I ricercatori indipendenti scappano da X (Twitter): per gli utenti aumenta il rischio di disinformazione
L'accesso ai dati a pagamento e alcuni precedenti legali mettono i ricercatori e gli studiosi che monitorano disinformazione e fake news nelle condizioni di non poter più condurre le proprie attività
di Andrea Bai pubblicata il 07 Novembre 2023, alle 14:52 nel canale WebLo scorso mese di settembre l'agenzia stampa Reuters ha incaricato la Coalition for Independent Technology Research di condurre un sondaggio presso 167 studiosi e ricercatori accademici e della società civile dal quale è emerso come oltre 100 attività di ricerca su X (Twitter) sono state annullate, sospese o focalizzate verso altre piattaforme da quando Elon Musk ha limitato, a partire dallo scorso febbraio, l'accesso ai dati di X ponendoli a pagamento. L'indagine di Reuters ha potuto quantificare per la prima volta, da quando l'accesso ai dati di X è divenuto a pagamento, quale sia il numero degli studi annullati come diretta conseguenza.
Questa dinamica ha effetto sugli studi riguardanti i fenomeni di hate speech e sulla sicurezza online dei minori, ma anche su quelle analisi e attività di monitoraggio che hanno lo scopo di tracciare la diffusione di informazioni false in tempo reale durante eventi di particolare rilievo. Caso recente e particolarmente attuale riguarda la disinformazione relativa al conflitto israelo-palestinese, ancor più difficile da rintracciare poiché mossa principalmente da account verificati.
Già lo scorso febbraio la Coalition for Independent Technology Research ha pubblicato una lettera per portare l'attenzione sul fatto che il pagamento di tariffe elevate per l'accesso ai dati di X (precedentemente gratuiti) avrebbe condotto "all'interruzione di progetti cruciali portati avanti da migliaia di giornalisti, accademici e attivisti della società civile in tutto il mondo, che studiano questioni fondamentali dei nostri tempi". La conseguenza di quanto sta accadendo è il rischio che gli utenti della piattaforma diventino maggiormente esposti ad hate speech, disinformazione e fake news.
Ci sono alcuni ricercatori che hanno comunque voluto portare avanti i propri studi, arrivando però al punto di dover analizzare a mano i post sulla piattaforma. Ovviamente tutto ciò va a rallentare significativamente l'analisi, con possibili ricadute sulla qualità degli esiti degli studi.
La diffusione della disinformazione relativa al conflitto tra Israele e
Palestina ha già sollevato l'attenzione dell'Unione Europea, che ha
sventolato la minaccia di sanzioni ad X nel caso in cui non si
dimostrasse capace di porre un argine al problema.
La piattaforma di microblogging ha risposto sottolineando di aver
intrapreso una serie di azioni allo scopo, tra cui la rimozione di
nuovi account che risultano collegati all'organizzazione terroristica di
Hamas, la chiusura di account impegnati a manipolare argomenti di
tendenza, la collaborazione con organizzazioni partner per segnalare
contenuti terroristici, l'intervento su "decine di migliaia di post" e il
monitoraggio proattivo di discorsi antisemiti.
Si tratta di misure la cui efficacia non è ancora chiara e proprio per via del fatto che numerosi ricercatori indipendenti hanno sospeso l'analisi dei dati in tempo reale di X per valutare l'esistenza di minacce emergenti sulla piattaforma. Ad aver allontanato le attività di ricerca da X non è stata solo la limitazione dell'accesso ai dati, ma anche il timore che Elon Musk possa trascinare in tribunale i ricercatori, dopo il precedente della causa intentata contro il Center for Countering Digital Hate nel corso dell'estate, accusandola di diffondere informazioni false sui livelli di hate speech presenti su X e di incoraggiare gli inserzionisti di sospendere gli investimenti sulla piattaforma.
X ha recentemente inviato all'UE un rapporto sulla trasparenza, in ottemperanza a quanto stabilito nel Digital Services Act, in cui prova a dimostrare che "libera espressione e sicurezza della piattaforma possono coesistere". La linea tenuta da X è quella di consentire la maggior parte dei post che non siano minacce violente, molestie mirate o violazioni della privacy, rimuovendo inoltre "contenuti e account pericolosi e illegali" e a rispondere a segnalazioni su contenuti illegali. All'atto pratico, al momento, X limita la diffusione di contenuti che rientrano in ciò che può essere ritenuto "legale ma deplorevole" senza però rimuoverli.
"X è riflesso delle conversazioni reali nel mondo, che possono includere punti di vista offensivi, controversi o di mentalità ristretta per altre persone. Pur dando il benvenuto a tutti ad esprimersi su X, non tollereremo comportamenti che molestino, minaccino, disumanizzino o zittiscano le voci altrui" si legge nel rapporto inviato all'UE.
Nei giorni scorsi il CEO Linda Yaccarino ha citato alcuni partner come la Technology Coalition, l'Anti-Defamation League, l'American Jewish Committee e il Global Internet Forum to Counter Terrorism tra i gruppi che aiutano X a moderare i "rischi potenziali" e a supportare le misure di sicurezza. Ma ovviamente la collaborazione con partner non ha la stessa efficacia della ricerca indipendente e l'indagine di Reuters evidenzia come queste ultime siano sempre più difficili da reperire.
E proprio a tal proposito la stessa Reuters riporta una dichiarazione di un portavoce di Sprinklr, una società che aiuta i brand a monitorare le esperienze dei clienti, e che era stata menzionata a luglio da X per suffragare i dati secondo cui "oltre il 99% dei contenuti su X sono sani". Il portavoce ha però affermato che quanto esposto da X non poteva essere confermato, precisando che "ogni report esterno recente di X è stato preparato senza il coinvolgimento di Sprinklr".
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSe io sto seduto su una panchina e guardo il comportamento e abitudini della gente per fini di analisi sociale, non è che ho bisogno del loro permesso, anzi meglio che non lo sappiano.
Infatti adesso i dati degli utenti sono dati solo alle aziende che li usano commercialmente, mica vorrai che quelli che cercano la disinformazione possano mettere il bastone nelle ruote delle megacorporation
P.S. ma Cfranco per caso sta per ***** [meglio un messaggio privato, vah per la privacy ]
ma per favore
Comunque un gruppo di persone in meno, sempre meglio di prima.
L'accesso ai dati a pagamento e alcuni precedenti legali mettono i ricercatori e gli studiosi che monitorano disinformazione e fake news nelle condizioni di non poter più condurre le proprie attività
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traduzione: woke woke woke
ma per favore
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