Satya Nadella (CEO Microsoft) sul remote working: "Utile, ma è in pericolo il capitale umano"
Il lavoro a distanza è entrato prepotentemente nella vita quotidiana: secondo il CEO di Microsoft ci sono una serie di aspetti negativi che è importante tenere presente, senza essere eccessivamente dogmatici
di Andrea Bai pubblicata il 09 Ottobre 2020, alle 20:01 nel canale WebMicrosoftSmart Working
La diffusione della pandemia COVID-19 ha velocemente causato profonde modificazioni alle abitudini quotidiane, sia private sia lavorative. In quest'ultimo caso in particolare le aziende di tutto il mondo si sono trovate nella situazione di dover passare rapidamente ad un regime di lavoro non in sede, sia esso remote working o smart working che dir si voglia. Quello del lavoro a distanza è un tema che tende a dividere: se da un lato abbiamo realtà come Twitter che consentirà ai propri dipendenti di poter continuare a lavorare da remoto in maniera permanente, dall'altra abbiamo una personalità come Reed Hastings, CEO di Netflix, che considera il lavoro da remoto come una esperienza totalmente negativa.
Sul tema si è espresso anche Satya Nadella, CEO di Microsoft, in occasione dell'evento virtuale CEO Council Summit organizzato dal Wall Street Journal, condividendo le proprie posizioni riguardanti i software di videoconferenza, il lavoro a distanza e sul fatto che le riunioni online non sono coinvolgenti come quelle di persona.
Il CEO di Microsoft si pone apparentemente a metà strada tra Twitter e Netflix, sottolineando l'importanza di non essere "eccessivamente dogmatici" e di abbracciare la flessibilità come approccio più premiante in questa nuova normalità. Tuttavia Nadella ha colto l'occasione per sottolineare una serie di aspetti problematici del lavoro a distanza.
Il CEO di Microsoft ha ad esempio citato alcuni studi che hanno evidenziato come le videconferenze possano essere particolarmente onerose in termini di energie spese: "Trenta minuti di meeting video di primo mattino sono estenuanti per via della concentrazione che si deve avere in video". Secondo il CEO di Microsoft stare in ufficio ha tutt'altro genere di vantaggi, perché "il lavoro avviene prima e dopo le riunioni", mentre le riunioni video sono di natura più "transazionale" con team che da remoto cercano solo di assicurarsi che tutti siano allineati.
Nadella condivide poi una considerazione sul confine tra la vita lavorativa e quella domestica che il lavoro da remoto ha suo malgrado contribuito a sfumare in modo significativo, e su come la pandemia gli abbia insegnato il vero valore del passaggio tra attività lavorative e personali: "Come si svolge il passaggio? Ceni con la tua famiglia o sei incastrato per un altro incontro? In un certo senso c'è bisogno di ancora più attenzione verso la tua tabella di marcia quotidiana, in modo da riservarsi davvero quei momenti di passaggio".
Un altro problema che il CEO di Microsoft rileva nel regime di lavoro da remoto è nel processo di inserimento di un nuova risorsa, che diventa molto più difficile quando i nuovi dipendenti lavorano da casa sia in termini di formazione della risorsa, sia in termini di contatto con i colleghi e opportunità di nuove conoscenze: "Stiamo bruciando capitale umano? Che ne è di tutti quegli incontri che si fanno al lavoro e fuori dal lavoro? Come è possibile recuperarli?" si chiede Nadella.
Nadella riconosce però che in questo modo riesce a "fare il giro del mondo più volte al giorno", incontrando virtualmente partner, colleghi e clienti. "E' un approccio che è giusto usare quando ci permette di fare cose in maniera più rapida ed efficiente, ma credo che sia un po' eccessivo pensare che sia ora l'unico modo di fare le cose" ha commentato.
7 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoGli spostamenti...
..l'importante e' diminuire gli spostamenti , e poi se due giorni a settimana devi andare in ufficio a socializzare non vedo nulla di problematico.il problematico è chi lavora da casa da 7 mesi...
Lo smart working ha una serie di conseguenze negative, oltre che positive, a cui come spesso capita la politica miope e "progressista a tutti i costi", anche quando progresso non è, non pensa.
In primis riduce i rapporti umani, e già solo questo basterebbe. Tante attività economiche sono costrette a chiudere per mancanza di clienti. Bar, ristoranti, e attività collaterali a cui uno non pensa ne soffrono, vedi il settore delle pulizie e delle mense ad esempio, che notoriamente dà lavoro a persone del ceto basso e via discorrendo.
Non solo, il semplice spostarsi per andare a lavoro crea una routine ed una predisposizione al lavoro stesso. Si crea una separazione psicologica più demarcata tra ambito privato e lavoro. Il famoso detto "non portarsi il lavoro a casa" è un punto essenziale. Oltre allo stress causato dal lavorare nello stesso luogo in cui si vive, in cui magari non c'è un vero stacco.
