corso tra rappresentanti governativi e “persone influenti” in Waziristan, senza dare dettagli. Il governatore del Nwfp oggi ha detto che la ‘jirga’ sarà convocata “presto” e in essa i capi tribali discuteranno delle questioni importanti e attuali riguardanti il Waziristan, incluso se avviare colloqui con “stranieri”. “Il fallimento non è un’opzione possibile. Dobbiamo riuscirci” ha detto Orkzai. “Se lasciamo che la situazione ci sfugga, le conseguenze saranno molto serie non solo per il Waziristan, ma per tutto il Pakistan”. Dalla fine del 2003 il governo ha inviato 80.000 soldati in questo impervio territorio al confine con l’Afghanistan, contro le rimanenti forze dell’ex regime talebano e di al Qaida. Una nuova operazione militare lanciata a marzo avrebbe fatto finora - secondo la stampa pakistana - 146 morti tra i “miliziani stranieri, in maggioranza di origini uzbeke, arabe, cecene e afgane”.

Ewigen
23-06-2006, 12:32
PAKISTAN 23/6/2006 2.11
SCOMPARSO GIORNALISTA DOPO SERVIZIO SU BASE MILITARE

Da tre mesi non si hanno più notizie di Mukesh Rupeta, un giornalista di un’emittente privata arrestato dalla polizia per aver filmato una base militare utilizzata dall’aviazione statunitense; lo ricordano i colleghi di ‘Geo Television’, allarmati dal recente ritrovamento del corpo senza vita un altro giornalista, Hayatullah Khan, anch’egli scomparso mesi prima. Nell'appello dell’emittente, rilanciato da fonti di stampa internazioali epakistane, si afferma che Rupeta era stato fermato e interrogato nel marzo scorso per aver filmato la base aerea di Shahbaz a Jacobabad (nella provincia di Sindh) utilizzata come base di appoggio dell’aviazione Usa per le operazioni in Afghanistan sin dal 2001. “L’unica notizia che sappiamo sul destino di Ripeta è che era stato arrestato” si legge nella nota. Nei giorni scorsi sulla questione è intervenuto il ministro dell’Interno della provincia di Sindh, sollecitato da una manifestazione di protesta dei giornalisti a Karachi. “Il governo non ha informazioni sul Ripeta - ha detto il ministro -cercheremo di scoprire dov’è”.

Ewigen
26-06-2006, 19:38
PAKISTAN 26/6/2006 14.39
WAZIRISTAN, ATTENTATO SUICIDA CONTRO PARAMILITARI

Almeno sei soldati – sette secondo alcune fonti – sono morti oggi in un attacco suicida nel nord Waziristan, una regione tribale dove l’esercito pakistano sta da tempo cercando di stanare elementi legati ad al-Qaeda e ai talebani del confinante Afghanistan, all’indomani di un annuncio di tregua. Secondo fonti di intelligence citate da agenzie di stampa, l’attentatore si sarebbe lanciato con un’auto imbottita di esplosivo contro un posto di blocco dei paramilitari, provocando anche il ferimento di cinque o sei soldati; secondo alcune fonti, sarebbero morti anche due agenti dei servizi di sicurezza. Ieri un comandante delle milizie locali aveva annunciato un cessate-il-fuoco per permettere agli anziani capi-tradizionali di raggiungere un accordo con l’obiettivo di porre fine ai conflitti in questa regione semi-autonoma, in gran parte inaccessibile anche per la sua posizione tra montagne impervie. Secondo alcune stime, dall’anno scorso le forze di sicurezza del Pakistan avrebbero ucciso in tutto circa 300 miliziani, tra cui 75 stranieri. Il numero delle vittime sarebbe aumentato dallo scorso mese di marzo, quando un dirigente musulmano ha chiesto agli abitanti delle aree tribali di prendere le armi in seguito a un attacco missilistico di elicotteri pakistani contro un campo di addestramento considerato di al-Qaeda non lontano dal confine con l’Afghanistan.

Ewigen
27-06-2006, 21:03
PAKISTAN – Un ufficiale delle forze di sicurezza è morto dopo essere saltato su una mina anti-persona nel Pakistan sud-occidentale, nei pressi della città di Dera Bugti, nella provincia del Balucistan.

Ewigen
30-06-2006, 19:18
INDIA – Dodici persone sono state uccise oggi in diversi scontri nel Kashmir indiano: otto ribelli che si erano infiltrati dal Pakistan nella zona settentrionale di Keran e altre quattro persone – un civile, un colonnello e due ribelli – in un conflitto nella città settentrionale di Bandipora. L’esercito ha inoltre arrestato una dozzina di militanti coinvolti in una serie di attentati a Srinagar. Oltre 44.000 persone hanno perso la vita a causa della guerriglia separatista iniziata nel 1989 nella regione himalayana del Kashmir, contesa da India e Pakistan.

Ewigen
01-07-2006, 10:35
1 Luglio 2006
BANGLADESH
Bangladesh: in sei mesi, 160 uccisi da corpi speciali e polizia

I dati contenuti nel Rapporto di un centro per i diritti umani. Gli omicidi sono registrati sui media come morti “sotto il fuoco incrociato” o in “scontri” con le forze di sicurezza. Invece si tratta di vere e proprie esecuzioni.

Dhaka (AsiaNews) – Sono 160 le vittime di esecuzioni extra giudiziarie compiute dal corpo speciale Rab (Rapid Action Battalion) e dalla polizia negli ultimi sei mesi in Bangladesh. La denuncia è contenuta in uno studio dell’Ain-O-Salish Kendro* (Ask) basato sulle notizie apparse da gennaio 2006 sui 12 principali quotidiani nazionali.

Tra i morti, 85 risultano uccisi da “fuoco incrociato” e “scontri” con il Rab, i restanti per mano della polizia. “Questi assassini extra giudiziari – sottolinea l’Ask – da una parte violano i diritti umani, dall’altra infangano l’immagine del Paese e la sua crescita in senso democratico”.

Formato da uomini di diversi reparti della polizia, il Rab, nasce per realizzare azioni rapide e urgenti. “Dalla frequenza di questi incidenti – secondo fonti anonime di AsiaNews – è evidente, però, che questo corpo ha la licenza di uccidere”. Invece di consegnare alla giustizia i criminali, li elimina fisicamente con uno schema ormai fisso: il ricercato viene arrestato e interrogato, ammette di aver nascosto armi fuori dal centro abitato, quando si va per recuperarle i suoi complici attaccano il Rab; mentre il criminale cerca di scappare rimane ucciso dal fuoco incrociato.

Nel sanguinoso bilancio redatto dall’Ask, vi sono anche 64 giornalisti, vittime della “persecuzione sponsorizzata dal partito al potere”, mentre altri 80 sono quelli che hanno ricevuto aggressioni, minacce e subito torture da parte di criminali.

Negli ultimi sei mesi 210 incidenti “di carattere politico” hanno ucciso 25 persone, ferendone 4.030. In media, gli arresti effettuati in ogni episodio di violenza durante cortei, comizi e manifestazioni, si aggirano intorno ai 15.200. In totale gli attivisti politici arrestati da gennaio sono 353.

Il Rapporto dell’Ask registra anche le recenti rivolte dei lavoratori del settore tessile, scoppiate in oltre 200 fabbriche in tutto il Paese e in cui sono rimasti uccise 2 persone e ferite più di 400.

Nel periodo di tempo esaminato le autorità hanno imposto per 64 volte la sezione 114 del Codice di procedura penale; questo permette al governo di vietare raduni di oltre 4 persone.

*Fondato nel 1986, con sede a Dhaka, l’Ask è un centro per i diritti umani e l’assistenza legale, che mira a formare una coscienza critica dei diritti umani e civili al fine di costruire una società democratica.

Ewigen
01-07-2006, 13:35
1 Luglio 2006
INDIA
L’impegno dell'UE per salute, scuola, sviluppo fra i tribali dell\'India
di Nirmala Carvalho

Una delegazione della Commissione europea ha stretto un accordo con i governi del Rajasthan e del Chattisgarh per migliorare la vita delle comunità tribali. In un seminario, sviluppate le tematiche base.

Delhi (AsiaNews) – La situazione sociale delle comunità tribali, i problemi collegati alla loro istruzione e sanità e l’impegno dell’intera comunità indiana per superare questi scogli sono stati i temi trattati dal seminario “Raggiungere le comunità tribali in India – L’esperienza della Commissione europea”, che si è svolto a Delhi il 28 giugno scorso. Organizzato dalla delegazione della Commissione in India, il seminario si è concentrato sui problemi ed i diritti dei tribali indiani e sul modo in cui la cooperazione indo-europea può intervenire.

L’incontro, durato un giorno, si è diviso in tre sessioni parallele: salute e bisogni educativi dei tribali; miglioramento del loro tenore di vita tramite l'uso delle risorse naturali; la partecipazione della comunità alla gestione dei problemi.

Fra i circa 200 partecipanti , i rappresentanti delle Organizzazioni non governative sostenute dall’Unione, membri del governo ed attivisti per i diritti umani. Proprio durante il seminario Bruxelles ed i governi del Rajasthan e del Chattisgarh hanno firmato un accordo di “alleanza strategica” per il miglioramento della condizione dei tribali.

Fra i relatori, molto applaudito l’intervento del padre gesuita Cedric Prakash, da poco insignito della Legione d’onore francese. “Questo incontro – dice ad AsiaNews – è un passo molto importante nella giusta direzione perché aiuta a mettere sotto i riflettori la situazione di queste comunità. Anche se i problemi esposti non erano nuovi per i partecipanti, la cosa importante è aver creato un legame fra le organizzazione che operano a diretto contatto con le comunità tribali, gli attivisti per i diritti umani, gli universitari e le agenzie che sponsorizzano i progetti”.

“L’Unione Europea – conclude – ha dato un apporto significativo perché aiuta a concentrarsi sull’emarginazione di questa fascia di popolazione. Incontri come questo aiuteranno molto il cammino pacifico dei tribali verso il pieno inserimento nella società”.

“L’accordo fra l’Unione europea ed i governi del Rajasthan e del Chattisgarh è della durata di sei anni – ha spiegato nel corso del suo intervento Francisco Da Camar Gomes, ambasciatore e capo delegazione europea – e vuole cercare di migliorare lo stato dell’alfabetizzazione, la sanità ed il benessere familiare in quelle aree dei due Stati a maggioranza tribale”. “Il patto – ha sottolineato – prevede una stretta cooperazione con i governi locali: con il nostro aiuto, speriamo di poter spingere le due zone dell’India al raggiungimento dei traguardi di sviluppo previsti per il millennio”.

L’aiuto della Comunità europea nei confronti dei tribali ha già prodotto alcuni frutti: grazie ad un progetto scolastico, la percentuale di bambini tribali che hanno ricevuto un’educazione nel corso del 2002 – 2003 si è alzato dall’8 al 9,2 %.

“La percentuale – ha concluso Gomes – è comunque molto bassa: la mancanza di strutture adeguate, di scuole e di insegnanti sono gli ostacoli maggiori che dobbiamo superare”.

Ewigen
01-07-2006, 13:40
1 Luglio 2006
PAKISTAN
Lahore, attivisti chiedono l’abrogazione totale delle Ordinanze Hudood

Undici organizzazioni per il rispetto dei diritti umani definiscono insanabili il testo e l’applicazione delle leggi islamiche, che contraddicono la Costituzione nazionale e costituiscono un pericolo per l’intera società pakistana.

Lahore (AsiaNews) – Il gruppo “Solidarietà nazionale per uguali diritti”, composto da undici organizzazioni che lavorano per il rispetto dei diritti umani del Paese, ha approvato ieri una risoluzione in cui chiede al governo l’abrogazione totale delle Ordinanze Hudood, alcune leggi su proprietà, adulterio e stupro di isirazione islamica, fonti di discriminazioni.

Nel comunicato si afferma che “il Consiglio per l’ideologia islamica, che non include fra i suoi membri alcun rappresentante di organizzazioni per i diritti umani o delle minoranze religiose, parla [solo] di emendamenti". Il gruo invece chiede l'abolizione perchè "qualunque modifica non può sanare le ingiustizie presenti nel testo e nell’applicazione delle Ordinanze”.

Proprio il 27 giugno scorso, il Consiglio per l'ideologia islamica ha chiesto al governo di emendare le Hudood. Ammettendo gli abusi compiuti in nome delle famigerate leggi, ha pure proposto di scarcerare tutti i detenuti per casi ad esse correlate.

“Queste leggi – continua il testo – sono piene di discriminazione religiosa: i cittadini di fede non islamica non sono ammessi come testimoni nei processi ed un giudice non musulmano non può presiedere un’udienza che le riguarda, anche se ha le stesse qualifiche di uno musulmano. Lo stesso avviene per gli avvocati, che non possono patrocinare casi del genere se non sono aderenti all’Islam”. “Le Hudood – sottolineano gli attivisti – contraddicono inoltre l’articolo 25 della Costituzione nazionale, che garantisce diritti uguali per tutti i cittadini senza discriminazione di sesso, religione, razza o credo”.

Le ordinanze Hudood sono state approvate nel 1979, sotto la giunta militare del generale Zia-ul-Haq: esse sono composte da quattro parti che regolano i temi della proprietà, del qazaf [falsa accusa di adulterio ndr], dell’adulterio e delle proibizioni.

Le ordinanze, tra l'altro, non discriminano fra adulterio e stupro: una donna vittima di uno stupro deve presentare davanti ad una corte islamica la testimonianza di quattro maschi – adulti e musulmani - che abbiano visto l’atto e possano testimoniare che sia stato compiuto con violenza per avere giustizia dallo Stato. Secondo le ordinanze, se la vittima non è in grado di produrre le testimonianze, può essere accusata di adulterio e condannata al carcere.

I membri delle undici organizzazioni “ringraziano i media per aver sottolineato proprio il problema delle donne e chiedono al governo di consultarsi sul tema con esperti legali indipendenti e con le organizzazioni per i diritti umani, non solo con i religiosi islamici”.

“Una vera tensione alla giustizia – concludono – può portare solamente alla totale abrogazione di queste leggi ingiuste, discriminatorie e pericolose per la nostra società”.

Ewigen
01-07-2006, 19:35
INDIA – Dozzine di manifestanti sono stati feriti durante una marcia contro l’uccisione di un civile ieri da parte della polizia paramilitare a Srinagar, capitale estiva dello stato di Jammu e Kashmir. I dimostranti hanno lanciato pietre contro i poliziotti – ferendone almeno sei – che lanciavano gas lacrimogeni e sparavano in aria per disperdere la folla. Intanto, almeno tre sospetti militanti islamici sono stati uccisi dalla polizia in uno scontro a fuoco nel villaggio meridionale di Mirhama.

Ewigen
04-07-2006, 19:26
BANGLADESH 4/7/2006 10.23
NUOVO SCIOPERO GENERALE INDETTO DALL’OPPOSIZIONE

Un altro sciopero generale si è concluso oggi nella capitale Dhaka, con un’adesione più bassa rispetto a quello di due giorni fa: chiuse le scuole, molti uffici e banche sono invece rimasti aperti, mentre nelle strade si accalcavano risciò e taxi. Gli attivisti si sono dati appuntamento in diversi punti nodali della città e da lì si sono fatti strada a fatica attraverso le barricate innalzate dalla polizia per marciare lungo le strade principali. Non vi sono stati casi di violenza simili a quelli di domenica scorsa, quando negli scontri tra polizia e manifestanti due persone sono morte e oltre 200 sono state ferite. Ieri notte invece manifestanti hanno dato alle fiamme un autobus e danneggiato cartelli stradali nell’area di Mahakhali, mentre la polizia ha arrestato una dozzina di attivisti.
“Non abbiamo altro modo che scioperare per esprimere la nostra protesta contro questo governo repressivo” ha commentato Abdul Jalil, segretario generale del più importante partito d’opposizione, l’Awami League (Al), accusato invece da Abdul Mannan Bhuiyan, segretario generale del Partito nazionale del Bangladesh (Bnp, al potere), di far precipitare il paese nell’anarchia. Da mesi nel paese – che conta quasi 150 milioni di abitanti – si susseguono ininterrottamente proteste e scioperi: l'opposizione, formata da un'alleanza di 14 partiti guidati dall'Al dell’ex-primo ministro Hasina Wajed – figlia del fondatore del Bangladesh, Mujibur Rahman e rivale storica dell'attuale capo dell’esecutivo Begum Khalda Zia – vuole costringere il governo a cambiare la legge elettorale e ad allontanare il capo della commissione elettorale, considerato favorevole al governo in carica, prima che si tengano le elezioni nel gennaio 2007

Ewigen
04-07-2006, 19:26
BANGLADESH – Circa 50 persone sono state ferite in scontri tra poliziotti e attivisti durante lo sciopero generale indetto dall’opposizione: 10 manifestanti sono stati colpiti dalla polizia armata di manganelli nella capitale Dhaka mentre lanciavano pietre contro alcune automobili, altri 40 in episodi simili nell’area settentrionale di Patgram.

Ewigen
10-07-2006, 12:36
10 Luglio 2006
INDIA
Mumbai, tifosi italiani sfidano gli estremisti e festeggiano la Coppa del Mondo
di Nirmala Carvalho

I numerosi sostenitori azzurri - italiani, indiani e filippini – hanno sfilato cantando e ballando per festeggiare la vittoria contro la Francia, nonostante la presenza di un gruppo di violenti estremisti indù che ha terrorizzato la popolazione per tutta la giornata.

Mumbai (AsiaNews) – I tifosi indiani dell’Italia hanno festeggiato per le strade di Mumbai la conquista della Coppa del Mondo, sfidando un gruppo di violenti estremisti indù che per tutta la giornata di ieri aveva terrorizzato la popolazione.

La violenza degli estremisti è nata dalla scoperta di un busto sfregiato di Meenatai, la moglie di uno dei leader dello Shiv Sena, uno dei movimenti nazionalisti più pericolosi del Paese: come risposta, si è scatenata una violenza indiscriminata che ha costretto la popolazione dentro le case. Conclusi i calci di rigore, i numerosissimi tifosi azzurri hanno vinto la paura e si sono riversati per tutta la notte nelle strade con bandiere tricolori, cantando e ballando.

La maggior parte di loro ha visto la partita in compagnia di amici: Marco Cardilli, 49 anni, si è riunito in una casa di Goregaon, alla periferia di Mumbai, con amici italiani, filippini ed indiani. “Abbiamo passato la serata in 15, davanti ad un home theater – racconta – ed i filippini hanno portato magliette e nastri azzurri da appendere. Non mi aspettavo che l’Italia riuscisse in questa impresa, ogni vittoria è stata un regalo”.
”Ieri sera, quando siamo arrivati ai rigori – continua – ero sicuro che saremmo stati sconfitti: non abbiamo una grande tradizione, in questo campo. Battuta la Francia, ci siamo messi a saltare sui divani ed a cantare: sembrava una festa”.

C’erano anche tifosi francesi: Joel Carvalho, 19 anni, ha guardato la finale con i colori francesi dipinti in volto, ma ha dovuto ammettere la vittoria azzurra. “Ironicamente – dice ad AsiaNews – il momento di pazzia di Zidane al 109° minuto [una testata al petto del difensore azzurro Materazzi, che gli è costata l’espulsione ndr] ha fatto scemare la delusione per la sconfitta. L’attaccante francese non avrebbe mai dovuto commettere un gesto simile, chiudere la carriera in quel modo”.

In India le squadre più seguite all’inizio del torneo erano Brasile e Portogallo ma, dopo l’eliminazione del team di Ronaldinho, le bandiere dorate sono sparite per lasciare il posto a quelle portoghesi: il tricolore italiano è apparso solo nelle ultime fasi.

