Adric
08-10-2005, 15:28
Sabato 8 Ottobre 2005
Un Nobel per fermare l’atomica
Il premio per la Pace a El Baradei e all’agenzia antiproliferazione
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK - Ancora una volta il Comitato norvegese del Premio Nobel ha voluto mandare un segnale politico. A conclusione della settimana delle premiazioni, ieri è venuta la proclamazione del premio più atteso e ambito: il Premio Nobel per la Pace. E quest’anno il riconoscimento è andato a Mohammed El Baradei, e all’agenzia delle Nazioni Unite di cui è direttore dal 1997, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Questa la motivazione: «Per gli sforzi dedicati a prevenire l’uso a scopi militari dell’energia nucleare e per lo sforzo di assicurare che l’energia atomica per scopi pacifici venga utilizzata nel più sicuro modo possibile».
Il Comitato ha spiegato che è stato «facile» scegliere El Baradei e la Aiea. Quest’anno cade infatti il 60esimo anniversario delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki, e per tradizione il Nobel per la Pace negli anniversari importanti di quella data viene concesso a personaggi simbolici nella lotta contro la proliferazione nucleare. La scelta dell’Aiea tuttavia è stata accolta in modo contrastante nel mondo. Le associazioni ambientaliste e pacifiste l’hanno criticata: «Con il promuovere l’uso civile dell’energia atomica - ha sostenuto l’associazione francese Sortir du Nuclear - la Aiea ha regalato a vari Paesi i mezzi per costruire anche armi atomiche». I governi del mondo invece hanno espresso plauso per la scelta di El Baradei, che negli ultimi anni si è impegnato per la denuclearizzazione della penisola coreana e per convincere l’Iran a non avventurarsi sulla strada degli armamenti atomici. Apprezzamento è stato espresso dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia. Anche dal governo Usa, che pure fino alla scorsa estate aveva fatto del suo meglio per impedire che il diplomatico egiziano fosse eletto a un terzo mandato.
Come già il premio Nobel all’ex presidente Usa Jimmy Carter e al segretario dell’Onu Kofi Annan, anche il premio di quest’anno sembra effettivamente essere stato scelto in velata polemica con Washington. Nel 2002 El Baradei insistette con fermezza affinchè la Casa Bianca non cominciasse la guerra contro l’Iraq prima che i suoi ispettori avessero avuto modo di approfondire se Saddam Hussein stesse davvero preparando armi nucleari. Non solo: più di recente, El Baradei ha prolungato le trattative con l’Iran sulla questione nucleare, scontrandosi con la Casa Bianca, che già due anni fa avrebbe voluto trascinare Teheran davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il Comitato del Nobel nega vigorosamente che la scelta del diplomatico egiziano e della sua Agenzia sia stata dettata da motivi politici, e lo stesso El Baradei ha gettato acqua sul fuoco delle possibili polemiche: «Sulla questione dell’Iraq - ha commentato in un’intervista ieri pomeriggio - abbiamo avuto dei disaccordi. Ma erano disaccordi onesti. Potevamo aver torto noi, e potevano aver ragione loro».
Anche Washington ha scelto la strada diplomatica, pur se con toni lievemente aciduli: «Ci congratuliamo con il dottor El Baradei e con la Aiea per la vittoria del premio Nobel per la Pace - è stata la dichiarazione della Casa Bianca -. Essendo i più grossi finanziatori della Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, accogliamo con soddisfazione il riconoscimento da parte del Comitato dell’importanza di fermare la proliferazione nucleare. E speriamo di continuare a lavorare con il dottor El Baradei per affrontare i rischi della proliferazione, incluso le minacce rappresentate dalla Corea del nord e dal programma nucleare iraniano».
El Baradei è stato confermato alla guida dell’Aiea lo scorso agosto, dopo che gli Stati Uniti hanno ceduto alle pressioni internazionali e hanno tolto il loro veto a una sua terza rielezione. Il premio sembra ora aprire al 63enne diplomatico egiziano la strada dell’Onu: non è certo un mistero che questo signore dai modi asciutti e dalla ferma fiducia nel dialogo aspiri alla sedia che è attualmente di Kofi Annan.
