View Full Version : La situazione in Eritrea, Etiopia e Somalia
SOMALIA 7/8/2006 10.16
ACCORDO PER RISOLVERE CRISI DI GOVERNO
Il parlamento di transizione somalo voterà oggi l’accordo raggiunto nelle scorse ore dal primo ministro Mohamed Gedi, dal presidente Abdullahi Yusuf e dal portavoce del parlamento Sharif Hassan Sheikh Aden e che dovrebbe ricomporre la crisi interna alle istituzioni temporanee che hanno sede a Baidoa (sud del paese) e che nei giorni scorsi ha portato all’uscita dall’esecutivo di una quarantina tra ministri, vice-ministri e sottosegretari. Lo hanno riferito fonti dello stesso governo di Baidoa, precisando che negli incontri le parti sono riuscite a risolvere le loro differenze sulle modalità con cui rapportarsi alle Corti Islamiche che hanno preso il controllo di Mogadiscio e di altre importanti località del Sud Somalia. In realtà però finora non sono stati forniti molti particolari sull’intesa raggiunta ieri - grazie alla mediazione del ministro degli Esteri etiope, Seyoum Mesfin – fra le tre massime cariche istituzionali. Secondo le poche informazioni trapelate, l’accordo comprende la nomina entro 7 giorni di un nuovo governo (composto da 31 ministri, altrettanti vice e 12 sottosegretari) e l’impegno, da parte dell’Assemblea, a non mettere ai voti la sfiducia al primo ministro per almeno 6 mesi.
SOMALIA 7/8/2006 14.07
ACCORDO PER RISOLVERE CRISI…SCIOLTO GOVERNO
È stato ufficialmente sciolto il governo di transizione della Somalia del primo ministro Mohamed Gedi che ora avrà 7 giorni di tempo per presentare una nuova squadra. L’annuncio è stato fatto dal presidente Abdullahi Yusuf di fronte al parlamento, riunito al completo a Baidoa (la città nel sud della Somalia sede temporanea delle nuove istituzioni nate due anni fa al termine di lunghi e faticosi colloqui). Yusuf ha sottolineato che il prossimo governo sarà molto più snello del precedente (che “aveva più membri del parlamento) e che il primo ministro sarà responsabile delle azioni del nuovo esecutivo, sottoposto a verifica dopo i primi 3 mesi di lavoro. “Suggerisco che i ministri non vengano scelti solo dal parlamento ma vengano selezionati anche fuori dagli ambienti politici” ha detto Sharif Hasan Sheik Ahmed, il portavoce dell’Assemblea di deputati, a capo della corrente che nei giorni scorsi ha contestato il premier per le scelte effettuate nei rapporti con le Corti Islamiche che controllano Mogadiscio e per le sue aperture nei confronti di un intervento etiope in Somalia.
SOMALIA 7/8/2006 13.48
TRE BAMBINI MUOIONO GIOCANDO CON GRANATA
Almeno tre bambini sono morti oggi e altri tre sono rimasti feriti per l’esplosione di una granata inutilizzata con cui il gruppetto di minori stava giocando. La MISNA lo ha appreso da fonti giornalistiche locali, le quali hanno precisato che la deflagrazione è avvenuta del quartiere Generale Daud, nel distretto di Yakshid a Mogadiscio. I feriti sono stati trasferiti tutti all’ospedale Sinay, nel nord della città, e secondo alcune fonti tra loro si troverebbe anche un neonato di 10 mesi. In totale sono 5 i bambini morti nelle ultime 48 ore a Mogadiscio per la deflagrazione di ordigni inesplosi, probabilmente residuati dei combattimenti durati mesi tra i vecchi capi clan e l’Unione delle Corti Islamiche che ora detiene il controllo della città.
SOMALIA 8/8/2006 16.40
CONSULTAZIONI IN VISTA NOMINA NUOVO ESECUTIVO
Il primo ministro Ali Mohamed Gedi ha consultato i capi clan in vista della formazione di un nuovo governo dopo che ieri – in seguito alla crisi che ha portato alle dimissioni di una quarantina tra ministri, vice-ministri e sottosegretari – era stato costretto a sciogliere il vecchio esecutivo. Lo hanno riferito fonti dello stesso governo di Baidoa, mentre François Lonsény Fall, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la Somalia, ha lodato “gli sforzi di mediazione del governo etiope e invitato le parti somale a concordare una data per riprendere il dialogo iniziato a Khartoum il 20 giugno” aggiungendo che “l’unità entro le istituzioni federali di transizioni sono d’importanza cruciale per l’intero processo”. Già la scorsa settimana Fall aveva invitato le istituzioni di transizione al dialogo con il Consiglio supremo delle Corti islamiche le cui forze nei mesi scorsi hanno preso il controllo della capitale Mogadiscio e di altre importanti località del meridionali, ma quest'ultime rifiutano l'ingerenza etiope. Dalla caduta di Siad Barre nel 1991, la Somalia versa in uno stato d’anarchia che anche le fragili istituzioni di transizione – nate nel 2004 al termine dei colloqui di pace organizzati dalla comunità internazionale – non riescono a superare.
