Entra

View Full Version : [NEWS] Limewire: il nostro P2P è pulito


c.m.g
06-05-2009, 09:59
mercoledì 06 maggio 2009

Roma - La sua popolarità (http://punto-informatico.it/2158417/PI/News/p2p-limewire-dilaga.aspx) non accenna a calare, ma nonostante tutte le buone intenzioni Limewire resta un sorvegliato speciale del Congresso statunitense. Meno di un paio di settimane fa era stato chiesto (http://www.zeropaid.com/news/86058/congress-reopens-investigation-of-limewire/) a gran voce che venisse fatto qualcosa per evitare che si ripetessero i casi eclatanti (http://punto-informatico.it/2564177/PI/News/esercito-usa-disastro-aereo-sulle-ali-del-p2p.aspx) che hanno fatto finire online i progetti dell'elicottero presidenziale: di mezzo c'è la sicurezza nazionale, la privacy di chi si ritrova la denuncia dei redditi inavvertitamente pubblicata online, il rispetto del diritto d'autore. Limewire respinge ogni accusa: tutto questo, e molto di più, è un problema già affrontato e risolto.

In una lunga lettera (http://www.wired.com/images_blogs/epicenter/2009/05/letter-to-oversight-committee_doc.pdf) indirizzata al Congresso, il CEO Mark Gorton mette nero su bianco le risposte ufficiali della sua azienda: il P2P di Limewire ora è "sicuro" per quanto attiene i dubbi messi sul piatto, con la release 5.0 uscita a dicembre molte delle preoccupazioni e delle questioni poste dai politici sono state fugate. Occorre solo prendere dimestichezza con il software, installarlo e dargli un'occhiata per accorgersene: ed è proprio l'invito che arriva da Gorton ai congressisti, installate il nostro software e provatelo. Non ve ne pentirete.

Innanzi tutto, spiega (http://blogs.zdnet.com/BTL/?p=17369) il CEO, la condivisione automatica non è più consentita da Limewire: per autorizzare lo sharing una cartella occorre che l'utente richieda l'operazione in modo più che chiaro e comprensibile. Non ci si potrà più trincerare dietro la scusa "non sapevo di aver condiviso": i file più sensibili, vale a dire i documenti di Word, i PDF e decine di altre estensioni riconducibili alla produttività individuale, sono di default ritenuti pericolosi e ne viene impedita comunque la condivisione. Per tutto il resto, l'esistenza di due differenti cartelle di salvataggio e messa in comune con il resto del network fugano ogni rischio di sharing accidentale.

Come se ciò non bastasse, aggiunge (http://www.zeropaid.com/news/86158/limewire-to-congress-program-is-safe-and-secure/) Gorton, è possibile anche regolare finemente cosa condividere e cosa non è opportuno che finisca sul P2P: si può ad esempio impedire che l'intera categoria dei file MP3 venga scambiata anche solo inavvertitamente, e lo stesso si può fare per qualunque altro tipo di estensione. Non si può condividere la cartella "Documenti" di Windows a meno di non confermare più volte l'intenzione di farlo. Non si può condividere per sbaglio un file mettendolo in una cartella sbagliata: ogni aggiunta deve essere autorizzata. Non si può mettere a disposizione inavvertitamente una cartella a causa di una condivisione a cascata: l'intero principio di condividere una directory e tutto il suo contenuto è sparito dal software in questione.

Ed è anche sul piano del copyright e della sua violazione che Limewire si difende: esiste un filtro (opzionale) che impedisce il download dei file dal network se l'hash corrisponde a quello di una black list fornita dall'industria dei contenuti. Ma, in ogni caso, Limewire non ha il controllo del proprio network così come "Ford non è grado di rilevare ogni eccesso di velocità commesso con le sue auto": il P2P implementato, per sua stessa natura, non è controllato da chi crea il software visto che non ci sono server attraverso cui transitare per avviare lo sharing, e dunque sta ai singoli rispettare le condizioni inserite anche nella EULA e che vietano espressamente di condividere materiale per il quale non si possieda regolare autorizzazione.

Sembra quasi di sentire echeggiare le stesse argomentazioni dibattute nel corso del processo a The Pirate Bay (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=processo+tpb&t=4): il problema non è lo strumento, di per sé neutrale, bensì l'uso che se ne fa. E, dunque, la responsabilità è di chi sceglie di utilizzarlo in un modo piuttosto che in un altro: una spiegazione che potrebbe non bastare al legislatore a stelle e strisce, visto che un progetto per una norma che punisca qualsiasi software che non fornisca all'utente un "consenso informato" rispetto a quanto mette in sharing potrebbe presto finire in discussione.

Peccato che, come ormai tristemente spesso accade su entrambe le sponde dell'Atlantico, la proposta di legge (http://news.cnet.com/8301-13578_3-10233419-38.html?part=rss&subj=news&tag=2547-1023_3-0-5) sia stata scritta in modo ambiguo e potenzialmente maldestro: vista la genericità delle affermazioni contenute, persino tutti i sistemi operativi in commercio che contengono un'applicazione anche solo testuale per l'FTP (la totalità degli OS consumer di larga diffusione) risulterebbero fuorilegge non avendo implementato alcun meccanismo di segnalazione e raccolta del consenso. Lo stesso dicasi dei browser, attraverso cui transitano sempre più spesso foto, video e ogni altro contenuto riversato online: la semplicità degli strumenti social potrebbe finire sacrificata sull'altare della sicurezza assoluta.

Luca Annunziata




Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2616085/PI/News/limewire-nostro-p2p-pulito.aspx)