Il gruppo “Diehard Azzurri”, a Kolkata, ha sfilato con i colori dell’Italia dipinti in faccia e cantando “Viva l’Italia”.

Per i media indiani, la finale è stata un nuovo scontro fra Romani e Galli: Zidane è apparso in una caricatura come un anziano druido che prepara la pozione magica, mentre Giulio Cesare lo osserva da lontano con le truppe schierate per la battaglia.

Ewigen
10-07-2006, 12:39
10 luglio 2006 10.11
MULTAN
PAKISTAN, SI SCHIANTA AEREO CON 45 PASEGGERI: NESSUN SOPRAVVISSUTO

[Avvenire] Non ci sono sopravvissuti sul bimotore Fokker della Pia con 45 persone a bordo - 41 passeggeri e 4 membri di equipaggio - schiantatosi circa 10 minuti dopo il decollo dall'aeroporto di Multan, nel Pakistan centrale. Lo ha detto la polizia.
"Sono tutti morti. Mi trovo sul posto", ha detto il capo locale della polizia, Iftikhar Babar.

Ewigen
10-07-2006, 23:11
10 Luglio 2006
PAKISTAN
Presto libere su cauzione oltre mille detenute pakistane
di Qaiser Felix

La maggior parte sono in carcere sotto le Ordinanze Hudood. Il governo continua a promulgare emendamenti alle leggi di ispirazione islamica, di cui Chiesa cattolica e gruppi per i diritti umani chiedono con forza la totale abrogazione. Ministro pakistano ribadisce: le leggi divine non possono essere toccate.

Islamabad (AsiaNews) – Migliaia di donne pakistane in carcere, perché colpevoli di aver violato le famigerate Ordinanze Hudood, potranno essere rilasciate su cauzione. Lo ha deciso il presidente Pervez Musharraf che, attraverso un emendamento del Codice di procedura penale, ha concesso la cauzione a tutte le detenute, tranne a quelle coinvolte in casi di omicidio o terrorismo. Prima d’ora i reati sanzionati dalle Hudood non prevedevano la libertà su cauzione. L’iniziativa non è, però, ritenuta sufficiente dai gruppi per i diritti umani e dalla Chiesa cattolica in Pakistan, che continuano a chiedere la completa abrogazione di tutte le Ordinanze.

Musharraf ha annunciato la promulgazione dell’ordinanza presidenziale (dal titolo “Ordinanza del 2006 di riforme di legge”) lo scorso 7 luglio. Il ministro per lo Sviluppo delle donne e le politiche giovanili, Sumaira Malik, ha poi informato che il processo di scarcerazione è già iniziato e che circa 1.300 donne - la maggior parte detenute sotto le Hudood - verranno rilasciate entro pochi giorni. Il governo fornirà loro l’assistenza legale per ottenere il rilascio, sostegno economico per il processo e una sistemazione per quelle rimase senza casa.

L’iniziativa non è ben accolta da Ong e gruppi della società civile, che l’8 luglio hanno manifestato a Lahore chiedendo la completa abrogazione delle Ordinanze. Ad AsiaNews, Peter Jacob - Segretario esecutivo della Commissione Giustizia e Pace (Ncjp), organo della Chiesa cattolica – dichiara che le misure studiate dal governo sono “poco significative e arrivano troppo tardi”. “Sono solo un modo per gettare fumo negli occhi - aggiunge - se Islamabad avesse ascoltato le nostre richieste anni fa, queste donne ora non sarebbero nemmeno in prigione”.

Sulla cancellazione delle Ordinanze Hudood, Sumaira Malik ricorda che “il governo ha deciso di emendare le clausole più controverse delle Hudood”. Ma ha poi aggiunto: “Saranno emendate solo le leggi scritte dagli uomini, non quelle divine”.

Le Hudood - leggi di ispirazione islamica - sono composte da quattro parti che regolano i temi della proprietà, del qazaf [falsa accusa di adulterio, ndr], dell’adulterio e delle proibizioni estese ai non islamici dell'uso di alcol del gioco di azzardo. Il tutto unito alla regola generale che, in tribunale, anche un non islamico deve avere avvocato e giudice musulmani. Vittime di queste norme discriminatorie sono per lo più donne e gruppi di minoranze.

Ewigen
10-07-2006, 23:14
10 luglio 2006 10.11
MULTAN
PAKISTAN, SI SCHIANTA AEREO CON 45 PASEGGERI: NESSUN SOPRAVVISSUTO

[Avvenire] Non ci sono sopravvissuti sul bimotore Fokker della Pia con 45 persone a bordo - 41 passeggeri e 4 membri di equipaggio - schiantatosi circa 10 minuti dopo il decollo dall'aeroporto di Multan, nel Pakistan centrale. Lo ha detto la polizia.
"Sono tutti morti. Mi trovo sul posto", ha detto il capo locale della polizia, Iftikhar Babar.


PAKISTAN – Sono tutti decedute le 45 persone a bordo dell’aereo passeggeri della ‘Pakistan international airlines’ schiantatosi oggi nella zona centrale del paese, tre minuti dopo essere decollato da Multan alla volta di Lahore e della capitale Islamabad.

Ewigen
11-07-2006, 18:14
11 Luglio 2006
INDIA
Mumbai, sette esplosioni colpiscono la ferrovia: almeno 100 morti
di Smita Patankar

Gli attentati, avvenuti all’ora di punta per i pendolari indiani, non sono stati ancora rivendicati. Il bilancio provvisorio delle vittime potrebbe superare i 100 morti. Numerosi i feriti.

Mumbai (AsiaNews) – Sette esplosioni lungo la linea ferroviaria occidentale di Mumbai, capitale finanziaria dell’India, hanno causato la morte di decine di persone: al momento il bilancio provvisorio parla di almeno 100 vittime. Lo riferiscono fonti della polizia locale.

Ancora non è chiaro il movente alla base dell’attentato, avvenuto nell’ora di punta del rientro serale dei pendolari, ma per il ministro degli Interni indiano "è stato un attacco terroristico pianificato". Da diversi giorni, la popolazione di Mumbai vive con le intimidazioni dello Shiv Sena, un movimento nazionalista indù che ha incolpato la città intera di aver danneggiato il busto della moglie di uno dei loro fondatori. Per la polizia, invece, dietro alle bombe ci sono le mani degli attentatori del 1993, 2002 e 2003, all'epoca considerate di matrice islamica indipendentista.

La prima deflagrazione si è registrata alle 18.30. Le aree colpite, a quanto riferito dalla polizia, sono Borivili, Khar, Jogeshwari, Matunga e Meera Road.

Per Mumbai e la capitale New Delhi è scattato subito lo stato d’allerta. Le prime immagini delle Tv indiane mostrano i treni ridotti in rottami, le carrozze completamente distrutte e i feriti che camminano per strada.

Alcuni feriti sono stati portati all’ospedale V N Desai, che si trova nei pressi dello scambio ferroviario, mentre per gli altri si è dovuto cercare posto nell’ospedale Kem di Parel, in centro.

Il Servizio emergenze delle Ferrovie occidentali ha confermato le esplosioni, ma ha chiesto tempo per fornire dettagli precisi. Un reporter della Rediff, che si trovava su una banchina al momento di una deflagrazione, dice di aver visto uno scompartimento sventrato.

Il traffico ferroviario è fermo e le linee telefoniche sono in tilt. A trenta minuti dalla tragedia, ancora nessun segno della polizia.

Ewigen
11-07-2006, 18:15
11 Luglio 2006
INDIA
Vescovi indiani condannano le esplosioni di Mumbai

La Conferenza episcopale indiana invita alla calma la popolazione e definisce l’attacco allo snodo ferroviario di Mumbai “frutto delle mani di elementi anti-sociali”. Oltre 104 i morti, più di 400 i feriti.

Delhi (AsiaNews) – La Conferenza episcopale indiana (Cbci) “condanna l’attacco compiuto con delle bombe esplose in serie che ha colpito Mumbai, ucciso diverse dozzine di persone e ferito le persone innocenti che viaggiavano sui treni locali”. “Denunciamo con forza gli attentati – dice padre Babu Joseph, portavoce della Cbci – che hanno causato così tanto danno e panico fra la popolazione”.

Secondo le ultime notizie, le sette bombe che alle 18.30 (ora locale) hanno colpito lo snodo ferroviario di Mumbai hanno ucciso oltre 104 persone e ferite più di 400. Secondo la polizia locale, le prime bombe - posizionate all’interno dei treni - hanno fatto esplodere intere carrozze ed i passeggeri, in preda al panico, sono corsi fuori dove ve ne erano altre.

Dopo la condanna, i presuli si appellano a tutta la popolazione “affinché affronti con calma questo momento di ansia”. “Le esplosioni – spiega p. Joseph – sono state preparate da elementi anti-sociali. Dovremmo unire le nostre mani per sconfiggere i disegni nefasti di questo tipo di persone all’interno del nostro Paese”.

Subito dopo la notizia, il primo ministro dell’Unione Indiana Manmohan Singh ha interrotto il suo viaggio a Kolkata ed è tornato nella capitale del Maharahstra. Il ministero dell’Interno ha assicurato la massima allerta per le forze di sicurezza, incaricate di difendere le installazioni vitali della città, mentre il governo centrale ha assicurato “tutto l’aiuto necessario per affrontare la situazione”.

Alta l’allerta nelle piazze, nei mercati e nei luoghi di culto delle maggiori città del Paese.

Ewigen
11-07-2006, 23:19
INDIA 11/7/2006 20.45
MUMBAI, SERIE DI ESPLOSIONI SU TRENI PROVOCA VITTIME

Almeno 163 morti e 464 feriti: è l’ultimo bilancio – non ancora definitivo - delle vittime di quello che le autorità hanno definito un “attacco terroristico ben coordinato” a Mumbai, l’ex-Bombay, la capitale finanziaria indiana e porto principale sul mare Arabico. Lo ha riferito un portavoce delle polizia, mentre il capo segretario dello stato indiano di Maharashtra, D.K. Shankaran, ha parlato di almeno 105 morti. La prima di sette esplosioni è avvenuta alle 18.09 (ora locale) nei vagoni di prima classe di un treno nella stazione del sobborgo nord-occidentale di Khar. Poi in rapida successione ordigni sono esplosi lungo la linea ferroviaria ‘Western Railway’ colpendo vagoni di prima classe a Mira Road Matunga, Jogeshwarii, Borivili e Bhayander. La settima e ultima esplosione, invece, è avvenuta nei pressi della stazione della metropolitana di Santa Cruz. Le deflagrazioni sono state tutte causate da ordigni – resta da chiarire se azionati a distanza o innescati da apparecchi a tempo o da attentatori suicidi – e non sono ancora state rivendicate. Secondo le prime ipotesi delle autorità, si potrebbe trattare di un attacco dei separatisti del Kashmir che proprio poche ore prima avevano lanciato colpi di granata a Srinagar la capitale estiva dello Stato dello Jammu e Kashmir, uccidendo otto turisti. La natura coordinata degli attacchi e i treni in ora di punta come obiettivo ricorderebbero il ‘modus operandi’ di due gruppi estremisti islamici affiliati ad al-Qaeda che si battono per l’autonomia della regione himalayana del Kashmir da India e Pakistan: ‘Lashkar-e-Tayyaba’, o ‘Esercito dei virtuosi’ – responsabile tra l’altro dell’attentato al parlamento di New-Delhi del 2001 – e ‘Jaish-e-Mohammad’, o Esercito di Mohammed. Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha subito convocato una riunione di emergenza, mentre il presidente pachistano Pervez Musharraf e il primo ministro Shaukat Aziz hanno prontamente condannato gli attacchi.

Ewigen
11-07-2006, 23:29
4 Luglio 2006
AFGHANISTAN - PAKISTAN
L’Afghanistan spinge Islamabad ad un reale impegno contro i talebani

Secondo il ministro afghano degli Esteri, il Pakistan è vittima dell’estremismo islamico, ma forse non ci riflette veramente. Musharraf annuncia più uomini al confine, poi ci ripensa. Le preoccupazioni degli Usa.

New Delhi (Agenzie) – Occhi puntati sul Pakistan dopo le promesse, subito ritirate, del presidente Pervez Musharraf di potenziare l’impegno militare contro le forze talebane al confine con l’Afghanistan. Tra gli osservatori più attenti sembra esserci il ministro afghano degli Esteri, Rangeen Dadfar Spanta.

In occasione della sua visita in India nel fine settimana, Spanta ha voluto precisare che rispetto alle dichiarazioni di fine giugno rilasciate da Musharraf “tutto quello che ha detto è sua responsabilità”. “So che anche il Pakistan è vittima (dell’estremismo islamico) – ha detto – ma se su questo riflettano o meno è un’altra questione”. “Noi – assicura – teniamo sinceri e intensi negoziati (con Islamabad) e speriamo di poter elaborare una strategia di collaborazione per fronteggiare questa sfida”.

Lo scorso 28 giugno, all’indomani della visita del segretario di Stato Usa Condoleeza Rice in Pakistan, il governo aveva annunciato di voler inviare altri 10 mila soldati in aggiunta ai circa 80 mila già dispiegati dal 2003. Solo quattro giorni dopo, però, il ministro pakistano degli Interni, Aftab Ahmad Khan Sherpao, ha dichiarato che non c’è necessità di mobilitare quegli uomini lungo il confine con l’Afghanistan per impedire a talebani e sospetti qaedisti di attraversarlo.

Il livello della violenza talebana in Afghanistan, e specialmente nel sud del Paese, è il più alto da quando il movimento islamico è stato scacciato dal potere alla fine del 2001. Islamabad è accusata di non fare abbastanza per arginare la nuova offensiva dei talebani. Analisti affermano che i guerriglieri oggi sono così forti, perché possono contare sull’appoggio del Pakistan, da dove attaccano il contingente straniero presente in Afghanistan. Islamabad nega di aiutare i talebani ma afferma che piccoli gruppi di insorti potrebbero attraversare i confini.

Spanta, che presto si recherà negli Stati Uniti, ritiene che se “fattori esterni e interni” saranno favorevoli, l’Afghanistan riuscirà a risolvere la questione talebana “nel giro di due o tre anni”. “Ma se anche la comunità internazionale non dà la caccia ai talebani – precisa – non so come si possa risolver il problema del terrorismo”.

A favore di una più stretta collaborazione tra i due Paesi, entrambi importanti alleati degli Usa nella guerra al terrorismo, si è espressa anche la Casa Bianca. Solo pochi giorni fa la Rice ha spiegato che “la cosa su cui abbiamo bisogno di lavorare di più è la cooperazione Usa-afghano-pakistana nella regione”.

Ewigen
12-07-2006, 12:40
NDIA
Attentati a Mumbai: oltre 180 i morti, la polizia cerca i responsabili
Continua a salire il bilancio delle vittime delle esplosioni di ieri alla periferia di Mumbai. Finora nessuna rivendicazione; i maggiori sospetti ricadono sul terrorismo islamico. La condanna internazionale.

Mumbai (AsiaNews/Agenzie) – È salito a 183 morti e 624 feriti il bilancio provvisorio degli attentati di ieri contro treni e stazioni della periferia di Mumbai, nello stato indiano del Maharashtra. Lo ha reso noto la polizia, che continua a cercare indizi sulla responsabilità delle 7 devastanti esplosioni coordinate. Ieri sera, all’uscita da un incontro d’emergenza con il governo, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha dichiarato che “verranno prese tutte le misure necessarie a mantenere l’ordine e a combattere le forze del terrorismo”.

In assenza di rivendicazioni, i sospetti maggiori ricadono sul gruppo militante islamico Lashkar-e-Taiba (Let, l’esercito del Puro). New Delhi sottolinea che la modalità degli attacchi - coordinati, su treni e all’ora di punta – è caratteristica delle azioni del Let, il cui portavoce però ha tenuto a precisare: “La nostra battaglia è contro le truppe indiane e nessun altro”. Il Lashkar-e-Taiba - ritenuto affiliato ad al-Qaeda - è un gruppo islamico pro-Pakistan, che nella guerriglia indipendentista in Kashmir si è già macchiato di diversi massacri di indù.

Le deflagrazioni, registrate tutte tra le 18.00 e le 18.30, hanno colpito nel momento in cui milioni di lavoratori rientravano a casa dal centro cittadino. Mumbai, con 18 milioni di abitanti è la capitale finanziaria dell’Unione. “Abbiamo feriti di ogni tipo”, racconta il dottor Supriya Kulkarni, impegnato nelle cure dei sopravvissuti in uno degli stracolmi ospedali della città. “Abbiamo operato amputazioni e diversa gente ha perso molto sangue”.

Il coro delle condanne è internazionale. Il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, si è detto “inorridito” per gli attentati di ieri. “Questi atti – ha detto - servono solo a riaffermare che il terrorismo rappresenta una delle più gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale”. Secondo il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, gli attacchi a Mumabi “rafforzeranno la risoluzione della comunità internazionale a rimanere unita contro il terrorismo”. Dal canto suo il ministro pakistano degli Esteri, Khurshid Kasuri, ha invitato New Delhi a unirsi ad Islamabad nella lotta contro l’estremismo islamico e indù. Ha poi aggiunto che per le due rivali potenze nucleari è ormai tempo di risolvere l’annosa questione del Kashmir. Da anni India e Pakistan si contendono la totalità del Kashmir, causa di due (1948 e 1965) delle tre guerre, che le hanno viste contrapposte dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947.

Ewigen
12-07-2006, 12:40
INDIA 12/7/2006 9.14
MUMBAI: AUMENTA BILANCIO ESPLOSIONI, TROVATI DETONATORI BOMBE

È salito a 190 morti e 500 feriti il bilancio delle sette esplosioni avvenute ieri in altrettante stazioni ferroviarie e della metropolitana a Mumbai, ex-Bombay, capitale finanziaria dell’India: lo ha riferito tv indiana, aggiungendo che la polizia ha trovato tre detonatori e due timer presumibilmente utilizzati dagli attentatori per comandare a distanza gli ordigni. La metropoli di 17 milioni di abitanti, dove oggi sono attese le massime cariche dello Stato, sta tentando di tornare al più presto alla normalità ma sono ancora centinaia i cittadini che non hanno notizie dei loro cari; la linea ferroviaria è stata ripristinata e i treni hanno ripreso a viaggiare sia sulla direttrice occidentale interessata dalle bombe, dove oggi giorno transitano sei milioni di pendolari, che sui tratti a lunga percorrenza. Tra i principali sospettati, secondo i servizi segreti indiani, c’è il gruppo terrorista ‘Lashkar-e-Tayba’, legato ad al-Qaueda, che combatte per l’indipendenza del Kashmir, unico Stato a maggioranza indiana del paese. Ma il portavoce del gruppo, Abdullah Ghaznavi, ha condannato fermamente gli attentati, respingendo ogni accusa e negando anche ogni coinvolgimento nelle cinque bombe esplose sempre ieri a Srinagar, capitale estiva del Kashmir indiano, che hanno ucciso otto turisti. “Questi sono atti inumani e barbari. L'Islam non permette l'uccisione di una persona innocente...Indicare come responsabili di questi atti inumani il ‘Lakshar-e-Tayba’ rappresenta un tentativo delle agenzie di sicurezza indiane di diffamare la lotta per la libertà in Jammu e Kashmir” ha detto Ghaznavi.

Ewigen
12-07-2006, 20:06
INDIA – Almeno sei turisti sono stati uccisi quando sospetti militanti musulmani hanno lanciato una granata contro una stazione degli autobus nel villaggio turistico di Gulmarg, presso la Linea di controllo che divide il Kashmir indiano da quello pakistano. L’attacco giunge all’indomani degli attentati in zone turistiche di Srinagar che hanno provocato – secondo gli ultimi bilanci – nove morti e 39 feriti e delle sette esplosioni in stazioni ferroviarie e metropolitane di Mumbai, l’ex-Bombay, che hanno ucciso – stando all’ultimo conteggio – 200 persone, ferendone almeno 700.