SOMALIA 9/8/2006 16.43
CORTI ISLAMICHE PRENDONO CONTROLLO DI CITTÀ CHIAVE NEL CUORE DEL PAESE
Le milizie delle Corti Islamiche hanno preso stamani il controllo della città di Beledwein, nel centro della Somalia (335 chilometri a nord di Mogadiscio), non lontano dal confine con l’Etiopia. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, le quali hanno precisato che la città è finita sotto il controllo politico delle locali Corti quasi senza colpo ferire. “C’è stata una brave sparatoria di una mezz’oretta tra i miliziani delle Corti e qualche guardia del governatore che ha opposto resistenza. In realtà gli uomini del tribunale islamico hanno approfittato del fatto che il governatore Yusuf Ahmed Hagar (meglio noto col soprannome di Dab-Ged) avesse lasciato la città in mattinata per partecipare a un incontro politico in un villaggio al confine con l’Etiopia per prendere il controllo dei palazzi governativi” spiega un deputato del parlamento somalo contattato dalla MISNA. Secondo le informazioni raccolte, la convivenza tra i miliziani islamici - presenti in città dallo scorso giugno, da quando cioè Mogadiscio era caduta nelle mani dell’Unione delle Corti Islamiche – e il governatore nominato dalle istituzioni di transizione somale che hanno sede a Baidoa, si era fatta nelle ultime settimane sempre più tesa. Fonti della MISNA confermano che i vertici delle Corti di Beledwein (o Baladuine) stavano da tempo cercando di convincere Hagar a passare al loro il controllo politico della città, considerata una località strategica dal momento che collega la zone centro-settentrionale della Somalia con quella centro-meridionale. Quando i rapporti tra Corti Islamiche e governo di transizione erano meno tesi di quelli attuali (e le parti sembravano pronte a collaborare per la ricostruzione del paese) le località sottratte al controllo degli ex-signori della guerra di Mogadiscio ( i capi dei clan sconfitti dalle Corti e costretti alla ritirata) erano cogestite da governo e milizie islamiche. L’esecutivo nominava i vertici politici, mentre le milizie delle Corti garantivano il controllo del territorio e la sicurezza.
SOMALIA 10/8/2006 13.13
MINACCE E MOVIMENTI DI TRUPPE NEL NORD DEL PAESE
Sale la tensione a Galkayo - la città nel centro nord della Somalia al ‘confine’ col Puntland, una delle due regioni settentrionali somale auto-dichiaratesi indipendenti dopo la caduta di Siad Barre nel 1991 – dove si fanno sempre più insistenti le voci di un imminente controllo della città da parte delle Corti Islamiche. Secondo le informazioni raccolte dalla MISNA, le Corti Islamiche locali di Galkayo (oltre 700 chilometri a nord di Mogadiscio) avrebbero chiesto l’intervento dei miliziani dell’Unione delle Corti Islamiche, il movimento nazionale che ha conquistato nei mesi scorsi Mogadiscio, per prendere il controllo dell’area. “Non vogliamo attaccare nessuno, ma siamo stati chiamati dai locali per recarci a Galkayo” ha detto il nuovo capo delle Corti di Mogadiscio, Sheikh Hassan Dahir Aweys nel corso di un’intervista a una radio locale. Secondo informazioni ancora da verificare, ieri nella città settentrionale sarebbe arrivato Abdi Awale Qaybdiid, uno dei capi clan che si oppongono alle Corti cacciato da Mogadiscio nei mesi scorsi. Ma i movimenti di truppe intorno a Galkayo preoccupano soprattutto l’autorità autonoma del Puntland, il cui presidente Adme Muse Hirsi si è detto pronto a difendersi da ogni attacco e avrebbe raccolto uomini e mezzi a ridosso della ‘frontiera’ con la Somalia. “Sappiamo che le milizie islamiche stanno cercando di minare la sicurezza nella regione del Puntland, ma non lo accetteremo mai. Difenderemo il Puntland a ogni costo” ha detto Hirsi in un’intervista radiofonica. “Il Puntland non ha niente a che fare con il sud di Galkayo, quindi non c’è motivo di organizzare le difese” gli ha fatto eco Dahir Aweys. Le Corti controllano già le principali località del sud della Somalia, fatta eccezione di Baidoa dove ha sede il governo di transizione. Con la presa ieri di Beledwine (335 chilometri a nord di Mogadiscio, nel centro del paese), si sono assicurate anche il controllo di un’area chiave che collega il centro sud con il centro nord della Somalia.
ETIOPIA 11/8/2006 3.10
GENERALE DISERTA E FUGGE IN ERITREA
Un alto ufficiale etiope ha disertato per rifugiarsi in Eritrea. La notizia è stata data dalla televisione statale etiope e confermata dal governo eritreo. La diserzione del generale Kemal Getu, comandante della 18esima divisione dell’esercito di Addis Abeba, rischia di surriscaldare ulteriormente le già tese relazioni tra i due paesi confinanti, protagonisti di un conflitto (dal 1998 al 2000) trasformatosi oggi in un serrato braccio di ferro politico-diplomatico. Fonti giornalistiche riferiscono che insieme all’alto ufficiale avrebbero oltrepassato il confine con l’Eritrea altri 150 militari etiopi, ma questo particolare per il momento non viene confermato né da Asmara né da Addis Abeba. Secondo la televisione etiope dietro la diserzione del generale Getu, recentemente promosso di grado, si troverebbe l’insoddisfazione per una mancata promozione. Secondo il governo eritreo, invece, la diserzione dell’alto ufficiale dimostrerebbe la crescente disaffezione degli etiopi nei confronti del governo, “accusato di sopprimere l’opposizione, di non onorare il mandato popolare e di tentare disperatamente di prolungare la propria esistenza”.
