sempreio
28-09-2005, 22:41
Competitività, Italia inchiodata
al 47° posto nella classifica del Wef
di ROSARIA AMATO
La vicenda Fazio ha penalizzato la valutazione del Wef
GINEVRA - "Nessun miglioramento" dell'Italia nella graduatoria del 'World economic forum' (Wef) sulla competitività delle Nazioni. L'Italia è infatti al quarantasettesimo posto come l'anno scorso, ultima tra i 25 membri dell'Ue, con l'eccezione della Polonia. In testa alla classifica è invece la Finlandia, seguita da Usa e Svezia. Dopo essersi classificata 26/a nel 2001, l'Italia continua a rimanere indietro rispetto ai concorrenti europei, hanno affermato a Ginevra gli economisti del Wef.
Quest'anno a pesare nella valutazione dell'Italia, si legge nel 'focus' Wef, è stata in particolar modo la "saga della tentata acquisizione di alcune banche italiane da parte di banche estere in seno alla Ue, cui la Banca d'Italia si sarebbe opposta accanitamente". Ma viene anche stigmatizzato un vizio che emerge dalle risposte degli imprenditori: "La tendenza che hanno gli italiani a buttarsi giù penalizza il Paese".
Tuttavia il voto peggiore è sull'efficienza del sistema fiscale: l'Italia è 114esima su 117 Paesi. Va proprio male anche per il peso della burocrazia (113esima) e delle tasse (112), per le attese di recessione (110) e la flessibilità salariale (109).
Per il World Economic Forum il nostro Paese accusa un "deterioramento" dei conti pubblici e una crescita economica "fiacca", rallentata all'1,1% nel 2001-2005. "Come prevedibile, ciò ha smorzato considerevolmente la fiducia delle imprese. Il nostro indicatore delle attese di recessione, che misura come il settore privato valuta le prospettive a breve termine è particolarmente basso per l'Italia, al 110/o posto nella graduatoria di quest'anno", afferma il rapporto.
Sul fronte tecnologico l'Italia è 44/a, nettamente al di sotto di Paesi quali Germania (16), Regno Unito (17) e Francia (24). L'utilizzo di personal computer in Italia è inferiore a quello di Corea, Cipro o Repubblica Slovacca, mentre Singapore, Taiwan, Estonia e Corea superano l'Italia nell'uso di Internet.
Particolarmente preoccupanti sono inoltre la mancanza di indipendenza del sistema giudiziario (59), la percezione che il governo favorisca imprese e individui 'ben connessi' nel decidere su appalti e politiche (72).
La competitività italiana è anche ostacolata dalla sua forte dipendenza da industrie mature a bassa crescita (tessile, abbigliamento, calzature e grandi elettrodomestici) sempre più esposte alla concorrenza internazionale. "Con l'adozione dell'euro, l'opzione della svalutazione come modo per mantenere costi di base più bassi è preclusa definitivamente", afferma il rapporto precisando di non ritenere però per questo opportuno l'abbandono dell'euro e quindi un "ritorno ai giorni dei disavanzi di bilancio al 10% del Pil, dei tassi di interesse alle stelle e di una lira debole e instabile". Inoltre, le imprese devono sopportare costi del lavoro elevati, "giacchè i lavoratori italiani sono tra i più pagati e i più protetti al mondo", afferma il Wef.
Tra gli aspetti positivi, la "crescente consapevolezza della necessità di compiere riforme strutturali", e la diffusione dei telefoni cellulari, per la quale l'Italia si piazza quarta.
Anche le previsioni del Wef sono piuttosto negative. "L'insuccesso nel migliorare le prospettive delle finanze pubbliche - è scritto nel repporto - avrà serie implicazioni (...). La percezione che il settore pubblico non sia equo nei rapporti con la comunità imprenditoriale, che 'favoritismo' e opacità siano le principali caratteristiche di tali rapporti, rappresenta un'ulteriore tendenza preoccupante".
