Doppia multa per Google: l'azienda dovrà pagare oltre 700 milioni di euro
Google dovrà pagare una doppia multa, per una spesa complessiva di circa 700 milioni di euro a causa della gestione dei dati degli utenti in Francia e negli Stati Uniti: ecco cosa è successo
di Davide Raia pubblicata il 05 Settembre 2025, alle 07:01 nel canale WebGoogle dovrà fare i conti con una serie di multe salate e dovrà pagare diverse centinaia di milioni di euro per regolarizzare la sua posizione. Tutto ruota intorno alla questione della privacy degli utenti e alla raccolta dei dati da parte dell'azienda americana. In particolare, Google è stata condannata a pagare una multa da 350 milioni di euro in Francia e dovrà fare i conti con una sanzione di 425,7 milioni di dollari negli Stati Uniti (al cambio circa 365 milioni di euro) a seguito di una class action accolta dal tribunale federale di San Francisco. Queste sanzioni arrivano dopo che Google ha accettato di pagare 1,4 miliardi di dollari per una serie di violazioni della privacy.
I problemi in Francia di Google
La CNIL, autorità indipendente francese incaricata di assicurare l'applicazione della legge sulla tutela dei dati personali, ha sanzionato Google per la terza volta, dopo una prima multa da 100 milioni di euro nel 2020 e una seconda da 150 milioni di euro nel 2021.
La sanzione è legata alla scelta da parte dell'azienda di mostrare pubblicità durante l'utilizzo di Gmail senza fornire una comunicazione adeguata da parte degli utenti che, secondo CNIL, non hanno potuto esprimere il consenso.
Le email pubblicitarie sono apparse nelle schede "Promozioni" e "Social" in violazione alla normativa francese. Secondo CNIL, infatti, la visualizzazione di tali annunci pubblicitari necessita un consenso esplicito da parte degli utenti del servizio di posta elettronica.
In aggiunta, al momento della creazione dell'account, Google spingerebbe gli utenti a scegliere cookie legati alla visualizzazione di annunci pubblicitari personalizzati, in violazione alla normativa vigente. Ora Google dovrà adeguarsi a quanto richiesto dall'ente francese e avrà 6 mesi di tempo. Per ogni giorno di ritardo è prevista una sanzione di 100.000 euro.
Cosa è successo negli Stati Uniti
Il secondo caso arriva dagli Stati Uniti: Google, infatti, è stata sanzionata per 365 milioni di euro (al cambio attuale) da parte di un tribunale di San Francisco. Tale sanzione è legata ancora una volta al tracciamento degli utenti. L'azienda, infatti, avrebbe continuato a tracciare l'utilizzo dei suoi servizi da parte degli utenti (da Chrome a Maps) nonostante gli stessi utenti (circa 98 milioni) avevano rifiutato tale pratica. Tutto è nato da una class action iniziata nel luglio del 2022. Sulla questione, Google ha confermato che farà appello.










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7 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoEh ok, ma potrebbe anche essere un business questo.
Come chiedevo anche nel post simile, a CHI vanno i soldi delle multe??
Perché se sistematicamente si multano queste multinazionali comunque c è una discreta entrata “fissa” di denaro, perché intanto a loro conviene in quanto la sanzione in genere è sempre più bassa di ciò che avrebbero dovuto pagare.
Alla fine ci smeniamo come sempre, noi
Come chiedevo anche nel post simile, a CHI vanno i soldi delle multe??
Perché se sistematicamente si multano queste multinazionali comunque c è una discreta entrata “fissa” di denaro, perché intanto a loro conviene in quanto la sanzione in genere è sempre più bassa di ciò che avrebbero dovuto pagare.
Ho trovato questo:
In the EU there is a general understanding that the proceeds of fines in most EU countries become national funds, and the national treasury allocates the money as part of the national budget. There are, however, unique cases, such as in Spain, where the DPAs keep the money (or a portion thereof) accrued through administrative fines.
In Denmark and Estonia, the DPAs cannot impose administrative fines but they can make recommendations to their respective national courts (Recital 151 of the EU GDPR). Possibly, the fines collected then become state funds.
Questo articolo descrive l'assenza di trasparenza su dove vadano a finire i soldi.
Alla fine ci smeniamo come sempre, noi
Si, l'UE purtroppo è un inutile carrozzone burocratico...
Come chiedevo anche nel post simile, a CHI vanno i soldi delle multe??
Vanno nel bilancio dell'EU.
Ma come avrei visto a questi livelli poi pesano questioni di politica internazionale, dove poi se multi troppo pesantemente qualuncuno si puo' risentire e rispondere con ritorsioni a vario titolo.
