WhatsApp potrà essere usato come prova processuale. Ecco cosa cambia anche con le email

WhatsApp e email potranno essere usate contro di voi in tribunale. Una sentenza della Cassazione sembra aver delineato questo senso sull'efficacia dei messaggi email o su WhatsApp a livello legale. Ecco i dettagli.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 24 Luglio 2019, alle 12:21 nel canale TelefoniaTutto quello che scrivete su WhatsApp o sulle email potrebbe essere portato in tribunale ed usato come prova processuale. A dirlo sembra essere la nuova sentenza della Cassazione dello scorso 17 luglio che tramite un SMS ed una email porta entrambi come prova di giudizio civile per l'imputato. Da sempre si vocifera sulla possibilità o meno di rendere efficace un messaggio da un punto di vista processuale e ora la sentenza sembra dare ragione ai giudici o a chi ne farà richiesta.
WhatsApp, SMS e email: le nuove fonti del giudizio
Un passo storico e decisamente importante quello di introdurre messaggi e email come fonte di giudizio nell'ordinamento giuridico. In questo caso ecco che questi elementi possono diventare prove processuali in tribunale. Fino ad oggi non era possibile rendere equivalenti le cartacee con quelle digitali e solamente la PEC, ossia la posta elettronica certificata. aveva ottenuto l'approvazione come prova da poter portare in tribunale.
La sentenza cambia tutto e pone i messaggi digitale una fonte di importanza elevata all'interno di un processo civile. La sentenza della Corte di Cassazione che per esattezza di cronaca risulta la n. 19155/2019 del 17 luglio 2019 pone non solo il testo di SMS, WhatsApp ed email equiparabile a quello di una lettera scritta ma viene anche invertito l’onere della prova.
Cosa significa questo? Chi dovrà dimostrare l'invio e la ricezione di un messaggio non sarà più il mittente bensì il destinatario il quale dovrà provare concretamente la non rispondenza con la realtà del testo. L'esempio ci viene offerto proprio con il caso da cui è scaturita poi la sentenza della Cassazione. Un padre ha, infatti, negato alla sua ex moglie la retta per l'asilo del figlio dichiarando di non aver mai autorizzato la stessa. In verità secondo i messaggi digitali, l'uomo, avrebbe acconsentito alla spesa tramite SMS e la Cassazione ha dunque utilizzato tale prova ponendo per la prima volta alla pari il messaggio digitale con quello cartaceo.
17 Commenti
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Mi sembra normale, che assurdità sarebbe altrimenti?
Perché, i documenti cartacei non possono essere modificati o creati ex novo?
Infatti ne viene accertata la provenienza e possono benissimo non essere ammessi come prova quando si va a processo.
Se io scrivo un bel doc con Word dal quale faccio risultare che tu hai ucciso una decina di bambini, non è che ti arrestano e buttano via la chiave se vado a denunciarti alla polizia.
Idem per i documenti digitali.
Io invece trovo al quanto assurdo prendere le classiche email come prova di un processo, in quanto se non sono firmate tramite chiave gpg o qualche altro sistema di firma digitale non è verificabile al 100% la fonte del messaggio, idem gli SMS.
Esempio:
Se l'azienda X che ha GSUITE si fà bucare il sito (che non ha niente a che fare con il servizio smtp di google) e spedisce una mail tramite il proprio dominio verso gsuite, i record SPF, DKIM e DMARC passano tutti e la mail arriva a destinazione senza problemi e verrebbe presa come prova cosa che invece è una prova falsa.
Se io voglio spedire un sms da un numero 12345678 della persona X Y, procurandomi dei documenti falsi, basta che vado con già le fotocopie dicendo al commesso nel negozio "Salve, sono persona X Y ho perso la sim e il telefono, ne voglio un'altra ma ho fretta, per sbrigare le pratiche ho preferito farti io le fotocopie" e il commesso ringraziandomi e sbattendosene esegue il cambio) una volta che la sim sarà attiva (in teoria 24h, ma a volte anche meno) potrò inviare l'sms e visto che l'altra persona si troverà la sim non funzionate e ora che capisca cos'è successo, richiedendo un'altra sim, io ho già fatto tutto quello che voglio.