SOMALIA 12/8/2006 14.02
DOPO 14 ANNI, ANCORA IN FUGA VERSO IL KENYA
(MISNA) Continua al ritmo di 100 persone al giorno il flusso di profughi somali verso la regione di Dadaab, nel nordest del Kenya, dove sono presenti tre campi di accoglienza; lo riferisce l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) che esprime preoccupazione per il sovraffollamento degli accampamenti e il ridursi delle risorse per l’assistenza. Dall’inizio dell’anno sono 18.000 i somali che si sono uniti ai loro connazionali nella regione di Dadaab, che ospita 135.000 profughi in gran parte provenienti dalla Somalia e presenti da 14 anni; molti dei nuovi arrivi sono fuggiti a causa dei recenti combattimenti tra Corti Islamiche e i capi dei clan che dagli Anni ’90 hanno controllato Mogadiscio. “Se le cose continuano così potrebbero arrivare altre 12.000 persone entro la fine dell’anno, portando a 30.000 il numero dei nuovi profughi” ha detto Nemia Temporal, responsabile dell’ufficio Unhcr a Dadaab, aggiungendo la preoccupazione su una ripresa dei combattimenti che non farebbe che far aumentare i fuggitivi. “In questo caso - ha detto Temporal - dovremmo avviare trattative con il governo keniano per aprire un quarto campo profughi”. Il nuovo fronte apertosi in Somalia e l’arrivo di nuovi profughi ha avuto forte impatto sul morale dei rifugiati già presenti nei campi, ha riferito il funzionario dell’Onu, spiegando che in tanti guardavano con speranza alla nuova presidenza e al nuovo governo per la stabilizzazione del paese e quindi per il loro rientro.
Somalia a rischio fondamentalismo[islamico]-Si teme un conflitto in tutta la regione
NAIROBI (Avvenire) Se il fragile governo somalo non riuscirà a debellare le corti islamiche che controllano ormai gran parte del Paese, si potrebbe scatenare un conflitto su base regionale che vedrebbe il coinvolgimento di al-Qaida. Lo ha dichiarato il centro studi "International crisis group" (Icg) in un suo rapporto titolato «La crisi somala può essere contenuta?». Secondo il Centro studi, gli Stati vicini, soprattutto Etiopia ed Eritrea, devono smettere di sostenere le fazioni rivali o la situazione diventerà esplosiva. «Se la crisi non verrà contenuta si rischia di precipitare in una situazione (che vedrebbe la partecipazione) di Stati radicali stranieri e di al-Qaida», scrive Icg. Il governo ad interim del presidente Abdullahi Yusuf, sostenuto dall'Etiopia, ha visto la sua autorità sgretolarsi sotto i colpi di un gruppo di estremisti islamici che, secondo fonti delle Onu, hanno ricevuto aiuti dall'Eritrea. Il governo federale di transizione, deve includere gli estremisti islamici e altri gruppi etnici, come gli Hawiye che vivono a Mogadiscio e che si sentono esclusi dall'amministrazione. La comunità occidentale teme che le corti islamiche, guidate dall'imam Sheikh Hassan Dahir Aweys (affiliato ad al-Qaida), possano creare un regime simile a quello dei taliban in Afghanistan.
Somalia slides towards war
Fri 21 Jul 2006 10:41 AM ET
NAIROBI, (Worldnews July 21 ) - Neglected by the world for years, Somalia appears on the verge of a war that could escalate into a major regional conflict and play into the hands of hardline Islamists.
Six weeks after taking Mogadishu and other southern towns, the Islamists are engaged in an increasingly bellicose standoff with a fragile, Ethiopian-backed interim government based in the provincial town of Baidoa.
With Islamist militia moving their closest yet to Baidoa this week, and witnesses saying Ethiopian soldiers have poured over the border to defend the government, the prospect of yet another major conflict in Somalia has risen sharply.
"The risk of full-scale war increases by the day," said John Prendergast, of the International Crisis Group, citing the government's "foolish" boycott of peace talks in Sudan and what he called provocative Islamist militia movements.
While Ethiopia is apparently spoiling for a fight, warning it will crush the Islamists if they attack Baidoa, another regional player -- Eritrea -- is playing a lesser-known but also influential role on the other side, analysts and diplomats say.
Already criticised by the United Nations for funnelling arms to the Islamists during their rise to power in Mogadishu earlier this year, the Eritreans are continuing to supply weapons, funds and personnel, the experts believe.
