Siamo sempre di più una massa di rimbambiti: smartphone e AI ci stanno rendendo più stupidi?
Reel, video brevi e disinformazione stanno abbattendo la capacità dell'uomo di ragionare e formulare un pensiero critico, oltre che di comprendere un testo lungo. Per alcuni studiosi, la teoria della società "post-alfabetizzata" si sta concretizzando
di Vittorio Rienzo pubblicata il 07 Ottobre 2025, alle 12:29 nel canale WebIl mondo digitale ci ha cambiati, ma non solo nel modo in cui comunichiamo: sta trasformando la mente umana. Secondo la teoria della società "post-alfabetizzata", l'esplosione di internet, smartphone e piattaforme di video brevi come TikTok, YouTube Shorts e Reels starebbe riducendo la nostra capacità di leggere testi lunghi e di elaborare pensieri complessi.
Il concetto è stato rilanciato da James Marriott, giornalista del Times, che ha descritto questa trasformazione come una sorta di “controrivoluzione cognitiva”. L'umanità, dice, si starebbe muovendo nella direzione opposta rispetto alla rivoluzione della stampa del Settecento: se allora la lettura di libri e riviste aveva diffuso il pensiero logico e critico, oggi la cultura digitale sta riportando le persone verso una dimensione più emotiva, impulsiva e visiva.
La rivoluzione che venne dai libri
Nel XVIII secolo, la stampa portò a una democratizzazione senza precedenti del sapere: i libri diventarono accessibili alle classi medie, nacquero i giornali, si diffusero idee razionali e scientifiche che cambiarono la storia.

Neil Postman, nel suo saggio Divertirsi da morire (1985), sosteneva che la cultura della parola scritta aveva favorito capacità cognitive complesse, come l'analisi, la deduzione e la coerenza logica.
Con la televisione – e adesso per estensione con internet – questo equilibrio si sarebbe incrinato. Ora, aggiunge Marriott, lo smartphone è diventato il centro della distrazione permanente: un dispositivo capace di catturare l'attenzione in ogni momento, con contenuti sempre più brevi e visivamente dominanti.
L'impatto cognitivo dei video brevi
Il formato del video breve, oggi onnipresente, è progettato per essere rapido, emotivo e coinvolgente. A differenza di un testo scritto, non richiede elaborazione logica: lo spettatore reagisce istintivamente, spesso con indignazione o entusiasmo, ma senza un vero processo critico.

Secondo Marriott, questa modalità di fruizione favorisce pensieri frammentari, indebolendo quella “infrastruttura intellettuale” costruita nei secoli attraverso la lettura. La conseguenza è visibile anche nei dati: l'OCSE rileva da anni un calo costante delle competenze in lettura, scrittura e calcolo nella maggior parte dei Paesi, Italia compresa.
L'intelligenza artificiale e il paradosso della semplificazione
A peggiorare la situazione interviene oggi l'intelligenza artificiale. Strumenti come ChatGPT e altri chatbot evoluti consentono di produrre testi, riassunti e saggi in pochi secondi. Ma, come denuncia un docente dell'Università Statale della California, sempre più studenti arrivano alla laurea “essenzialmente da analfabeti”, incapaci di scrivere e argomentare in modo autonomo.
L'IA risponde a un bisogno crescente di semplificazione del discorso: più sintesi, meno profondità. E se l'abitudine alla complessità sparisce, anche la capacità di pensare criticamente rischia di farlo.
Un rischio per la democrazia e la scienza
Per Postman, democrazia e stampa erano inseparabili: solo una cittadinanza in grado di comprendere e ragionare poteva scegliere consapevolmente i propri governanti. Oggi, invece, l'informazione frammentata e impulsiva che domina i social media rischia di alimentare populismi, disinformazione e pensiero antiscientifico.
Marriott e altri analisti, come Andrew Sullivan, avvertono che il ritorno a una cultura dell'immagine – fatta di meme, slogan e brevi video virali – ricorda la comunicazione pre-letteraria delle società antiche: potente, ma povera di contenuto razionale.

Il ruolo delle big tech
Sul banco degli imputati finiscono anche le grandi aziende tecnologiche, accusate di alimentare un ecosistema basato sulla distrazione programmata.
"Gli oligarchi della tecnologia hanno tanto interesse nell'ignoranza della popolazione quanto il più reazionario autocrate feudale" scrive Marriott per denunciare il meccanismo economico che premia l'attenzione (o distrazione), non la comprensione. Ogni scroll, ogni click, ogni notifica genera profitto, mentre la qualità dell'informazione si riduce a puro intrattenimento.
Riusciremo a invertire la rotta?
L'idea di una società post-alfabetizzata non è una profezia, ma un avvertimento. La tecnologia, se usata in modo consapevole, può ancora essere un potente strumento di diffusione della conoscenza.
Tuttavia, richiede un cambio di paradigma: educazione digitale, tempo di lettura dedicato e senso critico dovranno tornare al centro della formazione, se vogliamo evitare che l'algoritmo riscriva il nostro cervello.










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27 Commenti
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Pazienza
La tecnologia non ci ha reso né particolarmente più intelligenti né particolarmente più stupidi ma semmai ci ha resi più abili per chi sa come utilizzarla correttamente.
La tecnologia non ci ha reso né particolarmente più intelligenti né particolarmente più stupidi ma semmai ci ha resi più abili per chi sa come utilizzarla correttamente.
il problema è che il 95% non al usa correttamente quindi diventa ogni giorno piu idiota, io ho 0 social, leggo e mi informo a dovere sempre prima di farmi un idea e se non sono competente in qualcosa non parlo
Ma non è che questo è cambiato rispetto a prima... questi erano così prima della tecnologia e rimangono così ora con la tecnologia.
Il fatto che prima il social fosse il circolo di paese, il bar o il campo da calcio mentre oggi in parte è diventato i social non ha cambiato particolarmente i numeri semplicemente li ha resi più evidenti.
La tecnologia non ci ha reso né particolarmente più intelligenti né particolarmente più stupidi ma semmai ci ha resi più abili per chi sa come utilizzarla correttamente.
Esatto.
Una volta gli idioti erano relegati al bar del paese, adesso si mettono in mostra globalmente e ci rendiamo conto che sono tanti.
Internet è uno strumento, e come ogni strumento può essere utilizzato proficuamente dagli abili oppure dannosamente dagli inabili.
Anche l'invenzione del coltello ha permesso all'umanità di tagliare le cose con facilità, ma allo stesso tempo ha portato tanti incapaci a ferirsi da soli...
Reel, video brevi e disinformazione stanno abbattendo la capacità dell'uomo di ragionare e formulare un pensiero critico, oltre che di comprendere un testo lungo. Per alcuni studiosi, la teoria della società "post-alfabetizzata" si sta concretizzando.
Comunque la moda dei video (al posto degli articoli) è una iattura, spero che passi.
Le comodità,abbassano il livello di sfida,quindi muscoli e cervello vanno a farsi benedire, è scientifico.
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