Riguardo il traffico, se pochi escono, pochi possono realmente godere del traffico ridotto. Tra l'altro è un problema potenzialmente risolvibile con un sistema di trasporto pubblico e di pianificazione urbana adeguato. Chiaro, a Roma ti passa la voglia subito anche di uscire di casa .
Io credo che l'idea di società in cui le persone sono sempre più isolate, e esposte a sistemi capitalistici predatori che vedono l'essere umano come semplice consumatore di beni non sia affatto un modello di mondo in cui voglio vivere nel futuro.
L'uomo è relazione prima di tutto. L'isolamento va contro la sua stessa natura. E nessun meccanismo di comunicazione moderno è in grado di sostituire la presenza fisica.
HA RAGGIONE NADELLA
E' vero quello che dice Nadella, nella mia azienda da quando è iniziato il lockdown (abbiamo continuato a lavorare da casa anche dopo lo sblocco, anche ora lavoriamo da casa) ha inserito diverse risorse, e confermo che questi inserimenti non stanno andando come quelli "tradizionali".
Innanzitutto non conosco i nuovi colleghi e le nuove colleghe, ad eccezione di uno che lavora nel mio team, li ho visti qualche volta in videoconferenza ma non ho alcun rapporto con loro, non so cosa fanno, se li incrociassi per strada non li riconoscerei.
Il collega inserito nel mio team, per quanto io e colleghi cerchiamo di seguirlo il più possibile, sta arrancando dal punto di vista formativo (svolgiamo una mansione tecnica), a 6 mesi dall'inserimento ieri ci ho fatte 2 chiacchere per analizzare un problema tecnico e mi sono reso conto che la situazione è più grave di quanto potesis immaginare, non dico che non ha capito una fava di quello che facciamo ma quasi Ma non è colpa sua e non è scemo, il problema è che lavorando da remoto non ci rendiamo neanche conto di come si svolge l'inserimento, di come progredisce il nuovo collega.
In primis riduce i rapporti umani, e già solo questo basterebbe. Tante attività economiche sono costrette a chiudere per mancanza di clienti. Bar, ristoranti, e attività collaterali a cui uno non pensa ne soffrono, vedi il settore delle pulizie e delle mense ad esempio, che notoriamente dà lavoro a persone del ceto basso e via discorrendo.
Non solo, il semplice spostarsi per andare a lavoro crea una routine ed una predisposizione al lavoro stesso. Si crea una separazione psicologica più demarcata tra ambito privato e lavoro. Il famoso detto "non portarsi il lavoro a casa" è un punto essenziale. Oltre allo stress causato dal lavorare nello stesso luogo in cui si vive, in cui magari non c'è un vero stacco.
Riguardo il traffico, se pochi escono, pochi possono realmente godere del traffico ridotto. Tra l'altro è un problema potenzialmente risolvibile con un sistema di trasporto pubblico e di pianificazione urbana adeguato. Chiaro, a Roma ti passa la voglia subito anche di uscire di casa .
Io credo che l'idea di società in cui le persone sono sempre più isolate, e esposte a sistemi capitalistici predatori che vedono l'essere umano come semplice consumatore di beni non sia affatto un modello di mondo in cui voglio vivere nel futuro.
L'uomo è relazione prima di tutto. L'isolamento va contro la sua stessa natura. E nessun meccanismo di comunicazione moderno è in grado di sostituire la presenza fisica.
Il discorso dell'indotto generato dal movimento delle persone è giusto da un punto di vista economico, ma da un punto di vista ecologico e personale no, costringere le persone a muoversi verso il posto di lavoro solo perchè deve spendere in bar, ristoranti e tutto il resto, è alla fine il modo elegante di fare le buche al mattino e riempirle il pomeriggio, lavoro inutile a spese del lavoratore...
Per tutto il resto, socialità ecc. sono d'accordo.
Inoltre il telelavoro introduce un'altra variabile, se lo stesso lavoro si può fare da casa, cosa impedisce ad un'azienda di appoggiarsi a lavoratori di posti dove il lavoro è più conveniente? Vedi call-center...
Questo e' sinceramente una sfumatura a cui non avevo pensato.
In effetti la vicinanza permette "per osmosi" di fornire conoscenza e avere feedback. Quando passi dal tavolo per andare altrove (caffe', bagno, altro tizio) e vedi una cosa strana con la coda dell'occhio ti fermi. Anche se non stai seguendo in maniera specifica le cose grosse le placchi sul nascere.
In un ufficio destrutturato potresti vedere un errore mesi dopo quando sono state wastate grandi risorse.
Forse e' un modo tanto diverso di lavorare che serve, per esempio, un tipo di supervisione piu' stretta e costante, magari una figura nuova in ufficio.
esattamente quello che ho pensato io e esattamente al contrario dei sindacati che su questa cosa hanno detto e fatto caxxate a nastro.
Ma non solo piu' conveniente, magari anche piu' skillato.
http://allarovescia.blogspot.com/20...-italietta.html
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