Pebble è di nuovo Pebble. Ecco il ritorno ufficiale di un nome storico degli smartwatch
Pebble, lo storico brand di smartwatch, fa il suo sorprendente ritorno grazie al recupero del marchio da parte del fondatore Eric Magicovsky. Una mossa che va oltre il semplice nome e promette di rivoluzionare il segmento degli indossabili con una rinnovata attenzione alla community.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 28 Luglio 2025, alle 09:31 nel canale WearablesPebble
Chiunque abbia un minimo di passione per il mondo dell’hardware indossabile conosce il nome Pebble. Un nome che, molti anni prima che Apple e Samsung proponessero i loro orologi hi-tech, rappresentava l’avanguardia delle tecnologie al polso. E ora, quasi dieci anni dopo la sua uscita di scena, Pebble torna a far parlare di sé: Eric Magicovsky, fondatore del brand e attuale CEO di Core Devices, ha infatti annunciato di aver riacquisito i diritti del leggendario marchio.
Si tratta di una vera e propria bomba per chi pensava che Pebble fosse condannata all’oblio dopo l’acquisizione da parte di Fitbit (e il successivo passaggio sotto la galassia di Google). La notizia arriva direttamente dalle parole di Magicovsky in una comunicazione ufficiale: “Siamo riusciti a recuperare il marchio Pebble! Onestamente non mi aspettavo che sarebbe stato così facile“. Un annuncio che è già diventato virale nella community, soprattutto perché porta con sé conseguenze immediate: gli ultimi modelli presentati da Core Devices cambiano nome, tornando a indossare con orgoglio il marchio storico. Core 2 Duo diventa dunque Pebble 2 Duo, mentre Core Time 2 assume il nuovo nome di Pebble Time 2.

Più di una questione di nome: ritorno alle origini (e alla Community)
Questo rilancio non rappresenta solo un rebranding superficiale. Il valore affettivo e identitario del nome Pebble è altissimo, tanto che il brand non è mai realmente scomparso dall’immaginario degli appassionati. Quando Fitbit acquisì l’azienda nel 2016, molti temevano la fine di un ecosistema unico, ma la realtà è stata ben diversa: grazie al progetto Rebble, la community ha continuato a sostenere e mantenere attivi i vecchi dispositivi, trasformando un semplice orologio in una sorta di “cult” tech.

Non a caso, Magicovsky ha voluto sottolineare come questa operazione sia un regalo alla propria utenza: “Con il recupero del marchio Pebble, anche voi potrete usare questo nome in progetti software e hardware correlati“. La riapertura alla community è lampante e si preannuncia come il punto focale della nuova strategia aziendale. Un modo intelligente non solo per valorizzare il lavoro dei fan, ma anche per distinguersi dai giganti che dominano il mercato smartwatch, spesso meno attenti a questi aspetti di partecipazione attiva.
Da startup visionaria a simbolo di resistenza tech
Ripercorrere la storia di Pebble permette di capire il peso della notizia: il brand nacque innovando realmente, quando la concorrenza era anni luce indietro. La sua formula vincente? Autonomia elevata, display e-paper e una piattaforma software sorprendentemente flessibile. Tuttavia, il successo dei colossi come Apple, Samsung e la stessa Fitbit decretò una fine prematura, culminata nell’acquisizione da parte di quest’ultima per circa 23 milioni di dollari e la “fine” del marchio nel 2016.

Nonostante la sparizione del logo, l’anima aperta di Pebble si è mantenuta viva: Google aveva promesso la pubblicazione open source del software, base su cui Magicovsky ha rilanciato — in sordina — i primi modelli della cosiddetta “fase due” sotto il nome Core Devices. Titoli poco accattivanti, che oggi vengono riposizionati con il prestigioso e riconoscibile brand Pebble. Una scelta che in termini di marketing non poteva essere più azzeccata, pronta a risvegliare memorie e sensazioni sopite.
Il futuro di Pebble: tra innovazione e tradizione
Se il design e le specifiche hardware dei nuovi modelli rimangono invariati rispetto a quanto già presentato, la novità più grande riguarda proprio la narrazione del marchio. Il recupero di Pebble segna lo spartiacque tra una “rinascita” commerciale e una vera rivoluzione nella comunicazione tech: è assai probabile che nei prossimi mesi assisteremo a un ritorno degli slogan “vintage” e di funzioni che puntano su semplicità e usabilità, proprio come dieci anni fa.

Per i possessori degli storici Pebble, questa mossa rappresenta una piccola vittoria: il nome tornerà ufficialmente sulle confezioni dei nuovi smartwatch, accendendo una fiammella di speranza per chi crede che l’innovazione debba avere radici solide nel passato. Nel mondo tech, spesso proiettato esclusivamente verso futuri iperconnessi e realtà aumentata, il ritorno di Pebble è la prova concreta che a volte il meglio si nasconde proprio in ciò che abbiamo amato di più.










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2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCostavano poco , la batteria era eterna e avevano funzioni che molti oggi non hanno . Ricordo che nel 2016 whatsapp rispondeva con dettatura vocale senza sbagliare una parola .Il nome senza le funzioni non sa di niente .
Tutto bello e tutto romantico ma...
... se venduti massimo a 99+iva. Di più, metto da parte i soldi e mi compro un android/iOS usato.Soprattutto con i nuovi dazi che da domani ci troviamo a pagare e che i founders del progetto hanno già dichiarato di voler ribaltare al 100% sugli acquirenti, compreso chi ha già fatto il preorder con ulteriore balzello da versare
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