Ewigen
12-07-2006, 21:55
INDIA 12/7/2006 21.02
MUMBAI: MUSULMANI DONANO SANGUE A INDÙ VITTIME DELLE ESPLOSIONI

Musulmani in fila per ore dinanzi agli ospedali per donare il sangue agli indù feriti dalle esplosioni di ieri a Mumbai, ex-Bombay: un raro segnale di armonia proprio quando si temeva che gli attentati – probabilmente riconducibili agli indipendentisti islamici del Kashmir – avrebbero riacceso le tensioni interreligiose. “Non ci importa se a ricevere il nostro sangue sarà un musulmano o un indù ma che salvi delle vite” ha detto Abdul Khan, uno delle decine di musulmani in fila dinanzi alla banca del sangue dell’Ospedale Siddarth, nei pressi della stazione di Jogeshwari teatro di una delle sette esplosioni. “Chi ha tentato di rompere la nostra armonia, ha fallito” ha commentato Pasha Mian Sheikh che ha aperto le porte della Moschea ‘Islamia Arabia’ per offrire riparo, cibo e acqua. “Centinaia di musulmani – ha aggiunto – ieri hanno mostrato coraggio e armonia aiutando i loro fratelli indù”. Pensiero ribadito da Manohar Kargaonkar, un esponente del partito induista Shiv Sena citato dalla ‘Reuters’: “Indù e musulmani ieri camminavano mano nella mano. Leggendo un giornale, trovi sempre che un terrorista musulmano è responsabile dei attività sovversive. Ma queste persone ci stanno mostrando cosa sia la fratellanza”.

Ewigen
12-07-2006, 21:58
12 Luglio 2006
INDIA
Le bombe di Mumbai “volevano distruggere il cuore dell’India, ma hanno fallito”

Padre Carlo Torriani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere a Mumbai, sottolinea ad AsiaNews come la città sia subito tornata alla normalità e si sia unita nel combattere, senza violenza, l’odio dei terroristi.

Mumbai (AsiaNews) – L’attacco allo snodo ferroviario di Mumbai “voleva colpire il cuore economico dell’India, sgretolare dall’interno l’unità degli indiani e fiaccare il morale della popolazione, ma ha fallito nel suo intento”. Padre Carlo Torriani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, analizza così per AsiaNews il devastante attentato che ieri ha provocato oltre 190 morti e quasi 700 feriti.

“Nessuno ha ancora rivendicato gli attacchi – dice il missionario – anche se i giornali accennano ai soliti gruppi indipendentisti: lo Students Islamic Movement of India [Simi, Movimento degli studenti islamici dell’India, un gruppo simile ai talebani ndr] ed il Lashkar-e-Taiba [gruppo di matrice islamica che opera nel Kashmir, con base in Pakistan e in India ndr] ma non vi sono prove certe del coinvolgimento dei due”.

“La città – racconta - ha reagito in maniera calma: di solito ci si aspetta sempre un contrattacco degli estremisti indù contro la minoranza musulmana, ma finora non è successo nulla: la Borsa ha tenuto bene e la popolazione ha ripreso da subito le normali attività”.

La mancata reazione dei nazionalisti si può attribuire all’invito del governo alla calma, ma anche ad un nuovo senso di unità fra la popolazione. “In questo caso – spiega p. Torriani - è interesse di tutti mantenere l’unità all’interno dell’India: i terroristi volevano provocare lo sgretolamento dall’interno del Paese, ma in questo caso anche i Partiti di destra non hanno abboccato alla provocazione. Molti di loro hanno accusato il governo di non essere stato preparato e di non aver avuto un servizio informativo efficiente, ma non sono scesi nelle piazze a manifestare e non hanno scatenato violenze di sorta”.

“Il sentimento pubblico – aggiunge - è più portato verso un’accusa al Pakistan, che non controlla i terroristi. E’ il solito ritornello: quando succede qualcosa, viene accusata l’altra parte del confine. Negli ultimi mesi, però, c’è stata una distensione importante fra Delhi ed Islamabad: hanno riaperto i collegamenti di autobus, fermi da 30 anni, ed hanno compiuto altri gesti importanti che hanno riavvicinato i due popoli. Penso che questa distensione sia nell’interesse di entrambe: sono alleate nel combattere il terrorismo di al-Qaeda e credono nella loro lotta.”.

“La città – conclude – si riprenderà facilmente: chiunque abbia piazzato quelle bombe ha cercato di colpire e distruggere il cuore economico dell’India, ma non è riuscito nel suo intento”.

Ewigen
12-07-2006, 21:59
12 Luglio 2006
VATICANO – INDIA
Papa: cordoglio per gli attentati di Mumbai, atto insensato contro l’umanità
In un telegramma alle autorità civili ed ecclesiastiche, Benedetto XVI invoca i doni divini della consolazione e del conforto.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Un atto insensato contro l’umanità”: così Benedetto XVI definisce gli attentati terroristici di Mumbai nel telegramma di cordoglio per le vittime delle bombe, inviato alle autorità civili ed ecclesiastiche.

“Profondamente addolorato dalle notizie degli attacchi terroristici a Mumbai – si legge nel telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano – Sua Santità assicura a tutte le persone colpite la sua vicinanza nella preghiera. Nel deplorare – prosegue il messaggio - questo insensato atto contro l’umanità, il Santo Padre raccomanda all’amore divino i molti deceduti. Egli invoca sulle famiglie addolorate e sui numerosi feriti i doni divini della fortezza, della consolazione e del conforto”.

Ewigen
12-07-2006, 22:12
La caccia ai mandanti: nel mirino i separatisti del Kashmir e al-Qaeda

L’intelligence punta l’attenzione sulle numerose cellule fondamentaliste attive nella regione

[Avvenire] A Bombay è il momento del dolore e della conta delle vittime. Ma è anche il momento delle reazioni. A partire dall'individuazione dei mandanti e degli esecutori.
Per le caratteristiche degli attentati, a catena, coordinati e a distanza ravvicinata, i primi sospetti sussurrati dai responsabili della sicurezza si sono indirizzati sul terrorismo islamico, che già in passato ha colpito proprio Bombay. Ieri sera è intervenuto il ministro degli Interni, Patil: «Dietro agli attentati di oggi a Bombay potrebbe esserci la mano dei separatisti del Kashmir».
Il ministro ha invitato la popolazione a mantenere la calma e a proseguire le normali attività. «Vinceremo anche questa sfida», ha concluso.
La pista che porta alle lontane montagne del Kashmir era apparsa la più ovvia fin dai primo momenti. Sempre ieri, infatti, a Srinagar, capoluogo del Kashmir, cinque diverse esplosioni avevano provocato otto morti e una trentina di feriti. Presi di mira soprattutto i turisti. E non a caso, dato che proprio sull'industria turistica, un tempo fiorente, Srinagar e il Kashmir ripongono le speranze di una rinascita dopo anni di conflitto tra gli indipendentisti musulmani, in parte sostenuti dal Pakistan, e l'esercito indiano, con migliaia di vittime civili.
D'altra parte, i recenti arresti di numerosi giovani musulmani integrati in organizzazioni terroristiche avevano rialzato la soglia di attenzione dei sevizi di sicurezza, nella certezza che non tutte le cellule, in particolare quelle che fanno capo al Lashkar-e-Taiba - gruppo legato ad al-Qaeda che ha base nel Kashmir pachistano - sono state smantellate.

Ewigen
12-07-2006, 22:13
i precedenti

Una scia di sangue lunga tredici anni

Le bombe di ieri sono l’ultimo episodio di una serie di attentati che ha insanguinato l’India negli ultimi anni, attribuita, spesso, ai separatisti del Kashmir. Il primo attacco risale al 1993 quando la zona della Borsa fu sconvolta da 13 esplosioni: morirono 246 persone. Nel 1996 un ordigno devastò un treno uccidendo 300 passeggeri. Nel 2001 a Srinagar, un kamikaze assassinò 30 civili nel Parlamento del Kashmir indiano; due mesi dopo fu la volta di 14 persone presso l’Assemblea di New Delhi. Nel 2002 miliziani pachistani uccisero 35 persone nel Kashmir e nel settembre dello stesso anno furono assassinati 29 fedeli nel tempio indù di Askardan. Bombay tornò nel mirino nel 2003 quando alle 12 vittime di un attentato ferroviario ne seguirono 50 provocate da due autobomba. Un anno dopo l’attacco alla scuola di Dehemaji provocò la morte di 17 bambini. Nel 2005 i ribelli maoisti uccisero 55 persone mentre 3 attentati nella capitale provocarono 62 vittime e 210 feriti. Nel marzo del 2006 23 fedeli sono stati assassinati nella città sacra di Benares mentre in maggio alcuni terroristi hanno sparato sulla folla a Srinagar, uccidendo 11 persone.

Ewigen
13-07-2006, 22:17
13 Luglio 2006
INDIA
Premier indiano: “Nessuno può mettere in ginocchio il nostro Paese”
di Nirmala Carvalho

Manmohan Singh, primo ministro dell’Unione indiana, ha trasmesso questa mattina un messaggio a reti unificate in cui loda l’unità nazionale e sfida i terroristi. Il ministero degli Esteri invita invece il Pakistan a collaborare senza condizioni contro il terrorismo.

Delhi (AsiaNews) – L’attacco terrorista che ha colpito il cuore economico dell’India, Mumbai, provocando circa 200 morti ed oltre 700 feriti “non è stato in grado di mettere in ginocchio l’India” così come non è riuscito a “dividere una nazione che, ancora una volta, ha dimostrato che la sua forza è nell’unità della popolazione”. Con queste parole il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha aperto questa mattina il suo messaggio alla nazione, trasmesso a reti unificate.

“Lasciatemelo dire – ha detto il premier - nessuno può mettere in ginocchio l’India. Nessuno può seguire la scia del nostro progresso. Le ruote della nostra economia continueranno a muoversi e l’India continuerà a camminare a testa alta, con fiducia”.

“Non è la prima volta – ha aggiunto - che i nemici della nostra nazione cercano di minare la nostra pace e la nostra prosperità. Questi elementi non hanno ancora capito che noi indiani sappiamo essere uniti. Non hanno ancora capito che rimarremo uniti e che non li lasceremo mai vincere”.

A nome del governo, Singh ha poi assicurato “ogni possibile aiuto alle famiglie in difficoltà di Mumbai, che ancora una volta si è dimostrata un vero simbolo di unità”.

Nel frattempo, il portavoce del ministero per gli Affari esteri indiano, Navtej Sarna, ha risposto alla dura condanna del governo pakistano, che ha messo in collegamento la strage con le dispute territoriali presenti fra Delhi ed Islamabad.

“Le frasi pronunciate dal ministro degli Esteri Khursheed Mehmood Kasuri – ha detto Sarna – sembrano suggerire che il suo governo vuole collaborare con l’India contro il terrorismo che si annida sul confine del Kashmir solo se le cosiddette dispute fra di noi vengono risolte”.

“Il terrorismo non può essere tollerato – ha aggiunto - in nessun caso. Chiediamo al Pakistan di intraprendere misure urgenti per smantellare le infrastrutture collegate al terrorismo che sorgono sul suo territorio”.

Ewigen
13-07-2006, 22:18
INDIA – Quattro civili di religione indù, tra cui due donne, sono stati uccisi stanotte da sospetti militanti separatisti islamici a Mangad, un piccolo villaggio montuoso nello stato indiano dello Jammu e Kashmir. Negli ultimi due giorni, nove persone sono state colpite a morte e 45 ferite in vari attacchi degli indipendentisti musulmani a Srinagar e nel villaggio turistico di Gulmarg. Oltre 44.000 persone hanno perso la vita a causa della guerriglia separatista iniziata nel 1989 nella regione himalayana del Kashmir, contesa da India e Pakistan.

Ewigen
13-07-2006, 22:32
INDIA 13/7/2006 12.12
MUMBAY: ESPLOSIONI, CENTINAIA DI FERMI MA POLIZIA NON HA PISTE CONCRETE

Almeno 350 persone sono state arrestate dalla polizia indiana perché sospettate di avere legami con la guerriglia indipendentista del Kashmir e di avere avuto ruoli diretti o indiretti nell’attentato di martedì scorso, che ha visto 8 bombe esplodere a Mumbay (Bombay), città di 16 milioni di persone, mettendo in tilt l’intero apparato ferroviario della città e uccidendo 200 persone, alle quali vanno aggiunti almeno altri 800 feriti. La maggior parte dei fermi, ha spiegato un portavoce della polizia di Mumbay, è stato effettuato la scorsa notte nel quartiere Malwani, nella periferia della città. I fermati, però, non sono stati formalmente incriminati, a dimostrazione che non esiterebbero al momento prove contro di loro. “Abbiamo degli indizi e ci stiamo lavorando. Abbiamo fatto verifiche in un gran numero di posti, come abitazioni e camere d’albergo. Abbiamo delle piste ma ancora nulla di concreto” ha ammesso il responsabile della polizia di Mumbay, Jayjit Singh, aggiungendo che i fermati sono a disposizione delle autorità per essere interrogati. Il governo dello stato di Maharashtra, di cui Mumbay è la capitale, ha intanto annunciato di avere disposto un premio in denaro di 2,5 milioni di rupie (pari a circa 50.000 euro) per chiunque sia in grado di dare alle autorità informazioni utili al riconoscimento e all’arresto dei terroristi. La polizia, che sospetta i gruppi indipendentisti kashmiri, aspetta di sapere quale esplosivo sia stato utilizzato per avere una pista in più da seguire. Secondo alcune indiscrezioni, quello esploso sarebbe plastico o Rdx. Entro sabato dovrebbe essere possibile saperne qualcosa in più.

Ewigen
14-07-2006, 18:52
INDIA 14/7/2006 15.43
MUMBAI: PRIMO MINISTRO CHIEDE CONTRIBUTO PAKISTAN IN LOTTA CONTRO TERRORISTI

“Siamo certi che queste cellule terroristiche siano state istigate, ispirate e sostenute da elementi oltre confine senza i quali non avrebbero potuto agire con effetti talmente devastanti” ha detto oggi il primo ministro indiano Manmohan Singh incontrando i parenti delle vittime e i feriti nella capitale finanziaria del paese Mumbai (ex-Bombay), dove martedì sette esplosioni ravvicinate hanno provocato 179 morti e circa 800 feriti. “È giunto il tempo – ha aggiunto – di usare la mano pesante e distruggere tutti questi elementi antinazionali. Non dovremo lasciare nulla di intentato”. Il capo del governo ha poi ammonito: “Il Pakistan nel 2004 ha assicurato solennemente che il suo territorio non sarebbe stato usato per promuovere, incoraggiare, trainare e favorire elementi terroristici diretti contro l’India. Questa promessa deve essere mantenuta prima che il processo di pace o altro possa progredire”. Questa considerazione è giunta dopo che alcuni funzionari indiani avevano detto di sospettare il coinvolgimento negli attentati del gruppo militante con base in Pakistan Lashkar-e-Taiba, appoggiato – secondo loro - dallo spionaggio pakistano. Islamabad ha smentito le accuse, negando il coinvolgimento nelle “spregevoli” esplosioni, mentre il presidente pakistano Pervez Musharraf si è offerto di collaborare con l’India alle indagini. Anche il gruppo Lashkar – che ha operato a lungo nel Kashmir indiano e che è stato anche accusato degli attacchi ai mercati di Nuova Delhi di ottobre, in cui morirono oltre 60 persone – ha negato un suo ruolo negli attentati di Mumbai, definendoli “atti disumani e barbari”.

Ewigen
14-07-2006, 18:53
PAKISTAN – Allama Hasan Turabi, importante leader religioso sciita, è morto poco dopo il ricovero in ospedale per le ferite riportate nell’attentato suicida dinanzi alla sua residenza a Gulshan-e-Iqbal, vicino alla città portuale di Karachi. Nell’attentato sono rimaste uccise altre due persone, tra cui un parente del religioso. Turabi – già sfuggito a un precedente attentato lo scorso aprile – era il leader del partito sciita locale, ‘Islamic Tehereek Pakistan’, e capo provinciale del ‘Forum dell’azione unita’, una coalizione religiosa all’opposizione. La città di Karachi è teatro di scontri tra la maggioranza sunnita del paese – circa l’80% dei 150 milioni di pachistani – e la minoranza sciita sin dagli anni Ottanta.

Ewigen
15-07-2006, 12:22
INDIA 15/7/2006 11.51
MUMBAI: CONTINUANO INDAGINI, PAKISTAN INVITA A PROSEGUIRE PROCESSO DI PACE

“Centinaia e centinaia” – 250 nella sola giornata di oggi – di persone sono state interrogate riguardo alle sette esplosioni ravvicinate di martedì a Mumbai (ex-Bombay) il cui bilancio intanto è salito ad almeno 181 morti e circa 890 feriti. Lo ha riferito oggi il prefetto della polizia della capitale economica e finanziaria del paese A.N. Roy, mentre altri responsabili della prefettura hanno precisato che l’ultima battuta d’arresti è stata condotta in un quartiere abitato da immigrati illegali del Bangladesh. Riguardo alle foto di due sospetti diffuse dalla stampa e dalle televisioni locali, A.N. Roy ha aggiunto: “Ci sono un sacco di speculazioni in giro. Le indagini devono ancora raggiungere un certo livello prima che si possano trarre delle conclusioni”.
I sospetti continuano a concentrarsi sul gruppo militante con base in Pakistan Lashkar-e-Taiba e – secondo fonti di stampa locale – anche sugli attivisti del Movimento islamico studentesco indiano (Simi) considerato fuorilegge, nonostante entrambi i gruppi abbiano negato le accuse. Secondo il quotidiano ‘Daily News e Analysis’, sono state inoltre rintracciate 70 chiamate internazionali effettuate da telefoni pubblici poco prima o poco dopo gli attentati verso l’Afghanistan, il Bangladesh e il Pakistan. Islamabad – che ieri era stata invitata dal primo ministro Manmohan Singh a non “promuovere, incoraggiare, trainare e favorire elementi terroristici diretti contro l’India… prima che il processo di pace possa progredire" – oggi ha replicato che le accuse su un suo presunto coinvolgimento sono “infondate”. “Il processo di pace tra Pakistan e India – ha detto la portavoce del ministero degli Esteri pachistano Tasnim Aslam – è un argomento a parte. È nell’interesse di entrambi i paesi come della regione. Ecco perché crediamo che debba continuare ed essere portato avanti”.

Ewigen
17-07-2006, 12:20
17 Luglio 2006
PAKISTAN
Minoranze pakistane condannano l’omicidio di un leader sciita
di Qaiser Felix

L’All Pakistan Minorities Alliance chiede al governo un’indagine “dura ma giusta” per fare luce sulla morte di Hasan Turabi, leader politico sciita di alto livello. Chiesto il bando di testi che inneggiano all’odio interreligioso.

Karachi (AsiaNews) – Le minoranze pakistane “condannano con fermezza l’omicidio di un influente uomo politico e religioso sciita” e “chiedono al governo un’indagine dura ma giusta per assicurare i mandanti di tale crimine alla giustizia”. Nel contempo, chiedono che “vengano banditi dal Paese tutti i testi e le persone che usano la religione come scusa per infiammare gli animi della popolazione ed istigarla alla violenza interreligiosa”.

Shahbaz Bhatti, presidente dell’All Pakistan Minorities Alliance (Apma), commenta così con AsiaNews l’omicidio di Hasan Turabi, leader sciita di alto profilo, morto per mano di un attentatore suicida a Karachi il 14 luglio scorso. Insieme a Turabi è morto il nipote: entrambi tornavano da una manifestazione contro Israele. Non è il primo caso di attentato suicida nel Paese, ma è il primo in assoluto in cui l'obiettivo è un’unica persona.

