Internet Archive costretta a bloccare il prestito di 500 mila libri. Insorgono gli utenti
Una sentenza emessa lo scorso anno aveva imposto la rimozione di 1300 opere. Ora il numero sale a quasi mezzo milione causando la mobilitazione degli utenti. Il nodo sono le licenze di distribuzione delle copie digitali
di Andrea Bai pubblicata il 24 Giugno 2024, alle 13:51 nel canale WebLa scorsa settimana Internet Archive è stata costretta a rimuovere circa 500 mila libri dalla sua collezione online accessibile liberamente e gratuitamente, a seguito di una sentenza emessa lo scorso anno a favore di una causa legale intentata da un gruppo di editori per violazione del diritto d'autore mirata in particolare al progetto Open Library di Internet Archive. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un progetto che prevede la collaborazione con le biblioteche per scansionare i libri stampati nelle loro collezioni e offrirli come e-book in prestito.
Nella sentenza il giudice aveva concluso che Internet Archive non avesse alcun diritto di riprodurre i libri degli editori che hanno mosso causa, osservando che il cosiddetto "prestito digitale controllato" (un sistema tramite il quale un'opera messa a disposizione può essere consultata solamente da un utente alla volta) rappresenta in realtà un percorso alternativo alla diffusione delle opere, creando quindi una competizione con gli e-book concessi in licenza da parte degli editori. Secondo questi ultimi, Open Library ha messo a disposizione delle biblioteche un modo per evitare di pagare le tariffe di licenza per gli e-book che generano entrate sostanziali per gli editori. Il giudice aveva determinato che le tariffe di licenza costituiscono un mercato "fiorente" che Internet Archive "soppianta".
Al momento dell'emissione della stentenza Internet Archive non aveva contestato la creazione di un percorso di diffusione alternativo, come indicato dal giudice, sostenendo però che tutto questo non ha avuto alcun impatto sui ritorni delle licenze e-book vendute dagli editori, e che questi ultimi non hanno saputo produrre alcuna prova in grado di dimostrare ciò. Anzi, Internet Archive sostiene che il prestito digitale controllato ha l'effetto di promuovere i libri e, in ultima istanza, generare maggiori ricavi poiché chi legge libri in prestito tende poi a consigliarli a terzi, innescando (potenzialmente) più vendite.
Allora però il giudice aveva emesso un'ingiunzione contro Internet Archive per la rimozione di circa 1300 opere degli editori Hachette, HarperCollins, Penguin Random House e Wiley che hanno intentato la causa. Come si è arrivati a quasi mezzo milione di libri rimossi? Sul blog di Internet Archive il direttore dei servizi bibliotecari Chris Freeland spiega che la Association of American Publishers ha coordinato un'azione anche con numerosi altri editori che non hanno partecipato alla causa precedente, chiedendo quindi la rimozione di altre opere che ricadono sotto la medesima casistica.
Your voice matters - Sign the open letter to publishers, asking them to restore access to the 500,000 books they’ve removed from our library ✍️ https://t.co/wnBnSDlm5i #LetReadersRead https://t.co/azamv08ErF
— Internet Archive (@internetarchive) June 17, 2024
Freeland ha descritto la situazione come una "perdita devastante" per quei numerosi lettori che facevano affidamento su Internet Archive per accedere ad opere altrimenti difficili o impossibili da reperire. Internet Archive ha deciso di presentare ricorso presso la Corte d'Appello degli Stati Uniti d'America, sostenendo la tesi che i libri messi a disposizione tramite il sito web sarebbero a tutti gli effetti un prestito di opere fisicamente in possesso di Internet Archive stessa, in maniera non differente da quanto avviene con qualsiasi altra biblioteca. L'obiettivo è convincere la Corte che tutto ciò rientra nei casi di "uso corretto" secondo la normativa sul diritto d'autore.
Freeland ha inoltre osservato che Internet Archive fa uso di tecnologie standard del settore per impedire il download e la ridistribuzione non autorizzata delle opere, esattamente come accade nel caso degli editori commerciali. Il direttore di Internet Archive ha inoltre sostenuto il diritto degli autori di trarre beneficio dal proprio lavoro intellettuale, osservando però al contempo che alle biblioteche dovrebbe essere consentito di adempiere alla loro missione di mettere a disposizione l'accesso alla conoscenza a prescindere dal formato fisico o digitale delle opere. Per questo motivo Freeland ritiene che questa battaglia legale rappresenti una "lotta per la preservazione di tutte le biblioteche e del diritto fondamentale all'accesso alle informazioni".
L'accaduto ha innescato una sollevazione di oltre 22 mila sostenitori di Internet Archive (al momento in cui scriviamo), che hanno firmato una lettera aperta indirizzata gli editori, con la richiesta di riconsiderare le loro posizioni allo scopo di consentire nuovamente l'accesso ai libri. Nella lettera vengono espresse le "implicazioni di vasta portata" conseguenti alla rimozione dei libri, come l'impatto negativo sull'educazione di accademici, studenti ed educatori, soprattutto nelle comunità svantaggiate dove l'accesso alle risorse è già limitato e che improvvisamente si sono trovati privi di materiali di ricerca, lettura e studio necessari per l'apprendimento e la crescita accademica. La lettera conclude affermando che la rimozione di questi libri non solo ostacola il progresso accademico e l'innovazione, ma mette anche a repentaglio la conservazione del patrimonio culturale e storico.
Internet Archive ha inoltre raccolto la voce di numerosi utenti i quali hanno raccontato la loro diretta esperienza e le ragioni che li hanno portati ad utilizzare il servizio. Si va dall'accesso ad opere letteralmente commercialmente introvabili in determinate zone del mondo, alla lettura di libri irreperibili perché vietati in alcuni regimi o climi culturali, alla semplificazione nella ricerca di passaggi e frasi di libri cartacei già in possesso dell'utente, fino alla scoperta di libri non più stampati e non disponibili in altro modo.










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3 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoQuesti stupidi proprio non capiscono la storia .....
Questi stupidi proprio non capiscono la storia .....
Per il libri? Non penso proprio. Mica sono videogiochi o porno
Rimarresti sorpreso di quanta roba si trova nei Torrent oggigiorno.
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