Adric
30-09-2005, 22:54
Low cost/ Troppa concorrenza, e anche gli aerei a basso costo entrano in crisi
Sabato 24.09.2005 14:00
Dopo la grave crisi del settore che, dai terribili attentati del 2001, praticamente senza sosta, ha falcidiato gli utili delle grandi compagnie aeree di tutto il mondo. Adesso,all'orizzonte dei cieli europei e mondiali, sembra profilarsi qualche inconveniente anche per coloro che erano riusciti finora a salvarsi dall'emorragia di passeggeri e di utili, e anzi, in un certo senso, ne erano stati addirittura beneficiati.
La crescita senza sosta e a ritmi sorprendenti,i nfatti, che ha visto, in questi primi anni del 2000, l'ascesa e il successo delle compagnie aeree a basso costo, sembra arrivata al capolinea. E' quanto risulta da un recente report sull'argomento dell'ufficio studi sul settore della McKinsey.
Le prime avvisaglie,d'altra parte, si sono già viste con i recenti fallimenti in Italia di Volare e Gandalf, ma anche al di fuori dei confini nazionali altre compagnie a basso costo, sorte, forse anche con un pizzico di disinvoltura,guardando i grandi successi di RyanAir e EasyJet, sono state costrette a portare i libri in tribunale.
Il problema adesso per queste compagnie non può più basarsi solo sulla campagna dei prezzi stracciati, grazie alla riduzione dei servizi a bordo e di quelli a terra, all'utilizzo di aeroporti minori e di rotte poco redditizie per i grandi mastodonti dell'aria, come Air france, Lufthansa e British Airways.
La concorrenza,infatti,che è aumentata fra le stesse compagnie a basso costo, dopo il sensibile aumento della domanda,sta determinando una rincorsa a risparmi e tagli, che potrebbero ripercuotersi anche sulla sicurezza,materia molto delicata e sempre di grande attualità, come, purtroppo, l' incredibile serie di incidenti di questa estate ha drammaticamente dimostrato.
Negli anni dal 2001 al 2003 il traffico delle compagnie low cost è aumentato in media del 37% all'anno,le due compagnie pioniere, RyanAir e EasyJet hanno provocato un vero e proprio sconquasso nel settore,portando ad un ritmo vertiginoso alla nascita di nuove compagnie aeree no frills ( come vengono definite con un po' di sprezzante snobismo da qualcuno ).
Attualmente le compagnie che possono essere annoverate come low cost sarebbero solo in Europa circa una cinquantina. Questo ha inizialmente determinato un sensibile aumento di passeggeri,attirati dai bassi prezzi. Ma, dopo alcuni anni, la crescita pressoché costante, ha ormai raggiunto il suo punto di saturazione, provocando un eccesso nell' offerta e un naturale assottigliamento del giro d'affari e utili aziendali.
Alcune compagnie, come Air Berlin o la stessa RyanAir, hanno reagito a questa situazione, provando a diversificare l'offerta, proponendo servizi aggiunti a quello del volo,come il noleggio auto,il trasferimento da e per l'aeroporto, fino a interi pacchetti vacanza. La RyanAir, nel 2004, ha generato il 16% dei suoi guadagni proprio da tutta questa serie di servizi aggiuntivi.
Anche perché le grandi compagnie tradizionali, proprio per affrontare la concorrenza di questi pericolosi ed agguerriti rivali, hanno negli ultimi anni, cominciato a combatterli sullo stesso campo, adottando una politica di prezzi più economica, grazie al potenziamento dei servizi di vendita on line, meno dispendioso della vendita diretta o tramite agenzia,la riduzione di personale e l'ottimizzazione di alcuni servizi, che hanno premesso un drastico ridimensionamento dei costi.
Basti pensare che nel periodo dal 2001 al 2004, il costo per passeggero è calato, in media,di circa il 15%. Il RASK ( il guadagno per posto disponibile a chilometro ),per esempio della British Airways,una delle compagnie più redditizie,nel 2004, era del 127 % maggiore di quello di RyanAir e del 45% rispetto a quello di EasyJet, per voli della stessa tratta. Guardando questi dati allora si fa fatica a capire come il business delle low cost possa continuare ad essere così redditizio.
La crisi del settore in generale, come ben si sa, sembra al di là dall' essere risolta. L'impennata del petrolio fino a 70 dollari ha, infatti, provocato un ennesimo peggioramento nei già disastrati conti delle compagnie aeree. In Usa,infatti, dopo la United e Us Airways, anche la Delta e la Northwest hanno recentemente proclamato l'amministrazione controllata. Questo è un fatto assolutamente inedito. Non era mai successo,infatti, che quattro delle cinque principali compagnie americane richiedessero la procedura del chapter 11 ( l'amministrazione controllata appunto).
Qualcuno sostiene che l'unica soluzione possibile, per salvarsi da un sicuro fallimento, sia quella delle fusioni. La sola Delta Airlines ha registrato nel passato anno fiscale uno spaventoso passivo di 29 miliardi di dollari.