Il presidente dell’Apma ha poi colto l’occasione per chiedere al governo il bando totale della letteratura religiosa che istiga all’odio e dei discorsi che mirano ad infiammare i fedeli. Secondo Bhatti “forse c’è la mano di un’organizzazione non pakistana dietro l’omicidio, ma non vi è alcun dubbio che l’assassino non era uno straniero”.

Il ministro dell’Interno della provincia del Sindh, Rauf Siddique, ha dichiarato che i giudici dell’Alta Corte sono già al lavoro per stabilire i moventi e gli autori del crimine. Il capo della polizia, Niaz Ahmed Siddiqui, rivela che l’attentatore era vestito da studioso dell’Islam ed aspettava Turabi fuori della sua casa.

Non è stato il primo attacco che il politico aveva subito: durante un giro in auto era stato colpito da una carrozzina per bambini piena di esplosivo. Di tale attentato Turabi aveva accusato il Lashkar-i-Jhanvi, gruppo militante fuori legge.

Dopo l’omicidio, un gruppo di giovani è sceso in strada per manifestare con rabbia: hanno appiccato il fuoco ad alcuni autobus e lanciato pietre contro le macchine. Il leader della Muttehida Majlas-e-Amal [Mma, alleanza dei sei partiti islamici del Pakistan ndr] ha espresso il proprio “sgomento” per la morte dell’influente politico, che ricopriva la carica di vice-presidente della Mma, mentre Maulana Fazlur Rehman, segretario generale, ha definito la morte di Turabi “una perdita enorme per il Paese intero”.

Rehman ha poi invitato la popolazione alla calma ed ha definito l’omicidio “opera di coloro che vogliono fomentare violenze settarie nel nostro Paese e distruggere la nostra pace”.

Ewigen
17-07-2006, 12:51
INDIA – Circa 600 ribelli maoisti hanno preso d’assalto un campo d’accoglienza governativo nel distretto Dantewada dello stato di Chhattisgarh, uccidendo almeno 17 persone e ferendone circa 50. Tra le vittime, anche tre bambini, tre donne ed esponenti di ‘Salwa Judum’ (‘Campagna per la pace’), movimento antimaoista governativo spesso obiettivo dei ribelli. Nello stato di Chhattisgargh, oltre 200 le persone – tra cui poliziotti e esponenti di ‘Salwa Judum’ – hanno perso la vita quest’anno a causa dell’inasprirsi delle violenze.

Ewigen
17-07-2006, 19:36
17 Luglio 2006
INDIA
Contadini indiani al presidente: “La crisi economica è insopportabile, ci uccidiamo”

Un gruppo di braccianti del Maharashtra minaccia di togliersi la vita a causa della siccità, che rende impossibile per loro ripagare i debiti contratti nel corso dell’anno. Negli ultimi cinque anni già 3600 coltivatori hanno fatto questa scelta.

Mumbai (Agenzie) – Un gruppo composto da dozzine di coltivatori di cotone indiani ha scritto al presidente del Paese per chiedere il permesso di suicidarsi, data l’impossibilità di uscire dalla crisi economica e pagare i debiti che hanno contratto. Lo denunciano oggi attivisti civili e gruppi di sostegno per i braccianti.

Secondo statistiche ufficiali, negli ultimi cinque anni circa 3600 coltivatori di cotone si sono suicidati in quattro Stati occidentali e meridionali del Paese: le loro famiglie attribuiscono il gesto alla mancanza di acqua per i campi ed al poco denaro pubblico, che li ha costretti a contrarre debiti con tassi altissimi da usurai locali. Il numero di suicidi, secondo statistiche indipendenti, invece, sale fino a 18mila.

“Preferiamo morire – scrivono i 35 contadini di Dhamangaon, nello Stato occidentale del Maharashtra al presidente Kalam – piuttosto che raccogliere perdite anno dopo anno”. Buona parte dei suicidi sopra citati proviene da questo Stato, insieme all’Andhra Prasesh, il Karnataka ed il Kerala.

Questo mese, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha promesso uno stanziamento di 400 milioni di dollari da distribuire come prestiti una tantum, la riduzione degli interessi e la ristrutturazione dei debiti, oltre ad una moratoria di un anno per ripagare i mutui contratti dai contadini. “I lavoratori – dice però un portavoce del Shetkari Sangathana, unione dei braccianti – sono stanchi dell’apatia statale. Le promesse non vengono mai mantenute”.

Ewigen
17-07-2006, 22:53
INDIA 17/7/2006 14.13
RIMANDATI “SINE DIE” COLLOQUI DI PACE CON PAKISTAN

New Delhi ha cancellato i colloqui in agenda per il prossimo 20 luglio che avrebbero dovuto vedere il terzo incontro tra i segretari degli Esteri di India e Pakistan nell’ambito del dialogo negoziale che impegna le due nazioni rivali da oltre due anni. La decisione è stata ufficialmente comunicata dal ministero degli Esteri indiano all’Alta commissione del Pakistan, l’organo diplomatico incaricato di seguire i colloqui da parte di Islamabad, senza che sia stata fissata una nuova data per l’attesa riunione. La sospensione dei negoziati è da ricondursi al plurimo attentato alla rete ferroviaria a Mumbai dell’11 luglio scorso che ha provocato 183 vittime e quasi 900 feriti; dell’attacco sono sospettati i separatisti islamici del Kashmir che, secondo New Delhi, trovano concreto appoggio in territorio pakistano mentre il governo di Islamabad non farebbe abbastanza per ridurli all’impotenza.
Nei giorni scorsi il segretario degli Esteri indiano, Shyam Saran, ha detto che le bombe a Mumbai hanno messo “un punto interrogativo” sull’iniziativa di pace con Pakistan. “Ogni volta che accadono cose del genere, dobbiamo sottolineare che la nostra abilità, come in ogni democrazia, di portare avanti un processo di pace dipende dall’opinione pubblica” ha detto Saran citato dalla stampa indiana. “Fatti del genere producono un’opinione pubblica negativa e rabbia e, che lo si voglia o no, ciò mette in questione l’intero processo”.
Il dialogo con il Pakistan, avviato dalla precedente amministrazione, ha finora portato all’applicazione di numerose iniziative per favorire la fiducia tra le parti - dal cessate-il-fuoco lungo la Linea di Controllo in Kashmir alla riattivazione di collegamenti viari tra le due nazioni - che, sebbene ritenute di valore limitato da alcuni osservatori, rappresentano i maggiori progressi nei rapporti dei due paesi da oltre cinquant’anni.

Ewigen
18-07-2006, 18:47
INDIA 18/7/2006 1.11
DOPO ATTENTATI MUMBAI, INVITI A NON CHIUDERE DIALOGO CON PAKISTAN

Uno dei principali rappresentanti indipendentisti del Kashmir indiano ha fatto appello affinché non si abbandoni il processo di pace tra India e Pakistan, che ha nella disputa sul Kashmir il suo nodo fondamentale. “Se l’India esce dai colloqui di pace ciò andrà a beneficio di coloro che vogliono distruggere questo processo” ha detto Mirwaiz Umar Farooq, capo dell’ala moderata della ‘Conferenza Hurriyat di tutti i partiti’, coalizione che raggruppa le organizzazioni indipendentiste del Jammu e Kashmir, e che è stato in passato criticato dai gruppi più oltranzisti. “L’interruzione a questo punto del processo di pace rappresenta una vera sfortuna per il popolo del Kashmir” ha detto Farooq, aggiungendo che “le due nazioni dovrebbero continuare i colloqui e vanificare i malvagi disegni di chi vuole fare fallire il processo di pace”.
Sabato l’India aveva cancellato l’atteso incontro tra i segretari degli Esteri delle due nazioni previsto per il 20 luglio, terza importante tappa riunione dall’inizio del dialogo avviato nel 2004 per risolvere le principali questioni che da oltre mezzo secolo dividono i due paesi. La decisione è stata spiegata come una conseguenza inevitabile dell’attentato del 11 luglio scorso alla rete ferroviaria di Mumbai, capitale commerciale dell’India, che ha provocato 183 vittime, di cui sono sospettati gruppi estremisti separatisti del Kashmir che troverebbero appoggio in Pakistan. La cancellazione dell’incontro, a cui non è seguito l’annuncio di una nuova data, è stata male accolta da Islamabad. “Interpretiamo questo rinvio come uno sviluppo negativo e riteniamo il collegamento tra il rinvio e l’attacco terroristico a Mumbai incongruo e fuori luogo” ha detto il segretario degli Esteri pachistano Riaz Mohammad Khan, che avrebbe dovuto incontrasi il 20 luglio con il suo omologo indiano Shyam Saran. Khan ha auspicato una ripresa del dialogo: “Da parte nostra non ritireremo nessuna delle misure e delle iniziative finora realizzate per il rafforzamento della fiducia reciproca” ha detto.

Ewigen
18-07-2006, 18:49
BANGLADESH – Oltre 50 civili sarebbero stati uccisi negli ultimi sei mesi lungo il confine con l’India dalle forze speciali delle ‘Border security force’ (Bsf) indiane. Lo ha denunciato Aktar Ahmed, funzionario del ministero degli Interni e capo della delegazione del Bangladesh al vertice di due giorni tra i due paesi vicini nella capitale Dhaka per risolvere contese sui confini comuni. Le vittime sarebbero contadini o allevatori secondo le guardie di confine del Bangladesh, contrabbandieri o immigrati illegali secondo quelle indiane. Sono oltre 4.000 i chilometri di confine comune a Bangladesh e India; 6,5 devono ancora essere demarcati.

Ewigen
18-07-2006, 19:04
PAKISTAN - Oltre 150 “militanti talebani” sono stati arrestati negli ultimi due giorni nella provincia del Baluchistan, confinante con l’Afghanistan; lo riferisce il capo della polizia locale precisando che saranno consegnati alle autorità afgane. La retata giunge dopo reiterate pressioni da parte di Kabul e della missione Nato a guida statunitense in Afghanistan, che sospettavano la presenza di forze talebane a Quetta. Tra gli arrestati, prelevati in gran parte da scuole religiose, ci sarebbe anche il mullah Hamdullah, ex capo dei talebani nella provincia afgana di Helmand.

Ewigen
18-07-2006, 19:26
18 Luglio 2006
INDIA
Mumbai, fra nuove minacce la città ricorda le vittime dell’attacco alla ferrovia

La popolazione si è fermata per due minuti in silenzio per commemorare le 182 vittime delle bombe dell’11 luglio. Nuove minacce di matrice islamica a Mumbai ed a Delhi.

Mumbai (AsiaNews) – Sono 196 le sirene sparse per tutta la città che hanno suonato in perfetta sincronia alle 18.24 (ora locale) per commemorare le 182 vittime delle otto bombe che l’11 luglio scorso sono esplose sulle ferrovie occidentali. Un minuto dopo, la città ha osservato due minuti di silenzio totale.

Il presidente dell’Unione indiana, Abdul Kalam, ha guidato la popolazione nel rispettare la commemorazione dalla stazione di Mahim, una delle zone colpite dai terroristi.

“Le sirene hanno suonato due volte – spiega P K B Chakravarti, direttore generale della Difesa civile – per indicare l’inizio e la fine del silenzio. Abbiamo regolato l’ora basandoci sulla All India Radio insieme ai 159 volontari che hanno fatto partire il suono. Solo 40 sirene, infatti, sono automatiche”.

Al ricordo ed al dolore si sono uniti anche i cattolici dello Stato, che per bocca dei loro vescovi hanno condannato l’attentato ed auspicato il raggiungimento della pace fra le comunità religiose del Paese.

La popolazione si è riunita pochi minuti prima della commemorazione all’interno della stazione di Churchgate, dove sono esplose le prime due bombe. “E’ una maniera splendida – commenta Lourdef Godinho, impiegato – per ricordare ed unire le persone insieme”. I gestori dei cinema hanno chiuso i battenti ed i voli sulla capitale dello Stato sono stati ritardati per permettere il silenzio più assoluto.

E’ la prima volta che lo Stato del Maharashtra decide di rendere omaggio alle vittime di un attacco terroristico: le sirene sono normalmente usate per avvertire la popolazione di un pericolo. L’unico uso civile che ne viene fatto è il 30 gennaio, quando suonano in memoria del padre della patria, il Mahatma Gandhi, e per coloro “che sono morti per la libertà dell’India”.

Tuttavia, la città vive ancora in massima allerta: il Lashkar-e-Qahar [gruppo di matrice islamica che opera nel Kashmir, con base in Pakistan e in India ndr] ha rivendicato gli attentati della settimana scorsa e ne ha promessi di nuovi. La minaccia è contenuta in una e-mail inviata ad una stazione televisiva.

Secondo gli estremisti, sedici persone hanno preso parte al primo attacco, ma solo uno è stato ucciso: gli altri quindici “sono del tutto salvi, hanno celebrato il successo della loro missione e si stanno preparando per la prossima”. “Chiediamo ai nostri fratelli e sorelle musulmani – si legge nel testo – di non recarsi nei pressi di palazzi governativi, di interesse storico o monumentali di Delhi e Mumbai. Altrimenti, saranno colpiti anche loro”.

Ewigen
19-07-2006, 19:50
PAKISTAN - Continua l’operazione di polizia anti-talebani nella provincia del Baluchistan. In tre giorni sono più di 200 i “militanti talebani” arrestati, in gran parte nella città di Quetta. Inoltre 156 radio nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan sono state chiuse negli ultimi sei mesi perché accusate fare proselitismo per gli estremisti. L’operazione giunge dopo reiterate pressioni da parte di Kabul e della missione Nato a guida statunitense in Afghanistan, che sospettavano la presenza di forze talebane nel Baluchistan, dove vivono 700.000 rifugiati afgani.

Ewigen
20-07-2006, 18:43
19 Luglio 2006
PAKISTAN
Pakistan: a saldo di un debito, contadino obbligato a dare in sposa le figlie di un anno

La polizia del Sindh ha arrestato due latifondisti che hanno costretto un bracciante a cedere le due figlie, di uno e due anni, come risarcimento di un debito di 330 euro.

Islamabad (Agenzie) – La polizia della provincia meridionale del Sindh ha arrestato due latifondisti pakistani che avevano obbligato un bracciante a vendere come spose le sue due figlie di uno e due anni a saldo di un debito. Lo hanno confermato fonti della polizia locale.

Gli agenti hanno arrestato Ali Nawaz Rind e Mohammad Ramazan Rind il 17 luglio scorso, dopo che questi avevano convocato a Sanghar una jirga [Consiglio degli anziani del villaggio ndr] per ordinare a Bhongar Khoso, contadino del luogo, di dare in sposa Moora, un anno, e Marvi, due anni, ai figli ancora minorenni di Nawaz.

“Abbiamo compiuto quello che viene definito un arresto preventivo – dice Ajmal Magsi, ufficiale di polizia – dopo che avevamo saputo di questa jirga”. Magsi ha spiegato che il debito del contadino, pari a 25mila rupie [circa 330 euro ndr], non era stato ripagato in tempo: come “risarcimento”, i due latifondisti hanno convinto il Consiglio degli anziani a praticare il sang-chati, pratica che prevede la cessione delle donne a fronte di un torto.

Il sang-chati è illegale nel Paese, ma ancora in uso nelle zone rurali dove sopravvivono costumi feudali di tipo tribale. La scorsa settimana la polizia ha aperto un’inchiesta contro 13 persone – fra cui un deputato dell’opposizione – per aver tenuto una jirga che si è conclusa con la cessione di cinque bambine come ricompensa per un duplice omicidio.

Ewigen
21-07-2006, 12:23
PAKISTAN 21/7/2006 1.32
ATTENTATO MUMBAI: PRESIDENTE, “SENZA DIALOGO VINCONO TERRORISTI”

Il Pakistan e la sua gente sono vicini al dolore delle famiglie delle vittime degli attentati dell’11 luglio a Mumbai e sono fermamente impegnati contro il terrorismo, deve però cessare “il gioco delle accuse” di cui si avvantaggiano solo i terroristi e India e Pakistan devono riprendere il dialogo. Questi i contenuti fondamentali del messaggio rivolto oggi dal presidente pakistano Pervez Musharraf ai cittadini indiani e al loro governo, in un discorso attraverso la televisione pubblica pakistana. Musharraf ha scelto di tornare a parlare pubblicamente sui terribili eventi della scorsa settimana il giorno in cui i segretari degli Esteri delle due nazioni avrebbero dovuto incontrarsi per la terza volta nell’ambito del delicato dialogo diplomati-politico avviato dai due vicini due anni fa, ma l’India ha revocato la riunione dopo gli attentati in cui quasi 200 persone hanno perso la vita e 700 sono rimaste ferite. “Voglio dire ai cittadini di Mumbai che siamo estremamente addolorati per la perdita di tante vite innocenti” ha detto il presidente pakistano. “I terroristi vogliono fermare il processo di pace e io sono certo che il governo dell’India non vuole che siano loro a vincere” ha continuato. “Dire che il dialogo dovrebbe essere rimandato o fermato è, dal mio punto di vista, una vittoria dei terroristi”. Il capo di Stato pakistano ha reiterato l’impegno del suo paese nella lotta internazionale contro il terrorismo e, in merito ai sospetti di New Delhi del coinvolgimento di forze pakistane atti terroristici, ha offerto la piena collaborazione nelle investigazioni per individuare i responsabili dell’attentato e le loro organizzazioni se l’India “fornirà prove a riguardo”. Dieci giorni dopo la serie di sette esplosioni che hanno preso a bersaglio i vagoni pieni di lavoratori della linea ferroviaria cittadina della capitale economica dell’India, la polizia indiana ancora non ha una pista certa da seguire. Più di mille persone sono state fermate e interrogate, tra cui moltissimi musulmani trattenuti anche per giorni, ma nessun arresto è stato confermato. Come già in passato in situazioni simili, gli investigatori indiani sembrano convinti che responsabili dell’attacco sia uno tra i gruppi separatisti islamici kashmiri le cui basi di trovano nell’Azad Jammu e Kashmir, la parte del conteso territorio himalayano sotto il controllo del Pakistan, forse con la collaborazione di terroristi internazionali.

Ewigen
22-07-2006, 08:16
INDIA 21/7/2006 17.30
PRIMI ARRESTI PER ATTENTATI MUMBAI

La polizia anti-terrorismo ha arrestato tre uomini in relazione agli attentati dell’11 luglio scorso a Mumbai, che hanno causato 207 vittime e oltre 700 feriti. Uno dei sospettati è stato prelevato in un sobborgo della città teatro degli attacchi e gli altri due nello Stato del Bihar. Gli inquirenti affermano che i tre fanno parte di una “più ampia cospirazione” e che “sanno qualcosa sugli attacchi”. Si tratta dei primi arresti confermati dopo che la polizia ha fermato e trattenuto per essere interrogate almeno 300 persone nella sola Mumbai, poi tutte rilasciate. Parte dei sospetti si stanno concentrando sul Movimento degli studenti islamici dell’India (Simi), associazione messa al bando nel 2001. Ieri il presidente pakistano Pervez Musharraf si è rivolto agli indiani e al loro governo respingendo le accuse di collusione del suo paese con gli attentatori e ha offerto collaborazione agli inquirenti indiani, aiuto che però oggi New Delhi ha respinto. Se i pakistani “vogliono davvero convincere il popolo indiano che vogliono lavorare con l’India contro il terrorismo, allora devono agire immediatamente e loro possono” ha detto il portavoce del ministro degli Esteri, riferendosi alla cattura dei gruppi terroristi dei separatisti del Kashmir che avrebbero le loro basi nella parte pakistana del conteso territorio himalayano.

