Il segreto per lavorare meglio? È tanto semplice quanto geniale. E se lo dice lui...

Eric Schmidt, ex CEO di Google, è intervenuto nel corso del podcast Moonshots (via Business Insider) per parlare di attenzione, concentrazione e benessere digitale. Secondo Schmidt, la presenza costante dello smartphone e delle notifiche rappresenta un ostacolo concreto alla capacità di pensare in profondità, soprattutto in ambito lavorativo o accademico.

"Lavoro con molti giovani ricercatori - ha raccontato - e una delle domande che mi pongo è: come riescono a concentrarsi con tutte queste distrazioni? La risposta è semplice: spengono il telefono".

Per Schmidt, non è possibile riflettere seriamente se si viene interrotti costantemente da notifiche, vibrazioni o altri stimoli digitali.

Parole che assumono particolare peso se si considera il ruolo avuto da Schmidt nella storia di Internet. Durante il suo decennio alla guida di Google, l'azienda ha sviluppato servizi fondamentali come il motore di ricerca e Android, contribuendo alla diffusione di sistemi che oggi ospitano proprio quelle notifiche che, a suo dire, danneggiano la concentrazione.

Schmidt riconosce che l'intero settore tecnologico ha lavorato per monetizzare l'attenzione degli utenti, cercando di occupare ogni momento della giornata con contenuti, pubblicità o abbonamenti.

Nel suo intervento l'ex AD ha citato studi recenti confermano una riduzione dell'attenzione dovuta alla tecnologia. Oggi la capacità media di mantenere l'attenzione su uno schermo computer è scesa a 47 secondi, mentre vent'anni fa era di 2,5 minuti.

Il modello odierno, a suo avviso, si scontra con il modo naturale in cui gli esseri umani elaborano idee complesse o cercano un momento di pausa.

Non solo la produttività, ma anche il relax sarebbe compromesso da questa iperconnessione costante: "I miei preferiti sono quei servizi digitali che ti 'insegnano' a rilassarti. In realtà, l'unico modo per farlo davvero è spegnere il telefono e rilassarsi come l'umanità ha fatto per 70.000 anni".

Alcuni protagonisti del settore del benessere digitale, però, hanno reagito con freddezza. Secondo Jenna Glover, chief clinical officer di Headspace, non è realistico chiedere ai giovani di "spegnere il telefono" per raggiungere un equilibrio mentale. "Il vero benessere digitale non consiste nel tornare indietro di 70.000 anni, ma nell'andare avanti con intenzione". Anche Calm, una delle app più popolari per la meditazione, ha sottolineato che non tutto il tempo trascorso davanti a uno schermo è dannoso.

La verità, come sempre, potrebbe stare nel mezzo. Il problema è che proprio per loro natura gli smartphone sono strumenti nati per attrarre e non tutti riescono a trovare un freno nel loro utilizzo. C'è chi si rifugia in periodi di Digital Detox, e chi, come un sempre più folto numero di giovani, sta riducendo l'uso, consapevole del valore aggiunto ma anche dei rischi.