La lotta alla pirateria è inefficace e deleteria: i dati della Commissione Europea

L'industria dell'intrattenimento ha cercato, cerca e cercherà di stanare la pirateria online utilizzando vari metodi, tuttavia gli sforzi fatti finora sono stati vani secondo una nuova ricerca della Commissione Europea
di Nino Grasso pubblicata il 15 Maggio 2015, alle 16:01 nel canale WebPochi anni fa, gli organi di giustizia europei hanno portato a compimento uno fra i più grossi blitz in assoluto nei confronti del mondo della pirateria, conclusosi con la chiusura del sito di videostreaming illecito kino.to. Le incursioni degli ufficiali di polizia nei data center e nelle residenze degli esponenti legati al servizio hanno portato a decine di arresti in Germania, Spagna, Francia e Paesi Bassi. L'operazione era stata catalogata allora fra quelle di grande successo.
Tuttavia, una nuova ricerca realizzata dal Joint Research Centre dell'Unione Europea dimostra come gli effetti reali dell'attacco al "più grande portale di streaming non autorizzato europeo" siano stati decisamente limitati per l'utente finale. Il gruppo di ricerche ha monitorato i dati cronologici di un campione di 5 mila utenti tedeschi per verificare un eventuale cambiamento nelle abitudini riguardo alla fruizione dei contenuti online.
Fra le conclusioni si legge che il raid nei confronti di Kino.to ha avuto effetti positivi solamente in un periodo di tempo molto ristretto, terminato il quale il livello di consumo di materiale pirata è tornato alla normalità. Di conseguenza, il consumo di materiale proveniente da piattaforme legali di streaming è aumentato di pochissimi punti percentuali. In definitiva i ricercatori sostengono che, considerando i costi dell'azione penale, lo shutdown di Kino.to non ha condotto agli effetti sperati.
Come possiamo verificare dal grafico, la chiusura del portale di streaming ha portato ad una diminuzione di circa il 30% nel consumo complessivo di materiale pirata nelle quattro settimane successive al raid, ma la situazione è tornata alla normalità nel giro di un paio di mesi, con un aumento di solo il 2,5% per quanto concerne la fruizione di contenuti legalmente. Il motivo del verificarsi del fenomeno è da addurre al cosiddetto "effetto Hydra", secondo la pubblicazione.
Eliminando un grosso esponente del mercato pirata, i ricercatori sostengono che si dà maggiore visibilità a tanti altri servizi di minore entità. Si porta così avanti una sorta di frammentazione del mercato, in cui tanti siti differenti ospitano un numero di visitatori che nel corso del tempo risulta invariato. L'effetto del raid quindi comporta non solo risultati non positivi, ma anche un aumento dei costi legali nel caso in cui si consideri un'eventuale ulteriore azione legale contro un numero di servizi superiore.
"Le nostre analisi mostrano che la chiusura di kino.to ha portato ad una struttura molto più frammentata del mercato dei film in streaming senza licenza", si legge nel documento. "Questo rende eventuali futuri interventi delle forze dell'ordine o più costosi - visto che non c'è più una singola piattaforma dominante - o meno efficaci - se l'azione legale viene rivolta ad un singolo sito web fra i tanti".
Tuttavia, precisiamo che lo studio della Commissione Europea non include ad esempio alcun dato sulle vendite legali offline, e considera una situazione avvenuta in un quadro storico sensibilmente diverso rispetto ad oggi e senza la presenza di realtà forti nello streaming legale. La situazione adesso è cambiata, anche se spesso abbiamo visto che i servizi pirata sanno come riorganizzarsi in tempi decisamente brevi, come nel recente caso italiano di altadefinizione.tv.
46 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIo però vorrei sapere come hanno fatto a determinare questo grafico e l'unità di misura utilizzata nel asse Y:
Link ad immagine (click per visualizzarla)
C'è solo una soluzione alla pirateria allo stato attuale. Chiudere la rete.
Una volta potevi guardare una serie TV sui canali normalmente trasmessi... poi è arrivato il digitale... sono fioriti i canali a pagamento e per vedere quello che prima trasmettevano gratuitamente adesso ti chiedono un abbonamento.
La pirateria è generalmente da condannare ma sono convinto che sarà (e già in parte lo è
Bhe, la pirateria era anche copiare le cassette mangianastri o i VHS, la stessa Sony fu processata per violazione del diritto d'autore quando mise in vendita il primo videoregistratore VHS, perché ti permetteva di registrare i programmi televisivi, considerata una violazione dei diritti negli USA, allora la Sony era solo una società di prodotti di consumo e non una major musico-cinematografica. Il digitale e internet hanno favorito e semplificato la duplicazione di massa, ma la prima causa è che lo "Spotify" doveva essere permesso già all'epoca di Napster, mp3.com ci provò ma la Major volevano vendere i CD, e se non fosse stato per il "ricatto" Apple attraverso iTunes, ancora stavano a cercare di vendere i CD
Parole sante.
C'è solo una soluzione alla pirateria allo stato attuale. Chiudere la rete.
Già, ma bastava chiederlo a chiunque.