"The Eritrean support is the backbone of the Islamists' military structure," said one analyst, who has close contacts with all sides in the Somali crisis but asked not to be named. "In Mogadishu, the Eritrean presence is everywhere. Believe me, I've seen them."
Ethiopia's motives are obvious: it wishes to remain the dominant power in the Horn of Africa; it has traditionally sought to influence Somalia and contain radical Islam there; and it fears Islamist aspirations in its Ogaden ethnic Somali region.
Eritrea's thinking is less clear -- beyond hatred of Ethiopia.
Asmara became independent in 1991 after a 30-year uprising and later fought a border conflict with Ethiopia.
"It is purely to obstruct Ethiopia that the Eritreans are getting involved in Somalia, they don't have big past links or interests," said an African diplomat who tracks the Horn.
Both Addis Ababa and Asmara deny any presence in Somalia, but their statements are taken with a pinch of salt by many.
SOMALIS' SUFFERING
If war starts, the world will be badly placed to stop it.
Washington and other Western powers are already militarily stretched in Iraq and Afghanistan, and distracted by the crisis in Lebanon. Foreign intervention could anyway inflame the Somali conflict by heightening popular support for the Islamists and attracting foreign radicals.
The Islamists are led by a man on U.S. and U.N. terrorism lists, Sheikh Hassan Dahir Aweys, and are widely believed to be harbouring a small number of both foreign and local radicals.
A big, polarising conflict could turn Somalia into just the haven for extremists that the United States and others fear.
If the Islamists win and hardliners stay at the top, "Somalia may be a very attractive place for radicals, especially two or three years down the line when Iraq settles down and people are looking for somewhere else to go," the analyst said.
The involvement of Ethiopia in any conflict would also hand the Islamists a strong card with Somalis, many of whom regard their neighbours as the traditional enemy.
"An armed confrontation between the Islamic Courts Council and Ethiopia would be likely to generate a wave of ultra-nationalism in Somalia that would redound to the advantage of the Courts and might ignite a regional war," said Michael Weinstein, of the U.S.-based Power and Interest think-tank.
A flurry of diplomatic initiatives since the Islamist takeover has focused on trying to get them to start a dialogue with the interim government. But a promising first meeting in Sudan stalled after a government boycott of a second round.
And with the United States struggling to reshape its policy toward Somalia after misjudged backing for defeated warlords, the international response has been slow and fragmented.
"External players' failure to devise coherent strategies and their weak calls for dialogue have allowed the Islamic Courts Council to advance unhindered, contributed to the breakdown of the Transitional Federal Government and raised the probability of an armed confrontation," Weinstein added.
Since a disastrous U.S.-led intervention in the early 1990s, Somalia was low on the radar for the world's powers -- until the Islamist takeover set alarm bells ringing in Washington.
Somalia: le Corti conquistano Hobyo
L'alleanza continua espansione e influenza nel Paese
(ANSA) - MOGADISCIO, 16 AGO - Le Corti islamiche hanno preso all'alba il controllo del porto di Hobyo, nel centro della Somalia. Dalla fine di giugno le Corti islamiche, alleanza di formazioni piu' o meno integraliste che si sono gia' impadronite di Mogadiscio, continuano a estendere la loro influenza in Somalia, ennesima dimostrazione della fragilita' del governo transitorio basato nella citta' di Baidoa, mentre i negoziati politici a Khartoum hanno subito una battuta di arresto.
SOMALIA 16/8/2006 16.28
CORTI ISLAMICHE PRENDONO CONTROLLO DI TRE LOCALITÀ COSTIERE
(MISNA 16/8/2006 16.28) Le Corti Islamiche hanno, negli ultimi giorni, preso il controllo di tre località portuali in vari punti delle coste somale. Lo riferiscono fonti giornalistiche locali e internazionali, precisando che miliziani delle Corti all’alba di oggi sono entrati, senza colpo ferire, nel villaggio costiero di Hobyo, nel centro della Somalia. Seguendo una prassi ormai consolidata, la lunga colonna di tecniche (fuori strada che montano nella parte posteriore una mitragliatrice pesante) che stazionava da ieri all’ingresso di Hobyo (una settantina di casupole a qualche centinaio di metri dalla costa atlantica) è entrata in città su ‘invito’ del locale tribunale islamico, creato nei mesi scorsi e collegato all’Unione nazionale delle Corti Islamiche, il potente movimento politico-economico che controlla Mogadiscio e buona parte del paese. Nel fine settimana i miliziani delle Corti avevano preso il controllo anche di due altre località costiere, Harardheere e Eldher, considerate le basi dei gruppi di ‘pirati’ responsabili di gran parte degli attacchi condotti dal marzo dello scorso anno contro molte delle navi che transitavano a largo delle coste somale. Dopo la presa di Mogadiscio, le Corti hanno proseguito in una lenta, ma costante, estensione della propria influenza in varie zone del paese, che nei mesi scorsi gli ha consentito di prendere il controllo in tutti i principali centri abitati del sud della Somalia (fatta eccezione per Baidoa, dove ha sede il governo di transizione) e che negli ultimi giorni, invece, li vede impegnati soprattutto nel centro del paese, con l’obiettivo dichiarato di puntare anche ad alcune delle principali città del nord della Somalia a ridosso dei ‘confini’ con le due auto-proclamatesi repubbliche indipendenti del Puntland e del Somaliland. Proprie in queste zone sta salendo la tensione e aumentano le preoccupazioni per una serie di dichiarazioni rilasciate dai vertici delle Corti Islamiche di Mogadiscio nei giorni scorsi. Fonti giornalistiche locali fanno sapere che in Puntland la polizia è sulle tracce del rappresentante locale delle Corti che la scorsa settimana aveva tentato di aprire un tribunale nel distretto di Las Anood. La polizia ha detto che l’uomo è fuggito insieme a una decina di collaboratori. Intanto ancora nessuna novità sul fronte politico-diplomatico visto che per il momento dalla Lega Araba non arriva alcuna data riguardo alla possibile ripresa dei colloqui tra il governo di transizione somalo e le Corti Islamiche. I colloqui dovevano riprendere ieri, ma l’appuntamento è saltato per cause ancora non chiare, anche se in molti sembrano puntare il dito contro la delegazione delle Corti, che da settimane dice di non voler riprendere i negoziati finchè i soldati etiopi presenti in Somalia a sostegno del governo di transizione non lasceranno il paese. Proprio a questo riguardo, secondo fonti locali nel fine settimana le forze etiopi presenti nella regione di Glagadud, avrebbero rinforzato le loro postazioni nel distretto di Balanbale, a ridosso del confine tra Etiopia e Somalia.