In Europa la situazione sembra leggermente migliore,con alcune eccezioni come la nostra Alitalia, che fatica ad uscire dalle secche di una crisi che ancora rischia di portare al fallimento la società della Magliana.
Le compagnie a basso costo,quindi,devono affrontare per al prima volta nella loro breve storia il problema della concorrenza e della riduzione dei guadagni.
Secondo quanto affermato da O'Leary, ad di RyanAir,in una recente intervista al giornale tedesco Die Zeit, entro i prossimi due anni, la sola vendita dei biglietti potrebbe non portare alcun guadagno alla società.
La soluzione per qualcuno potrebbe essere allora solo in un aumento nella diversificazione dell'offerta di servizi, ridurre ancora i costi, dove possibile, cercando di non intaccare la qualità del servizio e cercare di attrarre maggiormente la clientela business,in particolar modo quella della grandi multinazionali, rispetto a quella turistica.
Gli esperti della McKinsey citano ad esempio la compagnia irlandese Aer Lingus, che sulle rotte fra Dublino e il L'Inghilterra compete testa a testa con la RyanAir. Ebbene secondo una recente statistica,nel 2004 sui voli della RyanAir solo il 35 % dei passeggeri erano business traveller, e ,di questi, solo il 2% appartenente ad una società con più di 100 addetti, mentre circa il 65% del totale dei passeggeri della Lingus,invece,apparteneva a business traveller e di questi quasi il 60% appartenente a grandi società con più di 100 addetti, che sono chiaramente i migliori clienti per le compagnie aeree.
Solo tre anni fa la Lingus era vicina a portare i libri in tribunale,messa in grave crisi proprio dalla concorrenza della connazionale RyanAir.
La nuova politica che ha comportato la riduzione del personale del 40%,l'aumento al 50% della prenotazione dei biglietti on line (dall'8% nel 2001),la riduzione della flotta e il taglio di alcuni servizi a bordo ha permesso di arrivare ad una riduzione del costo per passeggero del 39%. Nel 2004 la compagnia ha visto i suoi conti tornare in nero.
Lo scenari prospettato per il futuro dagli esperti del settore, prevede, come vuole anche la legge del mercato,l'inevitabile sopravvivenza di pochi operatori maggiormente redditizi ed efficienti, in grado di affrontare le nuove sfide del futuro, che non sembrano, da quelle che sono le prime avvisaglie, molto rosee per tutto il comparto.
Vincenzo Cacioppoli (affari italiani)
Sabato 24.09.2005 14:00
Dopo la grave crisi del settore che, dai terribili attentati del 2001, praticamente senza sosta, ha falcidiato gli utili delle grandi compagnie aeree di tutto il mondo. Adesso,all'orizzonte dei cieli europei e mondiali, sembra profilarsi qualche inconveniente anche per coloro che erano riusciti finora a salvarsi dall'emorragia di passeggeri e di utili, e anzi, in un certo senso, ne erano stati addirittura beneficiati.
La crescita senza sosta e a ritmi sorprendenti,i nfatti, che ha visto, in questi primi anni del 2000, l'ascesa e il successo delle compagnie aeree a basso costo, sembra arrivata al capolinea. E' quanto risulta da un recente report sull'argomento dell'ufficio studi sul settore della McKinsey.
Le prime avvisaglie,d'altra parte, si sono già viste con i recenti fallimenti in Italia di Volare e Gandalf, ma anche al di fuori dei confini nazionali altre compagnie a basso costo, sorte, forse anche con un pizzico di disinvoltura,guardando i grandi successi di RyanAir e EasyJet, sono state costrette a portare i libri in tribunale.
Il problema adesso per queste compagnie non può più basarsi solo sulla campagna dei prezzi stracciati, grazie alla riduzione dei servizi a bordo e di quelli a terra, all'utilizzo di aeroporti minori e di rotte poco redditizie per i grandi mastodonti dell'aria, come Air france, Lufthansa e British Airways.
La concorrenza,infatti,che è aumentata fra le stesse compagnie a basso costo, dopo il sensibile aumento della domanda,sta determinando una rincorsa a risparmi e tagli, che potrebbero ripercuotersi anche sulla sicurezza,materia molto delicata e sempre di grande attualità, come, purtroppo, l' incredibile serie di incidenti di questa estate ha drammaticamente dimostrato.
Negli anni dal 2001 al 2003 il traffico delle compagnie low cost è aumentato in media del 37% all'anno,le due compagnie pioniere, RyanAir e EasyJet hanno provocato un vero e proprio sconquasso nel settore,portando ad un ritmo vertiginoso alla nascita di nuove compagnie aeree no frills ( come vengono definite con un po' di sprezzante snobismo da qualcuno ).