Ewigen
22-07-2006, 22:57
INDIA 22/7/2006 16.16
BAMBINI O ELEZIONI? FINISCE IL DILEMMA NELLO STATO DI HARAYANA

Avere più di due figli non sarà più un impedimento per presentarsi alle elezioni amministrative nello Stato di Harayana, nel nord dell’India. Il governo locale ha abolito una legge del 1994 che aveva lo scopo finale di contenere la crescita demografica. Secondo la ‘Pachayati Raj Act’ non potevano candidarsi alle elezioni per capo villaggio o componente del consiglio degli anziani né potevano aspirare a cariche a livello distrettuale quei genitori, uomini o donne, con più di due figli in vita. Contrariamente alle intenzioni - spiega il quotidiano New Kerala - la legge ha favorito la nascita di bambini ‘fantasma’, cioè che non venivano registrati all’anagrafe, oppure i nuovi nati erano dati in adozione. La normativa non è servita neanche a migliorare le condizioni delle donne, lasciate da mariti con ambizioni politiche o costrette ad abortire. Inoltre, la legge di fatto impediva l’accesso alla rappresentanza proprio alle fasce sociali più povere. Sebbene sia la Cina indicata come la nazione più popolosa al mondo con 1,3 miliardi di abitanti, l’India ne conta solo 200 milioni in meno in un territorio tre volte più piccolo.

Ewigen
24-07-2006, 12:40
INDIA - Nove ribelli maoisti, tra cui un capo guerrigliero, sono morti in un conflitto a fuoco con la polizia nello Stato dell’Andhra Pradesh; lo riferiscono le forze dell’ordine. Gli scontri sono avvenuti nell’area di Yerragantapalem, dove la polizia ha interrotto un raduno nella foresta con un ottantina di ribelli. Tra i morti anche 5 donne. Per la polizia il capo guerrigliero ucciso era uno dei responsabili dell’assassinio nel 2002 del locale ministro degli Interni, Madhav Reddy. Nata oltre 30 anni fa, il movimento guerrigliero maoista è attivo in una dozzina si Stati dell’India meridionale e occidentale. Dall’inizio dell’anno sarebbero 80 i guerriglieri uccisi dalla polizia in Andhra Pradesh e 20 le vittime dei ribelli, tra civili e poliziotti.

Ewigen
25-07-2006, 23:38
PAKISTAN 25/7/2006 2.21
NORD WAZIRISTAN, ‘GRANDE ASSEMBLEA’ ESTENDE LA TREGUA

I militanti filo-talebani della regione tribale del Nord Waziristan hanno esteso di un altro mese la tregua con l’esercito pakistano allo scopo di favorire il proseguimento del confronto tra rappresentanti governativi e delle aree tribali. La decisione è il primo risultato della ‘Loya Jirga’ – la ‘grande assemblea’ – riunita dalla settimana nella capitale della regione Miranshah, per trovare una soluzione politica al confronto armato tra locali milizie filo-talebane e forze governative. “I colloqui sono stati un successo e li porteremo avanti per la durata del cessate-il-fuoco con l’obiettivo di arrivare a una pace definitiva” ha detto il parlamentare e rappresentante tribale, Maulana Nek Zaman, che svolge il ruolo di mediatore tra i 45 partecipanti all’assemblea. “I capi tribù chiedono al governo di rimuovere i posti di blocco e di rilasciare altri esponenti tribali” arrestati durante le operazioni militari, ha aggiunto Zaman. Già 32 uomini erano stati rimessi in libertà alla vigilia dei colloqui, come segno di buona volontà.
Il Nord Waziristan è una delle cosiddette sette ‘aree e agenzie tribali’ al confine con l'Afghanistan a statuto semi-autonomo dove il governo ha un controllo minimo, e diventate secondo gli Stati Uniti la zona franca dei talebani e di Al-Qaeda. Si stima che dalla metà del 2005, quando l’esercito pakistano ha lanciato una seconda operazione militare dopo quella del 2002, nella regione siano morti 300 miliziani, di cui 75 stranieri.

Ewigen
25-07-2006, 23:39
INDIA - Un anno di sospensione dal servizio e due mesi di prigione sono le punizioni inflitte a due soldati indiani per il loro coinvolgimento nell’uccisione, nel febbraio scorso, di un civile, arrestato per presunti collegamenti con la ribellione separatista in Assam. La morte di Ajita Mahanta, il cui corpo era stato ritrovato in un sacco in un ospedale il giorno dopo l’arresto, aveva provocato una rivolta nel suo villaggio, Kakopathar, in cui morirono 8 civili e un soldato. Le organizzazioni per i diritti umani in Assam hanno definito i provvedimenti troppo miti per un omicidio extragiudiziale. In Assam, e in altri sei stati del nordest indiano segnati da lotte separatiste, vige una legge speciale che da ampi poteri alle forze dell’ordine.

Ewigen
25-07-2006, 23:39
BANGLADESH - Gli studenti di 28.000 scuole private, elementari e superiori, in tutto il paese non possono frequentare le lezioni a causa di uno sciopero degli insegnanti che prosegue da quasi tre settimane. I docenti protestano per i bassi salari rispetto ai colleghi delle scuole pubbliche. Un insegnante elementare guadagna 2.000 taka al mese (28 dollari), il 40% in meno di un docente in una scuola pubblica; la stessa disparità si mantiene per gli stipendi nelle scuole superiori. Gli insegnanti chiedono un intervento del governo per avere un aumento del 10%, ma malgrado lo stallo delle attività scolastiche finora non c’è stata risposta.

Ewigen
25-07-2006, 23:40
PAKISTAN - Sardar Attiq Ahmed Khan, della ‘Conferenza islamica del Jammu e Kashmir’ (Ajkmc) è ufficialmente il nuovo primo ministro dell’Azad Jammu e Kashmir (il territorio kashmiro sotto il controllo pakistano). La cerimonia di insediamento del nuovo governo si è svolta ieri a Muzzafarab tra le rovine del terremoto che il 17 ottobre scorso ha causato 75.000 vittime nella regione. Ahmed Khan ha dichiarato che le sue priorità sono “ricostruire le zone colpite dal sisma, dare una nuova casa agli sfollati e contribuire alla liberazione del Kashmir occupato dall’India per la sua unione con il Pakistan”. Il Ajkmc, il più vecchio partito kashmiro, ha ottenuto 35 seggi sui 49 nella locale camera dei deputati. Le elezioni sono state contestate dall’opposizione per non aver permesso a più 50 indipendentisti ostili a Islamabad di candidarsi.

Ewigen
25-07-2006, 23:40
BANGLADESH – In centinaia hanno marciato nella capitale Dacca per la prima delle sei manifestazioni per chiedere al governo una riforma elettorale, con oltre 4000 poliziotti antisommossa e paramilitari dispiegati in città; ieri notte sono stati arrestati oltre 1000 esponenti dell’alleanza di 14 partiti dell’opposizione, guidata dalla Lega Awami dell’ex-primo ministro Hasina Wajed.

Ewigen
25-07-2006, 23:42
25 Luglio 2006
PAKISTAN
Crescono le violenze contro i media in Pakistan
di Qaiser Felix

Una Ong locale pubblica le statistiche dei primi sei mesi dell’anno: gli attentati contro i giornalisti sono stati 48, due i morti.

Islamabad (AsiaNews) – Solo nei primi sei mesi dell’anno i mezzi di informazione in Pakistan sono stati oggetto di almeno 48 casi di attentati o intimidazioni. I dati sono della Ong Internews Pakistan, che da Islamabad ricorda che il 2006 ha visto anche l’uccisione di due giornalisti e la tortura di altri 28.

Le statistiche dell’Internews riguardano solo gli incidenti registrati e riportati sulla stampa dal 1 gennaio al 30 giugno. Lo studio rivela che in totale i 48 attacchi hanno coinvolto 66 giornalisti, 25 dei quali rapiti o incarcerati e 11 oggetto di minacce. I giornalisti uccisi sono Munir Ahmed Sangi della Kawish Television Network (KTN) e Hayatullah Khand di The Nation (un quotidiano in lingua inglese).

Il rapporto mostra un aumento delle violenze contro i media: a gennaio gli incidenti sono stati sei, mentre a giugno sono saliti a 13. I primi sei mesi dell’anno hanno registrato anche attacchi alle proprietà dei mezzi di informazioni, non solo alle persone: raid di gruppi governativi o politici hanno colpito i club della stampa di Peshawar, Khairpur e Quetta.

Dal punto di vista geografico la provincia di Sindh, con 29 attacchi, risulta essere la più pericolosa per praticare la professione giornalistica; seguono le aree tribali con 17 incidenti, il Punjab con 11 e la North West Frontier Province con 7.

L’episodio di violenza più grave è stato l’uccisione di Hayatullah Khan, sequestrato il 5 dicembre 2005 e trovato morto il 16 giugno scorso a Mirali, cittadina del Nord Waziristan, con un colpo alla testa.

Secondo il rapporto annuale stilato dalla stessa Ong e che analizza il periodo dal 3 maggio 2005 al 2 maggio 2006, la situazione sta peggiorando: gli attacchi sono stati 206, contro i 120 del precedente studio, le autorità hanno chiuso 19 pubblicazioni, 32 canali Tv e 16 siti web. Si può dire a ragione che questo sia stato l’anno peggiore degli ultimi tempi per l'informazione in Pakistan.

Ewigen
25-07-2006, 23:42
24 Luglio 2006
PAKISTAN
Islamabad propone modifiche alle Hudood, ma mantiene le punizioni islamiche

Nonostante la campagna nazionale dei gruppi per i diritti civili, il governo ha deciso di non abrogare le norme Hudood e di mantenere le punizioni previste dal Corano, come la flagellazione e l’amputazione degli arti. Fra gli emendamenti, annullato l’obbligo di testimoni oculari per i casi di stupro.

Islamabad (AsiaNews) – Il governo pakistano ha deciso di mantenere tutte le punizioni islamiche previste dalle Ordinanze Hudood - inclusa la lapidazione a morte, l’amputazione degli arti e la flagellazione – ma ha proposto degli emendamenti procedurali per la loro applicazione.

Secondo fonti anonime citate dal Daily Times (il quotidiano più diffuso nel Paese) il Ministero di legge, giustizia e diritti umani ha “quasi finalizzato la bozza degli emendamenti per le Ordinanze Hudood, con l’obiettivo di rimuovere le lacune legali e procedurali presenti”. La bozza sarà presentata nel corso della prossima riunione dell’Assemblea nazionale.

Le ordinanze Hudood sono state approvate nel 1979, sotto la giunta militare del generale Zia-ul-Haq: esse sono composte da quattro parti che regolano i temi della proprietà, del qazaf [falsa accusa di adulterio ndr], dell’adulterio e delle proibizioni estese ai non islamici dell'uso di alcol del gioco di azzardo. Il tutto unito alla regola generale che, in tribunale, anche un non islamico deve avere avvocato e giudice musulmani.

Le ordinanze, tra l'altro, non discriminano fra adulterio e stupro: una donna vittima di uno stupro deve presentare davanti ad una corte islamica la testimonianza di quattro maschi – adulti e musulmani - che abbiano visto l’atto e possano testimoniare che sia stato compiuto con violenza per avere giustizia dallo Stato. Secondo le ordinanze, se la vittima non è in grado di produrre le testimonianze, può essere accusata di adulterio e condannata al carcere.

La decisione di emendare le Ordinanze ha scatenato un acceso dibattito in tutto il Paese: da una parte, gli integralisti islamici che ritengono sacrilega l’idea di tagliare delle leggi ispirate dal Corano. Dall’altra, gruppi per i diritti umani e civili chiedono, al posto degli emendamenti, la totale abrogazione delle norme, considerate draconiane ed usate sempre più spesso per dirimere questioni personali.

Tuttavia, gli emendamenti non risolvono la questione: le hadd [punizioni previste dal Corano ndr] saranno infatti applicabili a tutte le offese - incluso stupro, adulterio e furto – ma viene emendata la parte che richiede i testimoni oculari, l’obbligo di evidenza del reato e le procedure di applicabilità delle pene.

Verrà inoltre aggiunta la possibilità di scarcerazione automatica su cauzione per tutte le donne accusate di crimini previste dalle Ordinanze, che fino ad oggi non possono essere scarcerate e che – come denunciano diversi gruppi per i diritti umani – subiscono ingiustizie e carcerazioni preventive che possono arrivare fino a quattro anni, prima di un processo.

Ewigen
26-07-2006, 19:57
KASHMIR – Due presunti ribelli separatisti musulmani sono stati uccisi dall’esercito indiano in separati scontri a fuoco avvenuti nei distretti di Kupwara e Kulgam; lo ha detto oggi la polizia, aggiungendo che nove persone sono rimaste ferite, tra cui un militante, per l’esplosione di una granata nelle mani di un militante su un autobus affollato nei pressi di Magam, circa 25 chilometri a nord della capitale estiva Srinagar.

Ewigen
27-07-2006, 23:00
INDIA – Una granata è esplosa nella casa di un ex-militante separatista islamico a Srinagar, capitale dello stato indiano dello Jammu e Kashmir, uccidendone la figlia quindicenne e ferendo altri 5 familiari. In mattinata un’altra granata diretta contro una pattuglia della polizia di Sopore, a nord di Srinagar, è invece esplosa in un affollato mercato ferendo 13 civili. Gli attacchi giungono alla vigilia della visita del presidente indiano A.P.J Abdul Kalam nella regione himalayana del Kashmir, contesa da India e Pakistan, dove oltre 45.000 persone hanno perso la vita a causa della guerriglia separatista iniziata nel 1989.

Ewigen
28-07-2006, 12:35
28 Luglio 2006
INDIA
Mumbai: dopo le bombe, musulmani ed indù insieme per condannare il terrorismo

Un incontro organizzato dai “Cittadini per la giustizia e la pace” ha riunito i leader indù e musulmani per parlare di pace. Al termine, onorificenze per 150 cittadini che si sono distinti per il loro aiuto alle vittime del terrorismo dell’11 luglio.

Mumbai (AsiaNews/Icns) – Un gruppo di leader religiosi indù e musulmani ha condannato ieri in maniera congiunta “il terrorismo che vuole collegarsi alla religione”, nel corso di un “incontro di pace” organizzato a Mumbai dai “Cittadini per la giustizia e la pace”, organizzazione composta da volontari. L’incontro riveste particolare importanza dopo gli attentati alle ferrovie cittadine dell’11 luglio scorso, che ha provocato circa 200 vittime ed oltre 800 feriti.

Fra i partecipanti, Veer Bhadra Mishra, leader del tempio di Sankat Mochan a Varanasi, dove il 7 marzo scorso una bomba ha ferito diversi fedeli indù. Nel corso del suo intervento, Mishra ha ricordato “il bisogno assoluto di essere uniti per combattere il terrorismo”. “Nulla – ha sottolineato – dovrebbe essere mirato a creare odio e paura fra le persone, in special modo in nome della religione. I mali creati con questa scusa non hanno nulla a che fare con il senso religioso”. “Inoltre – ha aggiunto – gli eventi non devono essere letti in un’ottica isolata, ma devono essere inseriti in una prospettiva globale, alla luce di ciò che accade in tutto il mondo”.

Il mufti Fuzail-ur-Rahman Hilal Usmani, del Centro islamico Darus Salam, nel Punjab, ha affermato con forza che “la jihad islamica ed il terrorismo non sono collegabili in alcun modo”. “Il concetto di guerra santa nell’Islam – ha spiegato – è una sorta di ultimo stadio, quando l’uomo lotta con tutte le sue forze per liberare sé stesso ed il mondo intero dalla schiavitù. Ma il terrorismo non è questo: esso vuole solo creare paura e un clima di terrore che impedisca alla popolazione di vivere la propria vita”. “La vita umana – ha concluso – è preziosa per l’Islam e l’uccisione di innocenti è un crimine paragonabile al massacro dell’umanità intera. Per noi, come per tutti, il terrorismo è solamente un crimine da condannare senza esitazione”.

Al termine dell’incontro, il gruppo ha poi voluto onorare circa 150 cittadini di Mumbai che “si sono distinti per il loro aiuto alle vittime del terrorismo dell’11 luglio”.

Ewigen
28-07-2006, 12:40
Pakistan, 11 morti al confine
Scontro a fuoco tra esercito e trafficanti di droga

Cinque soldati pachistani e sei trafficanti di droga sono morti durante uno scontro a fuoco alla frontiera con l'Afghanistan. Una pattuglia dell'esercito ha sorpreso i trafficanti in una zona della regione di Bramcha 600 km a sud-ovest di Quetta, capoluogo della provincia del Baluchistan. Tra i feriti anche un ufficiale dell'esercito pachistano. La regione ai confini con Iran e Afghanistan e' nota per essere punto di passaggio della droga.

Ewigen
31-07-2006, 19:26
31 Luglio 2006
BANGLADESH - INDIA - PAKISTAN
Pakistan e India, attesa per il primo incontro dopo la strage di Mumbai

A Dhaka si vedranno in modo informale i rispettivi segretari agli Esteri, con l'intenzione di trovare spazi di dialogo.

Dhaka (Agenzie) – Grande aspettativa oggi per l’incontro informale tra i segretari agli Esteri di Pakistan e India, il primo dopo l’attentato ai treni di Mumbai, che ha compromesso i colloqui di pace tra le due potenze. Dopo la strage dell'11 luglio, in cui sono morte 183 persone, l’India ha subito rimandato i colloqui previsti per il 20 e 21 luglio a New Delhi, convinta che le bombe portino la firma del gruppo militante islamico d’oltre confine, Lashkar-e-Taiba, protetto da Islamabad. Pakistan e militanti negano ogni coinvolgimento.

Il segretario indiano Shyam Saran e la sua controparte pakistana, Riaz Mohammad Khan, partecipano al summit dei ministri degli Esteri della South Asian Association of Regional Cooperation (SAARC) - previsto per oggi e domani a Dhaka, in Bangladesh. Il loro incontro è atteso oggi in tarda serata, ma non vi sono comunicazioni ufficiali a riguardo.

Saran ha fatto sapere che le due parti parleranno delle problematiche bilaterali alla luce degli attentati di Mumbai: “Il messaggio sarà che Pakistan e India hanno bisogno di lavorare insieme”. Il segretario indiano ha assicurato che New Delhi non ha intenzione di ritirarsi dai negoziati o abbandonare per sempre il processo di pace.

In una recente intervista il ministro degli Esteri pakistano Khurshid Kasuri aveva espresso la speranza che “l’occasione di Dhaka non vada sprecata”. La controparte indiana, Anand Sharma, ha a sua volta spiegato che New Delhi siederà di nuovo al tavolo dei colloqui di pace solo quando Islamabad metterà fine alle attività dei militanti islamici, che operano nel suo territorio.

Analisti prevedono che già come in passato le tensioni tra India e Pakistan paralizzeranno i lavori della SAARC, gruppo economico che, oltre alle due potenze rivali, comprende anche Bangladesh Nepal, Sri Lanka, Bhutan e Maldive.