UN warns of humanitarian crisis looming in Somalia
[Mg.Co 16 August 2006 ] A severe humanitarian crisis may erupt this year in Somalia, where insecurity could compound crop failures and leave about 3,6-million people in need of urgent aid, a United Nations agency said on Wednesday.
Still battling to recover from the effects of a killer drought that hit East Africa, about 1,8-million Somalis remain dependent on assistance, and that number could double if fears of widespread conflict are realized, it said.
The UN's Food Security Analysis Unit (FSAU) noted slight improvements in conditions in certain areas of Somalia but said crisis conditions prevail particularly in the south and will persist until at least the end of the year.
"An estimated 1,8-million people are in need of urgent humanitarian assistance and livelihood support at least until the end of December 2006," the FSAU said in a statement released in the Kenyan capital, Nairobi.
It blamed drought-related crop failures and livestock deaths as the main causes but said supplies of aid and imported food stuffs are compromised by violence and could be reduced to a trickle by large-scale fighting.
Somalia, a nation of 10-million, is currently rocked by a stand-off between Islamists, who control much of the south including the capital, and a weak government that is rocked by infighting and unable to exert its authority.
"If there is an escalation in the political crisis which results in widespread conflict and the disruption of inter-regional trade, the implications for the humanitarian situation will be severe," the FSAU said.
"In such a scenario, the total number of people facing humanitarian crisis could double," it said, adding that all of south and central Somalia might be plunged into an "emergency of a significantly increased scale and magnitude"
Sharia in Somalia: 7 frustati allo stadio
[Avvenire ] Le Corti islamiche hanno condannato a 40 frustate sette uomini accusati di aver consumato o venduto marijuana, ma non è chiaro quando e se tutti gli uomini siano stati processati.
Gli ufficiali islamici hanno frustato i sette uomini nello stadio Konis di Mogadiscio, davanti a una nutrita folla di persone, tra cui donne e bambini.
Gli ufficiali hanno anche proceduto a bruciare la marijuana davanti alla gente. «Questa punizione è stata accordata nel rispetto della legge islamica - ha detto alla folla l'ufficiale Farah Ali Hussein, dopo aver inferto le frustate - grazie ad Allah, possiamo applicare liberamente la sharia in alcune zone del paese e speriamo di poter fare altrettando in tutto il paese».
«Sono stato punito ingiustamente - ha dichiarato uno dei sette uomini, Hassan Muhuyadiin - non ho commesso alcun crimine, sono stato arrestato e punito senza alcuna prova contro di me».
Intanto si estende l'influenza delle Corti sul Paese. Gli islamici hanno preso ieri all'alba il controllo del porto di Hobyo, nel centro della Somalia. Lo riferiscono gli abitanti della città raggiunti telefonicamente dalla Reuters. Dalla fine di giugno le Corti islamiche continuano a estendere la loro influenza in Somalia, ennesima dimostrazione della fragilità del governo transitorio basato nella città di Baidoa, mentre i negoziati politici a Khartum hanno subito una battuta di arresto.
Nel fine settimana, le Corti islamiche hanno assunto il controllo delle città strategiche di Haradere e Eldher, principali basi dei pirati che attaccano navi e battelli nell'Oceano indiano.