(Il Messaggero.it)
Un Nobel per fermare l’atomica
Il premio per la Pace a El Baradei e all’agenzia antiproliferazione
dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA
NEW YORK - Ancora una volta il Comitato norvegese del Premio Nobel ha voluto mandare un segnale politico. A conclusione della settimana delle premiazioni, ieri è venuta la proclamazione del premio più atteso e ambito: il Premio Nobel per la Pace. E quest’anno il riconoscimento è andato a Mohammed El Baradei, e all’agenzia delle Nazioni Unite di cui è direttore dal 1997, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Questa la motivazione: «Per gli sforzi dedicati a prevenire l’uso a scopi militari dell’energia nucleare e per lo sforzo di assicurare che l’energia atomica per scopi pacifici venga utilizzata nel più sicuro modo possibile».
Il Comitato ha spiegato che è stato «facile» scegliere El Baradei e la Aiea. Quest’anno cade infatti il 60esimo anniversario delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki, e per tradizione il Nobel per la Pace negli anniversari importanti di quella data viene concesso a personaggi simbolici nella lotta contro la proliferazione nucleare. La scelta dell’Aiea tuttavia è stata accolta in modo contrastante nel mondo. Le associazioni ambientaliste e pacifiste l’hanno criticata: «Con il promuovere l’uso civile dell’energia atomica - ha sostenuto l’associazione francese Sortir du Nuclear - la Aiea ha regalato a vari Paesi i mezzi per costruire anche armi atomiche». I governi del mondo invece hanno espresso plauso per la scelta di El Baradei, che negli ultimi anni si è impegnato per la denuclearizzazione della penisola coreana e per convincere l’Iran a non avventurarsi sulla strada degli armamenti atomici. Apprezzamento è stato espresso dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia. Anche dal governo Usa, che pure fino alla scorsa estate aveva fatto del suo meglio per impedire che il diplomatico egiziano fosse eletto a un terzo mandato.
Come già il premio Nobel all’ex presidente Usa Jimmy Carter e al segretario dell’Onu Kofi Annan, anche il premio di quest’anno sembra effettivamente essere stato scelto in velata polemica con Washington. Nel 2002 El Baradei insistette con fermezza affinchè la Casa Bianca non cominciasse la guerra contro l’Iraq prima che i suoi ispettori avessero avuto modo di approfondire se Saddam Hussein stesse davvero preparando armi nucleari. Non solo: più di recente, El Baradei ha prolungato le trattative con l’Iran sulla questione nucleare, scontrandosi con la Casa Bianca, che già due anni fa avrebbe voluto trascinare Teheran davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il Comitato del Nobel nega vigorosamente che la scelta del diplomatico egiziano e della sua Agenzia sia stata dettata da motivi politici, e lo stesso El Baradei ha gettato acqua sul fuoco delle possibili polemiche: «Sulla questione dell’Iraq - ha commentato in un’intervista ieri pomeriggio - abbiamo avuto dei disaccordi. Ma erano disaccordi onesti. Potevamo aver torto noi, e potevano aver ragione loro».
Anche Washington ha scelto la strada diplomatica, pur se con toni lievemente aciduli: «Ci congratuliamo con il dottor El Baradei e con la Aiea per la vittoria del premio Nobel per la Pace - è stata la dichiarazione della Casa Bianca -. Essendo i più grossi finanziatori della Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, accogliamo con soddisfazione il riconoscimento da parte del Comitato dell’importanza di fermare la proliferazione nucleare. E speriamo di continuare a lavorare con il dottor El Baradei per affrontare i rischi della proliferazione, incluso le minacce rappresentate dalla Corea del nord e dal programma nucleare iraniano».
El Baradei è stato confermato alla guida dell’Aiea lo scorso agosto, dopo che gli Stati Uniti hanno ceduto alle pressioni internazionali e hanno tolto il loro veto a una sua terza rielezione. Il premio sembra ora aprire al 63enne diplomatico egiziano la strada dell’Onu: non è certo un mistero che questo signore dai modi asciutti e dalla ferma fiducia nel dialogo aspiri alla sedia che è attualmente di Kofi Annan.
(Il Messaggero.it)