Ewigen
01-08-2006, 20:53
ASIA 1/8/2006 16.35
SPIRAGLI POSITIVI PER RIPRESA DEL DIALOGO INDIA-PAKISTAN

I segretari degli Esteri di India e Pakistan hanno avuto un colloquio informale, il primo dopo gli attentati terroristici dell’11 luglio a Mumbai, in occasione del vertice dell’Associazione dell’asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc), iniziata ieri a Dhaka, capitale del Bangladesh. Come si sperava alla vigilia della conferenza, l’incontro ha dato l’occasione ai due alti rappresentanti diplomatici di incontrarsi senza che ciò mettesse in imbarazzo nessuno dei due governi, dopo che New Delhi ha sospeso i colloqui di pace in seguito all’attentato. “Il processo di pace è importante per entrambi i paesi ed è qualcosa su cui entrambi crediamo. Siamo tutti convinti che non ci sia altra opzione che andare avanti” ha detto il segretario degli Esteri pachistano Riaz Mohammed Khan, dopo essersi trattenuto per un ora ieri con il suo omologo indiano Shyam Saran. Quest’ultimo si è unito alle dichiarazioni del collega: “Siamo entrambi d’accordo che il processo di pace è importante per le due nazioni e che tutti gli sforzi possibili devono essere fatti per non compromettere il suo sviluppo” ha detto Saran. Proprio Saran e Khan sono i due diplomatici che avrebbero dovuto incontrarsi il 20 luglio scorso nel terzo meeting ad alto livello nel processo di pace dal suo avvio nel gennaio 2004, incontro poi revocato dopo l’attentato. New Delhi non ha fissato ancora una nuova data per l’incontro ufficiale, ma Saran ha detto che le parti “restano in contatto”. Benché criticato per i lenti passi avanti e il sostanziale stallo sulla disputa territoriale sul kashmir, il negoziato tra India e pakistan ha comunque portato alla realizzazione di una serie di misure favorevoli come il cessate-il-fuoco lungo il ‘confine’ kashmiro e la ripersa di collegamenti viari. Riguardo l’attentato a Mumbai, la polizia indiana ha arrestato nove sospettati - incluso un giornalista- per la serie di sette esplosioni su altrettanti vagoni di pendolari che hanno causato 183 vittime e più di 700 feriti nella capitale commerciale dell’India. Gli investigatori sono convinti che la mente dell’attacco sia il Lashkar-e-Toiba, gruppo estremista separatista kashmiro, con l’aiuto di esecutori indiani, forse collegati al Movimento degli studenti islamici dell’India, associazione bandita nel 2002; ma gli stessi inquirenti hanno ammesso con la stampa indiana, in via informale, che le prove raccolte sono finora esigue. Il Lashkar-e-Toiba è uno dei gruppi estremisti, già autore di altri attentati in India, che New Delhi accusa Islamabad di appoggiare o, quanto meno, di non combattere.

Ewigen
01-08-2006, 21:20
Pakistan: in aumento le esecuzioni
La denuncia della commissione diritti umani

Il Pakistan ha seri problemi di sovraffollamento delle carceri e cosi' ha deciso di velocizzare le esecuzioni capitali. Lo denuncia una associazione per i diritti umani. Secondo la Human Rights Comission of Pakistan (HRCP) dall'inizio di quest'anno sono 41 le condanne a morte eseguite tramite impiccagione in Pakistan, a fronte delle 52 totali dell'anno scorso. Secondo l'associazione, nei soli bracci della morte delle carceri pakistane ci sono 3.500 persone in eccesso.

Ewigen
08-08-2006, 12:27
8/8/2006 12.14
RIEMERGE CON PIÙ FORZA IL CONFLITTO IN KASHMIR

Sei miliziani separatisti sono stati uccisi nelle ultime 24 ore in scontri con le forze armate indiane del Jammu e Kashmir, alzando a 39 il numero delle persone uccise dall’inizio di agosto; lo riferisce la polizia indiana. Due appartenenti al movimento ribelle di origini pakistane ‘Jaish-e-Mohammed’, uno tra la dozzina di gruppi separatisti islamici attivi dal 1989 nel Kashmir Indiano, sono morti in scontri a fuoco con la polizia in un sobborgo di Jammu; la polizia ritiene che i ribelli preparassero azioni terroristiche nella capitale invernale del Kashmir, mentre altri due miliziani, che avevano preso in ostaggio tre persone per garantirsi la fuga, sono stati uccisi nel distretto di Anantnag; i ribelli hanno lasciato andare i civili ma, dice la polizia, non si sono arresi e sono morti nella sparatoria che è seguita. Diverso il resoconto dell’incidente diffuso dal quotidiano kashmiro filoindipendentista ‘Greater Kashmir’, secondo il quale i tre civili erano stati mandati dalle forze dell’ordine nella casa dove si erano arroccati i miliziani per convincerli ad arrendersi; il quotidiano aggiunge che nello scontro sono morti anche un soldato e tre sono rimasti feriti; inoltre - continua la testata - da domenica almeno altri due soldati e un civile sono stati uccisi in imboscate dei ribelli sempre nel distretto di Anantnag. Infine, confermano entrambe le fonti, altri due miliziani sono stati uccisi in separati scontri nel distretto di Kupwara, al confine con l territorio kashmir sotto controllo pakistano, e nel distretto meridionale di Doda. Mentre tra il 2004 e il 2005, sotto l’impulso del processo di pace con il Pakistan, il Kashmir indiano ha visto una parziale riduzione delle attività di guerriglia, dalla scorsa primavera sono andati intensificandosi i combattimenti e gli attentati anche contro civili.

Ewigen
11-08-2006, 11:49
Usa, allarme attentati in India
Anche il Giappone rafforza le misure di sicurezza

(ANSA)- NEW DELHI, 11 AGO- L'ambasciata Usa a New Delhi ha diramato un avviso ai connazionali di possibili attacchi terroristici nella capitale indiana e a Mumbai. I possibili attentati sono legati all'approssimarsi della festa nazionale dell'indipendenza. Dopo l'allarme terrorismo in Gb anche il Giappone ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza nei trasporti aerei.Il governo di Islamabad ha annunciato che tra gli arrestati in un'operazione antiterrorismo negli scorsi giorni ci sono anche 2 cittadini britannici.

Ewigen
11-08-2006, 11:49
Pakistan: arrestati due britannici
Bloccati prima delle operazioni anti-terrorismo di Londra

(ANSA)-ISLAMABAD,11 AGO- Ci sono anche due cittadini britannici di origine pachistana fra le 7 persone arrestate in Pakistan perche' sospettate di terrorismo. I due uomini sono stati fermati a Karachi e a Lahore,e un responsabile governativo li definisce 'elementi chiave'della rete (terroristica) a Londra.I due -sempre secondo la stessa fonte- erano perfettamente al corrente del complotto mirante a far esplodere alcuni aerei e le informazioni sono state trasmesse ai servizi di intelligence britannici e americani.

Ewigen
11-08-2006, 11:50
Terrorismo: India alza l'allarme
Piu' alto il livello di sicurezza a New Delhi e a Mumbai

(ANSA) - NEW DELHI, 11 AGO - Le autorita' indiane hanno innalzato il livello di sicurezza nella capitale New Delhi e a Mumbai (ex Bombay). La misura e' conseguente all'avviso di sicurezza inviato dall'ambasciata Usa a tutti gli americani in India. Il governo indiano teme che, dopo i fatti di Londra e in prossimita' della festa nazionale dell'Indipendenza del 15 agosto, le citta' indiane possano essere oggetto di attentati. Polizia ed esercito presidiano gli obiettivi sensibili

Ewigen
11-08-2006, 21:29
Terrorismo:Pakistan, arresto chiave
Ministro esteri pachistano, indizi di legami con al Qaida

Nelle indagini sul fallito piano di attentati contro voli Usa, 'un personaggio chiave arrestato e' il cittadino Gb Rashid Rauf'. A sostenerlo e' il ministero degli esteri pakistano. Nella lista dei fermati risulta, pero', il nome di Tayib Rauf, 22 anni, figlio di pasticceri. Secondo il ministero pakistano, inoltre, nel fallito piano di attentati 'ci sono indicazioni di legami con Al Qaida in Afghanistan'.

Ewigen
12-08-2006, 10:07
ASIA 12/8/2006 4.15
TENSIONI AL CONFINE TRA INDIA E BANGLADESH

(MISNA) Truppe indiane e bangladesi al confine tra le due nazioni hanno ingaggiato un intenso scontro a fuoco provocando vittime e feriti tra i civili e spinto migliaia alla fuga. Gli scontri, che hanno riacceso le tensioni tra le due nazioni confinanti, sono avvenuti all’altezza dello stato indiano dell’Assam e del settore di Sylhet, sul lato del Bangladesh. Due donne indiane sono rimaste uccise e due seriamente ferite nel villaggio di Kinorkhal da colpi di artiglieria provenienti dal versante del Bangladesh; 1500 civili di quattro villaggi hanno cercato rifugio in campi di accoglienza, riferiscono fonti militari indiane. Sette feriti tra i civili bangladesi e la fuga di 15.000 abitanti di 15 villaggi nei pressi del varco di Jokiganj costituiscono il bilancio riferito dalle truppe del Bangladesh. La situazione starebbe tornando alla calma, ma l’India ha accusato il vicino di aver scavato trincee lungo 275 chilometri del confine e di aver aumentato il dispiegamento militare. Un incontro tra rappresentanti di entrambe le parti è atteso per domenica prossima, per cercare di affievolire le tensioni. Tra i motivi che incrinano i rapporti tra le due nazioni c’è il flusso di migranti clandestini dal Bangladesh.

Ewigen
12-08-2006, 13:24
INDIA

(PIME) Cinque poliziotti sono rimasti uccisi e uno ferito quando i tre veicoli su cui viaggiavano sono saltati su una mina collocata dai ribelli indipendentisti dello Stato dell’Assam. Secondo le forze dell’ordine c’è da attendersi altri attacchi del genere con l’avvicinarsi della giornata per l’Indipendenza dell’India, che cade il 15 agosto. Anche un anche un drammatico episodio di violenza in Kashmir è stato messo in relazione con l’approssimarsi dell’anniversario. Ignoti hanno fatto irruzione nella casa di un agente dell’antiterrorismo a Gool uccidendone la moglie e i due figli.

Ewigen
12-08-2006, 13:26
IN PAKISTAN L'ARRESTO DELL'UOMO-CHIAVE

(ANSA) E' stato l'arresto in Pakistan di Rashid Rauf, cittadino britannico, a far scattare il blitz contro i presunti terroristi che volevano far saltare un numero imprecisato di aerei in volo tra Gran Bretagna e Usa: lo rivela oggi il 'Times', precisando che attorno alla sua figura si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti, a Londra come a Islamabad. Così come si sta indagando su possibili contatti tra gli arrestati del 10/8 e il commando di kamikaze che attuò la strage del 7/7 a Londra.

La scelta di Scotland Yard di procedere è stata dettata dalla paura che l'arresto di Rauf facesse scoprire ai membri della cellula di essere seguiti e sorvegliati da molti mesi. Sarebbero potuti sparire, oppure avrebbero potuto accelerare i piani per l'attacco terroristico.

Intanto grande attenzione viene data a possibili punti di contatto tra gli arrestati e gli autori delle bombe del 7 luglio. Alcuni degli arrestati nel blitz visitarono il Pakistan all'inizio del 2005, proprio mentre nel Paese asiatico si trovavano alcuni degli attentatori suicidi del 7 luglio. I servizi pachistani stanno cercando di capire se i due gruppi si siano incontrati con alcuni membri che avrebbero potuto frequentare le stesse scuole religiose, o madrasse.

Rauf in queste ore emerge come un personaggio assai complesso. Fuggì da Birmingham - dove è stato arrestato Tayib Rauf, che sarebbe suo fratello minore - in Pakistan nel 2002 dopo l'omicidio di suo zio Mohammed Saeed, per il quale fu indagato. Secondo le autorità pachistane, si mise in contatto con gruppi estremisti locali e ricevette addestramento sulla preparazione di esplosivi in un campo di al Qaida.

Un'altra persona arrestata in Pakistan è Matiur Rehman, 29 anni, che per l'intelligence pachistana è un alto esponente di al Qaida e fece parte di un complotto sventato per uccidere il presidente pachistano, Pervez Musharraf.

Ewigen
12-08-2006, 23:43
Madrasse pakistane, laboratori del jihad

(Avvenire) Occhi puntati ancora una volta alle «madrassa», le scuole coraniche. Anche l'anno scorso, dopo gli attentati di Londra, si è scoperto che almeno uno degli attentatori, Shehzad Tanweer, aveva soggiornato in una madrassa del Pakistan. Ma come ha potuto una parola così innocua (madrassa significa semplicemente scuola in arabo) diventare sinonimo di indottrinamento religioso fanatico e luogo ideale per la formazione delle future generazioni di integralisti musulmani? All'origine di questa deriva stanno le vicende afghane. Ancor prima dell'invasione sovietica, gli aspiranti mullah afghani proseguivano tradizionalmente la loro formazione nelle madrassa private nella zona pashtun di Peshawar, in Pakistan, generalmente legate a confraternite religiose. Mentre i migliori studenti si orientavano verso le madrassa di Lahore e Karachi. Quelle privilegiate dai pashtun sono le madrassa dei cosiddetti deobandi, una scuola di pensiero nata in India alla fine dell'Ottocento ad opera di mullah ossessionati dall'idea di purificare l'islam da ogni influenza straniera, specialmente dall'induismo. In questo contesto puritano si assiste alla nascita di quelli che saranno noti con il nome di "taleban", letteralmente gli "studenti". Le madrassa assicurano, oltre all'istruzione gratuita, anche un pasto decente al giorno. Motivazione più che valida per incoraggiare molte famiglie a mandarvi i propri figli. Il curriculum è essenzialmente religioso: Corano (studiato a memoria), hadith (detti e gesta di Maometto), sharia secondo il rito sunnita hanafita, grammatica e sintassi araba, testi di filosofia (il Sunto dei concetti, Lezioni di retorica, la Chiave delle scienze) e logica (la Scala delle scienze, il Commento di simmetria.
L'acuirsi della guerra afghana convoglia nel Pakistan un'altra ondata di studenti (ma anche di insegnanti) arabi e musulmani ancor più motivati. Nascono qua e là scuole jihadiste, dove gli studenti ricevono anche una rigorosa educazione fisica tale da permettere loro di sopravvivere senza cibo né acqua per alcuni giorni. A partire dal 1994, le madrassa dei deobandi e dei Ahl-e-Sunna diventano il serbatoio dei volontari pachistani accorsi in aiuto ai taleban. Il mullah Sami'ul-Haq, capo del movimento Jamiat-Ulema-e-islami (Jui), invia in Afghanistan migliaia di studenti deobandi a dare una mano contro l'Alleanza del Nord. Quando il governo di Islamabad decide di porre un rimedio è tardi. Nel 2002 Musharraf fa votare una legge per monitorare le attività delle oltre 8mila scuole islamiche che funzionavano senza alcuna ispezione statale. La legge rende obbligatoria la registrazione delle madrassa, sottopone all'autorizzazione statale l'accoglienza di studenti stranieri e vieta ogni sovvenzione dall'estero. Insorgono i partiti religiosi, ma anche migliaia di professori, costretti a mandare a casa centinaia di studenti stranieri (arabi, afghani, turkmeni e tailandesi).
Stretti nella morsa, i partiti islamici reagiscono con rabbia. «Noi non siamo liberi di fornire ai giovani un'educazione mentre le Ong godono di piena libertà per indebolire il Paese», ha detto il leader del partito Jamaat-e-Islami. «Il jihad - ha dichiarato anche il mullah Fazl-ur-Rahman, capo della Jamaat-e-islami - fa parte dell'insegnamento, ma le nostre madrassa si limitano a formare buoni musulmani lasciando la scelta di vita da adottare agli studenti». «È strano - ha rincarato pure un ex ufficiale dell'Isi (i servizi segreti pachistani): prima gli americani sollecitano il contributo di queste madrassa per combattere i sovietici, ora li considerano roccaforti del terrorismo". Intanto, le scuole del Paese continuano a riversare, su un mercato ormai saturo, migliaia di predicatori senza alcuna competenza. Per questi ultimi, l'unico mezzo di promozione sociale diventa l'islamizzazione della società.

Ewigen
13-08-2006, 23:31
Three Pakistani militants killed in Kashmir ahead of Independence Day

SRINAGAR, India (Worldnews 13 August 2006)- Indian troops shot dead three suspected Pakistani militants during a gunbattle in Kashmir ahead of India’s Independence Day this week, an army spokesman said on Sunday.
“The three militants were killed during a gunbattle that erupted when troops laid cordon around a village on a tip-off late Saturday,” said the spokesman, Colonel Hemant Joneja.
The fighting erupted after Indian troops, backed by counter-insurgency police, raided a hide-out in the village of Ringpait, about 80 kilometers (50 miles) north of the summer capital Srinagar.
“The slain militants are Pakistanis and belong to Lashkar-e-Taiba,” Joneja said, referring to the group, which officials believe was behind the train bombings in Mumbai on July 11 that killed more than 180 people.
Lashkar has denied any involvement in the blasts.
The fresh killings came as India placed security forces nationwide on high alert to prevent militants from disrupting Independence Day celebrations on Tuesday.
Srinagar’s high-security Bakshi Stadium was been sealed off and searches were conducted along key roads in the city ahead of festivities at the venue.
Kashmiri separatists have called for people in the state to remain indoors on Tuesday to protest the anniversary of independence from British colonial rule in 1947 as a “black day”. Pakistan marks its independence on Monday.
Kashmiri separatists had sought independence for the Himalayan region while India and Pakistan both claim the state and hold it in parts along a heavily-militarised ceasefire line.
More than 44,000 people have died in Kashmir since the eruption of an insurgency against Indian rule 17 years ago. Since the start of August, nearly 50 people have died in gunbattles and bomb explosions.

Ewigen
14-08-2006, 16:18
Bangladesh summons Indian diplomat over Rajnath's comment

(Press Trust of India August 14, 2006) Bangladesh has lodged a strong protest with India over BJP President Rajnath Singh's remarks that New Delhi should attack the neighbouring country and dismantle terror centres there, saying the comments were "outrageous" as no such centres existed.

India's Deputy High Commissioner Sarbajit Chakravarty was summoned to the Foreign Office on Sunday and told that the BJP leader's remarks were "highly irresponsible."
Singh said last week that India should attack Pakistan and Bangladesh "to dismantle terrorist centres" in these countries.
Expressing "deep shock and surprise" at the statement, a foreign ministry spokesman said the government is appalled at "such outrageous comments and found them completely uncalled for and highly irresponsible as they came from the president of a leading political party in India," the UNB news agency reported.
State Minister for Home Affairs Lutfuzzaman Babar termed Singh's comments as "audacious". Bangladesh has repeatedly denied existence of any such camps on its soil.
The incident comes amid continued tension, as thousands of villagers living in the bordering locality of Zakiganj area are yet to return home after yesterday's flag meeting.
The border shootout last week left several people injured on both sides. The incident according to officials, is one of the worst ever and lasted some 14 hours.
The Bangladesh foreign ministry also protested a statement issued by the Indian High Commission in Dhaka putting the blame on Bangladesh Rifles border guards for the Zakiganj incident, saying it was "false, fabricated and unsubstantiated".

Ewigen
14-08-2006, 19:07
Musharraf cautions India against any military adventure


ISLAMABAD (DPA 14 August 2006)- Pakistan’s President Pervez Musharraf, in a speech at a midnight function to mark the country’s 59th anniversary of independence, cautioned India against any military adventure against his country, news reports said on Monday.
“We do not threaten anyone and we do not accept threats from anybody,” he said in reference to reported suggestions by some Indian political parties of punitive retaliation for the July 11 serial bombings in Mumbai that killed over 200 people.
“No one should remain under any illusion that it can coerce Pakistan; it is not possible,” Musharraf was quoted as saying by the Urdu language daily Ausaf at the function, held at the President House late Sunday night.
India blames Pakistan-based Islamic militants for the Mumbai attack. Musharraf had recently offered to cooperate with the Indian investigation into the blasts if New Delhi shared “evidence” with Pakistan.
“We are a strong nation and no one can threaten or coerce us ... No one can punish us or cross the Line of Control,” Musharraf said of the de facto border that divides the disputed Himalayan state between Pakistan and India.
Without naming India, the Pakistani leader called for a change in ”mindset” and demanded that his country be treated with “sovereign equality” in any peace deal.
India pulled out of the peace talks known as the composite dialogue, immediately after the Mumbai blasts. However, meeting in Bangladeshi capital Dhaka for a regional summit early this month, foreign secretaries of Pakistan and India decided to resume the peace process but failed to give any dates for future meetings.
India accuses Pakistan of arming and abetting militancy in its part of Kashmir. Islamabad denies the charge, saying it is also a ”victim of terrorism and condemns it in all its forms and manifestations.”
The longtime South Asian nuclear rivals resumed peace talks in February 2004 and have completed two rounds of talks to resolve outstanding issues, including the Kashmir dispute.
The third round began early this year and the foreign secretaries of the two countries were to meet in New Delhi in July when India announced it was putting off the peace process.