ETIOPIA 17/8/2006 18.32
NUOVE DISERZIONI, ALTRI MILITARI ETIOPI RIPARANO IN ERITREA
[MISNA] Nuove diserzioni interne all’esercito etiope avrebbero portato “decine” di soldati e alcuni ufficiali a oltrepassare la frontiera ed entrare in Eritrea, chiedendo asilo politico. Lo ha fatto sapere il governo di Asmara in una nota diffusa ieri in cui si precisa che “negli ultimi 4 giorni sono arrivati in Eritrea alcuni soldati etiopi guidati dai capitani Bededa Regassa e Negesso Watyo”. I due, sempre secondo il comunicato di Asmara, avrebbero assicurato che la protesta tra le file dell’esercito si “sta estendendo in varie zone dell’Etiopia”, preannunciando l’arrivo di altri disertori. Il governo eritreo sottolinea che i due ufficiali sono entrambi di etnia Oromo - il più grande gruppo etnico del composito mosaico di tribù e comunità dell’Etiopia - e ricorda che il Fronte di liberazione degli Oromo (Olf), un gruppo secessionista etiope sostenuto proprio da Asmara, la scorsa settimana aveva invitato gli ufficiali dell’esercito etiope a unirsi alla ribellione seguendo l’esempio del generale Kemal Getu, comandante della 18esima divisione dell’esercito di Addis Abeba entrato in Eritrea insieme a altri 150 soldati il 10 agosto scorso e successivamente unitosi ai ribelli dell’Olf. La vicenda dei disertori che entrano in Eritrea rischia di surriscaldare ulteriormente le già tese relazioni tra i due paesi confinanti, protagonisti di un conflitto (dal 1998 al 2000) trasformatosi oggi in un serrato braccio di ferro politico-diplomatico
SOMALIA
[MISNA]- Una missione di pace africana sarà dispiegata in Somalia “nelle prossime settimane o mesi”: lo ha detto il vice-ministro degli Esteri keniano, Moses Wetangula, in una conferenza stampa organizzata a margine dell’icontro che ieri hanno tenuto a Nairobi i responsabili militari di Kenya, Uganda, Etiopia, Somalia, Eritrea, Gibuti e Sudan. Finora le Corti Islamiche, che controllano Mogadiscio e le principali città del sud e del centro del paese, si sono sempre opposte al dispiegamento di una forza internazionale composta da paesi confinanti. Una posizione che finora aveva trova d’accordo anche alcuni esponenti di spicco dello stesso governo di transizione.
SOMALIA 21/8/2006 9.56
NOMINATO NUOVO GOVERNO, SOLDATI ETIOPI PRESIDIANO BAIDOA
[MISNA] Un nuova squadra di governo composta da 31 esponenti è stata nominata oggi dal primo ministro Mohamed Gedi. L’annuncio è stato dato stamani dal portavoce governativo, Abdirahman Dinari, il quale però non ha fornito alcun particolare sulla composizione del nuovo gabinetto. Dinari ha solo precisato che alle nuove nomine hanno contribuito alcuni parlamentari, gli anziani dei principali clan somali e Sharif Hassan Sheikh Adan, il portavoce del parlamento somalo, nonchè capo della corrente politica che il 7 agosto scorso aveva costretto Gedi e il presidente Abdullahi Yusuf a sciogliere il precedente governo per nominarne uno nuovo. Intanto giungono nuove conferme al fatto che oltre un centinaio di soldati etiopi presidiano da ieri l’aeroporto di Baidoa, la città nel sud della Somalia dove ha sede il governo di transizione. Secondo le informazioni raccolte dalla MISNA, i soldati etiopi sarebbero subentrati ai militari somali che fino a sabato presidiavano la zona intorno all’aeroporto e che nel fine settimana hanno disertato per raggiungere Mogadiscio e unirsi alle Corti Islamiche. Finora sarebbero quasi 500 i soldati somali che hanno lasciato il fronte governativo per unirsi alle potenti Corti, che ormai controllano praticamente tutto il sud della Somalia e anche alcune località strategiche nel centro e nel nord del paese.
SOMALIA 21/8/2006 12.29
NOMINATO NUOVO GOVERNO
[MISNA] Sono 36, e non 31, i componenti della nuova squadra di governo annunciata oggi dal primo ministro somalo, Mohamed Gedi. Dalla lista completa delle nomine, infatti, spiccano anche 5 ministri di Stato con deleghe agli Affari Esteri, alla Pianificazione e al censimento, all’informazione, alla Pesca e alle Finanze. Nella lista contenente le nuove nomine ministeriali, spiccano i nomi di Sheik Adan Madore, al ministero della Giustizia, Isma’il Hurre Buba (Esteri), Hussein Aidid (interni e vice-premier), Barre Adan Shire Hirale (Difesa), Abdulahi Abdi Garun (Sicurezza Nazionale), Hassan M. Nuur Shaati Gaduud (Finanze). Gedi sembra aver accolto la richiesta del presidente Abdullahi Yusuf (il quale sciogliendo il precedente gabinetto aveva sottolineato come “avesse più membri del Parlamento”) mettendo in piedi una squadra molto più snella rispetto ai 100 esponenti del precedente esecutivo. Le nomine sono arrivate con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza prevista, il 14 agosto. Il precedente governo era caduto per le polemiche sorte sull’atteggiamento da avere (negoziare o meno) con le potenti Corti Islamiche e sulla possibilità di una missione di pace africana da dispiegare in Somalia.
