Legge sui social in Australia: YouTube incluso tra i servizi vietati agli under 16

Legge sui social in Australia: YouTube incluso tra i servizi vietati agli under 16

Il governo australiano ha incluso anche YouTube nella lista dei social vietati agli under 16, rimuovendo l'esenzione prevista in origine. La decisione arriva dopo le pressioni del garante e le polemiche con Google. La legge entrerà in vigore a fine 2025 e prevede multe fino a 50 milioni di dollari australiani.

di pubblicata il , alle 08:30 nel canale Web
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L'Australia ha ufficialmente incluso YouTube tra le piattaforme vietate ai minori di 16 anni, nel quadro di una legge che impone restrizioni all'uso dei social network per i più giovani. La decisione rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla versione iniziale del provvedimento, che prevedeva l'esclusione della piattaforma video di proprietà di Google.

Il divieto, la cui entrata in vigore è prevista per la fine del 2025, riguarda anche TikTok, Instagram, Facebook, X (ex Twitter) e Snapchat. Gli utenti sotto i 16 anni non potranno più aprire account personali su questi servizi. Tuttavia, potranno continuare a visualizzare contenuti in modalità "ospite", senza possibilità di interagire o pubblicare.

La svolta è arrivata in seguito alle raccomandazioni della eSafety Commissioner Julie Inman Grant, che ha definito YouTube "la piattaforma più citata dai ragazzi tra i 10 e i 15 anni come fonte di contenuti dannosi". La pressione è aumentata dopo che i media hanno rivelato un presunto impegno personale dell'ex ministra Michelle Rowland per garantire un'esenzione alla piattaforma.

Google sostiene che YouTube non dovrebbe essere considerato un social network nel senso stretto del termine, sottolineando le funzionalità educative e il valore per i giovani utenti australiani. Tuttavia, il governo ha scelto di trattare la piattaforma alla pari degli altri social, in quanto dotata di funzionalità che consentono interazione, upload e community-building.

Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che la legge non rappresenta una soluzione definitiva, ma costituisce un passo importante per la protezione dei minori. "I social media stanno causando danni sociali ai nostri figli, e vogliamo far sapere ai genitori australiani che siamo dalla loro parte", ha affermato.

La ministra delle Comunicazioni Anika Wells ha confermato che la legge prevede sanzioni fino a 50 milioni di dollari australiani (circa 32,5 milioni di dollari USA) per le aziende che non si adegueranno.

Le piattaforme dovranno disattivare gli account esistenti degli under 16, impedire nuove registrazioni e adottare misure efficaci per contrastare eventuali aggiramenti.

Pur riconoscendo che sarà difficile impedire completamente ai ragazzi di trovare "scorciatoie", Wells ha ribadito la necessità di interventi concreti contro "algoritmi predatori" e ha paragonato la navigazione dei minori in rete a "nuotare in mare aperto pieno di squali".

L'esenzione resterà valida per applicazioni dedicate a messaggistica, gioco online, salute ed educazione, ritenute meno nocive dal punto di vista dell'esposizione sociale. YouTube Kids, versione pensata per i bambini e dotata di controlli parentali, continuerà a essere accessibile.

Secondo indiscrezioni, nei giorni scorsi Google avrebbe minacciato azioni legali contro il governo australiano, sostenendo che l'inclusione di YouTube nella lista dei servizi vietati costituirebbe una limitazione alla libertà politica e d'espressione. YouTube, da parte sua, ha dichiarato che continuerà a dialogare con il governo per valutare i prossimi passi.

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