Ewigen
15-08-2006, 22:47
India on terror alert on freedom anniversary

NEW DELHI (Reuters) - Security was tight across India on Tuesday as Prime Minister Manmohan Singh addressed the nation on its Independence Day after Washington warned of possible militant strikes in the wake of July's deadly train bombings.
Thousands of police manned barricades in the capital, many of them armed with automatic weapons, checking cars and guarding government buildings to prevent possible attacks by Islamist militants.
This year, security at vital installations and around key political figures has been raised to the highest level following last month's train bombings in Mumbai and a warning by the U.S. embassy in New Delhi that al Qaeda may hit Delhi or Mumbai.
The day marks India attaining freedom from British colonial rulers in 1947 and is observed by official ceremonies in each state capital.
The main function is held in New Delhi at the Red Fort, built by Mughals, from where the prime minister addresses the nation with pomp and show remThe occasion is also used by separatist Islamist militants in disputed Kashmir to protest Indian rule in the region by triggering blasts, attacking public meetings and targeting VIPs.
On July 11, seven blasts ripped through commuter trains and platforms during rush hour in the western commercial hub of Mumbai, killing 186 people.
This year key terrorist targets identified by the intelligence agencies include airports and nuclear installations, especially the heart of India's strategic nuclear program, the Bhabha Atomic Research Center (BARC) in Mumbai.
A team of elite National Security Guard commandos have taken over the security at BARC and a similar plant in southern India
Naval ships and air security has also been stepped up near the sites to prevent a possible missile attack.
Airports and railway stations around the country, especially in big cities, were also on an unprecedented alert, especially in the wake of the foiled plot to hijack planes in London.
Machinegun-mounted security jeeps were guarding the main areas at Mumbai and Delhi airports and police used fire engine ladders to check the roofs of houses near the Red Fort.
Policemen guarding the city's metro trains were stopping people from taking gels and shampoos into the subway system.
In Kashmir, where an Islamic insurgency against Indian rule has killed more than 45,000 people since 1989, security agencies turned the main city, Srinagar, into a fortress.
The Bakhshi Stadium, venue of the main ceremony, was put out-of-bounds. In the past few years, blasts have taken place near the stadium at the time of the function.
Troops and police were also standing guard in India's restive northeast where several separatist or tribal insurgencies have killed thousands of people. Insurgents often blow up oil pipelines or railway tracks around independence day.
Security forces were also bracing for possible Maoist attacks in several states of eastern, southern and central India

Ewigen
15-08-2006, 22:53
Magnifico thread che permette di ricordare una realtà spesso dimenticata o sottovalutata.

Mi fa piacere (immagino pure ad Adric) :)

Ewigen
16-08-2006, 14:01
29 Taliban suspects arrested

[Gulf News 8/16/2006] Quetta: Pakistani forces arrested 29 Taliban suspects yesterday after raiding a private hospital in southwestern Pakistan were they had been brought from neighbouring Afghanistan, officials said.
The raid took place at the Al Khair Hospital in Quetta, capital of Balochistan, where 10 men were being treated for wounds sustained in fighting in Kandahar province, said hospital official Mohammad Amir.
Pakistani Interior Minister Aftab Khan Sherpao said security agents arrested 29 suspected Taliban insurgents, including two local commanders.
Amir said the Red Crescent had referred the wounded men to the Quetta hospital for treatment.

Ewigen
16-08-2006, 19:18
India says kills five infiltrators from Pakistan


SRINAGAR (Reuters 16 August 2006) - Indian soldiers shot dead five suspected militants as they tried to cross into Indian Kashmir from Pakistan on Wednesday, an army spokesman said.
The incursion attempt took place in the district of Kupwara, northwest of Srinagar, Kashmir’s summer capital, a day after Pakistan said Indian troops had fired into their part of Kashmir, wounding two youths.
Islamabad said the incident was the first violation of a ceasefire that has held since 2003. New Delhi denied Indian forces had opened fire.
“A heavily armed group was challenged by soldiers near LoC (Line of Control) resulting in a fierce encounter,” Hemant Joneja, an army spokesman, told Reuters.
“Five infiltrators were killed and the operation still continues.”
The 740-km (460-mile) Line of Control or ceasefire line divides Kashmir between India and Pakistan, which claim the region in full and have fought two wars over it.
Indian officials say the infiltration of rebels into Indian Kashmir from the Pakistani side had fallen during the winter but has gained momentum since the onset of summer when the snow blocking Himalayan passes melts, allowing rebels easier access.
More than 45,000 people have been killed in Jammu and Kashmir, mainly Hindu India’s only Muslim-majority state, since an anti-India insurgency began in 1989

Ewigen
16-08-2006, 19:43
BANGLADESH

(MISNA)- Nuovi scontri tra cittadini e polizia hanno causato 30 feriti a Dhaka; i dimostranti hanno irruzione in due centrali elettriche infuriati per le continue interruzioni di corrente. Dall’inizio dell’anno almeno 20 persone, in gran parte contadini, sono rimasti uccisi in scontri con la polizia in proteste causate dalla mancanza di elettricità che blocca le pompe per l’irrigazione dei campi. Per mancanza di fondi, il governo ha chiuso molte centrali arrivando a produrre solo 3.500 megawatt al giorno dei 4.500 necessari.

Ewigen
17-08-2006, 00:02
Grenade Blast Kills 4 in Hindu Temple


GAUHATI (Associated Press) - A grenade exploded in a Hindu temple in northeast India Wednesday, killing at least four people and leaving 40 others injured, mainly in a stampede that followed the blast, police said.
The attack in Imphal, the capital of Manipur state, came during a major Hindu festival - the birthday of the god Krishna, said police officer Kasim Ali.
The injured included an American and three other foreign nationals, an army officer said on condition of anonymity, as he was not authorized to talk to reporters. No other details were immediately available.
The violence at the temple, owned by the International Society of Krishna Consciousness, came despite tight police and paramilitary security in and around the temple where hundreds of Hindus congregated for the festival.
Army spokesman Col. S.D. Goswami said whoever detonated the explosive apparently escaped in the chaos that followed. He did not provide any other details on suspects or how the attack was carried out, and there was no claim of responsibility.
Dozens of insurgencies have festered for years across Manipur and several other northeastern states. Nearly all are fighting for autonomy or independent homelands for the region's indigenous peoples, most of them ethnically closer to Burma and China than to the rest of India.
The militants say the central government in New Delhi - 1,000 miles to the west - exploits the northeast's rich natural resources while doing little to improve its poor infrastructure and alleviate widespread unemployment.

Ewigen
17-08-2006, 12:36
I SANTUARI DI AL-QAEDA
Nei vasti territori al confine con l’Afghanistan si concentrano le basi dei gruppi fondamentalisti che colpiscono anche in Occidente. Qui hanno sede le scuole coraniche che hanno indottrinato i taleban e Benladen trova probabilmente rifugi sicuri

Pakistan e terrore


[Avvenire ]Porta in Pakistan, alle scuole religiose che addestrano alla guerra santa, alle madrassa dove s'impara a odiare l'Occidente e a immolarsi nel nome di Allah la nuova pista del terrorismo mondiale. Nel Paese asiatico è stato pensato l'attentato che ieri avrebbe dovuto sconvolgere i cieli di Londra con una strage - si presume - di almeno 4.000 persone. Da lì sono arrivati in Gran Bretagna finanziamenti, istruzioni, coperture che dovevano servire ai giovani kamikaze (molti dei quali proprio di origine pachistana) per preparare l'attacco terroristico.
E proprio in Pakistan è stato arrestato il britannico Rashid Rauf, l'uomo che fu addestrato da al-Qaeda, con il quale forse entrarono in contatto anche gli attentatori suicidi del 7 luglio 2005, le cui confessioni avrebbero rivelato il complotto e fatto scattare il blitz antiterrorista con gli arresti di giovedì scorso. Anzi, sarebbe stato proprio Rashid Rauf l'ideatore del piano, il tramite tra i musulmani britannici e le organizzazioni estremistiche locali, sempre più al centro della rete internazionale del terrorismo islamico.
Il nocciolo duro e barbuto, quello che gestisce la guerra contro il mondo occidentale (qualunque cosa esso sia nella mente degli strateghi del terrore), si nasconde tra i rilievi aspri e aridi del Balochistan e della Provincia del Nord Ovest, nei villaggi costruiti di fango essiccato come fortilizi medievali, in una terra gestita da capi tribali che affianca nel comminare le pene la legge coranica a un codice d'onore arcaico e spietato. Una terra che da sempre è sottratta alla giurisdizione del governo centrale. «Un piede fuori dalla strada e diventi di proprietà del clan locale», era un tempo l'avvertimento per il viaggiatore che si inoltrava da questa parti, mentre ora è quasi l'intero Pakistan ad essere off limits per gli occidentali. Troppe teste calde, e troppe armi in circolazione. Soprattutto troppa frustrazione che alimenta fanatismo e voglia di rivalsa.
Le aree tribali del Pa kistan, eredi legali della dominazione britannica, cuscinetto tra l'India di Sua Maestà e il mai domato Afghanistan, sono da tempo zona franca di ogni genere di traffico. Per anni hanno costituito la vera retrovia dei conflitti afghani, come ora lo sono per la guerriglia dei taleban, in maggioranza provenienti proprio dalle madrassa di questa regione, che segna buona parte dei 2.400 chilometri di frontiera tra il Pakistan da una parte, Iran e Afghanistan dall'altra.
Proprio qui al-Qaeda ha messo le sue radici. Lo stesso attentato londinese del 7 luglio dell'anno scorso presenta legami inquietanti con il Pakistan. Alcuni degli arrestati nel blitz della settimana scorsa, infatti, visitarono il Paese all'inizio del 2005, proprio mentre vi si trovavano alcuni degli attentatori suicidi del 7 luglio, Shahzed Tanweer e Mohammed Siddique Khan. È probabile che i due gruppi si siano incontrati, e soprattutto fossero in contatto con alcuni membri che avrebbero potuto frequentare le stesse scuole religiose. E in Pakistan, Rashid Rauf, l'uomo chiave del complotto di ferragosto, si rifugiò fin dal 2002, dopo l'omicidio di suo zio Mohammed Saeed, per il quale fu indagato, entrando subito in rapporto con gli estremisti locali e ricevendo addestramento sulla preparazione di esplosivi in un campo di al-Qaeda in Afghanistan. Nei blitz dei giorni scorsi è stato arrestato pure Matiur Rehman, 29 anni, che per l'intelligence pachistana è un alto esponente di al-Qaeda, ritenuto l'organizzatore dell'attentato al consolato Usa di Karachi dello scorso marzo e di un complotto sventato per uccidere il presidente pachistano Pervez Musharraf.
Nei territori di frontiera, in regioni ostili e impenetrabili agli occidentali, la guerriglia ha trovato un ideale terreno di coltura e una efficace rete di protezioni. I religiosi che sono alla guida dei taleban locali restano perlopiù alla macchia e, quel che è peggio, liberi di continuare nella loro opera di proselitismo alla causa jihadista secondo i canoni di Benladen. Ovvero: promuovere la crisi del corrotto occidente e dei regimi islamici alleati, con la prospettiva di instaurare una Umma radicale universale. Che questo debba comportare, come di fatto ha comportato in questi anni, la morte di migliaia di musulmani sui due lati del confine ha poca importanza, perché nella propaganda islamista essi vengono definiti fiancheggiatori della politica di dominio dei crociati sull'Islam.
Anche i militanti tribali, induriti da un costante indottrinamento, da anni di combattimenti e da un ruolo convinto che è insieme di leadership territoriale e di lotta universale, si sono dati perlopiù alla macchia, approfittando di complicità e clientele. Molti ritengono che i gruppi di combattenti che da tempo evitano lo scontro aperto si stiano semplicemente riorganizzando in vista di future offensive.
Questo sembra valere soprattutto per il Waziristan, territorio parte della provincia centro-meridionale del Balochistan, dove oggi la religione ha finito con il sovrapporsi prepotentemente a ogni legame o uso tribale. Qui molti segnali indicano una crescente presenza di militanti stranieri e, in modo più discontinuo, la presenza dello stesso Benladen. Inoltre, i giovani tribali, familiarizzati con le armi per tradizione ancestrale e in molti casi formati nelle scuole coraniche locali, risentono sempre più della propaganda religiosa e politica di leader che aspirano a imporre nella regione un sistema di governo ispirato a quello talebano in Afghanistan.
Le autorità centrali sono ben coscienti di questa situazione esplosiva, come lo sono gli abitanti delle aree tribali che in parte sono ostaggio di questa situazione e, in genere, gli osservatori di questa tribolata regione. E se molti fino a pochi anni fa erano convinti che il controllo militare avrebbe portato a fermare la guerriglia, oggi molti si interrogano se questo sarà mai possibile o, se lo sarà, lo sarà forse partendo da presupposti diversi: anzitutto la cattura di Benl aden prima che il suo comando passi ad altri, se già così non è stato; in secondo luogo, la fine dei taleban e della follia integralista che ha reso buona parte del Pakistan ostile a visitatori e investimenti stranieri, dovrà passare da un nuovo e necessariamente diverso rapporto tra governo centrale e status delle aree tribali.
Un nodo che nessuno finora ha voluto affrontare e che molti hanno invece sfruttato. A partire, ancora una volta, dall'intelligence militare e, forse, anche dallo stesso presidente Musharraf, coscienti che aree di crisi a livello locale o regionale servono a una gestione del potere nazionale e dei rapporti internazionali, in una condizione di mancanza di concreta democrazia e nella ricerca di un faticoso benessere. Una necessità, quella dello sviluppo democratico, sociale, culturale e economico, in cui un pedaggio dovrà comunque essere pagato a militari, fondamentalisti e molteplici poteri locali.
Ma il tempo corre veloce, anche tra queste montagne e su questi deserti e se il Waziristan meridionale marcava fino a ieri la linea del fronte nella guerra contro i taleban, oggi è il Waziristan settentrionale, territorio ancor più selvaggio e di difficile, quasi impossibile controllo, a rappresentare una spina nel fianco per le Forze armate, con paramilitari e milizie tribali, da un lato, infiltrati dei servizi segreti e commando dall'altro, mentre l'esercito regolare - impossibilitato per legge ad intervenire in queste regioni e di fatto inefficace sul campo - resta in buona parte acquartierato a Quetta, Faisalabad o Peshawar.

Ewigen
17-08-2006, 13:40
Zona cuscinetto Un «lascito» degli inglesi

In tutto il Paese trova fertile terreno la predicazione islamica radicale, che vuole dare impronta religiosa a tutta la società. Scontro (anche armato) tra sunniti e sciiti

[Avvenire ] Non solo taleban (e non solo aree tribali). La galassia integralista in Pakistan è diversificata e ampia, numerosa e ben finanziata. A volte, anche violenta e armata. Le fonti ufficiali danno la cifra di 400 morti per violenze settarie lo scorso anno, in buona parte provocate da gruppi sunniti come il Sipah-e-Sahaba e il Lashkar-e-Jhangvi, o lo sciita Tehrik-e-Jafriya. Se non per tutti (e certamente non per i movimenti sciiti) la strada della piena islamizzazione del Paese, imposta alle minoranze religiose, passa necessariamente da al-Qaeda o dal sostegno ai taleban, tuttavia essa resta l'obiettivo finale.
Per contrastare la diffusione dello sciismo dopo la rivoluzione khomeinista, nacque all'inizio degli anni Ottanta il movimento dei Sipah-e-Sahaba, fondata dal religioso sunnita Maulana Haq Nawaz Jhangvi. Oltre le motivazioni iniziali, oggi scopo dichiarato del gruppo è di trasformare il Pakistan in una nazione esclusivamente sunnita, a partire dalle aree in cui è più presente: la provincia nordorientale del Punjab e la grande città portuale di Karachi, all'estremo Sud. Il successore del fondatore assassinato nel 1990, Maulana Azam Tariq, è stato a sua volta ucciso nel 2003, dopo un anno di detenzione per il supporto dato pubblicamente dal movimento al regime talebano in Afghanistan.
Legato dalle origini al Sipah-e-Sahaba, da cui si è scissio nel 1996, il Lashkar-e-Jhangvi è stato bandito dal governo nel 2002 e inserito l'anno seguente nella lista dei movimenti terroristici dal Dipartimento di Stato Usa. Gli sono attribuiti gravi fatti di sangue contro gli sciiti, ma anche l'assassinio del giornalista statunitense Daniel Pearl nel 2002.
Seguace del wahhabismo saudita e impegnato a diffondere e implementare con la forza la Shari'a nei territori sotto il suo controllo, il Tanzeem-e-Nifaz è stato duramente represso nel corso dei suoi vent'anni di esistenza. Tuttavia, migliaia di suoi aderenti hanno combattuto con i taleban in Afghanistan nelle fasi finali del conflitto del 2001, e il suo leader è tuttora in carcere in Pakistan.
Le sette Agenzie tribali delle aree di frontiera (Frontier Area Tribal Agencies) costituiscono la parte pachistana (sei milioni di abitanti) della frontiera delimitata dalla linea Durand, voluta per distanziare Afghanistan e possedimenti britannici in India nella seconda metà del XIX secolo, alla fine di sanguinose guerre in cui Sua Maestà britannica aveva perduto la faccia e migliaia di soldati scelti davanti ai tenaci guerrieri pashtun. Gli inglesi garantirono ai gruppi di tale etnia al di qua del confine di occuparsi liberamente dei loro affari (incluso il traffico di oppio e il contrabbando di armi) e un'ampia autonomia in accordo con le leggi islamiche e le radicate consuetudini tribali. Agli anziani venne offerta la guida delle comunità in cambio del mantenimento della pace e della manutenzione di vie di comunicazione essenziali, come il famoso passo di Khyber (Khaibar). Ma venne anche chiesto loro di non offrire ospitalità a elementi pericolosi per l'amministrazione britannica. E su questa collaborazione si basa anccora oggi - ufficialmente - la politica del governo pachistano, più di convincimento che di repressione; di trattative condotte con ogni singolo consiglio tribale per ottenere la consegna di ricercati.