La pirateria è nata da ben prima di internet. Secondo te tutte le musicassette/vhs vergini che vendevano erano usate per i filmini di famiglia o per registrare le doti canore del possessore?
Internet ha semplicemente amplificato a dismisura il fenomeno
Anche io ricordo quando avevo lo stereo a doppia piastra e l'amico mi chiedeva di duplicare la cassetta
Il digitale ha amplificato il tutto... oggi basta un computer ed una linea internet per avere accesso ad un mondo di contenuti illimitato.
Per tornare all'esempio che citavo prima, mi è capitato di vedere, a casa di conoscenti, canali in abbonamento dove oltre al costo dell'abbonamento stesso c'è anche pubblicità, pop-up vari e loghi persistenti in 5 dimensioni... insomma... per me questo vuol dire prendere per il...
Posso anche fare un abbonamento ma voglio, oltre alla qualità dei contenuti, anche una qualità di emissione (che non sia il solito 1080 upscalato).
Queste realtà, secondo me, non dureranno a lungo.
Nel caso di Netflix le sue opere sono sempre a 1080p per quelle di terzi non dipendono da lei, molte produzioni nascono a 1080i o a 720p, in particolare quelle delle TV commerciali
Se uno devo pagare per l'eventuale uso illegale di supporti ed HW, è possibile che si senta autorizzato a fare quell'utilizzo illegale per il quale ha pagato.
Uno potrebbe arrivare addirittura a pensare che quello della SIAE sia un atto di pirateria nei suoi confronti e che, scaricando illegalmente, non farebbe altro che mettersi "alla pari".
Certo è che l'era digitale sta facendo dei danni enormi: meno soldi "girano", meno diventa redditizio impegnarsi in determinati ambiti (cinema, musica, giochi, libri). Il risultato è un impoverimento dei contenuti ed un aumento indiscriminato dei costi per chi rispetta le regole, ed ambedue le cose non fanno altro che alimentare ulteriormente la pirateria.
Se uno devo pagare per l'eventuale uso illegale di supporti ed HW, è possibile che si senta autorizzato a fare quell'utilizzo illegale per il quale ha pagato.
Uno potrebbe arrivare addirittura a pensare che quello della SIAE sia un atto di pirateria nei suoi confronti e che, scaricando illegalmente, non farebbe altro che mettersi "alla pari".
Certo è che l'era digitale sta facendo dei danni enormi: meno soldi "girano", meno diventa redditizio impegnarsi in determinati ambiti (cinema, musica, giochi, libri). Il risultato è un impoverimento dei contenuti ed un aumento indiscriminato dei costi per chi rispetta le regole, ed ambedue le cose non fanno altro che alimentare ulteriormente la pirateria.
Io credo di no. Il mondo videoludico ha saputo evolversi e oggi sebbene la pirateria è sempre dilagante anche in questo mondo, il giro economico non fa altro che aumentare, tanto da aver superato 15 anni fa quello della musica e un paio di anni fa quello del Cinema (compreso l'"home"
Perché il mondo videoludico è riuscito ad evolversi? La risposta è semplice: non è gestito da dalle Major (il grosso del mercato è in mano a piccole realtà
Perché il mondo videoludico è riuscito ad evolversi? La risposta è semplice: non è gestito da dalle Major (il grosso del mercato è in mano a piccole realtà
Probabile che il mondo videoludico sia quello che ha subito meno danni dalla pirateria, l'articolo però si riferiva principalmente al mondo del cinema ed io l'avevo poi esteso anche ad altri settori che risentono del fenomeno.
Poi sarebbe da esaminare campo per campo, ognuno ha le sue particolarità.
Se, per esempio, è vero che la musica è quella da più tempo piratata (decenni), è anche vero che il supporto fisico originale ha sempre avuto la sua importanza. Tra l'altro, a differenza di un videogioco che una volta giocato lo butti, un album musicale che magari avevi duplicato, successivamente potevi decidere di acquistarlo originale, inoltre il supporto fisico era spesso accompagnato da materiale informativo che completava l'offerta.
Adesso che, spingendo sul guadagno facile della musica liquida (in streaming o file, magari pure compresso), viene a mancare l'attrattiva del supporto, è difficile convincere qualcuno a pagare (salato) per avere la stessa identica cosa (un mp3 pirata è identico all'originale ^^), tenuto conto anche che quel file, a differenza di un disco, non diventa realmente tuo (non ne hai la proprietà, non puoi nemmeno rivenderlo).
Identica sorte per i film e adesso inizia il calvario pure per i libri. I risultati, mancando i guadagni, in campo musicale sono ben visibili (basta fare un raffronto con il panorama di alcuni decenni addietro), in campo letterario già era difficile campare prima, immaginarsi in futuro...
Il mondo del sw (programmi, giochi), lo vedo leggermente più complesso, da una parte si tratta di materiale spesso "usa e getta", dunque pochi ambiscono al prodotto originale, dall'altra proprio la sua natura gli consente una parziale protezione (protezioni, attivazioni, supporto, aggiornamenti... virus). Però il fenomeno della pirateria è enorme anche lì, ed i costi (mancati guadagni), sono ovviamente riversati dalle SH nei prezzi dei titoli.
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