IpseDixit
30-10-2005, 16:41
BARI - Non funzionava bene da almeno tre mesi, e quasi sicuramente non era neanche quello originale il radioaltimetro montato sull'Atr 42 della compagnia italiana Si Fly precipitato il 12 novembre 1999 sulla rotta Roma-Pristina. L'aereo, partito per conto del Programma alimentare mondiale (Pam), si schiantò vicino a Mitrovika, a circa 25 miglia dall'aeroporto di Pristina, causando la morte di tutte le 24 persone a bordo, dodici delle quali erano italiane.
L'ipotesi non è stata comunicata ancora ufficialmente: si tratta di indiscrezioni sulle conclusioni della perizia disposta dalla procura della Repubblica sarda di Tempio Pausania, che ha aperto un nuovo fascicolo d'inchiesta sulla sciagura. Gli accertamenti sono stati affidati dal pm inquirente, Renato Perinu, al comandante pilota Arturo Radini e all'ingegnere Vittorio Floridia. Domattina alle 10.30, nel comando della guardia di finanza di Olbia, si terrà una conferenza stampa sulla vicenda.
Domani mattina, dinanzi al gup del Tribunale della capitale, si terrà inoltre l'udienza preliminare a carico delle quattro persone indagate per omicidio colposo: Robin Reid, all'epoca dei fatti amministratore delegato della società Balmoral, organizzatrice dei voli del Pam (organo della Fao) per il trasporto di aiuti umanitari in Kosovo, l'amministratore unico della Si Fly, Alberto Carrotta, il direttore operativo e il direttore tecnico Si Fly, Paolo Rizzi e Oscar Pio Carrozzo.
Il radioaltimetro dell'Atr 42 non è stato mai recuperato, contrariamente ad altre parti dell'aereo. Nel corso degli accertamenti, però, i periti avrebbero ritrovato in un hangar che era della Si Fly (compagnia dichiarata fallita nel 2001, con sede legale a Palermo e base tecnico-operativa ad Ancona, sorta sulle ceneri dell'Air Sicilia), intatto e ancora imballato, il radioaltimetro che dalla documentazione ufficiale risultava essere a bordo.
E quindi quello montato sull'Atr precipitato in Kosovo non poteva essere quello originale; comunque non ne esistono tracce documentali. Secondo la perizia, inoltre, (ma si tratta ancora una volta di indiscrezioni) la Si Fly era a conoscenza del malfunzionamento del radialtimetro almeno da tre mesi prima dell'incidente, e nonostante ciò aveva continuato a far volare l'Atr 42, violando gli standard di sicurezza. I rilievi dei periti sul malfunzionamento del radioaltimetro riguarderebbero anche i rapporti tra la Si Fly e la casa costruttrice, e tra la compagnia palermitana e l'Enac.
(30 ottobre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/cronaca/aereopam/aereopam/aereopam.html
L'ipotesi non è stata comunicata ancora ufficialmente: si tratta di indiscrezioni sulle conclusioni della perizia disposta dalla procura della Repubblica sarda di Tempio Pausania, che ha aperto un nuovo fascicolo d'inchiesta sulla sciagura. Gli accertamenti sono stati affidati dal pm inquirente, Renato Perinu, al comandante pilota Arturo Radini e all'ingegnere Vittorio Floridia. Domattina alle 10.30, nel comando della guardia di finanza di Olbia, si terrà una conferenza stampa sulla vicenda.
Domani mattina, dinanzi al gup del Tribunale della capitale, si terrà inoltre l'udienza preliminare a carico delle quattro persone indagate per omicidio colposo: Robin Reid, all'epoca dei fatti amministratore delegato della società Balmoral, organizzatrice dei voli del Pam (organo della Fao) per il trasporto di aiuti umanitari in Kosovo, l'amministratore unico della Si Fly, Alberto Carrotta, il direttore operativo e il direttore tecnico Si Fly, Paolo Rizzi e Oscar Pio Carrozzo.
Il radioaltimetro dell'Atr 42 non è stato mai recuperato, contrariamente ad altre parti dell'aereo. Nel corso degli accertamenti, però, i periti avrebbero ritrovato in un hangar che era della Si Fly (compagnia dichiarata fallita nel 2001, con sede legale a Palermo e base tecnico-operativa ad Ancona, sorta sulle ceneri dell'Air Sicilia), intatto e ancora imballato, il radioaltimetro che dalla documentazione ufficiale risultava essere a bordo.
E quindi quello montato sull'Atr precipitato in Kosovo non poteva essere quello originale; comunque non ne esistono tracce documentali. Secondo la perizia, inoltre, (ma si tratta ancora una volta di indiscrezioni) la Si Fly era a conoscenza del malfunzionamento del radialtimetro almeno da tre mesi prima dell'incidente, e nonostante ciò aveva continuato a far volare l'Atr 42, violando gli standard di sicurezza. I rilievi dei periti sul malfunzionamento del radioaltimetro riguarderebbero anche i rapporti tra la Si Fly e la casa costruttrice, e tra la compagnia palermitana e l'Enac.
(30 ottobre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/cronaca/aereopam/aereopam/aereopam.html