Ewigen
17-08-2006, 17:19
INDIA 17/8/2006 14.01
ESPLOSIONE IN UN TEMPIO HARE KRISHNA

[pime]Cinque persone – tra cui un bambino di nove anni – sono morte e almeno 35 sono state ferite dall’esplosione di una bomba in un tempio nei pressi di Imphal, la capitale dello stato federato nordorientale di Manipur. L’esplosione è avvenuta ieri in tarda serata, durante la cerimonia di Janmashtami che ricorda la nascita della divinità indù Krishna, organizzata dalla ‘International society for Krishna consciousness’ (Iskcon), i cui devoti sono noti come ‘Hare Krishna’. Tra i feriti vi sono anche dei stranieri: due statunitensi, un francese e una iraniana. Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attentato, ma secondo i servizi segreti gli autori potrebbero far parte di uno dei movimenti locali che promuovono i culti indigeni e avversano i nuovi movimenti religiosi come l’Iskcon. Manipur – a maggioranza indù che conta 2,6 milioni di abitanti - è uno dei sette stati nordorientali dove operano oltre due dozzine di organizzazioni separatiste e 200 comunità tribali ed etniche. Mentre alcune chiedono maggiori diritti per le tribù locali, altri combattono per l’indipendenza o autonomia delle popolazioni indigene della regione, la maggior parte delle quali è etnicamente più vicina a quelle del Myanmar o della Cina che del resto dell’India. I militanti accusano inoltre il governo centrale di New Delhi di sfruttare le ricche risorse naturali del nordovest senza incrementare e migliorare le povere infrastrutture né alleviare la diffusa disoccupazione della regione

Ewigen
18-08-2006, 00:07
BANGLADESH

[MISNA] Undici morti, 50 feriti (tra cui anche agenti delle forze dell’ordine) e 50 arresti è il bilancio di un’operazione di polizia contro una base di un gruppo armato radicale di sinistra. Poliziotti e truppe d’elite hanno attaccato un nascondiglio dell’organizzazione estremista comunista M.L. Janajuddha nel villaggio di Barshal, nel distretto settentrionale di Pabna, dove era in corso una riunione con un centinaio di guerriglieri; lo riferisce la polizia. Il gruppo M.L. Janajuddha è attivo nel nord del paese dove afferma di combattere contro lo Stato per i diritti dei poveri.

Ewigen
19-08-2006, 10:20
ARRESTATO IN PAKISTAN UN COMANDANTE DI AL QAIDA

WASHINGTON (ANSA) - La polizia pachistana ha arrestato un alto responsabile della rete terroristica Al Qaida, Matiur Rehman, che potrebbe fornire informazioni sul nascondiglio di Osama bin Laden e sulle cellule di militanti islamici nel mondo, secondo quanto ha annunciato la televisione americana Abc.

Il comandante Rehman - ha detto in serata Abc News - è stato arrestato grazie a informazioni venute dall'inchiesta in Gran Bretagna sul presunto complotto terroristico per far esplodere aerei in volo verso gli Stati Uniti, che sarebbe stato sventato la settimana scorsa.
Secondo la tv, le competenti autorità statunitensi sono state informate da quelle pachistane che Rehman è in carcere. Non vi sono per ora conferme indipendenti della notizia. Funzionari dei servizi segreti Usa - ha aggiunto Abc News - hanno detto di non poter confermare l'arresto e di essere scettici al riguardo. Matiur Rehman - precisa Abc - è considerato un elemento di collegamento tra Al Qaida e gli estremisti pachistani che si trovano nelle maggiori città del mondo.

Ewigen
21-08-2006, 13:35
INDIA

[PIME] Il gruppo armato separatista ‘Fronte unito di liberazione dell’Assam’ (Ulfa) ha dichiarato una tregua per favorire i colloqui di pace con il governo; ricambiando una cessazione delle ostilità per dieci giorni dichiarata il 13 agosto scorso dall’esercito indiano. Si tratta della prima tregua annunciata dai ribelli dall’inizio del conflitto nel 1979. Nell’ultimo anno, un comitato di esponenti della società civile scelti dall’Ulfa si è incontrato per tre volte con rappresentanti di New Delhi con lo scopo finale di giungere a formali negoziati di pace. Il conflitto indipendentista nello stato federato dell’Assam ha causato oltre 10.000 vittime

Ewigen
21-08-2006, 13:43
INDIA

21 Agosto 2006
Manipur, bomba al tempio di Krishna: la condanna della comunità cristiana
di Prakash Dubey

L’ordigno ha ucciso cinque fedeli in preghiera e feriti altri 40. Condanna unanime e sit-in di protesta con esponenti di tutte le religioni. Ignoti gli autori.

Siliguri (AsiaNews) – La granata che ha ucciso cinque fedeli indù e ne ha feriti altri 40 in preghiera dentro il tempio di Krishna nel Manipur “è il simbolo concreto dell’odio cieco, un attacco violento ai valori condivisi dell’amore e della conivevenza e va condannato senza riserve da chiunque ami la pace”.

Con queste parole i leader cristiani dello Stato nordorientale commentano ad AsiaNews l’attacco avvenuto il 16 agosto scorso contro la comunità indù, riunita in preghiera nel tempio della Società internazionale per la consapevolezza di Krishna, a cui i devoti accendevano speciali lampade votive.

“E’ un gesto compiuto da vigliacchi che non hanno senso dell’umanità – afferma Kungsong Wangbe, pastore della chiesa avventista locale – e deve essere condannato senza appello. Siamo molto colpiti e preghiamo affinché questa violenza senza senso si fermi il prima possibile”.

“La logica che incita alla violenza ed all’omicidio di innocenti in preghiera – aggiunge John Shimray, attivista sociale cattolico – va al di là di ogni comprensione. Chi la mette in pratica vuole solo far esplodere la violenza fra le religioni, ma questo non deve essere permesso. Tutti noi dobbiamo condannare questo culto dell’odio e non cascare nella trappola”.

Shimray sottolinea come “i sette Stati nordorientali dell’India sono nel pieno di una spirale di violenza. Chi la mette in pratica può forse giustificarla con motivazioni politiche, ma non certo religiose. Nessun dio perdona chi sparge il sangue di innocenti”.

Manu Das, sacerdote che lavora nel tempio colpito, dice: “Siamo grati a tutti coloro che ci hanno espresso la loro solidarietà in questo momento e si sono uniti a noi nel sit-in di protesta contro questa diabolica operazione”.

L’identità o le motivazioni degli autori sono ancora ignote, ma la polizia indaga soprattutto nell’ambito delle organizzazioni che operano per l’indipendenza del Manipur dall’India. Lo Stato, che ha circa due milioni di abitanti, conta 19 organizzazioni di separatisti.

Ewigen
21-08-2006, 16:36
PAKISTAN
Musharraf to meet Bush next month

ISLAMABAD (Down), Aug 20: President Pervez Musharraf is scheduled to visit Washington on Sept 21-22 where he will hold talks with US President George W. Bush, sources told Dawn.
“The meeting will take place at the White House most probably on Sept 22,” a source said. According to informed sources the two presidents will also have a one-to-one meeting.
The war against terrorism, nuclear non-proliferation, defence cooperation, democracy, Pakistan-US strategic dialogue, Indo-Pakistan peace process particularly the Kashmir issue, the Middle East crisis and Iran’s nuclear programme would be the key talking points, it is learnt.
President Musharraf will address students at the Georgetown University. Also on the cards is a meeting with the Pakistani community from across the US and interaction with the media.
The president will be in the US for almost 10 days. In New York he will attend the opening of the United Nations General Assembly session.
On Sept 25 the president will participate in launching spread over two days in New York of his autobiography, In the line of fire, which will be released by the American publishing house Simon and Schuster.
President Musharraf is due to embark on the tour on Sept 11 which will take him to Europe, Cuba and the United States. He will remain away from the country till Sept 28.
His first stop will be Brussels where he has been invited to address the European Parliament.
He is also expected to speak at the ‘Global discourse on Kashmir’ in Brussels on Sept 12-13, being organised by the All Party Group for Kashmir in the European Parliament and the Kashmir Centre.
He will proceed to Havana to attend the summit conference of the Non-Aligned Movement. In Havana he is expected to hold talks with Indian Prime Minister Manmohan Singh.

Ewigen
23-08-2006, 13:25
INDIA
23 Agosto 2006
Il governo dello Jharkhand vuole deportare con la forza un milione di tribali
di Prakash Dubey

L'esercito vuole utilizzare le loro terre per esercitazioni militari. La Chiesa difende i tribali e fnora è riuscita a prevenire proteste violente.

Daltenganj (AsiaNews) – Volontari cattolici partecipano alla protesta dei tribali, iniziata ieri, contro la decisione dell’esercito indiano di svolgere esercitazioni militari su un’ampia zona di foresta che i tribali abitano da sempre. Per queste manovre occorre trasferire oltre 1 milione di residenti tribali, che hanno promesso di “impedirlo o morire”, per non essere privati del loro naturale modo di vita ma anche delle radici storiche e culturali.

Il gesuita padre Shabri Muthu, convinto sostenitore dei diritti inalienabili dei tribali sul terreno che abitano da sempre, spiega ad AsiaNews che di recente il governo ha destinato all’esercito indiano circa altri 3.500 kmq. di terreno (in aggiunta ai 1.471 kmq. già assegnati dal 1994) nello Stato di Jharkhand, soprattutto foresta, per le esercitazioni militari previste ad agosto.

La precedente assegnazione di 1.471 kmq. già prevedeva il trasferimento forzato di circa 300 mila residenti tribali. La loro forte resistenza, nonostante le pressioni e le minacce compiute da esercito e pubblica amministrazione, ha fatto sospendere per oltre un decennio le progettate manovre militari.

“Ma l’assegnazione di altra terra – dice padre Muthu – con chiarezza significa che l’esercito vuole compiere le esercitazioni. Perciò vogliono cacciare oltre 1 milione di tribali dalla foresta dove abitano da millenni. Le case ancestrali nella foresta sono molto importanti per i tribali, i quali credono che i loro antenati ancora abitino lì con loro. Per questo non possono accettare di lasciare la loro terra. Ma ho paura che l’esercito possa usare la forza per sloggiare chi resiste e ci sono forti possibilità che si giunga a uno spargimento di sangue”.

Padre Cyprian Kullu, direttore per le comunicazioni della diocesi di Gumla – dove, insieme alla diocesi di Daltenganj, si trova il terreno assegnato all’esercito – dice ad AsiaNews che i tribali minacciati hanno iniziato il 22 agosto una protesta senza limiti di tempo per opporsi a ogni costo alla spoliazione della loro terra ancestrale. “I manifestanti – spiega – hanno bloccato tutte le principali strade della zona e hanno fatto un intero giorno di protesta davanti agli uffici del governo. Hanno in programma riunioni di protesta nelle zone dove sono previste le esercitazioni. Vogliono impedirvi l’entrata dei veicoli militari, a qualsiasi costo”.

La Chiesa – prosegue padre Kullu – sostiene i tribali in questa lotta per il diritto alle case e al terreno degli avi, “ma è chiaro che desideriamo e ripetiamo che la protesta deve essere pacifica e non violenta”. “Ci siamo rivolti a leader politici e alle autorità governative per far sospendere le previste manovre militari. Finora la Chiesa è riuscita a mantenere un clima pacifico nelle proteste. Anche il governo ha evitato che la crisi precipiti, non dando esecuzione alle richieste dell’esercito. Ma ora siamo sull’orlo del precipizio: governo ed esercito sembrano decisi a realizzare le loro decisioni e i tribali hanno proclamato che proseguiranno le proteste fino a ottenere quanto voluto, o a morire. Preghiamo che la crisi sia evitata”.

Ewigen
24-08-2006, 11:20
PAKISTAN
Il pericolo è il Pakistan, non l’Iran

[La Padania ] Proprio il 7 agosto scorso il generale Amid Gul, già capo dell’Interservice-Intelligence (Isi, il terribile servizio segreto del Pakistan), si era scagliato contro «la debole reazione del mondo islamico davanti all’aggressione israeliana contro il Libano». Il generale parlava a Rawalpindi, al termine di una cerimonia islamica, la Hamdard Majlis Shura. «Ad ottobre, gli Usa attaccheranno Iran e Siria simultaneamente», ha detto Gul. «Poi toccherà all’Arabia Saudita. E poi al Pakistan».
Chi s’intende di complotti segue sempre con attenzione quello che dice il generale Amid Gul, perché non solo è ben informato, ma perché è uno che di complotti ne ha fatti, e magistrali. A capo dell’Isi, e in piena collaborazione con la Cia, il generale ha arruolato e addestrato i fanatici mujaheddin da mandare in Afghanistan a combattere i sovietici negli anni ’80. La Cia forniva l’armamento (specie i missili portatili Stinger, che abbattevano infallibilmente gli elicotteri corazzati di Mosca) e l’Isi si occupava della selezione del “personale”: che altro non è che il primo nucleo di Al Qaeda. Infatti, Gul e Osama Bin Laden si conoscono benissimo ed hanno lavorato insieme per anni.
Ed è stato sempre l’Isi che, nelle scuole coraniche pakistane, ha formato ideologicamente e militarmente i Talebani, mandandoli poi a prendere il potere a Kabul. Anche questo in accordo con Washington. Perché il generale Amid Gul, fiero anticomunista, allora era molto filo-americano.
Almeno fino all’11 settembre 2001. Poi sì scoprì che settimane prima del grande attentato al World Trade Center, un altro direttore dell’Isi e braccio destro di Gul, il generale Mahmoud Ahmad, aveva trasferito un pagamento di centomila dollari a Mohamed Atta, ritenuto il capo dei dirottatori suicidi, ma allora probabilmente ancora collaboratore dei servizi pakistani. E il generale Mahmoud Ahmad era così amico degli Usa che quel giorno, mentre i grattacieli crollavano, non solo si trovava a Washington, ma era a pranzo con il capo della Cia George Tenet e quello che gli sarebbe succeduto, il senatore Porter Goss. Su questo episodio non s’è mai fatta luce, ma indica fino a che punto servizi americani e pakistani fossero in buoni rapporti.
Poi tutto è cambiato. Bush obbligò il dittatore pakistano in carica, generale Perwez Musharraf, a mettere a riposo i generali dell’Isi che avevano dato una mano all’America in Afghanistan, come collusi col terrorismo. Ora questi uomini, profondamente esperti in guerre nell’ombra, e con tutta la loro rete di contatti e complicità nella guerriglia islamica e nell’armata del loro Paese, si sentono non solo messi da parte, ma traditi. E certo preparano il momento della vendetta.
È un elemento da tener presente, anche alla luce dell’attentato sventato a Londra, che ha portato all’arresto di una ventina di persone con cittadinanza britannica, ma con origine e contatti in Pakistan.
Perché è il Pakistan che probabilmente produrrà amare sorprese nella nuova fase del “terrorismo globale”. Molto più dell’Iran, che gli Usa minacciano ogni giorno perché vogliono impedirgli di farsi la bomba atomica. Ma l’Iran non ha ancora la bomba, e non l’avrà, secondo la Cia, se non fra otto anni. Il Pakistan invece è una potenza atomica attuale, anzi in silenzioso riarmo. Sta infatti completando la costruzione a tappe forzate di una centrale al plutonio, che appena in funzione produrrà materiale sufficiente a fabbricare ogni anno 40-50 testate atomiche. Ciò aumenterà di venti volte l’arsenale nucleare pakistano.
Su questo riarmo Washington, mentre minaccia l’Iran, stende un velo. Perché oggi il Pakistan di Musharraf è un alleato necessario nella «lotta mondiale al terrorismo». È la retrovia obbligata delle operazioni in Afghanistan. E solo il suo servizio segreto ha gli uomini con le competenze anche linguistiche, nonché gli infiltrati e gli informatori, capaci di capire quel che avviene nella vasta “area tribale” del Waziristan di lingua pashtun dove, a ridosso dell’Afghanistan, pare si rifugino i resti di Al Qaeda e forse (se non è morto) lo stesso Bin Laden.
Ma questo “alleato” non è tanto stabile. Il generale Musharraf, legando i suoi destini agli Usa, ha suscitato contro di sé potenti ostilità non solo della componente fondamentalista, fortissima in un Paese di 170 milioni di abitanti e pullulante di rivolte sociali ed etnico-religiose; ha dovuto chiudere anche la tradizionale valvola di sfogo delle giovani teste calde pakistane, ossia la guerriglia nello Stato indiano del Kashmir, e per questo ricorrere a dure repressioni.
Il risultato delle repressioni non è brillante. Lo dimostrano gli attentati avvenuti a Bombay nella metropolitana, subito attribuiti ad infiltrati pakistani. Lo dimostra la controffensiva che in Afghanistan hanno sferrato, con crescente successo, i Talebani.
Ora, è forte il sospetto che i Talebani siano alla riscossa grazie al sostegno concreto di certi alti gradi dell’esercito pakistano e “servizi deviati”, probabilmente molto vicini al deposto generale Gul. Così, ciò che ha detto il generale a Rawalpindi assume un allarmante significato politico. «Ad ottobre l’America attaccherà Siria e Iran, e poi toccherà al Pakistan» non è un’informazione (può essere falsa) ma un messaggio politico. Vuol dire questo: a che serve essere “amici” degli Stati Uniti, se un giorno toccherà anche agli amici essere colpiti? Gul ha potuto esibire come prova della sua analisi il tragico destino del Libano: Paese democratico, che ha cacciato l’occupante siriano, il più filo-occidentale, certo il meno aggressivo: eppure, quando ha fatto comodo ad Israele, è stato devastato fino alle fondamenta.
Dunque l’astuto Gul sta dicendo a tutti i Paesi musulmani, anche “moderati” e filo-americani che bisogna coalizzarsi. Questa è la percezione crescente nel mondo islamico, che comincia a dar ragione all’iraniano Ahmadinejad: finché Israele esiste, per noi non ci sarà pace.
Ma mentre Egitto, Siria, Arabia Saudita ed Iran non hanno la capacità militare di infliggere danni in aree lontane dai loro confini, il Pakistan è la sola ragguardevole eccezione. Ha un esercito di 500 mila uomini, piuttosto moderno, ben armato e preparato, anche perché sperimentato in lunghe guerre con l’India. Ha le bombe atomiche. Ha i missili per lanciarle su bersagli a grande distanza. Ed ha i generali messi a riposo, che mantengono contatti e amicizie forti in questo temibile esercito. Musharraf, in fondo, è uno di loro: da un momento all’altro possono - magari con il suo accordo - deporlo e trattarlo come Musharraf ha trattato loro, mandarlo a casa ma senza arrestarlo né processarlo. Insomma, un colpo di stato - in Pakistan è una tradizione - diventa ogni giorno più possibile.
E allora, davvero, un arsenale atomico notevole può cadere nelle mani di generali non più amici dell’America, ma appoggiati dalla loro popolazione, nazionalista e ferocemente islamica, e per di più in contatto con le più varie organizzazioni guerrigliere musulmane. Com’è appunto il generale Gul.
Gli scenari che si prospettano in questo caso sono molto più allarmanti di quelli di un attentato su aerei di linea, con esplosivi convenzionali, come quello sventato a Londra. In un Pakistan comandato da certi generali, una delle bombe al plutonio pakistane può “scomparire” e riapparire, in mano all’Iran. O ad Al Qaeda o a qualunque altro gruppo, magari in un container su una nave da carico che attracca in un porto israeliano. Cioè nel paese la cui esistenza, come dice Ahmadinejad, minaccia tutti i musulmani, moderati o no.
Vi pare uno scenario fantastico? Non proprio. Bisogna ricordare che il Pakistan è il solo Paese che ha “già” fornito clandestinamente tecnologia nucleare a Paesi altamente ostili agli Stati Uniti: Iran, Corea del Nord e forse la Libia. Ciò è accaduto negli anni ’90, per iniziativa del più celebre scienziato pakistano, Abdul Kadir Khan. Ossia dell’uomo che ha guidato negli anni ’70 i programmi segreti di sviluppo atomico militare del Pakistan. Ufficialmente Khan, ha agito di sua iniziativa e senza il consenso del suo governo: ma è un fatto che il professore, per questo pericoloso contrabbando strategico, sta scontando - su richiesta americana - mitissimi arresti domiciliari nel suo Paese. Dove è una popolarissima celebrità e un eroe nazionale. Davvero strano e quasi incredibile che Usa e Israele concentrino l’allarme atomico sull’Iran, potenza nucleare in fieri; il vero rischio sta nella sola potenza nucleare musulmana già esistente e così ambiguamente posizionata, il Pakistan.