Tech Transparency Project accusa Twitter: spunta blu a pagamento a organizzazioni terroristiche

La piattaforma di Elon Musk avrebbe concesso la verifica a pagamento ad account di entità sotto sanzioni commerciali in USA
di Andrea Bai pubblicata il 15 Febbraio 2024, alle 17:06 nel canale WebXTwitter
L'organizzazione Tech Transparency Project ha pubblicato un rapporto nel quale viene indicato come X (Twitter) abbia venduto abbonamenti premium a soggetti sotto sanzioni statunitensi, tra cui anche i leader dell'organizzazione terroristica Hezbollah.
Nel rapporto vengono citati 28 account ai quali sono stati abilitate le "spunte blu" come previsto dalle politiche di verifica a pagamento stabilite dopo l'avvio dell'era Elon Musk, pur in netto contrasto con le regole della stessa piattaforma di microblogging, che vietano l'attribuzione delle spunte blu a "persone con la quale X non è autorizzata ad avere rapporti commerciali ai sensi degli leggi degli Stati Uniti e di qualsiasi altra sanzione economica applicabile e delle leggi sulla conformità commerciale".
Si tratta a tutti gli effetti di una vera e propria accusa, supportata dall'elenco di entità sotto sanzioni che sono state verificate su Twitter. Secondo l'analisi di TTP, la maggior parte degli account in esame sono stati verificati dopo che Musk ha acquisito la compagnia.
We’re going to fact-check this response from X, which challenges our research on X Premium accounts operated by sanctioned entities.🧵 https://t.co/ED53AgGyGk
— Tech Transparency Project (@TTP_updates) February 14, 2024
X ha risposto pubblicamente respingendo di fatto le accuse di TTP e sottolineando l'approccio "solido e sicuro" con cui gestisce le funzionalità di monetizzazione. Secondo X "molti degli account" presenti nel report di TTP non sono esplicitamente inseriti nelle liste delle entità sotto sanzione, mentre altri account potrebbero avere spunte blu visibili senza che queste siano state ottenute tramite "alcun servizio soggetto a sanzioni".
La risposta di TTP non si è fatta attendere, con l'organizzazione che afferma che le realtà non presenti in maniera esplicita negli elenchi delle sanzioni erano comunque di proprietà di entità sanzionate e che non è chiaro in che modo avrebbero potuto ottenere la verifica senza un account a pagamento.
Il documento del Tech Transparency Project solleva nuovamente l'interrogativo su come le piattaforme social media dovrebbero condurre un controllo sulla loro utenza, alla luce del fatto che un servizio a pagamento non può essere erogato da un'azienda statunitense ad una persona, entità o realtà che sia sotto sanzione commerciale da parte degli USA.
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