Di fatto è persino strano che la questione salti fuori con rapporti USA / EU così tesi sotto il profilo commerciale.
Puo' essere ma l'alternativa quale sarebbe?
Che l'Italia vada a battere i suoi "pugnetti" sul tavolo di USA e Cina?
Che l'Italia vada a battere i suoi "pugnetti" sul tavolo di USA e Cina?
Tornare alla CEE, prima del trattato di Maastricht del 1992 e di Lisbona del 2007. Dopo di essi è stata sottratta sovranità al popolo che dovrebbe essere l'unico a scegliere il proprio futuro e data al carrozzone burocratico che fa gli interessi delle multinazionali e di chi le gestisce.
La CEE non era esente da problemi ed era già stata ideata come prodromica per arrivare a un’Europa più unita, perchè già all'epoca erano evidenti i limiti di quella istituzione in un contesto moderno.
Molto probabilmente sai idealizzando la CEE perchè in quel periodo l'Italia, almeno fino a metà degli '80, la crisi italiana non era così evidente. Ma le cause non sono esterne, ma tragicamente interne.
Sono tutti quei problemi che non sono MAI stati risolti che ci portiamo dietro almeno da 50 anni.
La CEE era già concepita come un primo passo verso un’integrazione più profonda, non come un punto d’arrivo. I trattati di Maastricht (1992) e Lisbona (2007) hanno dato forma a istituzioni comuni più solide, che permettono ai paesi europei di agire insieme in ambiti cruciali come economia, politica estera, diritti, ambiente. Non sono perfetti, ma rappresentano una forma di sovranità condivisa, non sottratta.
Un ritorno a quel modello significerebbe tornare ad accordi economici di libero scambio completamente inadeguati rispetto agli scenari geopolitici ed economici attuali.
Insomma si tratta di un aspirina, quando ormai servirebbe una terapia d'urto.
E' il tipo di politica che piacerebbe ai grandi blocchi politici ed economici attuali che avrebbe ancora maggiore agio nel determinare le potiche dei singoli paesi, con buona pace della tua sovranità...
Il tema della “sottrazione di sovranità” è spesso sollevato da chi fatica a distinguere tra sovranità nazionale e sovranità condivisa, e fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. In democrazie moderne e complesse, non esiste un "popolo" inteso come un blocco unico che decide tutto in modo diretto e autonomo. Le decisioni collettive avvengono attraverso rappresentanza, istituzioni, compromessi. L’idea di una volontà popolare granitica che possa decidere da sola il proprio destino è più una suggestione retorica che una realtà politica.
E' corretto riconoscere che si parla spesso di deficit democratico dell’Unione Europea. Ma questo non significa affatto che l’[U]UE sia antidemocratica[/U], come qualcuno lascia intendere. Le sue istituzioni si basano su meccanismi democratici, anche se perfezionabili.
Per esempio, la Commissione Europea, spesso vista come un organo tecnocratico,[U] non è scollegata dalla volontà popolare:[/U]
I suoi membri sono nominati dai governi nazionali, che a loro volta derivano la propria legittimità da elezioni democratiche nei singoli Stati.
La Commissione deve poi essere approvata dal Parlamento Europeo, l’unico organo dell’UE eletto direttamente dai cittadini di tutti gli Stati membri.
In tutto questo, è importante sottolineare che il Consiglio dell’Unione Europea (dove siedono i ministri dei governi nazionali) ha un peso decisivo nel processo legislativo. Insieme al Parlamento Europeo, approva o respinge le leggi proposte dalla Commissione, ma lo fa rappresentando direttamente gli esecutivi dei singoli Stati membri.
Questo significa che le decisioni europee sono sempre, in larga parte, anche espressione dei governi nazionali, che sono legittimati democraticamente a livello interno. Spesso, quindi, [B]quando si parla di "l’Europa ci impone", [U]bisognerebbe ricordare che quelle decisioni sono state prese con il consenso, o su iniziativa,[/U] degli stessi governi che siedono al Consiglio.[/B]
Ma i governi tendono a disconoscere in patria quello che fanno nel consiglio.
Ed è proprio il peso del Consiglio rende l’UE una forma di governance ibrida, dove coesistono istituzioni sovranazionali (come la Commissione e il Parlamento) e intergovernative (come il Consiglio e il Consiglio Europeo). Questo equilibrio è una delle cause del cosiddetto "deficit democratico", ma è anche il riflesso del fatto che gli Stati membri non hanno mai voluto cedere del tutto il controllo politico.
Bisogna capire che le istituzioni europee funzionano sulla base di una democrazia rappresentativa multilivello, e sebbene ci siano margini di miglioramento, è sbagliato ridurre tutto a una narrazione populista in cui “il popolo” è stato privato del potere da un’entità burocratica incontrollabile.
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