Le aziende licenziano, e l'IA c'entra molto di più di quanto non vogliono farti credere
Fra i termini sempre più ricorrenti ci sono "ristrutturazione" e "ottimizzazione", che nascondono tagli di personale legati spesso all'automazione. Solo IBM e Klarna hanno ammesso apertamente di sostituire dipendenti con sistemi AI, ma molte altre sono state molto meno trasparenti.
di Nino Grasso pubblicata il 21 Luglio 2025, alle 12:01 nel canale WebIBMKlarna
Le recenti ondate di licenziamenti che hanno colpito numerose aziende tecnologiche (e non) potrebbero nascondere un ruolo molto più ampio dell'intelligenza artificiale di quanto le comunicazioni ufficiali lascino trasparire. Mentre il mercato azionario registra performance storicamente positive e l'economia mostra segni di resilienza, molte organizzazioni continuano a ridurre il personale utilizzando terminologie vaghe che evitano qualsiasi riferimento diretto alla sostituzione tecnologica.

Secondo diversi esperti, le aziende evitano deliberatamente di collegare i tagli di personale all'implementazione di sistemi AI a causa delle implicazioni legali che ne deriverebbero. Un'organizzazione potrebbe sfruttare persino mandati di ritorno in ufficio come opportunità per ristrutturare silenziosamente la propria forza lavoro. Poche aziende, invece, hanno dimostrato trasparenza nel collegare direttamente i licenziamenti all'implementazione di tecnologie AI.
Licenziamenti per colpa dell'IA: sono poche le aziende trasparenti
Fra queste, IBM rappresenta un'eccezione significativa: il suo CEO ha dichiarato al Wall Street Journal che 200 dipendenti del settore risorse umane sono stati licenziati e sostituiti con chatbot AI, precisando però che l'organico complessivo dell'azienda è aumentato grazie a reinvestimenti in altre aree. Anche l'azienda fintech Klarna ha adottato un approccio diretto: il CEO Sebastian Siemiatkowski ha dichiarato durante il programma "Power Lunch" di CNBC che l'azienda si è ridotta da circa 5 mila a quasi 3 mila dipendenti, suggerendo agli interessati di verificare su LinkedIn come l'organizzazione stia effettivamente riducendo le posizioni aperte.
Christine Inge, istruttrice di sviluppo professionale ed esecutivo presso l'Università di Harvard, sottolinea come si stia probabilmente assistendo a un rimodellamento della forza lavoro guidato dall'intelligenza artificiale senza che vi sia un riconoscimento pubblico. Pochissime organizzazioni sono disposte ad ammettere apertamente di sostituire persone con sistemi AI, anche quando la realtà dei fatti corrisponde esattamente a tale scenario. In ogni caso la realtà viene mascherata con termini come "ristrutturazione" e "ottimizzazione delle risorse", che vogliono dire contemporaneamente tutto e niente. Si tratta chiaramente di scudi protettivi: è molto più semplice inquadrare le riduzioni della forza lavoro come componente di una strategia operativa più ampia piuttosto che ammettere collegamenti diretti con le efficienze ottenute attraverso l'implementazione AI.
Considerando, inoltre, i recenti forti guadagni sul mercato da parte di molte delle aziende che hanno effettuato riduzioni pesanti nel personale, appare evidente come i recenti licenziamenti non costituiscano una risposta a eventuali difficoltà finanziarie. Tali decisioni si allineano sospettosamente con l'implementazione di grandi sistemi AI, suggerendo che i posti di lavoro vengano eliminati dopo l'introduzione degli strumenti, non prima. L'utilizzo di terminologia vaga e abbastanza consueta in questi contesti rappresenta la strategia migliore in ambito comunicativo: la ristrutturazione appare proattiva, l'ottimizzazione del business sembra strategica, mentre l'attenzione alle strutture dei costi appare imparziale.
Il risultato finale rimane però identico: la sostituzione attraverso software automatizzati. L'intelligenza artificiale può automatizzare tra il 70% e il 90% di molti processi tipici del mondo tecnologico, ma spesso l'ultimo segmento richiede ancora intervento umano, soprattutto per controllo qualità, valutazioni critiche e gestione di casi limite. Alcuni dati riportati nell'articolo di CNBC raccontano però quello che possiamo aspettarci nel prossimo futuro: secondo il rapporto Future of Jobs 2025 del World Economic Forum, il 41% dei datori di lavoro a livello mondiale intende ridurre la propria forza lavoro nei prossimi cinque anni a causa dell'AI.
I freelance sono stati tra i primi dipendenti con cui le aziende hanno discusso direttamente del ruolo dell'AI nei tagli occupazionali. Copywriting, design grafico ed editing video hanno sopportato il peso maggiore dei cambiamenti. Ma ora la transizione ha iniziato a estendersi alla forza lavoro a tempo pieno. Il caso Duolingo rappresenta un esempio emblematico: quando il CEO Luis von Ahn ha annunciato l'intenzione di eliminare gradualmente gli appaltatori a favore dell'AI, il contraccolpo è stato tale da costringerlo a ritrattare parzialmente le sue dichiarazioni.










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11 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoL'Ai è inevitabile, come all'epoca dei cavalli l'avvento delle auto
Peccato che le persone non sono cavalli. E anche che il criterio lavorativo IA non contempli l'affiancamento umano. Paragone inadeguato.
Verità scomode a parte. io credo che a differenza di ciò che vogliono nascondere, la situazione economica mondiale sia pesantemente minata da 2 guerre (e quasi una terza) e da un simpaticone al governo della più grande potenza al mondo.
L'indecisione sui mercati è un ingrediente pericoloso perchè fa tendere l'economia alla recessione e, peggio ancora, alla stagflazione.
Che l'AI sia il futuro è chiaro come il sole, ma quando veramente inizieremo a vedere i frutti? bho...
per me i licenziamenti, se non in alcuni casi, non sono dovuti all'IA ma ad una flessione di domanda.
Sicuramente mi sbaglierò
IMHO
Avrebbero potuto usare il famoso fax di Ritorno al futuro 2!
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