"Inoltre - ha dichiarato Augusto Lopez-Claros, capo economista e direttore del Programma di competitività globale del Wef - l'Italia non è riuscita a mantenere la sua posizione relativa in variabili, quali la spesa delle imprese in ricerca e sviluppo, i tassi di iscrizione all'università, l'utilizzo di personal computer"
al 47° posto nella classifica del Wef
di ROSARIA AMATO
La vicenda Fazio ha penalizzato la valutazione del Wef
GINEVRA - "Nessun miglioramento" dell'Italia nella graduatoria del 'World economic forum' (Wef) sulla competitività delle Nazioni. L'Italia è infatti al quarantasettesimo posto come l'anno scorso, ultima tra i 25 membri dell'Ue, con l'eccezione della Polonia. In testa alla classifica è invece la Finlandia, seguita da Usa e Svezia. Dopo essersi classificata 26/a nel 2001, l'Italia continua a rimanere indietro rispetto ai concorrenti europei, hanno affermato a Ginevra gli economisti del Wef.
Quest'anno a pesare nella valutazione dell'Italia, si legge nel 'focus' Wef, è stata in particolar modo la "saga della tentata acquisizione di alcune banche italiane da parte di banche estere in seno alla Ue, cui la Banca d'Italia si sarebbe opposta accanitamente". Ma viene anche stigmatizzato un vizio che emerge dalle risposte degli imprenditori: "La tendenza che hanno gli italiani a buttarsi giù penalizza il Paese".
Tuttavia il voto peggiore è sull'efficienza del sistema fiscale: l'Italia è 114esima su 117 Paesi. Va proprio male anche per il peso della burocrazia (113esima) e delle tasse (112), per le attese di recessione (110) e la flessibilità salariale (109).
Per il World Economic Forum il nostro Paese accusa un "deterioramento" dei conti pubblici e una crescita economica "fiacca", rallentata all'1,1% nel 2001-2005. "Come prevedibile, ciò ha smorzato considerevolmente la fiducia delle imprese. Il nostro indicatore delle attese di recessione, che misura come il settore privato valuta le prospettive a breve termine è particolarmente basso per l'Italia, al 110/o posto nella graduatoria di quest'anno", afferma il rapporto.
Sul fronte tecnologico l'Italia è 44/a, nettamente al di sotto di Paesi quali Germania (16), Regno Unito (17) e Francia (24). L'utilizzo di personal computer in Italia è inferiore a quello di Corea, Cipro o Repubblica Slovacca, mentre Singapore, Taiwan, Estonia e Corea superano l'Italia nell'uso di Internet.
Particolarmente preoccupanti sono inoltre la mancanza di indipendenza del sistema giudiziario (59), la percezione che il governo favorisca imprese e individui 'ben connessi' nel decidere su appalti e politiche (72).
La competitività italiana è anche ostacolata dalla sua forte dipendenza da industrie mature a bassa crescita (tessile, abbigliamento, calzature e grandi elettrodomestici) sempre più esposte alla concorrenza internazionale. "Con l'adozione dell'euro, l'opzione della svalutazione come modo per mantenere costi di base più bassi è preclusa definitivamente", afferma il rapporto precisando di non ritenere però per questo opportuno l'abbandono dell'euro e quindi un "ritorno ai giorni dei disavanzi di bilancio al 10% del Pil, dei tassi di interesse alle stelle e di una lira debole e instabile". Inoltre, le imprese devono sopportare costi del lavoro elevati, "giacchè i lavoratori italiani sono tra i più pagati e i più protetti al mondo", afferma il Wef.
Tra gli aspetti positivi, la "crescente consapevolezza della necessità di compiere riforme strutturali", e la diffusione dei telefoni cellulari, per la quale l'Italia si piazza quarta.
Anche le previsioni del Wef sono piuttosto negative. "L'insuccesso nel migliorare le prospettive delle finanze pubbliche - è scritto nel repporto - avrà serie implicazioni (...). La percezione che il settore pubblico non sia equo nei rapporti con la comunità imprenditoriale, che 'favoritismo' e opacità siano le principali caratteristiche di tali rapporti, rappresenta un'ulteriore tendenza preoccupante".
"Inoltre - ha dichiarato Augusto Lopez-Claros, capo economista e direttore del Programma di competitività globale del Wef - l'Italia non è riuscita a mantenere la sua posizione relativa in variabili, quali la spesa delle imprese in ricerca e sviluppo, i tassi di iscrizione all'università, l'utilizzo di personal computer"