Enel X vs Google, il TAR del Lazio conferma la multa milionaria a Big G
Il TAR del Lazio ha confermato la multa da oltre 100 milioni a Google dopo una querelle nata con Enel X sull'app JuicePass. Google non garantiva l'interoperabilità dell'app JuicePass con Android Auto.
di Manolo De Agostini pubblicata il 19 Luglio 2022, alle 10:11 nel canale WebGoogleEnel X
Il TAR del Lazio ha confermato la multa da oltre 100 milioni di euro comminata a Google da parte dell'Antitrust nel maggio scorso. La casa di Mountain View era stata accusata di abuso di posizione dominante dopo una querelle nata con Enel X sull'app JuicePass. I giudici del tribunale amministrativo regionale hanno respinto il ricorso presentato da Google.
L'Autorità aveva accertato che Google non garantiva l'interoperabilità dell'app JuicePass con Android Auto. JuicePass di Enel X è un'app molto importante per gli utenti di auto elettriche, offre infatti un'ampia gamma di servizi che vanno dalla ricerca e prenotazione di una colonnina alla gestione della sessione ricarica.
"Google, rifiutando a Enel X Italia di rendere disponibile JuicePass su Android Auto, ha ingiustamente limitato le possibilità per gli utenti di utilizzare la app di Enel X Italia quando sono alla guida di un veicolo elettrico e hanno bisogno di effettuare la ricarica", affermava il Garante. Secondo l'Autorità, Google favoriva Google Maps, ostacolando la concorrenza nel settore.
"Tenuto conto che il bilancio consolidato di Google non contiene una ripartizione del fatturato per singoli Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, bensì fa riferimento a macroregioni, tra cui quella relativa a Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) alla quale è riferibile il 30 percento dei ricavi l'Autorità ha stimato l'incidenza del fatturato generato in Italia sui ricavi globali di Google e, quindi, l'incidenza sullo stesso di Android, Google Play e Google Maps", si legge nella sentenza del TAR.
"Ai fini del calcolo dell'importo base della sanzione, l'Autorità ha applicato al fatturato rilevante una percentuale basata sulla gravità dell'infrazione e poi moltiplicata per la durata della stessa; è stato poi aggiunto all'importo base un ammontare supplementare, compreso tra il 15% e il 25% del fatturato rilevante, al fine di conferire al potere sanzionatorio dell’Autorità il necessario carattere di effettiva deterrenza".
"Infine, l'Autorità ha incrementato la sanzione del 50%, come previsto per il caso in cui l'impresa responsabile dell'infrazione abbia realizzato nell'ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notificazione della diffida un fatturato totale a livello mondiale particolarmente elevato rispetto al valore delle vendite dei beni o servizi oggetto dell'infrazione oppure appartenga a un gruppo di significative dimensioni economiche"
"Risulta anche corretta la valutazione dell'AGCM secondo cui, nel caso di specie, non ricorrono le circostanze di 'complessità del contesto giuridico e fattuale' di riferimento e di 'novità della fattispecie' invocate da Google a supporto della sua richiesta di applicazione di una sanzione simbolica o minima, in quanto gli aspetti di complessità del caso in esame concernono questioni di tecnologia e interoperabilità rientranti nella sfera di controllo della ricorrente. La sanzione è quindi stata determinata in misura inferiore al 10% del fatturato di cui all'ultimo bilancio approvato (precisamente nella misura dello 0,064% dello stesso), conformemente alla normativa prevista dall'art. 15, comma 1, l. n. 287/90".
5 Commenti
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Concordo, e il discorso si potrebbe allargare anche a ben altri scenari.
Leggo che la multa comminata a Google corrisponde allo 0,064% del suo fatturato; dato che il fatturato di WindTre (per esempio) ammonta a 973 milioni, una ipotetica sanzione della stessa entità risulterebbe di 622.000 euro, meno delle cifre che dici.
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