Capisco che come principio sms e messaggini sono una forma di comunicazione e come tale essa si compie quando raggiunge il destinatario.
Però non capisco spostare l'onore sul destinatario.
Esempio 1:
A dice di aver inviato un messaggio a B (ma non è vero). Come farebbe B a dimostrare che non ha mai ricevuto il messaggio? Non è più semplice chiedere al mittente?
Esempio 2:
A invia un messaggio a B sul telefonino. Passa del tempo e B cancella il messaggio. Dopo tot anni A dice che nel testo c'era scritto XYZ. Come farebbe B a dimostrare che c'era scritto ZYX?
Dobbiamo tenere tutte le comunicazioni 10 anni prima di cancellarle?
Lì ci sarebbe la prova del dolo.
Basta semplicemente far installare un'app sul cellulare della vittima che ha il permesso di inviare sms. Dopo aver inviato gli sms che si vuole, la si disinstalla e via
Dal punto di vista forense potrebbero verificare diverse cose:
Il client se effettivamente ha tale mail spedita, se non dovesse risultare (anche tramite sistemi sw/hw di data recovery) si passerebbe alla verifica tramite firewall (se ci sono sistemi di logging) altrimenti si passa la palla all'operatore che sicuramente li ha, se non risulta comunque nulla si passerebbe alla ricerca nei logs del server di partenza (che è dichiarato nell'header della mail) ecc...
ma mettiamo che io abbia 7 dispositivi da dove inviare e ricevere email (magari anche con memorie criptate), dovrei analizzarli tutti, non ho logging dei firewall, quindi nulla, ho una connessione VPN anonima e criptata, quindi nulla dal lato operatore, verificate l'header di nuovo e la mail è stata inviate in qualche modo da i server gsuite e voi direte bingo e invece no, perché la mail è stata spedita da un dispositivo android, tramite VPN (magari anche lo stesso servizio che uso io a casa così da poter far pensare che fossi io) e con le credenziali di GSUITE del mio dominio.
Però non capisco spostare l'onore sul destinatario.
Esempio 1:
A dice di aver inviato un messaggio a B (ma non è vero). Come farebbe B a dimostrare che non ha mai ricevuto il messaggio? Non è più semplice chiedere al mittente?
Esempio 2:
A invia un messaggio a B sul telefonino. Passa del tempo e B cancella il messaggio. Dopo tot anni A dice che nel testo c'era scritto XYZ. Come farebbe B a dimostrare che c'era scritto ZYX?
Dobbiamo tenere tutte le comunicazioni 10 anni prima di cancellarle?
Il destinatario si crea ad hoc un bello storico delle conversazioni e, a sua volta, scarica l'onere sull'altra controparte.
Il vero problema è come verificarne l'attendibilità. L'unica entità che potrebbe confermare la comunicazione è WA o il provider telefonico per gli sms.
Il consiglio che darei a questo punto è di non prestare mai a nessuno il cellulare. Neanche per una telefonata veloce. Non si sa mai come potrebbe essere usato il telefono.
Il client se effettivamente ha tale mail spedita, se non dovesse risultare (anche tramite sistemi sw/hw di data recovery) si passerebbe alla verifica tramite firewall (se ci sono sistemi di logging) altrimenti si passa la palla all'operatore che sicuramente li ha, se non risulta comunque nulla si passerebbe alla ricerca nei logs del server di partenza (che è dichiarato nell'header della mail) ecc...
ma mettiamo che io abbia 7 dispositivi da dove inviare e ricevere email (magari anche con memorie criptate), dovrei analizzarli tutti, non ho logging dei firewall, quindi nulla, ho una connessione VPN anonima e criptata, quindi nulla dal lato operatore, verificate l'header di nuovo e la mail è stata inviate in qualche modo da i server gsuite e voi direte bingo e invece no, perché la mail è stata spedita da un dispositivo android, tramite VPN (magari anche lo stesso servizio che uso io a casa così da poter far pensare che fossi io) e con le credenziali di GSUITE del mio dominio.
Io chiedevo per WA. Per le email so bene cosa si può fare.
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