Entra

View Full Version : Nanotecnologie e prospettive secondo Paolo Milani (Università di Milano)


Adric
09-10-2005, 03:17
Nanotecnologie/ Milani (Università di Milano): siamo alle nozze coi fichi secchi
(Affaritaliani)

Un chip di silicio grande quanto un'unghia diventa un laboratorio di analisi del sangue. E' l'ultimo ritrovato delle nanotecnologie, presentato oggi in Giappone. Una strumentazione portatile che scruterà dentro i minimi confini dell'osservabile: un globulo rosso è infatti grande 1000 nanometri (ogni nanometro, un milionesimo di millimetro). La gente, quindi, potrà comprare il dispositivo di analisi in farmacia e tranquillamente farsi tutti gli esami del sangue che desidera a casa. Evitando code agli sportelli e alzatacce a stomaco vuoto il mattino.

Per le nanotecnologie, la scienza multidisciplinare che pervade tutta la ricerca, l'ultima frontiera si sposta sempre più in là. Dove arriveremo e con quali conseguenze? A farci riflettere su queste domande, durante le due "Giornate aperte agli insegnanti" (7 e 8 ottobre, Museo della Scienza di MIlano), è Paolo Milani, professore straordinario di Struttura della Materia presso il dipartimento di Fisica e direttore del Centro interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati dell'Università di Milano.

"Vorrei che si allargasse la visione semplicistica che valuta l'innovazione o in termini di nuovi gadget elettronici di largo consumo o in termini di soluzione di problemi su scala planetaria", esordisce Milani. "Le nuove tecnologie - il professore spiega ad "Affari" - non sono solo quelle del telefonino da cambiare ogni sei mesi per avere sempre nuove funzioni. Né quanto è emerso nei giorni scorsi alla megaconferenza di Venezia sul futuro della scienza: la tecnologia risolve molti problemi, ma che possa anche salvare l'umanità... E' una visione infantile", commenta.

A che punto è la ricerca nel campo delle nanotecnologie? "Attualmente soffre per troppi colli di bottiglia - risponde Paolo Milani -. Al primo posto, i costi della R&S. Negli Usa il budget 2005 per le nanotecnologie è un miliardo di dollari. In Giappone è ancora superiore. In Italia, non saprei quantificare, ma conosciamo tutti la situazione. Poi ci sono i problemi dell'integrabilità con le tecnologie già esistenti. C'è l'eterna questione della pericolosità di alcuni campi di ricerca; anche se nel nostro settore si è già molto introiettato un comportamento da best practices rispetto allo sviluppo sostenibile".

Si è appena concluso a Roma "Nanocose", la manifestazione organizzata della Facoltà di Scienze e dal dipartimento di Fisica dell'Università Tor Vergata. Per l'occasione ci hanno presentato ricerche sui transistor a "singolo elettrone" che raggiungono una densità di "impacchettamento" fino a dieci-cento volte maggiore di quelli che attualmente entrano nei computer e nei telefonini che usiamo tutti i giorni. Ci hanno parlato di nanotubi di carbonio con applicazioni nel campo della nanoelettronica e della sensoristica (ci avvertiranno, ad esempio, di fuoriuscite di gas). Abbiamo saputo di uno studio sui laser a nanocristalli di silicio, una vera rivoluzione nel campo della fotonica e del concetto stesso di laser. "Sono studi fatti in Italia o all'estero in via di sviluppo - commenta ancora Paolo Milani -. Parliamo sempre di ritrovati non ancora sul mercato perché il loro prezzo sarebbe troppo alto".

L'Italia ha centri d'eccellenza? "Certo. Non è questo il punto. Quello che manca è la possibilità di educare tecnici e scienziati; mancano gli investimenti nella formazione. Non possiamo fare 'le nozze coi fichi secchi'. Così come manca un sistema di coordinamento di tutto questo, un indirizzo politico adeguato".

Cosa fare per sbloccare questi colli di bottiglia? "Occorre dare alla gente strumenti conoscitivi per comprendere l'importanza delle scoperte della scienza. Affinché si muova dal basso, dall'elettorato, la richiesta a chi ci governa di sviluppare ricerca e università, in quanto necessario impegno dello Stato per il bene comune". In questo senso, la manifestazione delle "Giornate aperte agli insegnanti" è una delle azioni che il mondo della scienza porta avanti per educare l'opinione pubblica.