SOMALIA 22/8/2006 3.33
BELEDWINE: CORTI ISLAMICHE CREANO IL PORTO D’ARMI
[MISNA] Solo i membri delle Corti Islamiche potranno portare le armi nella regione dell’Hiran, centro della Somalia: lo hanno stabilito gli esponenti dei Tribunali islamici di Beledwine (Beledwein, secondo un’altra dizione, 335 chilometri a nord di Mogadiscio), che hanno anche annunciato l’istituzione di una sorta di ‘porto d’armi’ per coloro che, pur non essendo esponenti delle Corti, dimostrino la necessità di dover circolare armati. Fonti locali fanno sapere che alcune macchine dotate di altoparlanti girano da ieri la città diffondendo il messaggio e avvisando che è previsto il sequestro dell’arma per chiunque ne fosse trovato in possesso senza permesso. Secondo indiscrezioni la misura è stata presa dopo che in città sono cominciate a circolare voci sul riarmo dell’ex-amministratore di Beledwine Yusuf Ahmed Hagar (meglio noto col soprannome di Dab-Ged), ‘spodestato’ due settimane fa dalle Corti, che, approfittando della sua assenza, hanno preso il controllo politico del centro abitato. Le Corti invece sostengono che la decisione è stata presa per tentare di riportare un po’di sicurezza nell’area dove sono frequenti scontri tra clan. Proprio nel fine settimana, due persone sono morte e un numero imprecisato è rimasto ferito nella intensa sparatoria che per alcune ore ha coinvolto due famiglie rivali a El-Magad, 85 chilometri a nord di Beledwyne. Con la presa di Beledwine, le Corti si sono assicurate il controllo di un’area chiave che collega il centro sud con il centro nord della Somalia.
SOMALIA
[MISNA]- Il governo di transizione ha accettato di cooperare con i ribelli del Fronte di liberazione eritreo (Elf) per rilanciare la pace e la stabilità nella regione del Corno d'Africa. Lo ha riferito Yusuf Mohamed Ismail, inviato speciale del governo somalo presso l'Unione europea, accusando ancora una volta il governo di Asmara di sostenere le Corti islamiche che da mesi controllano diverse località nel paese.
SOMALIA 22/8/2006 11.02
CON NOMINE VICE-MINISTRI COMPLETATO GOVERNO
[PIME] Con la nomina di 31 vice-ministri, il primo ministro somalo Mohamed Gedi ha completato la squadra di governo chiamata a sostituire il precedente gabinetto, scioltosi il 7 agosto scorso dopo una serie di dimissioni a catena legate alle polemiche interne scatenatesi per il rifiuto del premier di negoziare con le Corti Islamiche. Sale così a 67 il numero dei componenti del nuovo esecutivo, un numero comunque inferiore rispetto ai circa 100 esponenti che (tra ministri, vice-ministri e sottosegretari) facevano parte della precedente squadra. Lo stesso presidente Abdullahi Yusuf, annunciando lo scioglimento del governo ai primi di agosto, aveva criticato il premier Gedi e l’alto numero di membri della sua squadra. Il nuovo gabinetto, già in parte approvato dal capo di Stato (che in base alla costituzione deve esprimersi su ogni nomina del premier) dovrà ora passare al vaglio del Parlamento. Intanto continuano i botta e disposta di Etiopia ed Eritrea, sempre più protagoniste della crisi somala. Nelle ultime ore, infatti, Asmara è tornata ad accusare l’Etiopia di interferenze in Somalia, sostenendo che Addis Abeba è pronta a lanciare una pesante offensiva contro le Corti Islamiche col sostegno degli Usa. Dall’Etiopia, invece, sono giunte nuove smentite ufficiali alla presenza di truppe nazionali in territorio somalo. In realtà da ieri continuano a giungere segnalazioni riguardo all’ingresso, domenica notte, di un convoglio militare composto da una decina di mezzi (per un totale di oltre 300 uomini) che avrebbe oltrepassato il confine con la Somalia, diretto a Baidoa, la città nel sud del paese in cui hanno sede le istituzioni di transizione.
SOMALIA 23/8/2006 11.47
TENSIONI NEL CENTRO NORD DEL PAESE
[MISNA] Si fa sempre più tesa la situazione nella zona centro settentrionale della Somalia, dove ieri un’alleanza di forze contrarie alle Corti Islamiche (soldati etiopi e miliziani somali fedeli ad alcuni dei capi clan che per 15 anni avevano controllato Mogadiscio) ha preso il controllo del villaggio di Bandiiradley, 70 chilometri a nord di Galkayo, capitale della regione centrale di Mudug, mettendo in fuga i miliziani dei Tribunali che controllano Mogadiscio, gran parte del sud della Somalia e che nelle ultime settimane avevano cominciato a espandersi anche nel centro-nord del paese. Alcuni esponenti delle Corti hanno fatto sapere di essere pronti a lanciare un attacco contro “l’Etiopia e i suoi lacché” per riprendere il controllo della zona. Intanto l’Etiopia ha smentito che propri soldati siano entrati a Galkayo o siano attivi in territorio somalo, bollando le testimonianze a riguardo come “propaganda delle Corti”. La presa della località di Bandiiradley (a cui avrebbero partecipato anche elementi armati della regione autonoma del Puntland) è stata confermata alla MISNA da fonti giornalistiche locali, le quali hanno precisato che gli episodi di ieri non avrebbero causato vittime, anche se si teme che la zona centro-nord del paese possa presto diventare un campo di battaglia. Le tensioni intorno alla zona di Galkayo sono cominciate una decina di giorni fa quando il locale tribunale islamico aveva invitato le Corti Islamiche a entrare in città e intervenire per riportare l’ordine. Sviluppi che hanno preoccupato soprattutto l’autorità autonoma del Puntland, il cui presidente Adme Muse Hirsi ha fatto sapere di essere pronto a difendersi da ogni attacco, annunciando di aver rinforzato il dispositivo militare a ridosso della ‘frontiera’ con la Somalia. “Difenderemo il Puntland a ogni costo” aveva detto Hirsi in un’intervista radiofonica. “Il Puntland non ha niente a che fare con il sud di Galkayo, quindi non c’è motivo di organizzare le difese” gli aveva risposto Dahir Aweys, il nuovo potente presidente delle Corti.
