Strava ritira la causa contro Garmin dopo soli 21 giorni: cosa è successo davvero
Strava ha ritirato la causa per violazione di brevetto intentata contro Garmin dopo appena 21 giorni. La disputa, centrata su mappe di calore e segmenti, si è chiusa spiegazioni. Il rischio di rappresaglie legali e la dipendenza tecnica da Garmin avrebbero reso inevitabile la retromarcia.
di Manolo De Agostini pubblicata il 24 Ottobre 2025, alle 12:01 nel canale WearablesGarmin
È durata meno di un mese la controversia legale tra Strava e Garmin, due nomi centrali nel mondo del fitness digitale. Dopo aver accusato Garmin di violazione di brevetti legati alle mappe di calore e ai segmenti, Strava ha depositato negli Stati Uniti la richiesta di archiviazione volontaria del caso, mettendo fine a una battaglia che, di fatto, non è mai realmente iniziata.
Secondo i documenti depositati presso la corte, la decisione di Strava è arrivata "senza pregiudizio", ovvero con la possibilità teorica di riaprire la causa in futuro, anche se l'ipotesi appare remota. Nelle tre settimane di vita del procedimento non sono emersi atti ufficiali da parte di Garmin, se non la nomina dei propri legali al momento della chiusura del caso.

L'origine dello scontro risaliva a due brevetti di Strava riguardanti le funzionalità di routing basate su mappe di calore e i celebri "Live Segments". L'azienda californiana aveva chiesto il blocco delle vendite dei prodotti Garmin ritenuti in violazione - in pratica, gran parte dei dispositivi sportivi e dei ciclocomputer della casa statunitense. Una mossa considerata rischiosa da molti osservatori, sia sul piano tecnico sia su quello commerciale.
Sul piano tecnico, gli esperti hanno giudicato deboli le basi del reclamo, soprattutto per quanto riguarda i brevetti sulle mappe di calore. Sul piano strategico, invece, la decisione appariva ancor più discutibile: Garmin rappresenta infatti la principale fonte di dati per Strava e uno dei partner più importanti per la piattaforma. Una rottura avrebbe potuto compromettere in modo critico l'intero ecosistema del servizio, fortemente dipendente dall'integrazione con i dispositivi Garmin.
La situazione si è ulteriormente complicata dopo che il Chief Product Officer di Strava, Matt Salazar, aveva pubblicato su Reddit un post molto critico verso Garmin, accusandola di voler trasformare i partner in veicoli pubblicitari e di imporre la presenza obbligatoria del proprio logo su ogni contenuto condiviso. Il tono dello scontro lasciava presagire una disputa di lunga durata, ma le trattative riservate tra le due aziende hanno portato a una rapida retromarcia.
Diversi analisti ipotizzano che Garmin, forte di un portafoglio brevettuale vastissimo e di una lunga esperienza in cause di questo tipo, possa aver minacciato una controffensiva legale in grado di mettere Strava in difficoltà. L'azienda di Olathe, del resto, ha una reputazione solida nella difesa dei propri brevetti e raramente esce sconfitta in tribunale.

Altri osservatori collegano la vicenda all'avvicinarsi della prevista IPO di Strava, attesa per il 2026. La causa, secondo questa interpretazione, sarebbe servita a rafforzare l'immagine di Strava come titolare di un portafoglio brevettuale potenzialmente redditizio. Tuttavia, il bersaglio scelto - il partner più importante e più potente - e la debolezza dei brevetti coinvolti avrebbero reso l'iniziativa insostenibile.
La decisione di Strava di interrompere il procedimento in modo tanto repentino è quindi letta come una mossa obbligata per preservare una collaborazione fondamentale per la sopravvivenza stessa del servizio. In un settore dove l'interoperabilità tra piattaforme e dispositivi è essenziale, perdere l'accesso ai dati provenienti dagli utenti Garmin avrebbe potuto avere effetti disastrosi.










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