Adric
05-09-2005, 18:19
Lunedì 5 Settembre 2005
Mercati, frutta e verdura nel mirino dei Nas
Aumentano i controlli sui prodotti extra Ue
di MARCO GIOVANNELLI
Allarme sicurezza alimentare: i controlli ci sono, bisogna intesificarli e soprattutto bisogna permettere ai consumatori di sapere cosa mangiano perché sui banchi dei mercati arriva frutta e verdura che riescono a sfuggire a tutte le verifiche. La Coldiretti ha denunciato due giorni fa che solo un terzo dei prodotti agricoli ha i cartellini regolamentari che indicano qualità e provenienza. «Tutto il resto potrebbe nascondere delle insidie attraverso triangolazioni poco chiare - ha ribadito anche ieri Massimo Gargano, presidente della Coldiretti Lazio - che permettono di far diventare europei o addirittura italiani, prodotti dei quali la provenienza è sconosciuta».
«Abbiamo investito tanto per garantire i consumatori - afferma il sottosegretario Cesare Cursi, presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare - ma bisogna far capire ai Paesi dell’Unione europea che bisogna adottare standard livellati in alto. Siamo preoccupati per le enormi differenze che esistono tra le leggi dei vari Paesi e che possono procurare rischi per la salute. Da noi una serie di pesticidi sono vietati da anni, in altri Paesi no e vengono ancora utilizzati. Per questo c’è rischio per la salute e quindi bisogna insistere per migliorare sempre di più le etichette e fa bene la Regione a far specializzare i suo ispettori contro le frodi alimentari ma servirebbe un maggior coordinamento anche attraverso quello che può offrire il ministero e non solo nel settore dell’ortofrutta».
Nei primi sei mesi di quest’anno i carabinieri del Nas, hanno effettuato nel Lazio 1.783 verifiche nel settore alimentare, riscontrando 52 infrazioni penali e 1.397 amministrative. La Regione, attraverso l’assessore all’agricoltura Daniela Valentini, ha chiesto proprio ai carabinieri di formare gli ispettori regionali anche contro le frodi.
La Coldiretti insiste per avere regole certe e uguali per tutti. Lo scopo è quello di garantire la sicurezza alimentare ai consumatori. E l’associazione di categoria degli agricoltori insiste sulla tracciabilità dei prodotti, cioè quella specie di “carta di identità” che aiuta l’acquirente a scegliere. «Ogni anno la nostra associazione insieme all’Agrofarm (che riunisce i produttori di sostanze fitosanitari e, ndr ) controlla a campione la frutta e gli ortaggi del Lazio: il 95 per cento dei prodotti presenta residui chimici inferiori ai limiti di legge. Non ci sono però adeguati controlli nell’ultimo passaggio, quello della vendita».
Senza i cartellini non sappiamo cosa mangiamo e comunque dobbiamo fidarci del rivenditore. Mele e pomodori cinesi, strana uva da tavola proveniente dall’Olanda, vino spagnolo: i prodotti passano le dogane spesso con le carte in regola ma poi non si sa dove vanno a finire. «Eppure il prodotto laziale c’è, non potrebbe soddisfare in ogni momento dell’anno tutte le esigenze di un mercato così grande come quello romano - aggiunge Gargano - ma è certo che le aziende agricole locali sono in gravi difficoltà economiche. Nella zona di Maccarese, ad esempio, quest’anno nono sono stati coltivati 50 ettari di terreno perché i costi di produzione sarebbero stati superiori al denaro incassato dalla vendita dei prodotti. Sempre a Maccarese non sono stati raccolti 500 quintali di cocomeri perché l’offerta dei grossisti di 8 centesimi al chilo non avrebbe coperto le spese».
(Il Messaggero)
Mercati, frutta e verdura nel mirino dei Nas
Aumentano i controlli sui prodotti extra Ue
di MARCO GIOVANNELLI
Allarme sicurezza alimentare: i controlli ci sono, bisogna intesificarli e soprattutto bisogna permettere ai consumatori di sapere cosa mangiano perché sui banchi dei mercati arriva frutta e verdura che riescono a sfuggire a tutte le verifiche. La Coldiretti ha denunciato due giorni fa che solo un terzo dei prodotti agricoli ha i cartellini regolamentari che indicano qualità e provenienza. «Tutto il resto potrebbe nascondere delle insidie attraverso triangolazioni poco chiare - ha ribadito anche ieri Massimo Gargano, presidente della Coldiretti Lazio - che permettono di far diventare europei o addirittura italiani, prodotti dei quali la provenienza è sconosciuta».
«Abbiamo investito tanto per garantire i consumatori - afferma il sottosegretario Cesare Cursi, presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare - ma bisogna far capire ai Paesi dell’Unione europea che bisogna adottare standard livellati in alto. Siamo preoccupati per le enormi differenze che esistono tra le leggi dei vari Paesi e che possono procurare rischi per la salute. Da noi una serie di pesticidi sono vietati da anni, in altri Paesi no e vengono ancora utilizzati. Per questo c’è rischio per la salute e quindi bisogna insistere per migliorare sempre di più le etichette e fa bene la Regione a far specializzare i suo ispettori contro le frodi alimentari ma servirebbe un maggior coordinamento anche attraverso quello che può offrire il ministero e non solo nel settore dell’ortofrutta».
Nei primi sei mesi di quest’anno i carabinieri del Nas, hanno effettuato nel Lazio 1.783 verifiche nel settore alimentare, riscontrando 52 infrazioni penali e 1.397 amministrative. La Regione, attraverso l’assessore all’agricoltura Daniela Valentini, ha chiesto proprio ai carabinieri di formare gli ispettori regionali anche contro le frodi.
La Coldiretti insiste per avere regole certe e uguali per tutti. Lo scopo è quello di garantire la sicurezza alimentare ai consumatori. E l’associazione di categoria degli agricoltori insiste sulla tracciabilità dei prodotti, cioè quella specie di “carta di identità” che aiuta l’acquirente a scegliere. «Ogni anno la nostra associazione insieme all’Agrofarm (che riunisce i produttori di sostanze fitosanitari e, ndr ) controlla a campione la frutta e gli ortaggi del Lazio: il 95 per cento dei prodotti presenta residui chimici inferiori ai limiti di legge. Non ci sono però adeguati controlli nell’ultimo passaggio, quello della vendita».
Senza i cartellini non sappiamo cosa mangiamo e comunque dobbiamo fidarci del rivenditore. Mele e pomodori cinesi, strana uva da tavola proveniente dall’Olanda, vino spagnolo: i prodotti passano le dogane spesso con le carte in regola ma poi non si sa dove vanno a finire. «Eppure il prodotto laziale c’è, non potrebbe soddisfare in ogni momento dell’anno tutte le esigenze di un mercato così grande come quello romano - aggiunge Gargano - ma è certo che le aziende agricole locali sono in gravi difficoltà economiche. Nella zona di Maccarese, ad esempio, quest’anno nono sono stati coltivati 50 ettari di terreno perché i costi di produzione sarebbero stati superiori al denaro incassato dalla vendita dei prodotti. Sempre a Maccarese non sono stati raccolti 500 quintali di cocomeri perché l’offerta dei grossisti di 8 centesimi al chilo non avrebbe coperto le spese».
(Il Messaggero)