SOMALIA 24/8/2006 13.15
MONITO AL PUNTLAND, ERITREA CONTRARIA A FORZA AFRICANA
[MISNA]Proseguono le polemiche tra le autorità del Puntland, la regione settentrionale somala autoproclamatasi autonoma nel 1991, e le Corti Islamiche, che ieri hanno minacciato un attacco se il governo del Puntland continuerà a intromettersi nelle vicende somale. Parlando con la stampa locale, Sheick Abdirahin Ali Mudey, responsabile dell’ufficio informazione del Consiglio somalo delle Corti Islamiche, ha detto che l’appoggio dato da elementi armati del Puntland alle truppe etiopi e somale che hanno preso due giorni fa il villaggio di Bandiiradley (70 chilometri a nord di Galkayo, capitale della regione centrale di Mudug) avrà presto una risposta. “Il Puntland dovrebbe smetterla di compiere provocazioni e di intromettersi in azioni che minacciano la pace nella regione, così come dovrebbe smettere di supportare Abdi Qeybdid (uno dei potenti capi clan che le Corti hanno sconfitto e cacciato il giugno scorso da Mogadiscio, ndr), altrimenti la situazione cambierà presto” ha detto Ali Mudey. Da alcune settimane, da quando cioè le Corti hanno avviato una politica di estensione della loro influenza anche nell’area centro-settentrionale della Somalia, le autorità del Puntland hanno avviato una serie di misure fortemente contrarie alle Corti, minacciando interventi armati, dispiegando truppe al confine e arrestando sul proprio territorio decine di persone accusate di essere collegate alle Corti Islamiche di Mogadiscio. Intanto il governo eritreo ha fatto sapere di essere contrario al dispiegamento di truppe africane in Somalia, come annunciato recentemente da rappresentanti dell’Igad, l’autorità regionale del Corno d’Africa. In una nota, il ministero dell’Informazione sostiene che il dispiegamento di una missione in Somalia potrebbe mettere a repentaglio i tentativi di riportare la calma a Mogadiscio e nel paese, riferendosi all’azione delle Corti, di cui Asmara è uno dei principali sostenitori. La nota si sottolinea inoltre che la missione avrebbe il solo scopo di “realizzare l’agenda politica del partito di governo in Etiopia e nient’altro”.
SOMALIA 24/8/2006 16.01
DOPO OLTRE DIECI ANNI UNA NAVE ATTRACCA AL PORTO DI MOGADISCIO
[MISNA] Si chiama ‘MV Rojan’ la nave cargo che questa mattina ha attraccato al porto internazionale di Mogadiscio poche ore dopo la cerimonia di inaugurazione tenuta stamani dal presidente delle Corti Islamiche, Sheikh Hassan Dahir Aweys, e con cui è stato formalmente riaperto lo scalo marittimo chiuso per 11 anni e in parte ristrutturato negli ultimi due mesi dalla nuova amministrazione della principale città della Somalia. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, le quali hanno precisato che a bordo del mercantile (il primo attraccato al porto dal 1995) si trovava anche materiale sanitario inviato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef). Il porto dovrà ancora subire una serie di migliorie che nei prossimi mesi consentiranno alla struttura di operare a pieno regime, fanno sapere fonti locali, ma i lavori compiuti consentono giù l’approdo di navi con carichi fino a 8000 tonnellate. Finora le navi avevano attraccato al porto naturale di El’Man, più scomodo e costoso. Durante la cerimonia di inaugurazione il presidente delle Corti è tornato a chiedere all’Etiopia di ritirare le truppe dispiegate in Somalia, ribadendo che “un intervento etiope in Somalia non sarà mai accettato”. “Chiediamo all’Etiopia di ritirare le sue truppe o di prepararsi a una guerra totale” ha detto Dahir Aweys. Addis Abeba continua a smentire ufficialmente che truppe etiopi siano presenti in territorio somalo, ma da settimane sono numerose le segnalazioni sulla presenza di militari etiopi che avrebbero oltrepassato il confine con la Somalia per dare sostegno al fragile governo di transizione che ha sede a Baidoa, nel sud del paese.
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