Attualmente le compagnie che possono essere annoverate come low cost sarebbero solo in Europa circa una cinquantina. Questo ha inizialmente determinato un sensibile aumento di passeggeri,attirati dai bassi prezzi. Ma, dopo alcuni anni, la crescita pressoché costante, ha ormai raggiunto il suo punto di saturazione, provocando un eccesso nell' offerta e un naturale assottigliamento del giro d'affari e utili aziendali.
Alcune compagnie, come Air Berlin o la stessa RyanAir, hanno reagito a questa situazione, provando a diversificare l'offerta, proponendo servizi aggiunti a quello del volo,come il noleggio auto,il trasferimento da e per l'aeroporto, fino a interi pacchetti vacanza. La RyanAir, nel 2004, ha generato il 16% dei suoi guadagni proprio da tutta questa serie di servizi aggiuntivi.
Anche perché le grandi compagnie tradizionali, proprio per affrontare la concorrenza di questi pericolosi ed agguerriti rivali, hanno negli ultimi anni, cominciato a combatterli sullo stesso campo, adottando una politica di prezzi più economica, grazie al potenziamento dei servizi di vendita on line, meno dispendioso della vendita diretta o tramite agenzia,la riduzione di personale e l'ottimizzazione di alcuni servizi, che hanno premesso un drastico ridimensionamento dei costi.
Basti pensare che nel periodo dal 2001 al 2004, il costo per passeggero è calato, in media,di circa il 15%. Il RASK ( il guadagno per posto disponibile a chilometro ),per esempio della British Airways,una delle compagnie più redditizie,nel 2004, era del 127 % maggiore di quello di RyanAir e del 45% rispetto a quello di EasyJet, per voli della stessa tratta. Guardando questi dati allora si fa fatica a capire come il business delle low cost possa continuare ad essere così redditizio.
La crisi del settore in generale, come ben si sa, sembra al di là dall' essere risolta. L'impennata del petrolio fino a 70 dollari ha, infatti, provocato un ennesimo peggioramento nei già disastrati conti delle compagnie aeree. In Usa,infatti, dopo la United e Us Airways, anche la Delta e la Northwest hanno recentemente proclamato l'amministrazione controllata. Questo è un fatto assolutamente inedito. Non era mai successo,infatti, che quattro delle cinque principali compagnie americane richiedessero la procedura del chapter 11 ( l'amministrazione controllata appunto).
Qualcuno sostiene che l'unica soluzione possibile, per salvarsi da un sicuro fallimento, sia quella delle fusioni. La sola Delta Airlines ha registrato nel passato anno fiscale uno spaventoso passivo di 29 miliardi di dollari.
In Europa la situazione sembra leggermente migliore,con alcune eccezioni come la nostra Alitalia, che fatica ad uscire dalle secche di una crisi che ancora rischia di portare al fallimento la società della Magliana.
Le compagnie a basso costo,quindi,devono affrontare per al prima volta nella loro breve storia il problema della concorrenza e della riduzione dei guadagni.
Secondo quanto affermato da O'Leary, ad di RyanAir,in una recente intervista al giornale tedesco Die Zeit, entro i prossimi due anni, la sola vendita dei biglietti potrebbe non portare alcun guadagno alla società.
La soluzione per qualcuno potrebbe essere allora solo in un aumento nella diversificazione dell'offerta di servizi, ridurre ancora i costi, dove possibile, cercando di non intaccare la qualità del servizio e cercare di attrarre maggiormente la clientela business,in particolar modo quella della grandi multinazionali, rispetto a quella turistica.
Gli esperti della McKinsey citano ad esempio la compagnia irlandese Aer Lingus, che sulle rotte fra Dublino e il L'Inghilterra compete testa a testa con la RyanAir. Ebbene secondo una recente statistica,nel 2004 sui voli della RyanAir solo il 35 % dei passeggeri erano business traveller, e ,di questi, solo il 2% appartenente ad una società con più di 100 addetti, mentre circa il 65% del totale dei passeggeri della Lingus,invece,apparteneva a business traveller e di questi quasi il 60% appartenente a grandi società con più di 100 addetti, che sono chiaramente i migliori clienti per le compagnie aeree.
Solo tre anni fa la Lingus era vicina a portare i libri in tribunale,messa in grave crisi proprio dalla concorrenza della connazionale RyanAir.
La nuova politica che ha comportato la riduzione del personale del 40%,l'aumento al 50% della prenotazione dei biglietti on line (dall'8% nel 2001),la riduzione della flotta e il taglio di alcuni servizi a bordo ha permesso di arrivare ad una riduzione del costo per passeggero del 39%. Nel 2004 la compagnia ha visto i suoi conti tornare in nero.
Lo scenari prospettato per il futuro dagli esperti del settore, prevede, come vuole anche la legge del mercato,l'inevitabile sopravvivenza di pochi operatori maggiormente redditizi ed efficienti, in grado di affrontare le nuove sfide del futuro, che non sembrano, da quelle che sono le prime avvisaglie, molto rosee per tutto il comparto.
Vincenzo Cacioppoli (affari italiani)