No, Vitalik, il fondatore di Ethereum, non ha hackerato i profili Twitter del MiTE e di altri enti
Assistiamo impotenti, per l'ennesima volta, alla diffusione di notizie false. Il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, non ha hackerato i profili Twitter del MiTE e di altri enti pubblici, come erroneamente riportato da moltissime testate italiane
di Riccardo Robecchi pubblicata il 15 Settembre 2022, alle 13:27 nel canale WebCi risiamo. Ancora una volta la mancanza completa di comprensione delle dinamiche basilari di Internet ha portato alla creazione di un'ondata di notizie false diffuse dai principali canali di informazione italiani. Il problema, riportato da moltissime fonti che dovrebbero essere ritenute autorevoli, è che i profili Twitter di diversi enti pubblici italiani, tra i quali rientra il Ministero per la Transizione Ecologica, sono stati vittima di attacchi da parte di criminali informatici che hanno provveduto a inserire foto e nome di Vitalik Buterin, creatore della criptovaluta Ethereum. E i media italiani hanno abboccato all'esca prendendo anche tutta la lenza, imputandogli erroneamente la compromissione dei profili e facendo totale disinformazione.
Il fondatore di Ethereum non ha hackerato il profilo Twitter del MiTE

Partiamo con una domanda semplice: quale criminale annuncia in mondovisione la propria identità mentre commette un crimine? Se voi hackeraste un profilo Twitter, pubblichereste la vostra foto e le vostre generalità? Ovviamente no. Perché dunque Buterin, che giusto nel 2021 è stato nominato dal Times come una delle 100 persone più influenti al mondo, dovrebbe compromettere profili Twitter e dichiarare pubblicamente di averlo fatto? Giusto per completezza di informazione, Buterin ha inoltre passaporto canadese e ha finanziato personalmente l'Ucraina nella sua difesa contro l'aggressione russa. Caso poi vuole, o forse no, che proprio oggi avvenga il merge di Ethereum, che comporta drastici cambiamenti per la criptovaluta.
La mancanza di logica di base non pare però spaventare diverse delle più importanti testate del nostro Paese, che riportano in vari modi la stessa non-notizia: "Vitalik Buterin ha hackerato il profilo Twitter del Ministero della Transizione Ecologica". Su questa scia non mancano nemmeno gli interventi a sproposito di taluni politici, come Angelo Bonelli, che chiede (e riportiamo verbatim anche gli errori): "ma il ministro #Cingolani lo sa che il profilo Twitter del @MiTE_IT è stato conquistato dal programmatore russo #Vitalik . Che si fa ? Facciamo fare la la politica della transizione Ecologica ai russi ?".
Peccato che non sia vero e che questo sia l'ultimo di una lista infinita di casi in cui account di persone più o meno famose vengono compromessi da truffatori che puntano a sfruttare proprio la notorietà di tali account per promuovere truffe di vario tipo, sempre incentrate sulle criptovalute. Il caso più eclatante era stato due anni fa, quando i profili di Obama, Elon Musk, Bill Gates e altri avevano promosso una truffa a base di Bitcoin. Questo episodio non è, ovviamente, differente.
Il problema, come più e più volte evidenziato, è la mancanza completa di quelle che possiamo definire "competenze digitali". Si va in realtà più in là, e si potrebbe aprire un enorme dibattito su come vengano trattate e gestite le notizie, ma ci possiamo limitare a discutere del fatto che le principali testate giornalistiche e moltissimi politici non hanno la minima idea di come funzioni il Web. E si vede proprio in questi casi, quando vengono diffuse notizie palesemente false perché manca la comprensione di concetti di base noti agli esperti, ma anche ai semplici appassionati, da sempre.
Non abbiamo una soluzione a questo problema, né siamo in grado di suggerirne una al di là del semplice rispetto della deontologia professionale, che prevede che le notizie vengano verificate e accertate prima della loro pubblicazione. Ancora una volta, però, siamo profondamente delusi dal modo in cui viene affrontata una notizia (comunque rilevante) collegata al mondo digitale nel nostro Paese dai principali canali d'informazione. Perché se noi, inteso come appassionati di tecnologia e fruitori abituali del Web, siamo in grado di capire che le notizie diffuse sulla compromissione degli account Twitter sono false, così non è invece per una parte significativa della popolazione che non ha gli strumenti (e con ciò intendiamo le conoscenze) per distinguere il vero dal falso.
La penna ferisce più della spada, ma finché chi la brandisce non comprende la realtà digitale e online in cui viviamo, siamo destinati a vedersi ripetere eventi come questo, e ad assistere al proliferare di notizie false. Con danni evidenti, in particolare nell'avvelenamento del dibattito pubblico, per tutti.










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4 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infopeccato che non faranno ridere... beh, più o meno come le barzellette raccontante già ora
comunque a Angelo Bonelli si potrebbe rispondere che se lui ha i requisiti per fare il deputato allora i russi possono gestire la transizione ecologica
Gli errori si commettono sempre e questo è, purtroppo o per fortuna, uno dei fatti della vita. Si applica certamente anche a me e ai miei colleghi di Hardware Upgrade. Detto ciò, però, personalmente faccio del mio meglio per documentarmi quanto più possibile prima di scrivere qualunque cosa. Ti faccio un esempio: ho acquistato libri di fisica quantistica e teoria dell'informazione per poter scrivere meglio dei computer quantistici, e sto seguendo un corso di algoritmi quantistici. Ciò non mi mette al riparo dal commettere errori, ma mi dà quel minimo di competenze che mi permette di parlare di un argomento, che è il vero nocciolo della questione. I miei colleghi non sono affatto da meno. Errare humanum est, ma ci adoperiamo per farlo il meno possibile e per parlare con cognizione di causa. Nel caso trattato nell'articolo, invece, sono stati pubblicati articoli da persone che non sembrano avere alcuna competenza specifica e non hanno fatto nemmeno un minimo di controlli prima di pubblicare, facendo una figuraccia colossale. In questo caso non è una questione di "errare è umano", ma di cattivo metodo.
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